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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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2 Franco G. R. Campus

Donazione e costruzione

Il passaggio ai Camaldolesi del complesso di Saccargia si rese concreto nel

1112 1 . Nella prima fase si trattava di un impianto modesto 2 , ubicato al centro di

una vallata di limitata estensione e solcata da un torrente di scarsa importanza.

Una valle chiusa a nord dalla colata lavica Su Coloru che precede l’articolazione

della catena montuosa che ha nei monti di Osilo le cime più alte. Al contrario a

nord-ovest la valle, anche se presenta una forma irregolare, è ben collegata a nordovest

con la depressione di Campo Mela da dove era possibile raggiungere con

uno o due giorni di cammino il porto di Turris; dalla parte opposta,dopo aver

scollinato a poche decine di metri dalla chiesa di S. Michele di Salvennor (monastero

vallombrosano dal terzo decennio del XIII secolo),con un tragitto più lungo, ma

dopo aver toccato Ardara (sede di residenza del giudice),era possibile raggiungere

il porto di Olbia. A sud, dopo la stretta valle che si trova alle pendici del centro di

Codrongianos si raggiunge il Campo Lazzari e da qui si incontrava il percorso dell’antica

strada romana per Cagliari. La posizione della chiesa, allora come oggi, si

offre come un luogo molto favorevole sia per gli spostamenti a lunga percorrenza

1

V. SCHIRRU, Le pergamene camaldolesi relative alla Sardegna nell’archivio di stato di Firenze, «Archivio

storico Sardo», XL (1999), pp. 9-223, doc. III-IV-V). Per Raimondo Turtas è ipotizzabile che il monastero

e chiesa esistessero già da almeno un quinquennio e quindi gli atti del 1112 non siano altro che una

ratifica dello stato di fatto (R. TURTAS, Storia della chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, Roma 1999,

pp. 217-218, nota 16). Ipotesi accolta anche da Domingo Dettori (S. ROVINA - D. DETTORI, L’abbazia

della SS. Trinità di Saccargia, in Committenza, scelte insediative ed organizzazione patrimoniale nel Medioevo,

atti del convegno di studio (Tergu, 15-17 settembre 2006), in De re monastica I, Spoleto 2007, pp. 139-

165, in part. pp. 144-148). Per i vari problemi pertinenti al Condaghe di Saccargia, che riporta la data del

1116 (P. TOLA, Codex diplomaticus Sardiniae, I-II, Torino 1861-1868, sec. XII, doc. XXI) si rimanda integralmente

al saggio di Alessandro Soddu presente in questo volume. Sulla natura dei rapporti tra i Camaldolesi

e i giudici di Torres si vedano in questo volume i saggi di Mauro Giacomo Sanna e Raimondo

Turtas.

2

Fernanda Poli ha identificato i limiti della chiesa originaria, datata tra il IX-X secolo, costituita da

un’aula mononavata orientata attualmente percepibile nel braccio sinistro del transetto (F. POLI, L’abbazia

della SS. Trinità di Saccargia, Sassari 2008, pp. 11-13). La presenza di questo impianto è da correlare con

quadro di frequentazione più vasto come ad esempio una sepoltura in tafone da localizzare a SE dal monastero

e datata alla fine del VI-VII secolo (D. ROVINA, Codrongianus (Sassari). Loc. Saccargia. Sepoltura

alto medievale, in Materiali per una topografia urbana. Status quaestionis e nuove acquisizioni, atti del V

convegno sull’archeologia tardoromana e medievale in Sardegna, (Cagliari-Cuglieri, 24-26 giugno 1988)

in Mediterraneo Tardoantico e Medievale. Scavi e Ricerche 10, Oristano 1995, pp. 29-32). I diversi interventi

di scavo svolti a Saccargia tra il 1992 e il 2001 hanno permesso di chiarire come la maggior parte

delle strutture del monastero, almeno quelle meridionali, siano pertinenti ad un periodo compreso il

XIII e il XIV secolo (ROVINA - DETTORI, L’abbazia della SS. Trinità di Saccargia cit., pp. 153-165).

Datazioni che sembrano essere divergenti con quelle proposte per l’apparato decorativo, assegnato alla

stessa zona, cronologicamente inquadrato alla seconda metà del XII secolo (S. MELE, I capitelli binati

dell’abbazia della Santissima Trinità di Saccargia, «Annali della Facoltà di lettere e Filosofia dell’Università

di Cagliari», N.S. XXIII, vol. LX (2005), pp. 77-106). Su queste strutture si sono sovrapposte alcune costruzioni

postmedievali (si veda il contributo di Graziano Caputa in questo volume).

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