Makinglife Pharmafuture&Health n5 ottobre 2023
Le terapie avanzate (Atmp) hanno dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere nella medicina. Per la loro affermazione, però, devono affrontare sfide complesse, che non riguardano solo la validazione scientifica e le prove di concetto, ma anche l’aderenza a norme regolatorie in continuo divenire, la complessa gestione produttiva e gli aspetti relativi ai costi, ai ricavi e alla rimborsabilità.
Le terapie avanzate (Atmp) hanno dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere nella medicina. Per la loro affermazione, però, devono affrontare sfide complesse, che non riguardano solo la validazione scientifica e le prove di concetto, ma anche l’aderenza a norme regolatorie in continuo divenire, la complessa gestione produttiva e gli aspetti relativi ai costi, ai ricavi e alla rimborsabilità.
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makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong> | numero cinque<br />
PHARMA EVOLUTION<br />
PharmaFuture & <strong>Health</strong>
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nell’healthcare<br />
e ne governa il cambiamento
INDICE<br />
-5%<br />
-18%<br />
-30%<br />
-45%<br />
Pharma Novel<br />
Commenti<br />
Atmp tra la vita e la morte<br />
Sinfonia cellulare<br />
9<br />
01 02 03<br />
Un’opportunità di<br />
sviluppo<br />
14<br />
Terapie avanzate tra<br />
ruolo e normativa<br />
18<br />
Tra miraggio, miracolo<br />
e mercato<br />
16<br />
La seconda morte delle<br />
terapie avanzate<br />
22<br />
Farmacie ospedaliere<br />
e Atmp<br />
26<br />
Produzione sostenibile<br />
per le terapie avanzate<br />
28<br />
4
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Car-T evolution<br />
The dark side of the Car-T<br />
Education and legal<br />
Pharmatelling<br />
Tra entusiasmo<br />
e realismo<br />
32<br />
Potenza e controllo, le<br />
complicanze<br />
48<br />
04 05 06 07<br />
Il futuro del farmacista<br />
industriale<br />
64<br />
Cellule staminali “intra<br />
moenia”<br />
74<br />
Valore, costo e<br />
sostenibilità per Car-T<br />
34<br />
Farmacovigilanza e<br />
Car-T<br />
52<br />
Crescita professionale<br />
e formazione continua<br />
66<br />
Strada facendo, il<br />
patient journey<br />
38<br />
Una app per gestire le<br />
complicanze<br />
56<br />
Giovani leader a<br />
confronto<br />
70<br />
Car-T ed evoluzione<br />
della logistica<br />
42<br />
TCR gene editing, un<br />
complemento per le<br />
Car-T<br />
60<br />
Legal view: pubblicità<br />
OTC e SOP<br />
72<br />
5
6<br />
Fatti non foste a<br />
viver come bruti…<br />
Cristiana Bernini<br />
Da dr. Google a dr. ChatGPT il<br />
passo è breve ed è salito agli<br />
onori della cronaca il caso di<br />
una mamma statunitense che<br />
si è affidata a ChatGPT per<br />
cercare (e trovare) la corretta<br />
diagnosi ai problemi di salute<br />
di suo figlio. Il suo bambino<br />
di quattro anni – racconta la<br />
donna alla stampa – accusava<br />
molteplici disturbi di cui,<br />
dopo tre anni di accertamenti<br />
e 17 pareri medici, gli<br />
specialisti non erano riusciti<br />
a capire la causa. In base<br />
a dati relativi ai sintomi,<br />
agli esiti dei controlli svolti,<br />
alle terapie prescritte e ai<br />
pareri ricevuti in precedenza,<br />
ChatGPT ha emesso la sua<br />
diagnosi: Tethered Spinal<br />
Cord Syndrome, confermata<br />
successivamente da un<br />
neurochirurgo pediatrico<br />
dell’Università del Michigan<br />
che ha poi curato il bambino.<br />
Al di là del caso specifico,<br />
la via è tracciata e, anche in<br />
campo medico, la potenza<br />
delle intelligenze artificiali<br />
generative è una risorsa<br />
in rapidissima evoluzione<br />
che è necessario imparare<br />
a sfruttare e governare. Un<br />
esempio per tutti, Med-PaLM,<br />
modello LLM (Large language<br />
model) di Google progettato<br />
per fornire risposte a<br />
domande mediche (in preprint<br />
a fine 2022 e pubblicato su<br />
Nature nel luglio <strong>2023</strong>), è stato<br />
il primo sistema di intelligenza<br />
artificiale a superare il<br />
punteggio minimo nelle<br />
domande in stile US Medical<br />
licensing examination (USMLE)<br />
con la seconda versione che<br />
raggiunge una precisione di<br />
risposta dell’86,5%: l’IA impara<br />
in fretta. D’altra parte, stando<br />
a uno studio pubblicato a fine<br />
agosto sul Journal<br />
of Medical<br />
Internet<br />
Research,<br />
sulla<br />
valutazione<br />
dell’utilità di ChatGPT nel<br />
supportare le decisione<br />
cliniche, l’accuratezza del<br />
chatbot è impressionante.<br />
Il test è stato effettuato<br />
inserendo 36 vignette cliniche<br />
pubblicate dal manuale MSD<br />
in ChatGPT e confrontando<br />
l’accuratezza di diagnosi<br />
differenziali, test diagnostici,<br />
diagnosi finale e gestione in<br />
base a età, sesso e acuità del<br />
caso del paziente.<br />
L’accuratezza è stata misurata<br />
in base alla percentuale di<br />
risposte corrette alle domande<br />
poste all’interno delle vignette<br />
cliniche testate, calcolate da<br />
valutatori umani ed è stata<br />
condotta una regressione<br />
lineare per valutare i fattori<br />
che contribuiscono alle<br />
prestazioni di ChatGPT nelle<br />
attività cliniche. ChatGPT<br />
ha ottenuto un’accuratezza<br />
complessiva del 71,7%, con<br />
prestazioni più elevate nella<br />
formulazione di diagnosi finali<br />
e inferiori nella generazione di<br />
diagnosi differenziali iniziali,<br />
a dimostrazione del fatto che<br />
maggiori sono le informazioni<br />
a disposizione, maggiore è<br />
l’accuratezza raggiunta dal<br />
chatbot nel processo clinico<br />
decisionale.<br />
Aggiungiamo a questi dati il<br />
fatto che i chatbot possono
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
far risparmiare tempo,<br />
assolvendo a compiti ripetitivi<br />
che contribuiscono al burnout<br />
dei medici e arriviamo all’ovvia<br />
conclusione che è giunto<br />
il momento di prendere<br />
coscienza del fatto che questi<br />
strumenti esistono e sono<br />
destinati a evolvere e che la<br />
tecnologia – come sempre –<br />
non deve essere demonizzata<br />
ma governata perché può<br />
rappresentare un importante<br />
valore aggiunto sia per i medici<br />
che per i pazienti.<br />
Tuttavia, sono gli stessi<br />
ricercatori a mettere in<br />
guardia dal dr. ChatGPT: sarà<br />
pure meglio di dr. Google,<br />
ma fa comunque registrare<br />
un deficit di consapevolezza<br />
situazionale e apre tutta una<br />
serie di problematiche legate<br />
alla privacy, alla sicurezza,<br />
ai pregiudizi che possono<br />
essere trasmessi dai dati<br />
di addestramento, alla<br />
responsabilità, alla trasparenza<br />
e all’attuale assenza di<br />
controllo normativo.<br />
Uno dei maggiori pericoli è che<br />
gli interessi economici portino<br />
allo sviluppo di interfacce<br />
di intelligenza artificiale in<br />
grado di indirizzare i pazienti<br />
e i clinici all’uso di determinati<br />
farmaci: il potenziale di<br />
manipolazione delle persone e<br />
di commercializzazione dei dati<br />
non ha precedenti.<br />
Ma come cambiano le<br />
prospettive se ci riferiamo<br />
ai Paesi a basso e medio<br />
reddito? In un recente articolo<br />
pubblicato su The Lancet,<br />
ricercatori cinesi<br />
hanno messo<br />
in luce come<br />
ChatGPT –<br />
nonostante<br />
i rischi<br />
evidenziati – rappresenti<br />
un potenziale strumento in<br />
grado di aiutare ad affrontare<br />
le sfide che ostacolano<br />
l’accesso dei pazienti ai servizi<br />
sanitari, abbracciando un<br />
ampio spettro di ambiti che<br />
vanno dall’alfabetizzazione<br />
sanitaria, allo screening, al<br />
triage, al supporto sanitario<br />
remoto, al supporto per la<br />
salute mentale, alle capacità<br />
multilingue, alla comunicazione<br />
e documentazione sanitaria,<br />
alla formazione e sostegno<br />
agli operatori sanitari. «Grazie<br />
alla crescente disponibilità<br />
di plugin per migliorare<br />
le funzioni – concludono i<br />
firmatari dell’articolo, – le<br />
capacità di ChatGPT potrebbero<br />
aumentare, incorporando<br />
informazioni mediche più<br />
aggiornate e specializzate.<br />
Tuttavia, quando si contempla<br />
la sua adozione nei Paesi<br />
meno sviluppati, è essenziale<br />
un approccio prudente,<br />
che tenga conto di fattori<br />
etici e culturali, dei vincoli<br />
infrastrutturali esistenti, dei<br />
bassi tassi di alfabetizzazione<br />
e della limitata competenza<br />
digitale. Per ottimizzare l’utilità<br />
della ChatGPT in questi Paesi,<br />
è fondamentale istituire<br />
un adeguato onboarding<br />
dell’utente e iniziative educative<br />
pertinenti. Queste iniziative<br />
possono aiutare a creare<br />
aspettative realistiche riguardo<br />
alle capacità di ChatGPT,<br />
promuovendo al contempo un<br />
uso responsabile ed etico di<br />
questa tecnologia nei Paesi a<br />
basso e medio reddito».<br />
Torna prepotentemente, in<br />
queste parole, il tema della<br />
formazione che non può<br />
ovviamente essere confinato<br />
ai Paesi scarsamente<br />
sviluppati e tantomeno a<br />
problematiche legate all’utilizzo<br />
dell’intelligenza artificiale.<br />
Perché, se è vera la necessità<br />
di approfondire rischi/benefici<br />
dei chatbot in sanità – e non<br />
solo – è pur vero che nella<br />
“avanzata” Italia le necessità<br />
formative sono enormi, in<br />
tutti i settori. Non a caso i<br />
numeri relativi ai morti sul<br />
lavoro sono impressionanti<br />
(si sono registrati oltre 800<br />
decessi nei primi nove mesi di<br />
quest’anno) – a dimostrazione<br />
della quasi totale assenza di<br />
consapevolezza dei rischi per<br />
la salute in ambito lavorativo.<br />
È lo stesso Sergio Mattarella a<br />
lanciare il monito in occasione<br />
della 73a giornata mondiale<br />
per le vittime degli incidenti<br />
sul lavoro: «Morire in fabbrica,<br />
nei campi, in qualsiasi luogo<br />
di lavoro – afferma il Capo<br />
dello Stato – è uno scandalo<br />
inaccettabile per un Paese<br />
civile, un fardello insopportabile<br />
per le nostre coscienze,<br />
soprattutto quando dietro agli<br />
incidenti si scopre la mancata o<br />
la non corretta applicazione di<br />
norme e procedure».<br />
«La sicurezza non è un costo<br />
– continua Mattarella – né<br />
tantomeno un lusso: ma un<br />
dovere cui corrisponde un<br />
diritto inalienabile di ogni<br />
persona. Occorre un impegno<br />
corale di istituzioni, aziende,<br />
sindacati, lavoratori, luoghi di<br />
formazione affinché si diffonda<br />
ovunque una vera cultura della<br />
prevenzione».<br />
L’ingresso di MakingLife nella<br />
formazione, con il lancio della<br />
piattaforma MakingEducation,<br />
vuole rappresentare un tassello<br />
di questa importante mission,<br />
con l’ambizione di riuscire<br />
a fare la propria parte per<br />
aumentare consapevolezza e<br />
conoscenza nei lavoratori delle<br />
life sciences.<br />
7
info@makinglife.it
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
PHARMA<br />
NOVEL<br />
Mario Addis<br />
9
10
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11
12
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
13
14<br />
UN’OPPORTUNITÀ<br />
DI SVILUPPO<br />
PER IL SISTEMA<br />
FARMACEUTICO ITALIANO<br />
Gabriele Costantino<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />
Università di Parma<br />
gabriele.costantino@unipr.it<br />
I farmaci, e il loro impiego razionale<br />
in campo clinico, costituiscono<br />
una delle opere inventive – e poi di<br />
traslazione industriale – che più hanno<br />
impattato sulla qualità (oltre che sulla<br />
durata) della vita dell’uomo.<br />
Un limite dei farmaci “convenzionali”,<br />
molecole di piccolo-medio peso<br />
molecolare prodotte industrialmente<br />
per sintesi chimica, è che agiscono<br />
su funzioni attive ma disregolate<br />
del substrato cellulare verso cui sono<br />
diretti.<br />
Un farmaco convenzionale potenzia<br />
o modula una funzione recettoriale,<br />
promuove o reprime la trascrizione<br />
genica, inibisce una funzione<br />
enzimatica o metabolica di un agente<br />
patogeno esogeno. Quello che non<br />
possono fare i farmaci convenzionali<br />
è ristabilire una funzione assente –<br />
per qualche motivo – nel substrato<br />
cellulare. Se una patologia deriva<br />
da una condizione genetica che<br />
priva l’organismo di una data<br />
funzione metabolica, trascrizionale<br />
o enzimatica, l’unica possibilità<br />
farmacologica è quella di agire<br />
indirettamente sulla disponibilità<br />
o meno di substrato, rimpiazzare<br />
esogenamente la proteina o il<br />
prodotto della proteina mancante,<br />
oppure modificare geneticamente<br />
il substrato cellulare aberrante.<br />
Un esempio del primo approccio è<br />
l’impiego di insulina ricombinante nel<br />
diabete mellite di tipo 1 (disfunzione<br />
delle cellule beta pancreatiche); un<br />
esempio del secondo approccio è la<br />
somministrazione di alfa-glucosidasi<br />
acida nella malattia di Pompe;<br />
infine, la terapia genica e la terapia<br />
cellulare con cellule staminali sono<br />
esempi del terzo approccio.<br />
Terapia genica e terapia<br />
cellulare sono tecniche descritte<br />
collettivamente in ambito regolatorio<br />
dalla sigla Atmp (Advanced<br />
therapy medicinal products) o, più<br />
semplicemente, terapie avanzate.<br />
Con l’acronimo Atmp si intendono<br />
approcci di terapia genica che hanno<br />
l’obiettivo di trattare malattie causate<br />
da geni difettosi, oppure approcci di<br />
rimpiazzo cellulare che utilizzano<br />
una preparazione contenente<br />
cellule vive per ottenere un effetto<br />
terapeutico, diagnostico o preventivo.<br />
Nel primo caso il “farmaco” è Dna o<br />
Rna, con cui si intende correggere<br />
la disfunzione inserendo una copia<br />
corretta del gene o modificandone<br />
la sua funzione. Nelle terapie<br />
geniche sono comprese anche le<br />
tecniche di editing genomico, prima<br />
tra tutte la tecnica del Crispr-<br />
Cas9. Nel secondo caso si prevede<br />
l’uso di cellule staminali adulte,
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
cellule presenti nel nostro corpo<br />
che sono in grado di differenziarsi<br />
per formare diversi tessuti. Tra<br />
le terapie cellulari, la tecnologia<br />
denominata Car-T (Chimeric antigen<br />
receptor T cell therapies) si basa<br />
sull’ingegnerizzazione genetica<br />
dei linfociti T in maniera tale da<br />
potenziarli per combattere i tumori.<br />
Sebbene la validazione preclinica e<br />
clinica, e le piattaforme tecnologiche<br />
per la produzione, siano state<br />
raggiunte e messe a punto oramai<br />
da oltre 15 anni, solo 25 Atmp sono<br />
state approvate per l’uso clinico<br />
in Europa da Ema (e un numero di<br />
poco minore in Usa da Fda). Per<br />
sette di queste, l’autorizzazione<br />
all’immissione in commercio è<br />
stata successivamente ritirata<br />
o non rinnovata dal titolare<br />
dell’autorizzazione.<br />
Questi numeri riflettono le sfide<br />
che le terapie avanzate pongono<br />
all’industria farmaceutica. Sono<br />
sfide che non riguardano solo la<br />
validazione scientifica e le prove di<br />
concetto, ma l’aderenza a norme<br />
regolatorie in continuo divenire, la<br />
complessa gestione produttiva e gli<br />
aspetti relativi ai costi, ai ricavi e le<br />
questioni di rimborsabilità.<br />
Le Atmp sono prodotti medicinali<br />
per uso umano. Da questo punto<br />
di vista, quindi, sono soggette a<br />
tutte le richieste regolatorie che<br />
le agenzie pongono ai medicinali,<br />
dalla sperimentazione clinica alla<br />
produzione in Gmp, con particolare<br />
accento sulla safety verso il paziente,<br />
e all’impiego (in trial o in terapia) in<br />
Gcp. Ma l’acronimo stesso definisce<br />
questi prodotti come “avanzati”,<br />
aggiungendo quindi complessità alle<br />
richieste convenzionali. Questo vale<br />
per tutta la vita di ricerca, sviluppo e<br />
commercializzazione delle Atmp. Per<br />
questo motivo le agenzie regolatorie,<br />
Ema in particolare, hanno pubblicato<br />
guideline specifiche – e in continuo<br />
aggiornamento – relativamente<br />
alle norme Gmp per la produzione<br />
di Atmp che hanno ricevuto<br />
l’autorizzazione all’immissione<br />
in commercio o che iniziano la<br />
sperimentazione clinica.<br />
La produzione in Gmp di Atmp<br />
incontra sfide completamente<br />
diverse rispetto alla produzione in<br />
Gmp di farmaci convenzionali, pur<br />
essendo compresa nello stesso<br />
corpus normativo e regolatorio.<br />
Questo evidentemente determina<br />
un particolare impegno da parte del<br />
titolare dell’autorizzazione, sia in<br />
termini economici-industriali che<br />
di formazione del personale. Ad<br />
esempio, le responsabilità in capo<br />
alla Qualified person (QP), la cui<br />
approvazione è indispensabile per<br />
il rilascio del prodotto dall’officina,<br />
sono identiche per officine di<br />
produzione di farmaci convenzionali<br />
e di produzione di Atmp ma le<br />
richieste e le difficoltà tecniche<br />
ben diverse. Punti di particolare<br />
attenzione – che differenziano<br />
fortemente le terapie avanzate<br />
da quelle convenzionali – sono il<br />
controllo della sterilità, la gestione di<br />
lotti fuori specifica e l’importazione<br />
extra-UE.<br />
Le Atmp richiedono nella totalità<br />
dei casi infusioni dirette, e il<br />
controllo della sterilità è ovviamente<br />
fondamentale. Tuttavia, a differenza<br />
dei medicinali convenzionali, spesso<br />
le metodologie di filtrazione o di<br />
sterilizzazione terminale non sono<br />
possibili in quanto interferiscono<br />
con la struttura o la funzione del<br />
prodotto oppure, semplicemente,<br />
non sono applicabili (filtrazione per<br />
terapie cellulari). È necessario quindi<br />
validare, prima del rilascio del batch<br />
di produzione, una serie di processi<br />
asettici che vanno dall’impiego di<br />
camere sterili al controllo costante<br />
dei requisiti di vestizione e di<br />
monitoraggio del personale.<br />
Un secondo problema specifico<br />
per le terapie avanzate riguarda<br />
l’enorme variabilità del materiale<br />
di partenza per le produzioni<br />
e l’elevata probabilità di avere<br />
batch fuori specifica (OoS, Out of<br />
Specification). A differenza dei<br />
farmaci convenzionali, nel caso<br />
delle terapie avanzate è comunque<br />
possibile, nell’ottica di salvaguardia<br />
del paziente, su documentazione<br />
del medico, per la QP autorizzare il<br />
rilascio di un batch fuori specifica in<br />
accordo con le linee guide previste<br />
dal regolatore. Questo evidentemente<br />
pone ulteriori responsabilità in capo<br />
al senior management dell’officina di<br />
produzione e alla QP in particolare.<br />
Queste ulteriori responsabilità,<br />
rispetto alla produzione di farmaci<br />
convenzionali, si innestano in un<br />
settore – profondamente risk-based<br />
– in cui gli aspetti di sostenibilità<br />
nel medio-lungo termine sono<br />
costantemente messi alla prova.<br />
Le Atmp vengono percepite, e<br />
in effetti lo sono, come terapie<br />
particolarmente costose, sia per i<br />
notevoli investimenti che richiedono<br />
in ricerca e sviluppo, sia per la<br />
complessità di produzione e per il<br />
fatto che per definizione si rivolgono<br />
a popolazioni molto ridotte di<br />
pazienti.<br />
Il sistema farmaceutico italiano ha<br />
un grande potenziale di impatto<br />
nel campo delle Atmp ma, per<br />
esprimersi, questo potenziale ha<br />
bisogno del riconoscimento, in<br />
termini di rimborsabilità, del valore<br />
terapeutico nei confronti del pazienti<br />
(una singola somministrazione<br />
può risolvere una condizione<br />
che potrebbe altrimenti gravare<br />
direttamente o indirettamente sul<br />
sistema sanitario per decine di anni)<br />
ma anche una sorta di alleanza<br />
strategica tra attori privati e pubblici<br />
(università, centri di cura e ricerca)<br />
che cooperino nella creazione di una<br />
massa critica sufficiente a fungere<br />
da volano da sviluppo. I progetti Pnrr,<br />
uno dei quali espressamente dedicato<br />
alle terapie avanzate – geniche e<br />
a Rna – finanziato sulla missione<br />
Istruzione e Ricerca, rappresentano<br />
un’occasione di sviluppo ma anche<br />
un banco di prova su cui valutare nei<br />
prossimi anni la maturità del sistema<br />
in questo campo.<br />
15
Medicina<br />
rigenerativa tra<br />
miraggio, miracolo<br />
e mercato<br />
Antonio Maturo<br />
Professore di Sociologia della Salute<br />
Università di Bologna, Campus della Romagna<br />
Più si riflette sociologicamente sulla medicina rigenerativa<br />
e più lo stato d’animo tende a oscillare tra sensazioni differenti.<br />
Ammirazione per le indubbie conquiste di questo<br />
insieme di tecnologie e saperi, speranza per le potenzialità<br />
non ancora del tutto dischiuse e messe in pratica, ansia<br />
per una serie di problemi a cui si dovrà cercare di dare<br />
risposte, anche nel breve termine. Va detto che la medicina<br />
rigenerativa contiene differenti aree di sviluppo (ingegneria<br />
dei tessuti, terapia cellulare e genica, dispositivi medici,<br />
organi artificiali) sebbene, nel nostro immaginario, tendiamo<br />
ad assimilarla all’utilizzo delle cellule staminali per la<br />
rigenerazione dei tessuti. In più, un po’ dell’allure della medicina<br />
rigenerativa deriva dalla sua terminologia: esosomi,<br />
organoidi, materiali viventi biostampati… dove troviamo un<br />
lessico più – mi si passi il termine – glamour? Non per nulla<br />
c’è un fiorente genere fantascientifico detto “biopunk” (a<br />
differenza del cyberpunk, che si focalizza sulle tecnologie<br />
digitali, i romanzi biopunk generalmente contengono megamultinazionali<br />
biotech, bio-hacker e apparati dello Stato<br />
oppressivi e deviati che manipolano e commerciano Dna<br />
umano).<br />
Vi sono forti aspettative sulla medicina rigenerativa, soprattutto<br />
nell’ambito dell’invecchiamento. Come recentemente<br />
scrivono nel loro editoriale, su Regenerative Medicine,<br />
Freya Leask del Future Science Group di Londra e<br />
Andre Terzic della Mayo Clinic (Rochester, USA): “Sebbene<br />
siamo ancora ai primordi nelle risposte alle sfide dell’invecchiamento<br />
e delle malattie croniche, gli ultimi 15 anni<br />
hanno certamente visto impressionanti progressi rispetto<br />
all’orizzonte rigenerativo. Abbiamo l’opportunità di occuparci<br />
non solo dell’invecchiamento, ma dell’invecchiamento<br />
in salute. Questo mutamento di paradigma dall’assistenza<br />
(care) agli anziani alla cura (cure) dell’invecchiamento<br />
condurrà la società in una dimensione differente rispetto<br />
al mero allungamento della vita (lifespan). La medicina rigenerativa<br />
è pronta per combinare l’healthspan con il lifespan”.<br />
In effetti, almeno per una parte del mondo, appare proprio<br />
questa la sfida: più che aggiungere anni alla vita, aggiungere<br />
salute agli anni di vita. Infatti, vivere nella disabilità è<br />
arduo. Si soffre e spesso si rovina la vita dei propri familiari.<br />
La non autosufficienza di un anziano può sconquassare<br />
l’intera famiglia, basti pensare all’Alzheimer. È sotto gli<br />
occhi di tutti anche lo stigma che accompagna l’invecchiamento.<br />
Si chiamano “anziani” e non “vecchi”, ad esempio –<br />
quando “vecchio” è una parola bellissima. Essere anziani è<br />
16
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
socialmente percepito come spreco di risorse a causa del<br />
costo delle pensioni e come fase improduttiva, visto che,<br />
appunto, si è fuori dal mercato del lavoro.<br />
A livello scientifico, l’enfasi sull’invecchiamento in salute è<br />
legittimata dalla nuova disciplina della biogerontologia e<br />
dalla sua declinazione operativa rappresentata dalla “anti-ageing<br />
medicine”. Per questa visione, l’invecchiamento<br />
non è una fase inevitabile della vita che si accompagna a<br />
una serie di probabili malattie, bensì è esso stesso una patologia.<br />
Dunque, si deve cercare una cura per l’invecchiamento.<br />
E la medicina rigenerativa sembra prometterla. Il<br />
contesto teorico di supporto a questo orientamento è invece<br />
fornito dal movimento filosofico dei “transumanisti”, un<br />
gruppo di docenti particolarmente attivi a Oxford e presso<br />
la Penn State University che insiste sulla necessità di<br />
perseguire il potenziamento dell’essere umano attraverso<br />
posizioni bioetiche piuttosto controverse. Potenzialmente,<br />
un farmaco contro l’invecchiamento potrebbe renderci<br />
immortali… Tornando su terreni più concreti, vi sono due<br />
punti su cui la medicina rigenerativa deve fare attenzione.<br />
Il primo aspetto riguarda il sistema delle cure. Negli studi<br />
organizzativi di impronta STS (science technology & society),<br />
a proposito delle nuove tecnologie, si parla di technology<br />
readiness. Ovvero, la prontezza/disponibilità<br />
dell’innovazione a essere immessa sul mercato. Banalmente,<br />
la società è pronta per accettare questo prodotto?<br />
Nel caso della medicina rigenerativa sembrerebbe proprio<br />
di sì. Ma si dovrebbe riflettere anche sul concetto parallelo<br />
di institutional readiness, ovvero la prontezza/disponibilità<br />
istituzionale. In altri termini, posto che la medicina rigenerativa<br />
funzioni, i contesti clinici, le assicurazioni sanitarie,<br />
le piattaforme socio-tecniche, le infrastrutture digitali<br />
sono pronte per accomodare e integrare al proprio interno<br />
la medicine rigenerativa? E quindi di farla funzionare nella<br />
pratica?<br />
Su questa scia, potremmo anche coniare il nuovo termine<br />
di skill readiness. La medicina rigenerativa richiede competenze<br />
nuove, legate a biologia molecolare e all’ingegneria<br />
genetica. I clinici di oggi sono in grado di padroneggiarle?<br />
Per tacere del sistema formativo. Il corso di laurea in<br />
Medicina non contiene neppure un corso su come comunicare<br />
con il paziente, riuscirà ad aggiornarsi sul fronte delle<br />
terapie mediche avanzate?<br />
Certamente, acquisendo presto l’immortalità, a queste domande<br />
troveremo risposta.<br />
17
Terapie<br />
avanzate<br />
tra ruolo e<br />
normativa<br />
L’avvento delle<br />
terapie avanzate<br />
ha completamente<br />
rivoluzionato il<br />
settore farmaceutico<br />
comportando una<br />
riforma delle definizioni<br />
e delle classificazioni dei<br />
medicinali<br />
Elena Botti<br />
Le terapie avanzate, anche note come<br />
Advanced therapy medicinal products<br />
(Atmp), sono dei medicinali biologici<br />
innovativi che stanno trasformando<br />
l’approccio terapeutico ad alcune<br />
patologie, come quelle rare od<br />
oncologiche. Sono il frutto del continuo<br />
progresso della ricerca scientifica e dal<br />
momento che si stanno affermando<br />
sempre più nella nostra realtà è stato<br />
necessario riformare le classificazioni e<br />
le normative che le regolano.<br />
Per questo, MakingLife ha organizzato<br />
un corso sull’argomento a cura di Paola<br />
Minghetti, professore ordinario di<br />
Tecnologia e legislazione farmaceutica<br />
presso l’Università degli Studi di<br />
Milano e membro del Segretariato<br />
di valutazione e autorizzazione dei<br />
medicinali di Aifa. Paola Minghetti ci<br />
racconta come vengono classificate<br />
queste terapie e come gli organi<br />
competenti collaborino per regolarle a<br />
livello europeo.<br />
CLASSIFICAZIONE<br />
DEI MEDICINALI<br />
Riuscire a organizzare i diversi tipi di<br />
medicinali all’interno di categorie è<br />
fondamentale per tutelare la salute<br />
pubblica, in quanto ciò richiede di<br />
differenziare i requisiti e gli studi<br />
necessari in base alla complessità dei<br />
prodotti.<br />
18
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
A livello europeo, quindi, sono state<br />
definite quattro categorie:<br />
medicinali con principi attivi di<br />
natura chimica, ovvero i farmaci<br />
tradizionali prodotti tramite sintesi<br />
chimica che danno luogo a molecole<br />
farmacologicamente attive;<br />
medicinali biologici, che<br />
comprendono prodotti già ben<br />
consolidati come i farmaci<br />
biotecnologici, ma anche più innovativi,<br />
come le terapie avanzate;<br />
medicinali complessi non-biologici<br />
che, pur essendo di origine chimica,<br />
sono complessi in quanto vengono<br />
prodotti per sintesi di molecole più<br />
grosse ed eterogenee;<br />
medicinali combinati tra farmaci<br />
e dispositivi medici, anch’essi<br />
molto recenti e innovativi di cui<br />
non si conoscono ancora tutte le<br />
problematiche.<br />
Per ciascuna di queste categorie, la<br />
normativa europea prevede l’obbligo di<br />
ottenere due autorizzazioni preventive.<br />
La prima è un’autorizzazione alla<br />
produzione (Ap) che garantisce<br />
la qualità sia delle materie prime<br />
farmaceutiche sia del medicinale<br />
finito. La seconda, invece, riguarda<br />
l’immissione in commercio (Aic) che<br />
garantisce un adeguato rapporto<br />
rischio-beneficio del prodotto.<br />
DEFINIZIONE DI<br />
TERAPIE AVANZATE<br />
Le terapie avanzate ricadono dunque<br />
nella categoria dei medicinali biologici<br />
in quanto, come affermato da Aifa,<br />
“contengono materiale genetico o<br />
cellule staminali sottoposte a un<br />
processo biotecnologico”.<br />
Non sempre però il loro ruolo è stato<br />
così chiaro. In un primo momento,<br />
infatti, si è discusso se dovessero<br />
essere considerate medicinali oppure<br />
semplici trapianti. Si è arrivati alla<br />
conclusione che se le cellule che<br />
vengono prelevate da un corpo<br />
umano subiscono una sostanziale<br />
manipolazione, allora devono essere<br />
trattate come dei medicinali e<br />
necessitano di un controllo più ampio.<br />
Una volta specificati questi primi limiti,<br />
a livello europeo è stata proposta una<br />
definizione per riuscire a effettuare<br />
un’ulteriore classificazione all’interno di<br />
questo gruppo di prodotti.<br />
Per cui, per medicinale per terapia<br />
avanzata si intende uno qualsiasi dei<br />
19
seguenti medicinali a uso umano:<br />
medicinali di terapia genica:<br />
di origine biologica, riguardano<br />
una sostanza attiva che al suo<br />
interno contiene un acido nucleico<br />
ricombinante che va a modificare una<br />
sequenza genica;<br />
medicinali di terapia cellulare<br />
somatica: di origine biologica,<br />
riguardano cellule o tessuti che sono<br />
stati sottoposti a una manipolazione<br />
rilevante che altera le caratteristiche<br />
biologiche di base al fine di trattare,<br />
prevenire o diagnosticare una malattia;<br />
medicinali di ingegneria tissutale:<br />
riguardano cellule o tessuti che sono<br />
stati sottoposti a una manipolazione<br />
rilevante o che non sono destinati a<br />
essere utilizzati per le stesse funzioni<br />
originarie nell’organismo, al fine di<br />
riparare, rigenerare o sostituire tessuti<br />
umani;<br />
medicinali per terapie avanzate<br />
combinate: riguardano medicinali<br />
che vengono accoppiati a uno a più<br />
dispositivi medici e la cui azione<br />
terapeutica deve essere primaria<br />
rispetto a quella dei dispositivi in<br />
questione.<br />
APPROVAZIONE<br />
DEGLI ATMP<br />
Dato che i medicinali per le terapie<br />
avanzate sono molto recenti, la<br />
normativa che li regola è subito nata<br />
a livello europeo con una procedura<br />
centralizzata. I vantaggi di questo<br />
tipo di organizzazione riguardano<br />
principalmente il risparmio di<br />
tempo, in quanto una sola e unica<br />
agenzia, Ema, si occupa della loro<br />
autorizzazione all’immissione in<br />
commercio, effettuando le proprie<br />
valutazioni tramite diversi comitati.<br />
Nello specifico, per far fronte alla<br />
complessità di queste terapie e al<br />
rapido sviluppo delle conoscenze<br />
scientifiche, è stato istituito in<br />
seno all’Ema, il Comitato per le<br />
terapie avanzate (Cat). Questo<br />
particolare organo consiste in un<br />
comitato multidisciplinare ad hoc<br />
che riunisce i migliori esperti in<br />
Europa nel settore delle terapie<br />
avanzate ed è composto, oltre che<br />
da un rappresentante per ogni Stato<br />
membro, anche da alcuni membri<br />
del Comitato per i medicinali per uso<br />
umano (Chmp).<br />
Per quanto riguarda il dossier da<br />
presentare per l’approvazione<br />
delle terapie avanzate, esso<br />
rimane sempre lo stesso, ovvero<br />
il Documento tecnico comune Ctd.<br />
L’unica variazione consiste nella<br />
possibile richiesta di requisiti<br />
supplementari che permettano<br />
il suo adattamento dal farmaco<br />
chimico all’Atmp.<br />
È importante notare come molti di<br />
questi farmaci vengano rimossi dal<br />
mercato per ragioni commerciali.<br />
Ciò significa principalmente<br />
difficoltà nella produzione, in<br />
quanto non si ha un numero<br />
sufficiente di stabilimenti in grado<br />
di realizzare il medicinale, ma<br />
soprattutto criticità dell’aspetto<br />
economico dovuto agli elevati costi<br />
di produzione.<br />
Quindi, a volte è possibile che gli<br />
ospedali preparino i loro prodotti.<br />
Si tratta di prodotti senza Aic,<br />
che prendono il nome di hospital<br />
exemption e che vengono preparati<br />
su base non ripetitiva quando<br />
non si ha una valida alternativa<br />
terapeutica o in caso di emergenza<br />
e urgenza. Dal momento che sono<br />
realizzati all’interno dell’ospedale,<br />
questi medicinali sono regolati<br />
da normative più restrittive. Ad<br />
esempio, i controlli vengono<br />
effettuati da parte di Aifa, sotto la<br />
vigilanza di un comitato etico.<br />
Per quanto riguarda la<br />
rimborsabilità di questi farmaci,<br />
molti sono in classe H e vengono<br />
quindi rimborsati in ambito<br />
ospedaliero. Questo aspetto è<br />
promettente e indica quanto i<br />
medicinali per le terapie avanzate<br />
siano sempre più riconosciuti<br />
all’interno del nostro sistema<br />
sanitario, alimentando la speranza<br />
che più persone riusciranno ad<br />
accedervi nel prossimo futuro.<br />
20
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
ONE VISION<br />
ONE FUTURE<br />
ONE SUPPLIER<br />
the All-In-One PHARMA<br />
In today’s ever-changing world, complexity has become an opportunity.<br />
An opportunity to create new dimensions, advanced connections and<br />
effective solutions together with a single supplier who can provide<br />
everything you need to shape the future of pharma.<br />
ima.it/pharma<br />
21
LA SECONDA MORTE DELLE<br />
TERAPIE AVANZATE<br />
Sebbene rappresentino un vero salto evolutivo per le strategie<br />
terapeutiche, gli Atmp sono ancora frenati da numerose barriere,<br />
tra le quali spicca quella economica<br />
-5%<br />
Simone Montonati<br />
-30%<br />
-18%<br />
-45%<br />
Nonostante i risultati clinici più che<br />
lusinghieri, negli ultimi anni diversi<br />
Atmp sono stati ritirati dal mercato per<br />
ragioni economiche. Solo in Europa<br />
sono state dismesse sette terapie<br />
avanzate non remunerative, sulle 25<br />
approvate finora da Ema. Un articolo<br />
pubblicato a luglio di quest’anno su<br />
Cell Stem Cell dà per certo che almeno<br />
altri due Atmp seguiranno la stessa<br />
sorte nei prossimi mesi, sempre per il<br />
mancato ritorno economico, portando<br />
il tasso di ritiro dal mercato europeo al<br />
36%.<br />
COSTI INSOSTENIBILI<br />
Le ragioni di questa moria, che i<br />
ricercatori Michele De Luca e Giulio<br />
Cossu hanno battezzato “Seconda<br />
morte” (la prima è quella che colpisce<br />
il 95% delle terapie avanzate, che non<br />
arriva alla commercializzazione), sono<br />
da ricercarsi nei costi elevatissimi di<br />
queste terapie, che coinvolgono tutte<br />
le fasi, dallo sviluppo alla produzione<br />
all’accesso al mercato. I costi di ricerca<br />
e sviluppo, in particolare, sono colossali.<br />
Molti progetti richiedono centinaia<br />
di milioni di euro prima ancora di<br />
approdare agli studi clinici. Elaborare<br />
approcci pionieristici di ingegneria<br />
cellulare e genetica per la produzione<br />
e manipolazione di cellule e tessuti<br />
viventi comporta investimenti enormi<br />
anche solo per arrivare alla fase di<br />
sperimentazione sugli uomini. Gli<br />
studi clinici a loro volta aggiungono<br />
considerevoli voci di spesa. A causa<br />
della natura estremamente innovativa<br />
di queste terapie, è necessario condurre<br />
trial su pochi pazienti con protocolli<br />
personalizzati e complessi da valutare.<br />
Tutto ciò dilata i costi dei test, rendendoli<br />
22
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
tra i più dispendiosi in assoluto nel<br />
panorama farmaceutico. Peraltro, molte<br />
terapie sono indicate per malattie rare,<br />
che presentano bacini ridotti di pazienti<br />
e, di conseguenza, limitati potenziali di<br />
vendita. I rischi di insuccesso in tema di<br />
sicurezza ed efficacia a lungo termine<br />
aggiungono altra incertezza. Infine, la<br />
regolamentazione stringente e i processi<br />
produttivi talvolta personalizzati<br />
comportano costi fissi non trascurabili.<br />
In questo contesto non stupisce che i<br />
prezzi di queste terapie vengano fissati<br />
a livelli stellari. Kymriah ad esempio, in<br />
Italia costa 320.000 euro a trattamento,<br />
Yescarta 540.000 euro e Zolgensma, per<br />
la Sma, raggiunge i due milioni di euro.<br />
Anche questi livelli di prezzo, comunque,<br />
non sono sufficienti a mettere al riparo<br />
le case farmaceutiche dal possibile<br />
fallimento delle pipeline, soprattutto<br />
quando sono indirizzate a malattie rare.<br />
È il caso di Strimvelis, per l’Ada-Scid, il<br />
primo prodotto di terapia genica ex vivo<br />
approvato in Europa e nato nei laboratori<br />
dall’Istituto San Raffaele-Telethon per<br />
la terapia genica (SR-Tiget). Nonostante<br />
il prezzo che sfiorava i 600.000 euro<br />
(in Gazzetta ufficiale), il 30 marzo 2022<br />
Orchard Therapeutics – detentrice dei<br />
diritti di vendita – ha annunciato il suo<br />
ritiro dall’investimento perché il ritorno<br />
economico non era sufficiente a coprire<br />
l’investimento.<br />
Del resto, il calcolo è semplice.<br />
Una ricerca pubblicata su Tissue<br />
engineering and regenerative medicine<br />
ha analizzato la situazione di Glybera,<br />
ritirata dal mercato nel 2017: con circa<br />
700 pazienti potenziali in Europa, a un<br />
prezzo di circa un milione di dollari<br />
per uno, il massimo ricavo possibile<br />
sarebbe di 700 milioni di dollari.<br />
“Anche stimando una penetrazione<br />
del mercato del 100% – sottolineano i<br />
ricercatori – questa cifra non potrebbe<br />
coprire il costo attuale di sviluppo di<br />
un Atmp pari a circa un miliardo di<br />
dollari: l’uscita di Glybera dal mercato<br />
europeo è stata più inevitabile che una<br />
sorpresa”.<br />
L’uscita di<br />
Glybera dal<br />
mercato è stata più<br />
un destino<br />
inevitabile che<br />
una sorpresa<br />
IL PROBLEMA<br />
DEI RIMBORSI<br />
A volte i produttori non arrivano<br />
nemmeno a negoziare rimborsi<br />
soddisfacenti con gli enti regolatori.<br />
La ritrosia dei governi a concedere<br />
gli importi richiesti dalle biotech pesa<br />
anche sulle decisioni commerciali<br />
delle aziende farmaceutiche. Uno<br />
studio pubblicato quest’anno su<br />
Front public health, ad esempio, ha<br />
rilevato che servono in genere diversi<br />
anni prima che le terapie avanzate in<br />
commercio arrivino sul mercato della<br />
Corea del Sud: “nella maggior parte<br />
dei casi gli sviluppatori provano prima<br />
il mercato statunitense o europeo, in<br />
considerazione delle dimensioni, del<br />
meccanismo dei prezzi e del sistema<br />
normativo avanzato”. Kymriah, il primo<br />
tipo di terapia Car-T, è stato approvato<br />
dalla Food and drug administration<br />
(FDA) nell’agosto 2017 ma ha ricevuto<br />
l’approvazione (accelerata) in Corea<br />
solo nel maggio 2022.<br />
Ma non è solo un problema che<br />
penalizza i Paesi in via di sviluppo:<br />
anche tra i big ci sono significative<br />
differenze. Rispetto agli Usa, ad<br />
esempio, l’accesso al mercato<br />
europeo è complicato dalla necessità<br />
di negoziare il prezzo e le modalità<br />
di rimborso con gli enti regolatori<br />
di ogni singolo Paese membro,<br />
con meccanismi di HTA che molti<br />
osservatori giudicano inadatti a<br />
cogliere tutte le peculiarità delle nuove<br />
terapie. Inoltre, i governi in Europa<br />
risultano spesso molto aggressivi nel<br />
chiedere riduzioni di prezzo, sostenuti<br />
anche dal fatto che i loro sistemi<br />
sanitari gestiscono spesso i pagamenti<br />
in modo centralizzato, mettendoli in<br />
grado di negoziare sconti maggiori.<br />
Se da un lato salvaguarda i conti dei<br />
sistemi sanitari, questo approccio<br />
rende anche meno attraente il<br />
nostro mercato e induce le aziende<br />
farmaceutiche a spostarsi verso terreni<br />
più favorevoli. Il caso più emblematico<br />
– e noto – è probabilmente quello di<br />
Bluebird Bio, la biotech americana<br />
che ha deciso di ritirare dal<br />
mercato europeo due suoi prodotti<br />
efficaci e approvati (Skysona per<br />
l’adrenoleucodistrofia e Zynteglo per la<br />
beta-talassemia) per concentrarsi sulle<br />
vendite negli Stati Uniti. Alla base della<br />
decisione ci sarebbero le difficoltà<br />
nell’accordarsi con i pagatori europei<br />
sui rimborsi. In particolare ha pesato<br />
il mancato accordo con la Germania<br />
sul prezzo di 1,8 milioni di dollari a<br />
trattamento richiesto per Zynteglo (il<br />
governo tedesco offriva 790.000 dollari<br />
a paziente, disponibile a un aumento<br />
fino a 950.000 se il beneficio fosse<br />
durato “molti anni”).<br />
IL MODELLO USA<br />
Negli Stati Uniti la situazione è<br />
tradizionalmente più favorevole per<br />
le case farmaceutiche che, in genere,<br />
riescono a strappare prezzi migliori.<br />
Una ricerca pubblicata nel 2019 su<br />
Embo molecular medicine rivelava<br />
che il costo dei quattro Atmp approvati<br />
fino a quel momento sia da Ema che<br />
da Fda era sensibilmente più elevato<br />
negli Usa: il tisagenlecleucel costava<br />
23
24<br />
il 15% in più, il sipuleucel-T il 27%, il<br />
talimogene laherparepvec il 30% e i<br />
condrociti autologhi oltre il 74% in più.<br />
Questo gap nelle negoziazioni è anche<br />
il risultato di una differente soglia<br />
applicata dai diversi Paesi per ogni<br />
Qaly guadagnato. Il “Quality-adjusted<br />
life year” (un anno di vita corretto<br />
per la qualità) è una misura utilizzata<br />
in economia sanitaria per valutare<br />
l’efficacia di un trattamento medico<br />
o di una procedura. Per ogni Qaly<br />
guadagnato grazie a una terapia,<br />
i governi sono disposti a pagare<br />
importi differenti, con valutazione<br />
dei rimborsi conseguentemente<br />
diverse. Il Regno Unito, ad esempio,<br />
applica convenzionalmente una<br />
soglia compresa tra 20.000 e 30.000<br />
sterline per QALYmentre l’Icer (Institute<br />
for clinical and economic review),<br />
un’organizzazione indipendente Usa<br />
che valuta l’efficacia e il valore dei<br />
nuovi farmaci, utilizza spesso una<br />
soglia di 100/150.000 dollari. Un<br />
articolo pubblicato su Value in health<br />
ipotizzava per Italia e Germania soglie<br />
rispettivamente di 40.000 e 50.000<br />
euro.<br />
Oltre a migrare verso lidi più<br />
promettenti, molte aziende del settore<br />
stanno anche cambiando direzione<br />
alle loro pipeline, abbandonando le<br />
malattie rare per dedicarsi a patologie<br />
con un bacino di pazienti più ampio.<br />
Il target più gettonato al momento è<br />
quello delle malattie oncologiche: è<br />
stato calcolato che più del 50% dei<br />
2.500 studi clinici attivi sugli Atmp<br />
riguardano il trattamento del cancro.<br />
LE POSSIBILI<br />
SOLUZIONI<br />
Per uscire da questa pericolosa<br />
situazione e sciogliere il nodo<br />
dell’insostenibilità economica, sono<br />
state proposte diverse soluzioni a<br />
partire da un diverso sistema di calcolo<br />
dei rimborsi. Il modello chiamato<br />
Per ogni Qaly<br />
guadagnato,<br />
Uk accetta una soglia di<br />
30.000 £ mentre<br />
quello Usa arriva<br />
fino a 150.000 $<br />
“Value-based pricing” prevede che<br />
il prezzo venga stabilito in base al<br />
miglioramento sullo stato di salute<br />
piuttosto che sulla base dei costi<br />
di ricerca e sviluppo, produzione o<br />
distribuzione. La proposta prevede<br />
di includere nel calcolo fattori come<br />
la durata e la qualità della vita, la<br />
riduzione del tasso di mortalità e i<br />
costi sanitari risparmiati grazie al<br />
trattamento, come i giorni di degenza<br />
ospedaliera evitati o le riduzioni di altri<br />
trattamenti. Le valutazioni economiche,<br />
inoltre, dovrebbero essere avviate<br />
già nelle fasi iniziali dello sviluppo di<br />
una terapia, in modo che entrambe le<br />
parti possano raccogliere da subito<br />
informazioni cruciali per le loro<br />
decisioni.<br />
Per superare il collo di bottiglia dei<br />
costi di produzione viene anche<br />
invocato l’intervento pubblico,<br />
finalizzato allo sviluppo di strutture<br />
di livello Gmp sponsorizzate dal<br />
governo o dal mondo accademico,<br />
possibilmente in grado di portare<br />
avanti approcci terapeutici su più<br />
patologie contemporaneamente.<br />
Per minimizzare i costi e garantire<br />
la sicurezza, alcuni di questi centri<br />
potrebbero essere qualificati<br />
per produrre e somministrare<br />
regolarmente prodotti cellulari o<br />
genici, con il coinvolgimento delle<br />
autorità regolatorie. In questo scenario,<br />
i finanziamenti pubblici sosterrebbero<br />
la ricerca nelle fasi iniziali mentre la<br />
commercializzazione negli step finali<br />
sarebbe affidata al capitale privato.<br />
Per sostenere le patologie rare<br />
e ultra-rare è stata auspicata<br />
l’introduzione di un fondo europeo<br />
destinato sia all’acquisto dei relativi<br />
Atmp, sia ad agevolare i trasferimenti<br />
transfrontalieri dei pazienti verso<br />
i pochi centri specializzati per la<br />
somministrazione.<br />
Anche in caso di default di qualche<br />
casa farmaceutica dovrebbero<br />
intervenire le istituzioni. Quando<br />
un’azienda interrompe lo sviluppo o<br />
la commercializzazione di un prodotto<br />
sicuro ed efficace, i governi o gli<br />
organismi internazionali dovrebbero<br />
sostenere il mondo accademico o le<br />
associazioni di beneficenza affinché<br />
ne prendano il posto. È quanto<br />
accaduto, ad esempio, con Strimvelis.<br />
Quando l’Atmp per Ada-Scid è stata<br />
abbandonata da Orchard, Fondazione<br />
Telethon ha intrapreso l’iter per<br />
diventarne titolare.<br />
Un’ulteriore proposta per migliorare<br />
la sostenibilità economica degli Atmp<br />
prevede accordi di condivisione del<br />
rischio tra pagatori e sviluppatori, in<br />
cui i livelli di rimborso siano legati agli<br />
esiti clinici. Questo potrebbe mitigare<br />
l’impatto finanziario per i sistemi<br />
sanitari nel caso di una terapia che non<br />
si confermi efficace come inizialmente<br />
previsto. Inoltre, invece di puntare<br />
subito su terapie rivoluzionarie,<br />
sarebbe opportuno privilegiare uno<br />
sviluppo incrementale con rendimenti<br />
ridotti ma progressivi che possano<br />
sostenere un’azienda nelle lunghe<br />
fasi di sviluppo. Anche semplificare<br />
i processi regolatori, investire in<br />
nuove tecniche produttive, creare<br />
collaborazioni globali per condividere<br />
costi e dati potrebbero fornire un<br />
contributo a ridurre i costi dando il via<br />
libero definitivo alla rivoluzione delle<br />
terapie avanzate.
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
25
LE FARMACIE OSPEDALIERE<br />
SONO PRONTE AGLI ATMP?<br />
I prodotti per le terapie avanzate prevedono modalità<br />
di approvvigionamento complesse e requisiti molto<br />
impegnativi; il 40% dei farmacisti non si sente ancora in<br />
grado di gestire le terapie geniche<br />
Xhoajda Taci<br />
26<br />
I medicinali per terapie avanzate (Advanced therapy medicinal<br />
products, Atmp) rappresentano la nuova frontiera dei farmaci<br />
biologici. Questi prodotti sono definiti dal Regolamento CE n°<br />
1394/2007, recante la modifica della Direttiva 2001/83/EC e<br />
del Regolamento (EC) n. 726/2004 e così classificati:<br />
Medicinali di terapia genica: contengono geni che portano a<br />
un effetto terapeutico, profilattico o diagnostico. Funzionano<br />
attraverso l’inserimento di Dna “ricombinante” nel corpo.<br />
I campi di applicazione riguardano il trattamento di malattie<br />
genetiche, tumorali e rigenerazione tissutale.<br />
Medicinali di terapia cellulare somatica: contengono cellule o<br />
tessuti manipolati o tessuti utilizzati per funzioni diverse dalle<br />
originali in campi come il trattamento di malattie immunitarie,<br />
malattia di Parkinson, SLA, Alzheimer, difetti della cartilagine,<br />
riparazione cardiaca, rigenerazione della pelle, immunoterapia<br />
del cancro.<br />
Medicinali di ingegneria tissutale: contengono cellule o<br />
tessuti modificati per riparare, rigenerare o sostituire tessuti<br />
umani. I campi di applicazione riguardano il trattamento di<br />
innesti vascolari di piccolo calibro, sostituzione della trachea,<br />
esofago ingegnerizzato con i tessuti, impianto di fegato e reni,<br />
rigenerazione neuronale.<br />
Prodotti combinati: contengono dispositivi medici come parte<br />
integrante del medicinale. Un esempio sono le cellule fatte<br />
crescere su matrici biodegradabili o supporti sintetici.<br />
LA SITUAZIONE IN ITALIA<br />
Al momento in Europa hanno ricevuto l’autorizzazione al<br />
commercio 14 medicinali di terapia genica, due di terapia<br />
cellulare e due di ingegneria tissutale, mentre in Italia sono<br />
disponibili rispettivamente sette medicinali di terapia genica,<br />
uno per terapia cellulare e due di ingegneria tissutale. Fino<br />
al 2020, risultavano autorizzati sul territorio nazionale 23<br />
siti di produzione di Atmp di cui 16 strutture ospedaliere. Nel<br />
2018 è stata pubblicata una sezione delle norme europee di<br />
buona fabbricazione dei medicinali dedicata ai requisiti Gmp<br />
dei prodotti medicinali per terapie avanzate disponibili in<br />
Eudralex Part IV. L’Aifa garantisce e verifica l’osservanza dei<br />
requisiti Gmp delle officine attraverso periodiche ispezioni.<br />
Da queste ultime è emerso che i rischi di deviazione più<br />
ricorrenti riguardano: processo di simulazione in asepsi<br />
(media fill), monitoraggio ambientale, raw material, test<br />
di sterilità, qualifiche e gestione delle attrezzature e delle<br />
aree classificate, tracciabilità donatore/ricevente, flusso dei<br />
materiali, documentazione.<br />
IL RUOLO DEI FARMACISTI<br />
OSPEDALIERI<br />
Se per la fase di produzione sono coinvolti solo siti<br />
specifici autorizzati, le fasi successive di gestione degli<br />
Atmp interessano tutte le strutture ospedaliere nelle quali
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
vengono somministrate queste terapie. A tale proposito, la<br />
European association of hospital pharmacists (Eahp) nel<br />
giugno del 2022, con la pubblicazione di un position paper<br />
ha ribadito le responsabilità dei farmacisti ospedalieri nel<br />
contesto delle terapie avanzate. In collaborazione con diversi<br />
professionisti sanitari, il farmacista ospedaliero si dovrà<br />
occupare della logistica (compresa la gestione dei processi e<br />
degli ordini), della gestione dei contratti, della manipolazione<br />
in ospedale, della ricostituzione, del controllo di qualità,<br />
della pulizia, della gestione dei rifiuti, della farmacovigilanza,<br />
del follow-up clinico e, se applicabile, delle trattative per i<br />
rimborsi.<br />
Gli Atmp prevedono modalità di approvvigionamento<br />
complesse e requisiti di conservazione e tracciabilità molto<br />
impegnativi. Inoltre, la preparazione asettica può richiedere<br />
isolatori farmaceutici sterili dedicati o appropriati armadi di<br />
sicurezza biologica.<br />
I requisiti richiesti alle farmacie ospedaliere sono simili<br />
a quelli già in vigore per la manipolazione di sostanze<br />
pericolose come gli agenti citotossici, tuttavia alla luce<br />
dell’aumento dell’uso di Atmp, per garantire uniformità tra<br />
i sistemi sanitari le procedure dovrebbero essere condivise<br />
tra i farmacisti ospedalieri di tutta Europa.<br />
Da qui l’invito di Eahp alla rapida produzione di materiale<br />
educativo e formativo, in collaborazione con le società<br />
scientifiche, rivolto agli operatori sanitari coinvolti nella<br />
gestione degli Atmp.<br />
A questo proposito, la società europea ha istituito un Gruppo<br />
di interesse speciale (Special interest Group-SIG) rivolto alla<br />
formazione dei farmacisti ospedalieri sui prodotti di terapia<br />
genica in vivo (Gtmp).<br />
L’INDAGINE<br />
SUI FARMACISTI EUROPEI<br />
Il gruppo ha condotto dal gennaio 2022 al febbraio<br />
<strong>2023</strong> un’indagine rivolta alle farmacie ospedaliere del<br />
territorio europeo. L’obiettivo dell’indagine era la raccolta<br />
di informazioni riguardanti il grado di preparazione dei<br />
farmacisti e delle farmacie ospedaliere per la fornitura<br />
dei Gtmp ai pazienti. Le risposte al sondaggio sono state<br />
216. La maggior parte di queste è stata inviata da tre<br />
Paesi: Regno Unito (34%), Francia (31%) e Portogallo (28%).<br />
Più di tre quarti degli intervistati lavora in un ospedale<br />
universitario o pubblico. Il 37% dichiara che il proprio<br />
ospedale gestisce Gtmp e di questi la quasi totalità (81%)<br />
dispone di relative Standard operating procedures (Sop).<br />
Il 37% delle strutture ha, inoltre, istituito un comitato di<br />
biosicurezza che supervisiona la sicurezza biologica.<br />
In tema di allestimenti, la maggior parte degli ospedali<br />
(59%) dispone di una camera bianca centrale situata nella<br />
farmacia dell’ospedale, la manipolazione dei Gtmp avviene<br />
principalmente in cappe di sicurezza biologica di classe IIb<br />
(35%) e IIa (34%). Relativamente al grado di preparazione del<br />
personale, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato<br />
una conoscenza limitata dei farmaci per la terapia genica<br />
in vivo, e il 40% dei farmacisti ha dichiarato di non sentirsi<br />
adeguatamente pronto per la loro gestione.<br />
L’indagine, nel complesso, ha rilevato un’ampia variabilità<br />
sullo stato di preparazione delle farmacie ospedaliere per<br />
quanto riguarda i Gtmp, tanto che in alcuni Paesi questi<br />
non fanno parte della pratica clinica e non sono previsti<br />
nell’immediato futuro. Altre realtà, invece, come quella del<br />
Regno Unito si dimostrano più avanzate e già dispongono di<br />
linee guida nazionali. Nonostante la richiesta di una gestione<br />
specifica, nella maggior parte dei Paesi europei mancano<br />
indicazioni sull’applicazione e manipolazione farmaceutica<br />
dalle terapie avanzate. Dall’indagine emerge infatti che<br />
i farmacisti ospedalieri europei condividono un bisogno<br />
formativo inerente a gran parte degli aspetti riguardanti i<br />
Gtmp.<br />
Nel 2007 Eahp ha sviluppato il documento “Guidance on<br />
the pharmacy handling of gene medicines” allo scopo di<br />
fornire i requisiti minimi per la conservazione, il trasporto,<br />
la preparazione e la dispensazione, la somministrazione,<br />
lo smaltimento e la decontaminazione, sulla base<br />
delle evidenze disponibili e dell’esperienza pratica.<br />
L’aggiornamento di queste linee guida sarà pubblicato<br />
nell’autunno del <strong>2023</strong>.<br />
La rapida diffusione degli Atmp potrebbe portare entro il<br />
2025 all’approvazione di un numero di prodotti di terapia<br />
cellulare e genica tra i 10 e i 20 all’anno, rendendoli così<br />
parte della routine clinica ospedaliera. In questo contesto,<br />
l’acquisizione delle nuove competenze necessarie per la loro<br />
gestione non può più essere rimandata.<br />
Riferimenti<br />
Per consultare la bibliografia<br />
27
Alla<br />
ricerca di<br />
una produzione<br />
sostenibile per<br />
le terapie<br />
avanzate<br />
CON LA DIFFUSIONE DEGLI ATMP<br />
SORGE ANCHE IL PROBLEMA DELLA<br />
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEI<br />
LORO PROCESSI DI FABBRICAZIONE<br />
Alberto Bobadilla<br />
28
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Il progresso nella ricerca medica ha portato alla creazione<br />
di nuove terapie avanzate e farmaci rivoluzionari, noti<br />
come Medicinali per terapie avanzate (Atmp), che hanno<br />
dimostrato un potenziale straordinario nel trattamento di<br />
gravi malattie e condizioni mediche, aprendo nuove frontiere<br />
nella medicina personalizzata.<br />
Tuttavia, con l’aumento della produzione di queste terapie<br />
innovative, sorge l’importante questione della sostenibilità<br />
ambientale dei processi di fabbricazione. Se ne è parlato<br />
lo scorso giugno in un workshop organizzato dall’azienda<br />
specializzata BioAir all’interno del 62esimo Simposio Afi<br />
(Associazione farmaceutici industria).<br />
IL DIFFICILE PERCORSO<br />
NORMATIVO<br />
È dal 2007 che i prodotti cellulari vengono considerati<br />
farmaci a tutti gli effetti, grazie all’entrata in vigore di un<br />
decreto (1394/2007) che ha regolamentato, classificato ed<br />
equiparato i prodotti medicinali di origine cellulare per uso<br />
umano ai farmaci sterili, stabilendo quindi norme per la loro<br />
produzione basate sulle regole precedentemente applicate a<br />
questi ultimi.<br />
Inizialmente, gli ambienti di produzione non avevano le<br />
caratteristiche necessarie per essere considerati conformi<br />
agli standard farmaceutici. L’adeguamento delle strutture e<br />
dei processi alle normative ha comportato un rallentamento<br />
nel loro percorso verso un utilizzo clinico regolare.<br />
Nonostante queste difficoltà, i prodotti hanno continuato a<br />
progredire e molti hanno raggiunto un livello tale da poter<br />
essere sottoposti a studi clinici, essere utilizzati per terapie<br />
compassionevoli, fino a ottenere l’approvazione dell’Agenzia<br />
europea dei medicinali (Ema) per la commercializzazione in<br />
tutta l’Unione Europea.<br />
Contemporaneamente, le normative, in particolare le parti<br />
che regolamentano le buone pratiche di fabbricazione (Gmp)<br />
per gli Atmp, si sono dimostrate solo parzialmente adeguate<br />
nel contesto di applicazione. Le norme sono state sottoposte<br />
a un processo di revisione per adattarle alle nuove esigenze<br />
e ai progressi tecnologici degli ultimi anni e questo ha reso<br />
possibile un utilizzo più flessibile e appropriato. Nell’agosto<br />
2022, dopo 14 anni di sviluppo, è stata pubblicata sul sito<br />
EudraLex la tanto attesa revisione della Commissione<br />
Europea delle linee guida dell’Annex 1: “Manufacture of<br />
sterile medicinal products”.<br />
LA CLASSIFICAZIONE DELLE<br />
CAMERE DI PRODUZIONE<br />
Il documento raccoglie le norme e i regolamenti che<br />
disciplinano i medicinali nell’Unione europea, richiede<br />
la conformità della produzione di Atmp ai principi delle<br />
Buone pratiche di fabbricazione con un controllo che<br />
parte dalla raccolta e manipolazione delle materie<br />
prime e prosegue attraverso l’elaborazione dei prodotti<br />
intermedi, ai controlli di qualità, allo stoccaggio,<br />
all’etichettatura e all’imballaggio, fino al rilascio dei<br />
prodotti.<br />
L’Annex 1 fornisce dettagli importanti sulla classificazione<br />
appropriata delle camere utilizzate nella produzione<br />
farmaceutica, basata sul tipo di operazioni svolte.<br />
Questa classificazione è organizzata in base a una<br />
scala di criticità crescente, in cui le classi più alte<br />
rappresentano ambienti ad alto rischio che richiedono<br />
una maggiore asepsi e controllo. Le classi vanno dalla<br />
D alla A, rappresentando un livello di pulizia e controllo<br />
dell’ambiente sempre più rigoroso.<br />
In sintesi, la classificazione delle camere di produzione<br />
farmaceutica è fondamentale per garantire che le<br />
operazioni siano condotte in condizioni di pulizia,<br />
controllo dell’aria e qualità delle superfici appropriate<br />
per ciascuna fase del processo, contribuendo così alla<br />
produzione sicura e affidabile dei prodotti farmaceutici.<br />
I COSTI DI PRODUZIONE ATMP<br />
A causa della sua straordinaria complessità, la produzione<br />
di Atmp comporta costi elevati. Principalmente si tratta<br />
di costi diretti come reagenti, dispositivi medici, materiali<br />
e prodotti, abbigliamento, personale e costi legati ai<br />
controlli di qualità. Ma anche i costi indiretti sono ingenti<br />
e sono legati alle qualifiche e alle validazioni, come prove<br />
di riempimento, pulizia e controlli ambientali, e all’intera<br />
struttura, compresi i costi energetici, di riscaldamento,<br />
gli impianti integrati per la qualità dell’aria e il comfort<br />
termico (Hvac) e la validazione ambientale.<br />
Di fatto, gli elevati costi di produzione e dei processi<br />
complessi in ambienti sterili sono un fattore che ne limita<br />
la produzione.<br />
29
COMPETENZE DI ALTO LIVELLO<br />
Il personale addetto viene riconosciuto come la principale<br />
forma di potenziale contaminazione dell’ambiente asettico<br />
Per questa ragione si ritiene essenziale fornire al personale<br />
una formazione adeguata, in particolare sulla microbiologia.<br />
Gli operatori incaricati della produzione in ambienti sterili<br />
devono ricevere un addestramento preventivo e acquisire<br />
competenza nell’indossare indumenti sterili. La competenza<br />
del personale nelle zone di Grado A e B deve essere valutata<br />
annualmente.<br />
Se durante un controllo post-produzione si rilevasse che<br />
il personale non è idoneo, è necessario sottoporlo a una<br />
riconferma delle competenze. Le attività all’interno dell’area<br />
sterile devono essere ridotte al minimo per evitare la<br />
dispersione eccessiva di possibili contaminanti.<br />
Tuttavia, è possibile produrre Atmp anche in sistemi chiusi,<br />
quali, ad esempio, isolatori, bioreattori e altri sistemi che,<br />
come indicato nelle linee guida di Eudralex vol.4 parte 4,<br />
possono essere installati e utilizzati in ambienti di classe D.<br />
I COSTI ENERGETICI<br />
DELLA CAMERA BIANCA<br />
La valutazione del rischi considera la tipologia del prodotto<br />
e del processo di fabbricazione, con particolare attenzione al<br />
fatto che il processo avvenga in un sistema aperto o chiuso.<br />
Il sistema aperto in camera bianca tradizionale è noto per<br />
essere estremamente energivoro, consumando fino a otto<br />
volte più energia rispetto ad altre strutture ospedaliere. Le<br />
elevatissime esigenze di filtrazione dell’aria, il controllo della<br />
temperatura e dell’umidità, e il funzionamento 24/7 per<br />
evitare fluttuazioni ambientali, contribuiscono a questo alto<br />
consumo energetico. Inoltre, la produzione su larga scala di<br />
Atmp in ambienti aperti può portare a un maggiore consumo<br />
di risorse, rifiuti e impatto sull’ambiente.<br />
L’analisi sistematica e il confronto tra il carbon footprint di un<br />
classico sistema aperto in camera bianca (AinB) rispetto a un<br />
sistema chiuso con isolatori (AinD), dimostrano che i sistemi<br />
chiusi , oltre ad essere garanzia di sicurezza, permettano di<br />
migliorare l’impatto ambientale della produzione.<br />
che le attività di produzione relative a diversi materiali<br />
di partenza o prodotti finiti devono essere fisicamente o<br />
temporalmente separate. La produzione concorrente di due<br />
diversi lotti Atmp nella stessa area non è accettabile; tuttavia<br />
i sistemi chiusi e contenuti possono essere utilizzati per<br />
separare le attività. Nella linea guida si afferma che “l’uso<br />
di più di un isolatore (o di altri sistemi chiusi) nella stessa<br />
stanza allo stesso tempo è accettabile, a condizione che<br />
siano adottate misure di mitigazione appropriate per evitare<br />
la contaminazione incrociata o la confusione di materiali,<br />
compresa l’espulsione separata dell’aria esausta dagli<br />
isolatori e regolari controlli di integrità dell’isolatore”.<br />
Nella parte che riguarda le apparecchiature, si espande<br />
ulteriormente il concetto di asepsi, affermando che devono<br />
essere posizionate e utilizzate in modo tale da ridurre<br />
al minimo i rischi. Le connessioni tra le apparecchiature<br />
devono essere effettuate in condizioni sterili oppure tramite<br />
l’utilizzo di dispositivi che possono essere sterilizzati o che<br />
conservano la sterilità della connessione.<br />
Non c’è dubbio che, sebbene la sfida della produzione<br />
di Atmp si giochi su diversi fronti, tra i più critici c’è<br />
sicuramente il concetto di asepsi e di produzione in ambiente<br />
asettico.<br />
LE DIFFICOLTÀ DEGLI OSPEDALI<br />
Un articolo pubblicato di recente su Bioengineering ricorda<br />
che i Prodotti medicinali di terapia avanzata richiedono<br />
considerevoli investimenti in tutte le fasi dello sviluppo, dalla<br />
ricerca preclinica e gli studi clinici, alla produzione e alla<br />
commercializzazione.<br />
Gli ospedali spesso affrontano sfide significative nello<br />
sviluppo clinico degli Atmp, con difficoltà in gran parte legate<br />
alla mancanza di sostegno finanziario e alle complessità<br />
logistiche o ingegneristiche. Tuttavia, le istituzioni<br />
pubbliche svolgono un ruolo importante nell’innovazione e<br />
nell’expertise scientifica per lo sviluppo di questi farmaci.<br />
L’obiettivo è raggiungere un nuovo approccio alla salute,<br />
in cui ricercatori e aziende private condividano esperienza<br />
e risorse per l’applicazione delle terapie innovative e<br />
personalizzate.<br />
I VANTAGGI<br />
DI UN SISTEMA CHIUSO<br />
Il concetto di asepsi è strettamente legato a quello di<br />
“sistema chiuso”, anche se quest’ultimo viene talvolta<br />
interpretato in modi diversi. Siamo abituati all’idea che in una<br />
sala pulita si lavori su un singolo prodotto alla volta, come<br />
nel caso di terapie cellulari autologhe, dove occorre trattare<br />
“un paziente per volta” ed effettivamente la norma afferma<br />
Riferimenti<br />
(1) EUR-Lex Regulation (EC) No 1394/2007 of the European Parliament and<br />
of the Council of 13 November 2007 on Advanced 443 Therapy Medicinal<br />
Products and Amending Directive 2001/83/EC and Regulation (EC) No<br />
726/2004.<br />
(2) EudraLex – Annex 1. Produzione di prodotti medicinali sterili.<br />
(3) Pinnetta, G. Adamini, A.; Severina, F.; Fagioli, F.; Zanini, C.; Ferrero, I.<br />
Evaluating ecological impact and sustainability in the manufacturing of<br />
advanced therapies: comparative analysis of greenhouse gas emissions in<br />
the production of Atmp’s in open and closed systems. Bioengineering <strong>2023</strong>,<br />
10, 1047<br />
30
AMPIA VISIONE<br />
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LE TERAPIE CAR-T MOSTRANO RISULTATI<br />
ESTREMAMENTE PROMETTENTI MA NUMEROSE<br />
BARRIERE PRATICHE NE IMPEDISCONO ANCORA<br />
LA PIENA APPLICAZIONE<br />
<br />
<br />
Giulio Divo<br />
32
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Quando parliamo di Car-T, ci<br />
riferiamo a una delle terapie<br />
innovative più promettenti per quanto<br />
riguarda il trattamento dei tumori<br />
ematologici. Il progresso tecnologico<br />
avanza e, con esso, la necessità<br />
di estendere quanto possibile la<br />
possibilità di accedere a questa<br />
risorsa per la più ampia platea<br />
eleggibile per il trattamento.<br />
Da un punto di vista prettamente<br />
istituzionale, il ministro della<br />
Sanità Orazio Schillaci, durante un<br />
question time dello scorso luglio,<br />
ha ribadito come nel nostro Paese<br />
le possibilità di accesso alle Car-T<br />
siano sovrapponibili a quelle degli<br />
altri Paesi dell’Unione europea. Ha<br />
anche garantito che non vi sono<br />
differenze sostanziali di ricorso al<br />
trattamento nelle varie Regioni del<br />
Paese. Tuttavia, la situazione va<br />
costantemente monitorata perché<br />
si tratta di un percorso in rapida<br />
evoluzione. E, nel suo complesso,<br />
il mondo della ricerca, quello<br />
dell’industria e quello della sanità<br />
stanno lavorando al fine di migliorare<br />
ulteriormente le performance<br />
terapeutiche delle Car-T, ampliarne le<br />
possibilità di utilizzo e, nel contempo,<br />
ridurre quanto possibile le (ancora<br />
ingenti) spese di messa a punto,<br />
produzione, conservazione e persino<br />
somministrazione.<br />
GRANDI<br />
POTENZIALITÀ,<br />
GRANDI LIMITI<br />
«Se dobbiamo impostare un<br />
discorso corretto parlando di<br />
Car-T, non possiamo prescindere<br />
da un certo grado di complessità»<br />
racconta Giuseppe Sconocchia,<br />
direttore dell’Istituto di farmacologia<br />
traslazionale di Roma, Laboratorio<br />
“ Le Car-T rappresentano<br />
una strada molto<br />
promettente per<br />
la lotta ai tumori<br />
ematologici e ora<br />
lavoriamo per<br />
inaugurare l’utilizzo<br />
di questa tecnologia<br />
anche contro<br />
i tumori solidi<br />
di immunologia dei tumori e<br />
immunoterapia. «Innanzi tutto,<br />
questa stessa complessità è<br />
determinata dal fatto che i dati delle<br />
sperimentazioni sono eccellenti<br />
ma, come spesso accade, la platea<br />
di pazienti selezionata nelle<br />
sperimentazioni è in assoluto la più<br />
idonea. È quella da cui ci si attende<br />
i risultati migliori. Se poi questi dati<br />
possono essere trasferiti in real life,<br />
è tutto da dimostrare».<br />
Questo significa che dobbiamo<br />
smorzare gli entusiasmi<br />
relativamente alle Car-T?<br />
«Tutt’altro, – risponde Sconocchia<br />
– le Car-T rappresentano oggi una<br />
strada molto promettente per la<br />
lotta ai tumori ematologici e stiamo<br />
lavorando per inaugurare la stagione<br />
dell’utilizzo di questa tecnologia<br />
anche per avere nuove opportunità di<br />
cura contro i tumori solidi. Tuttavia<br />
dobbiamo ricordare che attualmente<br />
questa risorsa è gravata da alcune<br />
limitazioni importanti, ragione per<br />
cui non possiamo ancora pensare<br />
a un loro utilizzo su larga scala. Ci<br />
sono problemi complessi che devono<br />
essere ben compresi se si vuole<br />
avere un quadro generale e chiaro<br />
della situazione».<br />
L’AFFIDABILITÀ<br />
DEI TRIAL<br />
Cominciamo allora a parlare dei<br />
soggetti chiave del nostro discorso:<br />
i pazienti. Si tratta di coloro che,<br />
attratti dalle notizie sulla stampa<br />
generalista, spesso sono indotti<br />
a pensare a questa innovazione<br />
tecnologica e medica come a una<br />
soluzione generalizzata. «Per<br />
prima cosa – spiega Sconocchia – è<br />
necessario chiarire che i numeri,<br />
assolutamente lusinghieri, che<br />
emergono dagli studi registrativi<br />
si basano su dati estrapolati da<br />
arruolamenti dei pazienti che devono<br />
risponde a criteri estremamente<br />
rigidi e selezionati. E non potrebbe<br />
essere altrimenti: per valutare<br />
l’efficacia di un approccio terapeutico<br />
devo avere di fronte il caso di scuola.<br />
Ma in quest’ultimo periodo ci si<br />
interroga molto sul gap esistente<br />
tra studi registrativi e i dati real<br />
world. I pazienti che vivono nel<br />
mondo reale possono essere più<br />
giovani o anziani di quelli arruolabili,<br />
avere comorbidità o anche solo<br />
vivere un momento di stadiazione<br />
della malattia che è differente<br />
da quello degli endpoint. Come si<br />
comporteranno le Car-T alla luce di<br />
queste variabili? Perché dobbiamo<br />
sempre pensare al fatto che le Car-T<br />
non sono sul mercato da molti anni<br />
e, dunque, soltanto adesso possiamo<br />
vedere i dati real world di alcune di<br />
esse e avere un quadro più chiaro<br />
della situazione».<br />
33
I PROBLEMI<br />
DEI PAZIENTI<br />
Quando parliamo di Car-T dobbiamo<br />
sempre pensare a un approccio<br />
terapeutico che deve forzatamente<br />
tenere conto delle difficoltà a cui<br />
può andare incontro il paziente<br />
soggetto alla somministrazione. «Ciò<br />
avviene soprattutto quando vengono<br />
usate Car-T allogeniche. In questo<br />
caso esiste sempre il problema<br />
infiammatorio e immunomediato<br />
della cascata di citochine. È un<br />
fenomeno che si manifesta in tutti<br />
i pazienti che affrontano questa<br />
terapia ma la gravità della reazione<br />
immunitaria non è, allo stato attuale,<br />
prevedibile. Di conseguenza, se si<br />
vuole operare nella direzione della<br />
creazione di hub in grado di gestire<br />
le terapie Car-T, non possiamo<br />
non pensare a figure chiave<br />
come l’anestesista rianimatore, il<br />
neurologo e il nefrologo, dato che<br />
gli effetti collaterali più comuni<br />
sono quelli sistemici o di tipo<br />
neurologico e renale». Ma è quindi<br />
impossibile pensare di decentrare<br />
le terapie Car-T sul territorio? «Non<br />
è impossibile a livello teorico ma<br />
bisogna prestare attenzione al fatto<br />
che se la somministrazione avviene<br />
a livello ambulatoriale, l’eventuale<br />
emergenza medica deve essere<br />
gestita come se si trattasse di una<br />
emergenza di day hospital. Con la<br />
differenza che è prudente rimanere<br />
nell’arco di trenta minuti dal centro<br />
specializzato di soccorso per circa<br />
tre mesi, che è la durata standard<br />
della terapia».<br />
L’APPROPRIATEZZA<br />
TERAPEUTICA<br />
Un altro aspetto che deve esser<br />
attentamente valutato quando<br />
parliamo di Car-T è quello della<br />
corretta evoluzione della malattia.<br />
«Il processo di produzione delle<br />
“ Avere un’organizzazione<br />
maggiormente<br />
capillare sul territorio<br />
consentirebbe di<br />
eliminare le differenze<br />
regionali e migliorare<br />
l’accesso alle terapie<br />
Car-T, nella migliore delle ipotesi,<br />
prevede circa tre settimane di<br />
procedura.<br />
È sempre possibile, per il paziente,<br />
attendere questo tempo senza<br />
avviare alcun trattamento? E se poi<br />
il processo di produzione non va a<br />
buon fine?<br />
Sono variabili di cui bisogna sempre<br />
tenere conto perché rischiamo di<br />
trovarci di fronte a una scelta molto<br />
importante: intervenire subito con<br />
farmaci più tradizionali o assumersi la<br />
responsabilità di estendere per portare<br />
avanti la procedura più sofisticata?».<br />
IL GRANDE TEMA<br />
DELLA PRODUZIONE<br />
In questo momento, fotografando la<br />
situazione nel nostro Paese, i centri<br />
che sono autorizzati alla produzione<br />
di Car-T sono limitatissimi. In costante<br />
aumento, invece, i centri autorizzati<br />
per la somministrazione delle terapie.<br />
«Ritengo che l’obiettivo ideale sia<br />
quello di avere almeno un hub<br />
regionale deputato a questo scopo. Si<br />
tratta quindi di fare alcuni investimenti<br />
soprattutto in termini di formazione e<br />
di personale appositamente qualificato.<br />
Questo capitale di competenze e<br />
professionalità non è attualmente<br />
sostituibile e rappresenta la gran<br />
parte del costo della terapia. Avere<br />
un’organizzazione maggiormente<br />
capillare sul territorio consentirebbe<br />
di eliminare le differenze regionali, che<br />
tuttora esistono, e migliorare l’accesso<br />
alle terapie, consentendo anche una<br />
riduzione dei costi per ciò che riguarda<br />
produzione, trasporto e conservazione<br />
delle Car-T. È stato calcolato che,<br />
creando degli hub studiati a questo<br />
scopo, sarebbe possibile ridurre di un<br />
20% i costi per il Sistema sanitario<br />
nazionale».<br />
GLI OBIETTIVI<br />
PER IL FUTURO<br />
Resta allora da capire quale sia lo<br />
scenario ideale ipotizzabile per il<br />
futuro, in modo da poter contare su un<br />
utilizzo di più vasta scala delle Car-T<br />
per avvicinare l’efficacia dei dati emersi<br />
dagli studi registrativi alla real life.<br />
«Quello che posso auspicare – conclude<br />
Sconocchia – è che nel tempo si riesca<br />
a capire sulla base di esami preventivi<br />
quali siano i pazienti che possono<br />
sopportare bene questa terapia e quali,<br />
invece, no. Poi dobbiamo superare<br />
la logica del centro specializzato,<br />
aiutando quelli non specializzati a<br />
usare le terapie e predisporre quelle<br />
accortezze che consentono di prendersi<br />
cura del paziente qualora vi sia un<br />
evento avverso. Con il tempo possiamo<br />
pensare che lo sviluppo scientifico<br />
e tecnologico permetta la creazione<br />
di Car-T a costi ridotti, lavorando<br />
dapprima su reagenti e filiera, evitando<br />
per esempio gli importanti costi di<br />
conservazione. Dopodiché possiamo<br />
anche pensare che, da un punto di<br />
vista prettamente scientifico – per<br />
così dire – si potrà superare l’uso<br />
del vettore virale anche sulla base<br />
dell’esperienza dei vaccini a mRNA che<br />
sono stati sviluppati per contrastare il<br />
Covid-19. Ciò dovrebbe permettere di<br />
semplificare la produzione, diminuendo<br />
i rischi connessi all’alto numero dei<br />
passaggi produttivi».<br />
34
LA PIATTAFORMA INTEGRATA DI COMUNICAZIONE<br />
DEL COMPARTO HEALTHCARE<br />
Innovation<br />
Network<br />
<strong>Health</strong>care<br />
Pharma<br />
Omnichannel<br />
Multitarget<br />
Lifescience<br />
Community<br />
è la community dell’innovazione<br />
nell’healthcare e ne governa il cambiamento.
Valore, costo e<br />
sostenibilità delle CAR-T<br />
Caterina Lucchini<br />
È evidente che il settore delle terapie<br />
cellulari sta vivendo una rivoluzione<br />
importante che comporta una serie di sfide<br />
e opportunità per tutti gli attori coinvolti,<br />
compresi i pazienti, i medici, le aziende<br />
farmaceutiche e il sistema sanitario in<br />
generale. Il progetto Cell therapy open<br />
source, sviluppato in collaborazione con<br />
l’Osservatorio terapie avanzate, sembra<br />
essere un’iniziativa interessante per<br />
tracciare il panorama attuale delle terapie<br />
cellulari in Italia e per affrontare le<br />
questioni chiave legate a queste terapie.<br />
Questo progetto ha portato attualmente<br />
alla pubblicazione del volume 1, scaricabile<br />
gratuitamente online, che con grande<br />
approfondimento e l’intervento di massimi<br />
esperti, affronta il tema delle terapie Car-T,<br />
dal laboratorio al paziente. In questo articolo<br />
riassumiamo gli aspetti legati al valore, al<br />
costo e alla sostenibilità delle Car-T.<br />
ITER APPROVATIVO IN EUROPA E IN ITALIA<br />
IL VALORE DELLE CAR-T<br />
APPROVAZIONE E CONTRATTAZIONE DELLE TERAPIE<br />
CELLULARI CAR-T IN EUROPA<br />
Dopo l’approvazione centralizzata in Europa, l’introduzione<br />
delle terapie avanzate nei sistemi sanitari locali è una<br />
responsabilità dei singoli Stati membri.<br />
L’Europa permette a ciascun Paese di quantificare il valore<br />
della terapia, causando una mancanza di omogeneità nella<br />
determinazione della rimborsabilità e dei prezzi.<br />
EQUAZIONE PER LA VALUTAZIONE DEL VALORE DELLE<br />
TERAPIE INNOVATIVE<br />
La valutazione del valore clinico ed economico delle<br />
terapie innovative considera il rapporto rischio/beneficio, il<br />
risparmio in farmaci e visite ospedaliere, nonché i costi di<br />
ospedalizzazione.<br />
La definizione del costo e della rimborsabilità rimane di<br />
competenza dei singoli governi nazionali.<br />
APPROVAZIONE DELLE CAR-T IN ITALIA DA PARTE<br />
DELL’AIFA<br />
In Italia, le Car-T sono state approvate attraverso<br />
contrattazioni con le aziende titolari come Gilead e Novartis,<br />
seguite da negoziazioni con l’Agenzia italiana del farmaco<br />
(Aifa).<br />
L’Aifa stabilisce il prezzo e la politica di rimborso,<br />
introducendo modelli di pagamento innovativi come<br />
“payment at result.<br />
PREZZI IN ITALIA<br />
Sempre oltre i 300.000 euro.<br />
MOTIVAZIONI PER IL PREZZO ELEVATO<br />
Complessità nella produzione personalizzata.<br />
Limitato numero di pazienti trattati.<br />
Costi di produzione nel tempo ancora da<br />
ottimizzare.<br />
Prezzo coincidente con il costo terapia per<br />
paziente<br />
VALUTAZIONE DEL RAPPORTO COSTO-EFFICACIA<br />
Necessità di valutare se il costo è giustificato dal<br />
beneficio per il paziente.<br />
Incertezza sugli effetti delle terapie Car-T.<br />
Valutazione della coerenza tra costo e beneficio<br />
rispetto alle alternative disponibili.<br />
MODELLI DI PAGAMENTO<br />
Italia: “Payment at results” legato al successo<br />
clinico. Pagamento suddiviso, con saldo solo dopo<br />
risposta clinica positiva.<br />
Inghilterra: inclusione nel “Cancer drugs fund” con<br />
raccolta di evidenze post marketing.<br />
Germania: “Outcome-based agreement” con<br />
pagamento parziale upfront e saldo a risposta del<br />
paziente.<br />
36
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
COSTI INDIRETTI: RETRIBUZIONE<br />
DEI CENTRI PER LE CAR-T<br />
MANCANZA DI RICONOSCIMENTO ECONOMICO PER IL<br />
CENTRO HUB<br />
Nessun pagamento specifico per l’assistenza clinica.<br />
Mancanza di un sistema DRG per retribuzione ospedaliera.<br />
COSTI DELL’ASSISTENZA CLINICA<br />
Paziente ricoverato per 10-14 giorni in media.<br />
Fino al 20% richiede il ricovero in terapia intensiva.<br />
Formazione di un team multidisciplinare.<br />
RIMBORSI NEI PAESI EUROPEI<br />
Germania: rimborso basato su spese effettive.<br />
Francia: applicazione di un DRG simile a un trapianto<br />
allogenico.<br />
Italia: assenza di un sistema simile a livello nazionale.<br />
ANALISI DEI COSTI<br />
Necessità di analisi dettagliata dei costi prima di avviare<br />
l’attività.<br />
Stima dei costi assistenziali per un numero previsto di<br />
pazienti.<br />
Esempio: Circa 1 milione di euro/anno per 40 pazienti.<br />
ASPETTI PROCEDURALI<br />
Necessità di spazi nelle terapie intensive.<br />
Procedure aziendali per il trasferimento in terapia<br />
intensiva.<br />
Diagnostica necessaria per la sicurezza del paziente.<br />
SOSTENIBILITÀ DELLE TERAPIE CAR-T<br />
LE SFIDE IN ATTO<br />
Sfide simili ai farmaci orfani.<br />
Ristretta casistica, rischio-beneficio e prezzi<br />
elevati.<br />
L’aumento delle indicazioni terapeutiche e la<br />
crescente domanda possono rappresentare una<br />
sfida di sostenibilità economica.<br />
La legislazione europea regola l’autorizzazione<br />
alla produzione e alla commercializzazione delle<br />
CAR-T, rendendo necessaria la conformità con le<br />
regole europee.<br />
Sviluppare approcci sostenibili per garantire<br />
l’accesso ai pazienti.<br />
APPROCCI POSSIBILI<br />
Soluzioni come il finanziamento governativo per<br />
la conversione delle officine ospedaliere in centri<br />
manifatturieri per le Car-T sono state proposte per<br />
affrontare problemi produttivi.<br />
La collaborazione tra piccole aziende e<br />
multinazionali può contribuire alla riduzione dei<br />
costi delle terapie.<br />
Le sfide di sostenibilità richiedono soluzioni<br />
innovative e un equilibrio tra la competitività e il<br />
finanziamento pubblico per la ricerca.<br />
Potenziale riduzione dei prezzi con l’allargamento<br />
della popolazione target.<br />
Rateizzazione dei pagamenti in alcuni casi.<br />
Modelli di finanziamento ad hoc per tecnologie<br />
innovative a impatto organizzativo.<br />
NOME<br />
COMMERCIALE<br />
NOME<br />
TECNICO<br />
INDICAZIONI<br />
TERAPEUTICHE<br />
COSTO NEGLI<br />
USA<br />
COSTO IN<br />
ITALIA<br />
Kymriah<br />
tisagenlecleucel<br />
(tisa-cel)<br />
Trattamento di pazienti pediatrici e giovani adulti fino a 25 anni di<br />
età con leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B, refrattaria, in<br />
recidiva post-trapianto o in seconda o ulteriore recidiva. Trattamento<br />
di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) in<br />
recidiva o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica<br />
475.000 dollari<br />
Oltre 300.000<br />
euro<br />
Yescarta<br />
axicabtagene<br />
ciloleucel (axicel)<br />
Trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B<br />
(DLBCL) e linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B (PMBCL)<br />
refrattari o recidivanti, dopo due o più linee di terapia sistemica<br />
373.000 dollari<br />
Oltre 300.000<br />
euro<br />
Tecartus<br />
Brexucabtagene<br />
autoleucel<br />
Trattamento di pazienti con linfoma mantellare (ML) in recidiva o<br />
refrattario alla terapia standard<br />
360.000 euro<br />
Zolgensma<br />
Onasemnogene<br />
abeparvovec<br />
Terapia genica per l’atrofia muscolare spinale (SMA)<br />
>2 milioni di<br />
dollari<br />
> 2 milioni di<br />
euro<br />
Nota: I dati sopra menzionati sono approssimativi e possono variare nel tempo e nelle diverse regioni.<br />
Riferimento: Cell therapy open source. Le terapie Car-t, dal laboratorio al paziente. Rarelab Editore.<br />
37
STRADA<br />
FACENDO<br />
La somministrazione di cellule Car nell’ambito<br />
di un trattamento oncologico è da inquadrare<br />
in un contesto articolato la cui armonia incide<br />
significativamente sul successo della cura<br />
Monica Torriani<br />
Malgrado la relativa brevità della<br />
procedura in sé, l’iter del paziente<br />
sottoposto a trattamento con Car-T<br />
può essere descritto come un<br />
percorso lungo e tortuoso. In effetti,<br />
si tratta di un intervento terapeutico<br />
complesso che viene erogato<br />
mediante la somministrazione di un<br />
farmaco la cui produzione richiede<br />
tempo, competenze dedicate e una<br />
disponibilità non irrisoria di risorse<br />
economiche.<br />
Il processo inizia con l’identificazione<br />
del paziente, che permette di<br />
valutarne l’eleggibilità al trattamento,<br />
e termina (auspicabilmente) con<br />
l’ultimo dei controlli previsti,<br />
snodandosi fra la raccolta delle<br />
cellule da ingegnerizzare (aferesi),<br />
l’allestimento del prodotto e la<br />
reinfusione. In particolare, dal<br />
momento in cui viene effettuata la<br />
linfocitoaferesi a quello dell’infusione<br />
trascorre un intervallo che dura<br />
dai 17 ai 28 giorni, necessario al<br />
manufacturing della terapia.<br />
Ogni fase di questo percorso<br />
possiede un valore specifico ai fini<br />
del successo della terapia e della<br />
minimizzazione delle complicanze<br />
correlate e deve, pertanto, essere<br />
realizzata secondo standard di<br />
qualità elevatissimi.<br />
Di estrema importanza, in<br />
quest’ottica, anche il livello di<br />
coordinamento fra ogni step e il<br />
successivo, un aspetto che richiede<br />
dialogo e interazione continui fra<br />
38
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
le diverse realtà che gestiscono la<br />
terapia, struttura sanitaria da un lato<br />
e cell factory dall’altro.<br />
Il patient journey nel caso delle Car-T<br />
e le criticità attorno cui si focalizza<br />
lo sforzo degli specialisti che lo<br />
seguono sono fra gli argomenti<br />
trattati nel corso dell’evento<br />
“Car-T: dall’ospedale al territorio”,<br />
organizzato da MakingLife e<br />
patrocinato da Fondazione Irccs<br />
Istituto Nazionale dei Tumori (INT)<br />
e Regione Lombardia e che ha<br />
visto come direttore scientifico<br />
Vito Ladisa, direttore SC Farmacia<br />
dell’Irccs.<br />
OGNI PAZIENTE<br />
È UNICO<br />
Gli interrogativi a cui si deve<br />
trovare risposta nelle fasi precoci<br />
del trattamento con cellule Car-T<br />
sono apparentemente banali,<br />
ma nella sostanza richiedono un<br />
notevole impegno da parte del<br />
team multidisciplinare coinvolto.<br />
Lo sottolinea Anna Guidetti,<br />
oncologa della Fondazione Irccs<br />
Istituto Nazionale dei Tumori,<br />
introducendo il suo intervento<br />
con una consapevolezza appresa<br />
dall’esperienza: i casi che si<br />
presentano all’attenzione degli<br />
specialisti sono più eterogenei<br />
di quanto si pensi e l’approccio<br />
al singolo paziente, considerato<br />
nella sua integrità, deve essere<br />
attentamente calibrato, valutato e<br />
personalizzato.<br />
Negli step iniziali occorre verificare<br />
che, nel caso dello specifico soggetto,<br />
le Car-T siano effettivamente indicate<br />
e che quel determinato trattamento<br />
soddisfi i criteri di rimborso previsti.<br />
Inoltre, è necessario valutare la<br />
“<br />
L’approccio al<br />
singolo paziente,<br />
considerato nella<br />
sua integrità, deve<br />
essere attentamente<br />
calibrato, valutato e<br />
personalizzato<br />
presenza di eventuali fattori di<br />
rischio, a fronte dei quali il reale<br />
beneficio per il paziente potrebbe<br />
essere messo in seria discussione.<br />
La selezione precoce dei pazienti<br />
considerati eleggibili si basa<br />
su screening scrupolosi che<br />
comprendono la valutazione delle<br />
funzioni d’organo di diversi organi,<br />
fra cui reni, cuore e midollo osseo.<br />
L’ottenimento di valori borderline<br />
rispetto a quelli soglia previsti<br />
comporta, a discrezione del team che<br />
gestisce la terapia, la modifica della<br />
dose a cui verranno somministrate le<br />
cellule ingegnerizzate o l’adozione di<br />
una tempistica di monitoraggio post<br />
infusione più stringente.<br />
I controlli iniziali hanno lo scopo<br />
anche di verificare l’assenza di<br />
infezioni in atto e la valutazione<br />
delle caratteristiche intrinseche<br />
del paziente, fra cui la presenza<br />
di eventuali geni potenzialmente<br />
interferenti con la risposta alla<br />
cura e con l’insorgenza di reazioni<br />
avverse.<br />
LA QUALITÀ<br />
DELLA RACCOLTA<br />
Come evidenziato da diverse<br />
ricerche, esistono fattori prognostici<br />
che impattano sulla durata della<br />
risposta.<br />
Fra questi, spiccano le modalità<br />
di esecuzione dell’aferesi, una<br />
procedura di per sé semplice e<br />
relativamente breve che deve<br />
tuttavia essere realizzata secondo<br />
precise indicazioni e sul paziente nel<br />
miglior stato compatibile con la sua<br />
malattia. Ai fini delle possibilità di<br />
successo del trattamento, il prelievo<br />
deve reperire il numero maggiore<br />
di cellule possibili nella migliore<br />
condizione possibile. Quest’ultimo<br />
aspetto risulta problematico nei<br />
pazienti in terapia con farmaci quali<br />
corticosteroidi e alcuni antitumorali,<br />
fra cui la bendamustina, che<br />
deprimono l’attività linfocitaria. Per<br />
tale ragione, la somministrazione<br />
di questi medicinali viene sospesa<br />
preventivamente in vista della<br />
procedura di aferesi.<br />
Dal trial ZUMA-1, che ha portato<br />
all’approvazione di axicabtagene<br />
ciloleucel contro il linfoma diffuso a<br />
grandi cellule B (DLBCL) refrattario<br />
alle terapie tradizionali, è emerso<br />
che il prodotto Car-T ideale contiene<br />
linfociti T in numero adeguato,<br />
vitali, persistenti e capaci di<br />
realizzare un’espansione cellulare<br />
soddisfacente. L’espansione, in<br />
particolare, è fortemente correlata<br />
con la risposta al trattamento.<br />
Dopo il prelievo dei linfociti T, nei<br />
centri donazione, il paziente può fare<br />
ritorno a casa: la sacca contenente<br />
le sue cellule verrà consegnata al<br />
laboratorio incaricato di effettuare il<br />
manufacturing del trattamento.<br />
39
Uno dei fenomeni che riduce<br />
le possibilità di successo delle<br />
terapie Car-T è rappresentato<br />
dalla resistenza, condizione che<br />
può essere acquisita dalle cellule<br />
tumorali nei confronti dei linfociti<br />
T ingegnerizzati. La resistenza può<br />
verificarsi a causa di caratteristiche<br />
intrinseche della malattia, ma anche<br />
per aspetti legati alla raccolta<br />
delle cellule in sede di aferesi<br />
che possono compromettere la<br />
capacità dei linfociti stessi di<br />
espandersi, pregiudicandone l’azione<br />
antitumorale.<br />
Il meccanismo con cui ciò avviene<br />
non è ancora chiaro, sebbene vi<br />
siano evidenze che legano la corretta<br />
esecuzione delle procedure a un<br />
minore rischio di insorgenza di<br />
fenomeni di resistenza.<br />
“<br />
Uno dei fenomeni che<br />
riduce le possibilità<br />
di successo delle<br />
terapie Car-T è<br />
rappresentato dalla<br />
resistenza, condizione<br />
che può essere<br />
causata da aspetti<br />
legati alla raccolta<br />
delle cellule<br />
in sede di aferesi<br />
DA CELLULE<br />
A FARMACO<br />
La spedizione delle cellule dal centro<br />
donazioni alla cell factory nella<br />
quale verrà allestito il prodotto finale<br />
da reinfondere nel paziente può<br />
essere effettuata a fresco oppure<br />
con il campione congelato. La prima<br />
modalità, in particolare, implica<br />
un coordinamento preciso fra le<br />
strutture coinvolte, pena la perdita<br />
delle cellule e, di conseguenza, il<br />
mancato accesso del paziente alla<br />
cura e lo spreco di preziose risorse<br />
economiche pubbliche. Poiché<br />
questo punto riveste un’importanza<br />
strategica nell’ambito della<br />
realizzazione del trattamento, oggi<br />
si tende a promuovere la creazione<br />
di officine cellulari all’interno degli<br />
stessi ospedali nei quali avvengono<br />
l’aferesi e la reinfusione.<br />
Il manufacturing consiste<br />
macroscopicamente nella<br />
trasduzione ed espansione<br />
linfocitaria e impegna dai 17 ai 28<br />
giorni di tempo complessivamente.<br />
Sotto questo profilo è importante<br />
limitare i tempi, al fine di<br />
minimizzare le possibilità di<br />
crescita del tumore: ricordiamo, a<br />
tal proposito, che patologie come<br />
i linfomi di grado elevato possono<br />
avere un’evoluzione molto rapida. Per<br />
ridurre tale rischio, viene valutata<br />
l’opportunità di somministrare al<br />
paziente una bridging therapy che lo<br />
porti fino alla reinfusione.<br />
LA RISPOSTA<br />
ARRIVA IN TEMPI<br />
PIUTTOSTO BREVI<br />
In attesa della reinfusione dei linfociti<br />
ingegnerizzati, il paziente viene<br />
sottoposto alla terapia linfodepletiva,<br />
di solito con bendamustina, associata<br />
a una profilassi antinfettiva.<br />
All’ingresso in reparto, viene valutato<br />
nuovamente e sottoposto alla<br />
predisposizione degli accessi venosi<br />
funzionali al trattamento di eventuali<br />
emergenze mediche.<br />
A seguito dell’infusione vengono<br />
eseguiti monitoraggi con frequenza<br />
inizialmente elevata e poi in graduale<br />
riduzione. Se non compaiono sintomi<br />
rilevanti, a distanza di 10 giorni<br />
dalla procedura il paziente viene<br />
dimesso, con l’impegno di tornare<br />
per i controlli previsti e le successive<br />
rivalutazioni della malattia. Il primo<br />
controllo viene effettuato dopo un<br />
mese e il secondo dopo tre.<br />
La statistica evidenzia infatti come,<br />
in genere, i pazienti che rispondono<br />
alla terapia lo fanno in tempi<br />
relativamente brevi: nella gran parte<br />
dei casi, i soggetti che rispondono<br />
entro 1-3 mesi continuano a<br />
migliorare, tenuto conto del fatto<br />
che le recidive tardive sono piuttosto<br />
rare.<br />
I monitoraggi post infusione<br />
sono anche finalizzati a valutare<br />
l’insorgenza di reazioni avverse<br />
gravi, le più comuni delle quali sono<br />
la sindrome da rilascio citochinico<br />
(Crs, Cytokine Release Syndrome)<br />
e la neurotossicità (Icans, Immune<br />
effector cell-associated neurologic<br />
syndrome). Come sottolineato per<br />
tutti i passaggi precedenti, anche<br />
nel caso delle valutazioni effettuate<br />
in questa fase è indispensabile<br />
procedere con la massima<br />
attenzione. L’identificazione precoce<br />
delle complicanze rappresenta infatti<br />
un elemento essenziale, perché<br />
correlata a una maggiore possibilità<br />
di controllo della loro evoluzione.<br />
40
LE CAR-T<br />
E L’EVOLUZIONE<br />
DELLA LOGISTICA<br />
Anna Colacori<br />
LE CAR-T RAPPRESENTANO UNA SFIDA<br />
IMPEGNATIVA ANCHE PER LA LOGISTICA<br />
CHE DEVE DIVENTARE SEMPRE PIÙ<br />
VERSATILE ADATTANDOSI ALLE ESIGENZE<br />
DEI SINGOLI PAZIENTI<br />
42
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Nel 2012 Emily Whitehead è una<br />
bambina di sette anni, al secondo anno<br />
delle scuole elementari e alla seconda<br />
ricaduta per leucemia linfoblastica<br />
acuta. Si tratta del tumore più frequente<br />
tra i bambini, che vede un tasso di<br />
sopravvivenza molto alto, circa l’85%.<br />
Il tumore di Emily, però, alla seconda<br />
ricaduta è diventato più aggressivo,<br />
non risponde più a nessuna terapia.<br />
I genitori scoprono un trattamento<br />
sperimentale al Children’s Hospital<br />
di Philadelphia, mai provato prima su<br />
un bambino. Così, il 17 aprile 2012<br />
Emily Whitehead diventa la prima<br />
piccola paziente al mondo a ricevere<br />
la terapia Car-T, il trattamento ideato<br />
dal team di Carl June dell’Università<br />
della Pennsylvania. Tre settimane<br />
dopo il tumore appare già in completa<br />
remissione.<br />
COME NASCE<br />
LA TERAPIA<br />
Il meccanismo alla base di questa<br />
terapia appare tanto semplice quanto<br />
rivoluzionario: fare in modo che il<br />
sistema immunitario riconosca il<br />
tumore come un agente estraneo,<br />
armarlo e lasciare che combatta come<br />
farebbe con qualunque infezione.<br />
I linfociti T solitamente riconoscono<br />
le cellule infettate o maligne perché<br />
queste hanno sulla loro superficie<br />
degli antigeni (nel caso dei tumori delle<br />
proteine) non presenti sulle cellule<br />
normali. Nelle terapie Car-T, i linfociti T<br />
vengono modificati geneticamente con<br />
un vettore virale che inserisce il gene di<br />
un recettore (Chimeric antigen receptor)<br />
che può riconoscere proteine specifiche<br />
espresse sulla superficie delle cellule<br />
del tumore. Queste cellule vengono<br />
fatte moltiplicare in vitro e reinfuse nel<br />
paziente per riconoscere, attaccare ed<br />
eliminare il tumore.<br />
Dopo il primo trattamento del 2012<br />
alla piccola Emily Whitehead, nel 2017<br />
la Food and drug administration ha<br />
approvato le prime due terapie Car-T<br />
negli USA. L’anno successivo l’Ema<br />
ha raccomandato agli Stati membri<br />
l’autorizzazione all’immissione in<br />
commercio dei primi due farmaci Car:<br />
Kymriah e Yescarta. Nel 2019, infine,<br />
a seguito di un accordo con Novartis,<br />
l’Agenzia italiana del farmaco dà il via<br />
libera alla rimborsabilità della terapia<br />
Kymriah (tisagenlecleucel), utilizzando<br />
per la prima volta anche un nuovo<br />
modello di rimborso, il pagamento al<br />
risultato. Nel <strong>2023</strong> risultano autorizzate<br />
da Ema sei terapie Car-T, tre delle quali<br />
già rimborsate in Italia, dove sono<br />
presenti 35 centri autorizzati a erogarle.<br />
LA SUPPLY CHAIN<br />
DELLE TERAPIE CAR-T<br />
Quelle a base di farmaci Car-T<br />
sono terapie personalizzate molto<br />
complesse, non solo dal punto di vista<br />
della produzione e della gestione del<br />
paziente. Alla pari della terapia, infatti,<br />
anche la soluzione logistica deve<br />
essere individuale in termini di tempi<br />
di trasporto, requisiti di stoccaggio,<br />
controllo della temperatura e attività di<br />
manipolazione.<br />
Le diverse fasi che portano dalla<br />
produzione alla somministrazione<br />
al paziente richiedono una serrata<br />
collaborazione tra gli anelli della<br />
supply chain e un’accorta gestione del<br />
prodotto, che può essere effettuata<br />
solo attraverso la cieca osservanza<br />
delle Buone pratiche di produzione e di<br />
distribuzione. Infatti, in questo caso il<br />
farmaco è un campione unico nel suo<br />
genere, la cui manomissione porterebbe<br />
al fallimento dell’intera terapia,<br />
probabilmente in modo definitivo, in<br />
quanto le condizioni dei pazienti che<br />
accedono alla terapia non sempre<br />
consentono una dilazione dei tempi di<br />
produzione e somministrazione.<br />
Le cinque fasi in cui potremmo<br />
43
suddividere il ciclo di terapia vedono<br />
centri autorizzati, produzione e<br />
operatori sanitari interfacciarsi con<br />
le aziende impegnate nella gestione<br />
logistica del campione prima e del<br />
farmaco dopo. La prima fase di questa<br />
filiera personalizzata ha inizio con<br />
il prelievo del campione di linfociti T<br />
dal paziente. Il campione viene poi<br />
preparato per il trasporto dal centro<br />
alle strutture di produzione: viene<br />
trasferito in sacche monouso e si<br />
procede alla crioconservazione e al<br />
trasporto tramite operatori specializzati<br />
nella cold chain severa. In alcuni<br />
casi, il centro ospedaliero dispone<br />
di una propria officina farmaceutica<br />
autorizzata dall’Aifa alla produzione<br />
di un medicinale per terapie avanzate.<br />
In questi casi è l’officina stessa a<br />
procedere alla fase di ingegnerizzazione<br />
genetica. È quanto avviene, ad esempio,<br />
all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di<br />
Roma.<br />
La presa in carico e il trasporto, sia a<br />
una struttura in house sia alla struttura<br />
di produzione, implicano un’attenta<br />
programmazione delle attività. Il<br />
partner logistico e il sito produttivo<br />
si coordinano con notevole anticipo<br />
sul piano di viaggio e lo comunicano,<br />
indicando esattamente itinerario,<br />
numero della vettura (o del volo) e<br />
date di pick up e di arrivo, così da<br />
permettere al centro ospedaliero di<br />
adempiere quanto prima agli obblighi<br />
amministrativi.<br />
Per comprendere a pieno l’effort<br />
in termini di risorse temporali ed<br />
economiche, è importante tenere a<br />
mente che tutte queste attività vengono<br />
messe in campo per il trasporto di un<br />
singolo campione.<br />
Una volta raggiunta l’azienda produttiva<br />
o l’officina farmaceutica, il campione<br />
viene riportato a temperatura e<br />
geneticamente modificato, poi le cellule<br />
Car-T ottenute vengono moltiplicate<br />
per crearne milioni di copie. A questo<br />
punto il farmaco, pronto per essere reinfuso<br />
nel paziente, viene nuovamente<br />
sottoposto a crioconservazione<br />
e stoccato in attesa che il centro<br />
“<br />
Queste terapie<br />
personalizzate<br />
stanno reinventando<br />
i flussi tradizionali,<br />
imponendo una<br />
logistica sempre<br />
più versatile, ma<br />
accurata.<br />
ospedaliero sia pronto a riceverlo.<br />
Tutti gli operatori coinvolti si coordinano<br />
nuovamente sulla possibile data di<br />
consegna e infusione, per programmare<br />
itinerario e tempistiche del trasporto.<br />
Si tratta di una fase molto delicata, che<br />
può subire improvvise variazioni dettate<br />
dallo stato di salute del paziente.<br />
Infatti, prima dell’infusione, i pazienti<br />
vengono anche sottoposti a un<br />
trattamento chemioterapico volto a<br />
favorire l’espansione e la proliferazione<br />
delle cellule Car-T quando saranno<br />
infuse.<br />
LA SFIDA LOGISTICA<br />
Queste terapie personalizzate stanno<br />
reinventando i flussi tradizionali,<br />
imponendo una logistica sempre più<br />
versatile ma accurata. Quando il farmaco<br />
che si trasporta è creato su misura di una<br />
sola persona e a partire dal suo corredo<br />
genetico, non può esistere alcun margine<br />
d’errore, non solo nella gestione e nel<br />
trasporto di quel prodotto, ma anche delle<br />
informazioni a esso correlate.<br />
Questo processo di logistica circolare,<br />
che parte e ritorna al centro dove il<br />
paziente è ricoverato, deve garantire: la<br />
condivisione delle informazioni con gli<br />
altri operatori, un’accurata pianificazione<br />
che sia però flessibile in base allo stato di<br />
salute del paziente, una solida esperienza<br />
nella gestione e nel trasporto di prodotti<br />
in cold chain severa, la tracciabilità e<br />
la rintracciabilità del campione e del<br />
farmaco in qualunque fase del percorso,<br />
visti i costi e l’effort legato al prodotto.<br />
Le Car-T rappresentano, dunque, una<br />
grande sfida non solo per la ricerca, ma<br />
per tutta la supply chain farmaceutica.<br />
Mentre si moltiplicano anche in Italia gli<br />
studi su nuovi ambiti di applicazione e<br />
nuove strategie, i costi elevati di queste<br />
terapie personalizzate impongono<br />
sempre più una standardizzazione<br />
nella catena di approvvigionamento per<br />
consentirne la scalabilità.<br />
44
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
45
making<br />
pharmaindustry<br />
L’innovazione nella ricerca e<br />
produzione del mondo farmaceutico<br />
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46
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
makingconnect<br />
Un network globale dove le aziende del<br />
pharma incontrano i loro fornitori<br />
www.makingconnect.it<br />
47
POTENZA E<br />
CONTROLLO<br />
Le terapie con cellule Car<br />
stanno mantenendo le<br />
promesse di efficacia ma<br />
proprio la straordinaria<br />
capacità di stimolare<br />
l’espansione cellulare è alla<br />
base delle complicanze più<br />
serie di questi trattamenti<br />
48
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Monica Torriani<br />
Il successo delle Car-T nel<br />
soddisfare le aspettative di cura<br />
per quanto riguarda le neoplasie<br />
ematologiche ha rappresentato un<br />
punto di partenza per l’estensione<br />
dell’accesso a tali trattamenti<br />
innovativi. Nel contempo, la<br />
crescente diffusione del loro impiego<br />
ha rafforzato la già viva attenzione<br />
sugli aspetti inerenti la sicurezza.<br />
Proprio al fine di garantire la<br />
massima tutela del paziente nei<br />
confronti delle reazioni avverse<br />
correlate a questa tipologia di<br />
trattamenti, la loro erogazione<br />
avviene solo all’interno di centri<br />
a elevata specializzazione, dotati<br />
di reparti di terapie intensive<br />
dedicati e nel contesto di un team<br />
multidisciplinare composto da<br />
specialisti formati in merito alla<br />
gestione di tutte le fasi del percorso<br />
terapeutico e delle complicanze<br />
associate. Inoltre, sono allo studio<br />
forme di Car-T equipaggiate<br />
con dispositivi che possono<br />
interrompere l’espansione cellulare<br />
in caso di reazioni avverse gravi o<br />
massimizzare la selettività delle<br />
cellule ingegnerizzate per il tumore.<br />
Oltre a ciò, risulta particolarmente<br />
importante effettuare un’attenta<br />
valutazione delle condizioni iniziali<br />
del paziente, anche e soprattutto<br />
allo scopo di verificarne l’eleggibilità<br />
al trattamento e assicurare un<br />
opportuno monitoraggio postinfusione.<br />
Il tema delle reazioni avverse è stato<br />
al centro degli interventi di molti<br />
degli esperti che hanno partecipato<br />
all’evento “Car-T: dall’ospedale al<br />
territorio”, organizzato da MakingLife<br />
a Milano con il patrocinio di<br />
Fondazione Irccs Istituto nazionale<br />
dei tumori e di Regione Lombardia.<br />
DUE SINDROMI,<br />
UN’UNICA ORIGINE<br />
Le due manifestazioni più frequenti<br />
e significative della tossicità<br />
acuta legata alle Car-T sono la<br />
sindrome da rilascio citochinico<br />
(Crs, Cytokine release syndrome)<br />
e la neurotossicità (Icans, Immune<br />
effector cell-associated neurotoxicity<br />
syndrome). Lo precisa Anna Guidetti,<br />
oncologa della Fondazione Irccs<br />
Istituto nazionale dei tumori, che<br />
ricorda come tali trattamenti siano<br />
correlati anche a conseguenze<br />
tardive, prime fra tutte le citopenie<br />
(che possono riguardare globuli<br />
bianchi, globuli rossi e piastrine) e<br />
l’ipogammaglobulinemia.<br />
Tali sindromi hanno un’origine<br />
comune, rappresentata<br />
dall’espansione cellulare che<br />
segue l’infusione e che è alla<br />
base dell’innesco di uno stato di<br />
infiammazione. Si ha in tal modo<br />
un rilascio di citochine (il quale può<br />
evolvere in Crs) e un conseguente<br />
reclutamento di macrofagi che,<br />
relativamente alle Car-T cell<br />
che hanno superato la barriera<br />
ematoencefalica, può dare luogo<br />
a danno tissutale locale e alla<br />
comparsa di sintomi neurologici<br />
(Icans). Da ciò deriva che i pazienti<br />
a maggior rischio sono quelli con<br />
barriera ematoencefalica alterata o<br />
lesa e quelli nei quali l’infiammazione<br />
ha generato anomalie nei fattori della<br />
coagulazione.<br />
La Crs può produrre sintomi di<br />
intensità estremamente variabile,<br />
che vanno dalla febbre lieve<br />
con spossatezza a condizioni<br />
potenzialmente rischiose per la<br />
vita, come la compromissione della<br />
funzione respiratoria (ipossia),<br />
la capillary leak syndrome e<br />
l’ipotensione severa. Quest’ultima<br />
in genere costituisce un segnale di<br />
evoluzione rapida.<br />
La Icans compare spesso con<br />
una manifestazione aspecifica<br />
e relativamente frequente<br />
come la cefalea, per evolvere<br />
successivamente in sintomi più<br />
complessi che comprendono l’afasia<br />
espressiva (in genere rappresenta<br />
il segnale precoce) e possono (in<br />
casi rari) arrivare fino al coma<br />
causato da ipertensione endocranica.<br />
Sintomi frequenti sono le convulsioni,<br />
la compromissione motoria e la<br />
riduzione del livello di coscienza.<br />
I fattori di rischio per la tossicità<br />
includono l’estensione della malattia,<br />
il picco di espansione cellulare post<br />
infusione, lo stato di infiammazione<br />
basale attivato (che in genere<br />
si esprime con livelli elevati di<br />
ferritinemia) e l’impiego di Car-T<br />
associate a dominio costimolatorio<br />
CD28.<br />
LE FASI CRITICHE<br />
PRE E POST<br />
INFUSIONE<br />
Come introdotto da Annalisa<br />
Chiappella, ematologa della<br />
Fondazione Irccs Istituto nazionale<br />
dei tumori, sono ormai noti alcuni<br />
dei fattori predittivi non solo della<br />
risposta del paziente alle Car-T<br />
ma anche della tossicità a esse<br />
correlata. L’impegno del team<br />
multidisciplinare coinvolto nella<br />
procedura, sottolinea Chiappella,<br />
non può pertanto prescindere da<br />
un’attenta valutazione del quadro<br />
clinico, a seguito della quale i<br />
soggetti che non esprimono uno<br />
stato generale al di sopra di una<br />
determinata soglia (performance<br />
status ≥ 2) devono risultare non<br />
49
eleggibili al trattamento.<br />
Il paziente viene sottoposto a<br />
screening iniziale per verificare<br />
che non abbia in corso infezioni<br />
attive e valutato per eventuali<br />
coinvolgimenti del sistema nervoso<br />
centrale nella patologia, aspetto che<br />
impone l’esclusione dal trattamento<br />
con le Car-T. Criteri di eleggibilità<br />
aggiuntivi sono rappresentati dalle<br />
caratteristiche del soggetto, ad<br />
esempio dal fatto che sia già stato<br />
sottoposto a terapie stressanti per<br />
l’organismo, che in questo caso<br />
tende a rispondere in maniera meno<br />
efficace alle cure.<br />
A valle del trattamento, il paziente<br />
viene sottoposto a un monitoraggio<br />
post infusivo, che impone<br />
inizialmente una maggiore frequenza<br />
nella valutazione dei parametri<br />
ematici (due volte al giorno) e<br />
neurologici (ogni otto ore).<br />
L’assenza di reazioni ritenute<br />
rilevanti permette la dimissione a<br />
distanza di 10 giorni dall’infusione<br />
ma anche dopo il ritorno a domicilio<br />
è richiesto che il paziente permanga<br />
in un luogo relativamente vicino<br />
all’ospedale e che vi ritorni almeno<br />
una volta alla settimana per i<br />
controlli. A un mese e a tre mesi dal<br />
trattamento vengono effettuate due<br />
rivalutazioni della malattia.<br />
La comparsa di sintomi, invece,<br />
determina l’attivazione dello<br />
specialista di competenza.<br />
GESTIONE<br />
DELLA TOSSICITÀ<br />
Entrambe le sindromi, quando<br />
presenti, vengono sottoposte a un<br />
grading accurato basato su scale di<br />
valutazione internazionali.<br />
Al paziente con febbre dovuta al<br />
rilascio citochinico deve sempre<br />
essere somministrata una terapia<br />
antibiotica; al contempo, i sintomi<br />
vengono trattati primariamente<br />
(in fase 1) con paracetamolo.<br />
L’evoluzione in fase 2 impone di<br />
allertare in via preventiva la terapia<br />
intensiva (Icu) e di valutare la<br />
somministrazione di tocilizumab; nei<br />
casi più severi, viene considerata la<br />
possibilità di trattare il paziente con<br />
desametasone. L’ulteriore evoluzione<br />
del quadro clinico comporta il<br />
trasferimento in Icu e l’infusione di<br />
dosi elevate di desametasone. Fra<br />
gli altri farmaci impiegati, si citano<br />
siltuximab e anakinra.<br />
La neurotossicità lieve non<br />
richiede un trattamento specifico,<br />
malgrado in molti centri sia prassi<br />
somministrare in via preventiva<br />
una terapia antiepilettica. Sintomi<br />
più intensi comportano invece<br />
l’impiego di desametasone, mentre<br />
il tocilizumab viene utilizzato solo<br />
se è presente anche la Crs. A causa<br />
del rischio estremo associato<br />
(edema cerebrale), la Icans di grado<br />
3 impone il trasferimento in Icu e la<br />
conseguente intubazione.<br />
Il paziente viene sottoposto a RM<br />
all’encefalo al fine di valutare la<br />
presenza di ipertensione endocranica<br />
e a elettroencefalogramma per<br />
verificare lo stato di sofferenza<br />
cerebrale.<br />
Una complicanza rara (si verifica<br />
nell’1% dei casi) ma molto grave<br />
è rappresentata dalla sindrome<br />
di attivazione macrofagica, che<br />
porta a infiltrazione multiorgano<br />
con gravi alterazioni del quadro<br />
clinico comprendenti uno stato di<br />
infiammazione intensa, sofferenza<br />
tissutale, transaminite (per<br />
infiltrazione del fegato), alterazioni<br />
della coagulazione, citopenia<br />
(per infiltrazione del midollo) e<br />
ipertrigliceridemia.<br />
Il criterio diagnostico più importante<br />
in questo caso è costituito dalla<br />
ferritinemia, che può raggiungere<br />
valori estremamente elevati. La<br />
sindrome di attivazione macrofagica<br />
viene trattata (con scarso successo)<br />
con anakinra e desametasone e<br />
destinata nella maggior parte dei<br />
casi a un’evoluzione molto rapida.<br />
LE TOSSICITÀ<br />
TARDIVE<br />
Le più frequenti complicanze<br />
tardive del trattamento Car-T sono<br />
rappresentate dalle citopenie,<br />
che fanno la loro comparsa<br />
generalmente a distanza di 3-6<br />
mesi dall’infusione e producono un<br />
impatto significativo sulla qualità<br />
di vita del paziente. Tali condizioni<br />
possono permanere per mesi e<br />
richiedere trasfusioni.<br />
L’ipogammaglobulinemia è dovuta<br />
all’azione delle Car-T cell sulle<br />
cellule B sane e comporta una<br />
riduzione nella produzione di<br />
anticorpi e, dunque, un rischio<br />
infettivo aumentato.<br />
Le cause precise delle citopenie e<br />
dell’ipogammaglobulinemia non sono<br />
a oggi note, ma il fattore di rischio<br />
principale sembra essere costituito<br />
dallo stato di infiammazione intensa<br />
dell’organismo che, sommato<br />
all’effetto prodotto dalle terapie<br />
cui il paziente è stato sottoposto<br />
in precedenza, conduce a una<br />
compromissione della funzione<br />
midollare. Un ulteriore aspetto<br />
rilevante nella determinazione<br />
del rischio è rappresentato dalle<br />
caratteristiche genetiche del<br />
paziente.<br />
La presenza di Crs o Icans e la<br />
somministrazione di desametasone<br />
aumentano inevitabilmente il rischio<br />
di infezioni, in particolare da funghi.<br />
Poiché evenienze quali la candidemia<br />
possono evolvere in sepsi, i pazienti<br />
a rischio vengono sottoposti a<br />
profilassi per la candida.<br />
50
LONG LIFE CAP SEPARATOR SYSTEM<br />
www.inge.it<br />
www.inge-longlife.com
Farmacovigilanza<br />
e Car-T<br />
IN AMBITO DI SICUREZZA DELLE TERAPIE CON CELLULE CAR-T, LA FARMACOVIGILANZA<br />
RAPPRESENTA UN SUPPORTO IMPORTANTE SIA PER COMPRENDERE I MECCANISMI DELLE<br />
REAZIONI AVVERSE E DEI FENOMENI DI RESISTENZA, SIA PER DEFINIRE GLI OPPORTUNI<br />
STRUMENTI REGOLATORI E LE PROCEDURE<br />
Monica Torriani<br />
52
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Le cellule Car-T sono linfociti T<br />
ingegnerizzati per esprimere un<br />
recettore chimerico antigenico,<br />
funzionale al riconoscimento di<br />
una cellula tumorale che esprime<br />
tale antigene e alla sua distruzione.<br />
Rappresentano, pertanto, una<br />
combinazione di terapia genica e<br />
terapia cellulare a elevatissimo<br />
grado di personalizzazione, la cui<br />
realizzazione coinvolge nutriti team<br />
multidisciplinari, strutture sanitarie<br />
e cell factory (officine farmaceutiche<br />
specializzate per la produzione di<br />
medicinali a base di cellule).<br />
I successi derivanti dal loro impiego<br />
nel trattamento di pazienti senza<br />
alcuna alternativa terapeutica, e<br />
pertanto altrimenti avviati verso un<br />
destino infausto, sono alla base della<br />
loro relativamente rapida diffusione<br />
in clinica che, tuttavia, per la natura<br />
stessa dei prodotti, ha posto non<br />
poche problematiche in termini<br />
di regolatorio e farmacovigilanza.<br />
Malgrado le preoccupazioni, è tuttavia<br />
doveroso sottolineare che i casi di<br />
ritiro dal commercio dei farmaci a<br />
base di Car-T finora registrati non<br />
sono legati a questioni di sicurezza,<br />
ma a motivazioni di carattere<br />
economico-finanziario.<br />
L’INQUADRAMENTO<br />
REGOLATORIO<br />
Le Car-T sono classificate come<br />
terapie geniche e rientrano fra le<br />
terapie avanzate, soluzioni di cura<br />
che rappresentano l’estrema frontiera<br />
dell’innovazione biotecnologica.<br />
La normativa impone la richiesta<br />
di una doppia autorizzazione: alla<br />
produzione (che rappresenta una<br />
garanzia di qualità del prodotto)<br />
I CASI DI RITIRO DAL<br />
COMMERCIO DEI<br />
FARMACI A BASE<br />
DI CAR-T FINORA<br />
REGISTRATI NON SONO<br />
LEGATI A QUESTIONI<br />
DI SICUREZZA, MA<br />
A MOTIVAZIONI<br />
DI CARATTERE<br />
ECONOMICO-<br />
FINANZIARIO<br />
e all’immissione in commercio<br />
(garanzia di sicurezza ed efficacia).<br />
Data la loro relativamente recente<br />
introduzione, le Car-T sono soggette<br />
alla procedura di autorizzazione<br />
centralizzata, per ottenere la quale il<br />
richiedente inoltra domanda a Ema,<br />
nel cui Chmp (Committee on human<br />
medicinal products) è stato creato un<br />
comitato di esperti sui prodotti per<br />
terapie avanzate (Atmp, Advanced<br />
therapy medicinal products).<br />
I dossier che le aziende sono tenute<br />
a presentare all’Agenzia europea<br />
sono tenuti a soddisfare requisiti<br />
supplementari rispetto ai farmaci<br />
tradizionali e le linee guida di<br />
riferimento nel settore sono soggette<br />
a un continuo aggiornamento.<br />
Esiste poi la possibilità di utilizzo<br />
secondo hospital exemption (HE),<br />
una procedura che riguarda i<br />
prodotti in attesa di autorizzazione e<br />
applicabile in condizioni particolari<br />
esclusivamente in pazienti trattati<br />
nel setting ospedaliero con una<br />
normativa molto restrittiva in<br />
termini di tracciabilità, qualità e<br />
farmacovigilanza. L’HE è concessa<br />
prevalentemente ai centri accademici<br />
che sviluppano Atmp da parte<br />
dell’ente regolatore dello Stato<br />
membro di appartenenza.<br />
LE RIPERCUSSIONI<br />
ECONOMICHE<br />
La sicurezza post-marketing è un<br />
aspetto fondamentale per terapie di<br />
impiego sempre più diffuso ma che<br />
non godono ancora di una statistica<br />
nel mercato a prova di dubbio.<br />
Ricordiamo, infatti, che la prima<br />
approvazione di un trattamento<br />
Car-T da parte di Fda risale al<br />
2017, la prima in Europa al 2018<br />
e in Italia al 2019. Non dobbiamo,<br />
inoltre, dimenticare che nel corso<br />
dei trial clinici pre-autorizzativi,<br />
questi prodotti vengono valutati in<br />
un numero estremamente limitato di<br />
pazienti.<br />
Tutto ciò ha una duplice valenza.<br />
La valutazione degli aspetti di<br />
sostenibilità economica, al centro<br />
dell’attenzione degli addetti ai<br />
lavori per le possibili ripercussioni<br />
sull’accesso a tali cure, porta<br />
altresì a considerazioni interessanti<br />
relativamente alla distribuzione<br />
dei costi. Emerge, di fatto, che<br />
una percentuale non trascurabile<br />
della spesa per l’allestimento e<br />
l’erogazione delle terapie Car-T è<br />
legata a procedure esterne rispetto<br />
a quelle di raccolta cellulare,<br />
manufacturing, linfodeplezione e<br />
reinfusione. In particolare, una parte<br />
delle risorse economiche viene spesa<br />
nella gestione degli eventi avversi.<br />
53
STUDIARE<br />
LA TOSSICITÀ A<br />
BREVE TERMINE<br />
Lo scopo delle attività di monitoraggio<br />
che seguono l’immissione in<br />
commercio è quello di caratterizzare<br />
meglio il profilo di sicurezza di<br />
questi prodotti, al fine di identificare<br />
strumenti di rilevazione tempestiva<br />
delle reazioni avverse e aggiornare<br />
puntualmente linee guida e strumenti<br />
regolatori perché siano sempre più<br />
funzionali alla minimizzazione del<br />
rischio.<br />
In particolare, il tema caldo è<br />
rappresentato dalle due complicanze<br />
più comuni che, secondo il Faers (Fda<br />
adverse event reporting system), sono<br />
la sindrome da rilascio di citochine<br />
(Crs, Cytokine release syndrome),<br />
che interessa fino al 90% dei<br />
pazienti, sebbene di grado variabile,<br />
e la neurotossicità (Icans, Immune<br />
effector cell-associated neurotoxicity<br />
syndrome). Le osservazioni in<br />
farmacovigilanza mostrano che<br />
spesso tali conseguenze indesiderate<br />
compaiono precocemente<br />
(nel 75% dei casi nei primi 10<br />
giorni dall’infusione di cellule) e<br />
contemporaneamente. Inoltre, le<br />
evidenze mostrano che un intervento<br />
farmacologico (tocilizumab,<br />
corticosteroidi) tempestivo sui<br />
pazienti colpiti da reazione avversa<br />
consente di limitarne le conseguenze<br />
e massimizzare le chance di successo<br />
della terapia.<br />
Mentre il focus è concentrato sulle<br />
reazioni avverse più frequenti (oltre<br />
alle già citate Crs e Icans vi sono<br />
linfopenie, rischio infettivo…) non<br />
mancano studi che suggeriscono che<br />
l’incidenza di altre complicanze, ad<br />
esempio polmonari (alterazioni della<br />
membrana pleurica, insufficienza<br />
respiratoria) e cardiovascolari<br />
(cardiomiopatie, tachiaritmie,<br />
fibrillazione e flutter atriale, aritmie<br />
ventricolari, alterazioni pericardiche,<br />
tromboembolismo venoso), potrebbe<br />
essere sottostimata.<br />
Nel suo complesso, lo studio<br />
della tossicità a breve termine ha<br />
permesso di definire e introdurre<br />
una serie di interventi finalizzati alla<br />
mitigazione del rischio. Fra questi,<br />
una tempistica di monitoraggio più<br />
stretta nel periodo immediatamente<br />
a valle della reinfusione, l’obbligo<br />
a una formazione specifica del<br />
personale coinvolto nella gestione<br />
del trattamento lungo tutto il suo iter<br />
e requisiti specifici per i centri ai fini<br />
dell’accreditamento.<br />
UNA PERCENTUALE<br />
NON TRASCURABILE<br />
DELLA SPESA PER<br />
L’ALLESTIMENTO<br />
E L’EROGAZIONE<br />
DELLE TERAPIE<br />
CAR-T È LEGATA A<br />
PROCEDURE ESTERNE,<br />
IN PARTICOLARE<br />
ALLA GESTIONE DEGLI<br />
EVENTI AVVERSI<br />
I DATI (PREZIOSI)<br />
GENERATI NEL<br />
MERCATO<br />
In quest’ottica, l’utilizzo dei real world<br />
data disponibili è stato di grande supporto<br />
nella gestione dei prodotti già sul mercato<br />
così come in fase di autorizzazione di<br />
nuovi farmaci. Sembra un paradosso,<br />
data la quantità di informazioni<br />
potenzialmente ricavabili dall’impiego<br />
dei farmaci, ma regolatori, fabbricanti e<br />
tutti gli altri stakeholder coinvolti nella<br />
articolata filiera devono ancora oggi fare<br />
fronte a numerose sfide nell’uso dei dati,<br />
prevalentemente a causa dell’assenza<br />
di protocolli armonizzati e limitate<br />
trasparenza, interoperabilità e capacità di<br />
condivisione delle informazioni.<br />
I registri di raccolta dei dati di real world<br />
sono di estrema utilità anche ai fini dello<br />
studio dei fenomeni di resistenza, sia<br />
dal punto di vista delle caratteristiche<br />
correlate della malattia che per quanto<br />
riguarda le procedure da applicare<br />
nell’iter che va dall’identificazione del<br />
paziente al monitoraggio post infusione<br />
per minimizzarne le possibilità di<br />
insorgenza. In aggiunta a ciò, potrebbero<br />
essere di supporto all’individuazione<br />
di biomarker specifici per le reazioni<br />
avverse e, in ultima analisi, alla<br />
mitigazione del rischio correlato a<br />
queste terapie. Sotto questo profilo, le<br />
tecnologie digitali, intelligenza artificiale<br />
in primis, potranno fornire nuovi e più<br />
potenti strumenti di raccolta, analisi e<br />
interpretazione.<br />
Riferimenti<br />
(1) Elisabetta Poluzzi et al. Post-Marketing<br />
Surveillance of Car-T-Cell Therapies: Analysis of<br />
the FDA Adverse Event Reporting System (Faers)<br />
Database. Drug Safety. (2022)<br />
(2) M.B. Funk et al. Regulatory Measures to<br />
Improve the Safety of Car-T-Cell Treatment.<br />
Transfusion Medicine and Hemotherapy. (<strong>2023</strong>)<br />
(3) R.Shouval et al. Adverse Cardiovascular and<br />
Pulmonary Events Associated With Chimeric<br />
Antigen Receptor T-Cell Therapy. Journal of the<br />
American College of Cardiology. (2021)<br />
54
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
55
UNA APP PER GESTIRE LE POSSIBILI<br />
COMPLICANZE CON CAR-T<br />
Valentina Guidi<br />
56
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
MY T CELL È UNA APP<br />
PER SMARTPHONE CHE<br />
AIUTA IL PERSONALE<br />
SANITARIO DALLE FASI DI<br />
PRE-SOMMINISTRAZIONE<br />
ALLA GESTIONE DELLE<br />
TOSSICITÀ CHE POSSONO<br />
EMERGERE DOPO<br />
L’INFUSIONE DI TERAPIE<br />
CAR-T O BITE<br />
Unire tutte le informazioni che servono<br />
al personale sanitario per una buona<br />
gestione del paziente prima e dopo la<br />
somministrazione delle terapie a base di<br />
cellule Car-T e anticorpi monoclonali BiTE<br />
e metterle in una app per smartphone.<br />
Questa è l’idea messa a punto da un<br />
gruppo di ricercatori di Monaco di<br />
Baviera che, con la loro My T Cell, hanno<br />
provato a dare una forma concreta al<br />
concetto di digitalizzazione nel mondo<br />
delle terapie avanzate e al contempo<br />
a offrire un’alternativa per affrontare<br />
la complessa sfida della gestione<br />
delle immunoterapie e dei loro effetti<br />
collaterali.<br />
TERAPIE<br />
RIVOLUZIONARIE.<br />
E LA GESTIONE?<br />
Dire che negli ultimi anni il mondo<br />
delle terapie avanzate ha fatto<br />
passi da gigante è dir poco. Sul<br />
mercato si stanno infatti affacciando<br />
sempre più prodotti farmaceutici<br />
radicalmente diversi da quelli<br />
comunemente definiti tali. Proprio<br />
le loro caratteristiche innovative,<br />
però, richiedono processi produttivi<br />
particolari, competenze specifiche e<br />
una logistica adeguata.<br />
Nel caso delle terapie a base di<br />
cellule Car-T, ad esempio, il processo<br />
di produzione e somministrazione<br />
prevede una logistica complessa<br />
scandita da una serie di fasi che<br />
devono concatenarsi in modo<br />
preciso. Innanzitutto i linfociti T<br />
devono essere prelevati dal paziente,<br />
separati dal campione di sangue per<br />
leucaferesi, congelati e trasportati<br />
dove avrà luogo la seconda fase, cioè<br />
l’ingegnerizzazione genetica. Nel<br />
frattempo il paziente deve essere<br />
sottoposto a una chemioterapia<br />
linfodepletiva pre-trattamento che,<br />
eliminando i linfociti T regolatori<br />
che attaccherebbero le cellule Car-T,<br />
permette di ottenere un ambiente<br />
favorevole alla loro proliferazione.<br />
Infine, arriva il momento della<br />
somministrazione del prodotto finito:<br />
in centri specializzati, le cellule Car-T<br />
vengono infuse nel paziente.<br />
Tutto questo richiede di rispettare<br />
tempistiche ben precise e<br />
di raggiungere una notevole<br />
coordinazione tra le varie figure<br />
sanitarie associate a queste terapie,<br />
come medici di riferimento e centri<br />
incaricati di eseguire il trattamento.<br />
Un compito non facile da cui però<br />
dipende la buona riuscita dell’intero<br />
processo.<br />
PROBLEMI<br />
DI TOSSICITÀ<br />
Tuttavia, a rappresentare una sfida<br />
per i sanitari che si occupano di<br />
immunoterapie non è solo l’aspetto<br />
logistico ma anche il monitoraggio<br />
degli effetti collaterali legati alla<br />
loro somministrazione, che possono<br />
discostarsi molto da quelli più<br />
comunemente osservati.<br />
Anche a causa del loro meccanismo<br />
di azione, infatti, questo tipo di terapie<br />
può causare diversi livelli di tossicità<br />
a carico del sistema immunitario<br />
e non solo, le cui conseguenze<br />
possono essere molto gravi. Spesso<br />
il meccanismo con cui insorge questo<br />
genere di effetti collaterali, che a volte<br />
si configurano come vere e proprie<br />
patologie, non è ancora del tutto chiaro<br />
e il loro trattamento può coinvolgere<br />
la somministrazione di ulteriori<br />
farmaci, che vanno a complicare il<br />
regime farmacologico del paziente.<br />
Monitorare attentamente le condizioni<br />
di chi ha ricevuto il trattamento,<br />
anche nel periodo successivo alla<br />
sua somministrazione, risulta quindi<br />
fondamentale ma allo stesso tempo<br />
complesso, data la varietà di effetti<br />
avversi possibili, le conoscenze ancora<br />
in fase di acquisizione e gli aspetti<br />
logistici.<br />
Ecco perché un gruppo di ricercatori<br />
di Monaco di Baviera ha deciso<br />
di raccogliere la sfida posta dalla<br />
gestione della logistica e delle tossicità<br />
legate alle immunoterapie cercando<br />
un modo per semplificare il lavoro<br />
del personale sanitario dedicato. In<br />
particolare, l’interesse del gruppo<br />
di ricerca è ricaduto sui prodotti a<br />
base di cellule Car-T anti CD19 e su<br />
blinatumomab, il primo principio<br />
attivo antitumorale appartenente al<br />
nuovo gruppo di anticorpi monoclonali<br />
bispecifici denominati BiTE.<br />
57
CELLULE CAR-T ANTI-CD19<br />
Per ottenere le cellule Car-T si modificano i linfociti T con l’aggiunta del recettore<br />
artificiale Car (Chimeric antigen receptor). In questo modo le cellule manipolate<br />
potranno riconoscere specifiche molecole di varia natura presenti sulla superficie<br />
della cellula bersaglio. Una delle due tipologie di terapia a base di Car-T finora<br />
approvate utilizza un recettore che riconosce la molecola CD19, presente sui<br />
linfociti B sia sani sia cancerosi e quindi indicata per il trattamento di alcuni tipi di<br />
tumore del sangue.<br />
Le tossicità legate alle terapie con cellule Car-T possono manifestarsi a livello<br />
di sistema nervoso e di sistema immunitario. In questo secondo caso le possibili<br />
conseguenze variano dall’aplasia dei linfociti B, causata dal meccanismo di<br />
azione della terapia che danneggia anche le cellule B sane, a una reazione troppo<br />
aggressiva del sistema immunitario, che si può manifestare ad esempio con la<br />
sindrome da rilascio citochinico o con la sindrome da attivazione macrofagica, in<br />
cui i macrofagi rispondono in modo esagerato danneggiando anche i tessuti sani.<br />
MY T CELL,<br />
L’AIUTO IN UNA APP<br />
Il gruppo di ricerca si è mosso con<br />
l’obiettivo di ottenere una gestione del<br />
paziente snella ed efficace attraverso<br />
un’applicazione per smartphone<br />
interattiva che, da un lato, contenga<br />
informazioni utili per il personale<br />
sanitario alle prese con la logistica<br />
pre-somministrazione e, dall’altro,<br />
fornisca linee guida sulla gestione delle<br />
tossicità che possono insorgere durante<br />
e dopo il trattamento. Il gruppo ha quindi<br />
integrato in un’unica piattaforma digitale<br />
le informazioni raccolte con un’estesa<br />
ricerca bibliografica, sviluppando una<br />
libreria di consigli diagnostici e terapeutici<br />
e un algoritmo interattivo per ottenere<br />
consigli idonei al livello di tossicità<br />
sviluppato.<br />
Nello specifico, l’applicazione include<br />
linee guida per determinare l’idoneità<br />
di un paziente alla terapia e per<br />
effettuarne lo screening, valutazioni sulla<br />
sicurezza del trattamento e regole per<br />
interromperlo prima della leucaferesi o<br />
dell’infusione. Per quanto riguarda invece<br />
la tossicità, dopo aver inserito alcuni<br />
dati rilevanti relativi ai disturbi insorti tra<br />
cui la sindrome da rilascio citochinico,<br />
la sindrome da attivazione macrofagica<br />
e i disturbi legati alla neurotossicità,<br />
l’applicazione restituisce informazioni utili<br />
a una gestione specifica per il livello di<br />
gravità manifestato. Inoltre, il programma<br />
fornisce assistenza al personale sanitario<br />
nella diagnosi e nel trattamento di altre<br />
condizioni avverse, come le infezioni e<br />
la pancitopenia. A concludere l’offerta<br />
di supporto science-based, infine,<br />
l’applicazione include una carrellata di<br />
importanti pubblicazioni scientifiche con<br />
link diretto agli abstract.<br />
Il prototipo dell’applicazione è stato<br />
validato da 38 medici impegnati nella<br />
somministrazione di terapie Car-T o BiTE<br />
per il trattamento del linfoma diffuso<br />
ANTICORPI MONOCLONALI BISPECIFICI BITE<br />
a grandi cellule B e della leucemia<br />
linfoblastica acuta da precursori delle<br />
cellule B in cinque centri tedeschi. La<br />
maggior parte dei medici ha trovato<br />
utile l’applicazione: il 95% di loro ha<br />
infatti ritenuto che My T Cell migliori<br />
effettivamente la gestione delle<br />
tossicità, mentre l’82% ha dichiarato<br />
che utilizzando l’app ha risparmiato<br />
tempo durante la pratica clinica. In<br />
particolare, gli aspetti più apprezzati<br />
sono stati la velocità e la facilità di<br />
utilizzo, che permettono di gestire queste<br />
immunoterapie in modo più semplice.<br />
A questo punto i ricercatori possono<br />
pensare ai loro obiettivi a lungo termine:<br />
utilizzare l’applicazione come mezzo per<br />
accelerare la diffusione dei trattamenti<br />
Car-T e BiTE, aumentandone la sicurezza<br />
e migliorando l’aderenza alle linee guida.<br />
Riferimenti<br />
1) V.Blumenberg, L. Siegmund, L. Frölich, K. Rejeski,<br />
F. Hildebrandt, C. Schmidt, M. von Bergwelt, V. L.<br />
Buecklein, M. Subklewe, “My T Cell”: A Smartphone<br />
Application for Guidance of Car T Logistics and<br />
Management of Car T & BiTE Related Toxicities. 2021.<br />
Blood: American Society of Haematology<br />
2) S. Bertoli, M. Rivano, Car-T: trattamenti disponibili e<br />
in corso di sperimentazione. 2021.<br />
3) www.oncofarma.it<br />
4) BLINCYTO 38,5 microgrammi polvere per<br />
concentrato e soluzione per soluzione per infusione:<br />
riassunto delle caratteristiche del prodotto. Aifa. <strong>2023</strong><br />
5) www.mytcell.de<br />
Gli anticorpi monoclonali BiTE (Bi-specific T-cell Engagers) sono molecole che<br />
riescono a connettere come una sorta di ponte i linfociti T e i linfociti B, legando<br />
contemporaneamente gli antigeni CD3 e CD19, presenti rispettivamente sul primo<br />
e sul secondo tipo di cellule. La conseguenza di tale legame è un’attivazione del<br />
sistema immunitario specifica, che viene impiegata nel trattamento di alcuni tipi<br />
di tumore del sangue.<br />
Il primo di questi anticorpi monoclonali autorizzati come agenti antitumorali è<br />
blinatumomab, il cui utilizzo può causare effetti tossici anche di grave entità a<br />
carico del sistema nervoso e di quello immunitario. Ad esempio, l’iperattivazione<br />
di quest’ultimo può provocare la sindrome da rilascio citochinico, caratterizzata<br />
da un’eccessiva emissione di citochine. Anche l’apparato circolatorio può venire<br />
coinvolto, dato che il trattamento potrebbe causare lisi tumorale a seguito della<br />
quale il contenuto delle cellule cancerose si riversa nel torrente circolatorio.<br />
58
TCR gene<br />
editing, la<br />
terapia che<br />
supera i limiti<br />
delle Car-T<br />
Valentina Guidi<br />
La tecnica di ingegnerizzazione del<br />
recettore Tcr dei linfociti T permette di<br />
colpire molecole target anche all’interno<br />
della cellula bersaglio, aprendo così la<br />
strada al trattamento dei tumori solidi<br />
Chiara Bonini, vicedirettrice della Divisione di ricerca di<br />
immunologia, trapianti e malattie infettive dell’Istituto scientifico<br />
Ospedale San Raffaele di Milano<br />
Le terapie a base di cellule<br />
Car-T si stanno sempre più<br />
affermando nel panorama<br />
dei trattamenti per i pazienti<br />
oncologici, sia a livello di<br />
diversificazione dei prodotti,<br />
sia come avanzamento<br />
nelle linee di trattamento.<br />
Nonostante i risultati sempre<br />
più incoraggianti, esistono<br />
grossi limiti che al momento<br />
confinano l’utilizzo di queste<br />
terapie in un ambito molto<br />
ristretto. Ma la ricerca serve<br />
proprio a superare i limiti<br />
ed è questa la direzione in<br />
cui sta lavorando il gruppo<br />
guidato da Chiara Bonini,<br />
vicedirettrice della Divisione<br />
di ricerca di immunologia,<br />
trapianti e malattie infettive<br />
dell’Istituto scientifico<br />
Ospedale San Raffaele<br />
di Milano e ordinaria di<br />
ematologia presso la facoltà<br />
di medicina e chirurgia<br />
dell’Università Vita-Salute<br />
San Raffaele. Le abbiamo<br />
posto alcune domande così<br />
da comprendere vantaggi,<br />
ostacoli e prospettive<br />
dell’approccio denominato<br />
Tcr gene editing.<br />
Il vostro laboratorio ha<br />
messo a punto una tecnica<br />
molto promettente per lo<br />
sviluppo di terapie in campo<br />
oncologico. Quali sono le<br />
sue caratteristiche?<br />
Il nostro gruppo ha elaborato<br />
un approccio basato sulla<br />
tecnica di Tcr gene editing<br />
che punta ad andare dove le<br />
60
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Car-T non vanno e che quindi<br />
ha le potenzialità di inserirsi<br />
in modo complementare a<br />
questo genere di terapie.<br />
Il punto di partenza è<br />
l’ingegnerizzazione del<br />
recettore Tcr dei linfociti<br />
T che, in natura, viene<br />
utilizzato da queste<br />
cellule per riconoscere<br />
gli antigeni. Si tratta di un<br />
recettore molto specifico:<br />
ogni linfocita T ha infatti<br />
un solo Tcr che riconosce<br />
uno specifico antigene.<br />
Un individuo che sviluppa<br />
un tumore avrà quindi<br />
anche dei linfociti T che<br />
lo riconoscono e hanno le<br />
capacità di combatterlo. Il<br />
problema è che il tumore<br />
non è qualcosa di estraneo<br />
all’organismo, è invece<br />
formato da cellule che<br />
ne fanno parte, quindi i<br />
linfociti che lo riconoscono<br />
normalmente vengono<br />
in gran parte soppressi<br />
dall’organismo. In condizioni<br />
non patologiche, infatti,<br />
il nostro corpo ha tutto<br />
l’interesse a evitare che il<br />
proprio sistema immunitario<br />
combatta l’organismo da<br />
cui proviene: violare questa<br />
regola significa esporsi al<br />
rischio di sviluppare una<br />
malattia autoimmune. Nel<br />
caso del tumore, però, è<br />
nostro interesse forzare<br />
questo fine bilanciamento<br />
e fortificare i linfociti T che<br />
naturalmente riconoscono il<br />
tumore. Una volta prelevate<br />
le cellule dal paziente,<br />
quindi, si individuano<br />
i geni responsabili di<br />
questo riconoscimento e<br />
si trasferiscono in molti<br />
altri linfociti T, in modo da<br />
aumentare il numero di<br />
“<br />
Il punto di<br />
partenza è<br />
l’ingegnerizzazione<br />
del recettore Tcr<br />
dei linfociti T<br />
che, in natura,<br />
viene utilizzato<br />
da queste cellule<br />
per riconoscere gli<br />
antigeni<br />
cellule pronte ad attaccare il<br />
tumore.<br />
La vostra linea<br />
terapeutica si basa quindi<br />
sull’ingegnerizzazione dei<br />
linfociti T, proprio come<br />
quelle che utilizzano le<br />
cellule Car-T. Quali sono le<br />
differenze?<br />
Le tecniche basate sul<br />
recettore Tcr e quelle che<br />
utilizzano il Car partono<br />
dallo stesso principio:<br />
manipolare geneticamente<br />
i linfociti T, una delle<br />
sottopopolazioni di leucociti<br />
presenti nel sangue. Le<br />
somiglianze però si fermano<br />
qui. Nel secondo caso,<br />
infatti, le cellule vengono<br />
equipaggiate con un<br />
recettore artificiale, detto<br />
appunto Car (Chimeric<br />
antigen receptor), in grado<br />
di riconoscere una molecola<br />
proteica, glucidica o lipidica<br />
di nostro interesse nella<br />
sua forma naturale, intera<br />
e funzionante, ed esposta<br />
sulla superficie della<br />
cellula bersaglio. Il nostro<br />
approccio punta invece<br />
a fortificare il recettore<br />
naturale presente in questa<br />
tipologia di cellule, chiamato<br />
Tcr (T cell receptor). Il suo<br />
funzionamento è differente<br />
rispetto a quello del<br />
recettore Car: da una parte<br />
è più limitato, poiché può<br />
riconoscere solo molecole<br />
peptidiche, ma dall’altro<br />
amplia sostanzialmente lo<br />
spettro di molecole target<br />
dato che può legarsi a<br />
proteine presenti non solo<br />
sulla superficie cellulare,<br />
ma anche al suo interno.<br />
Il recettore Tcr, infatti,<br />
sfrutta il meccanismo di<br />
risposta immunitaria basato<br />
sul sistema dell’Hla (Human<br />
leukocyte antigen). L’Hla<br />
è in grado di presentare<br />
sulla superficie delle cellule<br />
“<br />
Poiché l’Hla<br />
presenta solo<br />
parti della<br />
sequenza<br />
amminoacidica<br />
della proteina, il<br />
recettore Car non<br />
può riconoscerla,<br />
mentre il Tcr sì<br />
dei frammenti di proteine<br />
spezzettate a livello degli<br />
organuli detti proteasomi.<br />
Attraverso questo sistema<br />
le proteine estranee<br />
presenti in una cellula, ad<br />
esempio quelle di un virus<br />
che l’ha infettata, vengono<br />
portate sotto forma di<br />
frammenti sulla superficie<br />
della cellula, in modo da<br />
poter essere riconosciuti<br />
come antigeni dai linfociti T.<br />
Anche gli antigeni tumorali<br />
sono processati da questo<br />
sistema. Poiché però l’Hla<br />
presenta solo parti della<br />
sequenza amminoacidica<br />
della proteina, il recettore<br />
Car non può riconoscerla,<br />
mentre il Tcr sì.<br />
Al momento un grosso<br />
limite delle Car-T è l’essere<br />
efficaci solo in campo<br />
ematologico. È così anche<br />
per le tecniche di Tcr gene<br />
editing?<br />
Potenzialmente il Tcr<br />
modificato può essere<br />
efficace contro diversi tipi di<br />
tumore del sangue e contro<br />
i tumori solidi, proprio<br />
grazie alla sua capacità<br />
di riconoscere proteine<br />
che si trovano all’interno<br />
della cellula. Le molecole<br />
espresse solo dal tumore –<br />
qualunque esso sia – e non<br />
dalle cellule sane, tendono<br />
infatti a non trovarsi sulla<br />
superficie cellulare, bensì al<br />
suo interno.<br />
Questo è anche il motivo<br />
per cui le terapie a base di<br />
Car-T al momento agiscono<br />
solo su tumori del sangue.<br />
Non potendo il recettore<br />
chimerico riconoscere<br />
61
proteine interne alla<br />
cellula, le molecole su cui<br />
basa il suo funzionamento<br />
vengono espresse sia<br />
dalle cellule tumorali sia<br />
dalle omologhe sane. In<br />
particolare le terapie finora<br />
approvate agiscono sulle<br />
molecole CD-19 e BCMA,<br />
colpendo efficacemente i<br />
linfociti B cancerosi, ma<br />
anche quelli sani. In questo<br />
modo, a fronte del beneficio<br />
della terapia, il paziente si<br />
trova però a dover vivere<br />
senza queste cellule. La<br />
loro mancanza può essere<br />
sopperita da terapie<br />
farmacologiche adeguate,<br />
ma fuori dal confine dei<br />
tumori del sangue colpire<br />
anche il corrispettivo sano<br />
della cellula tumorale<br />
potrebbe portare a tossicità<br />
troppo elevate.<br />
Quali sono le maggiori<br />
difficoltà che hanno<br />
caratterizzato il percorso<br />
di ricerca su Tcr fino a<br />
oggi?<br />
Uno dei passaggi complessi<br />
è proprio la ricerca delle<br />
proteine che differenziano<br />
la cellula sana da quella<br />
tumorale. Inoltre, una volta<br />
individuata la molecola,<br />
il trasferimento genico<br />
attraverso vettore virale o<br />
retrovirale, comunemente<br />
utilizzato per ottenere le<br />
Car-T, risulta problematico<br />
quando a dover essere<br />
ingegnerizzato è il<br />
recettore Tcr. Il linfocita T<br />
considerato, infatti, ha già<br />
un proprio Tcr e aggiungere<br />
quello modificato significa<br />
ottenere cellule con due<br />
recettori. Questa condizione<br />
può facilmente dare luogo<br />
a situazioni indesiderate:<br />
“<br />
Potenzialmente<br />
il Tcr modificato<br />
può essere efficace<br />
contro diversi<br />
tipi di tumore del<br />
sangue e contro i<br />
tumori solidi<br />
ad esempio le due subunità<br />
del Tcr naturale possono<br />
reagire con quelle del<br />
recettore modificato,<br />
andando ad assemblarsi<br />
in modo imprevisto e<br />
formando molecole<br />
disfunzionali o nocive.<br />
Per questo la progressione<br />
delle ricerche in questo<br />
campo ha dovuto attendere<br />
lo sviluppo delle tecniche<br />
di editing genetico e in<br />
particolare di Crispr/<br />
Cas9. Questa strumento<br />
ha totalmente cambiato le<br />
carte in tavola, permettendo<br />
di scegliere la regione<br />
di genoma che vogliamo<br />
distruggere, cioè quella<br />
che codifica per il Tcr<br />
naturale, e quella che<br />
vogliamo inserire, che<br />
contiene la sequenza del<br />
nuovo recettore modificato:<br />
stiamo parlando del Tcr<br />
gene editing. L’avvento<br />
di Crispr è stato davvero<br />
rivoluzionario per lo studio<br />
dei tumori e ha aperto<br />
prospettive inimmaginabili<br />
precedentemente.<br />
Ad esempio si può pensare<br />
di andare a modificare<br />
a proprio vantaggio il<br />
microambiente in cui vive<br />
il tumore, che sempre<br />
più ricerche identificano<br />
come immunosoppressivo,<br />
cioè capace di ostacolare<br />
il riconoscimento delle<br />
cellule cancerose da parte<br />
del sistema immunitario.<br />
Con la maturazione<br />
delle tecnologie e delle<br />
conoscenze attuali si<br />
apriranno orizzonti<br />
molto interessanti per il<br />
trattamento delle patologie<br />
oncologiche.<br />
A che punto è la<br />
sperimentazione?<br />
Gli studi che coinvolgono<br />
la tecnica di Tcr gene<br />
editing al momento sono<br />
in fase preclinica e stiamo<br />
portando avanti diverse<br />
linee terapeutiche per il<br />
trattamento di differenti<br />
tipologie di tumore, sia<br />
ematico sia solido. Abbiamo<br />
recentemente applicato<br />
la strategia ai tumori del<br />
colon-retto, osservando che<br />
i linfociti T ingegnerizzati<br />
per esprimere un Tcr antitumorale<br />
e per resistere al<br />
microambiente tumorale<br />
attraverso l’eliminazione<br />
della molecola<br />
immunosoppressiva CD39<br />
sono in grado di eliminare<br />
cellule cancerose umane.<br />
Grazie ai finanziamenti di<br />
Airc (l’Associazione italiana<br />
per la ricerca sul cancro)<br />
abbiamo sviluppato diversi<br />
approcci terapeutici e<br />
stiamo verificando quale<br />
strategia sia più efficace e<br />
possa essere portata a uno<br />
stadio di sperimentazione<br />
successivo.<br />
Quando i farmaci diventano<br />
cellule, il denaro e il<br />
tempo necessari per<br />
ottenere il prodotto finito<br />
sono molti. A partire dal<br />
prelievo del campione<br />
dal paziente, fino alla sua<br />
manipolazione, al controllo<br />
qualità e all’infusione<br />
del farmaco ottenuto, le<br />
competenze richieste sono<br />
altamente specializzate<br />
e le strutture necessarie<br />
hanno caratteristiche molto<br />
diverse da quelle adibite<br />
alla produzione dei classici<br />
farmaci. Anche la logistica<br />
ha aspetti peculiari dovuti<br />
alla natura del materiale<br />
biologico. Le terapie a<br />
base di Car-T attualmente<br />
approvate, infatti, vengono<br />
infuse nei centri dedicati<br />
al trapianto di midollo<br />
allogenico, proprio a causa<br />
dell’elevata specializzazione<br />
che richiede questa<br />
procedura. Lo sviluppo delle<br />
terapie avanzate dovrà<br />
quindi certamente andare di<br />
pari passo con un aumento<br />
di sensibilità nei confronti di<br />
queste esigenze.<br />
Riferimenti<br />
Potenza A, Balestrieri C, Spiga M,<br />
Albarello L, Pedica F, Manfredi F,<br />
Cianciotti BC, De Lalla C, Botrugno<br />
OA, Faccani C, Stasi L, Tassi E,<br />
Bonfiglio S, Scotti GM, Redegalli M,<br />
Biancolini D, Camisa B, Tiziano E,<br />
Sirini C, Casucci M, Iozzi C, Abbati<br />
D, Simeoni F, Lazarevic D, Elmore<br />
U, Fiorentini G, Di Lullo G, Casorati<br />
G, Doglioni C, Tonon G, Dellabona P,<br />
Rosati R, Aldrighetti L, Ruggiero E,<br />
Bonini C. Revealing and harnessing<br />
CD39 for the treatment of colorectal<br />
cancer and liver metastases by<br />
engineered T cells. Gut. <strong>2023</strong><br />
Jun 30:gutjnl-2022-328042. doi:<br />
10.1136/gutjnl-2022-328042.<br />
Online ahead of print.PMID:<br />
37399271<br />
62
Via Vincenzo Monti 173<br />
20099 Sesto San Giovanni (MI)<br />
ITALY<br />
Tel. +39(2)24.89.583/(2)26.22.43.13<br />
Fax +39 (2) 26.21.065<br />
e-mail: info@defil.it<br />
www.defil.it
EIPG<br />
European Industrial<br />
Pharmacists Group<br />
IL FUTURO DEL FARMACISTA INDUSTRIALE<br />
64<br />
La rapidissima trasformazione<br />
dell’industria farmaceutica sta<br />
coinvolgendo anche il ruolo<br />
dei farmacisti, che ora devono<br />
acquisire un ampio ventaglio di<br />
competenze per rimanere al passo<br />
con gli sviluppi in corso<br />
Per ricoprire con professionalità il ruolo di farmacista<br />
nell’industria del pharma occorrono tre elementi: le<br />
conoscenze teoriche (knowledge), le abilità pratiche<br />
(skill) e le competenze per applicare la teoria alla pratica<br />
(competence). Tutti questi fattori devono raggiungere il<br />
massimo livello e devono essere mantenuti tali nel corso<br />
di tutta la carriera del farmacista. Il compito non facile<br />
perché il pharma è un settore in profonda evoluzione.<br />
Come tutti i settori produttivi, si trova ad affrontare<br />
sfide in costante mutamento. Eventi imprevedibili come<br />
pandemie e instabilità geopolitiche, ma anche lo sviluppo<br />
di nuove terapie personalizzate e l’adozione di tecnologie<br />
produttive innovative, plasmano continuamente lo<br />
scenario sanitario globale imponendo a questo settore<br />
strategico di rispondere ai bisogni sanitari in rapida<br />
evoluzione adattandosi costantemente alle mutevoli<br />
condizioni per continuare a garantire l’accesso alle cure<br />
in modo sostenibile. La sua capacità di innovare i processi<br />
e i prodotti sarà determinante per rispondere alle<br />
emergenti esigenze di salute e al contempo realizzare gli<br />
ambiziosi obiettivi di sviluppo socio-economico del nostro<br />
pianeta.<br />
IL RUOLO CHIAVE DEI<br />
FARMACISTI DELL’INDUSTRIA<br />
I farmacisti attivi nell’industria devono essere consapevoli<br />
delle mutevoli esigenze e delle nuove competenze che si<br />
rendono man mano necessarie. È opinione condivisa che,<br />
nonostante l’elevata preparazione accademica di base, gli<br />
attuali programmi di studio non possano essere sufficienti<br />
per rendersi conforme alle reali necessità del comparto<br />
produttivo. I farmacisti impiegati nell’industria devono<br />
sviluppare una consapevolezza critica delle dinamiche<br />
di mercato e delle innovazioni in atto, al di là di quanto<br />
appreso nel corso di studi. Solo mantenendosi flessibili<br />
e aperti all’aggiornamento professionale continuo sarà<br />
possibile rispondere adeguatamente alle sfide poste<br />
dall’evoluzione del settore e dalle crescenti aspettative<br />
dei pazienti. Un costante adattamento del profilo e delle<br />
abilità richieste appare quindi indispensabile.<br />
EIPG (European industrial pharmacists group) ha
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
pubblicato un concept paper dal<br />
Scarica il concept<br />
titolo “Insights to the Industrial<br />
paper<br />
Pharmacist role for the future”<br />
che mira a illustrare le mutevoli<br />
esigenze del profilo professionale dei<br />
farmacisti industriali. L’obiettivo del<br />
documento – destinato ai farmacisti<br />
a tutti gli stadi della loro carriera,<br />
compresi coloro che lavorano in<br />
settori diversi dall’industria farmaceutica – è valutare e<br />
determinare i ruoli futuri in cui il farmacista industriale<br />
lavorerà e quali conoscenze, competenze e abilità saranno<br />
necessarie per soddisfare le esigenze in questi ruoli futuri.<br />
NUOVE COMPETENZE<br />
Secondo il documento, il farmacista che opera nell’industria<br />
farmaceutica è chiamato ad adattarsi costantemente alle<br />
trasformazioni dell’ambiente scientifico e di produzione. Se da<br />
un lato i principi alla base dei processi per la sintesi di piccole<br />
molecole sono consolidati da decenni, dall’altro l’innovazione<br />
tecnologica procede a ritmo incessante implementando<br />
progressivi miglioramenti nei processi produttivi e gestionali.<br />
Compito chiave del farmacista industriale sarà dunque quello<br />
di accompagnare l’azienda nel percorso di ammodernamento<br />
e aggiornamento costante, per garantire qualità e sicurezza<br />
anche grazie all’adozione delle migliori soluzioni disponibili.<br />
Nel suo report, il gruppo consultivo di Eipg ha descritto i<br />
principali ruoli che un farmacista può assumere nell’industria<br />
del pharma e ha indicato le differenti competenze necessarie.<br />
“I farmacisti – spiegano i ricercatori – dovrebbero impegnarsi<br />
nell’apprendimento permanente rimanendo aggiornati con<br />
gli ultimi progressi nelle scienze farmaceutiche, nelle linee<br />
guida sulla pratica clinica e nei cambiamenti normativi.<br />
Per raggiungere questo risultato possono partecipare a<br />
conferenze, seminari, workshop e webinar, nonché perseguire<br />
corsi di formazione post-laurea, certificazioni e programmi di<br />
formazione specialistica”.<br />
In questo, il profilo del farmacista industriale gode di<br />
particolare versatilità: le sue competenze trasversali in<br />
campo chimico-biologico gli consentono di spaziare tra<br />
diverse mansioni aziendali. Specializzarsi in determinate aree<br />
attraverso percorsi di certificazione e aggiornamento continuo<br />
accresce ulteriormente sia le sua competenze che la sua<br />
autorevolezza. Il background eclettico rappresenta un valore<br />
aggiunto, grazie al quale può offrire un contributo qualificato a<br />
molteplici attività dell’industria farmaceutica.<br />
Ma non è solo questione di aggiornare le proprie conoscenze<br />
teoriche. Anche la partecipazione attiva ad associazioni e<br />
società scientifiche del settore rappresenta un’occasione<br />
importante per ampliare la propria rete professionale e<br />
rimanere aggiornati sulle evoluzioni del mondo farmaceutico.<br />
Attraverso incontri, gruppi online e collaborazioni con i colleghi<br />
è possibile condividere know-how, discutere di best practice e<br />
tendenze emergenti. Altrettanto formativa risulta l’esperienza<br />
sul campo, all’interno dell’industria, dove si ha la possibilità<br />
di affiancare professionisti affermati o intraprendere tirocini<br />
formativi. Queste opportunità pratiche permettono di acquisire<br />
nuove competenze applicando le conoscenze teoriche in<br />
diversi contesti aziendali, affinando la capacità di lavorare in<br />
team e confrontandosi con realtà eterogenee. Networking e<br />
formazione “sul campo” risultano strategici per mantenere il<br />
passo con i mutamenti del settore.<br />
LA FORZA DELLA COOPERAZIONE<br />
Anche la ricerca rappresenta un’opportunità di crescita<br />
e può portare il farmacista a sviluppare un approccio più<br />
consapevole e aggiornato. Il coinvolgimento diretto consente<br />
di approfondire la comprensione della pratica clinica basata<br />
sull’evidenza e di affinare le capacità di valutazione critica della<br />
letteratura scientifica. In questo modo, il farmacista acquisisce<br />
competenze preziose che arricchiscono il suo bagaglio<br />
professionale che potrà essere messo a frutto nell’attività<br />
quotidiana a beneficio dei pazienti. Per sviluppare adeguate soft<br />
skill è anche importante impegnarsi in attività che richiedono<br />
l’interazione con gli altri. Ricoprire il ruolo di tutor per studenti<br />
o colleghi meno esperti migliora le capacità di insegnamento,<br />
leadership e comunicazione, collaborare con altri professionisti<br />
sanitari rafforza il lavoro di squadra e la comunicazione, il<br />
confronto interdisciplinare e iniziative congiunte per la cura<br />
dei pazienti migliorano gli esiti e ampliano le conoscenze<br />
dei farmacisti, sviluppare capacità di leadership permette<br />
ai farmacisti di assumere ruoli manageriali, guidare team e<br />
promuovere innovazione nell’industria farmaceutica.<br />
Infine, è fondamentale rimanere aggiornati sulle ultime<br />
tendenze tecnologiche nella pratica farmaceutica. La quarta<br />
rivoluzione industriale è già qui e la quinta, focalizzata sulla<br />
collaborazione tra intelligenza artificiale ed esseri umani, è<br />
alle porte. Nel settore farmaceutico, la fabbrica del futuro sta<br />
diventando realtà: digitalizzazione, intelligenza artificiale, big<br />
data, robotica e metodi di produzione avanzati sono ormai la<br />
regola, non più l’eccezione. Non solo: i farmacisti dovranno<br />
anche familiarizzare con i sistemi di gestione delle farmacie,<br />
le cartelle cliniche elettroniche, i software relativi ai farmaci<br />
e gli strumenti sanitari digitali. Abbracciare la tecnologia,<br />
comprendendone le implicazioni, permetterà di ottimizzare<br />
flussi di lavoro, cura dei pazienti e sicurezza dei farmaci.<br />
65
Crescita professionale e formazione<br />
continua come chiave di volta del<br />
sistema pharma<br />
Attraverso i corsi di<br />
formazione, MakingLife<br />
accelera la crescita di<br />
dirigenti, manager e middle<br />
aiutandoli a definire e<br />
realizzare i loro progetti<br />
di crescita personale e<br />
professionale con un’offerta<br />
completa e innovativa.<br />
Tramite la piattaforma<br />
MakingEducation, i percorsi<br />
di formazione continua in<br />
area pharma si basano su<br />
training progettati in modo<br />
ben preciso da formatori e<br />
mentori qualificati.<br />
makingeducation<br />
La conoscenza è da sempre<br />
l’elemento fondante dell’economia<br />
e delle società. Oggi in modo<br />
particolare è la migliore bussola che<br />
i professionisti e le imprese possono<br />
trovare per navigare nel cambiamento<br />
globale. Un cambiamento rapidissimo,<br />
al quale è necessario adeguarsi per<br />
sopravvivere professionalmente.<br />
In questo quadro, la formazione<br />
continua acquista un ruolo di primo<br />
piano.<br />
Da anni, del resto, la formazione<br />
continua è emersa come valore in<br />
un mondo del lavoro in costante<br />
cambiamento. Tuttavia la pandemia,<br />
la digitalizzazione e i nuovi scenari<br />
socioeconomici hanno decisamente<br />
aumentato l’urgenza di un<br />
apprendimento che diventa parte del<br />
modo stesso di vivere il lavoro. Se è<br />
ovvio che l’apprendimento attraversa<br />
tutto l’arco della vita dell’individuo,<br />
un percorso formativo professionale<br />
66
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
specifico consente al lavoratore<br />
di possedere competenze sempre<br />
aggiornate che gli consentono di<br />
portare avanti nel modo più efficace<br />
ed efficiente il suo lavoro o ampliare<br />
il campo di conoscenza e accedere<br />
eventualmente a nuovi ruoli. Così,<br />
l’apprendimento continuo permette<br />
alle imprese di avere dipendenti e<br />
collaboratori sempre al passo con<br />
i mutamenti del mercato e delle<br />
tecnologie in un più ampio contesto<br />
culturale e sociale. Per conseguenza<br />
assicura rilevanza e competitività<br />
all’impresa, nonché capacità di<br />
rispondere alle aspettative dei<br />
clienti. In parallelo, la formazione<br />
può essere intesa come un benefit<br />
per il lavoratore, fornendo peraltro<br />
alle imprese una potente leva di<br />
attrazione e motivazione delle<br />
persone.<br />
Fare affidamento<br />
su una forza lavoro<br />
professionale e<br />
competente è<br />
essenziale per ottenere<br />
simultaneamente la<br />
compliance regolatoria<br />
e sviluppare in<br />
maniera adeguata gli<br />
obiettivi di business<br />
Ma la formazione non può essere<br />
imposta o calata dall’alto: la<br />
partecipazione a training di<br />
aggiornamento riguardanti<br />
procedure, buone pratiche e<br />
processi produttivi in generale passa<br />
attraverso la condivisione di progetti<br />
formativi chiari, interessanti e<br />
ragionevolmente flessibili.<br />
Per chi opera in area pharma<br />
in modalità “non organica” e<br />
consulenziale, i corsi di formazione<br />
sono un’ottima occasione per<br />
connettersi con altri professionisti<br />
del settore. Questo aiuta a costruire<br />
relazioni importanti e a creare<br />
opportunità di network che sono<br />
messe in piena luce durante<br />
esercitazioni, attività interattive di<br />
gruppo, lettura critica e analisi di<br />
case study di successo e insuccesso.<br />
IL SISTEMA<br />
MAKINGEDUCATION<br />
MakingEducation si rivolge ai<br />
professionisti interessati a un<br />
aggiornamento professionale<br />
e alle aziende lungimiranti che<br />
sono pronte a investire nello<br />
sviluppo delle risorse umane per<br />
aggiornare e ampliare il bagaglio di<br />
conoscenza e competenze presenti<br />
in azienda. I progetti formativi di<br />
MakingEducation, che si declinano in<br />
corsi on demand – sempre disponibili<br />
sulla piattaforma – e in corsi live,<br />
interattivi e dinamici, sono anche<br />
strumenti evoluti per abbattere<br />
i silos di informazioni all’interno<br />
delle aziende. Il che ha uno scopo<br />
ben preciso: la consapevolezza<br />
degli obiettivi generali di qualsiasi<br />
processo produttivo o di ricerca<br />
diventa la chiave di volta per la<br />
costruzione di una cultura aziendale<br />
comune. Per le organizzazioni si<br />
tratta di un’occasione per rivalutare<br />
le priorità e creare ambienti<br />
di lavoro nei quali i dipendenti<br />
possano sentirsi coinvolti, stimolati<br />
e produttivi. La cultura è come<br />
l’aria che si respira in azienda: se è<br />
tossica, l’organizzazione muore.<br />
Per rendere il processo di<br />
apprendimento coinvolgente ed<br />
efficace, i corsi di formazione di<br />
MakingEducation sono caratterizzati<br />
da alcuni elementi precisi e<br />
irrinunciabili:<br />
La formazione è<br />
l’investimento più<br />
importante che<br />
un’azienda può fare.<br />
È solo tramite un<br />
training ben progettato<br />
che le persone<br />
acquisiscono le abilità<br />
e le conoscenze<br />
adeguate a svolgere il<br />
proprio lavoro in modo<br />
efficace, coerente e<br />
sicuro<br />
qualità e innovatività dei<br />
contenuti<br />
chiarezza di esposizione<br />
connubio tra teoria e pratica<br />
apprendimento e applicazione sul<br />
campo<br />
Il board scientifico,<br />
di rilevanza<br />
internazionale ci<br />
consente di collaborare<br />
con docenti di<br />
estrazione aziendale, con esperienza<br />
diretta del settore e approccio<br />
pragmatico orientato al business,<br />
che portano le loro testimonianze<br />
di eccellenza, fondamentali<br />
per garantire un alto livello di<br />
coinvolgimento e aumentare il valore<br />
aggiunto della proposta formativa.<br />
Per le aziende interessate a una<br />
formazione su misura, siamo in<br />
grado di progettare piani formativi<br />
in linea con gli obiettivi aziendali,<br />
con progetti flessibili e ugualmente<br />
autorevoli.<br />
67
GOOD DISTRIBUTION<br />
PRACTICES, COME GESTIRE LA<br />
FILIERA DEL FARMACO<br />
LUCA DE TORO<br />
La catena distributiva è costituita da una serie<br />
significativa di passaggi critici nel ciclo di<br />
vita delle sostanze attive, degli intermedi di<br />
produzione e dei farmaci finiti, impattando di<br />
conseguenza sulla loro qualità e integrità, che<br />
possono anche essere compromesse dalla<br />
mancanza di un controllo adeguato. Per questo<br />
motivo, a livello europeo sono state pubblicate<br />
due linee guida specifiche, due “buone pratiche”, una nel 2013<br />
dedicata ai prodotti finiti, e una nel 2015 dedicata ai produttori<br />
di sostanze attive.<br />
Il corso è focalizzato sulle “Good Distribution Practices”. Queste<br />
pratiche sottolineano l’importanza di un sistema di gestione<br />
della qualità efficace, che possa regolare non solo i processi<br />
interni, ma anche quelli eseguiti dai vari partner e fornitori di<br />
servizi lungo la catena di distribuzione. Verranno anche esaminati<br />
gli aspetti più critici, come le condizioni di stoccaggio, la gestione<br />
delle scorte, la reverse logistics, i piani di<br />
richiamo dal mercato, la gestione delle<br />
temperature nella “catena del freddo”.<br />
IL QUALITY RISK MANAGEMENT<br />
NELLA SUPPLY CHAIN<br />
LUCA DE TORO<br />
Il Quality Risk Management (QRM) è un processo<br />
sistemico per la valutazione iniziale, il controllo, la<br />
comunicazione e la revisione dei rischi che possono<br />
inficiare la qualità del prodotto medicinale.<br />
Il QRM deve garantire che la valutazione del<br />
rischio sia basata sulla conoscenza scientifica,<br />
sull’esperienza e sia finalizzata alla protezione del<br />
paziente. Il livello di impegno (“effort”), di formalismo<br />
e di documentazione dei processi deve essere<br />
commisurato al livello dei rischi potenziali. Pertanto,<br />
anche gli addetti ai lavori coinvolti nelle attività<br />
logistiche e distributive delle filiere farmaceutiche<br />
devono comprendere al meglio l’importanza del<br />
QRM, approfondire le tecniche di applicazione<br />
dell’analisi del rischio, raccogliere<br />
elementi utili e suggerimenti per<br />
implementare questo importante<br />
strumento nella prassi gestionale.<br />
OUTSOURCING NEL SETTORE<br />
FARMACEUTICO<br />
MASSIMILIANO DEL FRATE<br />
CAR-T, FARMACI PERCHÉ?<br />
PAOLA MINGHETTI<br />
Un corso tenuto da Paola Minghetti,<br />
professore ordinario di Tecnologia<br />
e legislazione farmaceutica presso<br />
l’Università degli Studi di Milano<br />
e, dal 2012, parte del Segretariato<br />
di valutazione e autorizzazione dei<br />
medicinali di Aifa. Il corso è pensato<br />
per chi vuole conoscere la normativa<br />
relativa alle terapie avanzate: giovani ricercatori<br />
nel campo della biomedicina, medici in formazione,<br />
clinici, farmacisti e professionisti delle Pmi.<br />
In particolare, verrà spiegato in modo chiaro ed<br />
efficace che cosa sono le terapie<br />
avanzate, come sono classificate, qual<br />
è il loro iter di approvazione, con un<br />
particolare focus sulle Car-T.<br />
Da opportunità utilizzata per<br />
esigenze tattiche a partner<br />
con cui realizzare strategie<br />
di marketing e vendita<br />
funzionali a un mercato<br />
sempre più complesso: questa<br />
è la trasformazione in atto nel<br />
ruolo dell’outsourcing in campo<br />
farmaceutico. Un’evoluzione che può permettere alle<br />
aziende farmaceutiche di uscire dalla spirale della<br />
crisi abbattendo i costi. Il settore farmaceutico richiede<br />
agli operatori specializzati servizi ad alto valore<br />
aggiunto, a partire dai controlli sui materiali in ingresso<br />
fino all’allestimento degli ordini con responsabilità<br />
sociali enormi. Il corso, suddiviso in quattro moduli,<br />
permette di acquisire le conoscenze necessarie per<br />
gestire in maniera efficace e professionale i processi<br />
di outsourcing che riguardano il settore<br />
farmaceutico approfondendo vari<br />
argomenti, dall’analisi del mercato italiano<br />
al processo di selezione e valutazione sino<br />
al technology transfer.<br />
68
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
GDPR E CODICI DI CONDOTTA<br />
MONICA GOBBATO<br />
Il corso illustra come le<br />
autorità per la protezione dei<br />
dati personali incoraggino<br />
l’elaborazione di codici di<br />
condotta per garantire la corretta<br />
applicazione del Regolamento, in<br />
base alle particolarità settoriali<br />
e alle esigenze specifiche delle imprese. Inoltre,<br />
spiega quali siano gli aspetti peculiari del “Codice<br />
di condotta per l’utilizzo di dati<br />
sulla salute a fini didattici e di<br />
pubblicazione scientifica” già<br />
approvato dalla Regione Veneto.<br />
COMUNICARE IN SITUAZIONI<br />
DI RISCHIO E DI CRISI<br />
LAURA CAPPELLETTI<br />
Il corso, che parte da<br />
conoscenze generali relative<br />
a situazioni di crisi, passa ad<br />
approfondire aspetti specifici in<br />
ambito healthcare. Conoscere<br />
in modo approfondito i processi<br />
legati allo sviluppo di una crisi,<br />
il legame diretto con concetti come reputazione e<br />
fiducia è un bisogno sempre più impellente, specie<br />
per tutti coloro che si occupano direttamente o<br />
indirettamente di tematiche relative alla salute.<br />
Per gestire al meglio tutto il processo<br />
e poter così governare in modo efficace<br />
e preparato ogni situazione critica,<br />
è pertanto necessario conoscere e<br />
approfondire alcuni aspetti rilevanti.<br />
IL POTERE DELL’IMMAGINE NEL<br />
MARKETING DIGITALE<br />
SIMONE ABBATINI<br />
La comunicazione digitale sta<br />
rivoluzionando il settore farmaceutico<br />
ed healthcare, offrendo nuove<br />
opportunità di divulgazione<br />
scientifica. Questo corso si propone<br />
di esplorare il potere dell’immagine<br />
nella comunicazione visuale digitale all’interno di questo<br />
universo.<br />
Il corso è incentrato sul potere dell’immagine nella<br />
comunicazione. Saranno introdotti i concetti fondamentali<br />
della comunicazione visiva ed esplorati gli elementi di<br />
design visivo, come la composizione e il layout visivo,<br />
l’utilizzo di tipografia e testo nelle immagini. Verranno<br />
presentati strumenti utili per creare e gestire contenuti<br />
visivi efficaci. Inoltre, verranno forniti suggerimenti su<br />
come costruire un messaggio visivo per i social media,<br />
sfruttando le possibilità e i linguaggi per massimizzare<br />
l’engagement del pubblico. Saranno<br />
presentati anche casi di successo nel<br />
settore farmaceutico ed healthcare che<br />
hanno sfruttato al meglio il mondo digital<br />
per branding e comunicazione.<br />
DISPOSITIVI MEDICI, SFIDE E<br />
SOLUZIONI ALLA LUCE DELLE<br />
NUOVE SCADENZE NORMATIVE<br />
Il corso affronta le<br />
numerose problematiche<br />
legate all’introduzione<br />
del nuovo Regolamento<br />
europeo per i dispositivi<br />
medici MDR 2017/745, ma<br />
anche le possibili strategie<br />
e soluzioni per gestirne<br />
l’impatto, specialmente da<br />
parte delle Pmi italiane. I relatori – rappresentanti<br />
del ministero della Salute, di Confindustria<br />
Dispositivi Medici, di Deloitte Legal, di Certiquality<br />
– analizzeranno e dibatteranno tutti<br />
gli aspetti più critici e urgenti da<br />
affrontare per le aziende produttrici<br />
di dispositivi medici, anche attraverso<br />
esempi, strategie e consigli operativi.<br />
69
Giovani leader<br />
a confronto<br />
per l’innovazione<br />
nel pharma<br />
Carolina Martinelli<br />
Alla conferenza annuale europea di Ispe un hackaton ha messo alla prova decine di<br />
studenti e neo-laureati di tutta Europa sulle loro capacità di realizzare un progetto<br />
innovativo e praticabile sulle terapie avanzate. Tra loro anche sette italiani<br />
L’associazione Ispe (International society for<br />
pharmaceutical engineering) si impegna a investire nel<br />
futuro dell’industria farmaceutica anche attraverso un<br />
programma per promuovere studenti ed emerging leader,<br />
giovani laureati e professionisti già inseriti nel settore<br />
farmaceutico; a coordinare il tutto, per l’Italia, Maria<br />
Paravani responsabile del gruppo Emerging leaders &<br />
students di Ispe Italy Affiliate.<br />
Quest’anno sono state emesse 100 borse di studio<br />
destinate a studenti e giovani laureati da non più di<br />
cinque anni per prendere parte alla Conferenza annuale<br />
europea Ispe, tenutasi a maggio ad Amsterdam; un grant<br />
che ha permesso a sette giovani italiani di prendere<br />
parte gratuitamente alla Conferenza e di partecipare,<br />
eventualmente, all’evento Hackathon per emerging leader.<br />
FOCUS SU PHARMA 4.0<br />
I topic maggiormente trattati durante questo evento sono<br />
stati quelli dell’automazione avanzata, del continuous<br />
manufacturing e del ruolo dell’intelligenza artificiale,<br />
considerati i tool più importanti per migliorare il settore<br />
farmaceutico. Un altro argomento cui è stata posta<br />
particolare enfasi è stato lo shortage di farmaci, grande<br />
preoccupazione del sistema sanitario e per il quale la<br />
digital transformation verrà in aiuto.<br />
Abbiamo intervistato i ragazzi che hanno partecipato<br />
all’evento grazie alla Fondazione Ispe, studenti e giovani<br />
lavoratori del settore farmaceutico: Laura De Santis,<br />
Armando Kolici, Enrico Laudadio, Adele Macrì Panarese,<br />
Luca Ricciolino, Carlo Russo e Maria Luisa Lolito.<br />
70
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Ispe è una realtà fortemente presente sul territorio che<br />
si fa conoscere anche dai più giovani grazie alle sue<br />
iniziative e al coinvolgimento delle aziende farmaceutiche.<br />
Proprio grazie alla sua azienda, infatti, Luca Ricciolino<br />
è venuto a conoscenza di Ispe ed è diventato socio come<br />
Europe Emerging Leader rispettando i requisiti di neolaureato<br />
e ottenendo così la possibilità di partecipare<br />
all’evento di Amsterdam. La conferenza copriva<br />
cinque macro argomenti particolarmente attenzionati<br />
nell’ultimo periodo: digital transformation and pharma<br />
4.0, manufacturing trends, good engineering practice,<br />
supply chain resiliency e Gamp 5 (Good automated<br />
manufacturing practice, è il documento pubblicato da<br />
Ispe che fornisce le linee guida per la validazione di<br />
sistemi informatici usati nell’industria farmaceutica e<br />
biotecnologica). Ogni partecipante poteva scegliere quali<br />
interventi seguire in base ai suoi interessi curricolari e<br />
lavorativi.<br />
IL NETWORK EUROPEO<br />
Durante questo evento internazionale l’occasione di<br />
creare un nuovo network è stata preziosa e tutti i<br />
partecipanti ne hanno avvertito l’importanza.<br />
«La Conferenza europea Ispe mi ha permesso di<br />
conoscere nuove realtà aziendali che operano e<br />
cooperano in tale settore in Italia come nel resto<br />
dell’Europa e del mondo. È stata un’occasione di incontroconfronto<br />
tra figure junior e senior e di spunto per la<br />
nascita di future collaborazioni» ha detto Adele Macrì<br />
durante la nostra intervista, a cui Laura De Santis ha<br />
aggiunto che la stessa Ispe incentiva fortemente questi<br />
momenti di aggregazione con diversi coffee break, pranzi<br />
e cene ed eventi paralleli volti allo sviluppo di contatti<br />
nuovi.<br />
Un’esperienza in particolare ha messo alla prova studenti<br />
ed emerging leader, facendo venir fuori il loro lato<br />
collaborativo ma anche competitivo, ovvero l’Hackathon:<br />
una competizione della durata di 24 ore incentrata sul<br />
pharma 4.0, durante la quale le diverse squadre dovevano<br />
realizzare un progetto sulle terapie avanzate che fosse<br />
innovativo e praticabile, sotto molti punti di vista. Era<br />
necessario mettere a frutto le competenze di ogni<br />
membro della squadra e ognuno ha avuto qualcosa da<br />
imparare dall’expertise degli altri.<br />
L’italiano Enrico Laudadio ha mostrato spiccate capacità<br />
di problem-solving portando, insieme ai compagni, la sua<br />
squadra alla vittoria: ci racconta la sua esperienza in una<br />
video intervista al seguente link.<br />
Emerging leaders and students by ISPE<br />
MakingPharmaIndustry<br />
Scansiona per accedere<br />
all’intervista<br />
UN’ESPERIENZA PREZIOSA<br />
PER GLI EMERGING LEADER<br />
Risponde così Enrico alla domanda su quanto pensa che<br />
questa esperienza possa essere utile alla sua carriera:<br />
«Ho imparato a lavorare in team e a collaborare con<br />
persone provenienti da diverse sfere, acquisendo così<br />
competenze interpersonali preziose per me e per il mio<br />
percorso di studi. Mantenere il contatto con persone<br />
che condividono i miei interessi e che lavorano nel mio<br />
stesso ambito può essere una risorsa inestimabile per<br />
ricevere consigli e supporto nel percorso professionale<br />
e soprattutto per capire dinamiche che altrimenti<br />
non avrei concepito al di fuori dell’università. Ritengo<br />
quest’esperienza fondamentale e la consiglierei<br />
a qualsiasi studente che vuole mettersi in gioco e<br />
affacciarsi al mondo del lavoro».<br />
Digitalizzazione e sostenibilità sono stati due argomenti<br />
di cui si è discusso in aula che si sono rivelati essere un<br />
comune denominatore tra tanti giovani provenienti da<br />
diverse realtà. Come ci ha raccontato Maria Luisa Lolito,<br />
“la digitalizzazione è alla base degli obiettivi dell’azienda<br />
per cui lavoro” e ha trovato d’accordo moltissimi suoi<br />
colleghi, che confermano quanto le aziende farmaceutiche<br />
stiano andando incontro a un processo di digitalizzazione<br />
fortemente indirizzato verso la sostenibilità, in tutte le<br />
fasi dalla produzione alla distribuzione.<br />
Una risposta molto positiva è arrivata alla domanda se<br />
tra i ragazzi italiani e gli emerging leader europei ci fosse<br />
un gap significativo nella formazione. Indipendentemente<br />
dalla provenienza, racconta Carlo Russo, le informazioni<br />
sono state accolte ugualmente senza nessuna<br />
disuguaglianza in termini di formazione universitaria.<br />
Quello che ha riscontrato è, come previsto, una carenza<br />
nella preparazione al mondo del lavoro; una mancanza<br />
che rende i giovani italiani meno preparati ad affrontare<br />
le sfide aziendali rispetto ai giovani provenienti da altri<br />
Paesi, le cui Università sono più orientate all’inserimento<br />
nel mondo del lavoro.<br />
71
Pharma&LifeSciences<br />
Legal view<br />
Pubblicità dei medicinali di automedicazione (OTC)<br />
e dei medicinali senza obbligo di prescrizione (SOP):<br />
le nuove Linee Guida del Ministero della Salute<br />
Josephine Romano, Ida Palombella, Giuseppe Speziale, Valentina Favero |<br />
Deloitte Legal<br />
La Direzione Generale dei dispositivi<br />
medici e del servizio farmaceutico del<br />
Ministero della Salute ha recentemente<br />
aggiornato le “Linee guida sulla<br />
pubblicità sanitaria dei medicinali di<br />
automedicazione (OTC) e dei medicinali<br />
senza obbligo di prescrizione (SOP)”.<br />
Attraverso le Linee guida (la cui prima<br />
versione è del 2010, seguita dai due<br />
aggiornamenti pubblicati nel 2017 e<br />
nel 2018) il Ministero ha inteso fornire<br />
chiarimenti, ulteriori rispetto al dettato<br />
normativo, sulle modalità consentite per<br />
la diffusione di messaggi pubblicitari<br />
di prodotti di interesse sanitario, con<br />
l’obiettivo di agevolare l’azione degli<br />
operatori del settore e tutelare la salute<br />
dei consumatori.<br />
Inquadramento<br />
normativo<br />
La pubblicità dei medicinali presso<br />
il pubblico è disciplinata dal decreto<br />
legislativo 24 aprile 2006 n. 219, di<br />
“Attuazione della direttiva 2001/83/<br />
CE (e successive direttive di modifica)<br />
relativa ad un codice comunitario<br />
concernente i medicinali per uso<br />
umano”. In particolare, al Titolo VIII,<br />
articoli da 113 a 118, la legge chiarisce<br />
cosa debba intendersi per pubblicità dei<br />
medicinali e specifica, altresì, i principi<br />
fondamentali e le caratteristiche, i limiti,<br />
il contenuto minimo e i contenuti non<br />
consentiti dei messaggi pubblicitari.<br />
A parte qualche eccezione, la pubblicità<br />
dei medicinali OTC e SOP è consentita<br />
solo previa autorizzazione da parte del<br />
Ministero. La procedura per il rilascio<br />
dell’autorizzazione è regolamentata dal<br />
predetto decreto legislativo 219/2006,<br />
che stabilisce i termini e le modalità<br />
attraverso cui è possibile diffondere<br />
un messaggio pubblicitario relativo ai<br />
medicinali. Le autorizzazioni hanno<br />
validità di ventiquattro mesi, fatta<br />
salva la possibilità per il Ministero di<br />
stabilire, motivatamente, un periodo<br />
di validità più breve, in relazione alle<br />
caratteristiche del messaggio divulgato.<br />
Le nuove Linee guida<br />
In considerazione del crescente<br />
utilizzo di nuovi mezzi di diffusione dei<br />
messaggi pubblicitari e del costante<br />
sviluppo di nuove tecniche di marketing<br />
e di comunicazione, il Ministero della<br />
Salute ha ritenuto opportuno aggiornare<br />
e sostituire le linee guida esistenti, con<br />
l’intenzione di fornire agli operatori del<br />
settore ulteriori modalità di diffusione<br />
dei messaggi pubblicitari di prodotti<br />
di interesse sanitario, con un focus<br />
particolare sull’utilizzo dei nuovi canali<br />
di comunicazione digitale (internet,<br />
e-mail e social media).<br />
Tra i vari chiarimenti forniti, la versione<br />
rivisitata delle Linee guida sottolinea la<br />
possibilità di estendere l’autorizzazione<br />
di un messaggio pubblicitario ad un<br />
altro mezzo di diffusione, purché<br />
il messaggio pubblicitario sia<br />
identico a quello precedentemente<br />
autorizzato: si tratta di un chiarimento<br />
molto importante nell’ottica di una<br />
comunicazione integrata.<br />
Sono inoltre previste alcune indicazioni<br />
specifiche che devono essere rispettate<br />
in relazione alla tipologia del medicinale.<br />
Ad esempio, per gli OTC i messaggi<br />
pubblicitari dovranno riportare la<br />
dicitura “leggere attentamente il<br />
Foglio Illustrativo” o, per alcuni tipi<br />
specifici di essi, la dicitura “può avere<br />
effetti indesiderati anche gravi”; con<br />
riferimento ai SOP dovrà essere invece<br />
indicata la dicitura “è un medicinale<br />
senza obbligo di prescrizione … che può<br />
essere consegnato solo dal farmacista”<br />
e non è ammesso l’utilizzo di espositori<br />
o altri mezzi pubblicitari simili.<br />
Altre indicazioni riguardano il tempo di<br />
durata dei cortometraggi, i messaggi<br />
pubblicitari contenenti riferimento<br />
a siti web nonché a pagine e profili<br />
social, la pubblicità sui siti internet e,<br />
in particolare, su siti che effettuano la<br />
vendita online di medicinali (farmacie<br />
o parafarmacie on line), nonché la<br />
diffusione di messaggi pubblicitari<br />
autorizzati tramite mail, SMS e MMS.<br />
Infine, a conferma dell’obiettivo<br />
manifestato dal Ministero, sono<br />
specificate le indicazioni sull’utilizzo<br />
dei social network. L’utilizzo di tali<br />
canali per la diffusione di messaggi<br />
pubblicitari autorizzati è consentito<br />
esclusivamente purché vengano<br />
rispettate alcune condizioni e, in<br />
particolare, che siano disabilitate tutte le<br />
funzionalità riguardanti i “commenti”, le<br />
reazioni (like pubblici, emoticon e simili)<br />
e la possibilità di “condivisione”.<br />
Al fine di renderne più semplice<br />
l’utilizzo, le Linee guida contengono<br />
specifiche schede di dettaglio<br />
relative ai singoli canali social<br />
(Facebook, Instagram, Tik Tok e You<br />
Tube), che assumono una sempre<br />
maggiore importanza nelle strategie<br />
di comunicazione delle aziende<br />
farmaceutiche e per i quali è consentito<br />
presentare domanda di autorizzazione<br />
per la diffusione dei messaggi<br />
pubblicitari.
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong> | numero cinque<br />
PRODUCTION<br />
Pharma Telling & Industry
Cellule staminali<br />
“intra moenia”<br />
Una start-up italiana ha sviluppato<br />
un dispositivo in grado di estrarre<br />
cellule mesenchimali, fattori<br />
di crescita e antinfiammatori<br />
da tessuto adiposo in soli 90<br />
secondi e con intervento minimo<br />
dell’operatore<br />
Simone Montonati<br />
74<br />
È stata riconosciuta<br />
come una delle start-up<br />
medtech più innovative<br />
dal percorso Up2Stars di<br />
Intesa San Paolo, è stata<br />
ammessa al programma<br />
Elite di borsa italiana e<br />
parteciperà al BIAT, la<br />
borsa dell’innovazione<br />
e dell’alta tecnologia di<br />
Napoli. Si tratta di Genlife,<br />
società benefit che ha<br />
realizzato un dispositivo<br />
da banco per estrarre<br />
cellule staminali, citochine<br />
e fattori di crescita dal<br />
tessuto adiposo senza dover<br />
abbandonare la struttura in<br />
cui l’estratto verrà utilizzato.<br />
IstemRewind – questo è<br />
il nome della macchina<br />
– riesce a effettuare la<br />
purificazione in soli 90<br />
secondi, senza intervento<br />
da parte dell’operatore. Le<br />
cellule staminali derivate<br />
dal tessuto adiposo (Adsc)<br />
sono state oggetto di<br />
numerosi studi per il loro<br />
potenziale terapeutico in<br />
medicina rigenerativa ma<br />
il loro uso nelle cliniche è<br />
al momento limitato dalla<br />
durata del processo e dalla<br />
necessità di attrezzature<br />
specializzate e di personale<br />
adeguatamente formato.<br />
Nella sua versione standard,<br />
infatti, l’isolamento delle<br />
cellule dai lipoaspirati è<br />
Andrea Raggi | Fondatore e Ceo di Genlife<br />
un’operazione tutt’altro<br />
che semplice. Uno dei<br />
metodi più diffusi prevede<br />
ad esempio le seguenti<br />
operazioni: lavaggio ripetuto<br />
del tessuto adiposo con pari<br />
volume di tampone fosfato<br />
salino, spezzettamento<br />
prima della digestione<br />
enzimatica a 37 °C per 30<br />
minuti, centrifugazione<br />
della sospensione per<br />
10 minuti, eliminazione<br />
del sopranatante, nuova<br />
sospensione in cloruro<br />
d’ammonio, incubazione a<br />
temperatura ambiente per<br />
10 minuti per rimuovere<br />
gli eritrociti, nuova<br />
centrifugazione, filtrazione<br />
attraverso una rete da<br />
100μm per rimuovere i<br />
frammenti di tessuto non<br />
digeriti, incubazione per
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
una notte in terreno di<br />
controllo e, finalmente,<br />
isolamento delle cellule<br />
mesenchimatiche.<br />
Non stupisce, dunque, che<br />
i ricercatori indaghino la<br />
possibilità di individuare<br />
metodi meno complessi<br />
per l’estrazione di queste<br />
promettenti cellule.<br />
Il percorso che ha portato<br />
allo sviluppo del nuovo<br />
dispositivo ha preso il via<br />
nel 2007 presso l’Istituto di<br />
Ricerca e biobanca di cellule<br />
staminali InScientiaFides.<br />
«Inizialmente ci eravamo<br />
concentrati sullo stoccaggio<br />
e la caratterizzazione<br />
di popolazioni cellulari<br />
staminali pluripotenti<br />
indotte – spiega Andrea<br />
Raggi, fondatore e Ceo<br />
della società – per poi<br />
spostarci progressivamente<br />
sulle cellule staminali<br />
mesenchimali di derivazione<br />
adiposa. Per anni abbiamo<br />
ottimizzato i protocolli di<br />
laboratorio di estrazione e<br />
amplificazione, sviluppando<br />
processi molto efficaci<br />
ma ancora confinati al<br />
laboratorio. Tuttavia, per<br />
le applicazioni cliniche era<br />
necessario ridurre i tempi<br />
di processo: volevamo che<br />
tutte le operazioni – dal<br />
prelievo del tessuto adiposo<br />
dal paziente, all’estrazione<br />
delle cellule mesenchimali,<br />
fino alla somministrazione<br />
nello stesso paziente a<br />
scopi rigenerativi – potesse<br />
svolgersi all’interno di<br />
un’unica unità operativa.<br />
Per questo abbiamo<br />
indirizzato le ricerche<br />
verso la realizzazione di<br />
“<br />
Abbiamo<br />
indirizzato le<br />
ricerche verso la<br />
realizzazione di<br />
un dispositivo<br />
medico in grado<br />
di eseguire<br />
l’intero protocollo<br />
di isolamento<br />
ed estrazione<br />
delle cellule<br />
staminali adipose<br />
automaticamente<br />
e in tempi molto<br />
rapidi<br />
un dispositivo medico in<br />
grado di eseguire l’intero<br />
protocollo di isolamento<br />
ed estrazione delle<br />
cellule staminali adipose<br />
– e dei fattori correlati –<br />
automaticamente e in tempi<br />
molto rapidi, rendendo<br />
possibile il loro immediato<br />
utilizzo in chirurgia<br />
rigenerativa.<br />
Come siete riusciti<br />
a ridurre i tempi di<br />
estrazione?<br />
Impiegando un sistema<br />
di separazione basato su<br />
meccanismi fluidodinamici.<br />
Con questo processo<br />
meccanico, che non<br />
richiede l’utilizzo di enzimi<br />
per separare le cellule, si<br />
eliminano completamente<br />
i tempi di attesa richiesti<br />
ai composti enzimatici per<br />
svolgere la loro azione e<br />
la necessità del lavaggio<br />
post-processo, operazione<br />
indispensabile per evitare<br />
problemi di tossicità.<br />
Con questa soluzione il<br />
dispositivo è in grado di<br />
estrarre le componenti di<br />
interesse in soli 90 secondi<br />
da un micro-campione<br />
di tessuto adiposo (la cui<br />
quantità può variare tra i<br />
15 e i 25 millilitri): un bel<br />
vantaggio rispetto alle<br />
molte ore necessarie in<br />
una procedura standard.<br />
Senza contare che, in molti<br />
casi, per svolgere questa<br />
procedura è necessario<br />
affidarsi a laboratori esterni<br />
specializzati.<br />
“<br />
Con questa<br />
soluzione il<br />
dispositivo è in<br />
grado di estrarre<br />
le componenti di<br />
interesse in soli<br />
90 secondi da un<br />
micro-campione<br />
di tessuto adiposo<br />
Questo semplifica anche il<br />
compito dell’operatore<br />
Decisamente: uno dei plus<br />
specifici di questa macchina<br />
è proprio il processo<br />
standardizzato non<br />
dipendente dall’operatore.<br />
Nella procedura standard<br />
un aspetto critico è la<br />
necessità di avere operatori<br />
adeguatamente formati<br />
per svolgere le operazioni<br />
di estrazione. La macchina<br />
è invece stata progettata<br />
per agire in automatico ed<br />
essere indipendente da chi<br />
la aziona; teoricamente<br />
anche l’attivazione<br />
potrebbe avvenire in<br />
modo completamente<br />
autonomo. In sostanza,<br />
è sufficiente inserire il<br />
tessuto nel dispositivo per<br />
ottenere l’estratto cellulare.<br />
L’apparecchiatura è anche<br />
dotata di un’elettronica<br />
di bordo che gestisce il<br />
processo e impedisce<br />
il riutilizzo accidentale<br />
dei consumabili, il tutto<br />
ovviamente garantendo<br />
la sterilità e la sicurezza<br />
necessarie.<br />
Cosa contiene l’estratto<br />
cellulare fornito<br />
dall’apparecchio?<br />
Prevalentemente cellule<br />
staminali, fattori di crescita<br />
e fattori antinfiammatori.<br />
Anche gli adipociti<br />
della parte di risulta,<br />
che fino a ora venivano<br />
scartati, possono trovare<br />
applicazione, ad esempio<br />
nel campo della medicina<br />
estetica come filler.<br />
75
Perché vi siete<br />
concentrati sulle cellule<br />
mesenchimatiche adipose?<br />
La principale criticità con<br />
gli altri tipi di cellule, le<br />
iPSC (Induced pluripotent<br />
stem cells) è che queste<br />
sono già differenziate<br />
e devono essere<br />
riprogrammate per tornare<br />
a uno stato pluripotente<br />
simile alle cellule staminali<br />
embrionali. Questo<br />
comporta non solo passaggi<br />
supplementari con vettori<br />
virali, ma anche diverse<br />
problematiche sul lato della<br />
sicurezza, compresa una<br />
potenziale cancerogenicità.<br />
Nel nostro lavoro ci siamo<br />
orientati verso un approccio<br />
autologo, utilizzando cellule<br />
staminali mesenchimali<br />
adipose estratte dallo<br />
stesso paziente che deve<br />
essere trattato. In questo<br />
modo le cellule sono<br />
riconosciute dal sistema<br />
immunitario come “self”<br />
senza i potenziali problemi<br />
legati al rigetto o alla<br />
trasmissione di agenti<br />
patogeni.<br />
Quali applicazioni potrà<br />
avere questa soluzione?<br />
Il progetto è iniziato con<br />
in mente l’applicazione<br />
in chirurgia ortopedica<br />
umana, ad esempio nel<br />
trattamento conservativo<br />
di patologie degenerative<br />
e post-traumatiche del<br />
ginocchio. Il primo ingresso<br />
sul mercato, però, avverrà<br />
nel settore veterinario,<br />
“<br />
Il mercato<br />
della medicina<br />
rigenerativa<br />
sta crescendo a<br />
doppia cifra.<br />
Globalmente nel<br />
2022 ha registrato<br />
un +13%, con<br />
un aumento del<br />
rendimento annuo<br />
medio che ha<br />
raggiunto quasi il<br />
15%<br />
applicazione per il quale<br />
il dispositivo ha già<br />
ottenuto l’autorizzazione<br />
al commercio. In questo<br />
campo può essere<br />
impiegato per intervenire<br />
su molte problematiche di<br />
tipo ortopedico sui piccoli<br />
animali domestici, sugli<br />
animali da produzione<br />
alimentare o su esemplari<br />
con grande valore<br />
economico, come alcuni<br />
cavalli da corsa.<br />
A quando l’ingresso anche<br />
nel settore umano?<br />
Per questo siamo in attesa<br />
dell’autorizzazione UE al<br />
commercio. La macchina<br />
è già marcata CE per<br />
uso da laboratorio e<br />
veterinario, mentre è in<br />
corso di autorizzazione per<br />
quello umano. Qui ci sono<br />
grandi aspettative perché<br />
il mercato della medicina<br />
rigenerativa sta crescendo<br />
a doppia cifra. Globalmente<br />
nel 2022 ha registrato un<br />
+13%, con un aumento del<br />
rendimento annuo medio<br />
che ha raggiunto quasi il<br />
15%. Non solo il mercato è<br />
in crescita ma assistiamo a<br />
una crescita della crescita.<br />
Gli ambiti di applicazione si<br />
stanno ampliando e dove la<br />
metodologia è già presente<br />
sta compiendo significativi<br />
passi avanti. È chiaro che<br />
“<br />
Un caso<br />
particolarmente<br />
interessante è<br />
l’utilizzo delle<br />
staminali<br />
in episodi<br />
cardiologici acuti<br />
come l’ischemia<br />
cardiaca, quando<br />
la rapidità di<br />
intervento è<br />
cruciale<br />
al momento il mercato<br />
più consolidato è quello<br />
dell’ortopedia ma ci sono<br />
moltissime prospettive<br />
di notevole interesse<br />
anche in altri campi. Un<br />
caso particolarmente<br />
interessante è l’utilizzo<br />
delle cellule staminali in<br />
caso di episodi cardiologici<br />
acuti come l’ischemia<br />
cardiaca. In queste<br />
situazioni la rapidità di<br />
intervento è cruciale e<br />
la possibilità di ridurre<br />
significativamente i tempi<br />
di estrazione potrebbe<br />
essere di grande aiuto.<br />
Quale sarà il primo passo?<br />
Sicuramente gli ambiti più<br />
interessanti in prospettiva<br />
sono quelli ortopedico<br />
e odontoiatrico, per la<br />
rigenerazione dei tessuti<br />
periarticolari, ma abbiamo<br />
in programma di entrare<br />
anche nel mercato della<br />
dermoestetica. Abbiamo<br />
già avviato una partnership<br />
con una grossa azienda<br />
farmaceutica e siamo ora in<br />
attesa del via libera dell’UE<br />
per l’applicazione del<br />
dispositivo a questo campo.<br />
In questo settore l’utilizzo<br />
varia dall’applicazione<br />
come filler, in funzione<br />
estetica, a situazioni più<br />
complesse come il ripristino<br />
dei danni dovuti agli<br />
interventi chirurgici. Nel<br />
caso del tumore al seno,<br />
ad esempio, può avere sia<br />
funzione ricostruttiva (per<br />
la rigenerazione dei tessuti)<br />
sia estetica.<br />
76
#FaravelliPharmaDivision<br />
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
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77
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STERILIZZAZIONE<br />
CON RAGGI GAMMA<br />
Grazie a una tecnologia che permette l’irraggiamento su strati<br />
sottili, Gammatom può sterilizzare un’ampia gamma di applicazioni<br />
riducendo i rischi di sovradosaggio<br />
Gammatom è la PMI d’eccellenza<br />
italiana nel settore dei servizi di<br />
irraggiamento attraverso raggi<br />
gamma, un brand di alto profilo<br />
europeo. Da oltre mezzo secolo la<br />
realtà lombarda fornisce il mercato<br />
nazionale e internazionale con<br />
costante successo. L’apprezzamento<br />
e il valore aggiunto derivano dalle<br />
performances “tailor made” sul<br />
prodotto, frutto di anni di ricerca ed<br />
esperienza.<br />
Gammatom, infatti, applica la<br />
tecnologia dell’irraggiamento su<br />
strati sottili di materiale, riducendo<br />
così la possibilità di sovra dosaggio<br />
con il fine di limitare il rischio<br />
di alterazioni chimico fisiche<br />
dei prodotti. Indubbiamente, la<br />
sterilizzazione è un obiettivo cruciale<br />
soprattutto nel settore dei prodotti<br />
farmaceutici e dei dispositivi medici.<br />
umani. Infatti diverse strutture<br />
ospedaliere nazionali richiedono<br />
che tessuti umani, soprattutto<br />
opercoli cranici, vengano sterilizzati<br />
prima di essere reimpiantati nel<br />
paziente. Considerata l’importante<br />
destinazione di questi prodotti, il<br />
servizio offerto, oltre a garantire<br />
la sterilizzazione richiesta,<br />
rispetta delle tempistiche molto<br />
brevi riservate esclusivamente<br />
alle strutture ospedaliere. Le<br />
operazioni chirurgiche vengono<br />
infatti programmate proprio in<br />
base alle tempistiche di riconsegna<br />
del prodotto irraggiato e quindi<br />
sterilizzato. Per questo motivo, il<br />
livello di attenzione dedicato al<br />
trattamento di questi prodotti è<br />
particolarmente elevato. Gammatom,<br />
a dimostrazione di questo, evidenzia<br />
la costante ricezione di tessuti<br />
umani da tutta Italia, con spedizioni<br />
coordinate direttamente con le<br />
strutture ospedaliere o con la Banca<br />
dell’Osso regionale al fine di avere la<br />
garanzia di un processo sempre sotto<br />
controllo unitamente a un prodotto<br />
in grado di soddisfare i requisiti<br />
richiesti. Si tratta ancora una volta di<br />
garantire l’eccellenza.<br />
UN AMPIO<br />
VENTAGLIO DI<br />
APPLICAZIONI<br />
Le applicazioni sono davvero<br />
numerose e riguardano, come<br />
abbiamo appena visto, prodotti<br />
impensabili ma allo stesso tempo<br />
prodotti di uso quotidiano. Infatti<br />
i principali clienti sono produttori<br />
di dispositivi medici, di protesi<br />
ortopediche, di materie prime,<br />
di eccipienti e prodotti del<br />
farmaceutico, del veterinario e del<br />
cosmetico, di materiali di laboratorio<br />
e confezionamento.<br />
L’irraggiamento dei farmaci e dei<br />
principi attivi farmaceutici, ove<br />
applicabile, è sempre più richiesto.<br />
Va fatto presente che in questo<br />
caso l’attenzione e la precisione<br />
STERILIZZAZIONE<br />
DI TESSUTI UMANI<br />
Gammatom si distingue per<br />
l’attenzione dedicata ai clienti<br />
e alla personalizzazione del suo<br />
servizio di irraggiamento con<br />
raggi gamma. Questo servizio<br />
è particolarmente apprezzato e<br />
richiesto dal settore sanitario tanto<br />
da essere applicato anche su tessuti<br />
Sede Gammatom<br />
78
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
del trattamento sono fondamentali,<br />
tant’è che molti impianti non sono in<br />
grado di trattare in modo adeguato<br />
questi prodotti.<br />
Negli ultimi anni è cresciuta anche la<br />
richiesta di irraggiamento da parte<br />
del settore cosmetico dopo il divieto<br />
di utilizzare alcuni conservanti,<br />
per esempio i parabeni, ma<br />
ugualmente grazie alla forte crescita<br />
di prodotti biologici che utilizzano<br />
ingredienti naturali e, quindi, spesso<br />
microbiologicamente inquinati.<br />
L’irraggiamento può essere applicato<br />
sulla materia prima, sul semilavorato,<br />
sul finito e anche solo sul packaging.<br />
È necessario ricordare che per tutto<br />
il processo il prodotto non viene<br />
mai toccato, infatti viene manipolato<br />
solo l’imballo finale esterno (scatole,<br />
fusti, sacchi) che viene a sua volta<br />
inserito nel sistema automatizzato di<br />
convogliatori Gammatom.<br />
Piace specificare che, in ogni caso,<br />
qualsiasi materiale può essere<br />
utilizzato in totale sicurezza subito<br />
dopo il trattamento dal momento<br />
non vi sono residui e nessun tipo di<br />
attivazione dovuta alle radiazioni.<br />
LA SINERGIA<br />
CON IL CLIENTE<br />
Perché tutto questo processo<br />
avvenga al meglio servono sinergie,<br />
infatti è importante ricevere dal<br />
cliente le giuste informazioni legate<br />
ai materiali, agli ingredienti e<br />
all’inquinamento riscontrato affinché,<br />
grazie al nostro know how, si riesca<br />
a fornire un adeguato servizio di<br />
consulenza che, in aggiunta al<br />
trattamento, risulti tale da abbattere<br />
la carica, senza però alterare il<br />
prodotto o il packaging. Lo stupore<br />
che accompagna chi non conosce<br />
la materia si esaurisce con interesse<br />
quando la nostra divulgazione<br />
mette nelle condizioni l’utilizzatore<br />
finale di comprendere i vantaggi<br />
di un prodotto sicuro e sterilizzato<br />
apprezzandone maggiormente il<br />
brand di riferimento.<br />
Gammatom opera seguendo<br />
le normative di settore ed è in<br />
possesso di diverse certificazioni,<br />
anche internazionali, tra cui quella<br />
rilasciata da AIFA per il trattamento<br />
dei farmaci e dal Ministero della<br />
Salute per il trattamento di farmaci<br />
veterinari. Opera ovunque, anche<br />
dove i requisiti sono tra i più<br />
stringenti. Affidabilità e competenza<br />
hanno reso l’azienda un riferimento<br />
importante.<br />
Un secondo punto di forza in termini<br />
di identità commerciale e produttiva<br />
è dato dal suo essere autonoma e<br />
indipendente. Gammatom, infatti,<br />
è una delle poche società al mondo<br />
nel settore a coordinare in maniera<br />
indipendente manutenzione,<br />
implementazione, modifica e<br />
gestione dell’impianto.<br />
In termini di referenze, da anni<br />
rifornisce in tutto il mondo importanti<br />
gruppi industriali e multinazionali,<br />
aziende farmaceutiche e legate al<br />
mondo della cosmesi.<br />
Se è vero che la sterilità per<br />
alcuni prodotti è un requisito<br />
imprescindibile per la tutela<br />
della salute del paziente finale, è<br />
altrettanto vero che la Pharmacopeia<br />
– così come le linee guida tracciate<br />
dall’EMA su come ottenerla nella<br />
produzione di un medicinale –<br />
sono piuttosto chiare e lasciano<br />
poco spazio a interpretazioni.<br />
In quest’ottica, l’assenza di<br />
microrganismi su un prodotto<br />
non può essere semplicemente<br />
ottenuta da un test, una verifica a<br />
posteriori, ma deve essere il risultato<br />
di un processo sicuro, validato e<br />
ripetibile, ma soprattutto deve<br />
essere possibilmente il frutto di un<br />
processo di sterilizzazione terminale.<br />
In questo contesto la sterilizzazione<br />
con radiazioni ionizzanti è una<br />
delle possibili vie e nella flow chart<br />
dell’EMA è anche una delle prime<br />
opzioni da considerare.<br />
L’ufficio tecnico-commerciale di<br />
Gammatom, unitamente al customercare<br />
è al servizio di ogni cliente per<br />
informazioni o contatti. Gammatom<br />
crea valore aggiunto ad ogni<br />
prodotto tutelando il consumatore<br />
finale.<br />
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79
per<br />
L’UOMO NOBILITA IL LAVORO<br />
Pilot Italia, società specializzata nella stampa di etichette, abbraccia una innovativa visione<br />
aziendale che combina la performance con la qualità della vita dello staff, un sofisticato percorso<br />
ESG e il sostegno a progetti culturali<br />
L’uomo nobilita il lavoro. È con un<br />
diverso ordine delle parole nella frase<br />
“il lavoro nobilita l’uomo” di Charles<br />
Darwin, esploratore di nuovi mondi<br />
possibili, che si condensa il senso<br />
dell’approccio innovativo di Pilot Italia.<br />
Un’azienda leader nel settore della<br />
stampa di etichette, che crede<br />
nell’innovazione e lo fa rompendo<br />
gli schemi, ripensando le stesse cose<br />
intese come metodi e processi, in<br />
modo diverso. E non è scontato per<br />
un’azienda familiare che vede Giancarlo<br />
Vimercati alla guida dal lontano 1968, e<br />
oggi il figlio Andrea cinquantenne.<br />
Un’azienda storica ma innovativa.<br />
Una dicotomia vincente che affianca<br />
consapevolmente un management<br />
team giovane a quello più esperto di chi<br />
è entrato in Pilot davvero molti anni fa.<br />
Pilot Italia ha i piedi orgogliosamente<br />
piantati nella brianza operosa, ma<br />
gli occhi che guardano avanti senza<br />
preconcetti. A broad minded vision<br />
direbbe un inglese che ha la fortuna di<br />
parlare una lingua in grado di esprimere<br />
temi complessi in poche parole.<br />
Andrea Vimercati parla di Pilot Italia<br />
senza parlare di macchine da stampa o<br />
qualità, piuttosto visione e idee.<br />
Che cosa presenterete a CPHI<br />
Barcellona?<br />
Il prodotto di punta progettato dal<br />
R&D team per il mercato del pharma<br />
è l’etichetta con hanger, un nostro<br />
brevetto. Un’innovazione non solo dal<br />
punto di vista tecnico-funzionale, ma<br />
anche e soprattutto un nuovo modo<br />
di approcciare i processi di fornitura e<br />
di consegna. Abbiamo infatti creato<br />
una partnership con Schäefer Etiketten<br />
in Germania che ci garantisce sia la<br />
possibilità di raddoppiare la fornitura sia<br />
di garantire la business continuity.<br />
Questa collaborazione ci ha insegnato<br />
una cosa fantastica: le dimensioni di<br />
un’azienda possono aumentare anche<br />
grazie alle collaborazioni con le altre.<br />
Insieme invece che divisi è meglio.<br />
E questa sembra una riflessione<br />
scontata ma non lo è, dato che ogni<br />
realtà industriale è solitamente molto<br />
gelosa dei propri clienti, progetti e<br />
innovazioni.<br />
Da quanto tempo dura la vostra<br />
collaborazione?<br />
Abbiamo iniziato più di dieci anni<br />
fa. Avevamo conosciuto il manager<br />
e proprietario di allora in uno degli<br />
incontri di networking condividendo da<br />
subito gli stessi valori. Non volevamo<br />
infilarci in una merge acquisition e così<br />
è iniziata una collaborazione su singoli<br />
progetti.<br />
Noi potevamo offrire un’importante<br />
esperienza grazie al bollino etico<br />
farmaceutico e il nuovo brevetto<br />
dell’etichetta con hanger, loro un forte<br />
know-how nel settore del pharma.<br />
Schäefer Etiketten ha la licenza di<br />
stampare questo nostro brevetto<br />
garantendo a noi (e noi a loro) sia la<br />
business continuity che la peak business<br />
continuity.<br />
Una immagine della famiglia PILOT Italia<br />
80
makinglife | <strong>ottobre</strong> <strong>2023</strong><br />
Pilot for People<br />
Il progetto Pilot for People rappresenta il desiderio di condividere<br />
qualcosa con gli altri e per gli altri supportando filantropicamente<br />
progetti culturali. Nel <strong>2023</strong> sono stati finanziati sia il restauro<br />
della Sala delle Asse di Leonardo da Vinci al Castello Sforzesco di<br />
Milano che il restauro della cornice della Pala Trivulzio opera del<br />
Mantegna. Pilot for People si pone l’obiettivo di creare valore per<br />
le comunità sostenendo arte, musica cultura e ambiente.<br />
È per questo che parteciperete ancora<br />
insieme a CPHI?<br />
Dopo l’edizione di Milano del 2021 e di<br />
Francoforte del 2022, quest’anno siamo<br />
a Barcellona in partnership con loro.<br />
Nel 2024 ritorneremo a Milano perché<br />
crediamo che il lavoro del reparto<br />
R&D possa supportare molto bene le<br />
esigenze di un mercato importante<br />
come quello del pharma.<br />
Come è nato il brevetto dell’etichetta<br />
a maniglia?<br />
Abbiamo un reparto di ricerca e<br />
sviluppo che lavora sia sulla ricerca di<br />
nuovi materiali che a livello creativo<br />
sulle funzionalità e l’handling delle<br />
etichette. Crediamo che un’etichetta<br />
non debba solo descrivere il contenuto<br />
di un prodotto, piuttosto semplificare<br />
e velocizzarne la gestione per rendere<br />
più semplice, veloce ed efficace il<br />
lavoro del personale sanitario. La<br />
nostra nuova etichetta con hanger è la<br />
concretizzazione di questo approccio.<br />
Dopo che è stata prototipata sono<br />
arrivate la fase di sperimentazione<br />
e quella di test previste dalla ISO<br />
15137. Il mercato italiano ha risposto<br />
positivamente e così è diventata un<br />
prodotto di punta dell’offerta Pilot<br />
per il pharma, anche grazie alla sua<br />
economicità.<br />
Etichette funzionali a un prezzo<br />
competitivo?<br />
Nel mercato di oggi c’è molta<br />
concorrenza a prezzi competitivi.<br />
A volte è difficile far capire ai clienti<br />
che i livelli e i controlli necessari per<br />
un’azienda certificata come la nostra<br />
hanno costi alti. Il cliente spesso non<br />
ha la disponibilità a riconoscere questo<br />
parametro.<br />
Che cosa è per voi la qualità?<br />
Un concetto importante ma troppo<br />
abusato. Cerchiamo di non usare quella<br />
parola quando raccontiamo l’azienda.<br />
Con tanti anni di storia alle spalle il<br />
mercato ci avrebbe espulso se non<br />
avessimo rispettato certi parametri.<br />
Per questo non la consideriamo un<br />
plus, piuttosto uno standard. La nostra<br />
volontà è di concentrarci su altri valori<br />
e idee che possono dare un reale<br />
vantaggio competitivo e di supporto ai<br />
clienti.<br />
Prodotti a parte, qual è la sua visione<br />
del futuro?<br />
Stiamo dedicando tempo ed energie<br />
per garantire al personale una qualità<br />
di vita in azienda sempre più alta. Il<br />
progetto più importante iniziato da<br />
qualche anno è migliorare la nostra<br />
scorecard di EcoVadis: da bronzo<br />
aspiriamo all’argento. A <strong>ottobre</strong><br />
sapremo qual è il risultato di tutte le<br />
politiche che abbiamo messo in atto in<br />
tutti e tre gli ambiti dove siamo misurati:<br />
Environment, Social e Governance.<br />
A noi piace l’idea di associare progetti<br />
ad ampio respiro, come la certificazione<br />
EcoVadis, ad altri più piccoli, semplici e<br />
concreti.<br />
Per esempio?<br />
Abbiamo realizzato una nuova<br />
mensa con un sistema fotovoltaico di<br />
autoproduzione di energia. In realtà è<br />
stata progettata per diventare un punto<br />
di ritrovo e confronto fra le persone<br />
e non solo un luogo dove mangiare.<br />
Organizziamo due eventi all’anno<br />
che coinvolgono tutti gli oltre 150<br />
dipendenti, che preferisco chiamare<br />
persone, che lavorano con noi. Credo<br />
che il successo di un’azienda dipenda<br />
anche dalla relazione atipica che instaura<br />
con i propri collaboratori, le persone<br />
appunto. Per questo affiancheremo ai<br />
corsi di formazione professionale anche<br />
altri di gestione delle relazioni. Alcuni<br />
di loro hanno iniziato a lavorare su una<br />
macchina da stampa e oggi dirigono<br />
intere squadre. Gestire le relazioni fra<br />
colleghi è più difficile che gestire una<br />
macchina tecnologicamente avanzata<br />
come le nostre, per questo riteniamo<br />
che abbiano bisogno di supporto.<br />
Inoltre, abbiamo scritto un nuovo codice<br />
etico e rivisto anche la parte burocratica<br />
di governance. Cerchiamo di proiettarci<br />
nel futuro seguendo le esigenze<br />
del mercato e anche delle nuove<br />
generazioni.<br />
Sembra tutto così bello…<br />
Certamente non è facile. Quando ci<br />
sono 150 persone che lavorano insieme<br />
non c’è sempre accordo, anzi. Per<br />
questo cerchiamo di non ignorare questi<br />
problemi relazionali. Questa è una delle<br />
nostre priorità. Il ruolo dell’azienda<br />
non è solo quello di fornire un lavoro<br />
e chiedere un impegno. Lavorare è<br />
una forma di fatica, nel nostro caso<br />
sia psicologica che fisica, e quindi<br />
l’atmosfera in azienda deve essere come<br />
minimo piacevole.<br />
Dalle parole di Andrea Vimercati la<br />
frase icona di questa azienda “L’uomo<br />
nobilita il lavoro” sembra già evoluta in<br />
“L’azienda nobilita il lavoro”.<br />
A dimostrazione di come Pilot Italia<br />
viva nel presente ma guardi sempre e<br />
costantemente al futuro...<br />
Pilot Italia SpA<br />
Via Lanzi, 42<br />
20872 Cornate D’adda (MB)<br />
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NUMERO 5 - OTTOBRE <strong>2023</strong><br />
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