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2023_11-TRATTORI

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UCRAINA<br />

spettiva è che l’Ucraina da un<br />

lato è troppo grande e produce<br />

semplicemente troppo grano<br />

per poter entrare con queste<br />

regole nell’UE. Certo deve<br />

adeguarsi agli standard normativi<br />

europei, ma questo rischia<br />

di non bastare, potrebbe<br />

sembrare solo una scusa per<br />

prendere tempo dal momento<br />

che l’impatto della produzione<br />

ucraina sarebbe davvero<br />

importante.<br />

La sospensione dei dazi<br />

«Dal <strong>2023</strong> sono stati sospesi<br />

tutti i dazi sui prodotti agroalimentari<br />

in arrivo dall’Ucraina<br />

– ci spiega Massimiliano<br />

Giansanti presidente di Confagricoltura<br />

- e questa misura, che<br />

va nell’interesse del sostegno<br />

all’economia ucraina è stata<br />

prorogata fino al 2024. Grazie<br />

a questo provvedimento l’export<br />

dell’Ucraina sul mercato<br />

europeo è cresciuto dell’88%,<br />

fino a diventare il terzo paese<br />

fornitore del mercato europeo<br />

dopo UK e Brasile».<br />

«Secondo gli ultimi dati forniti<br />

da Bruxelles nei primi 6<br />

mesi di quest’anno, nonostante<br />

la guerra, le esportazioni di<br />

grano ucraino sono raddoppiate<br />

in valore e volume è quindi<br />

chiaro che si creino tensioni.<br />

Stanno crescendo tantissimo<br />

anche le esportazioni di pollame,<br />

tra le altre cose, questa<br />

situazione ha spinto gli agricoltori<br />

francesi a chiedere al<br />

loro ministro l’applicazione<br />

della clausola di salvaguardia<br />

che è prevista in questi accordi.<br />

Ovviamente la richiesta è stata<br />

rifiutata per motivi politici,<br />

però se è indubbio che l’atteggiamento<br />

unilaterale assunto<br />

da alcuni paesi è eccessivo, è<br />

altrettanto evidente che c’è un<br />

problema di pressione dell’Ucraina<br />

sui mercati europei».<br />

Le campagne elettorali poi<br />

«Dal <strong>2023</strong> sono stati sospesi tutti i<br />

dazi sui prodotti agroalimentari in<br />

arrivo dall’Ucraina. Grazie a questo<br />

provvedimento l’export sul mercato<br />

europeo è cresciuto dell’88%, fino<br />

a diventare il terzo paese fornitore<br />

dell’Europa dopo UK e Brasile»<br />

non aiutano, come sottolina De<br />

Castro: «La crisi nasce dal fatto<br />

che il grano ucraino è fondamentale<br />

per i paesi in via di sviluppo<br />

in particolare per i Paesi<br />

del nord africa le cui importazioni<br />

garantiscono il 70-80%<br />

dell’approvvigionamento del<br />

fabbisogno di cereali. Dovrebbero<br />

transitare nei paesi europei<br />

perché con la chiusura dei<br />

porti del Mar Nero e il blocco<br />

di Odessa l’Europa ha creato<br />

questi solidarity lanes (corridoi<br />

di solidarietà) in Polonia,<br />

Ungheria, Repubblica Ceca e<br />

Romania ecc.. Per favorire il<br />

transito di queste produzioni<br />

verso i porti adriatici che poi<br />

dovrebbero raggiungere i destinatari<br />

africani del Nord Africa,<br />

Egitto in testa.<br />

In realtà quello che è successo<br />

è che molto di questo prodotto<br />

si ferma in Europa creando<br />

evidentemente fenomeni speculativi<br />

con un problema che<br />

si sta manifestando nei mercati<br />

dei cereali dei paesi europei».<br />

«Un prodotto, inoltre, che<br />

spesso non rispetta le normative<br />

di produzione europee e<br />

che, costando meno, ha spinto<br />

i prezzi dei prodotti europei in<br />

basso generando malessere,<br />

accentuato dalle campagne<br />

elettorali che si stanno svolgendo<br />

in Europa. Polonia, Repubblica<br />

Ceca, Slovacchia.»<br />

«Quali sono le soluzioni?<br />

fare ciò per cui abbiamo lavorato,<br />

cioè favorire il transito del<br />

prodotto che è fondamentale<br />

che arrivi nei paesi di destinazione,<br />

questo è anche quello<br />

che ha detto la presidente Ursula<br />

von der Leyen ed è quello<br />

su cui ci stiamo impegnando,<br />

fermando le speculazioni».<br />

«Il mancato rinnovo dell’accordo<br />

sul Mar Nero ha creato<br />

un problema, perché l’80%<br />

delle merci andava via mare e<br />

trovare adesso un’alternativa<br />

passando dal Danubio o dai<br />

porti rumeni, crea problemi<br />

logistici enormi, basta dire che<br />

le ferrovie hanno scartamenti<br />

diversi e poi diventa tutto più<br />

lungo e costoso, non a caso si<br />

bombardano anche i porti sul<br />

Danubio, per creare difficoltà<br />

in questo senso.»<br />

«Se si riuscisse a far partire<br />

l’accordo sul Mar Nero, questo<br />

potrebbe essere un polmone<br />

molto utile. Per dare un’idea,<br />

con l’accordo partivano circa<br />

5 milioni di tonnellate al mese,<br />

senza accordo non si riesce ad<br />

andare oltre i 2-2,5 è chiaro<br />

quindi che poi quel prodotto da<br />

qualche parte bisogna esportarlo».<br />

Relativamente alla nuova<br />

PAC e all’ingresso dell’Ucraina<br />

Tra il luglio 2022 e il<br />

luglio <strong>2023</strong> è rimasto in<br />

essere un accordo tra le<br />

Nazioni Unite, la Turchia e<br />

la Russia che consentiva<br />

le esportazioni attraverso<br />

un corridoio umanitario<br />

marittimo sicuro nel<br />

Mar Nero (l’iniziativa sui<br />

cereali del Mar Nero).<br />

Il 17 luglio <strong>2023</strong> la Russia<br />

ha annunciato la sua<br />

decisione di porre fine<br />

all’iniziativa sui cereali<br />

del Mar Nero.<br />

nell’UE, anche qui Giansanti si<br />

esprime con molta chiarezza:<br />

«Prima di parlare di impatto<br />

agricolo dobbiamo parlare di<br />

bilancio, perché da un documento<br />

circolato in modo informale<br />

al vertice di Granada è<br />

emerso che con la legislazione<br />

attuale, l’ingresso dell’Ucraina<br />

impatterebbe per poco meno di<br />

200 miliardi. Diventerebbe il<br />

primo paese beneficiario degli<br />

aiuti diretti, conquistando la<br />

«Con la legislazione attuale, l’ingresso<br />

dell’Ucraina nell’Unione Europea<br />

impatterebbe per poco meno<br />

di 200 miliardi. Diventerebbe il<br />

primo paese beneficiario degli aiuti<br />

diretti, conquistando la posizione<br />

storicamente detenuta dalla Francia»<br />

posizione storicamente detenuta<br />

dalla Francia. Per fare quadrare<br />

i conti le spese agricole<br />

degli attuali 27 Paesi attuali<br />

dovrebbero essere ridotte di<br />

almeno il 20% quindi l’attuale<br />

bilancio non consentirebbe<br />

di far fronte all’allargamento<br />

all’Ucraina».<br />

«Viste le importanti azioni<br />

di adeguamento alle normative<br />

europee richieste all’Ucraina<br />

- continua Giansanti<br />

- difficilmente il Paese entrerà<br />

prima del ciclo 2035-42. Tenendo<br />

conto che come UE dobbiamo<br />

essere pronti a sostenere<br />

con forza la ricostruzione nel<br />

periodo di pre-adesione. Sminare,<br />

ricostruire le infrastrutture<br />

e poi riorganizzare il sistema<br />

industriale secondo le normative<br />

europee, è una road map<br />

credibile e complessa in cui<br />

però dobbiamo impegnarci. Un<br />

ingresso precoce che richiedesse<br />

più contributi da parte dei<br />

Paesi o un taglio del 20% dei<br />

trasferimenti eliminerebbe la<br />

possibilità di avere una politica<br />

comune a cui gli agricoltori<br />

credono e aderiscono».<br />

Daniele Bettini<br />

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