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syndicom rivista N.37

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

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Dossier<br />

9<br />

«Il sindacato deve includere i giovani»<br />

Il Gruppo d’interesse Giovani di <strong>syndicom</strong> si è riunito il 29 settembre. All’ordine del giorno: la revisione degli statuti, l’elezione<br />

dei successori di alcuni attivisti, troppo anziani per far parte di questo comitato, e i nuovi soci, difficili da reclutare.<br />

«Come possiamo rendere la nostra organizzazione più visibile agli apprendisti e ai giovani dipendenti?», si<br />

chiede Jane Bossard, segretaria del GI Giovani, che ha appena festeggiato il suo primo anno a <strong>syndicom</strong>.<br />

Un messaggio più chiaro<br />

«Quello che facciamo è importante, ma a volte devo ripetere<br />

40 volte la stessa cosa prima che i miei colleghi si<br />

sentano coinvolti!», esordisce Anja Bachmann, postina di<br />

Winterthur (vedi il suo profilo nell’ultima pagina). Per gli<br />

attivisti presenti, è necessario un grosso sforzo pedagogico,<br />

e non solo con i giovani. «Un messaggio semplice e<br />

chiaro su ciò che il movimento rappresenta sarebbe già<br />

un inizio!».<br />

Silas Arn, presidente uscente del GI Giovani – 34 anni – e<br />

iscritto al sindacato da quando ha iniziato la sua carriera<br />

come tecnico informatico a Swisscom, a volte si sente a<br />

corto di prospettive quando presenta il lavoro dei sindacati<br />

ai colleghi più giovani. «Mi impegno a garantire che<br />

il progresso sia equo per tutti. Ma quando spiego la funzione<br />

fondamentale dei Contratti collettivi, mi rendo conto<br />

che il ruolo diretto e concreto dei sindacati sulle loro<br />

condizioni di lavoro rimane poco chiaro».<br />

Philip Fleischmann, 30 anni, corriere in bici a Zurigo, lavora<br />

in un settore in gran parte non regolamentato. Molti<br />

dei suoi colleghi provengono da contesti migratori, non<br />

sono consapevoli dei loro diritti e fanno diversi lavori per<br />

sbarcare il lunario. «Sto lavorando duramente per garantire<br />

che tutti beneficino di una protezione e di un salario<br />

minimo il più rapidamente possibile. A Ginevra le cose si<br />

stanno muovendo grazie all’azione dei sindacati e uso<br />

questo esempio per convincere i miei colleghi ad aderire».<br />

Una struttura obsoleta?<br />

I membri del Comitato si interrogano sul posto dei giovani<br />

ai margini della struttura sindacale. «Il modo in cui i<br />

sindacati, e <strong>syndicom</strong> in particolare, sono strutturati, per<br />

settore, per regione, fondamentalmente verticale, non ci<br />

permette di portare la prospettiva giovanile nelle strategie<br />

e nei piani d’azione sindacali. Abbiamo bisogno di<br />

giovani in tutti i comitati», constata Jane Bossard.<br />

Per Jakub Walczak, 18 anni, apprendista informatico di<br />

Swisscom all’ultimo anno, si tratta di convincere i giovani<br />

a impegnarsi. «Solo il peso e la forza del collettivo possono<br />

cambiare le cose». Jakub, candidato al Consiglio nazionale<br />

nella lista del PS per il Cantone di Berna come<br />

capolista dei Giovani socialisti, fa un ulteriore passo avanti:<br />

«Dobbiamo riprendere la lotta di classe. I compromessi<br />

con i capitalisti non potranno mai renderci pienamente<br />

felici».<br />

Per Matteo Baschera, 33 anni, poligrafo di formazione e<br />

ora dipendente di Galledia, azienda mediatica indipendente<br />

della Svizzera orientale e centrale, il dialogo deve avvenire<br />

anche a livello intergenerazionale. «Lavoro da 15 anni<br />

in un settore in crisi. Voglio partecipare ai cambiamenti in<br />

atto e offrire ai più giovani qualcosa di cui parlare che non<br />

sia la paura. Ma questa discussione deve avvenire a tutti i<br />

livelli dell’azienda, fra tutte le generazioni. Cosa vogliamo?<br />

Quale futuro per le nostre professioni? Se da un lato i dipendenti<br />

più anziani si battono giustamente per le loro<br />

pensioni, dall’altro devono prendere sul serio i timori e le<br />

preoccupazioni dei loro colleghi più giovani».<br />

Campagne mirate<br />

I giovani stanno facendo da specchio al sindacato. Senza<br />

arrivare a dire che il modello è superato, c’è un grande<br />

potenziale di cambiamento. «A cominciare dall’andare<br />

sul campo, a contatto diretto con i giovani disoccupati o<br />

in situazioni di lavoro precario», afferma Jane Bossard.<br />

Per Anja Bachmann, è fondamentale incontrare i giovani<br />

dove si trovano: scuole, festival, eventi. «Sensibilizzare i<br />

miei coetanei è motivante. Vorrei che il sindacato ci desse<br />

i mezzi per fare campagne di questo tipo».<br />

Il coinvolgimento dei giovani nel dialogo sociale e nella<br />

contrattazione collettiva, così come una quota di giovani<br />

negli organi decisionali, sono ancora oggetto di discussione,<br />

così come l’ampliamento della varietà di temi da<br />

affrontare. Jane Bossard aggiunge: «I Contratti collettivi<br />

sono importanti, ma se non li colleghiamo all’uguaglianza<br />

di genere, alle realtà delle persone LGBTQI+ o al clima,<br />

il sindacato non terrà conto dei nostri interessi e<br />

delle nostre preoccupazioni». I rappresentanti del<br />

GI Giovani si sono ritrovati il giorno successivo, il<br />

30 settembre, alla manifestazione nazionale sul<br />

clima. «Non c’è nessun lavoro su un pianeta morto:<br />

il messaggio è chiarissimo».<br />

Muriel Raemy

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