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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale? 5

zioni di vita danneggiate dalla perdita degli spazi agricoli, ma anche dal fatto che

erano escluse dalle innovazioni tecnologiche introdotte dai monaci 9 . La conseguenza

di questa disomogeneità economica e sociale fu che le comunità rurali abbandonarono

i villaggi originari spostandosi verso i nuovi centri urbani. Sul piano

politico lo spostamento non controllato delle persone, ma anche la sempre maggiore

ingerenza delle potenze cittadine continentali, mediante il braccio operativo

delle casate signorili (Visconti, Spinola, Malaspina, Doria, Della Gherardesca),

determinò la fine politica di tre regni giudicali su quattro entro la seconda metà

del Duecento.

I monaci e le strutture produttive della Sardegna rurale

Su questa serie d’interpretazioni è opportuno fare alcune considerazioni generali.

La prima è che le minacce di infeudazione esercitate dalla Sede Apostolica

nell’XI secolo sono storicamente infondate 10 . Altro punto che va superato è la

considerazione del tutto negativa sul livello produttivo delle campagne dell’Isola

al principio dell’XI secolo. Una lettura che sottovaluta come i veri responsabili

delle modalità di formazione e di mantenimento dei paesaggi produttivi non può

essere ricercata negli atti emessi dai vertici delle società giudicali, ma bensì nel

prodotto delle continue attività portate avanti dalle popolazioni rurali all’interno

degli spazi agrari. Le loro tracce non si trovano nei documenti, ma nella stessa

forma dei paesaggi che contribuirono a costruire. In questo senso è necessario valutare

che le collettività rurali della Sardegna, sollevate dal sistema produttivo romano

e bizantino, adottarono come soluzione pratica il restringimento delle aree

coltivabili così da sfruttare quelle più produttive. Questo sistema di organizzazione

determinò un lento ma progressivo spostamento delle persone verso le valli o negli

spazi di media collina ma non sulla cima delle montagne. La certa esistenza di

questo processo, testimoniato esclusivamente dalle fonti archeologiche e topografiche,

permette di attenuare il giudizio sull’inerzia delle popolazioni rurali ma in

aggiunta consente di intravedere nell’operato dei giudici, soprattutto nel campo

delle donazioni, un certo grado di qualità progettuale. Esaminando la distribuzione

topografica delle sedi principali degli ordini religiosi, insieme alla rete dei nuclei

rurali che passarono sotto il loro controllo e ponendo il tutto in confronto con la

maglia insediativa coeva (villaggi, fattorie, sedi di diocesi) e con quella pertinente

al periodo precedente dove sono palesi i segni di una continuità d’uso (centri

urbani, ville costiere, fattorie, viabilità), è possibile annotare come il carattere più

9

Ivi, p. 161 e seguenti.

10

TURTAS, Storia della chiesa in Sardegna cit., pp. 192-202 e pp. 214-216.

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