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Saccargia: una tappa del pellegrinaggio medievale?,

Il lavoro si occupa delle orgini e delle funzionalità della basilica di Saccargia

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Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale? 17

che si mossero da Ardara con l’obiettivo di avere una discendenza stabile 49 . Anche

in questo caso la meta della processione è Turris, anzi a «Sa Ecclesia» che custodisce

le spoglie dei martiri. Il dato che interessa maggiormente è quello relativo al viaggio

di andata, da Ardara sino a Porto Torres, e quello di ritorno con l’apparizione

della Vergine che svela alla coppia la possibilità della grazia solo dopo aver edificato

in quel luogo,nell’Ischia di Saccargia, una chiesa e un monastero in onore della

Santissima Trinità. Anche in questo racconto, come nella narrazione di Comita, vi

era la costruzione di una struttura alla fine del viaggio, ma nel caso di S. Gavino,

se ci si estrania dal racconto, non si può non pensare che il luogo di venerazione e

di conservazione delle spoglie dei martiri era fisicamente noto da almeno cinquecento

anni e particolarmente visibile ancora nell’XI secolo come le fonti archeologiche

hanno ampiamente dimostrato. Nel caso di Saccargia, oltre alla costruzione

di una chiesa e di un monastero, il racconto ha il suo nucleo centrale nel fatto che

il nuovo impianto venne collocato non solo nel luogo della visione, ma al centro di

“sistema stradale” già esistente e che metteva in collegamento diretto Ardara con

Turris. Anche in questo caso, sfoltendo gli elementi leggendari, è abbastanza facile

comprendere come a Saccargia, da almeno un secolo, si trovava una chiesa di modeste

dimensioni, diverse fontane per l’acqua e alcuni spazi per far riposare persone

e cavalli. Restando sul livello delle cronache è abbastanza chiaro come gli autori

fossero spinti dalla necessità di offrire al lettore una contestualizzazione topografica

dei fatti miracolistici e tra questi, oltre ai luoghi di culto, vi era anche il viaggio (le

strade) per dare il giusto ritmo al tutto il racconto. La definizione di questi spazi,

associato all’attività dei personaggi, con la citazione dei nomi propri aveva come

scopola costruzione di un contatto diretto con il lettore. Un rapporto rafforzato

dalla descrizione dei luoghi di sepoltura dei personaggi 50 . Un’attenzione spesa non

tanto per sollecitare una venerazione di queste spoglie, quanto per offrire un ennesimo

aggancio alla narrazione: la tomba rappresentava la prova materiale del-

49

Secondo Mauro Giacomo Sanna, Marcusa de Gunale fu, in effetti, la prima moglie di Costantino,

seguita da una seconda, Maria de Arrubu, preceduta o seguita da Maria De Thori che sarebbe la vera

madre di Gonnario, futuro giudice di Torres (M.G. SANNA, Osservazioni cronotattiche e storiche su alcuni

documenti relativi all’espansione cassinese nella diocesi di Ampurias fino alla metà del XII secolo, in Castelsardo.

Novecento Anni di storia, a cura di A. Mattone - A. Soddu, Roma 2007, pp. 215-234, in part. pp.

228-231).

50

I luoghi di sepoltura occupano uno spazio particolare nel Libellus: Andrea Tanca presso l’altare

maggiore della chiesa di S. Maria ad Ardara; nessuna indicazione per Mariano; Costantino altare maggiore

della chiesa della Trinità di Saccargia (Marcusa moglie di Costantino, presso la chiesa di S. Giovanni a

Messina); Gonnario a Clairvaux; Barisone II a Messina nella stessa chiesa della madre; Costantino II

nessuna indicazione (scomunicato); Comita nessuna indicazione; Mariano II nessuna indicazione; Barisone

III presso la chiesa di S. Pantaleo a Sorso; Ubaldo, presso la chiesa di S. Pietro di Silki; Adelasia nella

chiesa di S. Maria di Ardara, davanti all’altare maggiore.

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