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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale? 19

Conclusioni

Nella documentazione disponibile non appare nessun provvedimento a controllo

e gestione di una strada da parte dell’autorità giudicale, anche se alcune

porzioni sono ricordate nella documentazione come confini delle divisioni poderali.

Il controllo diretto su alcune strade divenne palese solo alla fine del XIII secolo

con lo sviluppo dei poteri comunali, come nel caso di Sassari che estese la sua legislazione

non solo sui territori delle ex curatorìe di Flumenargia e Romangia, ma

soprattutto sui percorsi verso il porto di Turris. In questo senso lo scopo perseguito

dell’autorità comunale era quello di gestire al meglio i traffici commerciali verso il

porto 54 . Proprio questo elemento offre una labile traccia sul fatto che anche nel

periodo giudicale le strade fossero monitorate, soprattutto quelle a lunga percorrenza

verso gli approdi. Un’attenzione che sicuramente godeva tutto il ‘sistema

stradale’ da Ardara verso Turris: il maggior porto del territorio, la sede del vescovo

più importante, il luogo di conservazione dei santi eponimi, la meta finale del pellegrinaggio.

L’area di Saccargia, anche prima dell’arrivo dei monaci, rappresentava

sin dall’alto medioevo una tappa fondamentale all’interno di questo organismo

stradale. Qui le persone trovavano un luogo di incontro ideale, agevolandosi di un

piccolo edificio di culto, ma anche di fontane, spazi per ferrare i cavalli, cucine,

ambienti per il riposo e verosimilmente uno spazio anche per l’esercizio di un piccolo

mercato. Un palinsesto che venne progressivamente rafforzato attraverso una

vasta strategia d’insieme: la creazione delle sedi episcopali minori (Ploaghe, Bisarcio,

Sorres e successivamente Castra), e acconsentendo allo stanziamento in questo

punto dei Camaldolesi. L’azione dei giudici di Torres si mostra non solo nel caso

specifico di Saccargia, ma soprattutto nel confronto con tutti gli ordini monastici

già presenti nel giudicato e in quelli che si stanzieranno nei decenni successivi: infatti,

anche dopo i primi pionieristici stanziamenti dei Cassinesi sulla cima del

Monte Santo e presso la chiesa di S. Maria Bubalis 55 , nel regno di Torres ai monaci

54

Il Codice degli Statuti del libero Comune di Sassari, a cura di G. Madau Diaz, Sassari 1969, libro I,

art. LXXXII.

«Dessa via qui deven facher sos carratores. Sos carratores et qui carruju chendeppian andare, quando

vaen ad portu de Turres, et torrare per issa via derecta, ciò est per issa Via Maiore de Pischinas, de Innoviu

et Octavu et Vadu de Ponte et Petras de Meiatorgiu; et andande ad Gennanu, per issa via de Kerqui et per

via de portu (…)». “Quando vanno al porto di Torres, i carrettieri e tutti coloro che conducono un carro

devono andare e tornare per la “via dritta”, cioè per la Via Maiore di Pischinas, di Innoviu e Ottava e

Vadu de Ponte e Petras de Meiatorgiu; e andando a Gennanu, per la via di Kerqui e per la via del

porto”. L’articolo, anche se non esplicita chiaramente il concetto, ha come obiettivo quello di potenziare

questo tragitto a discapito di quello localizzato più ad ovest. Sulle diverse articolazioni del tessuto viario

verso Turris a partire dal periodo romano si veda AZZENA - SODDU, Il monastero di San Pietro di Nurki

cit., pp. 116-137.

55

Sui cassinesi si veda SABA, Montecassino e la Sardegna medievale cit.

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