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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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22 Franco G. R. Campus

Trinidade» 61 . Secondo questa fonte, il periodo di visita, connesso all’ottenimento

del perdono, iniziava ad ottobre, nel mese di S. Gavino, e si protraeva sino all’ottava

di Natale; da qui si saltava alla Quaresima (primo sabato) sino all’ottava della festa

della Trinità. A questi giorni si sommavano tutte le feste in onore della Vergine,

quelle per gli Apostoli, per S. Benedetto e per S. Romualdo. L’insieme porta a

favore del monastero di una quota di 174 giorni, che rappresenta il 48% rispetto

ad un normale anno solare. Anche se non comprovato da nessun documento medievale

(con i limiti che la definizione dei giorni sia più pertinente al periodo di

edizione della fonte, quando la struttura divenne una delle mete legate al culto

mariano) è comunque facilmente intuibile come ai diversi ruoli rappresentati dalla

chiesa e monastero sulla popolazione locale (la cura animarum), si potevano sommare

quelli sulle persone che frequentavano saltuariamente la chiesa e il monastero:

i pellegrini in transito verso Turris 62 . Appare facile immaginare come i proventi

provenissero dal servizio offerto: ospitalità, alloggio, cucine, spazio di mercato,

senza trascurare l’aspetto spirituale. Il tutto spingeva ad una riconoscenza quasi

obbligata verso la chiesa e di conseguenza verso i monaci, che verosimilmente,

prendendo come esempio i condaghes, poteva essere effettuata anche con formule

non monetarie e mediante l’offerta di prodotti naturali come carne salata, formaggi,

dolci, vino, grano, tessuti locali. Elementi che non rappresentano negativamente

gli emblemi di un’economia chiusa, volta all’autoconsumo, ma semplicemente

l’oggettiva attestazione di un regime base degli scambi. Molto probabilmente i

prodotti a più lunga conservazione potevano essere monetizzati in un secondo

tempo direttamente anche dai monaci grazie al movimento continuo dei mercanti

ambulanti che si spostavano tra i diversi centri e che si occupavano di trasportare

i beni verso gli approdi. È quindi necessario immaginare come questi due insiemi

(pellegrini e mercanti) trovassero a Saccargia poteri e possibilità e come l’anello di

collegamento tra questi due mondi fosse rappresentato proprio dall’ente monastico.

In chiusura, a possibile supporto di questa ipotesi, appare emblematica la vicinanza

temporale tra le varie ricorrenze legate al ritrovamento delle reliquie a Porto

Torres 63 , e la festa della Trinità a Saccargia che ricorre la domenica immediatamente

61

TOLA, Codex, cit. sec. XII, doc. XXI, p. 193.

62

Una prova materiale del passaggio dei pellegrini è rappresentata dalla presenza della sagoma del

plantare che si trova incisa lungo i muri dell’edificio. Per un panorama generale si rimanda a I. GRECU,

Le “orme” dei pellegrini nelle chiese della Sardegna medievale in Culti, santuari, pellegrinaggi cit., pp. 149-

189, per Saccargia in particolare pp. 161-162.

63

In pratica tutto il processo alla base del condaghe di S. Gavino, e dove il tutto culmina nell’attuale

Festha Manna che si celebra a Porto Torres nel giorno di Pentecoste. Tra le varie problematiche legate al

culto di S. Gavino vi è quello relativo alle diverse date di venerazione: le indicazioni per il 30 maggio e il

25 ottobre sono riportate nel Martirologio Geronimiano. La prima, secondo Victor Saxer, sembra mostrare

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