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Makinglife Pharmafuture&Health n5 ottobre 2023

Le terapie avanzate (Atmp) hanno dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere nella medicina. Per la loro affermazione, però, devono affrontare sfide complesse, che non riguardano solo la validazione scientifica e le prove di concetto, ma anche l’aderenza a norme regolatorie in continuo divenire, la complessa gestione produttiva e gli aspetti relativi ai costi, ai ricavi e alla rimborsabilità.

Le terapie avanzate (Atmp) hanno dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere nella medicina. Per la loro affermazione, però, devono affrontare sfide complesse, che non riguardano solo la validazione scientifica e le prove di concetto, ma anche l’aderenza a norme regolatorie in continuo divenire, la complessa gestione produttiva e gli aspetti relativi ai costi, ai ricavi e alla rimborsabilità.

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makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong> | numero cinque<br />

PHARMA EVOLUTION<br />

PharmaFuture & <strong>Health</strong>


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nell’healthcare<br />

e ne governa il cambiamento


INDICE<br />

-5%<br />

-18%<br />

-30%<br />

-45%<br />

Pharma Novel<br />

Commenti<br />

Atmp tra la vita e la morte<br />

Sinfonia cellulare<br />

9<br />

01 02 03<br />

Un’opportunità di<br />

sviluppo<br />

14<br />

Terapie avanzate tra<br />

ruolo e normativa<br />

18<br />

Tra miraggio, miracolo<br />

e mercato<br />

16<br />

La seconda morte delle<br />

terapie avanzate<br />

22<br />

Farmacie ospedaliere<br />

e Atmp<br />

26<br />

Produzione sostenibile<br />

per le terapie avanzate<br />

28<br />

4


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Car-T evolution<br />

The dark side of the Car-T<br />

Education and legal<br />

Pharmatelling<br />

Tra entusiasmo<br />

e realismo<br />

32<br />

Potenza e controllo, le<br />

complicanze<br />

48<br />

04 05 06 07<br />

Il futuro del farmacista<br />

industriale<br />

64<br />

Cellule staminali “intra<br />

moenia”<br />

74<br />

Valore, costo e<br />

sostenibilità per Car-T<br />

34<br />

Farmacovigilanza e<br />

Car-T<br />

52<br />

Crescita professionale<br />

e formazione continua<br />

66<br />

Strada facendo, il<br />

patient journey<br />

38<br />

Una app per gestire le<br />

complicanze<br />

56<br />

Giovani leader a<br />

confronto<br />

70<br />

Car-T ed evoluzione<br />

della logistica<br />

42<br />

TCR gene editing, un<br />

complemento per le<br />

Car-T<br />

60<br />

Legal view: pubblicità<br />

OTC e SOP<br />

72<br />

5


6<br />

Fatti non foste a<br />

viver come bruti…<br />

Cristiana Bernini<br />

Da dr. Google a dr. ChatGPT il<br />

passo è breve ed è salito agli<br />

onori della cronaca il caso di<br />

una mamma statunitense che<br />

si è affidata a ChatGPT per<br />

cercare (e trovare) la corretta<br />

diagnosi ai problemi di salute<br />

di suo figlio. Il suo bambino<br />

di quattro anni – racconta la<br />

donna alla stampa – accusava<br />

molteplici disturbi di cui,<br />

dopo tre anni di accertamenti<br />

e 17 pareri medici, gli<br />

specialisti non erano riusciti<br />

a capire la causa. In base<br />

a dati relativi ai sintomi,<br />

agli esiti dei controlli svolti,<br />

alle terapie prescritte e ai<br />

pareri ricevuti in precedenza,<br />

ChatGPT ha emesso la sua<br />

diagnosi: Tethered Spinal<br />

Cord Syndrome, confermata<br />

successivamente da un<br />

neurochirurgo pediatrico<br />

dell’Università del Michigan<br />

che ha poi curato il bambino.<br />

Al di là del caso specifico,<br />

la via è tracciata e, anche in<br />

campo medico, la potenza<br />

delle intelligenze artificiali<br />

generative è una risorsa<br />

in rapidissima evoluzione<br />

che è necessario imparare<br />

a sfruttare e governare. Un<br />

esempio per tutti, Med-PaLM,<br />

modello LLM (Large language<br />

model) di Google progettato<br />

per fornire risposte a<br />

domande mediche (in preprint<br />

a fine 2022 e pubblicato su<br />

Nature nel luglio <strong>2023</strong>), è stato<br />

il primo sistema di intelligenza<br />

artificiale a superare il<br />

punteggio minimo nelle<br />

domande in stile US Medical<br />

licensing examination (USMLE)<br />

con la seconda versione che<br />

raggiunge una precisione di<br />

risposta dell’86,5%: l’IA impara<br />

in fretta. D’altra parte, stando<br />

a uno studio pubblicato a fine<br />

agosto sul Journal<br />

of Medical<br />

Internet<br />

Research,<br />

sulla<br />

valutazione<br />

dell’utilità di ChatGPT nel<br />

supportare le decisione<br />

cliniche, l’accuratezza del<br />

chatbot è impressionante.<br />

Il test è stato effettuato<br />

inserendo 36 vignette cliniche<br />

pubblicate dal manuale MSD<br />

in ChatGPT e confrontando<br />

l’accuratezza di diagnosi<br />

differenziali, test diagnostici,<br />

diagnosi finale e gestione in<br />

base a età, sesso e acuità del<br />

caso del paziente.<br />

L’accuratezza è stata misurata<br />

in base alla percentuale di<br />

risposte corrette alle domande<br />

poste all’interno delle vignette<br />

cliniche testate, calcolate da<br />

valutatori umani ed è stata<br />

condotta una regressione<br />

lineare per valutare i fattori<br />

che contribuiscono alle<br />

prestazioni di ChatGPT nelle<br />

attività cliniche. ChatGPT<br />

ha ottenuto un’accuratezza<br />

complessiva del 71,7%, con<br />

prestazioni più elevate nella<br />

formulazione di diagnosi finali<br />

e inferiori nella generazione di<br />

diagnosi differenziali iniziali,<br />

a dimostrazione del fatto che<br />

maggiori sono le informazioni<br />

a disposizione, maggiore è<br />

l’accuratezza raggiunta dal<br />

chatbot nel processo clinico<br />

decisionale.<br />

Aggiungiamo a questi dati il<br />

fatto che i chatbot possono


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

far risparmiare tempo,<br />

assolvendo a compiti ripetitivi<br />

che contribuiscono al burnout<br />

dei medici e arriviamo all’ovvia<br />

conclusione che è giunto<br />

il momento di prendere<br />

coscienza del fatto che questi<br />

strumenti esistono e sono<br />

destinati a evolvere e che la<br />

tecnologia – come sempre –<br />

non deve essere demonizzata<br />

ma governata perché può<br />

rappresentare un importante<br />

valore aggiunto sia per i medici<br />

che per i pazienti.<br />

Tuttavia, sono gli stessi<br />

ricercatori a mettere in<br />

guardia dal dr. ChatGPT: sarà<br />

pure meglio di dr. Google,<br />

ma fa comunque registrare<br />

un deficit di consapevolezza<br />

situazionale e apre tutta una<br />

serie di problematiche legate<br />

alla privacy, alla sicurezza,<br />

ai pregiudizi che possono<br />

essere trasmessi dai dati<br />

di addestramento, alla<br />

responsabilità, alla trasparenza<br />

e all’attuale assenza di<br />

controllo normativo.<br />

Uno dei maggiori pericoli è che<br />

gli interessi economici portino<br />

allo sviluppo di interfacce<br />

di intelligenza artificiale in<br />

grado di indirizzare i pazienti<br />

e i clinici all’uso di determinati<br />

farmaci: il potenziale di<br />

manipolazione delle persone e<br />

di commercializzazione dei dati<br />

non ha precedenti.<br />

Ma come cambiano le<br />

prospettive se ci riferiamo<br />

ai Paesi a basso e medio<br />

reddito? In un recente articolo<br />

pubblicato su The Lancet,<br />

ricercatori cinesi<br />

hanno messo<br />

in luce come<br />

ChatGPT –<br />

nonostante<br />

i rischi<br />

evidenziati – rappresenti<br />

un potenziale strumento in<br />

grado di aiutare ad affrontare<br />

le sfide che ostacolano<br />

l’accesso dei pazienti ai servizi<br />

sanitari, abbracciando un<br />

ampio spettro di ambiti che<br />

vanno dall’alfabetizzazione<br />

sanitaria, allo screening, al<br />

triage, al supporto sanitario<br />

remoto, al supporto per la<br />

salute mentale, alle capacità<br />

multilingue, alla comunicazione<br />

e documentazione sanitaria,<br />

alla formazione e sostegno<br />

agli operatori sanitari. «Grazie<br />

alla crescente disponibilità<br />

di plugin per migliorare<br />

le funzioni – concludono i<br />

firmatari dell’articolo, – le<br />

capacità di ChatGPT potrebbero<br />

aumentare, incorporando<br />

informazioni mediche più<br />

aggiornate e specializzate.<br />

Tuttavia, quando si contempla<br />

la sua adozione nei Paesi<br />

meno sviluppati, è essenziale<br />

un approccio prudente,<br />

che tenga conto di fattori<br />

etici e culturali, dei vincoli<br />

infrastrutturali esistenti, dei<br />

bassi tassi di alfabetizzazione<br />

e della limitata competenza<br />

digitale. Per ottimizzare l’utilità<br />

della ChatGPT in questi Paesi,<br />

è fondamentale istituire<br />

un adeguato onboarding<br />

dell’utente e iniziative educative<br />

pertinenti. Queste iniziative<br />

possono aiutare a creare<br />

aspettative realistiche riguardo<br />

alle capacità di ChatGPT,<br />

promuovendo al contempo un<br />

uso responsabile ed etico di<br />

questa tecnologia nei Paesi a<br />

basso e medio reddito».<br />

Torna prepotentemente, in<br />

queste parole, il tema della<br />

formazione che non può<br />

ovviamente essere confinato<br />

ai Paesi scarsamente<br />

sviluppati e tantomeno a<br />

problematiche legate all’utilizzo<br />

dell’intelligenza artificiale.<br />

Perché, se è vera la necessità<br />

di approfondire rischi/benefici<br />

dei chatbot in sanità – e non<br />

solo – è pur vero che nella<br />

“avanzata” Italia le necessità<br />

formative sono enormi, in<br />

tutti i settori. Non a caso i<br />

numeri relativi ai morti sul<br />

lavoro sono impressionanti<br />

(si sono registrati oltre 800<br />

decessi nei primi nove mesi di<br />

quest’anno) – a dimostrazione<br />

della quasi totale assenza di<br />

consapevolezza dei rischi per<br />

la salute in ambito lavorativo.<br />

È lo stesso Sergio Mattarella a<br />

lanciare il monito in occasione<br />

della 73a giornata mondiale<br />

per le vittime degli incidenti<br />

sul lavoro: «Morire in fabbrica,<br />

nei campi, in qualsiasi luogo<br />

di lavoro – afferma il Capo<br />

dello Stato – è uno scandalo<br />

inaccettabile per un Paese<br />

civile, un fardello insopportabile<br />

per le nostre coscienze,<br />

soprattutto quando dietro agli<br />

incidenti si scopre la mancata o<br />

la non corretta applicazione di<br />

norme e procedure».<br />

«La sicurezza non è un costo<br />

– continua Mattarella – né<br />

tantomeno un lusso: ma un<br />

dovere cui corrisponde un<br />

diritto inalienabile di ogni<br />

persona. Occorre un impegno<br />

corale di istituzioni, aziende,<br />

sindacati, lavoratori, luoghi di<br />

formazione affinché si diffonda<br />

ovunque una vera cultura della<br />

prevenzione».<br />

L’ingresso di MakingLife nella<br />

formazione, con il lancio della<br />

piattaforma MakingEducation,<br />

vuole rappresentare un tassello<br />

di questa importante mission,<br />

con l’ambizione di riuscire<br />

a fare la propria parte per<br />

aumentare consapevolezza e<br />

conoscenza nei lavoratori delle<br />

life sciences.<br />

7


info@makinglife.it


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

PHARMA<br />

NOVEL<br />

Mario Addis<br />

9


10


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

11


12


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

13


14<br />

UN’OPPORTUNITÀ<br />

DI SVILUPPO<br />

PER IL SISTEMA<br />

FARMACEUTICO ITALIANO<br />

Gabriele Costantino<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />

Università di Parma<br />

gabriele.costantino@unipr.it<br />

I farmaci, e il loro impiego razionale<br />

in campo clinico, costituiscono<br />

una delle opere inventive – e poi di<br />

traslazione industriale – che più hanno<br />

impattato sulla qualità (oltre che sulla<br />

durata) della vita dell’uomo.<br />

Un limite dei farmaci “convenzionali”,<br />

molecole di piccolo-medio peso<br />

molecolare prodotte industrialmente<br />

per sintesi chimica, è che agiscono<br />

su funzioni attive ma disregolate<br />

del substrato cellulare verso cui sono<br />

diretti.<br />

Un farmaco convenzionale potenzia<br />

o modula una funzione recettoriale,<br />

promuove o reprime la trascrizione<br />

genica, inibisce una funzione<br />

enzimatica o metabolica di un agente<br />

patogeno esogeno. Quello che non<br />

possono fare i farmaci convenzionali<br />

è ristabilire una funzione assente –<br />

per qualche motivo – nel substrato<br />

cellulare. Se una patologia deriva<br />

da una condizione genetica che<br />

priva l’organismo di una data<br />

funzione metabolica, trascrizionale<br />

o enzimatica, l’unica possibilità<br />

farmacologica è quella di agire<br />

indirettamente sulla disponibilità<br />

o meno di substrato, rimpiazzare<br />

esogenamente la proteina o il<br />

prodotto della proteina mancante,<br />

oppure modificare geneticamente<br />

il substrato cellulare aberrante.<br />

Un esempio del primo approccio è<br />

l’impiego di insulina ricombinante nel<br />

diabete mellite di tipo 1 (disfunzione<br />

delle cellule beta pancreatiche); un<br />

esempio del secondo approccio è la<br />

somministrazione di alfa-glucosidasi<br />

acida nella malattia di Pompe;<br />

infine, la terapia genica e la terapia<br />

cellulare con cellule staminali sono<br />

esempi del terzo approccio.<br />

Terapia genica e terapia<br />

cellulare sono tecniche descritte<br />

collettivamente in ambito regolatorio<br />

dalla sigla Atmp (Advanced<br />

therapy medicinal products) o, più<br />

semplicemente, terapie avanzate.<br />

Con l’acronimo Atmp si intendono<br />

approcci di terapia genica che hanno<br />

l’obiettivo di trattare malattie causate<br />

da geni difettosi, oppure approcci di<br />

rimpiazzo cellulare che utilizzano<br />

una preparazione contenente<br />

cellule vive per ottenere un effetto<br />

terapeutico, diagnostico o preventivo.<br />

Nel primo caso il “farmaco” è Dna o<br />

Rna, con cui si intende correggere<br />

la disfunzione inserendo una copia<br />

corretta del gene o modificandone<br />

la sua funzione. Nelle terapie<br />

geniche sono comprese anche le<br />

tecniche di editing genomico, prima<br />

tra tutte la tecnica del Crispr-<br />

Cas9. Nel secondo caso si prevede<br />

l’uso di cellule staminali adulte,


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

cellule presenti nel nostro corpo<br />

che sono in grado di differenziarsi<br />

per formare diversi tessuti. Tra<br />

le terapie cellulari, la tecnologia<br />

denominata Car-T (Chimeric antigen<br />

receptor T cell therapies) si basa<br />

sull’ingegnerizzazione genetica<br />

dei linfociti T in maniera tale da<br />

potenziarli per combattere i tumori.<br />

Sebbene la validazione preclinica e<br />

clinica, e le piattaforme tecnologiche<br />

per la produzione, siano state<br />

raggiunte e messe a punto oramai<br />

da oltre 15 anni, solo 25 Atmp sono<br />

state approvate per l’uso clinico<br />

in Europa da Ema (e un numero di<br />

poco minore in Usa da Fda). Per<br />

sette di queste, l’autorizzazione<br />

all’immissione in commercio è<br />

stata successivamente ritirata<br />

o non rinnovata dal titolare<br />

dell’autorizzazione.<br />

Questi numeri riflettono le sfide<br />

che le terapie avanzate pongono<br />

all’industria farmaceutica. Sono<br />

sfide che non riguardano solo la<br />

validazione scientifica e le prove di<br />

concetto, ma l’aderenza a norme<br />

regolatorie in continuo divenire, la<br />

complessa gestione produttiva e gli<br />

aspetti relativi ai costi, ai ricavi e le<br />

questioni di rimborsabilità.<br />

Le Atmp sono prodotti medicinali<br />

per uso umano. Da questo punto<br />

di vista, quindi, sono soggette a<br />

tutte le richieste regolatorie che<br />

le agenzie pongono ai medicinali,<br />

dalla sperimentazione clinica alla<br />

produzione in Gmp, con particolare<br />

accento sulla safety verso il paziente,<br />

e all’impiego (in trial o in terapia) in<br />

Gcp. Ma l’acronimo stesso definisce<br />

questi prodotti come “avanzati”,<br />

aggiungendo quindi complessità alle<br />

richieste convenzionali. Questo vale<br />

per tutta la vita di ricerca, sviluppo e<br />

commercializzazione delle Atmp. Per<br />

questo motivo le agenzie regolatorie,<br />

Ema in particolare, hanno pubblicato<br />

guideline specifiche – e in continuo<br />

aggiornamento – relativamente<br />

alle norme Gmp per la produzione<br />

di Atmp che hanno ricevuto<br />

l’autorizzazione all’immissione<br />

in commercio o che iniziano la<br />

sperimentazione clinica.<br />

La produzione in Gmp di Atmp<br />

incontra sfide completamente<br />

diverse rispetto alla produzione in<br />

Gmp di farmaci convenzionali, pur<br />

essendo compresa nello stesso<br />

corpus normativo e regolatorio.<br />

Questo evidentemente determina<br />

un particolare impegno da parte del<br />

titolare dell’autorizzazione, sia in<br />

termini economici-industriali che<br />

di formazione del personale. Ad<br />

esempio, le responsabilità in capo<br />

alla Qualified person (QP), la cui<br />

approvazione è indispensabile per<br />

il rilascio del prodotto dall’officina,<br />

sono identiche per officine di<br />

produzione di farmaci convenzionali<br />

e di produzione di Atmp ma le<br />

richieste e le difficoltà tecniche<br />

ben diverse. Punti di particolare<br />

attenzione – che differenziano<br />

fortemente le terapie avanzate<br />

da quelle convenzionali – sono il<br />

controllo della sterilità, la gestione di<br />

lotti fuori specifica e l’importazione<br />

extra-UE.<br />

Le Atmp richiedono nella totalità<br />

dei casi infusioni dirette, e il<br />

controllo della sterilità è ovviamente<br />

fondamentale. Tuttavia, a differenza<br />

dei medicinali convenzionali, spesso<br />

le metodologie di filtrazione o di<br />

sterilizzazione terminale non sono<br />

possibili in quanto interferiscono<br />

con la struttura o la funzione del<br />

prodotto oppure, semplicemente,<br />

non sono applicabili (filtrazione per<br />

terapie cellulari). È necessario quindi<br />

validare, prima del rilascio del batch<br />

di produzione, una serie di processi<br />

asettici che vanno dall’impiego di<br />

camere sterili al controllo costante<br />

dei requisiti di vestizione e di<br />

monitoraggio del personale.<br />

Un secondo problema specifico<br />

per le terapie avanzate riguarda<br />

l’enorme variabilità del materiale<br />

di partenza per le produzioni<br />

e l’elevata probabilità di avere<br />

batch fuori specifica (OoS, Out of<br />

Specification). A differenza dei<br />

farmaci convenzionali, nel caso<br />

delle terapie avanzate è comunque<br />

possibile, nell’ottica di salvaguardia<br />

del paziente, su documentazione<br />

del medico, per la QP autorizzare il<br />

rilascio di un batch fuori specifica in<br />

accordo con le linee guide previste<br />

dal regolatore. Questo evidentemente<br />

pone ulteriori responsabilità in capo<br />

al senior management dell’officina di<br />

produzione e alla QP in particolare.<br />

Queste ulteriori responsabilità,<br />

rispetto alla produzione di farmaci<br />

convenzionali, si innestano in un<br />

settore – profondamente risk-based<br />

– in cui gli aspetti di sostenibilità<br />

nel medio-lungo termine sono<br />

costantemente messi alla prova.<br />

Le Atmp vengono percepite, e<br />

in effetti lo sono, come terapie<br />

particolarmente costose, sia per i<br />

notevoli investimenti che richiedono<br />

in ricerca e sviluppo, sia per la<br />

complessità di produzione e per il<br />

fatto che per definizione si rivolgono<br />

a popolazioni molto ridotte di<br />

pazienti.<br />

Il sistema farmaceutico italiano ha<br />

un grande potenziale di impatto<br />

nel campo delle Atmp ma, per<br />

esprimersi, questo potenziale ha<br />

bisogno del riconoscimento, in<br />

termini di rimborsabilità, del valore<br />

terapeutico nei confronti del pazienti<br />

(una singola somministrazione<br />

può risolvere una condizione<br />

che potrebbe altrimenti gravare<br />

direttamente o indirettamente sul<br />

sistema sanitario per decine di anni)<br />

ma anche una sorta di alleanza<br />

strategica tra attori privati e pubblici<br />

(università, centri di cura e ricerca)<br />

che cooperino nella creazione di una<br />

massa critica sufficiente a fungere<br />

da volano da sviluppo. I progetti Pnrr,<br />

uno dei quali espressamente dedicato<br />

alle terapie avanzate – geniche e<br />

a Rna – finanziato sulla missione<br />

Istruzione e Ricerca, rappresentano<br />

un’occasione di sviluppo ma anche<br />

un banco di prova su cui valutare nei<br />

prossimi anni la maturità del sistema<br />

in questo campo.<br />

15


Medicina<br />

rigenerativa tra<br />

miraggio, miracolo<br />

e mercato<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Più si riflette sociologicamente sulla medicina rigenerativa<br />

e più lo stato d’animo tende a oscillare tra sensazioni differenti.<br />

Ammirazione per le indubbie conquiste di questo<br />

insieme di tecnologie e saperi, speranza per le potenzialità<br />

non ancora del tutto dischiuse e messe in pratica, ansia<br />

per una serie di problemi a cui si dovrà cercare di dare<br />

risposte, anche nel breve termine. Va detto che la medicina<br />

rigenerativa contiene differenti aree di sviluppo (ingegneria<br />

dei tessuti, terapia cellulare e genica, dispositivi medici,<br />

organi artificiali) sebbene, nel nostro immaginario, tendiamo<br />

ad assimilarla all’utilizzo delle cellule staminali per la<br />

rigenerazione dei tessuti. In più, un po’ dell’allure della medicina<br />

rigenerativa deriva dalla sua terminologia: esosomi,<br />

organoidi, materiali viventi biostampati… dove troviamo un<br />

lessico più – mi si passi il termine – glamour? Non per nulla<br />

c’è un fiorente genere fantascientifico detto “biopunk” (a<br />

differenza del cyberpunk, che si focalizza sulle tecnologie<br />

digitali, i romanzi biopunk generalmente contengono megamultinazionali<br />

biotech, bio-hacker e apparati dello Stato<br />

oppressivi e deviati che manipolano e commerciano Dna<br />

umano).<br />

Vi sono forti aspettative sulla medicina rigenerativa, soprattutto<br />

nell’ambito dell’invecchiamento. Come recentemente<br />

scrivono nel loro editoriale, su Regenerative Medicine,<br />

Freya Leask del Future Science Group di Londra e<br />

Andre Terzic della Mayo Clinic (Rochester, USA): “Sebbene<br />

siamo ancora ai primordi nelle risposte alle sfide dell’invecchiamento<br />

e delle malattie croniche, gli ultimi 15 anni<br />

hanno certamente visto impressionanti progressi rispetto<br />

all’orizzonte rigenerativo. Abbiamo l’opportunità di occuparci<br />

non solo dell’invecchiamento, ma dell’invecchiamento<br />

in salute. Questo mutamento di paradigma dall’assistenza<br />

(care) agli anziani alla cura (cure) dell’invecchiamento<br />

condurrà la società in una dimensione differente rispetto<br />

al mero allungamento della vita (lifespan). La medicina rigenerativa<br />

è pronta per combinare l’healthspan con il lifespan”.<br />

In effetti, almeno per una parte del mondo, appare proprio<br />

questa la sfida: più che aggiungere anni alla vita, aggiungere<br />

salute agli anni di vita. Infatti, vivere nella disabilità è<br />

arduo. Si soffre e spesso si rovina la vita dei propri familiari.<br />

La non autosufficienza di un anziano può sconquassare<br />

l’intera famiglia, basti pensare all’Alzheimer. È sotto gli<br />

occhi di tutti anche lo stigma che accompagna l’invecchiamento.<br />

Si chiamano “anziani” e non “vecchi”, ad esempio –<br />

quando “vecchio” è una parola bellissima. Essere anziani è<br />

16


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

socialmente percepito come spreco di risorse a causa del<br />

costo delle pensioni e come fase improduttiva, visto che,<br />

appunto, si è fuori dal mercato del lavoro.<br />

A livello scientifico, l’enfasi sull’invecchiamento in salute è<br />

legittimata dalla nuova disciplina della biogerontologia e<br />

dalla sua declinazione operativa rappresentata dalla “anti-ageing<br />

medicine”. Per questa visione, l’invecchiamento<br />

non è una fase inevitabile della vita che si accompagna a<br />

una serie di probabili malattie, bensì è esso stesso una patologia.<br />

Dunque, si deve cercare una cura per l’invecchiamento.<br />

E la medicina rigenerativa sembra prometterla. Il<br />

contesto teorico di supporto a questo orientamento è invece<br />

fornito dal movimento filosofico dei “transumanisti”, un<br />

gruppo di docenti particolarmente attivi a Oxford e presso<br />

la Penn State University che insiste sulla necessità di<br />

perseguire il potenziamento dell’essere umano attraverso<br />

posizioni bioetiche piuttosto controverse. Potenzialmente,<br />

un farmaco contro l’invecchiamento potrebbe renderci<br />

immortali… Tornando su terreni più concreti, vi sono due<br />

punti su cui la medicina rigenerativa deve fare attenzione.<br />

Il primo aspetto riguarda il sistema delle cure. Negli studi<br />

organizzativi di impronta STS (science technology & society),<br />

a proposito delle nuove tecnologie, si parla di technology<br />

readiness. Ovvero, la prontezza/disponibilità<br />

dell’innovazione a essere immessa sul mercato. Banalmente,<br />

la società è pronta per accettare questo prodotto?<br />

Nel caso della medicina rigenerativa sembrerebbe proprio<br />

di sì. Ma si dovrebbe riflettere anche sul concetto parallelo<br />

di institutional readiness, ovvero la prontezza/disponibilità<br />

istituzionale. In altri termini, posto che la medicina rigenerativa<br />

funzioni, i contesti clinici, le assicurazioni sanitarie,<br />

le piattaforme socio-tecniche, le infrastrutture digitali<br />

sono pronte per accomodare e integrare al proprio interno<br />

la medicine rigenerativa? E quindi di farla funzionare nella<br />

pratica?<br />

Su questa scia, potremmo anche coniare il nuovo termine<br />

di skill readiness. La medicina rigenerativa richiede competenze<br />

nuove, legate a biologia molecolare e all’ingegneria<br />

genetica. I clinici di oggi sono in grado di padroneggiarle?<br />

Per tacere del sistema formativo. Il corso di laurea in<br />

Medicina non contiene neppure un corso su come comunicare<br />

con il paziente, riuscirà ad aggiornarsi sul fronte delle<br />

terapie mediche avanzate?<br />

Certamente, acquisendo presto l’immortalità, a queste domande<br />

troveremo risposta.<br />

17


Terapie<br />

avanzate<br />

tra ruolo e<br />

normativa<br />

L’avvento delle<br />

terapie avanzate<br />

ha completamente<br />

rivoluzionato il<br />

settore farmaceutico<br />

comportando una<br />

riforma delle definizioni<br />

e delle classificazioni dei<br />

medicinali<br />

Elena Botti<br />

Le terapie avanzate, anche note come<br />

Advanced therapy medicinal products<br />

(Atmp), sono dei medicinali biologici<br />

innovativi che stanno trasformando<br />

l’approccio terapeutico ad alcune<br />

patologie, come quelle rare od<br />

oncologiche. Sono il frutto del continuo<br />

progresso della ricerca scientifica e dal<br />

momento che si stanno affermando<br />

sempre più nella nostra realtà è stato<br />

necessario riformare le classificazioni e<br />

le normative che le regolano.<br />

Per questo, MakingLife ha organizzato<br />

un corso sull’argomento a cura di Paola<br />

Minghetti, professore ordinario di<br />

Tecnologia e legislazione farmaceutica<br />

presso l’Università degli Studi di<br />

Milano e membro del Segretariato<br />

di valutazione e autorizzazione dei<br />

medicinali di Aifa. Paola Minghetti ci<br />

racconta come vengono classificate<br />

queste terapie e come gli organi<br />

competenti collaborino per regolarle a<br />

livello europeo.<br />

CLASSIFICAZIONE<br />

DEI MEDICINALI<br />

Riuscire a organizzare i diversi tipi di<br />

medicinali all’interno di categorie è<br />

fondamentale per tutelare la salute<br />

pubblica, in quanto ciò richiede di<br />

differenziare i requisiti e gli studi<br />

necessari in base alla complessità dei<br />

prodotti.<br />

18


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

A livello europeo, quindi, sono state<br />

definite quattro categorie:<br />

medicinali con principi attivi di<br />

natura chimica, ovvero i farmaci<br />

tradizionali prodotti tramite sintesi<br />

chimica che danno luogo a molecole<br />

farmacologicamente attive;<br />

medicinali biologici, che<br />

comprendono prodotti già ben<br />

consolidati come i farmaci<br />

biotecnologici, ma anche più innovativi,<br />

come le terapie avanzate;<br />

medicinali complessi non-biologici<br />

che, pur essendo di origine chimica,<br />

sono complessi in quanto vengono<br />

prodotti per sintesi di molecole più<br />

grosse ed eterogenee;<br />

medicinali combinati tra farmaci<br />

e dispositivi medici, anch’essi<br />

molto recenti e innovativi di cui<br />

non si conoscono ancora tutte le<br />

problematiche.<br />

Per ciascuna di queste categorie, la<br />

normativa europea prevede l’obbligo di<br />

ottenere due autorizzazioni preventive.<br />

La prima è un’autorizzazione alla<br />

produzione (Ap) che garantisce<br />

la qualità sia delle materie prime<br />

farmaceutiche sia del medicinale<br />

finito. La seconda, invece, riguarda<br />

l’immissione in commercio (Aic) che<br />

garantisce un adeguato rapporto<br />

rischio-beneficio del prodotto.<br />

DEFINIZIONE DI<br />

TERAPIE AVANZATE<br />

Le terapie avanzate ricadono dunque<br />

nella categoria dei medicinali biologici<br />

in quanto, come affermato da Aifa,<br />

“contengono materiale genetico o<br />

cellule staminali sottoposte a un<br />

processo biotecnologico”.<br />

Non sempre però il loro ruolo è stato<br />

così chiaro. In un primo momento,<br />

infatti, si è discusso se dovessero<br />

essere considerate medicinali oppure<br />

semplici trapianti. Si è arrivati alla<br />

conclusione che se le cellule che<br />

vengono prelevate da un corpo<br />

umano subiscono una sostanziale<br />

manipolazione, allora devono essere<br />

trattate come dei medicinali e<br />

necessitano di un controllo più ampio.<br />

Una volta specificati questi primi limiti,<br />

a livello europeo è stata proposta una<br />

definizione per riuscire a effettuare<br />

un’ulteriore classificazione all’interno di<br />

questo gruppo di prodotti.<br />

Per cui, per medicinale per terapia<br />

avanzata si intende uno qualsiasi dei<br />

19


seguenti medicinali a uso umano:<br />

medicinali di terapia genica:<br />

di origine biologica, riguardano<br />

una sostanza attiva che al suo<br />

interno contiene un acido nucleico<br />

ricombinante che va a modificare una<br />

sequenza genica;<br />

medicinali di terapia cellulare<br />

somatica: di origine biologica,<br />

riguardano cellule o tessuti che sono<br />

stati sottoposti a una manipolazione<br />

rilevante che altera le caratteristiche<br />

biologiche di base al fine di trattare,<br />

prevenire o diagnosticare una malattia;<br />

medicinali di ingegneria tissutale:<br />

riguardano cellule o tessuti che sono<br />

stati sottoposti a una manipolazione<br />

rilevante o che non sono destinati a<br />

essere utilizzati per le stesse funzioni<br />

originarie nell’organismo, al fine di<br />

riparare, rigenerare o sostituire tessuti<br />

umani;<br />

medicinali per terapie avanzate<br />

combinate: riguardano medicinali<br />

che vengono accoppiati a uno a più<br />

dispositivi medici e la cui azione<br />

terapeutica deve essere primaria<br />

rispetto a quella dei dispositivi in<br />

questione.<br />

APPROVAZIONE<br />

DEGLI ATMP<br />

Dato che i medicinali per le terapie<br />

avanzate sono molto recenti, la<br />

normativa che li regola è subito nata<br />

a livello europeo con una procedura<br />

centralizzata. I vantaggi di questo<br />

tipo di organizzazione riguardano<br />

principalmente il risparmio di<br />

tempo, in quanto una sola e unica<br />

agenzia, Ema, si occupa della loro<br />

autorizzazione all’immissione in<br />

commercio, effettuando le proprie<br />

valutazioni tramite diversi comitati.<br />

Nello specifico, per far fronte alla<br />

complessità di queste terapie e al<br />

rapido sviluppo delle conoscenze<br />

scientifiche, è stato istituito in<br />

seno all’Ema, il Comitato per le<br />

terapie avanzate (Cat). Questo<br />

particolare organo consiste in un<br />

comitato multidisciplinare ad hoc<br />

che riunisce i migliori esperti in<br />

Europa nel settore delle terapie<br />

avanzate ed è composto, oltre che<br />

da un rappresentante per ogni Stato<br />

membro, anche da alcuni membri<br />

del Comitato per i medicinali per uso<br />

umano (Chmp).<br />

Per quanto riguarda il dossier da<br />

presentare per l’approvazione<br />

delle terapie avanzate, esso<br />

rimane sempre lo stesso, ovvero<br />

il Documento tecnico comune Ctd.<br />

L’unica variazione consiste nella<br />

possibile richiesta di requisiti<br />

supplementari che permettano<br />

il suo adattamento dal farmaco<br />

chimico all’Atmp.<br />

È importante notare come molti di<br />

questi farmaci vengano rimossi dal<br />

mercato per ragioni commerciali.<br />

Ciò significa principalmente<br />

difficoltà nella produzione, in<br />

quanto non si ha un numero<br />

sufficiente di stabilimenti in grado<br />

di realizzare il medicinale, ma<br />

soprattutto criticità dell’aspetto<br />

economico dovuto agli elevati costi<br />

di produzione.<br />

Quindi, a volte è possibile che gli<br />

ospedali preparino i loro prodotti.<br />

Si tratta di prodotti senza Aic,<br />

che prendono il nome di hospital<br />

exemption e che vengono preparati<br />

su base non ripetitiva quando<br />

non si ha una valida alternativa<br />

terapeutica o in caso di emergenza<br />

e urgenza. Dal momento che sono<br />

realizzati all’interno dell’ospedale,<br />

questi medicinali sono regolati<br />

da normative più restrittive. Ad<br />

esempio, i controlli vengono<br />

effettuati da parte di Aifa, sotto la<br />

vigilanza di un comitato etico.<br />

Per quanto riguarda la<br />

rimborsabilità di questi farmaci,<br />

molti sono in classe H e vengono<br />

quindi rimborsati in ambito<br />

ospedaliero. Questo aspetto è<br />

promettente e indica quanto i<br />

medicinali per le terapie avanzate<br />

siano sempre più riconosciuti<br />

all’interno del nostro sistema<br />

sanitario, alimentando la speranza<br />

che più persone riusciranno ad<br />

accedervi nel prossimo futuro.<br />

20


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

ONE VISION<br />

ONE FUTURE<br />

ONE SUPPLIER<br />

the All-In-One PHARMA<br />

In today’s ever-changing world, complexity has become an opportunity.<br />

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everything you need to shape the future of pharma.<br />

ima.it/pharma<br />

21


LA SECONDA MORTE DELLE<br />

TERAPIE AVANZATE<br />

Sebbene rappresentino un vero salto evolutivo per le strategie<br />

terapeutiche, gli Atmp sono ancora frenati da numerose barriere,<br />

tra le quali spicca quella economica<br />

-5%<br />

Simone Montonati<br />

-30%<br />

-18%<br />

-45%<br />

Nonostante i risultati clinici più che<br />

lusinghieri, negli ultimi anni diversi<br />

Atmp sono stati ritirati dal mercato per<br />

ragioni economiche. Solo in Europa<br />

sono state dismesse sette terapie<br />

avanzate non remunerative, sulle 25<br />

approvate finora da Ema. Un articolo<br />

pubblicato a luglio di quest’anno su<br />

Cell Stem Cell dà per certo che almeno<br />

altri due Atmp seguiranno la stessa<br />

sorte nei prossimi mesi, sempre per il<br />

mancato ritorno economico, portando<br />

il tasso di ritiro dal mercato europeo al<br />

36%.<br />

COSTI INSOSTENIBILI<br />

Le ragioni di questa moria, che i<br />

ricercatori Michele De Luca e Giulio<br />

Cossu hanno battezzato “Seconda<br />

morte” (la prima è quella che colpisce<br />

il 95% delle terapie avanzate, che non<br />

arriva alla commercializzazione), sono<br />

da ricercarsi nei costi elevatissimi di<br />

queste terapie, che coinvolgono tutte<br />

le fasi, dallo sviluppo alla produzione<br />

all’accesso al mercato. I costi di ricerca<br />

e sviluppo, in particolare, sono colossali.<br />

Molti progetti richiedono centinaia<br />

di milioni di euro prima ancora di<br />

approdare agli studi clinici. Elaborare<br />

approcci pionieristici di ingegneria<br />

cellulare e genetica per la produzione<br />

e manipolazione di cellule e tessuti<br />

viventi comporta investimenti enormi<br />

anche solo per arrivare alla fase di<br />

sperimentazione sugli uomini. Gli<br />

studi clinici a loro volta aggiungono<br />

considerevoli voci di spesa. A causa<br />

della natura estremamente innovativa<br />

di queste terapie, è necessario condurre<br />

trial su pochi pazienti con protocolli<br />

personalizzati e complessi da valutare.<br />

Tutto ciò dilata i costi dei test, rendendoli<br />

22


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

tra i più dispendiosi in assoluto nel<br />

panorama farmaceutico. Peraltro, molte<br />

terapie sono indicate per malattie rare,<br />

che presentano bacini ridotti di pazienti<br />

e, di conseguenza, limitati potenziali di<br />

vendita. I rischi di insuccesso in tema di<br />

sicurezza ed efficacia a lungo termine<br />

aggiungono altra incertezza. Infine, la<br />

regolamentazione stringente e i processi<br />

produttivi talvolta personalizzati<br />

comportano costi fissi non trascurabili.<br />

In questo contesto non stupisce che i<br />

prezzi di queste terapie vengano fissati<br />

a livelli stellari. Kymriah ad esempio, in<br />

Italia costa 320.000 euro a trattamento,<br />

Yescarta 540.000 euro e Zolgensma, per<br />

la Sma, raggiunge i due milioni di euro.<br />

Anche questi livelli di prezzo, comunque,<br />

non sono sufficienti a mettere al riparo<br />

le case farmaceutiche dal possibile<br />

fallimento delle pipeline, soprattutto<br />

quando sono indirizzate a malattie rare.<br />

È il caso di Strimvelis, per l’Ada-Scid, il<br />

primo prodotto di terapia genica ex vivo<br />

approvato in Europa e nato nei laboratori<br />

dall’Istituto San Raffaele-Telethon per<br />

la terapia genica (SR-Tiget). Nonostante<br />

il prezzo che sfiorava i 600.000 euro<br />

(in Gazzetta ufficiale), il 30 marzo 2022<br />

Orchard Therapeutics – detentrice dei<br />

diritti di vendita – ha annunciato il suo<br />

ritiro dall’investimento perché il ritorno<br />

economico non era sufficiente a coprire<br />

l’investimento.<br />

Del resto, il calcolo è semplice.<br />

Una ricerca pubblicata su Tissue<br />

engineering and regenerative medicine<br />

ha analizzato la situazione di Glybera,<br />

ritirata dal mercato nel 2017: con circa<br />

700 pazienti potenziali in Europa, a un<br />

prezzo di circa un milione di dollari<br />

per uno, il massimo ricavo possibile<br />

sarebbe di 700 milioni di dollari.<br />

“Anche stimando una penetrazione<br />

del mercato del 100% – sottolineano i<br />

ricercatori – questa cifra non potrebbe<br />

coprire il costo attuale di sviluppo di<br />

un Atmp pari a circa un miliardo di<br />

dollari: l’uscita di Glybera dal mercato<br />

europeo è stata più inevitabile che una<br />

sorpresa”.<br />

L’uscita di<br />

Glybera dal<br />

mercato è stata più<br />

un destino<br />

inevitabile che<br />

una sorpresa<br />

IL PROBLEMA<br />

DEI RIMBORSI<br />

A volte i produttori non arrivano<br />

nemmeno a negoziare rimborsi<br />

soddisfacenti con gli enti regolatori.<br />

La ritrosia dei governi a concedere<br />

gli importi richiesti dalle biotech pesa<br />

anche sulle decisioni commerciali<br />

delle aziende farmaceutiche. Uno<br />

studio pubblicato quest’anno su<br />

Front public health, ad esempio, ha<br />

rilevato che servono in genere diversi<br />

anni prima che le terapie avanzate in<br />

commercio arrivino sul mercato della<br />

Corea del Sud: “nella maggior parte<br />

dei casi gli sviluppatori provano prima<br />

il mercato statunitense o europeo, in<br />

considerazione delle dimensioni, del<br />

meccanismo dei prezzi e del sistema<br />

normativo avanzato”. Kymriah, il primo<br />

tipo di terapia Car-T, è stato approvato<br />

dalla Food and drug administration<br />

(FDA) nell’agosto 2017 ma ha ricevuto<br />

l’approvazione (accelerata) in Corea<br />

solo nel maggio 2022.<br />

Ma non è solo un problema che<br />

penalizza i Paesi in via di sviluppo:<br />

anche tra i big ci sono significative<br />

differenze. Rispetto agli Usa, ad<br />

esempio, l’accesso al mercato<br />

europeo è complicato dalla necessità<br />

di negoziare il prezzo e le modalità<br />

di rimborso con gli enti regolatori<br />

di ogni singolo Paese membro,<br />

con meccanismi di HTA che molti<br />

osservatori giudicano inadatti a<br />

cogliere tutte le peculiarità delle nuove<br />

terapie. Inoltre, i governi in Europa<br />

risultano spesso molto aggressivi nel<br />

chiedere riduzioni di prezzo, sostenuti<br />

anche dal fatto che i loro sistemi<br />

sanitari gestiscono spesso i pagamenti<br />

in modo centralizzato, mettendoli in<br />

grado di negoziare sconti maggiori.<br />

Se da un lato salvaguarda i conti dei<br />

sistemi sanitari, questo approccio<br />

rende anche meno attraente il<br />

nostro mercato e induce le aziende<br />

farmaceutiche a spostarsi verso terreni<br />

più favorevoli. Il caso più emblematico<br />

– e noto – è probabilmente quello di<br />

Bluebird Bio, la biotech americana<br />

che ha deciso di ritirare dal<br />

mercato europeo due suoi prodotti<br />

efficaci e approvati (Skysona per<br />

l’adrenoleucodistrofia e Zynteglo per la<br />

beta-talassemia) per concentrarsi sulle<br />

vendite negli Stati Uniti. Alla base della<br />

decisione ci sarebbero le difficoltà<br />

nell’accordarsi con i pagatori europei<br />

sui rimborsi. In particolare ha pesato<br />

il mancato accordo con la Germania<br />

sul prezzo di 1,8 milioni di dollari a<br />

trattamento richiesto per Zynteglo (il<br />

governo tedesco offriva 790.000 dollari<br />

a paziente, disponibile a un aumento<br />

fino a 950.000 se il beneficio fosse<br />

durato “molti anni”).<br />

IL MODELLO USA<br />

Negli Stati Uniti la situazione è<br />

tradizionalmente più favorevole per<br />

le case farmaceutiche che, in genere,<br />

riescono a strappare prezzi migliori.<br />

Una ricerca pubblicata nel 2019 su<br />

Embo molecular medicine rivelava<br />

che il costo dei quattro Atmp approvati<br />

fino a quel momento sia da Ema che<br />

da Fda era sensibilmente più elevato<br />

negli Usa: il tisagenlecleucel costava<br />

23


24<br />

il 15% in più, il sipuleucel-T il 27%, il<br />

talimogene laherparepvec il 30% e i<br />

condrociti autologhi oltre il 74% in più.<br />

Questo gap nelle negoziazioni è anche<br />

il risultato di una differente soglia<br />

applicata dai diversi Paesi per ogni<br />

Qaly guadagnato. Il “Quality-adjusted<br />

life year” (un anno di vita corretto<br />

per la qualità) è una misura utilizzata<br />

in economia sanitaria per valutare<br />

l’efficacia di un trattamento medico<br />

o di una procedura. Per ogni Qaly<br />

guadagnato grazie a una terapia,<br />

i governi sono disposti a pagare<br />

importi differenti, con valutazione<br />

dei rimborsi conseguentemente<br />

diverse. Il Regno Unito, ad esempio,<br />

applica convenzionalmente una<br />

soglia compresa tra 20.000 e 30.000<br />

sterline per QALYmentre l’Icer (Institute<br />

for clinical and economic review),<br />

un’organizzazione indipendente Usa<br />

che valuta l’efficacia e il valore dei<br />

nuovi farmaci, utilizza spesso una<br />

soglia di 100/150.000 dollari. Un<br />

articolo pubblicato su Value in health<br />

ipotizzava per Italia e Germania soglie<br />

rispettivamente di 40.000 e 50.000<br />

euro.<br />

Oltre a migrare verso lidi più<br />

promettenti, molte aziende del settore<br />

stanno anche cambiando direzione<br />

alle loro pipeline, abbandonando le<br />

malattie rare per dedicarsi a patologie<br />

con un bacino di pazienti più ampio.<br />

Il target più gettonato al momento è<br />

quello delle malattie oncologiche: è<br />

stato calcolato che più del 50% dei<br />

2.500 studi clinici attivi sugli Atmp<br />

riguardano il trattamento del cancro.<br />

LE POSSIBILI<br />

SOLUZIONI<br />

Per uscire da questa pericolosa<br />

situazione e sciogliere il nodo<br />

dell’insostenibilità economica, sono<br />

state proposte diverse soluzioni a<br />

partire da un diverso sistema di calcolo<br />

dei rimborsi. Il modello chiamato<br />

Per ogni Qaly<br />

guadagnato,<br />

Uk accetta una soglia di<br />

30.000 £ mentre<br />

quello Usa arriva<br />

fino a 150.000 $<br />

“Value-based pricing” prevede che<br />

il prezzo venga stabilito in base al<br />

miglioramento sullo stato di salute<br />

piuttosto che sulla base dei costi<br />

di ricerca e sviluppo, produzione o<br />

distribuzione. La proposta prevede<br />

di includere nel calcolo fattori come<br />

la durata e la qualità della vita, la<br />

riduzione del tasso di mortalità e i<br />

costi sanitari risparmiati grazie al<br />

trattamento, come i giorni di degenza<br />

ospedaliera evitati o le riduzioni di altri<br />

trattamenti. Le valutazioni economiche,<br />

inoltre, dovrebbero essere avviate<br />

già nelle fasi iniziali dello sviluppo di<br />

una terapia, in modo che entrambe le<br />

parti possano raccogliere da subito<br />

informazioni cruciali per le loro<br />

decisioni.<br />

Per superare il collo di bottiglia dei<br />

costi di produzione viene anche<br />

invocato l’intervento pubblico,<br />

finalizzato allo sviluppo di strutture<br />

di livello Gmp sponsorizzate dal<br />

governo o dal mondo accademico,<br />

possibilmente in grado di portare<br />

avanti approcci terapeutici su più<br />

patologie contemporaneamente.<br />

Per minimizzare i costi e garantire<br />

la sicurezza, alcuni di questi centri<br />

potrebbero essere qualificati<br />

per produrre e somministrare<br />

regolarmente prodotti cellulari o<br />

genici, con il coinvolgimento delle<br />

autorità regolatorie. In questo scenario,<br />

i finanziamenti pubblici sosterrebbero<br />

la ricerca nelle fasi iniziali mentre la<br />

commercializzazione negli step finali<br />

sarebbe affidata al capitale privato.<br />

Per sostenere le patologie rare<br />

e ultra-rare è stata auspicata<br />

l’introduzione di un fondo europeo<br />

destinato sia all’acquisto dei relativi<br />

Atmp, sia ad agevolare i trasferimenti<br />

transfrontalieri dei pazienti verso<br />

i pochi centri specializzati per la<br />

somministrazione.<br />

Anche in caso di default di qualche<br />

casa farmaceutica dovrebbero<br />

intervenire le istituzioni. Quando<br />

un’azienda interrompe lo sviluppo o<br />

la commercializzazione di un prodotto<br />

sicuro ed efficace, i governi o gli<br />

organismi internazionali dovrebbero<br />

sostenere il mondo accademico o le<br />

associazioni di beneficenza affinché<br />

ne prendano il posto. È quanto<br />

accaduto, ad esempio, con Strimvelis.<br />

Quando l’Atmp per Ada-Scid è stata<br />

abbandonata da Orchard, Fondazione<br />

Telethon ha intrapreso l’iter per<br />

diventarne titolare.<br />

Un’ulteriore proposta per migliorare<br />

la sostenibilità economica degli Atmp<br />

prevede accordi di condivisione del<br />

rischio tra pagatori e sviluppatori, in<br />

cui i livelli di rimborso siano legati agli<br />

esiti clinici. Questo potrebbe mitigare<br />

l’impatto finanziario per i sistemi<br />

sanitari nel caso di una terapia che non<br />

si confermi efficace come inizialmente<br />

previsto. Inoltre, invece di puntare<br />

subito su terapie rivoluzionarie,<br />

sarebbe opportuno privilegiare uno<br />

sviluppo incrementale con rendimenti<br />

ridotti ma progressivi che possano<br />

sostenere un’azienda nelle lunghe<br />

fasi di sviluppo. Anche semplificare<br />

i processi regolatori, investire in<br />

nuove tecniche produttive, creare<br />

collaborazioni globali per condividere<br />

costi e dati potrebbero fornire un<br />

contributo a ridurre i costi dando il via<br />

libero definitivo alla rivoluzione delle<br />

terapie avanzate.


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

25


LE FARMACIE OSPEDALIERE<br />

SONO PRONTE AGLI ATMP?<br />

I prodotti per le terapie avanzate prevedono modalità<br />

di approvvigionamento complesse e requisiti molto<br />

impegnativi; il 40% dei farmacisti non si sente ancora in<br />

grado di gestire le terapie geniche<br />

Xhoajda Taci<br />

26<br />

I medicinali per terapie avanzate (Advanced therapy medicinal<br />

products, Atmp) rappresentano la nuova frontiera dei farmaci<br />

biologici. Questi prodotti sono definiti dal Regolamento CE n°<br />

1394/2007, recante la modifica della Direttiva 2001/83/EC e<br />

del Regolamento (EC) n. 726/2004 e così classificati:<br />

Medicinali di terapia genica: contengono geni che portano a<br />

un effetto terapeutico, profilattico o diagnostico. Funzionano<br />

attraverso l’inserimento di Dna “ricombinante” nel corpo.<br />

I campi di applicazione riguardano il trattamento di malattie<br />

genetiche, tumorali e rigenerazione tissutale.<br />

Medicinali di terapia cellulare somatica: contengono cellule o<br />

tessuti manipolati o tessuti utilizzati per funzioni diverse dalle<br />

originali in campi come il trattamento di malattie immunitarie,<br />

malattia di Parkinson, SLA, Alzheimer, difetti della cartilagine,<br />

riparazione cardiaca, rigenerazione della pelle, immunoterapia<br />

del cancro.<br />

Medicinali di ingegneria tissutale: contengono cellule o<br />

tessuti modificati per riparare, rigenerare o sostituire tessuti<br />

umani. I campi di applicazione riguardano il trattamento di<br />

innesti vascolari di piccolo calibro, sostituzione della trachea,<br />

esofago ingegnerizzato con i tessuti, impianto di fegato e reni,<br />

rigenerazione neuronale.<br />

Prodotti combinati: contengono dispositivi medici come parte<br />

integrante del medicinale. Un esempio sono le cellule fatte<br />

crescere su matrici biodegradabili o supporti sintetici.<br />

LA SITUAZIONE IN ITALIA<br />

Al momento in Europa hanno ricevuto l’autorizzazione al<br />

commercio 14 medicinali di terapia genica, due di terapia<br />

cellulare e due di ingegneria tissutale, mentre in Italia sono<br />

disponibili rispettivamente sette medicinali di terapia genica,<br />

uno per terapia cellulare e due di ingegneria tissutale. Fino<br />

al 2020, risultavano autorizzati sul territorio nazionale 23<br />

siti di produzione di Atmp di cui 16 strutture ospedaliere. Nel<br />

2018 è stata pubblicata una sezione delle norme europee di<br />

buona fabbricazione dei medicinali dedicata ai requisiti Gmp<br />

dei prodotti medicinali per terapie avanzate disponibili in<br />

Eudralex Part IV. L’Aifa garantisce e verifica l’osservanza dei<br />

requisiti Gmp delle officine attraverso periodiche ispezioni.<br />

Da queste ultime è emerso che i rischi di deviazione più<br />

ricorrenti riguardano: processo di simulazione in asepsi<br />

(media fill), monitoraggio ambientale, raw material, test<br />

di sterilità, qualifiche e gestione delle attrezzature e delle<br />

aree classificate, tracciabilità donatore/ricevente, flusso dei<br />

materiali, documentazione.<br />

IL RUOLO DEI FARMACISTI<br />

OSPEDALIERI<br />

Se per la fase di produzione sono coinvolti solo siti<br />

specifici autorizzati, le fasi successive di gestione degli<br />

Atmp interessano tutte le strutture ospedaliere nelle quali


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

vengono somministrate queste terapie. A tale proposito, la<br />

European association of hospital pharmacists (Eahp) nel<br />

giugno del 2022, con la pubblicazione di un position paper<br />

ha ribadito le responsabilità dei farmacisti ospedalieri nel<br />

contesto delle terapie avanzate. In collaborazione con diversi<br />

professionisti sanitari, il farmacista ospedaliero si dovrà<br />

occupare della logistica (compresa la gestione dei processi e<br />

degli ordini), della gestione dei contratti, della manipolazione<br />

in ospedale, della ricostituzione, del controllo di qualità,<br />

della pulizia, della gestione dei rifiuti, della farmacovigilanza,<br />

del follow-up clinico e, se applicabile, delle trattative per i<br />

rimborsi.<br />

Gli Atmp prevedono modalità di approvvigionamento<br />

complesse e requisiti di conservazione e tracciabilità molto<br />

impegnativi. Inoltre, la preparazione asettica può richiedere<br />

isolatori farmaceutici sterili dedicati o appropriati armadi di<br />

sicurezza biologica.<br />

I requisiti richiesti alle farmacie ospedaliere sono simili<br />

a quelli già in vigore per la manipolazione di sostanze<br />

pericolose come gli agenti citotossici, tuttavia alla luce<br />

dell’aumento dell’uso di Atmp, per garantire uniformità tra<br />

i sistemi sanitari le procedure dovrebbero essere condivise<br />

tra i farmacisti ospedalieri di tutta Europa.<br />

Da qui l’invito di Eahp alla rapida produzione di materiale<br />

educativo e formativo, in collaborazione con le società<br />

scientifiche, rivolto agli operatori sanitari coinvolti nella<br />

gestione degli Atmp.<br />

A questo proposito, la società europea ha istituito un Gruppo<br />

di interesse speciale (Special interest Group-SIG) rivolto alla<br />

formazione dei farmacisti ospedalieri sui prodotti di terapia<br />

genica in vivo (Gtmp).<br />

L’INDAGINE<br />

SUI FARMACISTI EUROPEI<br />

Il gruppo ha condotto dal gennaio 2022 al febbraio<br />

<strong>2023</strong> un’indagine rivolta alle farmacie ospedaliere del<br />

territorio europeo. L’obiettivo dell’indagine era la raccolta<br />

di informazioni riguardanti il grado di preparazione dei<br />

farmacisti e delle farmacie ospedaliere per la fornitura<br />

dei Gtmp ai pazienti. Le risposte al sondaggio sono state<br />

216. La maggior parte di queste è stata inviata da tre<br />

Paesi: Regno Unito (34%), Francia (31%) e Portogallo (28%).<br />

Più di tre quarti degli intervistati lavora in un ospedale<br />

universitario o pubblico. Il 37% dichiara che il proprio<br />

ospedale gestisce Gtmp e di questi la quasi totalità (81%)<br />

dispone di relative Standard operating procedures (Sop).<br />

Il 37% delle strutture ha, inoltre, istituito un comitato di<br />

biosicurezza che supervisiona la sicurezza biologica.<br />

In tema di allestimenti, la maggior parte degli ospedali<br />

(59%) dispone di una camera bianca centrale situata nella<br />

farmacia dell’ospedale, la manipolazione dei Gtmp avviene<br />

principalmente in cappe di sicurezza biologica di classe IIb<br />

(35%) e IIa (34%). Relativamente al grado di preparazione del<br />

personale, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato<br />

una conoscenza limitata dei farmaci per la terapia genica<br />

in vivo, e il 40% dei farmacisti ha dichiarato di non sentirsi<br />

adeguatamente pronto per la loro gestione.<br />

L’indagine, nel complesso, ha rilevato un’ampia variabilità<br />

sullo stato di preparazione delle farmacie ospedaliere per<br />

quanto riguarda i Gtmp, tanto che in alcuni Paesi questi<br />

non fanno parte della pratica clinica e non sono previsti<br />

nell’immediato futuro. Altre realtà, invece, come quella del<br />

Regno Unito si dimostrano più avanzate e già dispongono di<br />

linee guida nazionali. Nonostante la richiesta di una gestione<br />

specifica, nella maggior parte dei Paesi europei mancano<br />

indicazioni sull’applicazione e manipolazione farmaceutica<br />

dalle terapie avanzate. Dall’indagine emerge infatti che<br />

i farmacisti ospedalieri europei condividono un bisogno<br />

formativo inerente a gran parte degli aspetti riguardanti i<br />

Gtmp.<br />

Nel 2007 Eahp ha sviluppato il documento “Guidance on<br />

the pharmacy handling of gene medicines” allo scopo di<br />

fornire i requisiti minimi per la conservazione, il trasporto,<br />

la preparazione e la dispensazione, la somministrazione,<br />

lo smaltimento e la decontaminazione, sulla base<br />

delle evidenze disponibili e dell’esperienza pratica.<br />

L’aggiornamento di queste linee guida sarà pubblicato<br />

nell’autunno del <strong>2023</strong>.<br />

La rapida diffusione degli Atmp potrebbe portare entro il<br />

2025 all’approvazione di un numero di prodotti di terapia<br />

cellulare e genica tra i 10 e i 20 all’anno, rendendoli così<br />

parte della routine clinica ospedaliera. In questo contesto,<br />

l’acquisizione delle nuove competenze necessarie per la loro<br />

gestione non può più essere rimandata.<br />

Riferimenti<br />

Per consultare la bibliografia<br />

27


Alla<br />

ricerca di<br />

una produzione<br />

sostenibile per<br />

le terapie<br />

avanzate<br />

CON LA DIFFUSIONE DEGLI ATMP<br />

SORGE ANCHE IL PROBLEMA DELLA<br />

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEI<br />

LORO PROCESSI DI FABBRICAZIONE<br />

Alberto Bobadilla<br />

28


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Il progresso nella ricerca medica ha portato alla creazione<br />

di nuove terapie avanzate e farmaci rivoluzionari, noti<br />

come Medicinali per terapie avanzate (Atmp), che hanno<br />

dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di<br />

gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere<br />

nella medicina personalizzata.<br />

Tuttavia, con l’aumento della produzione di queste terapie<br />

innovative, sorge l’importante questione della sostenibilità<br />

ambientale dei processi di fabbricazione. Se ne è parlato<br />

lo scorso giugno in un workshop organizzato dall’azienda<br />

specializzata BioAir all’interno del 62esimo Simposio Afi<br />

(Associazione farmaceutici industria).<br />

IL DIFFICILE PERCORSO<br />

NORMATIVO<br />

È dal 2007 che i prodotti cellulari vengono considerati<br />

farmaci a tutti gli effetti, grazie all’entrata in vigore di un<br />

decreto (1394/2007) che ha regolamentato, classificato ed<br />

equiparato i prodotti medicinali di origine cellulare per uso<br />

umano ai farmaci sterili, stabilendo quindi norme per la loro<br />

produzione basate sulle regole precedentemente applicate a<br />

questi ultimi.<br />

Inizialmente, gli ambienti di produzione non avevano le<br />

caratteristiche necessarie per essere considerati conformi<br />

agli standard farmaceutici. L’adeguamento delle strutture e<br />

dei processi alle normative ha comportato un rallentamento<br />

nel loro percorso verso un utilizzo clinico regolare.<br />

Nonostante queste difficoltà, i prodotti hanno continuato a<br />

progredire e molti hanno raggiunto un livello tale da poter<br />

essere sottoposti a studi clinici, essere utilizzati per terapie<br />

compassionevoli, fino a ottenere l’approvazione dell’Agenzia<br />

europea dei medicinali (Ema) per la commercializzazione in<br />

tutta l’Unione Europea.<br />

Contemporaneamente, le normative, in particolare le parti<br />

che regolamentano le buone pratiche di fabbricazione (Gmp)<br />

per gli Atmp, si sono dimostrate solo parzialmente adeguate<br />

nel contesto di applicazione. Le norme sono state sottoposte<br />

a un processo di revisione per adattarle alle nuove esigenze<br />

e ai progressi tecnologici degli ultimi anni e questo ha reso<br />

possibile un utilizzo più flessibile e appropriato. Nell’agosto<br />

2022, dopo 14 anni di sviluppo, è stata pubblicata sul sito<br />

EudraLex la tanto attesa revisione della Commissione<br />

Europea delle linee guida dell’Annex 1: “Manufacture of<br />

sterile medicinal products”.<br />

LA CLASSIFICAZIONE DELLE<br />

CAMERE DI PRODUZIONE<br />

Il documento raccoglie le norme e i regolamenti che<br />

disciplinano i medicinali nell’Unione europea, richiede<br />

la conformità della produzione di Atmp ai principi delle<br />

Buone pratiche di fabbricazione con un controllo che<br />

parte dalla raccolta e manipolazione delle materie<br />

prime e prosegue attraverso l’elaborazione dei prodotti<br />

intermedi, ai controlli di qualità, allo stoccaggio,<br />

all’etichettatura e all’imballaggio, fino al rilascio dei<br />

prodotti.<br />

L’Annex 1 fornisce dettagli importanti sulla classificazione<br />

appropriata delle camere utilizzate nella produzione<br />

farmaceutica, basata sul tipo di operazioni svolte.<br />

Questa classificazione è organizzata in base a una<br />

scala di criticità crescente, in cui le classi più alte<br />

rappresentano ambienti ad alto rischio che richiedono<br />

una maggiore asepsi e controllo. Le classi vanno dalla<br />

D alla A, rappresentando un livello di pulizia e controllo<br />

dell’ambiente sempre più rigoroso.<br />

In sintesi, la classificazione delle camere di produzione<br />

farmaceutica è fondamentale per garantire che le<br />

operazioni siano condotte in condizioni di pulizia,<br />

controllo dell’aria e qualità delle superfici appropriate<br />

per ciascuna fase del processo, contribuendo così alla<br />

produzione sicura e affidabile dei prodotti farmaceutici.<br />

I COSTI DI PRODUZIONE ATMP<br />

A causa della sua straordinaria complessità, la produzione<br />

di Atmp comporta costi elevati. Principalmente si tratta<br />

di costi diretti come reagenti, dispositivi medici, materiali<br />

e prodotti, abbigliamento, personale e costi legati ai<br />

controlli di qualità. Ma anche i costi indiretti sono ingenti<br />

e sono legati alle qualifiche e alle validazioni, come prove<br />

di riempimento, pulizia e controlli ambientali, e all’intera<br />

struttura, compresi i costi energetici, di riscaldamento,<br />

gli impianti integrati per la qualità dell’aria e il comfort<br />

termico (Hvac) e la validazione ambientale.<br />

Di fatto, gli elevati costi di produzione e dei processi<br />

complessi in ambienti sterili sono un fattore che ne limita<br />

la produzione.<br />

29


COMPETENZE DI ALTO LIVELLO<br />

Il personale addetto viene riconosciuto come la principale<br />

forma di potenziale contaminazione dell’ambiente asettico<br />

Per questa ragione si ritiene essenziale fornire al personale<br />

una formazione adeguata, in particolare sulla microbiologia.<br />

Gli operatori incaricati della produzione in ambienti sterili<br />

devono ricevere un addestramento preventivo e acquisire<br />

competenza nell’indossare indumenti sterili. La competenza<br />

del personale nelle zone di Grado A e B deve essere valutata<br />

annualmente.<br />

Se durante un controllo post-produzione si rilevasse che<br />

il personale non è idoneo, è necessario sottoporlo a una<br />

riconferma delle competenze. Le attività all’interno dell’area<br />

sterile devono essere ridotte al minimo per evitare la<br />

dispersione eccessiva di possibili contaminanti.<br />

Tuttavia, è possibile produrre Atmp anche in sistemi chiusi,<br />

quali, ad esempio, isolatori, bioreattori e altri sistemi che,<br />

come indicato nelle linee guida di Eudralex vol.4 parte 4,<br />

possono essere installati e utilizzati in ambienti di classe D.<br />

I COSTI ENERGETICI<br />

DELLA CAMERA BIANCA<br />

La valutazione del rischi considera la tipologia del prodotto<br />

e del processo di fabbricazione, con particolare attenzione al<br />

fatto che il processo avvenga in un sistema aperto o chiuso.<br />

Il sistema aperto in camera bianca tradizionale è noto per<br />

essere estremamente energivoro, consumando fino a otto<br />

volte più energia rispetto ad altre strutture ospedaliere. Le<br />

elevatissime esigenze di filtrazione dell’aria, il controllo della<br />

temperatura e dell’umidità, e il funzionamento 24/7 per<br />

evitare fluttuazioni ambientali, contribuiscono a questo alto<br />

consumo energetico. Inoltre, la produzione su larga scala di<br />

Atmp in ambienti aperti può portare a un maggiore consumo<br />

di risorse, rifiuti e impatto sull’ambiente.<br />

L’analisi sistematica e il confronto tra il carbon footprint di un<br />

classico sistema aperto in camera bianca (AinB) rispetto a un<br />

sistema chiuso con isolatori (AinD), dimostrano che i sistemi<br />

chiusi , oltre ad essere garanzia di sicurezza, permettano di<br />

migliorare l’impatto ambientale della produzione.<br />

che le attività di produzione relative a diversi materiali<br />

di partenza o prodotti finiti devono essere fisicamente o<br />

temporalmente separate. La produzione concorrente di due<br />

diversi lotti Atmp nella stessa area non è accettabile; tuttavia<br />

i sistemi chiusi e contenuti possono essere utilizzati per<br />

separare le attività. Nella linea guida si afferma che “l’uso<br />

di più di un isolatore (o di altri sistemi chiusi) nella stessa<br />

stanza allo stesso tempo è accettabile, a condizione che<br />

siano adottate misure di mitigazione appropriate per evitare<br />

la contaminazione incrociata o la confusione di materiali,<br />

compresa l’espulsione separata dell’aria esausta dagli<br />

isolatori e regolari controlli di integrità dell’isolatore”.<br />

Nella parte che riguarda le apparecchiature, si espande<br />

ulteriormente il concetto di asepsi, affermando che devono<br />

essere posizionate e utilizzate in modo tale da ridurre<br />

al minimo i rischi. Le connessioni tra le apparecchiature<br />

devono essere effettuate in condizioni sterili oppure tramite<br />

l’utilizzo di dispositivi che possono essere sterilizzati o che<br />

conservano la sterilità della connessione.<br />

Non c’è dubbio che, sebbene la sfida della produzione<br />

di Atmp si giochi su diversi fronti, tra i più critici c’è<br />

sicuramente il concetto di asepsi e di produzione in ambiente<br />

asettico.<br />

LE DIFFICOLTÀ DEGLI OSPEDALI<br />

Un articolo pubblicato di recente su Bioengineering ricorda<br />

che i Prodotti medicinali di terapia avanzata richiedono<br />

considerevoli investimenti in tutte le fasi dello sviluppo, dalla<br />

ricerca preclinica e gli studi clinici, alla produzione e alla<br />

commercializzazione.<br />

Gli ospedali spesso affrontano sfide significative nello<br />

sviluppo clinico degli Atmp, con difficoltà in gran parte legate<br />

alla mancanza di sostegno finanziario e alle complessità<br />

logistiche o ingegneristiche. Tuttavia, le istituzioni<br />

pubbliche svolgono un ruolo importante nell’innovazione e<br />

nell’expertise scientifica per lo sviluppo di questi farmaci.<br />

L’obiettivo è raggiungere un nuovo approccio alla salute,<br />

in cui ricercatori e aziende private condividano esperienza<br />

e risorse per l’applicazione delle terapie innovative e<br />

personalizzate.<br />

I VANTAGGI<br />

DI UN SISTEMA CHIUSO<br />

Il concetto di asepsi è strettamente legato a quello di<br />

“sistema chiuso”, anche se quest’ultimo viene talvolta<br />

interpretato in modi diversi. Siamo abituati all’idea che in una<br />

sala pulita si lavori su un singolo prodotto alla volta, come<br />

nel caso di terapie cellulari autologhe, dove occorre trattare<br />

“un paziente per volta” ed effettivamente la norma afferma<br />

Riferimenti<br />

(1) EUR-Lex Regulation (EC) No 1394/2007 of the European Parliament and<br />

of the Council of 13 November 2007 on Advanced 443 Therapy Medicinal<br />

Products and Amending Directive 2001/83/EC and Regulation (EC) No<br />

726/2004.<br />

(2) EudraLex – Annex 1. Produzione di prodotti medicinali sterili.<br />

(3) Pinnetta, G. Adamini, A.; Severina, F.; Fagioli, F.; Zanini, C.; Ferrero, I.<br />

Evaluating ecological impact and sustainability in the manufacturing of<br />

advanced therapies: comparative analysis of greenhouse gas emissions in<br />

the production of Atmp’s in open and closed systems. Bioengineering <strong>2023</strong>,<br />

10, 1047<br />

30


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LE TERAPIE CAR-T MOSTRANO RISULTATI<br />

ESTREMAMENTE PROMETTENTI MA NUMEROSE<br />

BARRIERE PRATICHE NE IMPEDISCONO ANCORA<br />

LA PIENA APPLICAZIONE<br />

<br />

<br />

Giulio Divo<br />

32


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Quando parliamo di Car-T, ci<br />

riferiamo a una delle terapie<br />

innovative più promettenti per quanto<br />

riguarda il trattamento dei tumori<br />

ematologici. Il progresso tecnologico<br />

avanza e, con esso, la necessità<br />

di estendere quanto possibile la<br />

possibilità di accedere a questa<br />

risorsa per la più ampia platea<br />

eleggibile per il trattamento.<br />

Da un punto di vista prettamente<br />

istituzionale, il ministro della<br />

Sanità Orazio Schillaci, durante un<br />

question time dello scorso luglio,<br />

ha ribadito come nel nostro Paese<br />

le possibilità di accesso alle Car-T<br />

siano sovrapponibili a quelle degli<br />

altri Paesi dell’Unione europea. Ha<br />

anche garantito che non vi sono<br />

differenze sostanziali di ricorso al<br />

trattamento nelle varie Regioni del<br />

Paese. Tuttavia, la situazione va<br />

costantemente monitorata perché<br />

si tratta di un percorso in rapida<br />

evoluzione. E, nel suo complesso,<br />

il mondo della ricerca, quello<br />

dell’industria e quello della sanità<br />

stanno lavorando al fine di migliorare<br />

ulteriormente le performance<br />

terapeutiche delle Car-T, ampliarne le<br />

possibilità di utilizzo e, nel contempo,<br />

ridurre quanto possibile le (ancora<br />

ingenti) spese di messa a punto,<br />

produzione, conservazione e persino<br />

somministrazione.<br />

GRANDI<br />

POTENZIALITÀ,<br />

GRANDI LIMITI<br />

«Se dobbiamo impostare un<br />

discorso corretto parlando di<br />

Car-T, non possiamo prescindere<br />

da un certo grado di complessità»<br />

racconta Giuseppe Sconocchia,<br />

direttore dell’Istituto di farmacologia<br />

traslazionale di Roma, Laboratorio<br />

“ Le Car-T rappresentano<br />

una strada molto<br />

promettente per<br />

la lotta ai tumori<br />

ematologici e ora<br />

lavoriamo per<br />

inaugurare l’utilizzo<br />

di questa tecnologia<br />

anche contro<br />

i tumori solidi<br />

di immunologia dei tumori e<br />

immunoterapia. «Innanzi tutto,<br />

questa stessa complessità è<br />

determinata dal fatto che i dati delle<br />

sperimentazioni sono eccellenti<br />

ma, come spesso accade, la platea<br />

di pazienti selezionata nelle<br />

sperimentazioni è in assoluto la più<br />

idonea. È quella da cui ci si attende<br />

i risultati migliori. Se poi questi dati<br />

possono essere trasferiti in real life,<br />

è tutto da dimostrare».<br />

Questo significa che dobbiamo<br />

smorzare gli entusiasmi<br />

relativamente alle Car-T?<br />

«Tutt’altro, – risponde Sconocchia<br />

– le Car-T rappresentano oggi una<br />

strada molto promettente per la<br />

lotta ai tumori ematologici e stiamo<br />

lavorando per inaugurare la stagione<br />

dell’utilizzo di questa tecnologia<br />

anche per avere nuove opportunità di<br />

cura contro i tumori solidi. Tuttavia<br />

dobbiamo ricordare che attualmente<br />

questa risorsa è gravata da alcune<br />

limitazioni importanti, ragione per<br />

cui non possiamo ancora pensare<br />

a un loro utilizzo su larga scala. Ci<br />

sono problemi complessi che devono<br />

essere ben compresi se si vuole<br />

avere un quadro generale e chiaro<br />

della situazione».<br />

L’AFFIDABILITÀ<br />

DEI TRIAL<br />

Cominciamo allora a parlare dei<br />

soggetti chiave del nostro discorso:<br />

i pazienti. Si tratta di coloro che,<br />

attratti dalle notizie sulla stampa<br />

generalista, spesso sono indotti<br />

a pensare a questa innovazione<br />

tecnologica e medica come a una<br />

soluzione generalizzata. «Per<br />

prima cosa – spiega Sconocchia – è<br />

necessario chiarire che i numeri,<br />

assolutamente lusinghieri, che<br />

emergono dagli studi registrativi<br />

si basano su dati estrapolati da<br />

arruolamenti dei pazienti che devono<br />

risponde a criteri estremamente<br />

rigidi e selezionati. E non potrebbe<br />

essere altrimenti: per valutare<br />

l’efficacia di un approccio terapeutico<br />

devo avere di fronte il caso di scuola.<br />

Ma in quest’ultimo periodo ci si<br />

interroga molto sul gap esistente<br />

tra studi registrativi e i dati real<br />

world. I pazienti che vivono nel<br />

mondo reale possono essere più<br />

giovani o anziani di quelli arruolabili,<br />

avere comorbidità o anche solo<br />

vivere un momento di stadiazione<br />

della malattia che è differente<br />

da quello degli endpoint. Come si<br />

comporteranno le Car-T alla luce di<br />

queste variabili? Perché dobbiamo<br />

sempre pensare al fatto che le Car-T<br />

non sono sul mercato da molti anni<br />

e, dunque, soltanto adesso possiamo<br />

vedere i dati real world di alcune di<br />

esse e avere un quadro più chiaro<br />

della situazione».<br />

33


I PROBLEMI<br />

DEI PAZIENTI<br />

Quando parliamo di Car-T dobbiamo<br />

sempre pensare a un approccio<br />

terapeutico che deve forzatamente<br />

tenere conto delle difficoltà a cui<br />

può andare incontro il paziente<br />

soggetto alla somministrazione. «Ciò<br />

avviene soprattutto quando vengono<br />

usate Car-T allogeniche. In questo<br />

caso esiste sempre il problema<br />

infiammatorio e immunomediato<br />

della cascata di citochine. È un<br />

fenomeno che si manifesta in tutti<br />

i pazienti che affrontano questa<br />

terapia ma la gravità della reazione<br />

immunitaria non è, allo stato attuale,<br />

prevedibile. Di conseguenza, se si<br />

vuole operare nella direzione della<br />

creazione di hub in grado di gestire<br />

le terapie Car-T, non possiamo<br />

non pensare a figure chiave<br />

come l’anestesista rianimatore, il<br />

neurologo e il nefrologo, dato che<br />

gli effetti collaterali più comuni<br />

sono quelli sistemici o di tipo<br />

neurologico e renale». Ma è quindi<br />

impossibile pensare di decentrare<br />

le terapie Car-T sul territorio? «Non<br />

è impossibile a livello teorico ma<br />

bisogna prestare attenzione al fatto<br />

che se la somministrazione avviene<br />

a livello ambulatoriale, l’eventuale<br />

emergenza medica deve essere<br />

gestita come se si trattasse di una<br />

emergenza di day hospital. Con la<br />

differenza che è prudente rimanere<br />

nell’arco di trenta minuti dal centro<br />

specializzato di soccorso per circa<br />

tre mesi, che è la durata standard<br />

della terapia».<br />

L’APPROPRIATEZZA<br />

TERAPEUTICA<br />

Un altro aspetto che deve esser<br />

attentamente valutato quando<br />

parliamo di Car-T è quello della<br />

corretta evoluzione della malattia.<br />

«Il processo di produzione delle<br />

“ Avere un’organizzazione<br />

maggiormente<br />

capillare sul territorio<br />

consentirebbe di<br />

eliminare le differenze<br />

regionali e migliorare<br />

l’accesso alle terapie<br />

Car-T, nella migliore delle ipotesi,<br />

prevede circa tre settimane di<br />

procedura.<br />

È sempre possibile, per il paziente,<br />

attendere questo tempo senza<br />

avviare alcun trattamento? E se poi<br />

il processo di produzione non va a<br />

buon fine?<br />

Sono variabili di cui bisogna sempre<br />

tenere conto perché rischiamo di<br />

trovarci di fronte a una scelta molto<br />

importante: intervenire subito con<br />

farmaci più tradizionali o assumersi la<br />

responsabilità di estendere per portare<br />

avanti la procedura più sofisticata?».<br />

IL GRANDE TEMA<br />

DELLA PRODUZIONE<br />

In questo momento, fotografando la<br />

situazione nel nostro Paese, i centri<br />

che sono autorizzati alla produzione<br />

di Car-T sono limitatissimi. In costante<br />

aumento, invece, i centri autorizzati<br />

per la somministrazione delle terapie.<br />

«Ritengo che l’obiettivo ideale sia<br />

quello di avere almeno un hub<br />

regionale deputato a questo scopo. Si<br />

tratta quindi di fare alcuni investimenti<br />

soprattutto in termini di formazione e<br />

di personale appositamente qualificato.<br />

Questo capitale di competenze e<br />

professionalità non è attualmente<br />

sostituibile e rappresenta la gran<br />

parte del costo della terapia. Avere<br />

un’organizzazione maggiormente<br />

capillare sul territorio consentirebbe<br />

di eliminare le differenze regionali, che<br />

tuttora esistono, e migliorare l’accesso<br />

alle terapie, consentendo anche una<br />

riduzione dei costi per ciò che riguarda<br />

produzione, trasporto e conservazione<br />

delle Car-T. È stato calcolato che,<br />

creando degli hub studiati a questo<br />

scopo, sarebbe possibile ridurre di un<br />

20% i costi per il Sistema sanitario<br />

nazionale».<br />

GLI OBIETTIVI<br />

PER IL FUTURO<br />

Resta allora da capire quale sia lo<br />

scenario ideale ipotizzabile per il<br />

futuro, in modo da poter contare su un<br />

utilizzo di più vasta scala delle Car-T<br />

per avvicinare l’efficacia dei dati emersi<br />

dagli studi registrativi alla real life.<br />

«Quello che posso auspicare – conclude<br />

Sconocchia – è che nel tempo si riesca<br />

a capire sulla base di esami preventivi<br />

quali siano i pazienti che possono<br />

sopportare bene questa terapia e quali,<br />

invece, no. Poi dobbiamo superare<br />

la logica del centro specializzato,<br />

aiutando quelli non specializzati a<br />

usare le terapie e predisporre quelle<br />

accortezze che consentono di prendersi<br />

cura del paziente qualora vi sia un<br />

evento avverso. Con il tempo possiamo<br />

pensare che lo sviluppo scientifico<br />

e tecnologico permetta la creazione<br />

di Car-T a costi ridotti, lavorando<br />

dapprima su reagenti e filiera, evitando<br />

per esempio gli importanti costi di<br />

conservazione. Dopodiché possiamo<br />

anche pensare che, da un punto di<br />

vista prettamente scientifico – per<br />

così dire – si potrà superare l’uso<br />

del vettore virale anche sulla base<br />

dell’esperienza dei vaccini a mRNA che<br />

sono stati sviluppati per contrastare il<br />

Covid-19. Ciò dovrebbe permettere di<br />

semplificare la produzione, diminuendo<br />

i rischi connessi all’alto numero dei<br />

passaggi produttivi».<br />

34


LA PIATTAFORMA INTEGRATA DI COMUNICAZIONE<br />

DEL COMPARTO HEALTHCARE<br />

Innovation<br />

Network<br />

<strong>Health</strong>care<br />

Pharma<br />

Omnichannel<br />

Multitarget<br />

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è la community dell’innovazione<br />

nell’healthcare e ne governa il cambiamento.


Valore, costo e<br />

sostenibilità delle CAR-T<br />

Caterina Lucchini<br />

È evidente che il settore delle terapie<br />

cellulari sta vivendo una rivoluzione<br />

importante che comporta una serie di sfide<br />

e opportunità per tutti gli attori coinvolti,<br />

compresi i pazienti, i medici, le aziende<br />

farmaceutiche e il sistema sanitario in<br />

generale. Il progetto Cell therapy open<br />

source, sviluppato in collaborazione con<br />

l’Osservatorio terapie avanzate, sembra<br />

essere un’iniziativa interessante per<br />

tracciare il panorama attuale delle terapie<br />

cellulari in Italia e per affrontare le<br />

questioni chiave legate a queste terapie.<br />

Questo progetto ha portato attualmente<br />

alla pubblicazione del volume 1, scaricabile<br />

gratuitamente online, che con grande<br />

approfondimento e l’intervento di massimi<br />

esperti, affronta il tema delle terapie Car-T,<br />

dal laboratorio al paziente. In questo articolo<br />

riassumiamo gli aspetti legati al valore, al<br />

costo e alla sostenibilità delle Car-T.<br />

ITER APPROVATIVO IN EUROPA E IN ITALIA<br />

IL VALORE DELLE CAR-T<br />

APPROVAZIONE E CONTRATTAZIONE DELLE TERAPIE<br />

CELLULARI CAR-T IN EUROPA<br />

Dopo l’approvazione centralizzata in Europa, l’introduzione<br />

delle terapie avanzate nei sistemi sanitari locali è una<br />

responsabilità dei singoli Stati membri.<br />

L’Europa permette a ciascun Paese di quantificare il valore<br />

della terapia, causando una mancanza di omogeneità nella<br />

determinazione della rimborsabilità e dei prezzi.<br />

EQUAZIONE PER LA VALUTAZIONE DEL VALORE DELLE<br />

TERAPIE INNOVATIVE<br />

La valutazione del valore clinico ed economico delle<br />

terapie innovative considera il rapporto rischio/beneficio, il<br />

risparmio in farmaci e visite ospedaliere, nonché i costi di<br />

ospedalizzazione.<br />

La definizione del costo e della rimborsabilità rimane di<br />

competenza dei singoli governi nazionali.<br />

APPROVAZIONE DELLE CAR-T IN ITALIA DA PARTE<br />

DELL’AIFA<br />

In Italia, le Car-T sono state approvate attraverso<br />

contrattazioni con le aziende titolari come Gilead e Novartis,<br />

seguite da negoziazioni con l’Agenzia italiana del farmaco<br />

(Aifa).<br />

L’Aifa stabilisce il prezzo e la politica di rimborso,<br />

introducendo modelli di pagamento innovativi come<br />

“payment at result.<br />

PREZZI IN ITALIA<br />

Sempre oltre i 300.000 euro.<br />

MOTIVAZIONI PER IL PREZZO ELEVATO<br />

Complessità nella produzione personalizzata.<br />

Limitato numero di pazienti trattati.<br />

Costi di produzione nel tempo ancora da<br />

ottimizzare.<br />

Prezzo coincidente con il costo terapia per<br />

paziente<br />

VALUTAZIONE DEL RAPPORTO COSTO-EFFICACIA<br />

Necessità di valutare se il costo è giustificato dal<br />

beneficio per il paziente.<br />

Incertezza sugli effetti delle terapie Car-T.<br />

Valutazione della coerenza tra costo e beneficio<br />

rispetto alle alternative disponibili.<br />

MODELLI DI PAGAMENTO<br />

Italia: “Payment at results” legato al successo<br />

clinico. Pagamento suddiviso, con saldo solo dopo<br />

risposta clinica positiva.<br />

Inghilterra: inclusione nel “Cancer drugs fund” con<br />

raccolta di evidenze post marketing.<br />

Germania: “Outcome-based agreement” con<br />

pagamento parziale upfront e saldo a risposta del<br />

paziente.<br />

36


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

COSTI INDIRETTI: RETRIBUZIONE<br />

DEI CENTRI PER LE CAR-T<br />

MANCANZA DI RICONOSCIMENTO ECONOMICO PER IL<br />

CENTRO HUB<br />

Nessun pagamento specifico per l’assistenza clinica.<br />

Mancanza di un sistema DRG per retribuzione ospedaliera.<br />

COSTI DELL’ASSISTENZA CLINICA<br />

Paziente ricoverato per 10-14 giorni in media.<br />

Fino al 20% richiede il ricovero in terapia intensiva.<br />

Formazione di un team multidisciplinare.<br />

RIMBORSI NEI PAESI EUROPEI<br />

Germania: rimborso basato su spese effettive.<br />

Francia: applicazione di un DRG simile a un trapianto<br />

allogenico.<br />

Italia: assenza di un sistema simile a livello nazionale.<br />

ANALISI DEI COSTI<br />

Necessità di analisi dettagliata dei costi prima di avviare<br />

l’attività.<br />

Stima dei costi assistenziali per un numero previsto di<br />

pazienti.<br />

Esempio: Circa 1 milione di euro/anno per 40 pazienti.<br />

ASPETTI PROCEDURALI<br />

Necessità di spazi nelle terapie intensive.<br />

Procedure aziendali per il trasferimento in terapia<br />

intensiva.<br />

Diagnostica necessaria per la sicurezza del paziente.<br />

SOSTENIBILITÀ DELLE TERAPIE CAR-T<br />

LE SFIDE IN ATTO<br />

Sfide simili ai farmaci orfani.<br />

Ristretta casistica, rischio-beneficio e prezzi<br />

elevati.<br />

L’aumento delle indicazioni terapeutiche e la<br />

crescente domanda possono rappresentare una<br />

sfida di sostenibilità economica.<br />

La legislazione europea regola l’autorizzazione<br />

alla produzione e alla commercializzazione delle<br />

CAR-T, rendendo necessaria la conformità con le<br />

regole europee.<br />

Sviluppare approcci sostenibili per garantire<br />

l’accesso ai pazienti.<br />

APPROCCI POSSIBILI<br />

Soluzioni come il finanziamento governativo per<br />

la conversione delle officine ospedaliere in centri<br />

manifatturieri per le Car-T sono state proposte per<br />

affrontare problemi produttivi.<br />

La collaborazione tra piccole aziende e<br />

multinazionali può contribuire alla riduzione dei<br />

costi delle terapie.<br />

Le sfide di sostenibilità richiedono soluzioni<br />

innovative e un equilibrio tra la competitività e il<br />

finanziamento pubblico per la ricerca.<br />

Potenziale riduzione dei prezzi con l’allargamento<br />

della popolazione target.<br />

Rateizzazione dei pagamenti in alcuni casi.<br />

Modelli di finanziamento ad hoc per tecnologie<br />

innovative a impatto organizzativo.<br />

NOME<br />

COMMERCIALE<br />

NOME<br />

TECNICO<br />

INDICAZIONI<br />

TERAPEUTICHE<br />

COSTO NEGLI<br />

USA<br />

COSTO IN<br />

ITALIA<br />

Kymriah<br />

tisagenlecleucel<br />

(tisa-cel)<br />

Trattamento di pazienti pediatrici e giovani adulti fino a 25 anni di<br />

età con leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B, refrattaria, in<br />

recidiva post-trapianto o in seconda o ulteriore recidiva. Trattamento<br />

di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) in<br />

recidiva o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica<br />

475.000 dollari<br />

Oltre 300.000<br />

euro<br />

Yescarta<br />

axicabtagene<br />

ciloleucel (axicel)<br />

Trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B<br />

(DLBCL) e linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B (PMBCL)<br />

refrattari o recidivanti, dopo due o più linee di terapia sistemica<br />

373.000 dollari<br />

Oltre 300.000<br />

euro<br />

Tecartus<br />

Brexucabtagene<br />

autoleucel<br />

Trattamento di pazienti con linfoma mantellare (ML) in recidiva o<br />

refrattario alla terapia standard<br />

360.000 euro<br />

Zolgensma<br />

Onasemnogene<br />

abeparvovec<br />

Terapia genica per l’atrofia muscolare spinale (SMA)<br />

>2 milioni di<br />

dollari<br />

> 2 milioni di<br />

euro<br />

Nota: I dati sopra menzionati sono approssimativi e possono variare nel tempo e nelle diverse regioni.<br />

Riferimento: Cell therapy open source. Le terapie Car-t, dal laboratorio al paziente. Rarelab Editore.<br />

37


STRADA<br />

FACENDO<br />

La somministrazione di cellule Car nell’ambito<br />

di un trattamento oncologico è da inquadrare<br />

in un contesto articolato la cui armonia incide<br />

significativamente sul successo della cura<br />

Monica Torriani<br />

Malgrado la relativa brevità della<br />

procedura in sé, l’iter del paziente<br />

sottoposto a trattamento con Car-T<br />

può essere descritto come un<br />

percorso lungo e tortuoso. In effetti,<br />

si tratta di un intervento terapeutico<br />

complesso che viene erogato<br />

mediante la somministrazione di un<br />

farmaco la cui produzione richiede<br />

tempo, competenze dedicate e una<br />

disponibilità non irrisoria di risorse<br />

economiche.<br />

Il processo inizia con l’identificazione<br />

del paziente, che permette di<br />

valutarne l’eleggibilità al trattamento,<br />

e termina (auspicabilmente) con<br />

l’ultimo dei controlli previsti,<br />

snodandosi fra la raccolta delle<br />

cellule da ingegnerizzare (aferesi),<br />

l’allestimento del prodotto e la<br />

reinfusione. In particolare, dal<br />

momento in cui viene effettuata la<br />

linfocitoaferesi a quello dell’infusione<br />

trascorre un intervallo che dura<br />

dai 17 ai 28 giorni, necessario al<br />

manufacturing della terapia.<br />

Ogni fase di questo percorso<br />

possiede un valore specifico ai fini<br />

del successo della terapia e della<br />

minimizzazione delle complicanze<br />

correlate e deve, pertanto, essere<br />

realizzata secondo standard di<br />

qualità elevatissimi.<br />

Di estrema importanza, in<br />

quest’ottica, anche il livello di<br />

coordinamento fra ogni step e il<br />

successivo, un aspetto che richiede<br />

dialogo e interazione continui fra<br />

38


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

le diverse realtà che gestiscono la<br />

terapia, struttura sanitaria da un lato<br />

e cell factory dall’altro.<br />

Il patient journey nel caso delle Car-T<br />

e le criticità attorno cui si focalizza<br />

lo sforzo degli specialisti che lo<br />

seguono sono fra gli argomenti<br />

trattati nel corso dell’evento<br />

“Car-T: dall’ospedale al territorio”,<br />

organizzato da MakingLife e<br />

patrocinato da Fondazione Irccs<br />

Istituto Nazionale dei Tumori (INT)<br />

e Regione Lombardia e che ha<br />

visto come direttore scientifico<br />

Vito Ladisa, direttore SC Farmacia<br />

dell’Irccs.<br />

OGNI PAZIENTE<br />

È UNICO<br />

Gli interrogativi a cui si deve<br />

trovare risposta nelle fasi precoci<br />

del trattamento con cellule Car-T<br />

sono apparentemente banali,<br />

ma nella sostanza richiedono un<br />

notevole impegno da parte del<br />

team multidisciplinare coinvolto.<br />

Lo sottolinea Anna Guidetti,<br />

oncologa della Fondazione Irccs<br />

Istituto Nazionale dei Tumori,<br />

introducendo il suo intervento<br />

con una consapevolezza appresa<br />

dall’esperienza: i casi che si<br />

presentano all’attenzione degli<br />

specialisti sono più eterogenei<br />

di quanto si pensi e l’approccio<br />

al singolo paziente, considerato<br />

nella sua integrità, deve essere<br />

attentamente calibrato, valutato e<br />

personalizzato.<br />

Negli step iniziali occorre verificare<br />

che, nel caso dello specifico soggetto,<br />

le Car-T siano effettivamente indicate<br />

e che quel determinato trattamento<br />

soddisfi i criteri di rimborso previsti.<br />

Inoltre, è necessario valutare la<br />

“<br />

L’approccio al<br />

singolo paziente,<br />

considerato nella<br />

sua integrità, deve<br />

essere attentamente<br />

calibrato, valutato e<br />

personalizzato<br />

presenza di eventuali fattori di<br />

rischio, a fronte dei quali il reale<br />

beneficio per il paziente potrebbe<br />

essere messo in seria discussione.<br />

La selezione precoce dei pazienti<br />

considerati eleggibili si basa<br />

su screening scrupolosi che<br />

comprendono la valutazione delle<br />

funzioni d’organo di diversi organi,<br />

fra cui reni, cuore e midollo osseo.<br />

L’ottenimento di valori borderline<br />

rispetto a quelli soglia previsti<br />

comporta, a discrezione del team che<br />

gestisce la terapia, la modifica della<br />

dose a cui verranno somministrate le<br />

cellule ingegnerizzate o l’adozione di<br />

una tempistica di monitoraggio post<br />

infusione più stringente.<br />

I controlli iniziali hanno lo scopo<br />

anche di verificare l’assenza di<br />

infezioni in atto e la valutazione<br />

delle caratteristiche intrinseche<br />

del paziente, fra cui la presenza<br />

di eventuali geni potenzialmente<br />

interferenti con la risposta alla<br />

cura e con l’insorgenza di reazioni<br />

avverse.<br />

LA QUALITÀ<br />

DELLA RACCOLTA<br />

Come evidenziato da diverse<br />

ricerche, esistono fattori prognostici<br />

che impattano sulla durata della<br />

risposta.<br />

Fra questi, spiccano le modalità<br />

di esecuzione dell’aferesi, una<br />

procedura di per sé semplice e<br />

relativamente breve che deve<br />

tuttavia essere realizzata secondo<br />

precise indicazioni e sul paziente nel<br />

miglior stato compatibile con la sua<br />

malattia. Ai fini delle possibilità di<br />

successo del trattamento, il prelievo<br />

deve reperire il numero maggiore<br />

di cellule possibili nella migliore<br />

condizione possibile. Quest’ultimo<br />

aspetto risulta problematico nei<br />

pazienti in terapia con farmaci quali<br />

corticosteroidi e alcuni antitumorali,<br />

fra cui la bendamustina, che<br />

deprimono l’attività linfocitaria. Per<br />

tale ragione, la somministrazione<br />

di questi medicinali viene sospesa<br />

preventivamente in vista della<br />

procedura di aferesi.<br />

Dal trial ZUMA-1, che ha portato<br />

all’approvazione di axicabtagene<br />

ciloleucel contro il linfoma diffuso a<br />

grandi cellule B (DLBCL) refrattario<br />

alle terapie tradizionali, è emerso<br />

che il prodotto Car-T ideale contiene<br />

linfociti T in numero adeguato,<br />

vitali, persistenti e capaci di<br />

realizzare un’espansione cellulare<br />

soddisfacente. L’espansione, in<br />

particolare, è fortemente correlata<br />

con la risposta al trattamento.<br />

Dopo il prelievo dei linfociti T, nei<br />

centri donazione, il paziente può fare<br />

ritorno a casa: la sacca contenente<br />

le sue cellule verrà consegnata al<br />

laboratorio incaricato di effettuare il<br />

manufacturing del trattamento.<br />

39


Uno dei fenomeni che riduce<br />

le possibilità di successo delle<br />

terapie Car-T è rappresentato<br />

dalla resistenza, condizione che<br />

può essere acquisita dalle cellule<br />

tumorali nei confronti dei linfociti<br />

T ingegnerizzati. La resistenza può<br />

verificarsi a causa di caratteristiche<br />

intrinseche della malattia, ma anche<br />

per aspetti legati alla raccolta<br />

delle cellule in sede di aferesi<br />

che possono compromettere la<br />

capacità dei linfociti stessi di<br />

espandersi, pregiudicandone l’azione<br />

antitumorale.<br />

Il meccanismo con cui ciò avviene<br />

non è ancora chiaro, sebbene vi<br />

siano evidenze che legano la corretta<br />

esecuzione delle procedure a un<br />

minore rischio di insorgenza di<br />

fenomeni di resistenza.<br />

“<br />

Uno dei fenomeni che<br />

riduce le possibilità<br />

di successo delle<br />

terapie Car-T è<br />

rappresentato dalla<br />

resistenza, condizione<br />

che può essere<br />

causata da aspetti<br />

legati alla raccolta<br />

delle cellule<br />

in sede di aferesi<br />

DA CELLULE<br />

A FARMACO<br />

La spedizione delle cellule dal centro<br />

donazioni alla cell factory nella<br />

quale verrà allestito il prodotto finale<br />

da reinfondere nel paziente può<br />

essere effettuata a fresco oppure<br />

con il campione congelato. La prima<br />

modalità, in particolare, implica<br />

un coordinamento preciso fra le<br />

strutture coinvolte, pena la perdita<br />

delle cellule e, di conseguenza, il<br />

mancato accesso del paziente alla<br />

cura e lo spreco di preziose risorse<br />

economiche pubbliche. Poiché<br />

questo punto riveste un’importanza<br />

strategica nell’ambito della<br />

realizzazione del trattamento, oggi<br />

si tende a promuovere la creazione<br />

di officine cellulari all’interno degli<br />

stessi ospedali nei quali avvengono<br />

l’aferesi e la reinfusione.<br />

Il manufacturing consiste<br />

macroscopicamente nella<br />

trasduzione ed espansione<br />

linfocitaria e impegna dai 17 ai 28<br />

giorni di tempo complessivamente.<br />

Sotto questo profilo è importante<br />

limitare i tempi, al fine di<br />

minimizzare le possibilità di<br />

crescita del tumore: ricordiamo, a<br />

tal proposito, che patologie come<br />

i linfomi di grado elevato possono<br />

avere un’evoluzione molto rapida. Per<br />

ridurre tale rischio, viene valutata<br />

l’opportunità di somministrare al<br />

paziente una bridging therapy che lo<br />

porti fino alla reinfusione.<br />

LA RISPOSTA<br />

ARRIVA IN TEMPI<br />

PIUTTOSTO BREVI<br />

In attesa della reinfusione dei linfociti<br />

ingegnerizzati, il paziente viene<br />

sottoposto alla terapia linfodepletiva,<br />

di solito con bendamustina, associata<br />

a una profilassi antinfettiva.<br />

All’ingresso in reparto, viene valutato<br />

nuovamente e sottoposto alla<br />

predisposizione degli accessi venosi<br />

funzionali al trattamento di eventuali<br />

emergenze mediche.<br />

A seguito dell’infusione vengono<br />

eseguiti monitoraggi con frequenza<br />

inizialmente elevata e poi in graduale<br />

riduzione. Se non compaiono sintomi<br />

rilevanti, a distanza di 10 giorni<br />

dalla procedura il paziente viene<br />

dimesso, con l’impegno di tornare<br />

per i controlli previsti e le successive<br />

rivalutazioni della malattia. Il primo<br />

controllo viene effettuato dopo un<br />

mese e il secondo dopo tre.<br />

La statistica evidenzia infatti come,<br />

in genere, i pazienti che rispondono<br />

alla terapia lo fanno in tempi<br />

relativamente brevi: nella gran parte<br />

dei casi, i soggetti che rispondono<br />

entro 1-3 mesi continuano a<br />

migliorare, tenuto conto del fatto<br />

che le recidive tardive sono piuttosto<br />

rare.<br />

I monitoraggi post infusione<br />

sono anche finalizzati a valutare<br />

l’insorgenza di reazioni avverse<br />

gravi, le più comuni delle quali sono<br />

la sindrome da rilascio citochinico<br />

(Crs, Cytokine Release Syndrome)<br />

e la neurotossicità (Icans, Immune<br />

effector cell-associated neurologic<br />

syndrome). Come sottolineato per<br />

tutti i passaggi precedenti, anche<br />

nel caso delle valutazioni effettuate<br />

in questa fase è indispensabile<br />

procedere con la massima<br />

attenzione. L’identificazione precoce<br />

delle complicanze rappresenta infatti<br />

un elemento essenziale, perché<br />

correlata a una maggiore possibilità<br />

di controllo della loro evoluzione.<br />

40


LE CAR-T<br />

E L’EVOLUZIONE<br />

DELLA LOGISTICA<br />

Anna Colacori<br />

LE CAR-T RAPPRESENTANO UNA SFIDA<br />

IMPEGNATIVA ANCHE PER LA LOGISTICA<br />

CHE DEVE DIVENTARE SEMPRE PIÙ<br />

VERSATILE ADATTANDOSI ALLE ESIGENZE<br />

DEI SINGOLI PAZIENTI<br />

42


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Nel 2012 Emily Whitehead è una<br />

bambina di sette anni, al secondo anno<br />

delle scuole elementari e alla seconda<br />

ricaduta per leucemia linfoblastica<br />

acuta. Si tratta del tumore più frequente<br />

tra i bambini, che vede un tasso di<br />

sopravvivenza molto alto, circa l’85%.<br />

Il tumore di Emily, però, alla seconda<br />

ricaduta è diventato più aggressivo,<br />

non risponde più a nessuna terapia.<br />

I genitori scoprono un trattamento<br />

sperimentale al Children’s Hospital<br />

di Philadelphia, mai provato prima su<br />

un bambino. Così, il 17 aprile 2012<br />

Emily Whitehead diventa la prima<br />

piccola paziente al mondo a ricevere<br />

la terapia Car-T, il trattamento ideato<br />

dal team di Carl June dell’Università<br />

della Pennsylvania. Tre settimane<br />

dopo il tumore appare già in completa<br />

remissione.<br />

COME NASCE<br />

LA TERAPIA<br />

Il meccanismo alla base di questa<br />

terapia appare tanto semplice quanto<br />

rivoluzionario: fare in modo che il<br />

sistema immunitario riconosca il<br />

tumore come un agente estraneo,<br />

armarlo e lasciare che combatta come<br />

farebbe con qualunque infezione.<br />

I linfociti T solitamente riconoscono<br />

le cellule infettate o maligne perché<br />

queste hanno sulla loro superficie<br />

degli antigeni (nel caso dei tumori delle<br />

proteine) non presenti sulle cellule<br />

normali. Nelle terapie Car-T, i linfociti T<br />

vengono modificati geneticamente con<br />

un vettore virale che inserisce il gene di<br />

un recettore (Chimeric antigen receptor)<br />

che può riconoscere proteine specifiche<br />

espresse sulla superficie delle cellule<br />

del tumore. Queste cellule vengono<br />

fatte moltiplicare in vitro e reinfuse nel<br />

paziente per riconoscere, attaccare ed<br />

eliminare il tumore.<br />

Dopo il primo trattamento del 2012<br />

alla piccola Emily Whitehead, nel 2017<br />

la Food and drug administration ha<br />

approvato le prime due terapie Car-T<br />

negli USA. L’anno successivo l’Ema<br />

ha raccomandato agli Stati membri<br />

l’autorizzazione all’immissione in<br />

commercio dei primi due farmaci Car:<br />

Kymriah e Yescarta. Nel 2019, infine,<br />

a seguito di un accordo con Novartis,<br />

l’Agenzia italiana del farmaco dà il via<br />

libera alla rimborsabilità della terapia<br />

Kymriah (tisagenlecleucel), utilizzando<br />

per la prima volta anche un nuovo<br />

modello di rimborso, il pagamento al<br />

risultato. Nel <strong>2023</strong> risultano autorizzate<br />

da Ema sei terapie Car-T, tre delle quali<br />

già rimborsate in Italia, dove sono<br />

presenti 35 centri autorizzati a erogarle.<br />

LA SUPPLY CHAIN<br />

DELLE TERAPIE CAR-T<br />

Quelle a base di farmaci Car-T<br />

sono terapie personalizzate molto<br />

complesse, non solo dal punto di vista<br />

della produzione e della gestione del<br />

paziente. Alla pari della terapia, infatti,<br />

anche la soluzione logistica deve<br />

essere individuale in termini di tempi<br />

di trasporto, requisiti di stoccaggio,<br />

controllo della temperatura e attività di<br />

manipolazione.<br />

Le diverse fasi che portano dalla<br />

produzione alla somministrazione<br />

al paziente richiedono una serrata<br />

collaborazione tra gli anelli della<br />

supply chain e un’accorta gestione del<br />

prodotto, che può essere effettuata<br />

solo attraverso la cieca osservanza<br />

delle Buone pratiche di produzione e di<br />

distribuzione. Infatti, in questo caso il<br />

farmaco è un campione unico nel suo<br />

genere, la cui manomissione porterebbe<br />

al fallimento dell’intera terapia,<br />

probabilmente in modo definitivo, in<br />

quanto le condizioni dei pazienti che<br />

accedono alla terapia non sempre<br />

consentono una dilazione dei tempi di<br />

produzione e somministrazione.<br />

Le cinque fasi in cui potremmo<br />

43


suddividere il ciclo di terapia vedono<br />

centri autorizzati, produzione e<br />

operatori sanitari interfacciarsi con<br />

le aziende impegnate nella gestione<br />

logistica del campione prima e del<br />

farmaco dopo. La prima fase di questa<br />

filiera personalizzata ha inizio con<br />

il prelievo del campione di linfociti T<br />

dal paziente. Il campione viene poi<br />

preparato per il trasporto dal centro<br />

alle strutture di produzione: viene<br />

trasferito in sacche monouso e si<br />

procede alla crioconservazione e al<br />

trasporto tramite operatori specializzati<br />

nella cold chain severa. In alcuni<br />

casi, il centro ospedaliero dispone<br />

di una propria officina farmaceutica<br />

autorizzata dall’Aifa alla produzione<br />

di un medicinale per terapie avanzate.<br />

In questi casi è l’officina stessa a<br />

procedere alla fase di ingegnerizzazione<br />

genetica. È quanto avviene, ad esempio,<br />

all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di<br />

Roma.<br />

La presa in carico e il trasporto, sia a<br />

una struttura in house sia alla struttura<br />

di produzione, implicano un’attenta<br />

programmazione delle attività. Il<br />

partner logistico e il sito produttivo<br />

si coordinano con notevole anticipo<br />

sul piano di viaggio e lo comunicano,<br />

indicando esattamente itinerario,<br />

numero della vettura (o del volo) e<br />

date di pick up e di arrivo, così da<br />

permettere al centro ospedaliero di<br />

adempiere quanto prima agli obblighi<br />

amministrativi.<br />

Per comprendere a pieno l’effort<br />

in termini di risorse temporali ed<br />

economiche, è importante tenere a<br />

mente che tutte queste attività vengono<br />

messe in campo per il trasporto di un<br />

singolo campione.<br />

Una volta raggiunta l’azienda produttiva<br />

o l’officina farmaceutica, il campione<br />

viene riportato a temperatura e<br />

geneticamente modificato, poi le cellule<br />

Car-T ottenute vengono moltiplicate<br />

per crearne milioni di copie. A questo<br />

punto il farmaco, pronto per essere reinfuso<br />

nel paziente, viene nuovamente<br />

sottoposto a crioconservazione<br />

e stoccato in attesa che il centro<br />

“<br />

Queste terapie<br />

personalizzate<br />

stanno reinventando<br />

i flussi tradizionali,<br />

imponendo una<br />

logistica sempre<br />

più versatile, ma<br />

accurata.<br />

ospedaliero sia pronto a riceverlo.<br />

Tutti gli operatori coinvolti si coordinano<br />

nuovamente sulla possibile data di<br />

consegna e infusione, per programmare<br />

itinerario e tempistiche del trasporto.<br />

Si tratta di una fase molto delicata, che<br />

può subire improvvise variazioni dettate<br />

dallo stato di salute del paziente.<br />

Infatti, prima dell’infusione, i pazienti<br />

vengono anche sottoposti a un<br />

trattamento chemioterapico volto a<br />

favorire l’espansione e la proliferazione<br />

delle cellule Car-T quando saranno<br />

infuse.<br />

LA SFIDA LOGISTICA<br />

Queste terapie personalizzate stanno<br />

reinventando i flussi tradizionali,<br />

imponendo una logistica sempre più<br />

versatile ma accurata. Quando il farmaco<br />

che si trasporta è creato su misura di una<br />

sola persona e a partire dal suo corredo<br />

genetico, non può esistere alcun margine<br />

d’errore, non solo nella gestione e nel<br />

trasporto di quel prodotto, ma anche delle<br />

informazioni a esso correlate.<br />

Questo processo di logistica circolare,<br />

che parte e ritorna al centro dove il<br />

paziente è ricoverato, deve garantire: la<br />

condivisione delle informazioni con gli<br />

altri operatori, un’accurata pianificazione<br />

che sia però flessibile in base allo stato di<br />

salute del paziente, una solida esperienza<br />

nella gestione e nel trasporto di prodotti<br />

in cold chain severa, la tracciabilità e<br />

la rintracciabilità del campione e del<br />

farmaco in qualunque fase del percorso,<br />

visti i costi e l’effort legato al prodotto.<br />

Le Car-T rappresentano, dunque, una<br />

grande sfida non solo per la ricerca, ma<br />

per tutta la supply chain farmaceutica.<br />

Mentre si moltiplicano anche in Italia gli<br />

studi su nuovi ambiti di applicazione e<br />

nuove strategie, i costi elevati di queste<br />

terapie personalizzate impongono<br />

sempre più una standardizzazione<br />

nella catena di approvvigionamento per<br />

consentirne la scalabilità.<br />

44


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

45


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47


POTENZA E<br />

CONTROLLO<br />

Le terapie con cellule Car<br />

stanno mantenendo le<br />

promesse di efficacia ma<br />

proprio la straordinaria<br />

capacità di stimolare<br />

l’espansione cellulare è alla<br />

base delle complicanze più<br />

serie di questi trattamenti<br />

48


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Monica Torriani<br />

Il successo delle Car-T nel<br />

soddisfare le aspettative di cura<br />

per quanto riguarda le neoplasie<br />

ematologiche ha rappresentato un<br />

punto di partenza per l’estensione<br />

dell’accesso a tali trattamenti<br />

innovativi. Nel contempo, la<br />

crescente diffusione del loro impiego<br />

ha rafforzato la già viva attenzione<br />

sugli aspetti inerenti la sicurezza.<br />

Proprio al fine di garantire la<br />

massima tutela del paziente nei<br />

confronti delle reazioni avverse<br />

correlate a questa tipologia di<br />

trattamenti, la loro erogazione<br />

avviene solo all’interno di centri<br />

a elevata specializzazione, dotati<br />

di reparti di terapie intensive<br />

dedicati e nel contesto di un team<br />

multidisciplinare composto da<br />

specialisti formati in merito alla<br />

gestione di tutte le fasi del percorso<br />

terapeutico e delle complicanze<br />

associate. Inoltre, sono allo studio<br />

forme di Car-T equipaggiate<br />

con dispositivi che possono<br />

interrompere l’espansione cellulare<br />

in caso di reazioni avverse gravi o<br />

massimizzare la selettività delle<br />

cellule ingegnerizzate per il tumore.<br />

Oltre a ciò, risulta particolarmente<br />

importante effettuare un’attenta<br />

valutazione delle condizioni iniziali<br />

del paziente, anche e soprattutto<br />

allo scopo di verificarne l’eleggibilità<br />

al trattamento e assicurare un<br />

opportuno monitoraggio postinfusione.<br />

Il tema delle reazioni avverse è stato<br />

al centro degli interventi di molti<br />

degli esperti che hanno partecipato<br />

all’evento “Car-T: dall’ospedale al<br />

territorio”, organizzato da MakingLife<br />

a Milano con il patrocinio di<br />

Fondazione Irccs Istituto nazionale<br />

dei tumori e di Regione Lombardia.<br />

DUE SINDROMI,<br />

UN’UNICA ORIGINE<br />

Le due manifestazioni più frequenti<br />

e significative della tossicità<br />

acuta legata alle Car-T sono la<br />

sindrome da rilascio citochinico<br />

(Crs, Cytokine release syndrome)<br />

e la neurotossicità (Icans, Immune<br />

effector cell-associated neurotoxicity<br />

syndrome). Lo precisa Anna Guidetti,<br />

oncologa della Fondazione Irccs<br />

Istituto nazionale dei tumori, che<br />

ricorda come tali trattamenti siano<br />

correlati anche a conseguenze<br />

tardive, prime fra tutte le citopenie<br />

(che possono riguardare globuli<br />

bianchi, globuli rossi e piastrine) e<br />

l’ipogammaglobulinemia.<br />

Tali sindromi hanno un’origine<br />

comune, rappresentata<br />

dall’espansione cellulare che<br />

segue l’infusione e che è alla<br />

base dell’innesco di uno stato di<br />

infiammazione. Si ha in tal modo<br />

un rilascio di citochine (il quale può<br />

evolvere in Crs) e un conseguente<br />

reclutamento di macrofagi che,<br />

relativamente alle Car-T cell<br />

che hanno superato la barriera<br />

ematoencefalica, può dare luogo<br />

a danno tissutale locale e alla<br />

comparsa di sintomi neurologici<br />

(Icans). Da ciò deriva che i pazienti<br />

a maggior rischio sono quelli con<br />

barriera ematoencefalica alterata o<br />

lesa e quelli nei quali l’infiammazione<br />

ha generato anomalie nei fattori della<br />

coagulazione.<br />

La Crs può produrre sintomi di<br />

intensità estremamente variabile,<br />

che vanno dalla febbre lieve<br />

con spossatezza a condizioni<br />

potenzialmente rischiose per la<br />

vita, come la compromissione della<br />

funzione respiratoria (ipossia),<br />

la capillary leak syndrome e<br />

l’ipotensione severa. Quest’ultima<br />

in genere costituisce un segnale di<br />

evoluzione rapida.<br />

La Icans compare spesso con<br />

una manifestazione aspecifica<br />

e relativamente frequente<br />

come la cefalea, per evolvere<br />

successivamente in sintomi più<br />

complessi che comprendono l’afasia<br />

espressiva (in genere rappresenta<br />

il segnale precoce) e possono (in<br />

casi rari) arrivare fino al coma<br />

causato da ipertensione endocranica.<br />

Sintomi frequenti sono le convulsioni,<br />

la compromissione motoria e la<br />

riduzione del livello di coscienza.<br />

I fattori di rischio per la tossicità<br />

includono l’estensione della malattia,<br />

il picco di espansione cellulare post<br />

infusione, lo stato di infiammazione<br />

basale attivato (che in genere<br />

si esprime con livelli elevati di<br />

ferritinemia) e l’impiego di Car-T<br />

associate a dominio costimolatorio<br />

CD28.<br />

LE FASI CRITICHE<br />

PRE E POST<br />

INFUSIONE<br />

Come introdotto da Annalisa<br />

Chiappella, ematologa della<br />

Fondazione Irccs Istituto nazionale<br />

dei tumori, sono ormai noti alcuni<br />

dei fattori predittivi non solo della<br />

risposta del paziente alle Car-T<br />

ma anche della tossicità a esse<br />

correlata. L’impegno del team<br />

multidisciplinare coinvolto nella<br />

procedura, sottolinea Chiappella,<br />

non può pertanto prescindere da<br />

un’attenta valutazione del quadro<br />

clinico, a seguito della quale i<br />

soggetti che non esprimono uno<br />

stato generale al di sopra di una<br />

determinata soglia (performance<br />

status ≥ 2) devono risultare non<br />

49


eleggibili al trattamento.<br />

Il paziente viene sottoposto a<br />

screening iniziale per verificare<br />

che non abbia in corso infezioni<br />

attive e valutato per eventuali<br />

coinvolgimenti del sistema nervoso<br />

centrale nella patologia, aspetto che<br />

impone l’esclusione dal trattamento<br />

con le Car-T. Criteri di eleggibilità<br />

aggiuntivi sono rappresentati dalle<br />

caratteristiche del soggetto, ad<br />

esempio dal fatto che sia già stato<br />

sottoposto a terapie stressanti per<br />

l’organismo, che in questo caso<br />

tende a rispondere in maniera meno<br />

efficace alle cure.<br />

A valle del trattamento, il paziente<br />

viene sottoposto a un monitoraggio<br />

post infusivo, che impone<br />

inizialmente una maggiore frequenza<br />

nella valutazione dei parametri<br />

ematici (due volte al giorno) e<br />

neurologici (ogni otto ore).<br />

L’assenza di reazioni ritenute<br />

rilevanti permette la dimissione a<br />

distanza di 10 giorni dall’infusione<br />

ma anche dopo il ritorno a domicilio<br />

è richiesto che il paziente permanga<br />

in un luogo relativamente vicino<br />

all’ospedale e che vi ritorni almeno<br />

una volta alla settimana per i<br />

controlli. A un mese e a tre mesi dal<br />

trattamento vengono effettuate due<br />

rivalutazioni della malattia.<br />

La comparsa di sintomi, invece,<br />

determina l’attivazione dello<br />

specialista di competenza.<br />

GESTIONE<br />

DELLA TOSSICITÀ<br />

Entrambe le sindromi, quando<br />

presenti, vengono sottoposte a un<br />

grading accurato basato su scale di<br />

valutazione internazionali.<br />

Al paziente con febbre dovuta al<br />

rilascio citochinico deve sempre<br />

essere somministrata una terapia<br />

antibiotica; al contempo, i sintomi<br />

vengono trattati primariamente<br />

(in fase 1) con paracetamolo.<br />

L’evoluzione in fase 2 impone di<br />

allertare in via preventiva la terapia<br />

intensiva (Icu) e di valutare la<br />

somministrazione di tocilizumab; nei<br />

casi più severi, viene considerata la<br />

possibilità di trattare il paziente con<br />

desametasone. L’ulteriore evoluzione<br />

del quadro clinico comporta il<br />

trasferimento in Icu e l’infusione di<br />

dosi elevate di desametasone. Fra<br />

gli altri farmaci impiegati, si citano<br />

siltuximab e anakinra.<br />

La neurotossicità lieve non<br />

richiede un trattamento specifico,<br />

malgrado in molti centri sia prassi<br />

somministrare in via preventiva<br />

una terapia antiepilettica. Sintomi<br />

più intensi comportano invece<br />

l’impiego di desametasone, mentre<br />

il tocilizumab viene utilizzato solo<br />

se è presente anche la Crs. A causa<br />

del rischio estremo associato<br />

(edema cerebrale), la Icans di grado<br />

3 impone il trasferimento in Icu e la<br />

conseguente intubazione.<br />

Il paziente viene sottoposto a RM<br />

all’encefalo al fine di valutare la<br />

presenza di ipertensione endocranica<br />

e a elettroencefalogramma per<br />

verificare lo stato di sofferenza<br />

cerebrale.<br />

Una complicanza rara (si verifica<br />

nell’1% dei casi) ma molto grave<br />

è rappresentata dalla sindrome<br />

di attivazione macrofagica, che<br />

porta a infiltrazione multiorgano<br />

con gravi alterazioni del quadro<br />

clinico comprendenti uno stato di<br />

infiammazione intensa, sofferenza<br />

tissutale, transaminite (per<br />

infiltrazione del fegato), alterazioni<br />

della coagulazione, citopenia<br />

(per infiltrazione del midollo) e<br />

ipertrigliceridemia.<br />

Il criterio diagnostico più importante<br />

in questo caso è costituito dalla<br />

ferritinemia, che può raggiungere<br />

valori estremamente elevati. La<br />

sindrome di attivazione macrofagica<br />

viene trattata (con scarso successo)<br />

con anakinra e desametasone e<br />

destinata nella maggior parte dei<br />

casi a un’evoluzione molto rapida.<br />

LE TOSSICITÀ<br />

TARDIVE<br />

Le più frequenti complicanze<br />

tardive del trattamento Car-T sono<br />

rappresentate dalle citopenie,<br />

che fanno la loro comparsa<br />

generalmente a distanza di 3-6<br />

mesi dall’infusione e producono un<br />

impatto significativo sulla qualità<br />

di vita del paziente. Tali condizioni<br />

possono permanere per mesi e<br />

richiedere trasfusioni.<br />

L’ipogammaglobulinemia è dovuta<br />

all’azione delle Car-T cell sulle<br />

cellule B sane e comporta una<br />

riduzione nella produzione di<br />

anticorpi e, dunque, un rischio<br />

infettivo aumentato.<br />

Le cause precise delle citopenie e<br />

dell’ipogammaglobulinemia non sono<br />

a oggi note, ma il fattore di rischio<br />

principale sembra essere costituito<br />

dallo stato di infiammazione intensa<br />

dell’organismo che, sommato<br />

all’effetto prodotto dalle terapie<br />

cui il paziente è stato sottoposto<br />

in precedenza, conduce a una<br />

compromissione della funzione<br />

midollare. Un ulteriore aspetto<br />

rilevante nella determinazione<br />

del rischio è rappresentato dalle<br />

caratteristiche genetiche del<br />

paziente.<br />

La presenza di Crs o Icans e la<br />

somministrazione di desametasone<br />

aumentano inevitabilmente il rischio<br />

di infezioni, in particolare da funghi.<br />

Poiché evenienze quali la candidemia<br />

possono evolvere in sepsi, i pazienti<br />

a rischio vengono sottoposti a<br />

profilassi per la candida.<br />

50


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Farmacovigilanza<br />

e Car-T<br />

IN AMBITO DI SICUREZZA DELLE TERAPIE CON CELLULE CAR-T, LA FARMACOVIGILANZA<br />

RAPPRESENTA UN SUPPORTO IMPORTANTE SIA PER COMPRENDERE I MECCANISMI DELLE<br />

REAZIONI AVVERSE E DEI FENOMENI DI RESISTENZA, SIA PER DEFINIRE GLI OPPORTUNI<br />

STRUMENTI REGOLATORI E LE PROCEDURE<br />

Monica Torriani<br />

52


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Le cellule Car-T sono linfociti T<br />

ingegnerizzati per esprimere un<br />

recettore chimerico antigenico,<br />

funzionale al riconoscimento di<br />

una cellula tumorale che esprime<br />

tale antigene e alla sua distruzione.<br />

Rappresentano, pertanto, una<br />

combinazione di terapia genica e<br />

terapia cellulare a elevatissimo<br />

grado di personalizzazione, la cui<br />

realizzazione coinvolge nutriti team<br />

multidisciplinari, strutture sanitarie<br />

e cell factory (officine farmaceutiche<br />

specializzate per la produzione di<br />

medicinali a base di cellule).<br />

I successi derivanti dal loro impiego<br />

nel trattamento di pazienti senza<br />

alcuna alternativa terapeutica, e<br />

pertanto altrimenti avviati verso un<br />

destino infausto, sono alla base della<br />

loro relativamente rapida diffusione<br />

in clinica che, tuttavia, per la natura<br />

stessa dei prodotti, ha posto non<br />

poche problematiche in termini<br />

di regolatorio e farmacovigilanza.<br />

Malgrado le preoccupazioni, è tuttavia<br />

doveroso sottolineare che i casi di<br />

ritiro dal commercio dei farmaci a<br />

base di Car-T finora registrati non<br />

sono legati a questioni di sicurezza,<br />

ma a motivazioni di carattere<br />

economico-finanziario.<br />

L’INQUADRAMENTO<br />

REGOLATORIO<br />

Le Car-T sono classificate come<br />

terapie geniche e rientrano fra le<br />

terapie avanzate, soluzioni di cura<br />

che rappresentano l’estrema frontiera<br />

dell’innovazione biotecnologica.<br />

La normativa impone la richiesta<br />

di una doppia autorizzazione: alla<br />

produzione (che rappresenta una<br />

garanzia di qualità del prodotto)<br />

I CASI DI RITIRO DAL<br />

COMMERCIO DEI<br />

FARMACI A BASE<br />

DI CAR-T FINORA<br />

REGISTRATI NON SONO<br />

LEGATI A QUESTIONI<br />

DI SICUREZZA, MA<br />

A MOTIVAZIONI<br />

DI CARATTERE<br />

ECONOMICO-<br />

FINANZIARIO<br />

e all’immissione in commercio<br />

(garanzia di sicurezza ed efficacia).<br />

Data la loro relativamente recente<br />

introduzione, le Car-T sono soggette<br />

alla procedura di autorizzazione<br />

centralizzata, per ottenere la quale il<br />

richiedente inoltra domanda a Ema,<br />

nel cui Chmp (Committee on human<br />

medicinal products) è stato creato un<br />

comitato di esperti sui prodotti per<br />

terapie avanzate (Atmp, Advanced<br />

therapy medicinal products).<br />

I dossier che le aziende sono tenute<br />

a presentare all’Agenzia europea<br />

sono tenuti a soddisfare requisiti<br />

supplementari rispetto ai farmaci<br />

tradizionali e le linee guida di<br />

riferimento nel settore sono soggette<br />

a un continuo aggiornamento.<br />

Esiste poi la possibilità di utilizzo<br />

secondo hospital exemption (HE),<br />

una procedura che riguarda i<br />

prodotti in attesa di autorizzazione e<br />

applicabile in condizioni particolari<br />

esclusivamente in pazienti trattati<br />

nel setting ospedaliero con una<br />

normativa molto restrittiva in<br />

termini di tracciabilità, qualità e<br />

farmacovigilanza. L’HE è concessa<br />

prevalentemente ai centri accademici<br />

che sviluppano Atmp da parte<br />

dell’ente regolatore dello Stato<br />

membro di appartenenza.<br />

LE RIPERCUSSIONI<br />

ECONOMICHE<br />

La sicurezza post-marketing è un<br />

aspetto fondamentale per terapie di<br />

impiego sempre più diffuso ma che<br />

non godono ancora di una statistica<br />

nel mercato a prova di dubbio.<br />

Ricordiamo, infatti, che la prima<br />

approvazione di un trattamento<br />

Car-T da parte di Fda risale al<br />

2017, la prima in Europa al 2018<br />

e in Italia al 2019. Non dobbiamo,<br />

inoltre, dimenticare che nel corso<br />

dei trial clinici pre-autorizzativi,<br />

questi prodotti vengono valutati in<br />

un numero estremamente limitato di<br />

pazienti.<br />

Tutto ciò ha una duplice valenza.<br />

La valutazione degli aspetti di<br />

sostenibilità economica, al centro<br />

dell’attenzione degli addetti ai<br />

lavori per le possibili ripercussioni<br />

sull’accesso a tali cure, porta<br />

altresì a considerazioni interessanti<br />

relativamente alla distribuzione<br />

dei costi. Emerge, di fatto, che<br />

una percentuale non trascurabile<br />

della spesa per l’allestimento e<br />

l’erogazione delle terapie Car-T è<br />

legata a procedure esterne rispetto<br />

a quelle di raccolta cellulare,<br />

manufacturing, linfodeplezione e<br />

reinfusione. In particolare, una parte<br />

delle risorse economiche viene spesa<br />

nella gestione degli eventi avversi.<br />

53


STUDIARE<br />

LA TOSSICITÀ A<br />

BREVE TERMINE<br />

Lo scopo delle attività di monitoraggio<br />

che seguono l’immissione in<br />

commercio è quello di caratterizzare<br />

meglio il profilo di sicurezza di<br />

questi prodotti, al fine di identificare<br />

strumenti di rilevazione tempestiva<br />

delle reazioni avverse e aggiornare<br />

puntualmente linee guida e strumenti<br />

regolatori perché siano sempre più<br />

funzionali alla minimizzazione del<br />

rischio.<br />

In particolare, il tema caldo è<br />

rappresentato dalle due complicanze<br />

più comuni che, secondo il Faers (Fda<br />

adverse event reporting system), sono<br />

la sindrome da rilascio di citochine<br />

(Crs, Cytokine release syndrome),<br />

che interessa fino al 90% dei<br />

pazienti, sebbene di grado variabile,<br />

e la neurotossicità (Icans, Immune<br />

effector cell-associated neurotoxicity<br />

syndrome). Le osservazioni in<br />

farmacovigilanza mostrano che<br />

spesso tali conseguenze indesiderate<br />

compaiono precocemente<br />

(nel 75% dei casi nei primi 10<br />

giorni dall’infusione di cellule) e<br />

contemporaneamente. Inoltre, le<br />

evidenze mostrano che un intervento<br />

farmacologico (tocilizumab,<br />

corticosteroidi) tempestivo sui<br />

pazienti colpiti da reazione avversa<br />

consente di limitarne le conseguenze<br />

e massimizzare le chance di successo<br />

della terapia.<br />

Mentre il focus è concentrato sulle<br />

reazioni avverse più frequenti (oltre<br />

alle già citate Crs e Icans vi sono<br />

linfopenie, rischio infettivo…) non<br />

mancano studi che suggeriscono che<br />

l’incidenza di altre complicanze, ad<br />

esempio polmonari (alterazioni della<br />

membrana pleurica, insufficienza<br />

respiratoria) e cardiovascolari<br />

(cardiomiopatie, tachiaritmie,<br />

fibrillazione e flutter atriale, aritmie<br />

ventricolari, alterazioni pericardiche,<br />

tromboembolismo venoso), potrebbe<br />

essere sottostimata.<br />

Nel suo complesso, lo studio<br />

della tossicità a breve termine ha<br />

permesso di definire e introdurre<br />

una serie di interventi finalizzati alla<br />

mitigazione del rischio. Fra questi,<br />

una tempistica di monitoraggio più<br />

stretta nel periodo immediatamente<br />

a valle della reinfusione, l’obbligo<br />

a una formazione specifica del<br />

personale coinvolto nella gestione<br />

del trattamento lungo tutto il suo iter<br />

e requisiti specifici per i centri ai fini<br />

dell’accreditamento.<br />

UNA PERCENTUALE<br />

NON TRASCURABILE<br />

DELLA SPESA PER<br />

L’ALLESTIMENTO<br />

E L’EROGAZIONE<br />

DELLE TERAPIE<br />

CAR-T È LEGATA A<br />

PROCEDURE ESTERNE,<br />

IN PARTICOLARE<br />

ALLA GESTIONE DEGLI<br />

EVENTI AVVERSI<br />

I DATI (PREZIOSI)<br />

GENERATI NEL<br />

MERCATO<br />

In quest’ottica, l’utilizzo dei real world<br />

data disponibili è stato di grande supporto<br />

nella gestione dei prodotti già sul mercato<br />

così come in fase di autorizzazione di<br />

nuovi farmaci. Sembra un paradosso,<br />

data la quantità di informazioni<br />

potenzialmente ricavabili dall’impiego<br />

dei farmaci, ma regolatori, fabbricanti e<br />

tutti gli altri stakeholder coinvolti nella<br />

articolata filiera devono ancora oggi fare<br />

fronte a numerose sfide nell’uso dei dati,<br />

prevalentemente a causa dell’assenza<br />

di protocolli armonizzati e limitate<br />

trasparenza, interoperabilità e capacità di<br />

condivisione delle informazioni.<br />

I registri di raccolta dei dati di real world<br />

sono di estrema utilità anche ai fini dello<br />

studio dei fenomeni di resistenza, sia<br />

dal punto di vista delle caratteristiche<br />

correlate della malattia che per quanto<br />

riguarda le procedure da applicare<br />

nell’iter che va dall’identificazione del<br />

paziente al monitoraggio post infusione<br />

per minimizzarne le possibilità di<br />

insorgenza. In aggiunta a ciò, potrebbero<br />

essere di supporto all’individuazione<br />

di biomarker specifici per le reazioni<br />

avverse e, in ultima analisi, alla<br />

mitigazione del rischio correlato a<br />

queste terapie. Sotto questo profilo, le<br />

tecnologie digitali, intelligenza artificiale<br />

in primis, potranno fornire nuovi e più<br />

potenti strumenti di raccolta, analisi e<br />

interpretazione.<br />

Riferimenti<br />

(1) Elisabetta Poluzzi et al. Post-Marketing<br />

Surveillance of Car-T-Cell Therapies: Analysis of<br />

the FDA Adverse Event Reporting System (Faers)<br />

Database. Drug Safety. (2022)<br />

(2) M.B. Funk et al. Regulatory Measures to<br />

Improve the Safety of Car-T-Cell Treatment.<br />

Transfusion Medicine and Hemotherapy. (<strong>2023</strong>)<br />

(3) R.Shouval et al. Adverse Cardiovascular and<br />

Pulmonary Events Associated With Chimeric<br />

Antigen Receptor T-Cell Therapy. Journal of the<br />

American College of Cardiology. (2021)<br />

54


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

55


UNA APP PER GESTIRE LE POSSIBILI<br />

COMPLICANZE CON CAR-T<br />

Valentina Guidi<br />

56


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

MY T CELL È UNA APP<br />

PER SMARTPHONE CHE<br />

AIUTA IL PERSONALE<br />

SANITARIO DALLE FASI DI<br />

PRE-SOMMINISTRAZIONE<br />

ALLA GESTIONE DELLE<br />

TOSSICITÀ CHE POSSONO<br />

EMERGERE DOPO<br />

L’INFUSIONE DI TERAPIE<br />

CAR-T O BITE<br />

Unire tutte le informazioni che servono<br />

al personale sanitario per una buona<br />

gestione del paziente prima e dopo la<br />

somministrazione delle terapie a base di<br />

cellule Car-T e anticorpi monoclonali BiTE<br />

e metterle in una app per smartphone.<br />

Questa è l’idea messa a punto da un<br />

gruppo di ricercatori di Monaco di<br />

Baviera che, con la loro My T Cell, hanno<br />

provato a dare una forma concreta al<br />

concetto di digitalizzazione nel mondo<br />

delle terapie avanzate e al contempo<br />

a offrire un’alternativa per affrontare<br />

la complessa sfida della gestione<br />

delle immunoterapie e dei loro effetti<br />

collaterali.<br />

TERAPIE<br />

RIVOLUZIONARIE.<br />

E LA GESTIONE?<br />

Dire che negli ultimi anni il mondo<br />

delle terapie avanzate ha fatto<br />

passi da gigante è dir poco. Sul<br />

mercato si stanno infatti affacciando<br />

sempre più prodotti farmaceutici<br />

radicalmente diversi da quelli<br />

comunemente definiti tali. Proprio<br />

le loro caratteristiche innovative,<br />

però, richiedono processi produttivi<br />

particolari, competenze specifiche e<br />

una logistica adeguata.<br />

Nel caso delle terapie a base di<br />

cellule Car-T, ad esempio, il processo<br />

di produzione e somministrazione<br />

prevede una logistica complessa<br />

scandita da una serie di fasi che<br />

devono concatenarsi in modo<br />

preciso. Innanzitutto i linfociti T<br />

devono essere prelevati dal paziente,<br />

separati dal campione di sangue per<br />

leucaferesi, congelati e trasportati<br />

dove avrà luogo la seconda fase, cioè<br />

l’ingegnerizzazione genetica. Nel<br />

frattempo il paziente deve essere<br />

sottoposto a una chemioterapia<br />

linfodepletiva pre-trattamento che,<br />

eliminando i linfociti T regolatori<br />

che attaccherebbero le cellule Car-T,<br />

permette di ottenere un ambiente<br />

favorevole alla loro proliferazione.<br />

Infine, arriva il momento della<br />

somministrazione del prodotto finito:<br />

in centri specializzati, le cellule Car-T<br />

vengono infuse nel paziente.<br />

Tutto questo richiede di rispettare<br />

tempistiche ben precise e<br />

di raggiungere una notevole<br />

coordinazione tra le varie figure<br />

sanitarie associate a queste terapie,<br />

come medici di riferimento e centri<br />

incaricati di eseguire il trattamento.<br />

Un compito non facile da cui però<br />

dipende la buona riuscita dell’intero<br />

processo.<br />

PROBLEMI<br />

DI TOSSICITÀ<br />

Tuttavia, a rappresentare una sfida<br />

per i sanitari che si occupano di<br />

immunoterapie non è solo l’aspetto<br />

logistico ma anche il monitoraggio<br />

degli effetti collaterali legati alla<br />

loro somministrazione, che possono<br />

discostarsi molto da quelli più<br />

comunemente osservati.<br />

Anche a causa del loro meccanismo<br />

di azione, infatti, questo tipo di terapie<br />

può causare diversi livelli di tossicità<br />

a carico del sistema immunitario<br />

e non solo, le cui conseguenze<br />

possono essere molto gravi. Spesso<br />

il meccanismo con cui insorge questo<br />

genere di effetti collaterali, che a volte<br />

si configurano come vere e proprie<br />

patologie, non è ancora del tutto chiaro<br />

e il loro trattamento può coinvolgere<br />

la somministrazione di ulteriori<br />

farmaci, che vanno a complicare il<br />

regime farmacologico del paziente.<br />

Monitorare attentamente le condizioni<br />

di chi ha ricevuto il trattamento,<br />

anche nel periodo successivo alla<br />

sua somministrazione, risulta quindi<br />

fondamentale ma allo stesso tempo<br />

complesso, data la varietà di effetti<br />

avversi possibili, le conoscenze ancora<br />

in fase di acquisizione e gli aspetti<br />

logistici.<br />

Ecco perché un gruppo di ricercatori<br />

di Monaco di Baviera ha deciso<br />

di raccogliere la sfida posta dalla<br />

gestione della logistica e delle tossicità<br />

legate alle immunoterapie cercando<br />

un modo per semplificare il lavoro<br />

del personale sanitario dedicato. In<br />

particolare, l’interesse del gruppo<br />

di ricerca è ricaduto sui prodotti a<br />

base di cellule Car-T anti CD19 e su<br />

blinatumomab, il primo principio<br />

attivo antitumorale appartenente al<br />

nuovo gruppo di anticorpi monoclonali<br />

bispecifici denominati BiTE.<br />

57


CELLULE CAR-T ANTI-CD19<br />

Per ottenere le cellule Car-T si modificano i linfociti T con l’aggiunta del recettore<br />

artificiale Car (Chimeric antigen receptor). In questo modo le cellule manipolate<br />

potranno riconoscere specifiche molecole di varia natura presenti sulla superficie<br />

della cellula bersaglio. Una delle due tipologie di terapia a base di Car-T finora<br />

approvate utilizza un recettore che riconosce la molecola CD19, presente sui<br />

linfociti B sia sani sia cancerosi e quindi indicata per il trattamento di alcuni tipi di<br />

tumore del sangue.<br />

Le tossicità legate alle terapie con cellule Car-T possono manifestarsi a livello<br />

di sistema nervoso e di sistema immunitario. In questo secondo caso le possibili<br />

conseguenze variano dall’aplasia dei linfociti B, causata dal meccanismo di<br />

azione della terapia che danneggia anche le cellule B sane, a una reazione troppo<br />

aggressiva del sistema immunitario, che si può manifestare ad esempio con la<br />

sindrome da rilascio citochinico o con la sindrome da attivazione macrofagica, in<br />

cui i macrofagi rispondono in modo esagerato danneggiando anche i tessuti sani.<br />

MY T CELL,<br />

L’AIUTO IN UNA APP<br />

Il gruppo di ricerca si è mosso con<br />

l’obiettivo di ottenere una gestione del<br />

paziente snella ed efficace attraverso<br />

un’applicazione per smartphone<br />

interattiva che, da un lato, contenga<br />

informazioni utili per il personale<br />

sanitario alle prese con la logistica<br />

pre-somministrazione e, dall’altro,<br />

fornisca linee guida sulla gestione delle<br />

tossicità che possono insorgere durante<br />

e dopo il trattamento. Il gruppo ha quindi<br />

integrato in un’unica piattaforma digitale<br />

le informazioni raccolte con un’estesa<br />

ricerca bibliografica, sviluppando una<br />

libreria di consigli diagnostici e terapeutici<br />

e un algoritmo interattivo per ottenere<br />

consigli idonei al livello di tossicità<br />

sviluppato.<br />

Nello specifico, l’applicazione include<br />

linee guida per determinare l’idoneità<br />

di un paziente alla terapia e per<br />

effettuarne lo screening, valutazioni sulla<br />

sicurezza del trattamento e regole per<br />

interromperlo prima della leucaferesi o<br />

dell’infusione. Per quanto riguarda invece<br />

la tossicità, dopo aver inserito alcuni<br />

dati rilevanti relativi ai disturbi insorti tra<br />

cui la sindrome da rilascio citochinico,<br />

la sindrome da attivazione macrofagica<br />

e i disturbi legati alla neurotossicità,<br />

l’applicazione restituisce informazioni utili<br />

a una gestione specifica per il livello di<br />

gravità manifestato. Inoltre, il programma<br />

fornisce assistenza al personale sanitario<br />

nella diagnosi e nel trattamento di altre<br />

condizioni avverse, come le infezioni e<br />

la pancitopenia. A concludere l’offerta<br />

di supporto science-based, infine,<br />

l’applicazione include una carrellata di<br />

importanti pubblicazioni scientifiche con<br />

link diretto agli abstract.<br />

Il prototipo dell’applicazione è stato<br />

validato da 38 medici impegnati nella<br />

somministrazione di terapie Car-T o BiTE<br />

per il trattamento del linfoma diffuso<br />

ANTICORPI MONOCLONALI BISPECIFICI BITE<br />

a grandi cellule B e della leucemia<br />

linfoblastica acuta da precursori delle<br />

cellule B in cinque centri tedeschi. La<br />

maggior parte dei medici ha trovato<br />

utile l’applicazione: il 95% di loro ha<br />

infatti ritenuto che My T Cell migliori<br />

effettivamente la gestione delle<br />

tossicità, mentre l’82% ha dichiarato<br />

che utilizzando l’app ha risparmiato<br />

tempo durante la pratica clinica. In<br />

particolare, gli aspetti più apprezzati<br />

sono stati la velocità e la facilità di<br />

utilizzo, che permettono di gestire queste<br />

immunoterapie in modo più semplice.<br />

A questo punto i ricercatori possono<br />

pensare ai loro obiettivi a lungo termine:<br />

utilizzare l’applicazione come mezzo per<br />

accelerare la diffusione dei trattamenti<br />

Car-T e BiTE, aumentandone la sicurezza<br />

e migliorando l’aderenza alle linee guida.<br />

Riferimenti<br />

1) V.Blumenberg, L. Siegmund, L. Frölich, K. Rejeski,<br />

F. Hildebrandt, C. Schmidt, M. von Bergwelt, V. L.<br />

Buecklein, M. Subklewe, “My T Cell”: A Smartphone<br />

Application for Guidance of Car T Logistics and<br />

Management of Car T & BiTE Related Toxicities. 2021.<br />

Blood: American Society of Haematology<br />

2) S. Bertoli, M. Rivano, Car-T: trattamenti disponibili e<br />

in corso di sperimentazione. 2021.<br />

3) www.oncofarma.it<br />

4) BLINCYTO 38,5 microgrammi polvere per<br />

concentrato e soluzione per soluzione per infusione:<br />

riassunto delle caratteristiche del prodotto. Aifa. <strong>2023</strong><br />

5) www.mytcell.de<br />

Gli anticorpi monoclonali BiTE (Bi-specific T-cell Engagers) sono molecole che<br />

riescono a connettere come una sorta di ponte i linfociti T e i linfociti B, legando<br />

contemporaneamente gli antigeni CD3 e CD19, presenti rispettivamente sul primo<br />

e sul secondo tipo di cellule. La conseguenza di tale legame è un’attivazione del<br />

sistema immunitario specifica, che viene impiegata nel trattamento di alcuni tipi<br />

di tumore del sangue.<br />

Il primo di questi anticorpi monoclonali autorizzati come agenti antitumorali è<br />

blinatumomab, il cui utilizzo può causare effetti tossici anche di grave entità a<br />

carico del sistema nervoso e di quello immunitario. Ad esempio, l’iperattivazione<br />

di quest’ultimo può provocare la sindrome da rilascio citochinico, caratterizzata<br />

da un’eccessiva emissione di citochine. Anche l’apparato circolatorio può venire<br />

coinvolto, dato che il trattamento potrebbe causare lisi tumorale a seguito della<br />

quale il contenuto delle cellule cancerose si riversa nel torrente circolatorio.<br />

58


TCR gene<br />

editing, la<br />

terapia che<br />

supera i limiti<br />

delle Car-T<br />

Valentina Guidi<br />

La tecnica di ingegnerizzazione del<br />

recettore Tcr dei linfociti T permette di<br />

colpire molecole target anche all’interno<br />

della cellula bersaglio, aprendo così la<br />

strada al trattamento dei tumori solidi<br />

Chiara Bonini, vicedirettrice della Divisione di ricerca di<br />

immunologia, trapianti e malattie infettive dell’Istituto scientifico<br />

Ospedale San Raffaele di Milano<br />

Le terapie a base di cellule<br />

Car-T si stanno sempre più<br />

affermando nel panorama<br />

dei trattamenti per i pazienti<br />

oncologici, sia a livello di<br />

diversificazione dei prodotti,<br />

sia come avanzamento<br />

nelle linee di trattamento.<br />

Nonostante i risultati sempre<br />

più incoraggianti, esistono<br />

grossi limiti che al momento<br />

confinano l’utilizzo di queste<br />

terapie in un ambito molto<br />

ristretto. Ma la ricerca serve<br />

proprio a superare i limiti<br />

ed è questa la direzione in<br />

cui sta lavorando il gruppo<br />

guidato da Chiara Bonini,<br />

vicedirettrice della Divisione<br />

di ricerca di immunologia,<br />

trapianti e malattie infettive<br />

dell’Istituto scientifico<br />

Ospedale San Raffaele<br />

di Milano e ordinaria di<br />

ematologia presso la facoltà<br />

di medicina e chirurgia<br />

dell’Università Vita-Salute<br />

San Raffaele. Le abbiamo<br />

posto alcune domande così<br />

da comprendere vantaggi,<br />

ostacoli e prospettive<br />

dell’approccio denominato<br />

Tcr gene editing.<br />

Il vostro laboratorio ha<br />

messo a punto una tecnica<br />

molto promettente per lo<br />

sviluppo di terapie in campo<br />

oncologico. Quali sono le<br />

sue caratteristiche?<br />

Il nostro gruppo ha elaborato<br />

un approccio basato sulla<br />

tecnica di Tcr gene editing<br />

che punta ad andare dove le<br />

60


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Car-T non vanno e che quindi<br />

ha le potenzialità di inserirsi<br />

in modo complementare a<br />

questo genere di terapie.<br />

Il punto di partenza è<br />

l’ingegnerizzazione del<br />

recettore Tcr dei linfociti<br />

T che, in natura, viene<br />

utilizzato da queste<br />

cellule per riconoscere<br />

gli antigeni. Si tratta di un<br />

recettore molto specifico:<br />

ogni linfocita T ha infatti<br />

un solo Tcr che riconosce<br />

uno specifico antigene.<br />

Un individuo che sviluppa<br />

un tumore avrà quindi<br />

anche dei linfociti T che<br />

lo riconoscono e hanno le<br />

capacità di combatterlo. Il<br />

problema è che il tumore<br />

non è qualcosa di estraneo<br />

all’organismo, è invece<br />

formato da cellule che<br />

ne fanno parte, quindi i<br />

linfociti che lo riconoscono<br />

normalmente vengono<br />

in gran parte soppressi<br />

dall’organismo. In condizioni<br />

non patologiche, infatti,<br />

il nostro corpo ha tutto<br />

l’interesse a evitare che il<br />

proprio sistema immunitario<br />

combatta l’organismo da<br />

cui proviene: violare questa<br />

regola significa esporsi al<br />

rischio di sviluppare una<br />

malattia autoimmune. Nel<br />

caso del tumore, però, è<br />

nostro interesse forzare<br />

questo fine bilanciamento<br />

e fortificare i linfociti T che<br />

naturalmente riconoscono il<br />

tumore. Una volta prelevate<br />

le cellule dal paziente,<br />

quindi, si individuano<br />

i geni responsabili di<br />

questo riconoscimento e<br />

si trasferiscono in molti<br />

altri linfociti T, in modo da<br />

aumentare il numero di<br />

“<br />

Il punto di<br />

partenza è<br />

l’ingegnerizzazione<br />

del recettore Tcr<br />

dei linfociti T<br />

che, in natura,<br />

viene utilizzato<br />

da queste cellule<br />

per riconoscere gli<br />

antigeni<br />

cellule pronte ad attaccare il<br />

tumore.<br />

La vostra linea<br />

terapeutica si basa quindi<br />

sull’ingegnerizzazione dei<br />

linfociti T, proprio come<br />

quelle che utilizzano le<br />

cellule Car-T. Quali sono le<br />

differenze?<br />

Le tecniche basate sul<br />

recettore Tcr e quelle che<br />

utilizzano il Car partono<br />

dallo stesso principio:<br />

manipolare geneticamente<br />

i linfociti T, una delle<br />

sottopopolazioni di leucociti<br />

presenti nel sangue. Le<br />

somiglianze però si fermano<br />

qui. Nel secondo caso,<br />

infatti, le cellule vengono<br />

equipaggiate con un<br />

recettore artificiale, detto<br />

appunto Car (Chimeric<br />

antigen receptor), in grado<br />

di riconoscere una molecola<br />

proteica, glucidica o lipidica<br />

di nostro interesse nella<br />

sua forma naturale, intera<br />

e funzionante, ed esposta<br />

sulla superficie della<br />

cellula bersaglio. Il nostro<br />

approccio punta invece<br />

a fortificare il recettore<br />

naturale presente in questa<br />

tipologia di cellule, chiamato<br />

Tcr (T cell receptor). Il suo<br />

funzionamento è differente<br />

rispetto a quello del<br />

recettore Car: da una parte<br />

è più limitato, poiché può<br />

riconoscere solo molecole<br />

peptidiche, ma dall’altro<br />

amplia sostanzialmente lo<br />

spettro di molecole target<br />

dato che può legarsi a<br />

proteine presenti non solo<br />

sulla superficie cellulare,<br />

ma anche al suo interno.<br />

Il recettore Tcr, infatti,<br />

sfrutta il meccanismo di<br />

risposta immunitaria basato<br />

sul sistema dell’Hla (Human<br />

leukocyte antigen). L’Hla<br />

è in grado di presentare<br />

sulla superficie delle cellule<br />

“<br />

Poiché l’Hla<br />

presenta solo<br />

parti della<br />

sequenza<br />

amminoacidica<br />

della proteina, il<br />

recettore Car non<br />

può riconoscerla,<br />

mentre il Tcr sì<br />

dei frammenti di proteine<br />

spezzettate a livello degli<br />

organuli detti proteasomi.<br />

Attraverso questo sistema<br />

le proteine estranee<br />

presenti in una cellula, ad<br />

esempio quelle di un virus<br />

che l’ha infettata, vengono<br />

portate sotto forma di<br />

frammenti sulla superficie<br />

della cellula, in modo da<br />

poter essere riconosciuti<br />

come antigeni dai linfociti T.<br />

Anche gli antigeni tumorali<br />

sono processati da questo<br />

sistema. Poiché però l’Hla<br />

presenta solo parti della<br />

sequenza amminoacidica<br />

della proteina, il recettore<br />

Car non può riconoscerla,<br />

mentre il Tcr sì.<br />

Al momento un grosso<br />

limite delle Car-T è l’essere<br />

efficaci solo in campo<br />

ematologico. È così anche<br />

per le tecniche di Tcr gene<br />

editing?<br />

Potenzialmente il Tcr<br />

modificato può essere<br />

efficace contro diversi tipi di<br />

tumore del sangue e contro<br />

i tumori solidi, proprio<br />

grazie alla sua capacità<br />

di riconoscere proteine<br />

che si trovano all’interno<br />

della cellula. Le molecole<br />

espresse solo dal tumore –<br />

qualunque esso sia – e non<br />

dalle cellule sane, tendono<br />

infatti a non trovarsi sulla<br />

superficie cellulare, bensì al<br />

suo interno.<br />

Questo è anche il motivo<br />

per cui le terapie a base di<br />

Car-T al momento agiscono<br />

solo su tumori del sangue.<br />

Non potendo il recettore<br />

chimerico riconoscere<br />

61


proteine interne alla<br />

cellula, le molecole su cui<br />

basa il suo funzionamento<br />

vengono espresse sia<br />

dalle cellule tumorali sia<br />

dalle omologhe sane. In<br />

particolare le terapie finora<br />

approvate agiscono sulle<br />

molecole CD-19 e BCMA,<br />

colpendo efficacemente i<br />

linfociti B cancerosi, ma<br />

anche quelli sani. In questo<br />

modo, a fronte del beneficio<br />

della terapia, il paziente si<br />

trova però a dover vivere<br />

senza queste cellule. La<br />

loro mancanza può essere<br />

sopperita da terapie<br />

farmacologiche adeguate,<br />

ma fuori dal confine dei<br />

tumori del sangue colpire<br />

anche il corrispettivo sano<br />

della cellula tumorale<br />

potrebbe portare a tossicità<br />

troppo elevate.<br />

Quali sono le maggiori<br />

difficoltà che hanno<br />

caratterizzato il percorso<br />

di ricerca su Tcr fino a<br />

oggi?<br />

Uno dei passaggi complessi<br />

è proprio la ricerca delle<br />

proteine che differenziano<br />

la cellula sana da quella<br />

tumorale. Inoltre, una volta<br />

individuata la molecola,<br />

il trasferimento genico<br />

attraverso vettore virale o<br />

retrovirale, comunemente<br />

utilizzato per ottenere le<br />

Car-T, risulta problematico<br />

quando a dover essere<br />

ingegnerizzato è il<br />

recettore Tcr. Il linfocita T<br />

considerato, infatti, ha già<br />

un proprio Tcr e aggiungere<br />

quello modificato significa<br />

ottenere cellule con due<br />

recettori. Questa condizione<br />

può facilmente dare luogo<br />

a situazioni indesiderate:<br />

“<br />

Potenzialmente<br />

il Tcr modificato<br />

può essere efficace<br />

contro diversi<br />

tipi di tumore del<br />

sangue e contro i<br />

tumori solidi<br />

ad esempio le due subunità<br />

del Tcr naturale possono<br />

reagire con quelle del<br />

recettore modificato,<br />

andando ad assemblarsi<br />

in modo imprevisto e<br />

formando molecole<br />

disfunzionali o nocive.<br />

Per questo la progressione<br />

delle ricerche in questo<br />

campo ha dovuto attendere<br />

lo sviluppo delle tecniche<br />

di editing genetico e in<br />

particolare di Crispr/<br />

Cas9. Questa strumento<br />

ha totalmente cambiato le<br />

carte in tavola, permettendo<br />

di scegliere la regione<br />

di genoma che vogliamo<br />

distruggere, cioè quella<br />

che codifica per il Tcr<br />

naturale, e quella che<br />

vogliamo inserire, che<br />

contiene la sequenza del<br />

nuovo recettore modificato:<br />

stiamo parlando del Tcr<br />

gene editing. L’avvento<br />

di Crispr è stato davvero<br />

rivoluzionario per lo studio<br />

dei tumori e ha aperto<br />

prospettive inimmaginabili<br />

precedentemente.<br />

Ad esempio si può pensare<br />

di andare a modificare<br />

a proprio vantaggio il<br />

microambiente in cui vive<br />

il tumore, che sempre<br />

più ricerche identificano<br />

come immunosoppressivo,<br />

cioè capace di ostacolare<br />

il riconoscimento delle<br />

cellule cancerose da parte<br />

del sistema immunitario.<br />

Con la maturazione<br />

delle tecnologie e delle<br />

conoscenze attuali si<br />

apriranno orizzonti<br />

molto interessanti per il<br />

trattamento delle patologie<br />

oncologiche.<br />

A che punto è la<br />

sperimentazione?<br />

Gli studi che coinvolgono<br />

la tecnica di Tcr gene<br />

editing al momento sono<br />

in fase preclinica e stiamo<br />

portando avanti diverse<br />

linee terapeutiche per il<br />

trattamento di differenti<br />

tipologie di tumore, sia<br />

ematico sia solido. Abbiamo<br />

recentemente applicato<br />

la strategia ai tumori del<br />

colon-retto, osservando che<br />

i linfociti T ingegnerizzati<br />

per esprimere un Tcr antitumorale<br />

e per resistere al<br />

microambiente tumorale<br />

attraverso l’eliminazione<br />

della molecola<br />

immunosoppressiva CD39<br />

sono in grado di eliminare<br />

cellule cancerose umane.<br />

Grazie ai finanziamenti di<br />

Airc (l’Associazione italiana<br />

per la ricerca sul cancro)<br />

abbiamo sviluppato diversi<br />

approcci terapeutici e<br />

stiamo verificando quale<br />

strategia sia più efficace e<br />

possa essere portata a uno<br />

stadio di sperimentazione<br />

successivo.<br />

Quando i farmaci diventano<br />

cellule, il denaro e il<br />

tempo necessari per<br />

ottenere il prodotto finito<br />

sono molti. A partire dal<br />

prelievo del campione<br />

dal paziente, fino alla sua<br />

manipolazione, al controllo<br />

qualità e all’infusione<br />

del farmaco ottenuto, le<br />

competenze richieste sono<br />

altamente specializzate<br />

e le strutture necessarie<br />

hanno caratteristiche molto<br />

diverse da quelle adibite<br />

alla produzione dei classici<br />

farmaci. Anche la logistica<br />

ha aspetti peculiari dovuti<br />

alla natura del materiale<br />

biologico. Le terapie a<br />

base di Car-T attualmente<br />

approvate, infatti, vengono<br />

infuse nei centri dedicati<br />

al trapianto di midollo<br />

allogenico, proprio a causa<br />

dell’elevata specializzazione<br />

che richiede questa<br />

procedura. Lo sviluppo delle<br />

terapie avanzate dovrà<br />

quindi certamente andare di<br />

pari passo con un aumento<br />

di sensibilità nei confronti di<br />

queste esigenze.<br />

Riferimenti<br />

Potenza A, Balestrieri C, Spiga M,<br />

Albarello L, Pedica F, Manfredi F,<br />

Cianciotti BC, De Lalla C, Botrugno<br />

OA, Faccani C, Stasi L, Tassi E,<br />

Bonfiglio S, Scotti GM, Redegalli M,<br />

Biancolini D, Camisa B, Tiziano E,<br />

Sirini C, Casucci M, Iozzi C, Abbati<br />

D, Simeoni F, Lazarevic D, Elmore<br />

U, Fiorentini G, Di Lullo G, Casorati<br />

G, Doglioni C, Tonon G, Dellabona P,<br />

Rosati R, Aldrighetti L, Ruggiero E,<br />

Bonini C. Revealing and harnessing<br />

CD39 for the treatment of colorectal<br />

cancer and liver metastases by<br />

engineered T cells. Gut. <strong>2023</strong><br />

Jun 30:gutjnl-2022-328042. doi:<br />

10.1136/gutjnl-2022-328042.<br />

Online ahead of print.PMID:<br />

37399271<br />

62


Via Vincenzo Monti 173<br />

20099 Sesto San Giovanni (MI)<br />

ITALY<br />

Tel. +39(2)24.89.583/(2)26.22.43.13<br />

Fax +39 (2) 26.21.065<br />

e-mail: info@defil.it<br />

www.defil.it


EIPG<br />

European Industrial<br />

Pharmacists Group<br />

IL FUTURO DEL FARMACISTA INDUSTRIALE<br />

64<br />

La rapidissima trasformazione<br />

dell’industria farmaceutica sta<br />

coinvolgendo anche il ruolo<br />

dei farmacisti, che ora devono<br />

acquisire un ampio ventaglio di<br />

competenze per rimanere al passo<br />

con gli sviluppi in corso<br />

Per ricoprire con professionalità il ruolo di farmacista<br />

nell’industria del pharma occorrono tre elementi: le<br />

conoscenze teoriche (knowledge), le abilità pratiche<br />

(skill) e le competenze per applicare la teoria alla pratica<br />

(competence). Tutti questi fattori devono raggiungere il<br />

massimo livello e devono essere mantenuti tali nel corso<br />

di tutta la carriera del farmacista. Il compito non facile<br />

perché il pharma è un settore in profonda evoluzione.<br />

Come tutti i settori produttivi, si trova ad affrontare<br />

sfide in costante mutamento. Eventi imprevedibili come<br />

pandemie e instabilità geopolitiche, ma anche lo sviluppo<br />

di nuove terapie personalizzate e l’adozione di tecnologie<br />

produttive innovative, plasmano continuamente lo<br />

scenario sanitario globale imponendo a questo settore<br />

strategico di rispondere ai bisogni sanitari in rapida<br />

evoluzione adattandosi costantemente alle mutevoli<br />

condizioni per continuare a garantire l’accesso alle cure<br />

in modo sostenibile. La sua capacità di innovare i processi<br />

e i prodotti sarà determinante per rispondere alle<br />

emergenti esigenze di salute e al contempo realizzare gli<br />

ambiziosi obiettivi di sviluppo socio-economico del nostro<br />

pianeta.<br />

IL RUOLO CHIAVE DEI<br />

FARMACISTI DELL’INDUSTRIA<br />

I farmacisti attivi nell’industria devono essere consapevoli<br />

delle mutevoli esigenze e delle nuove competenze che si<br />

rendono man mano necessarie. È opinione condivisa che,<br />

nonostante l’elevata preparazione accademica di base, gli<br />

attuali programmi di studio non possano essere sufficienti<br />

per rendersi conforme alle reali necessità del comparto<br />

produttivo. I farmacisti impiegati nell’industria devono<br />

sviluppare una consapevolezza critica delle dinamiche<br />

di mercato e delle innovazioni in atto, al di là di quanto<br />

appreso nel corso di studi. Solo mantenendosi flessibili<br />

e aperti all’aggiornamento professionale continuo sarà<br />

possibile rispondere adeguatamente alle sfide poste<br />

dall’evoluzione del settore e dalle crescenti aspettative<br />

dei pazienti. Un costante adattamento del profilo e delle<br />

abilità richieste appare quindi indispensabile.<br />

EIPG (European industrial pharmacists group) ha


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

pubblicato un concept paper dal<br />

Scarica il concept<br />

titolo “Insights to the Industrial<br />

paper<br />

Pharmacist role for the future”<br />

che mira a illustrare le mutevoli<br />

esigenze del profilo professionale dei<br />

farmacisti industriali. L’obiettivo del<br />

documento – destinato ai farmacisti<br />

a tutti gli stadi della loro carriera,<br />

compresi coloro che lavorano in<br />

settori diversi dall’industria farmaceutica – è valutare e<br />

determinare i ruoli futuri in cui il farmacista industriale<br />

lavorerà e quali conoscenze, competenze e abilità saranno<br />

necessarie per soddisfare le esigenze in questi ruoli futuri.<br />

NUOVE COMPETENZE<br />

Secondo il documento, il farmacista che opera nell’industria<br />

farmaceutica è chiamato ad adattarsi costantemente alle<br />

trasformazioni dell’ambiente scientifico e di produzione. Se da<br />

un lato i principi alla base dei processi per la sintesi di piccole<br />

molecole sono consolidati da decenni, dall’altro l’innovazione<br />

tecnologica procede a ritmo incessante implementando<br />

progressivi miglioramenti nei processi produttivi e gestionali.<br />

Compito chiave del farmacista industriale sarà dunque quello<br />

di accompagnare l’azienda nel percorso di ammodernamento<br />

e aggiornamento costante, per garantire qualità e sicurezza<br />

anche grazie all’adozione delle migliori soluzioni disponibili.<br />

Nel suo report, il gruppo consultivo di Eipg ha descritto i<br />

principali ruoli che un farmacista può assumere nell’industria<br />

del pharma e ha indicato le differenti competenze necessarie.<br />

“I farmacisti – spiegano i ricercatori – dovrebbero impegnarsi<br />

nell’apprendimento permanente rimanendo aggiornati con<br />

gli ultimi progressi nelle scienze farmaceutiche, nelle linee<br />

guida sulla pratica clinica e nei cambiamenti normativi.<br />

Per raggiungere questo risultato possono partecipare a<br />

conferenze, seminari, workshop e webinar, nonché perseguire<br />

corsi di formazione post-laurea, certificazioni e programmi di<br />

formazione specialistica”.<br />

In questo, il profilo del farmacista industriale gode di<br />

particolare versatilità: le sue competenze trasversali in<br />

campo chimico-biologico gli consentono di spaziare tra<br />

diverse mansioni aziendali. Specializzarsi in determinate aree<br />

attraverso percorsi di certificazione e aggiornamento continuo<br />

accresce ulteriormente sia le sua competenze che la sua<br />

autorevolezza. Il background eclettico rappresenta un valore<br />

aggiunto, grazie al quale può offrire un contributo qualificato a<br />

molteplici attività dell’industria farmaceutica.<br />

Ma non è solo questione di aggiornare le proprie conoscenze<br />

teoriche. Anche la partecipazione attiva ad associazioni e<br />

società scientifiche del settore rappresenta un’occasione<br />

importante per ampliare la propria rete professionale e<br />

rimanere aggiornati sulle evoluzioni del mondo farmaceutico.<br />

Attraverso incontri, gruppi online e collaborazioni con i colleghi<br />

è possibile condividere know-how, discutere di best practice e<br />

tendenze emergenti. Altrettanto formativa risulta l’esperienza<br />

sul campo, all’interno dell’industria, dove si ha la possibilità<br />

di affiancare professionisti affermati o intraprendere tirocini<br />

formativi. Queste opportunità pratiche permettono di acquisire<br />

nuove competenze applicando le conoscenze teoriche in<br />

diversi contesti aziendali, affinando la capacità di lavorare in<br />

team e confrontandosi con realtà eterogenee. Networking e<br />

formazione “sul campo” risultano strategici per mantenere il<br />

passo con i mutamenti del settore.<br />

LA FORZA DELLA COOPERAZIONE<br />

Anche la ricerca rappresenta un’opportunità di crescita<br />

e può portare il farmacista a sviluppare un approccio più<br />

consapevole e aggiornato. Il coinvolgimento diretto consente<br />

di approfondire la comprensione della pratica clinica basata<br />

sull’evidenza e di affinare le capacità di valutazione critica della<br />

letteratura scientifica. In questo modo, il farmacista acquisisce<br />

competenze preziose che arricchiscono il suo bagaglio<br />

professionale che potrà essere messo a frutto nell’attività<br />

quotidiana a beneficio dei pazienti. Per sviluppare adeguate soft<br />

skill è anche importante impegnarsi in attività che richiedono<br />

l’interazione con gli altri. Ricoprire il ruolo di tutor per studenti<br />

o colleghi meno esperti migliora le capacità di insegnamento,<br />

leadership e comunicazione, collaborare con altri professionisti<br />

sanitari rafforza il lavoro di squadra e la comunicazione, il<br />

confronto interdisciplinare e iniziative congiunte per la cura<br />

dei pazienti migliorano gli esiti e ampliano le conoscenze<br />

dei farmacisti, sviluppare capacità di leadership permette<br />

ai farmacisti di assumere ruoli manageriali, guidare team e<br />

promuovere innovazione nell’industria farmaceutica.<br />

Infine, è fondamentale rimanere aggiornati sulle ultime<br />

tendenze tecnologiche nella pratica farmaceutica. La quarta<br />

rivoluzione industriale è già qui e la quinta, focalizzata sulla<br />

collaborazione tra intelligenza artificiale ed esseri umani, è<br />

alle porte. Nel settore farmaceutico, la fabbrica del futuro sta<br />

diventando realtà: digitalizzazione, intelligenza artificiale, big<br />

data, robotica e metodi di produzione avanzati sono ormai la<br />

regola, non più l’eccezione. Non solo: i farmacisti dovranno<br />

anche familiarizzare con i sistemi di gestione delle farmacie,<br />

le cartelle cliniche elettroniche, i software relativi ai farmaci<br />

e gli strumenti sanitari digitali. Abbracciare la tecnologia,<br />

comprendendone le implicazioni, permetterà di ottimizzare<br />

flussi di lavoro, cura dei pazienti e sicurezza dei farmaci.<br />

65


Crescita professionale e formazione<br />

continua come chiave di volta del<br />

sistema pharma<br />

Attraverso i corsi di<br />

formazione, MakingLife<br />

accelera la crescita di<br />

dirigenti, manager e middle<br />

aiutandoli a definire e<br />

realizzare i loro progetti<br />

di crescita personale e<br />

professionale con un’offerta<br />

completa e innovativa.<br />

Tramite la piattaforma<br />

MakingEducation, i percorsi<br />

di formazione continua in<br />

area pharma si basano su<br />

training progettati in modo<br />

ben preciso da formatori e<br />

mentori qualificati.<br />

makingeducation<br />

La conoscenza è da sempre<br />

l’elemento fondante dell’economia<br />

e delle società. Oggi in modo<br />

particolare è la migliore bussola che<br />

i professionisti e le imprese possono<br />

trovare per navigare nel cambiamento<br />

globale. Un cambiamento rapidissimo,<br />

al quale è necessario adeguarsi per<br />

sopravvivere professionalmente.<br />

In questo quadro, la formazione<br />

continua acquista un ruolo di primo<br />

piano.<br />

Da anni, del resto, la formazione<br />

continua è emersa come valore in<br />

un mondo del lavoro in costante<br />

cambiamento. Tuttavia la pandemia,<br />

la digitalizzazione e i nuovi scenari<br />

socioeconomici hanno decisamente<br />

aumentato l’urgenza di un<br />

apprendimento che diventa parte del<br />

modo stesso di vivere il lavoro. Se è<br />

ovvio che l’apprendimento attraversa<br />

tutto l’arco della vita dell’individuo,<br />

un percorso formativo professionale<br />

66


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

specifico consente al lavoratore<br />

di possedere competenze sempre<br />

aggiornate che gli consentono di<br />

portare avanti nel modo più efficace<br />

ed efficiente il suo lavoro o ampliare<br />

il campo di conoscenza e accedere<br />

eventualmente a nuovi ruoli. Così,<br />

l’apprendimento continuo permette<br />

alle imprese di avere dipendenti e<br />

collaboratori sempre al passo con<br />

i mutamenti del mercato e delle<br />

tecnologie in un più ampio contesto<br />

culturale e sociale. Per conseguenza<br />

assicura rilevanza e competitività<br />

all’impresa, nonché capacità di<br />

rispondere alle aspettative dei<br />

clienti. In parallelo, la formazione<br />

può essere intesa come un benefit<br />

per il lavoratore, fornendo peraltro<br />

alle imprese una potente leva di<br />

attrazione e motivazione delle<br />

persone.<br />

Fare affidamento<br />

su una forza lavoro<br />

professionale e<br />

competente è<br />

essenziale per ottenere<br />

simultaneamente la<br />

compliance regolatoria<br />

e sviluppare in<br />

maniera adeguata gli<br />

obiettivi di business<br />

Ma la formazione non può essere<br />

imposta o calata dall’alto: la<br />

partecipazione a training di<br />

aggiornamento riguardanti<br />

procedure, buone pratiche e<br />

processi produttivi in generale passa<br />

attraverso la condivisione di progetti<br />

formativi chiari, interessanti e<br />

ragionevolmente flessibili.<br />

Per chi opera in area pharma<br />

in modalità “non organica” e<br />

consulenziale, i corsi di formazione<br />

sono un’ottima occasione per<br />

connettersi con altri professionisti<br />

del settore. Questo aiuta a costruire<br />

relazioni importanti e a creare<br />

opportunità di network che sono<br />

messe in piena luce durante<br />

esercitazioni, attività interattive di<br />

gruppo, lettura critica e analisi di<br />

case study di successo e insuccesso.<br />

IL SISTEMA<br />

MAKINGEDUCATION<br />

MakingEducation si rivolge ai<br />

professionisti interessati a un<br />

aggiornamento professionale<br />

e alle aziende lungimiranti che<br />

sono pronte a investire nello<br />

sviluppo delle risorse umane per<br />

aggiornare e ampliare il bagaglio di<br />

conoscenza e competenze presenti<br />

in azienda. I progetti formativi di<br />

MakingEducation, che si declinano in<br />

corsi on demand – sempre disponibili<br />

sulla piattaforma – e in corsi live,<br />

interattivi e dinamici, sono anche<br />

strumenti evoluti per abbattere<br />

i silos di informazioni all’interno<br />

delle aziende. Il che ha uno scopo<br />

ben preciso: la consapevolezza<br />

degli obiettivi generali di qualsiasi<br />

processo produttivo o di ricerca<br />

diventa la chiave di volta per la<br />

costruzione di una cultura aziendale<br />

comune. Per le organizzazioni si<br />

tratta di un’occasione per rivalutare<br />

le priorità e creare ambienti<br />

di lavoro nei quali i dipendenti<br />

possano sentirsi coinvolti, stimolati<br />

e produttivi. La cultura è come<br />

l’aria che si respira in azienda: se è<br />

tossica, l’organizzazione muore.<br />

Per rendere il processo di<br />

apprendimento coinvolgente ed<br />

efficace, i corsi di formazione di<br />

MakingEducation sono caratterizzati<br />

da alcuni elementi precisi e<br />

irrinunciabili:<br />

La formazione è<br />

l’investimento più<br />

importante che<br />

un’azienda può fare.<br />

È solo tramite un<br />

training ben progettato<br />

che le persone<br />

acquisiscono le abilità<br />

e le conoscenze<br />

adeguate a svolgere il<br />

proprio lavoro in modo<br />

efficace, coerente e<br />

sicuro<br />

qualità e innovatività dei<br />

contenuti<br />

chiarezza di esposizione<br />

connubio tra teoria e pratica<br />

apprendimento e applicazione sul<br />

campo<br />

Il board scientifico,<br />

di rilevanza<br />

internazionale ci<br />

consente di collaborare<br />

con docenti di<br />

estrazione aziendale, con esperienza<br />

diretta del settore e approccio<br />

pragmatico orientato al business,<br />

che portano le loro testimonianze<br />

di eccellenza, fondamentali<br />

per garantire un alto livello di<br />

coinvolgimento e aumentare il valore<br />

aggiunto della proposta formativa.<br />

Per le aziende interessate a una<br />

formazione su misura, siamo in<br />

grado di progettare piani formativi<br />

in linea con gli obiettivi aziendali,<br />

con progetti flessibili e ugualmente<br />

autorevoli.<br />

67


GOOD DISTRIBUTION<br />

PRACTICES, COME GESTIRE LA<br />

FILIERA DEL FARMACO<br />

LUCA DE TORO<br />

La catena distributiva è costituita da una serie<br />

significativa di passaggi critici nel ciclo di<br />

vita delle sostanze attive, degli intermedi di<br />

produzione e dei farmaci finiti, impattando di<br />

conseguenza sulla loro qualità e integrità, che<br />

possono anche essere compromesse dalla<br />

mancanza di un controllo adeguato. Per questo<br />

motivo, a livello europeo sono state pubblicate<br />

due linee guida specifiche, due “buone pratiche”, una nel 2013<br />

dedicata ai prodotti finiti, e una nel 2015 dedicata ai produttori<br />

di sostanze attive.<br />

Il corso è focalizzato sulle “Good Distribution Practices”. Queste<br />

pratiche sottolineano l’importanza di un sistema di gestione<br />

della qualità efficace, che possa regolare non solo i processi<br />

interni, ma anche quelli eseguiti dai vari partner e fornitori di<br />

servizi lungo la catena di distribuzione. Verranno anche esaminati<br />

gli aspetti più critici, come le condizioni di stoccaggio, la gestione<br />

delle scorte, la reverse logistics, i piani di<br />

richiamo dal mercato, la gestione delle<br />

temperature nella “catena del freddo”.<br />

IL QUALITY RISK MANAGEMENT<br />

NELLA SUPPLY CHAIN<br />

LUCA DE TORO<br />

Il Quality Risk Management (QRM) è un processo<br />

sistemico per la valutazione iniziale, il controllo, la<br />

comunicazione e la revisione dei rischi che possono<br />

inficiare la qualità del prodotto medicinale.<br />

Il QRM deve garantire che la valutazione del<br />

rischio sia basata sulla conoscenza scientifica,<br />

sull’esperienza e sia finalizzata alla protezione del<br />

paziente. Il livello di impegno (“effort”), di formalismo<br />

e di documentazione dei processi deve essere<br />

commisurato al livello dei rischi potenziali. Pertanto,<br />

anche gli addetti ai lavori coinvolti nelle attività<br />

logistiche e distributive delle filiere farmaceutiche<br />

devono comprendere al meglio l’importanza del<br />

QRM, approfondire le tecniche di applicazione<br />

dell’analisi del rischio, raccogliere<br />

elementi utili e suggerimenti per<br />

implementare questo importante<br />

strumento nella prassi gestionale.<br />

OUTSOURCING NEL SETTORE<br />

FARMACEUTICO<br />

MASSIMILIANO DEL FRATE<br />

CAR-T, FARMACI PERCHÉ?<br />

PAOLA MINGHETTI<br />

Un corso tenuto da Paola Minghetti,<br />

professore ordinario di Tecnologia<br />

e legislazione farmaceutica presso<br />

l’Università degli Studi di Milano<br />

e, dal 2012, parte del Segretariato<br />

di valutazione e autorizzazione dei<br />

medicinali di Aifa. Il corso è pensato<br />

per chi vuole conoscere la normativa<br />

relativa alle terapie avanzate: giovani ricercatori<br />

nel campo della biomedicina, medici in formazione,<br />

clinici, farmacisti e professionisti delle Pmi.<br />

In particolare, verrà spiegato in modo chiaro ed<br />

efficace che cosa sono le terapie<br />

avanzate, come sono classificate, qual<br />

è il loro iter di approvazione, con un<br />

particolare focus sulle Car-T.<br />

Da opportunità utilizzata per<br />

esigenze tattiche a partner<br />

con cui realizzare strategie<br />

di marketing e vendita<br />

funzionali a un mercato<br />

sempre più complesso: questa<br />

è la trasformazione in atto nel<br />

ruolo dell’outsourcing in campo<br />

farmaceutico. Un’evoluzione che può permettere alle<br />

aziende farmaceutiche di uscire dalla spirale della<br />

crisi abbattendo i costi. Il settore farmaceutico richiede<br />

agli operatori specializzati servizi ad alto valore<br />

aggiunto, a partire dai controlli sui materiali in ingresso<br />

fino all’allestimento degli ordini con responsabilità<br />

sociali enormi. Il corso, suddiviso in quattro moduli,<br />

permette di acquisire le conoscenze necessarie per<br />

gestire in maniera efficace e professionale i processi<br />

di outsourcing che riguardano il settore<br />

farmaceutico approfondendo vari<br />

argomenti, dall’analisi del mercato italiano<br />

al processo di selezione e valutazione sino<br />

al technology transfer.<br />

68


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

GDPR E CODICI DI CONDOTTA<br />

MONICA GOBBATO<br />

Il corso illustra come le<br />

autorità per la protezione dei<br />

dati personali incoraggino<br />

l’elaborazione di codici di<br />

condotta per garantire la corretta<br />

applicazione del Regolamento, in<br />

base alle particolarità settoriali<br />

e alle esigenze specifiche delle imprese. Inoltre,<br />

spiega quali siano gli aspetti peculiari del “Codice<br />

di condotta per l’utilizzo di dati<br />

sulla salute a fini didattici e di<br />

pubblicazione scientifica” già<br />

approvato dalla Regione Veneto.<br />

COMUNICARE IN SITUAZIONI<br />

DI RISCHIO E DI CRISI<br />

LAURA CAPPELLETTI<br />

Il corso, che parte da<br />

conoscenze generali relative<br />

a situazioni di crisi, passa ad<br />

approfondire aspetti specifici in<br />

ambito healthcare. Conoscere<br />

in modo approfondito i processi<br />

legati allo sviluppo di una crisi,<br />

il legame diretto con concetti come reputazione e<br />

fiducia è un bisogno sempre più impellente, specie<br />

per tutti coloro che si occupano direttamente o<br />

indirettamente di tematiche relative alla salute.<br />

Per gestire al meglio tutto il processo<br />

e poter così governare in modo efficace<br />

e preparato ogni situazione critica,<br />

è pertanto necessario conoscere e<br />

approfondire alcuni aspetti rilevanti.<br />

IL POTERE DELL’IMMAGINE NEL<br />

MARKETING DIGITALE<br />

SIMONE ABBATINI<br />

La comunicazione digitale sta<br />

rivoluzionando il settore farmaceutico<br />

ed healthcare, offrendo nuove<br />

opportunità di divulgazione<br />

scientifica. Questo corso si propone<br />

di esplorare il potere dell’immagine<br />

nella comunicazione visuale digitale all’interno di questo<br />

universo.<br />

Il corso è incentrato sul potere dell’immagine nella<br />

comunicazione. Saranno introdotti i concetti fondamentali<br />

della comunicazione visiva ed esplorati gli elementi di<br />

design visivo, come la composizione e il layout visivo,<br />

l’utilizzo di tipografia e testo nelle immagini. Verranno<br />

presentati strumenti utili per creare e gestire contenuti<br />

visivi efficaci. Inoltre, verranno forniti suggerimenti su<br />

come costruire un messaggio visivo per i social media,<br />

sfruttando le possibilità e i linguaggi per massimizzare<br />

l’engagement del pubblico. Saranno<br />

presentati anche casi di successo nel<br />

settore farmaceutico ed healthcare che<br />

hanno sfruttato al meglio il mondo digital<br />

per branding e comunicazione.<br />

DISPOSITIVI MEDICI, SFIDE E<br />

SOLUZIONI ALLA LUCE DELLE<br />

NUOVE SCADENZE NORMATIVE<br />

Il corso affronta le<br />

numerose problematiche<br />

legate all’introduzione<br />

del nuovo Regolamento<br />

europeo per i dispositivi<br />

medici MDR 2017/745, ma<br />

anche le possibili strategie<br />

e soluzioni per gestirne<br />

l’impatto, specialmente da<br />

parte delle Pmi italiane. I relatori – rappresentanti<br />

del ministero della Salute, di Confindustria<br />

Dispositivi Medici, di Deloitte Legal, di Certiquality<br />

– analizzeranno e dibatteranno tutti<br />

gli aspetti più critici e urgenti da<br />

affrontare per le aziende produttrici<br />

di dispositivi medici, anche attraverso<br />

esempi, strategie e consigli operativi.<br />

69


Giovani leader<br />

a confronto<br />

per l’innovazione<br />

nel pharma<br />

Carolina Martinelli<br />

Alla conferenza annuale europea di Ispe un hackaton ha messo alla prova decine di<br />

studenti e neo-laureati di tutta Europa sulle loro capacità di realizzare un progetto<br />

innovativo e praticabile sulle terapie avanzate. Tra loro anche sette italiani<br />

L’associazione Ispe (International society for<br />

pharmaceutical engineering) si impegna a investire nel<br />

futuro dell’industria farmaceutica anche attraverso un<br />

programma per promuovere studenti ed emerging leader,<br />

giovani laureati e professionisti già inseriti nel settore<br />

farmaceutico; a coordinare il tutto, per l’Italia, Maria<br />

Paravani responsabile del gruppo Emerging leaders &<br />

students di Ispe Italy Affiliate.<br />

Quest’anno sono state emesse 100 borse di studio<br />

destinate a studenti e giovani laureati da non più di<br />

cinque anni per prendere parte alla Conferenza annuale<br />

europea Ispe, tenutasi a maggio ad Amsterdam; un grant<br />

che ha permesso a sette giovani italiani di prendere<br />

parte gratuitamente alla Conferenza e di partecipare,<br />

eventualmente, all’evento Hackathon per emerging leader.<br />

FOCUS SU PHARMA 4.0<br />

I topic maggiormente trattati durante questo evento sono<br />

stati quelli dell’automazione avanzata, del continuous<br />

manufacturing e del ruolo dell’intelligenza artificiale,<br />

considerati i tool più importanti per migliorare il settore<br />

farmaceutico. Un altro argomento cui è stata posta<br />

particolare enfasi è stato lo shortage di farmaci, grande<br />

preoccupazione del sistema sanitario e per il quale la<br />

digital transformation verrà in aiuto.<br />

Abbiamo intervistato i ragazzi che hanno partecipato<br />

all’evento grazie alla Fondazione Ispe, studenti e giovani<br />

lavoratori del settore farmaceutico: Laura De Santis,<br />

Armando Kolici, Enrico Laudadio, Adele Macrì Panarese,<br />

Luca Ricciolino, Carlo Russo e Maria Luisa Lolito.<br />

70


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Ispe è una realtà fortemente presente sul territorio che<br />

si fa conoscere anche dai più giovani grazie alle sue<br />

iniziative e al coinvolgimento delle aziende farmaceutiche.<br />

Proprio grazie alla sua azienda, infatti, Luca Ricciolino<br />

è venuto a conoscenza di Ispe ed è diventato socio come<br />

Europe Emerging Leader rispettando i requisiti di neolaureato<br />

e ottenendo così la possibilità di partecipare<br />

all’evento di Amsterdam. La conferenza copriva<br />

cinque macro argomenti particolarmente attenzionati<br />

nell’ultimo periodo: digital transformation and pharma<br />

4.0, manufacturing trends, good engineering practice,<br />

supply chain resiliency e Gamp 5 (Good automated<br />

manufacturing practice, è il documento pubblicato da<br />

Ispe che fornisce le linee guida per la validazione di<br />

sistemi informatici usati nell’industria farmaceutica e<br />

biotecnologica). Ogni partecipante poteva scegliere quali<br />

interventi seguire in base ai suoi interessi curricolari e<br />

lavorativi.<br />

IL NETWORK EUROPEO<br />

Durante questo evento internazionale l’occasione di<br />

creare un nuovo network è stata preziosa e tutti i<br />

partecipanti ne hanno avvertito l’importanza.<br />

«La Conferenza europea Ispe mi ha permesso di<br />

conoscere nuove realtà aziendali che operano e<br />

cooperano in tale settore in Italia come nel resto<br />

dell’Europa e del mondo. È stata un’occasione di incontroconfronto<br />

tra figure junior e senior e di spunto per la<br />

nascita di future collaborazioni» ha detto Adele Macrì<br />

durante la nostra intervista, a cui Laura De Santis ha<br />

aggiunto che la stessa Ispe incentiva fortemente questi<br />

momenti di aggregazione con diversi coffee break, pranzi<br />

e cene ed eventi paralleli volti allo sviluppo di contatti<br />

nuovi.<br />

Un’esperienza in particolare ha messo alla prova studenti<br />

ed emerging leader, facendo venir fuori il loro lato<br />

collaborativo ma anche competitivo, ovvero l’Hackathon:<br />

una competizione della durata di 24 ore incentrata sul<br />

pharma 4.0, durante la quale le diverse squadre dovevano<br />

realizzare un progetto sulle terapie avanzate che fosse<br />

innovativo e praticabile, sotto molti punti di vista. Era<br />

necessario mettere a frutto le competenze di ogni<br />

membro della squadra e ognuno ha avuto qualcosa da<br />

imparare dall’expertise degli altri.<br />

L’italiano Enrico Laudadio ha mostrato spiccate capacità<br />

di problem-solving portando, insieme ai compagni, la sua<br />

squadra alla vittoria: ci racconta la sua esperienza in una<br />

video intervista al seguente link.<br />

Emerging leaders and students by ISPE<br />

MakingPharmaIndustry<br />

Scansiona per accedere<br />

all’intervista<br />

UN’ESPERIENZA PREZIOSA<br />

PER GLI EMERGING LEADER<br />

Risponde così Enrico alla domanda su quanto pensa che<br />

questa esperienza possa essere utile alla sua carriera:<br />

«Ho imparato a lavorare in team e a collaborare con<br />

persone provenienti da diverse sfere, acquisendo così<br />

competenze interpersonali preziose per me e per il mio<br />

percorso di studi. Mantenere il contatto con persone<br />

che condividono i miei interessi e che lavorano nel mio<br />

stesso ambito può essere una risorsa inestimabile per<br />

ricevere consigli e supporto nel percorso professionale<br />

e soprattutto per capire dinamiche che altrimenti<br />

non avrei concepito al di fuori dell’università. Ritengo<br />

quest’esperienza fondamentale e la consiglierei<br />

a qualsiasi studente che vuole mettersi in gioco e<br />

affacciarsi al mondo del lavoro».<br />

Digitalizzazione e sostenibilità sono stati due argomenti<br />

di cui si è discusso in aula che si sono rivelati essere un<br />

comune denominatore tra tanti giovani provenienti da<br />

diverse realtà. Come ci ha raccontato Maria Luisa Lolito,<br />

“la digitalizzazione è alla base degli obiettivi dell’azienda<br />

per cui lavoro” e ha trovato d’accordo moltissimi suoi<br />

colleghi, che confermano quanto le aziende farmaceutiche<br />

stiano andando incontro a un processo di digitalizzazione<br />

fortemente indirizzato verso la sostenibilità, in tutte le<br />

fasi dalla produzione alla distribuzione.<br />

Una risposta molto positiva è arrivata alla domanda se<br />

tra i ragazzi italiani e gli emerging leader europei ci fosse<br />

un gap significativo nella formazione. Indipendentemente<br />

dalla provenienza, racconta Carlo Russo, le informazioni<br />

sono state accolte ugualmente senza nessuna<br />

disuguaglianza in termini di formazione universitaria.<br />

Quello che ha riscontrato è, come previsto, una carenza<br />

nella preparazione al mondo del lavoro; una mancanza<br />

che rende i giovani italiani meno preparati ad affrontare<br />

le sfide aziendali rispetto ai giovani provenienti da altri<br />

Paesi, le cui Università sono più orientate all’inserimento<br />

nel mondo del lavoro.<br />

71


Pharma&LifeSciences<br />

Legal view<br />

Pubblicità dei medicinali di automedicazione (OTC)<br />

e dei medicinali senza obbligo di prescrizione (SOP):<br />

le nuove Linee Guida del Ministero della Salute<br />

Josephine Romano, Ida Palombella, Giuseppe Speziale, Valentina Favero |<br />

Deloitte Legal<br />

La Direzione Generale dei dispositivi<br />

medici e del servizio farmaceutico del<br />

Ministero della Salute ha recentemente<br />

aggiornato le “Linee guida sulla<br />

pubblicità sanitaria dei medicinali di<br />

automedicazione (OTC) e dei medicinali<br />

senza obbligo di prescrizione (SOP)”.<br />

Attraverso le Linee guida (la cui prima<br />

versione è del 2010, seguita dai due<br />

aggiornamenti pubblicati nel 2017 e<br />

nel 2018) il Ministero ha inteso fornire<br />

chiarimenti, ulteriori rispetto al dettato<br />

normativo, sulle modalità consentite per<br />

la diffusione di messaggi pubblicitari<br />

di prodotti di interesse sanitario, con<br />

l’obiettivo di agevolare l’azione degli<br />

operatori del settore e tutelare la salute<br />

dei consumatori.<br />

Inquadramento<br />

normativo<br />

La pubblicità dei medicinali presso<br />

il pubblico è disciplinata dal decreto<br />

legislativo 24 aprile 2006 n. 219, di<br />

“Attuazione della direttiva 2001/83/<br />

CE (e successive direttive di modifica)<br />

relativa ad un codice comunitario<br />

concernente i medicinali per uso<br />

umano”. In particolare, al Titolo VIII,<br />

articoli da 113 a 118, la legge chiarisce<br />

cosa debba intendersi per pubblicità dei<br />

medicinali e specifica, altresì, i principi<br />

fondamentali e le caratteristiche, i limiti,<br />

il contenuto minimo e i contenuti non<br />

consentiti dei messaggi pubblicitari.<br />

A parte qualche eccezione, la pubblicità<br />

dei medicinali OTC e SOP è consentita<br />

solo previa autorizzazione da parte del<br />

Ministero. La procedura per il rilascio<br />

dell’autorizzazione è regolamentata dal<br />

predetto decreto legislativo 219/2006,<br />

che stabilisce i termini e le modalità<br />

attraverso cui è possibile diffondere<br />

un messaggio pubblicitario relativo ai<br />

medicinali. Le autorizzazioni hanno<br />

validità di ventiquattro mesi, fatta<br />

salva la possibilità per il Ministero di<br />

stabilire, motivatamente, un periodo<br />

di validità più breve, in relazione alle<br />

caratteristiche del messaggio divulgato.<br />

Le nuove Linee guida<br />

In considerazione del crescente<br />

utilizzo di nuovi mezzi di diffusione dei<br />

messaggi pubblicitari e del costante<br />

sviluppo di nuove tecniche di marketing<br />

e di comunicazione, il Ministero della<br />

Salute ha ritenuto opportuno aggiornare<br />

e sostituire le linee guida esistenti, con<br />

l’intenzione di fornire agli operatori del<br />

settore ulteriori modalità di diffusione<br />

dei messaggi pubblicitari di prodotti<br />

di interesse sanitario, con un focus<br />

particolare sull’utilizzo dei nuovi canali<br />

di comunicazione digitale (internet,<br />

e-mail e social media).<br />

Tra i vari chiarimenti forniti, la versione<br />

rivisitata delle Linee guida sottolinea la<br />

possibilità di estendere l’autorizzazione<br />

di un messaggio pubblicitario ad un<br />

altro mezzo di diffusione, purché<br />

il messaggio pubblicitario sia<br />

identico a quello precedentemente<br />

autorizzato: si tratta di un chiarimento<br />

molto importante nell’ottica di una<br />

comunicazione integrata.<br />

Sono inoltre previste alcune indicazioni<br />

specifiche che devono essere rispettate<br />

in relazione alla tipologia del medicinale.<br />

Ad esempio, per gli OTC i messaggi<br />

pubblicitari dovranno riportare la<br />

dicitura “leggere attentamente il<br />

Foglio Illustrativo” o, per alcuni tipi<br />

specifici di essi, la dicitura “può avere<br />

effetti indesiderati anche gravi”; con<br />

riferimento ai SOP dovrà essere invece<br />

indicata la dicitura “è un medicinale<br />

senza obbligo di prescrizione … che può<br />

essere consegnato solo dal farmacista”<br />

e non è ammesso l’utilizzo di espositori<br />

o altri mezzi pubblicitari simili.<br />

Altre indicazioni riguardano il tempo di<br />

durata dei cortometraggi, i messaggi<br />

pubblicitari contenenti riferimento<br />

a siti web nonché a pagine e profili<br />

social, la pubblicità sui siti internet e,<br />

in particolare, su siti che effettuano la<br />

vendita online di medicinali (farmacie<br />

o parafarmacie on line), nonché la<br />

diffusione di messaggi pubblicitari<br />

autorizzati tramite mail, SMS e MMS.<br />

Infine, a conferma dell’obiettivo<br />

manifestato dal Ministero, sono<br />

specificate le indicazioni sull’utilizzo<br />

dei social network. L’utilizzo di tali<br />

canali per la diffusione di messaggi<br />

pubblicitari autorizzati è consentito<br />

esclusivamente purché vengano<br />

rispettate alcune condizioni e, in<br />

particolare, che siano disabilitate tutte le<br />

funzionalità riguardanti i “commenti”, le<br />

reazioni (like pubblici, emoticon e simili)<br />

e la possibilità di “condivisione”.<br />

Al fine di renderne più semplice<br />

l’utilizzo, le Linee guida contengono<br />

specifiche schede di dettaglio<br />

relative ai singoli canali social<br />

(Facebook, Instagram, Tik Tok e You<br />

Tube), che assumono una sempre<br />

maggiore importanza nelle strategie<br />

di comunicazione delle aziende<br />

farmaceutiche e per i quali è consentito<br />

presentare domanda di autorizzazione<br />

per la diffusione dei messaggi<br />

pubblicitari.


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong> | numero cinque<br />

PRODUCTION<br />

Pharma Telling & Industry


Cellule staminali<br />

“intra moenia”<br />

Una start-up italiana ha sviluppato<br />

un dispositivo in grado di estrarre<br />

cellule mesenchimali, fattori<br />

di crescita e antinfiammatori<br />

da tessuto adiposo in soli 90<br />

secondi e con intervento minimo<br />

dell’operatore<br />

Simone Montonati<br />

74<br />

È stata riconosciuta<br />

come una delle start-up<br />

medtech più innovative<br />

dal percorso Up2Stars di<br />

Intesa San Paolo, è stata<br />

ammessa al programma<br />

Elite di borsa italiana e<br />

parteciperà al BIAT, la<br />

borsa dell’innovazione<br />

e dell’alta tecnologia di<br />

Napoli. Si tratta di Genlife,<br />

società benefit che ha<br />

realizzato un dispositivo<br />

da banco per estrarre<br />

cellule staminali, citochine<br />

e fattori di crescita dal<br />

tessuto adiposo senza dover<br />

abbandonare la struttura in<br />

cui l’estratto verrà utilizzato.<br />

IstemRewind – questo è<br />

il nome della macchina<br />

– riesce a effettuare la<br />

purificazione in soli 90<br />

secondi, senza intervento<br />

da parte dell’operatore. Le<br />

cellule staminali derivate<br />

dal tessuto adiposo (Adsc)<br />

sono state oggetto di<br />

numerosi studi per il loro<br />

potenziale terapeutico in<br />

medicina rigenerativa ma<br />

il loro uso nelle cliniche è<br />

al momento limitato dalla<br />

durata del processo e dalla<br />

necessità di attrezzature<br />

specializzate e di personale<br />

adeguatamente formato.<br />

Nella sua versione standard,<br />

infatti, l’isolamento delle<br />

cellule dai lipoaspirati è<br />

Andrea Raggi | Fondatore e Ceo di Genlife<br />

un’operazione tutt’altro<br />

che semplice. Uno dei<br />

metodi più diffusi prevede<br />

ad esempio le seguenti<br />

operazioni: lavaggio ripetuto<br />

del tessuto adiposo con pari<br />

volume di tampone fosfato<br />

salino, spezzettamento<br />

prima della digestione<br />

enzimatica a 37 °C per 30<br />

minuti, centrifugazione<br />

della sospensione per<br />

10 minuti, eliminazione<br />

del sopranatante, nuova<br />

sospensione in cloruro<br />

d’ammonio, incubazione a<br />

temperatura ambiente per<br />

10 minuti per rimuovere<br />

gli eritrociti, nuova<br />

centrifugazione, filtrazione<br />

attraverso una rete da<br />

100μm per rimuovere i<br />

frammenti di tessuto non<br />

digeriti, incubazione per


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

una notte in terreno di<br />

controllo e, finalmente,<br />

isolamento delle cellule<br />

mesenchimatiche.<br />

Non stupisce, dunque, che<br />

i ricercatori indaghino la<br />

possibilità di individuare<br />

metodi meno complessi<br />

per l’estrazione di queste<br />

promettenti cellule.<br />

Il percorso che ha portato<br />

allo sviluppo del nuovo<br />

dispositivo ha preso il via<br />

nel 2007 presso l’Istituto di<br />

Ricerca e biobanca di cellule<br />

staminali InScientiaFides.<br />

«Inizialmente ci eravamo<br />

concentrati sullo stoccaggio<br />

e la caratterizzazione<br />

di popolazioni cellulari<br />

staminali pluripotenti<br />

indotte – spiega Andrea<br />

Raggi, fondatore e Ceo<br />

della società – per poi<br />

spostarci progressivamente<br />

sulle cellule staminali<br />

mesenchimali di derivazione<br />

adiposa. Per anni abbiamo<br />

ottimizzato i protocolli di<br />

laboratorio di estrazione e<br />

amplificazione, sviluppando<br />

processi molto efficaci<br />

ma ancora confinati al<br />

laboratorio. Tuttavia, per<br />

le applicazioni cliniche era<br />

necessario ridurre i tempi<br />

di processo: volevamo che<br />

tutte le operazioni – dal<br />

prelievo del tessuto adiposo<br />

dal paziente, all’estrazione<br />

delle cellule mesenchimali,<br />

fino alla somministrazione<br />

nello stesso paziente a<br />

scopi rigenerativi – potesse<br />

svolgersi all’interno di<br />

un’unica unità operativa.<br />

Per questo abbiamo<br />

indirizzato le ricerche<br />

verso la realizzazione di<br />

“<br />

Abbiamo<br />

indirizzato le<br />

ricerche verso la<br />

realizzazione di<br />

un dispositivo<br />

medico in grado<br />

di eseguire<br />

l’intero protocollo<br />

di isolamento<br />

ed estrazione<br />

delle cellule<br />

staminali adipose<br />

automaticamente<br />

e in tempi molto<br />

rapidi<br />

un dispositivo medico in<br />

grado di eseguire l’intero<br />

protocollo di isolamento<br />

ed estrazione delle<br />

cellule staminali adipose<br />

– e dei fattori correlati –<br />

automaticamente e in tempi<br />

molto rapidi, rendendo<br />

possibile il loro immediato<br />

utilizzo in chirurgia<br />

rigenerativa.<br />

Come siete riusciti<br />

a ridurre i tempi di<br />

estrazione?<br />

Impiegando un sistema<br />

di separazione basato su<br />

meccanismi fluidodinamici.<br />

Con questo processo<br />

meccanico, che non<br />

richiede l’utilizzo di enzimi<br />

per separare le cellule, si<br />

eliminano completamente<br />

i tempi di attesa richiesti<br />

ai composti enzimatici per<br />

svolgere la loro azione e<br />

la necessità del lavaggio<br />

post-processo, operazione<br />

indispensabile per evitare<br />

problemi di tossicità.<br />

Con questa soluzione il<br />

dispositivo è in grado di<br />

estrarre le componenti di<br />

interesse in soli 90 secondi<br />

da un micro-campione<br />

di tessuto adiposo (la cui<br />

quantità può variare tra i<br />

15 e i 25 millilitri): un bel<br />

vantaggio rispetto alle<br />

molte ore necessarie in<br />

una procedura standard.<br />

Senza contare che, in molti<br />

casi, per svolgere questa<br />

procedura è necessario<br />

affidarsi a laboratori esterni<br />

specializzati.<br />

“<br />

Con questa<br />

soluzione il<br />

dispositivo è in<br />

grado di estrarre<br />

le componenti di<br />

interesse in soli<br />

90 secondi da un<br />

micro-campione<br />

di tessuto adiposo<br />

Questo semplifica anche il<br />

compito dell’operatore<br />

Decisamente: uno dei plus<br />

specifici di questa macchina<br />

è proprio il processo<br />

standardizzato non<br />

dipendente dall’operatore.<br />

Nella procedura standard<br />

un aspetto critico è la<br />

necessità di avere operatori<br />

adeguatamente formati<br />

per svolgere le operazioni<br />

di estrazione. La macchina<br />

è invece stata progettata<br />

per agire in automatico ed<br />

essere indipendente da chi<br />

la aziona; teoricamente<br />

anche l’attivazione<br />

potrebbe avvenire in<br />

modo completamente<br />

autonomo. In sostanza,<br />

è sufficiente inserire il<br />

tessuto nel dispositivo per<br />

ottenere l’estratto cellulare.<br />

L’apparecchiatura è anche<br />

dotata di un’elettronica<br />

di bordo che gestisce il<br />

processo e impedisce<br />

il riutilizzo accidentale<br />

dei consumabili, il tutto<br />

ovviamente garantendo<br />

la sterilità e la sicurezza<br />

necessarie.<br />

Cosa contiene l’estratto<br />

cellulare fornito<br />

dall’apparecchio?<br />

Prevalentemente cellule<br />

staminali, fattori di crescita<br />

e fattori antinfiammatori.<br />

Anche gli adipociti<br />

della parte di risulta,<br />

che fino a ora venivano<br />

scartati, possono trovare<br />

applicazione, ad esempio<br />

nel campo della medicina<br />

estetica come filler.<br />

75


Perché vi siete<br />

concentrati sulle cellule<br />

mesenchimatiche adipose?<br />

La principale criticità con<br />

gli altri tipi di cellule, le<br />

iPSC (Induced pluripotent<br />

stem cells) è che queste<br />

sono già differenziate<br />

e devono essere<br />

riprogrammate per tornare<br />

a uno stato pluripotente<br />

simile alle cellule staminali<br />

embrionali. Questo<br />

comporta non solo passaggi<br />

supplementari con vettori<br />

virali, ma anche diverse<br />

problematiche sul lato della<br />

sicurezza, compresa una<br />

potenziale cancerogenicità.<br />

Nel nostro lavoro ci siamo<br />

orientati verso un approccio<br />

autologo, utilizzando cellule<br />

staminali mesenchimali<br />

adipose estratte dallo<br />

stesso paziente che deve<br />

essere trattato. In questo<br />

modo le cellule sono<br />

riconosciute dal sistema<br />

immunitario come “self”<br />

senza i potenziali problemi<br />

legati al rigetto o alla<br />

trasmissione di agenti<br />

patogeni.<br />

Quali applicazioni potrà<br />

avere questa soluzione?<br />

Il progetto è iniziato con<br />

in mente l’applicazione<br />

in chirurgia ortopedica<br />

umana, ad esempio nel<br />

trattamento conservativo<br />

di patologie degenerative<br />

e post-traumatiche del<br />

ginocchio. Il primo ingresso<br />

sul mercato, però, avverrà<br />

nel settore veterinario,<br />

“<br />

Il mercato<br />

della medicina<br />

rigenerativa<br />

sta crescendo a<br />

doppia cifra.<br />

Globalmente nel<br />

2022 ha registrato<br />

un +13%, con<br />

un aumento del<br />

rendimento annuo<br />

medio che ha<br />

raggiunto quasi il<br />

15%<br />

applicazione per il quale<br />

il dispositivo ha già<br />

ottenuto l’autorizzazione<br />

al commercio. In questo<br />

campo può essere<br />

impiegato per intervenire<br />

su molte problematiche di<br />

tipo ortopedico sui piccoli<br />

animali domestici, sugli<br />

animali da produzione<br />

alimentare o su esemplari<br />

con grande valore<br />

economico, come alcuni<br />

cavalli da corsa.<br />

A quando l’ingresso anche<br />

nel settore umano?<br />

Per questo siamo in attesa<br />

dell’autorizzazione UE al<br />

commercio. La macchina<br />

è già marcata CE per<br />

uso da laboratorio e<br />

veterinario, mentre è in<br />

corso di autorizzazione per<br />

quello umano. Qui ci sono<br />

grandi aspettative perché<br />

il mercato della medicina<br />

rigenerativa sta crescendo<br />

a doppia cifra. Globalmente<br />

nel 2022 ha registrato un<br />

+13%, con un aumento del<br />

rendimento annuo medio<br />

che ha raggiunto quasi il<br />

15%. Non solo il mercato è<br />

in crescita ma assistiamo a<br />

una crescita della crescita.<br />

Gli ambiti di applicazione si<br />

stanno ampliando e dove la<br />

metodologia è già presente<br />

sta compiendo significativi<br />

passi avanti. È chiaro che<br />

“<br />

Un caso<br />

particolarmente<br />

interessante è<br />

l’utilizzo delle<br />

staminali<br />

in episodi<br />

cardiologici acuti<br />

come l’ischemia<br />

cardiaca, quando<br />

la rapidità di<br />

intervento è<br />

cruciale<br />

al momento il mercato<br />

più consolidato è quello<br />

dell’ortopedia ma ci sono<br />

moltissime prospettive<br />

di notevole interesse<br />

anche in altri campi. Un<br />

caso particolarmente<br />

interessante è l’utilizzo<br />

delle cellule staminali in<br />

caso di episodi cardiologici<br />

acuti come l’ischemia<br />

cardiaca. In queste<br />

situazioni la rapidità di<br />

intervento è cruciale e<br />

la possibilità di ridurre<br />

significativamente i tempi<br />

di estrazione potrebbe<br />

essere di grande aiuto.<br />

Quale sarà il primo passo?<br />

Sicuramente gli ambiti più<br />

interessanti in prospettiva<br />

sono quelli ortopedico<br />

e odontoiatrico, per la<br />

rigenerazione dei tessuti<br />

periarticolari, ma abbiamo<br />

in programma di entrare<br />

anche nel mercato della<br />

dermoestetica. Abbiamo<br />

già avviato una partnership<br />

con una grossa azienda<br />

farmaceutica e siamo ora in<br />

attesa del via libera dell’UE<br />

per l’applicazione del<br />

dispositivo a questo campo.<br />

In questo settore l’utilizzo<br />

varia dall’applicazione<br />

come filler, in funzione<br />

estetica, a situazioni più<br />

complesse come il ripristino<br />

dei danni dovuti agli<br />

interventi chirurgici. Nel<br />

caso del tumore al seno,<br />

ad esempio, può avere sia<br />

funzione ricostruttiva (per<br />

la rigenerazione dei tessuti)<br />

sia estetica.<br />

76


#FaravelliPharmaDivision<br />

makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

BEHIND<br />

GREAT<br />

SATISFACTION<br />

ARE ALWAYS<br />

GREAT<br />

RAW<br />

MATERIALS<br />

AGENTI FILMANTI - DISGREGANTI - LUBRIFICANTI - GLIDANTI<br />

- LEGANTI - DILUENTI - OPACIZZANTI - AMIDI E DERIVATI -<br />

POLIALCOLI - ZUCCHERI - DOLCIFICANTI - VISCOSIZZANTI -<br />

CONSERVANTI - CORRETTORI DI PH - ANTIAGGLOMERANTI<br />

- PRINCIPI ATTIVI - PLASTICIZZANTI<br />

Gli eccipienti e le materie prime distribuite da Faravelli<br />

ti aiutano a raggiungere la formulazione farmaceutica<br />

perfetta, proprio quella che stai cercando: funzionale,<br />

sicura, efficace, performante.<br />

La formula che rende ogni cliente soddisfatto e felice.<br />

“Accompagniamo con competenza globale e sensibilità locale i nostri partner verso scelte innovative, per formulare il futuro<br />

con ingredienti e soluzioni affidabili e sostenibili”.<br />

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77


per<br />

STERILIZZAZIONE<br />

CON RAGGI GAMMA<br />

Grazie a una tecnologia che permette l’irraggiamento su strati<br />

sottili, Gammatom può sterilizzare un’ampia gamma di applicazioni<br />

riducendo i rischi di sovradosaggio<br />

Gammatom è la PMI d’eccellenza<br />

italiana nel settore dei servizi di<br />

irraggiamento attraverso raggi<br />

gamma, un brand di alto profilo<br />

europeo. Da oltre mezzo secolo la<br />

realtà lombarda fornisce il mercato<br />

nazionale e internazionale con<br />

costante successo. L’apprezzamento<br />

e il valore aggiunto derivano dalle<br />

performances “tailor made” sul<br />

prodotto, frutto di anni di ricerca ed<br />

esperienza.<br />

Gammatom, infatti, applica la<br />

tecnologia dell’irraggiamento su<br />

strati sottili di materiale, riducendo<br />

così la possibilità di sovra dosaggio<br />

con il fine di limitare il rischio<br />

di alterazioni chimico fisiche<br />

dei prodotti. Indubbiamente, la<br />

sterilizzazione è un obiettivo cruciale<br />

soprattutto nel settore dei prodotti<br />

farmaceutici e dei dispositivi medici.<br />

umani. Infatti diverse strutture<br />

ospedaliere nazionali richiedono<br />

che tessuti umani, soprattutto<br />

opercoli cranici, vengano sterilizzati<br />

prima di essere reimpiantati nel<br />

paziente. Considerata l’importante<br />

destinazione di questi prodotti, il<br />

servizio offerto, oltre a garantire<br />

la sterilizzazione richiesta,<br />

rispetta delle tempistiche molto<br />

brevi riservate esclusivamente<br />

alle strutture ospedaliere. Le<br />

operazioni chirurgiche vengono<br />

infatti programmate proprio in<br />

base alle tempistiche di riconsegna<br />

del prodotto irraggiato e quindi<br />

sterilizzato. Per questo motivo, il<br />

livello di attenzione dedicato al<br />

trattamento di questi prodotti è<br />

particolarmente elevato. Gammatom,<br />

a dimostrazione di questo, evidenzia<br />

la costante ricezione di tessuti<br />

umani da tutta Italia, con spedizioni<br />

coordinate direttamente con le<br />

strutture ospedaliere o con la Banca<br />

dell’Osso regionale al fine di avere la<br />

garanzia di un processo sempre sotto<br />

controllo unitamente a un prodotto<br />

in grado di soddisfare i requisiti<br />

richiesti. Si tratta ancora una volta di<br />

garantire l’eccellenza.<br />

UN AMPIO<br />

VENTAGLIO DI<br />

APPLICAZIONI<br />

Le applicazioni sono davvero<br />

numerose e riguardano, come<br />

abbiamo appena visto, prodotti<br />

impensabili ma allo stesso tempo<br />

prodotti di uso quotidiano. Infatti<br />

i principali clienti sono produttori<br />

di dispositivi medici, di protesi<br />

ortopediche, di materie prime,<br />

di eccipienti e prodotti del<br />

farmaceutico, del veterinario e del<br />

cosmetico, di materiali di laboratorio<br />

e confezionamento.<br />

L’irraggiamento dei farmaci e dei<br />

principi attivi farmaceutici, ove<br />

applicabile, è sempre più richiesto.<br />

Va fatto presente che in questo<br />

caso l’attenzione e la precisione<br />

STERILIZZAZIONE<br />

DI TESSUTI UMANI<br />

Gammatom si distingue per<br />

l’attenzione dedicata ai clienti<br />

e alla personalizzazione del suo<br />

servizio di irraggiamento con<br />

raggi gamma. Questo servizio<br />

è particolarmente apprezzato e<br />

richiesto dal settore sanitario tanto<br />

da essere applicato anche su tessuti<br />

Sede Gammatom<br />

78


makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

del trattamento sono fondamentali,<br />

tant’è che molti impianti non sono in<br />

grado di trattare in modo adeguato<br />

questi prodotti.<br />

Negli ultimi anni è cresciuta anche la<br />

richiesta di irraggiamento da parte<br />

del settore cosmetico dopo il divieto<br />

di utilizzare alcuni conservanti,<br />

per esempio i parabeni, ma<br />

ugualmente grazie alla forte crescita<br />

di prodotti biologici che utilizzano<br />

ingredienti naturali e, quindi, spesso<br />

microbiologicamente inquinati.<br />

L’irraggiamento può essere applicato<br />

sulla materia prima, sul semilavorato,<br />

sul finito e anche solo sul packaging.<br />

È necessario ricordare che per tutto<br />

il processo il prodotto non viene<br />

mai toccato, infatti viene manipolato<br />

solo l’imballo finale esterno (scatole,<br />

fusti, sacchi) che viene a sua volta<br />

inserito nel sistema automatizzato di<br />

convogliatori Gammatom.<br />

Piace specificare che, in ogni caso,<br />

qualsiasi materiale può essere<br />

utilizzato in totale sicurezza subito<br />

dopo il trattamento dal momento<br />

non vi sono residui e nessun tipo di<br />

attivazione dovuta alle radiazioni.<br />

LA SINERGIA<br />

CON IL CLIENTE<br />

Perché tutto questo processo<br />

avvenga al meglio servono sinergie,<br />

infatti è importante ricevere dal<br />

cliente le giuste informazioni legate<br />

ai materiali, agli ingredienti e<br />

all’inquinamento riscontrato affinché,<br />

grazie al nostro know how, si riesca<br />

a fornire un adeguato servizio di<br />

consulenza che, in aggiunta al<br />

trattamento, risulti tale da abbattere<br />

la carica, senza però alterare il<br />

prodotto o il packaging. Lo stupore<br />

che accompagna chi non conosce<br />

la materia si esaurisce con interesse<br />

quando la nostra divulgazione<br />

mette nelle condizioni l’utilizzatore<br />

finale di comprendere i vantaggi<br />

di un prodotto sicuro e sterilizzato<br />

apprezzandone maggiormente il<br />

brand di riferimento.<br />

Gammatom opera seguendo<br />

le normative di settore ed è in<br />

possesso di diverse certificazioni,<br />

anche internazionali, tra cui quella<br />

rilasciata da AIFA per il trattamento<br />

dei farmaci e dal Ministero della<br />

Salute per il trattamento di farmaci<br />

veterinari. Opera ovunque, anche<br />

dove i requisiti sono tra i più<br />

stringenti. Affidabilità e competenza<br />

hanno reso l’azienda un riferimento<br />

importante.<br />

Un secondo punto di forza in termini<br />

di identità commerciale e produttiva<br />

è dato dal suo essere autonoma e<br />

indipendente. Gammatom, infatti,<br />

è una delle poche società al mondo<br />

nel settore a coordinare in maniera<br />

indipendente manutenzione,<br />

implementazione, modifica e<br />

gestione dell’impianto.<br />

In termini di referenze, da anni<br />

rifornisce in tutto il mondo importanti<br />

gruppi industriali e multinazionali,<br />

aziende farmaceutiche e legate al<br />

mondo della cosmesi.<br />

Se è vero che la sterilità per<br />

alcuni prodotti è un requisito<br />

imprescindibile per la tutela<br />

della salute del paziente finale, è<br />

altrettanto vero che la Pharmacopeia<br />

– così come le linee guida tracciate<br />

dall’EMA su come ottenerla nella<br />

produzione di un medicinale –<br />

sono piuttosto chiare e lasciano<br />

poco spazio a interpretazioni.<br />

In quest’ottica, l’assenza di<br />

microrganismi su un prodotto<br />

non può essere semplicemente<br />

ottenuta da un test, una verifica a<br />

posteriori, ma deve essere il risultato<br />

di un processo sicuro, validato e<br />

ripetibile, ma soprattutto deve<br />

essere possibilmente il frutto di un<br />

processo di sterilizzazione terminale.<br />

In questo contesto la sterilizzazione<br />

con radiazioni ionizzanti è una<br />

delle possibili vie e nella flow chart<br />

dell’EMA è anche una delle prime<br />

opzioni da considerare.<br />

L’ufficio tecnico-commerciale di<br />

Gammatom, unitamente al customercare<br />

è al servizio di ogni cliente per<br />

informazioni o contatti. Gammatom<br />

crea valore aggiunto ad ogni<br />

prodotto tutelando il consumatore<br />

finale.<br />

Gammatom<br />

Via XXIV Maggio, 14,<br />

22070 Guanzate CO<br />

Tel.: 39 031 976035<br />

info@gammatom.it<br />

79


per<br />

L’UOMO NOBILITA IL LAVORO<br />

Pilot Italia, società specializzata nella stampa di etichette, abbraccia una innovativa visione<br />

aziendale che combina la performance con la qualità della vita dello staff, un sofisticato percorso<br />

ESG e il sostegno a progetti culturali<br />

L’uomo nobilita il lavoro. È con un<br />

diverso ordine delle parole nella frase<br />

“il lavoro nobilita l’uomo” di Charles<br />

Darwin, esploratore di nuovi mondi<br />

possibili, che si condensa il senso<br />

dell’approccio innovativo di Pilot Italia.<br />

Un’azienda leader nel settore della<br />

stampa di etichette, che crede<br />

nell’innovazione e lo fa rompendo<br />

gli schemi, ripensando le stesse cose<br />

intese come metodi e processi, in<br />

modo diverso. E non è scontato per<br />

un’azienda familiare che vede Giancarlo<br />

Vimercati alla guida dal lontano 1968, e<br />

oggi il figlio Andrea cinquantenne.<br />

Un’azienda storica ma innovativa.<br />

Una dicotomia vincente che affianca<br />

consapevolmente un management<br />

team giovane a quello più esperto di chi<br />

è entrato in Pilot davvero molti anni fa.<br />

Pilot Italia ha i piedi orgogliosamente<br />

piantati nella brianza operosa, ma<br />

gli occhi che guardano avanti senza<br />

preconcetti. A broad minded vision<br />

direbbe un inglese che ha la fortuna di<br />

parlare una lingua in grado di esprimere<br />

temi complessi in poche parole.<br />

Andrea Vimercati parla di Pilot Italia<br />

senza parlare di macchine da stampa o<br />

qualità, piuttosto visione e idee.<br />

Che cosa presenterete a CPHI<br />

Barcellona?<br />

Il prodotto di punta progettato dal<br />

R&D team per il mercato del pharma<br />

è l’etichetta con hanger, un nostro<br />

brevetto. Un’innovazione non solo dal<br />

punto di vista tecnico-funzionale, ma<br />

anche e soprattutto un nuovo modo<br />

di approcciare i processi di fornitura e<br />

di consegna. Abbiamo infatti creato<br />

una partnership con Schäefer Etiketten<br />

in Germania che ci garantisce sia la<br />

possibilità di raddoppiare la fornitura sia<br />

di garantire la business continuity.<br />

Questa collaborazione ci ha insegnato<br />

una cosa fantastica: le dimensioni di<br />

un’azienda possono aumentare anche<br />

grazie alle collaborazioni con le altre.<br />

Insieme invece che divisi è meglio.<br />

E questa sembra una riflessione<br />

scontata ma non lo è, dato che ogni<br />

realtà industriale è solitamente molto<br />

gelosa dei propri clienti, progetti e<br />

innovazioni.<br />

Da quanto tempo dura la vostra<br />

collaborazione?<br />

Abbiamo iniziato più di dieci anni<br />

fa. Avevamo conosciuto il manager<br />

e proprietario di allora in uno degli<br />

incontri di networking condividendo da<br />

subito gli stessi valori. Non volevamo<br />

infilarci in una merge acquisition e così<br />

è iniziata una collaborazione su singoli<br />

progetti.<br />

Noi potevamo offrire un’importante<br />

esperienza grazie al bollino etico<br />

farmaceutico e il nuovo brevetto<br />

dell’etichetta con hanger, loro un forte<br />

know-how nel settore del pharma.<br />

Schäefer Etiketten ha la licenza di<br />

stampare questo nostro brevetto<br />

garantendo a noi (e noi a loro) sia la<br />

business continuity che la peak business<br />

continuity.<br />

Una immagine della famiglia PILOT Italia<br />

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makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />

Pilot for People<br />

Il progetto Pilot for People rappresenta il desiderio di condividere<br />

qualcosa con gli altri e per gli altri supportando filantropicamente<br />

progetti culturali. Nel <strong>2023</strong> sono stati finanziati sia il restauro<br />

della Sala delle Asse di Leonardo da Vinci al Castello Sforzesco di<br />

Milano che il restauro della cornice della Pala Trivulzio opera del<br />

Mantegna. Pilot for People si pone l’obiettivo di creare valore per<br />

le comunità sostenendo arte, musica cultura e ambiente.<br />

È per questo che parteciperete ancora<br />

insieme a CPHI?<br />

Dopo l’edizione di Milano del 2021 e di<br />

Francoforte del 2022, quest’anno siamo<br />

a Barcellona in partnership con loro.<br />

Nel 2024 ritorneremo a Milano perché<br />

crediamo che il lavoro del reparto<br />

R&D possa supportare molto bene le<br />

esigenze di un mercato importante<br />

come quello del pharma.<br />

Come è nato il brevetto dell’etichetta<br />

a maniglia?<br />

Abbiamo un reparto di ricerca e<br />

sviluppo che lavora sia sulla ricerca di<br />

nuovi materiali che a livello creativo<br />

sulle funzionalità e l’handling delle<br />

etichette. Crediamo che un’etichetta<br />

non debba solo descrivere il contenuto<br />

di un prodotto, piuttosto semplificare<br />

e velocizzarne la gestione per rendere<br />

più semplice, veloce ed efficace il<br />

lavoro del personale sanitario. La<br />

nostra nuova etichetta con hanger è la<br />

concretizzazione di questo approccio.<br />

Dopo che è stata prototipata sono<br />

arrivate la fase di sperimentazione<br />

e quella di test previste dalla ISO<br />

15137. Il mercato italiano ha risposto<br />

positivamente e così è diventata un<br />

prodotto di punta dell’offerta Pilot<br />

per il pharma, anche grazie alla sua<br />

economicità.<br />

Etichette funzionali a un prezzo<br />

competitivo?<br />

Nel mercato di oggi c’è molta<br />

concorrenza a prezzi competitivi.<br />

A volte è difficile far capire ai clienti<br />

che i livelli e i controlli necessari per<br />

un’azienda certificata come la nostra<br />

hanno costi alti. Il cliente spesso non<br />

ha la disponibilità a riconoscere questo<br />

parametro.<br />

Che cosa è per voi la qualità?<br />

Un concetto importante ma troppo<br />

abusato. Cerchiamo di non usare quella<br />

parola quando raccontiamo l’azienda.<br />

Con tanti anni di storia alle spalle il<br />

mercato ci avrebbe espulso se non<br />

avessimo rispettato certi parametri.<br />

Per questo non la consideriamo un<br />

plus, piuttosto uno standard. La nostra<br />

volontà è di concentrarci su altri valori<br />

e idee che possono dare un reale<br />

vantaggio competitivo e di supporto ai<br />

clienti.<br />

Prodotti a parte, qual è la sua visione<br />

del futuro?<br />

Stiamo dedicando tempo ed energie<br />

per garantire al personale una qualità<br />

di vita in azienda sempre più alta. Il<br />

progetto più importante iniziato da<br />

qualche anno è migliorare la nostra<br />

scorecard di EcoVadis: da bronzo<br />

aspiriamo all’argento. A <strong>ottobre</strong><br />

sapremo qual è il risultato di tutte le<br />

politiche che abbiamo messo in atto in<br />

tutti e tre gli ambiti dove siamo misurati:<br />

Environment, Social e Governance.<br />

A noi piace l’idea di associare progetti<br />

ad ampio respiro, come la certificazione<br />

EcoVadis, ad altri più piccoli, semplici e<br />

concreti.<br />

Per esempio?<br />

Abbiamo realizzato una nuova<br />

mensa con un sistema fotovoltaico di<br />

autoproduzione di energia. In realtà è<br />

stata progettata per diventare un punto<br />

di ritrovo e confronto fra le persone<br />

e non solo un luogo dove mangiare.<br />

Organizziamo due eventi all’anno<br />

che coinvolgono tutti gli oltre 150<br />

dipendenti, che preferisco chiamare<br />

persone, che lavorano con noi. Credo<br />

che il successo di un’azienda dipenda<br />

anche dalla relazione atipica che instaura<br />

con i propri collaboratori, le persone<br />

appunto. Per questo affiancheremo ai<br />

corsi di formazione professionale anche<br />

altri di gestione delle relazioni. Alcuni<br />

di loro hanno iniziato a lavorare su una<br />

macchina da stampa e oggi dirigono<br />

intere squadre. Gestire le relazioni fra<br />

colleghi è più difficile che gestire una<br />

macchina tecnologicamente avanzata<br />

come le nostre, per questo riteniamo<br />

che abbiano bisogno di supporto.<br />

Inoltre, abbiamo scritto un nuovo codice<br />

etico e rivisto anche la parte burocratica<br />

di governance. Cerchiamo di proiettarci<br />

nel futuro seguendo le esigenze<br />

del mercato e anche delle nuove<br />

generazioni.<br />

Sembra tutto così bello…<br />

Certamente non è facile. Quando ci<br />

sono 150 persone che lavorano insieme<br />

non c’è sempre accordo, anzi. Per<br />

questo cerchiamo di non ignorare questi<br />

problemi relazionali. Questa è una delle<br />

nostre priorità. Il ruolo dell’azienda<br />

non è solo quello di fornire un lavoro<br />

e chiedere un impegno. Lavorare è<br />

una forma di fatica, nel nostro caso<br />

sia psicologica che fisica, e quindi<br />

l’atmosfera in azienda deve essere come<br />

minimo piacevole.<br />

Dalle parole di Andrea Vimercati la<br />

frase icona di questa azienda “L’uomo<br />

nobilita il lavoro” sembra già evoluta in<br />

“L’azienda nobilita il lavoro”.<br />

A dimostrazione di come Pilot Italia<br />

viva nel presente ma guardi sempre e<br />

costantemente al futuro...<br />

Pilot Italia SpA<br />

Via Lanzi, 42<br />

20872 Cornate D’adda (MB)<br />

Tel: +39.039.62887.1<br />

info@pilotitalia.com<br />

81


NUMERO 5 - OTTOBRE <strong>2023</strong><br />

Casa editrice<br />

MakingLife Srl<br />

Via G, Pascoli, 60<br />

20133 Milano MI<br />

Tel. 02 36525293<br />

Con il patrocinio di:<br />

Registrazione n.168 del 30/11/2020 presso il Tribunale di Milano<br />

Direttore responsabile Cristiana Bernini<br />

Coordinamento redazionale Simone Montonati | simone.montonati@makinglife.it<br />

Comitato scientifico<br />

Maurizio Battistini<br />

Valeria Brambilla<br />

Giacomo Matteo Bruno<br />

Carla Caramella<br />

Hellas Cena<br />

Bice Conti<br />

Gabriele Costantino<br />

Stefano Govoni<br />

Piero Iamartino<br />

Teresa Minero<br />

Maria Luisa Nolli<br />

Giuseppe Recchia<br />

Art Director Simone Abbatini<br />

Illustrazioni di Mario Addis<br />

Hanno collaborato<br />

Alberto Bobadilla<br />

Elena Botti<br />

Anna Colacori<br />

Gabriele Costantino<br />

Giulio Divo<br />

Valentina Favero<br />

Valentina Guidi<br />

Caterina Lucchini<br />

Carolina Martinelli<br />

Antonio Maturo<br />

Simone Montonati<br />

Ida Palombella<br />

Josephine Romano<br />

Giuseppe Speziale<br />

Xhoajda Taci<br />

Monica Torriani<br />

Le aziende che ci sostengono<br />

Aluberg SpA, MC<br />

Bruno Wolhfarth Srl, MC<br />

Co.Ra.Srl, MC<br />

Defil Srl, 63, MC<br />

De Lama SpA, MC<br />

DOC Srl, p.55<br />

Dos&donts Srl, MC<br />

Dott. Bonapace & C. Srl, MC<br />

Dryce Srl, MC<br />

Elis Italia Spa, MC<br />

Ellab A/S, p.25, MC<br />

Gammatom Srl, p. 45, MC<br />

Giusto Faravelli SpA, p.77, MC<br />

IMA SpA, p.21<br />

Inge SpA, p.51, MC<br />

LifeBee Srl, MC<br />

Lipoid Gmbh, MC<br />

m-Squared Consulting Srl, MC<br />

Marchesini, MC<br />

Novinox Srl, MC<br />

Olon SpA, MC<br />

Pha.se Srl, p.31<br />

Pilot Italia SpA, p.3, MC<br />

Pharma Quality Europe Srl, p.29, MC<br />

Pipeline Srl, MC<br />

PVS Srl, MC<br />

SEA Vision Srl, MC<br />

MC<br />

presenti su makingconnect<br />

Responsabile commerciale<br />

Matelda Rucci | matelda.rucci@makinglife,it<br />

Stampa Starprint Srl - via A. Ponchielli 51 - 24125 Bergamo<br />

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Per informazioni abbonamenti@makinglife.it<br />

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autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati e la Casa Editrice non<br />

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