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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale? 7

magari sfruttando alcune strutture pertinenti alla precedente organizzazione ecclesiastica.

Dalla seconda metà del XII secolo i monaci approfittando del loro

ruolo, e sempre con l’appoggio dei vertici giudicali, spinsero la loro azione verso

un processo di assestamento delle proprietà fondiarie 13 , dimostrando una perfetta

conoscenza delle qualità produttive delle campagne sarde 14 . Rimane ancora a

livello d’ipotesi il fatto che solo in questa fase le signorie fondiarie monastiche si

siano impegnate nell’apertura di nuovi spazi produttivi, con l’introduzione di tecniche

agricole a più alta resa. Ma per cogliere pienamente il senso di questa

direzione appare necessario l’apporto delle fonti materiali, con ricerche che sappiano

ben coordinare i processi di monumentalizzazione degli impianti, superando come

nel caso di Saccargia, indicazioni su fasi edilizie ancora ancorate a cronologie storico-artistiche,

alle modalità di gestione delle campagne connettendo,oltre i dati

topografici, le diverse indicazioni paleo-ambientali sul livello di vita delle comunità

13

Diverso il destino delle due sedi monastiche di S. Maria di Tergu e S. Pietro di Nurki. In origine le

due sedi sembrano instradate su un percorso insediativo e sociale simile: uguale distanza dal mare (la

prima nell’Anglona, la seconda nella Nurra), medesima posizione al centro di un vasto territorio potenzialmente

molto valore produttivo. Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del XII secolo per le

due strutture si concretizzò il decisivo cambio di passo: da un lato emerge la finalità di incentivare i possedimenti

fondiari dell’impianto di Tergu grazie all’azione portata avanti dal giudice Gonnario ma, allo

stesso tempo, lo stesso giudice per ricompensare l’aiuto militare ricevuto da Pisa, sottrae a Nurki la possibilità

di una possibile espansione verso la porzione settentrionale della Nurra chiudendo l’accesso

diretto al mare. Per Nurki si veda G. AZZENA - A. SODDU, Il monastero di San Pietro di Nurki. Scelte insediative

e preesistenze, in De re monastica I cit., pp. 99-137; su Tergu all’interno dello stesso volume D.

DETTORI, Abbazia di Santa Maria di Tergu: le fasi premonastiche, pp. 9-50 e G. LISCIA, Santa Maria di

Tergu: Un’abbazia cassinese in Sardegna, pp. 51-98. Il confronto tra le due sedi si trova in F.G.R. CAMPUS,

Poteri signorili e insediamento rurale nella Nurra tra XI e XIII secolo, in Stintino tra terra e mare. Atti del

convegno (Stintino, 4 settembre 2010), Sassari 2010, pp. 75-104, in particolare pp. 78-83.

14

Come esempi si possono ricordare gli scontri tra i Vallombrosani di Salvennor, spalleggiati dalla

famiglia dei de Thori, e gli abitanti della villa di Ploaghe (CSMS cit. nota 45, scheda 111, datazione tra

1120 e 1140, regno di Costatino I e Gonnario); la lite sulla definizione dei territori tra l’abate di Salvennor

e il vescovo di Ploaghe (CSMS, scheda 266 e 270, datazione regno di Gonnario 1127-1153); la disputa sul

salto di Plano ancora tra il vescovo di Ploaghe e il monastero spalleggiato dalla famiglia De Thori

intervenuti per tutelare gli interessi del monastero (CSMS, scheda 206 e 243; datazione regno di Gonnario

1127-1153); le divergenze tra gli abitanti del villaggio di Puthu Passaris (Cheremule – Sassari) che si oppongono

alla parcellizzazione del saltus di Uras in quanto terra comune del villaggio (populare) impropriamente

ceduto al monastero camaldolese di Trullas dalla famiglia Athen (CSNT, doc. 269). Gli abitanti

dello stesso villaggio si oppongono alla sottrazione del saltu de Puthuruviu da parte del monastero di S.

Pietro di Silki (CSPS, scheda 310; datazione regno di Barisone II 1154-1191), in questo caso la struttura

religiosa dimostrò in sede di giudizio che in precedenza il terreno era stato acquistato dagli abitanti del

villaggio di Tigesi (Thiesi - Sassari). Dello stesso tono è la lite tra il monastero di S. Pietro di Silki e gli abitanti

dei villaggi di Sauren e Ibili (presso Cheremule, Sassari) che si opposero, ricorrendo al tribunale

amministrativo giudicale (corona), alla sottrazione del saltu de s’Aginariu appunto poiché era considerato

territorio d’uso collettivo da parte delle comunità dei due villaggi (populare), il ricorso venne rigettato in

ragione del fatto che il monastero dimostrò con documenti la sua precedente proprietà (CSPS, scheda

305, datazione tra il regno di Gonnario e Barisone II 1147-1153).

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