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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale? 21

pertinente al passaggio di proprietà (16 dicembre 1112) ai monaci era riconosciuto

il diritto di decima e di primizia e la piena facoltà di amministrare i sacramenti,

nonché quello di esercitare la cura animarum 58 . Quello che appare più interessante

è il diritto al libero recepimento delle offerte e dei testamenti, assicurando ai donatori

la possibilità di sepoltura nella stessa chiesa 59 . Giuseppe Vedovato ha evidenziato

come questo insieme di privilegi, comprendendo anche quelli che riconoscevano

all’abate piena autonomia nei confronti del vescovo locale, rappresenta

la definitiva affermazione di un ‘modello sardo’ che di fatto supera quello di

stampo cluniacense e anticipa di qualche decennio quello che sarà adottato dai Cistercensi.

Una tendenza, prosegue lo studioso, che se per un verso afferma in

modo definitivo la congregazione di Camaldoli in Italia, soprattutto nei confronti

della Sede Apostolica, «pose le premesse della crisi successiva, avviando la tendenza

all’esenzione proprio in una fase in cui essa stava perdendo la funzione di garanzia

di libertà riformatrice per assumere sempre più quella di precipua tutela di ricchezze

e privilegi acquisiti» 60 . Nella mancanza di dati più puntuali che permettano di focalizzare

al meglio il livello di vita dei monaci in confronto con le popolazioni che

passarono sotto il loro controllo, nonché sulle strategie messe in atto nel controllo

e organizzazione delle attività produttive agricole, e quindi, anche nelle forme di

esazione delle rendite (i nodi che rappresentano il cuore del problema sul successo

politico ed economico del monachesimo occidentale in Sardegna), la posizione

del complesso di Saccargia lungo una strada di lunga percorrenza si offre come un

elemento significativo, anche se nella documentazione non vi è traccia di eventuali

pedaggi riscossi dai Camaldolesi. Sono quindi altri i criteri che possono permettere

di spiegare le modalità di gestione e successo. Tra le varie possibilità vi erano certamente

le potenzialità rappresentate dai flussi dei pellegrini verso Turris. A Saccargia

non vi era nessuna sepoltura martiriale, ma il valore aggiunto non era offerto

dai racconti miracolistici, del resto riportati secoli dopo prima dal Libellus e poi

dall’omonimo condaghe. Tuttavia, in questo ultimo testo è rimasta una traccia di

quello che probabilmente si verificava anche durante il periodo medievale. Nel

racconto è riportato come alla chiesa è riconosciuto il valore di «ponner grande

perdonu a totu cuddas personas qui cum devossione bene contritos et confessados

desso peccados issoro deviant venner a visitare sa predicta ecclesia de sa santissima

58

Raimondo Turtas interpreta in questo senso la frase «Christianismuum in ecclesiis suis agere»

(TURTAS, Storia della chiesa in Sardegna cit., p. 217).

59

SCHIRRU, Le pergamene camaldolesi cit., doc. V, p. 71. Privilegi del tutto simili furono accordati

anche alla chiesa di S. Pietro di Scano (EAD, doc. III).

60

G. VEDOVATO, Camaldoli e la sua congregazione dalle origini al 1184, Italia Benedettina XIII,

Cesena 1994, pp. 70-72.

61

TOLA, Codex, cit. sec. XII, doc. XXI, p. 193.

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