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WineCouture 7-8/2023

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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NUMERO 7/8<br />

Anno 4 | Settembre <strong>2023</strong><br />

Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />

QUALCOSA È CAMBIATO<br />

DAI CONSUMI DI BOLLICINE AL NOSTRO NUOVO RACCONTO DELL’UNIVERSO SPIRITS


2<br />

Marisa, qui e ora, adesso<br />

Questo numero di <strong>WineCouture</strong> è dedicato alle bollicine, richiamo a spensieratezza,<br />

letizia, condivisione. Ne avremmo voluto parlare fin da queste righe,<br />

insieme alle novità del <strong>2023</strong> del nostro progetto editoriale. Ma nei giorni<br />

precedenti l’uscita, un fatto ha spazzato il sorriso dal volto di tanti tra noi che<br />

sfogliano queste pagine: l’annuncio che Marisa Leo, donna del vino siciliana, è<br />

stata strappata alla vita, proprio nelle settimane in cui il vignaiolo celebra il vivere<br />

attraverso quel gioioso compimento di un cammino che è la feconda fatica<br />

della vendemmia. Non occorre soffermarsi su analisi sociologiche degli eventi:<br />

lo hanno fatto i più titolati quotidiani. Noi, nel nostro piccolo, desideriamo interrogarci<br />

rispetto al nostro stare innanzi a qualcosa di terribile, inammissibile,<br />

intollerabile. Come rientrare in ufficio dietro a un computer, in cantina per un<br />

travaso, in vigna a cogliere quel grappolo che è vita, dopo il dolore e lo smarrimento<br />

sperimentato, anche da chi personalmente Marisa non l’aveva incontrata,<br />

ma l’ha sentita (e la sente) sorella, amica, collega? La risposta è nell’incipit<br />

del saluto di chi, in Colomba Bianca, aveva Marisa al proprio fianco: “Eri e<br />

sarai luce”. Ogni circostanza della vita, anche il dolore che annichilisce, ha infatti<br />

come orizzonte l’eterno. A noi è domandato di scoprirlo, per come siamo<br />

fatti con la nostra umanità. E Marisa, ora che non è più ma ancora più di prima,<br />

ci fa dono di quella grazia che, come ha spiegato Alessandro D’Avenia di<br />

recente sul Corriere, è “dono elargito senza averlo chiesto o meritato, ma che<br />

inaugura in noi un modo di essere più vero, compiuto, luminoso”. Come ha<br />

testimoniato con la sua vita e testimonia ancora – qui e ora, adesso – Marisa.<br />

06 Dossier. Benvenuti nel Borgo Mionetto,<br />

rivoluzione nell’accoglienza<br />

11 Dossier. La Riserva Vittorio Moretti 2016 e<br />

il domani di Bellavista<br />

18 Dossier. Gruppo Zonin1821 e il DNA<br />

di un orizzonte sostenibile<br />

SOMMARIO<br />

24 Interni d’Autore. Il nuovo corso di Sarzi<br />

Amadè, storica distribuzione Horeca vino<br />

WINECOUTURE - winecouture.it<br />

Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />

Direttore editoriale Luca Figini<br />

Coordinamento Matteo Borré (matteoborre@nelsonsrl.com)<br />

Marketing & Operations Roberta Rancati<br />

Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello,<br />

Irene Forni<br />

Art direction Inventium s.r.l.<br />

Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />

Sociale Onlus (Novara)<br />

26 Champagne. Torna l’appuntamento a<br />

Modena con Champagne Experience<br />

Editore Nelson Srl<br />

Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />

Telefono 02.84076127<br />

info@nelsonsrl.com<br />

www.nelsonsrl.com<br />

Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />

del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />

Iscrizione ROC n° 33940 del 5 Febbraio 2020<br />

Periodico bimestrale<br />

Anno 4 - Numero 7/8- Settembre <strong>2023</strong><br />

Abbonamento Italia per 6 numeri annui 30,00 €<br />

30 Spirits. Il nuovo racconto di <strong>WineCouture</strong><br />

di Distillati, Liquori e Amari<br />

L’editore garantisce la massima riservatezza<br />

dei dati personali in suo possesso.<br />

Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />

abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />

commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />

n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />

o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />

Nelson Srl<br />

Responsabile dati Riccardo Colletti<br />

Viale Murillo, 3<br />

20149 Milano<br />

Photo copertina: sopra - paola-capelletto-unsplash - sotto: Rhum J.M


4<br />

Gli spumanti, con il loro fascino effervescente e la loro allure celebrativa,<br />

occupano un posto speciale nel cuore degli appassionati di vino di tutto<br />

il mondo. Dalle bellissime colline e pendii italiani ai rinomati vigneti<br />

dell’iconica Champagne e oltre, questi elisir si sono inseriti nel tessuto<br />

sociale di tante culture e al centro dei momenti di celebrazione. Ma se<br />

parliamo di come si muove e cambia il mercato degli sparkling, sia a livello estero sia nazionale,<br />

quali sono le novità? E chi cresce o decresce sullo scenario globale? Partendo dagli<br />

spumanti tricolore e osservando le dinamiche export, nel <strong>2023</strong> si è finora assistito a una<br />

netta inversione di marcia. Nel corso degli ultimi anni sembrava proprio che le bollicine<br />

italiane stessero vivendo un’impetuosa ascesa globale. Tuttavia, nel primo semestre <strong>2023</strong>,<br />

gli spumanti hanno dovuto rallentare il loro incedere per adeguarsi alle oscillazioni del<br />

mercato, in particolare all’estero. La grande potenza Prosecco ha subito un brusco arresto<br />

e l’intero settore ha registrato la sua prima inversione di tendenza dopo 10 anni di crescita<br />

ininterrotta. Analizzando l’andamento delle esportazioni a partire dal 2013 e considerando<br />

i dati del primo quadrimestre di quest’anno, è evidente che nemmeno la pandemia è riuscita<br />

a frenare la crescita, con un picco raggiunto nel 2022, quando le bollicine italiane hanno<br />

toccato quasi i 144 milioni di litri. Tuttavia, il primo trimestre dell’anno in corso si apre con<br />

un calo, con le esportazioni che scendono al di sotto dei 140 milioni di litri. Nel periodo<br />

da gennaio ad aprile, si è registrata una tendenza negativa nei volumi delle bollicine, con<br />

cali significativi nel Regno Unito (-20%), uno dei principali mercati di sbocco per questa<br />

tipologia di prodotto. Seguono gli Stati Uniti, con un -6,8%, e la Germania, con -2,4%. In<br />

particolare, il Prosecco è il prodotto che subisce le maggiori perdite in termini di volumi,<br />

con una contrazione diffusa a livello globale. Nonostante questo severo cambio di rotta, a<br />

contrastare la negativa tendenza si evidenziano due eccezioni: la Francia, che registra un<br />

aumento del +12,7%, e la Russia, che segna un notevole +47,9%. Considerando l’intero<br />

quadrimestre, le vendite globali di Prosecco subiscono una flessione del -5,9%, riportando<br />

il volume complessivo a circa 100 milioni di litri. Questo rappresenta una diminuzione del<br />

3% rispetto all’intero settore delle bollicine. Va menzionato, però, che l’Asti si distingue<br />

positivamente, segnando un notevole +18,7%. Inoltre, si osserva una buona performance<br />

degli spumanti varietali, con un incremento del +11,5%. Dopo questo attento sguardo<br />

all’export è necessario fare i conti a casa propria, dove la situazione non accenna purtroppo<br />

a distaccarsi da quella fuori dai confini del Belpaese, soprattutto proiettando lo sguardo sul<br />

canale Gdo. Infatti, secondo le analisi condotte dall’Osservatorio Uiv – Ismea basata sui<br />

dati Nielsen IQ, la categoria bollicine è passata nella Distribuzione Moderna da una solida<br />

crescita del 4% nel primo trimestre a una flessione dello 0,8% alla fine del primo semestre<br />

<strong>2023</strong>, con un sostegno dalla crescita degli Charmat a basso costo. Questa tendenza al ribasso<br />

coinvolge praticamente tutte le varietà di spumanti, ad eccezione dell’Asti Spumante,<br />

che ancora una volta registra un aumento del 5,9%, e degli Charmat a basso costo, che<br />

hanno segnato un incremento dell’8,6%, fissando un prezzo di 4,6 euro al litro. Per questa<br />

repentina caduta libera delle vendite di Prosecco c’è effettivamente molta preoccupazione:<br />

dopotutto, si tratta pur sempre del vino spumante più diffuso al mondo. Nel corso del primo<br />

semestre, infatti, ha subito una forte contrazione in termini di volumi, principalmente<br />

a causa dell’impennata dei prezzi imposta dalla Denominazione, in linea con l’aumento<br />

dei costi delle materie prime. Anche le altre Doc e Docg delle bollicine italiane non se la<br />

passano meglio al supermercato: si va dal relativamente moderato -4,3% del Franciacorta<br />

al significativo -21% del Trento Doc. Anche l’iconico Champagne presenta un calo del<br />

14,3%, dimostrando una tendenza generale al ribasso del settore nel canale Gdo. Un calo<br />

che inquieta, dopo la ripresa post-pandemia che ha consentito alla bollicina francese più<br />

famosa di superare nel 2022 la storica soglia dei 6 miliardi di euro di fatturato. Dopo 12<br />

mesi, gli scorsi, con il piede costantemente sull’acceleratore, nel primo semestre del <strong>2023</strong><br />

le spedizioni di Champagne (Francia inclusa) sono state pari a 125,8 milioni di bottiglie, in<br />

decrescita del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le esportazioni, con 77,7 milioni<br />

di bottiglie, sono in diminuzione del 3,7%: una performance, quella tra gennaio e giugno,<br />

che va però interpretata anche alla luce di un 2022 straordinario, quando nello stesso periodo<br />

le vendite erano aumentate di quasi il 14%. Ora, però, occorre attendere il risultato<br />

finale, perché con le bollicine le somme dei conti si tirano sempre dopo Capodanno.<br />

DI IRENE FORNI<br />

DOSSIER<br />

Qualcosa<br />

è cambiato<br />

Lo stato dell’arte del mercato delle bollicine<br />

dopo un primo semestre <strong>2023</strong> incerto<br />

Photo: Kelly-pexels


serenawines1881<br />

ci trovi su Vino.com


6<br />

DOSSIER<br />

Benvenuti<br />

nel Borgo Mionetto<br />

Tra Visitors Center e un sito produttivo modernizzato, alla scoperta<br />

della rivoluzione nell’accoglienza della storica realtà di Valdobbiadene<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

D<br />

opo un 2022 da incorniciare, un altro anno a confermare<br />

lo status di protagonista inossidabile delle colline Patrimonio<br />

Unesco dal 2019 di Conegliano Valdobbiadene.<br />

Ed è proprio al cuore della Docg del Prosecco Superiore<br />

che la storia di Mionetto oggi si rinnova, scrivendo un altro<br />

capitolo della sua gloriosa epopea. Uno dei simboli più<br />

riconosciuti di Valdobbiadene e delle sue pregiate bollicine<br />

apre le porte di Borgo Mionetto, spazio dedicato all’ospitalità<br />

che introduce anche il nuovo volto della cantina.<br />

Accoglienza, tradizione e futuro si coniugano all’insegna<br />

di un Borgo, dove gli edifici storici risalenti al 1400 vanno<br />

a sposare l’ambiente ricercato ma caldo e familiare del<br />

Visitors Center, un sito produttivo ampliato e una linea di<br />

imbottigliamento che si modernizza. Prende così forma<br />

un nuovo orizzonte per la realtà nata nel 1887 dall’amore<br />

e dalla passione per la terra e per il lavoro in cantina del<br />

mastro vinificatore Francesco Mionetto, capostipite della<br />

famiglia. Un marchio che ha saputo, in oltre 135 anni<br />

di storia, farsi perfetto interprete del territorio d’origine e<br />

diventare una delle aziende vinicole italiane produttrici di<br />

vino spumante più rappresentative nel panorama internazionale<br />

e riferimento nel mercato del Prosecco. Un brand,<br />

oggi, dal respiro internazionale, che coniuga, proprio<br />

come dimostrato dai nuovi spazi che delineano le forme e<br />

l’estetica della sua rinnovata “casa”, un’impronta moderna<br />

ed innovativa a un profondo attaccamento alla cultura, vitivinicola<br />

ma non solo, del territorio in cui è nato. “Il Borgo<br />

Mionetto e la rinnovata cantina sono motivo di grande<br />

soddisfazione ed orgoglio per tutti noi”, sottolinea Paolo<br />

Bogoni, Chief Marketing Officer e Management Board<br />

Executive della realtà di Valdobbiadene. “La volontà è<br />

quella di far vivere un’esperienza unica, costellata di momenti<br />

di condivisione e convivialità all’interno di ambienti<br />

che raccontano la nascita e l’evoluzione di Mionetto, la<br />

sua tradizione enologica, il forte legame con il territorio e<br />

le sue profondissime radici nel mondo del Prosecco”.<br />

Una nuova “casa” per una tra le più storiche<br />

cantine a Valdobbiadene<br />

Mionetto sceglie dunque di celebrare il proprio <strong>2023</strong><br />

con l’apertura delle porte della rinnovata cantina, forte<br />

anche degli ottimi risultati ottenuti negli scorsi 12 mesi,<br />

un anno chiuso con un fatturato di 139 milioni di euro<br />

(+33% rispetto al 2021) e una crescita a doppia cifra (23%<br />

in termini di volumi) sul fronte export (circa l’80%) sia<br />

nei mercati consolidati quali Usa e Germania sia in molti<br />

paesi emergenti quali Francia, Polonia, Svezia, Repubblica<br />

Ceca, Romania e Lituania. Quella di Borgo Mionetto è<br />

una novità che mira a ribadire lo status di uno dei grandi<br />

protagonisti delle colline Patrimonio Unesco di Conegliano<br />

Valdobbiadene, come confermato dal riconoscimento<br />

“Best-selling international Prosecco brand 2022” da parte<br />

di Iwsr, il più autorevole ente di ricerca nel mondo degli<br />

spirits e in cui a brillare è la Medaglia d’Oro assegnata al<br />

Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Rive di Santo<br />

Stefano Millesimato Brut Luxury Collection, oltre ai premi<br />

conseguiti nei più importanti concorsi enologici internazionali,<br />

tra cui spiccano altre onorificenze del metallo<br />

più prezioso al Berliner Wine Trophy e a Mundus Vini.<br />

Situata nella sede storica di Mionetto dal 1887 a Valdobbiadene,<br />

la cantina della realtà vitivinicola trevigiana si sviluppa<br />

nella sua nuova conformazione come spazio multifunzionale.<br />

All’interno del Borgo Mionetto, che con i suoi<br />

edifici storici risalenti al 1400 si propone quale cuore pulsante<br />

di una comunità e luogo d’incontro per ospiti locali<br />

e internazionali desiderosi di scoprire la sfaccettata anima<br />

di un vero ambasciatore del Prosecco nel mondo, trova<br />

oggi posto il nuovissimo Visitors Center, ambiente ricercato<br />

ma caldo e familiare dove elementi storici e contemporanei<br />

si combinano alla perfezione riflettendo così la<br />

personalità e lo spirito dell’azienda. Da qui, poi, si accede<br />

direttamente al sito produttivo, ampliato e modernizzato.<br />

Come cambia l’accoglienza a Borgo Mionetto<br />

Costruito ex novo, il Visitors Center si inserisce all’interno<br />

di un giardino che reinterpreta in chiave moderna


7<br />

quello tipico delle Ville rinascimentali italiane, organizzato<br />

in aree ben definite, delimitate da siepi regolari, pergole<br />

ed eleganti vialetti.<br />

Il fulcro è la Piazzetta Mionetto, uno spazio relax riservato<br />

agli ospiti prima di accedere alle aree dedicate.<br />

All’interno, in contrasto con le moderne strutture in vetro<br />

e acciaio, l’intonaco in gesso, la lavorazione artigianale<br />

del legno e l’uso di pietre locali richiamano le finiture<br />

tradizionali utilizzate un tempo nelle strutture della<br />

zona.<br />

Ampie vetrate permettono, poi, alla luce naturale di illuminare<br />

gli spazi, rendendola un vero e proprio elemento<br />

architettonico, oltre a contribuire alla riduzione dei consumi<br />

elettrici.<br />

Un wine shop, un wine bar, una meeting room, una sala<br />

degustazione e una splendida terrazza con vista sulle<br />

colline circostanti sono gli elementi che consentono agli<br />

ospiti di assaporare la vera esperienza Mionetto.<br />

“Abbiamo voluto unire alla storia elementi di contemporaneità<br />

così come è il DNA di Mionetto ma anche quello<br />

del Prosecco, le cui origini sono antiche e legate profondamente<br />

a questa terra ma il cui spirito è assolutamente<br />

contemporaneo e internazionale”, spiega Paolo Bogoni.<br />

“Invitiamo i nostri visitatori, gli amanti delle bollicine e<br />

i professionisti del settore ad un viaggio alla scoperta del<br />

nostro mondo, accompagnati dallo stile e dalla gioia di<br />

vivere che da sempre contraddistinguono il nostro brand<br />

in Italia e nei mercati mondiali”.<br />

Sostenibilità e innovazione: il nuovo sito<br />

produttivo da 48 milioni di bottiglie l’anno<br />

Ma non è soltanto una rinnovata idea di accoglienza a caratterizzare<br />

la nuova casa di Mionetto. Dal Visitors Center,<br />

infatti, si accede al sito produttivo, dalla superficie<br />

totale di più di 15.000 mq, che si sviluppa su differenti<br />

livelli fino ad arrivare ad una profondità di circa 15 metri.<br />

Il progetto di rinnovo anche di questa area è stato concepito<br />

per poterlo integrare perfettamente nella natura e<br />

realizzare un vero e proprio sistema territoriale dal ridotto<br />

impatto ambientale, caratterizzato da un’architettura<br />

sostenibile e bioclimatica. Il risultato è la creazione di un<br />

“paesaggio nel paesaggio”, che oltre a ridurre i consumi<br />

energetici, riesce ad aumentare l’isolamento termico e<br />

acustico, grazie anche alla scelta di ricoprire tetti e pareti<br />

con piante verdi.<br />

Inoltre, l’installazione di una nuova linea di imbottigliamento<br />

tecnologicamente avanzata, dove controlli all’avanguardia<br />

consentono di garantire la qualità e l’eccellenza<br />

degli spumanti Mionetto, permette di aumentare<br />

la capacità produttiva fino ad arrivare a 220mila bottiglie<br />

al giorno, pari a 48 milioni di bottiglie l’anno nel sito di<br />

Valdobbiadene: sommati alla capacità del secondo sito di<br />

produzione di Crocetta, il Gruppo è così in grado di raggiungere<br />

le 60 milioni di bottiglie all’anno.<br />

“Il sito produttivo e la cantina in Valdobbiadene sono stati<br />

ripensati e progettati nel loro rinnovamento ed ampliamento<br />

con l’obiettivo di continuare a proporre in modo<br />

costante spumanti di alta qualità nel rispetto dell’am-<br />

Il Management<br />

Board di Mionetto,<br />

da sinistra: Alessio<br />

Del Savio, Technical<br />

Director e Winemaker,<br />

Marco Tomasin, Chief<br />

Financial Officer,<br />

Paolo Bogoni, Chief<br />

Marketing Officer, e<br />

Robert Ebner, Chief<br />

Sales Officer<br />

biente circostante secondo l’attento recupero dei locali<br />

esistenti, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e la raccolta<br />

e il riutilizzo dell’acqua piovana”, precisa Alessio Del<br />

Savio, Technical Director e Winemaker. “Grazie a questa<br />

ulteriore innovazione siamo certi di poter offrire ai nostri<br />

clienti dei vini di alto livello prodotti tramite un approccio<br />

sempre più sostenibile”.<br />

Ma le novità sulle colline di Conegliano Valdobbiadene<br />

non si limitano al perimetro che definisce gli spazi di<br />

Borgo Mionetto.<br />

Villa Morona de Gastaldis: l’ospitalità<br />

sulle colline Patrimonio Unesco del Prosecco<br />

Superiore non è solo a Borgo Mionetto<br />

In tema di ospitalità, l’esperienza targata dalla storica<br />

realtà di Valdobbiadene si arricchisce ulteriormente<br />

anche grazie alla recente acquisizione di Villa Morona<br />

de Gastaldis, destinata a completare un ideale racconto<br />

della storia del territorio e del suo grande fascino in<br />

perfetta simbiosi con la cultura enologica più che centenaria<br />

di Mionetto.<br />

Villa del XVIII secolo a pochi passi dalla sede storica<br />

della cantina, nel cuore del Prosecco Superiore Docg,<br />

oggi patrimonio dell’Umanità Unesco, sarà dedicata<br />

ad uso foresteria.<br />

Gli ospiti dell’azienda potranno, infatti, vivere un’esperienza<br />

indimenticabile godendo di degustazioni dedicate<br />

e del piacere delle bollicine Mionetto nel bellissimo giardino<br />

della Villa che guarda i vigneti e le colline di Valdobbiadene,<br />

immersi in un ambiente raffinato e in uno<br />

scenario davvero unico a completamento di un viaggio<br />

costellato di momenti di convivialità tra esperienza enologica,<br />

qualità, territorio, bellezza, arte, tradizione, visione<br />

e spirito contemporaneo. Un altro capitolo che si scrive<br />

e un ulteriore passo in avanti di una eredità preservata<br />

con cura e coltivata da più di 135 anni.<br />

DOSSIER


8<br />

DOSSIER<br />

Le bollicine d’Italia sono<br />

un’autentica eccellenza nel<br />

mondo dell’enologia. Esse<br />

rappresentano una delle<br />

espressioni più celebrate<br />

e raffinate della produzione vinicola<br />

tricolore, che con il tempo si è sempre<br />

più consolidata, ampliando e creando<br />

ancora più qualità nei territori storici e<br />

dando vita a nuove leve della spumantizzazione<br />

all’italiana, in altri.<br />

Il nostro Belpaese, infatti, vanta una<br />

grande varietà di territori in termini di<br />

produzione di bollicine di qualità. Tra i<br />

più celebri troviamo la Lombardia con<br />

la Franciacorta e l’Oltrepò Pavese, che<br />

producono spumanti Metodo Classico<br />

di grande eleganza e complessità. Il Veneto,<br />

noto per il Prosecco, vino fresco<br />

e fruttato in cui spicca principalmente<br />

quello Superiore Docg delle colline di Conegliano<br />

Valdobbiadene. Seguono poi zone come il Trento Doc<br />

in Trentino, l’Alta Langa e l’Asti in Piemonte, fino<br />

all’iconico Lambrusco in Emilia-Romagna. Oltre a<br />

queste regioni principali, numerose altre aree in Italia<br />

contribuiscono con la loro varietà e caratteristiche<br />

uniche alla produzione di spumanti di grande pregio,<br />

spesso usando uve autoctone, non convenzionali alla<br />

spumantizzazione, ma che riesco a diventare grandi<br />

interpreti del territorio d’origine.<br />

Dopo aver considerato e approfondito quella che è<br />

la situazione attuale nel mercato delle bollicine italiane,<br />

dove si registra una decrescita significativa di<br />

consumo e richiesta rispetto agli ultimi 10 anni, noi<br />

di <strong>WineCouture</strong> abbiamo pensato di condurre, a nostra<br />

volta, una piccola<br />

indagine. Per comprendere<br />

al meglio e tracciare<br />

lo stato dell’arte attuale<br />

dei vini spumanti prodotti<br />

nel nostro Paese,<br />

abbiamo intervistato i<br />

responsabili dei principali<br />

Consorzi vinicoli<br />

italiani dove le bollicine<br />

sono autentiche protagoniste,<br />

chiedendo loro di<br />

raccontarci uno spaccato<br />

di questo segmento produttivo<br />

e l’andamento<br />

del mercato degli sparkling<br />

in questa prima<br />

parte del <strong>2023</strong>, soffermandosi<br />

anche su qualche<br />

aspetto relativo ai trend di consumo e quale sia la<br />

risposta delle singole Denominazioni alle novità del<br />

bere effervescente. Procedendo da Nord verso Sud<br />

sono davvero diverse e interessanti le dichiarazioni<br />

di presidenti e direttori dei<br />

Consorzi coinvolti, i quali,<br />

nonostante i dati di mercato<br />

raccontino una realtà dal<br />

segno meno generalmente<br />

diffusa, sembrano ottimisti<br />

e presentano dati che fanno<br />

tirare, in alcuni casi, un vero<br />

e proprio sospiro di sollievo.<br />

Secondo Silvano Brescianini,<br />

presidente del Consorzio<br />

Franciacorta Docg: “L’anno<br />

<strong>2023</strong> si è aperto con un trend<br />

di vendite positivo nel primo<br />

mese dell’anno, seguito però<br />

dai mesi tra febbraio e giugno<br />

che hanno segnato una flessione<br />

nei volumi rispetto ai<br />

Silvano Brescianini<br />

Gilda Fugazza<br />

Giacomo Pondini<br />

Luca Giavi<br />

Paolo<br />

Rossino<br />

corrispondenti periodi del 2022. Nell’insieme, il primo<br />

semestre <strong>2023</strong> riporta una variazione in volumi<br />

stimati sul totale delle aziende pari al -7,4% rispetto al<br />

primo semestre dell’anno 2022. Tuttavia, confrontato<br />

al periodo pre-pandemico (2019) il primo semestre<br />

<strong>2023</strong> segna un +17,6% in volumi. Più nel dettaglio,<br />

il mercato interno rappresenta nel primo semestre<br />

l’84,4% del venduto in termini di volumi, in flessione<br />

dell’8,5% rispetto al primo semestre 2022. L’export<br />

costituisce il restante 15,6%, con un tasso di variazione<br />

pari al -0,7%. Anche nel periodo considerato, quindi,<br />

le performance della Franciacorta all’estero risultano<br />

migliori rispetto a quelle registrate in Italia. Tra i<br />

canali di vendita, si segnala il proseguire delle tendenze<br />

già viste negli ultimi periodi, con le migliori performance<br />

sull’Horeca, bilanciate da un più rilevante<br />

calo nelle vendite sul canale Gdo. La distribuzione<br />

delle vendite domestiche per Aree Nielsen evidenzia<br />

come le regioni del Nord-Ovest rappresentino poco<br />

meno della metà del<br />

fatturato interno,<br />

mentre la restante<br />

quota si ripartisce<br />

tra Nord-Est, Centro<br />

e Sud con una<br />

prevalenza del primo<br />

su questi ultimi.<br />

La Lombardia<br />

si conferma la prima<br />

regione, seguita<br />

dall’Emilia-Romagna.<br />

Analizzando le<br />

esportazioni: a livello<br />

di singole nazioni,<br />

la Svizzera conferma<br />

il proprio primato,<br />

rappresentando il 20% dell’export totale. Seguono<br />

il Giappone, che rappresenta in questo primo trimestre<br />

il 15,8% del totale export, gli Stati Uniti (13,1%<br />

del totale export, in crescita dell’11,9%), la Germania<br />

(11,6% dell’export) e il Belgio (5,1% dell’export)”.<br />

Altra situazione è<br />

invece quella presentata<br />

da un’altra<br />

importante denominazione<br />

lombarda,<br />

l’Oltrepò<br />

Pavese, dove la presidente<br />

Gilda Fugazza<br />

ci racconta un<br />

importante scatto<br />

della Docg: “Si assiste<br />

ad un crescente<br />

aumento di adesione<br />

alla Docg, un segnale<br />

in crescita che<br />

negli ultimi anni<br />

testimonia un reale<br />

interesse per la Docg<br />

dell’Oltrepò Pavese<br />

Metodo Classico,<br />

con una crescita del<br />

16% negli ultimi tre<br />

anni (imbottigliato<br />

2020: 449.733, imbottigliato 2022: 521.608). Va detto<br />

però che siamo ancora lontani da un successo potenziale<br />

che si potrebbe realizzare se alcune Maison – ormai<br />

specializzate in spumante di qualità – aderissero<br />

ad un progetto di crescita evidente e coerente con il<br />

rilancio di un territorio così importante per il vino italiano.<br />

È una sfida che la direzione del Consorzio sta<br />

portando avanti con caparbietà e potrebbe dare risultati<br />

sorprendenti, soprattutto in un momento in cui si<br />

assiste ad un positivo ricambio generazionale nella gestione<br />

delle cantine e all’ingresso di validi e affermati<br />

imprenditori del vino e dello spumante in particolare”.<br />

[Segue a pagina 10]


9<br />

volto di quando il Prosecco si fa Superiore. Universo prossimo ma differente<br />

da quello delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, dove Villa<br />

Sandi, fin dalla nascita, rappresenta una delle espressioni d’eccellenza. Ma<br />

l’azienda di Crocetta del Montello (Treviso) della famiglia Moretti Polegato<br />

ha portato nel corso degli anni la propria expertise anche sui pendii L'altro<br />

impervi che circondano l’antico borgo di Asolo. È qui, in un gioco di sponde tra cru<br />

di collina che raccontano un territorio di consolidata tradizione contadina e nobile<br />

lignaggio vitivinicolo, che trovano dimora i vigneti da cui si produce un vino che è<br />

fedele istantanea della selvaggia bellezza di questa zona: quell’Asolo Prosecco Superiore<br />

Docg di cui proprio Villa Sandi è diventato nel <strong>2023</strong> il marchio privato leader<br />

nell’export globale. Un traguardo figlio di un percorso preciso, frutto di uno sguardo<br />

costantemente rivolto alla valorizzazione in bottiglia della vocazione del territorio,<br />

ma soprattutto alla sua salvaguardia. Già, perché l’impegno di Villa Sandi tra i colli<br />

asolani va ben più in là dei vini che vi produce. Passa, infatti, da una scelta di campo,<br />

nel senso letterale del termine: la tenuta Nervesa della Battaglia, attorno a cui<br />

ruota il progetto Asolo dell’azienda trevigiana, è stata la prima tra quelle di proprietà<br />

della famiglia Moretti Polegato ad ottenere la certificazione “Biodiversity<br />

Friend”. Un indirizzo preciso, quello così dettato, che l’ha trasformata negli<br />

anni in una vera oasi naturalistica, gemma incastonata fra le alture e i boschi<br />

del Montello ed il fiume Piave. Vigneti dove è stato dato il via a una sperimentazione<br />

finalizzata ad individuare i migliori parametri per una conduzione<br />

a ridotto impatto ambientale, sostenibilità ogni anno misurata, attraverso<br />

la valutazione di suolo, aria ed acqua, dagli esperti della World Biodiversity<br />

Association. La tutela dell’ambiente, sfida ma anche un’opportunità dei nostri<br />

giorni, si è estesa progressivamente con l’apertura delle porte anche della Tenuta<br />

di Crocetta del Montello, che insiste sempre nell’area dell’Asolo Docg,<br />

dove un percorso fitness con attrezzi, vera e propria “Palestra in Vigna”, è oggi<br />

accessibile liberamente a tutti. Un vino, dunque, sempre più parte della comunità<br />

che ha plasmato la fama di una Denominazione d’eccellenza. Un successo che oggi ha<br />

condotto “l’altro volto” del Prosecco Superiore in giro per il mondo, spaziando dalle isole<br />

dei Caraibi, con ultimo mercato “aperto” in ordine di tempo ad Aruba, fino alle distese innevate<br />

e glamour di St. Moritz, in cui ormai da due anni brilla a bordocampo, dove prima la<br />

convivialità era legata alle bollicine di Champagne, sul palcoscenico della Snow Polo World<br />

Cup, di cui Villa Sandi è partner. Oggi, sono 50 Paesi nel mondo che l’azienda veneta<br />

presidia con le sue due eccellenze asolane: il Nero Asolo Prosecco Superiore Docg<br />

Extra Brut, l’etichetta a calcare la passerella delle nevi svizzere, e l’Asolo Prosecco<br />

Superiore Docg Brut Biodiversity Friend. “Quella dell’Asolo Docg è una storia preziosa<br />

e ricca di cultura che, veicolata attraverso una bottiglia di vino, ci dimostra che<br />

può raggiungere i luoghi più lontani del nostro pianeta raccontando e valorizzando un<br />

patrimonio unico”, sottolinea Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi.<br />

“Da sempre crediamo nelle potenzialità di queste colline, che offrono suoli non sempre<br />

facili da lavorare ma capaci di restituire vini espressivi, dai profumi generosi e giocati<br />

sulla mineralità. Abbiamo deciso di festeggiare questo traguardo in occasione<br />

dell’ultimo Vinitaly, celebrandolo con una nuova etichetta che distingue ancora<br />

di più il nostro Asolo Docg Brut”. Una veste che si è rinnovata con un’immagine<br />

che spicca per dinamicità ed elettricità: dallo storico colore nero con finiture<br />

oro, l’etichetta ha abbracciato il verde, declinato in tonalità fluo. A rimanere immutata,<br />

la piacevolezza dell’Asolo Prosecco Superiore Docg Brut Biodiversity<br />

Friend, fresco al palato, leggermente abboccato, morbido su fondo sapido con<br />

finale piacevolmente fruttato ed armonico. Ad accompagnarlo, tra le espressioni<br />

dei colli asolani secondo Villa Sandi, è il Nero Extra Brut, versione figlia<br />

dei terreni più minerali che consentono la produzione di un vino più sapido:<br />

piacevole aperitivo, ma altrettanto gradevole accompagnamento ai primi delicati,<br />

si presenta anch’esso con un abito di grande impatto, nella preziosa bottiglia<br />

con riflessi argentei sfumati. Due racconti, un’unica grande storia: quella<br />

dell’altro volto, di non minor successo e qualità, del Prosecco Superiore.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Villa Sandi e l’altro volto<br />

del Prosecco Superiore<br />

Le colline dell’Asolo Docg nell’interpretazione<br />

della famiglia Moretti Polegato<br />

DOSSIER


10<br />

DOSSIER<br />

Cambiando regione e spostandosi<br />

in Piemonte, la<br />

crisi del settore bollicine<br />

non sembra incidere particolarmente<br />

sulla crescita<br />

e affermazione di realtà<br />

come la storica Asti Docg e<br />

l’Alta Langa. “Il Consorzio<br />

dell’Asti Docg”, afferma il<br />

direttore Giacomo Pondini,<br />

“rappresenta oltre 1000<br />

aziende divise tra 50 case<br />

spumantistiche, 778 aziende<br />

viticole, 153 aziende vitivinicole,<br />

17 aziende vinificatrici<br />

e 15 cantine cooperative. Una realtà rilevante<br />

non solo all’interno della famiglia dei vini piemontesi<br />

ma anche livello nazionale, con oltre il 90% della<br />

produzione – più di 102 milioni di bottiglie nel 2022<br />

– destinato all’export. Nei primi quattro mesi, il volume<br />

esportato ha segnato un +18%: un dato in controtendenza<br />

rispetto agli sparkling tricolori”. Anche il<br />

direttore del Consorzio Alta Langa, Paolo Rossino,<br />

afferma e presenta una crescita rassicurante, riconoscendo<br />

l’importanza del settore Horeca per contrastare<br />

la decrescita nazionale del <strong>2023</strong>: “I mercati nel<br />

<strong>2023</strong> hanno subito un rallentamento nei consumi e il<br />

vino non ha fatto eccezione: tuttavia, il canale distributivo<br />

orientato sull’Horeca e la fascia medio-alta in<br />

cui si colloca la denominazione Alta Langa, ci hanno<br />

consentito di affrontare bene il semestre con un incremento<br />

positivo a doppia cifra, a conferma che la<br />

Denominazione si sta affermando e si è creata un’affezione<br />

nel pubblico. Il mercato principale resta l’Italia<br />

dove ci sono ampi margini di crescita”.<br />

Procedendo verso la regione Veneto, convincono e incuriosiscono<br />

le dichiarazioni<br />

dei rappresentanti<br />

di Prosecco Doc, Conegliano<br />

Valdobbiadene<br />

Prosecco Docg, Asolo<br />

Prosecco Docg, Garda<br />

Doc e Durello Doc. Dal<br />

Consorzio Prosecco<br />

Doc, il direttore generale<br />

Luca Giavi dichiara:<br />

“Nel primo semestre di<br />

quest’anno la Denominazione<br />

Prosecco<br />

ha fatto registrare una<br />

contrazione del 3,3%,<br />

i primi mesi dell’anno,<br />

inoltre, hanno fornito<br />

con segnali chiari dai<br />

più importanti mercati,<br />

una sostanziale tenuta<br />

del mercato interno e di<br />

quello americano, una contrazione molto pesante del<br />

mercato Uk ed una crescita a due cifre del mercato<br />

francese”. Più articolato il discorso per il Conegliano<br />

Valdobbiadene Prosecco Docg, con il direttore del<br />

Consorzio di Tutela, Diego Tomasi, a spiegare: “Considerato<br />

l’andamento del mercato del vino italiano, la<br />

congiuntura economica caratterizzata da inflazione,<br />

economia di crisi e scenario geopolitico fortemente<br />

instabile, ma tenuto conto anche della costante crescita<br />

della Denominazione – se consideriamo gli ultimi<br />

10 anni, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco<br />

Superiore Docg ha segnato incrementi del 75% in valore<br />

e del 43% in volume – è plausibile e fisiologica la<br />

flessione della Denominazione registrata negli ultimi<br />

mesi. Desideriamo segnalare che in un contesto di<br />

decrescita generale emergono con un +50% nel mese<br />

di giugno le tipologie Rive e Cartizze, che accompagnano<br />

la crescita costante che ha caratterizzato la<br />

nostra Denominazione negli ultimi anni. Questo sta<br />

Diego Tomasi<br />

Ugo<br />

Zamperoni<br />

Paolo Fiorini<br />

Diletta Tonello<br />

a significare che il consumatore riconosce sempre di<br />

più le specificità della Denominazione. Inoltre, il calo<br />

registrato deve essere anche letto come un’importante<br />

selezione dei veri cultori del vino, che riconoscono,<br />

capiscono e apprezzano la qualità e il valore aggiunto<br />

della nostra Docg: nostro compito sarà, ora, quello di<br />

colmare quella percentuale in flessione con altrettanti<br />

nuovi estimatori. L’obiettivo del Consorzio continua,<br />

pertanto, a rimanere la qualità del prodotto verso la<br />

quale è rivolto l’impegno incessante di tutti i produttori<br />

del territorio”. Segnali positivi giungono da Ugo Zamperoni,<br />

presidente del Consorzio Asolo Prosecco Docg:<br />

“La Denominazione è florida e in continua espansione:<br />

un segno inequivocabile della qualità dell’Asolo Prosecco<br />

Docg e della sua forte<br />

identità territoriale, caratteristica<br />

che lo rende<br />

unico e immediatamente<br />

riconoscibile. Nonostante<br />

l’inflazione e la<br />

congiuntura negativa dei<br />

mercati, abbiamo registrato<br />

nell’ultimo semestre<br />

una crescita pari al<br />

7%. Abbiamo già richiesto<br />

alla Regione lo sblocco<br />

della riserva vendemmiale,<br />

misura espansiva<br />

adottata anche nel 2021<br />

e nel 2022. È già stata richiesta<br />

la riserva anche<br />

per la vendemmia <strong>2023</strong>”.<br />

Confortanti e proiettate<br />

al futuro anche le parole<br />

del presidente del giovane<br />

Consorzio Garda<br />

Doc, Paolo Fiorini: “Da<br />

anni le bollicine sono protagoniste nel<br />

mondo del vino. Sono versatili, fresche,<br />

piacevoli e piacciono molto ai giovani,<br />

che sempre più sono alla ricerca di vini<br />

morbidi, fruttati, dalla bassa gradazione<br />

e dalla spiccata personalità. Inoltre,<br />

il consumo di vino viene sempre più<br />

vissuto in modo esperienziale, associando<br />

un calice ad un luogo, un’emozione<br />

la nostra Denominazione si inserisce<br />

esattamente in questa tendenza.<br />

In un panorama italiano di leggera sofferenza<br />

del comparto vino, la Doc Garda<br />

è riuscita a mantenere costanti i suoi<br />

numeri e i suoi posizionamenti. Siamo<br />

davvero soddisfatti del lavoro fatto in<br />

questi anni, un percorso di crescita e affermazione<br />

della nostra giovane Doc”.<br />

Segnali positivi sono confermati anche<br />

dalla presidente del<br />

Consorzio Tutela Vini<br />

Lessini Durello, Diletta<br />

Tonello: “I trend di<br />

mercato in questi primi<br />

sei mesi del <strong>2023</strong> si<br />

mantengono su buoni<br />

livelli di consumo per<br />

quanto concerne il mercato<br />

domestico, mentre<br />

registriamo un interesse<br />

crescente dall’estero,<br />

in particolare da Regno<br />

Unito e Germania, con<br />

qualche incursione anche<br />

negli Stati Uniti e<br />

Giappone”.<br />

Continuando il nostro<br />

viaggio di scoperta del<br />

mondo delle bollicine<br />

[Segue a pagina 12]


11<br />

Visioni dal domani<br />

della Franciacorta<br />

La Riserva Vittorio Moretti 2016, pietra angolare<br />

su cui sta già venendo disegnato il futuro di Bellavista<br />

Quella di Bellavista è la storia di una visione.<br />

Lo è sempre stata, fin da principio.<br />

Da quando, nel 1977, Vittorio<br />

Moretti decide di dare forma a quella<br />

che, nel corso del tempo, si è tramutata<br />

in una delle più autorevoli realtà di Franciacorta. A<br />

dettare il passo, lungo il corso degli anni, una determinazione<br />

figlia di una prospettiva che ha costantemente<br />

guardato al domani. Sulla collina su<br />

cui sorge la tenuta, e che le ha regalato<br />

il nome, circondata da un paesaggio<br />

che guarda al lago, alla pianura e<br />

alle vicine Alpi, incastonata nella<br />

bellezza di un anfiteatro collinare<br />

morenico, qui ha preso vita un racconto<br />

che si è sviluppato attorno a<br />

quelli che oggi si sono trasformati in<br />

207 ettari vitati. Ed è dal vigneto che<br />

occorre prendere le mosse per comprendere<br />

cosa poi sia realmente Bellavista nel<br />

calice: eleganza, finezza, ma soprattutto passione<br />

per un territorio capace di generare meraviglie. Poi,<br />

c’è la mano dell’uomo: con la precisione maniacale, la<br />

scelta di dare spazio all’artigianalità, la dedizione alla<br />

terra. Dettagli che, sommati, risultano determinanti<br />

nel computo finale. E non importa se essi siano grandi<br />

o piccoli contributi all’opera, perché oggi è sempre<br />

più una vera e propria rivoluzione di sguardo quella che<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Bellavista sta promuovendo, cambiamento che ruota<br />

attorno al suo simbolo più pregiato: la Vittorio Moretti<br />

Franciacorta Riserva Docg. Per comprendere come,<br />

tuttavia, occorre riavvolgere il nastro, riandando alla<br />

moltitudine di vigne che, secondo la specifica vocazione,<br />

tra Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, disegnano<br />

un’architettura geometrica e armoniosa attorno<br />

alla collina nelle cui profondità si trovano custodite<br />

le cuvée firmate dall’azienda di Erbusco. Già,<br />

perché il lavoro di Bellavista è innanzitutto<br />

quello di catalizzatore di talenti<br />

specifici: quelli espressi dall’unicità<br />

dettata da microclimi ed esposizioni,<br />

che nel calice si traducono<br />

successivamente in vini di base dai<br />

caratteri sensoriali distinti. Ed è<br />

proprio quest’ultimo il più grande<br />

patrimonio che la realtà franciacortina<br />

da sempre coltiva, ricercando ad ogni<br />

vendemmia gli elementi che poi comporranno<br />

quell’armonia d’insieme dettata ogni anno da<br />

una nuova partitura. Da una parte, la forza di uno stile<br />

inconfondibile e costante nel tempo, definito dallo<br />

spettro di caratteri che tratteggiano la gamma delle cuvée;<br />

dall’altra parte, la specificità del millesimo, dove<br />

si ritrova la volontà di non tradire mai la peculiarità<br />

di ciascuna annata, restandole i più fedeli possibile. A<br />

fare da trait d’union tra queste due anime di Bellavi-<br />

sta, una scelta di puntare sulla freschezza di ogni vino,<br />

preservandone il più possibile la longevità: sia questo<br />

in cantina, con la decisione di conservare i vini di riserva<br />

in vasche d’acciaio all’interno di una stanza dedicata,<br />

refrigerata e a temperatura controllata, facendo<br />

in modo che non entrino mai a contatto con l’ossigeno<br />

per rallentarne la componente evolutiva; sia in bottiglia,<br />

attraverso l’adozione, lungo il percorso di nascita<br />

di ciascun Metodo Classico, di scelte capaci di portare<br />

a eliminare tutte le componenti responsabili di un invecchiamento<br />

precoce del vino. Poi, c’è l’evoluzione di<br />

una visione che oggi si traduce nel pensiero di Francesca<br />

Moretti, in qualità di “custode” della filosofia Bellavista,<br />

affiancato dall’expertise di Richard Geoffroy,<br />

mentore e maestro di cantina, e dall’operosa voglia di<br />

fare di una squadra di giovani tecnici ed enologi, che il<br />

sogno del fondatore contribuiscono quotidianamente<br />

a perpetuare all’interno delle gallerie di affinamento<br />

scavate nella collina, una di 370 e l’altra di 120 metri<br />

di lunghezza, in cui sono gelosamente custodite circa 6<br />

milioni le bottiglie. Tra questi gioielli in paziente attesa,<br />

si trova una gemma differente dalle altre per valore<br />

e per modalità in cui è plasmata: è quella Riserva Vittorio<br />

Moretti che segue un processo totalmente manuale.<br />

Esaltazione dell’artigianalità trasformata in bollicina,<br />

vede la luce solo nelle vendemmie eccezionali, come la<br />

2016 oggi in commercio e le 1984, 1988, 1991, 1995,<br />

2001, 2002, 2004, 2006, 2008, 2011 e 2013 prima di<br />

lei. Realizzata, a seconda della generosità dell’annata,<br />

in un numero limitato di esemplari, alla stregua<br />

di poche centinaia per le Magnum e poco più di due<br />

decine di migliaia nel tradizionale formato da 0,75 lt,<br />

questa etichetta rappresenta l’apice della produzione<br />

Bellavista. Anche per questo, è del tutto diversa dalle<br />

altre cuvée: a partire dalla rifermentazione in bottiglia<br />

con lungo affinamento sui lieviti con tappo di sughero.<br />

Una scelta, quest’ultima, frutto di un esperimento<br />

datato 1997 e della successiva constatazione di come<br />

la curva evolutiva del vino, grazie a questa tappatura,<br />

fosse capace di regalare un prodotto più<br />

fresco e dinamico rispetto a quello<br />

in una bottiglia chiusa con tappo<br />

a corona. Un dettaglio che si configura<br />

come un punto di raccordo<br />

tra reminiscenza e visione, passato<br />

e futuro, poi seguito da remuage<br />

manuale e dégorgement à la volée,<br />

fino alla graffa metallica che sigilla il<br />

contenuto in ultima istanza: un compendio<br />

di conoscenze e di competenze<br />

che abbracciano il tempo e lo spazio e<br />

imprimono, allo stile di questo vino,<br />

un’armonia riconoscibile, vibrante,<br />

complessa e longeva. Ed è proprio<br />

questo ciò che ritroviamo oggi nel<br />

calice con la Vittorio Moretti 2016<br />

Franciacorta Riserva Docg:<br />

scalpitante, vivo, sfaccettato,<br />

strutturato e profondo, ma al<br />

contempo di grande pulizia,<br />

cristallino, leggiadro. Dosaggio<br />

zero, matrimonio tra<br />

il 62% di Chardonnay e il<br />

38% di Pinot Nero, figli<br />

principalmente dei cru<br />

di Breda, Rocchetta, Pagulla,<br />

Favento, Casotte<br />

e Carlino, è un’energica<br />

esplosione di gusto, per<br />

una cuvée destinata a<br />

raccontare una visione<br />

capace di trascendere il<br />

tempo. La pietra angolare<br />

su cui il domani di<br />

Bellavista sta già venendo<br />

disegnato.<br />

DOSSIER


12<br />

DOSSIER<br />

italiane, procedendo verso Sud arriviamo<br />

in Emilia-Romagna, dove<br />

il presidente del Consorzio Tutela<br />

Lambrusco, Claudio Biondi, ci<br />

racconta che nonostante la decrescita,<br />

il mondo Horeca è sempre un<br />

importante veicolo per le Denominazioni:<br />

“La prima parte del <strong>2023</strong><br />

ha segnato un lieve rallentamento<br />

delle vendite di Lambrusco nella<br />

Grande distribuzione: una situazione<br />

da leggere in un contesto di<br />

complessiva diminuzione delle vendite<br />

di vino in questo canale. Per<br />

quanto riguarda il canale Horeca,<br />

più complesso da censire, stiamo<br />

rilevando con soddisfazione una<br />

sempre maggiore apertura a vini<br />

Lambrusco da parte di locali e ristoranti,<br />

anche a livello internazionale.<br />

Segno che i nostri produttori<br />

stanno lavorando nel segno della<br />

qualità e che stanno proponendo<br />

vini in grado di intercettare le tendenze<br />

contemporanee”. Scendendo poi in Abruzzo, in<br />

una delle regioni che sempre più sta investendo e nettamente<br />

cambiando la propria qualità e importanza<br />

vitivinicola, sentiamo le dichiarazioni di Alessandro<br />

Nicodemi, il quale si trova proprio in un momento di<br />

svolta per la Denominazione: “Lo Spumante d’Abruzzo<br />

Doc Trabocco è un progetto presentato solo poche<br />

settimane fa ma le prime risposte sono già molto importanti<br />

e nel primo test fatto già in regione stiamo<br />

avendo un ottimo riscontro di mercato. Credo che la<br />

strada sia lunga ma sicuramente, se percorsa con lungimiranza<br />

e strategia, si potranno avere degli ottimi<br />

risultati e l’Abruzzo potrà certamente candidarsi anche<br />

come produttore di vini spumanti oltre che come<br />

terra di grandi rossi”.<br />

Il nostro cammino continua poi in Campania, interpellando<br />

Cesare Avenia, presidente Consorzio di<br />

Tutela Vini Caserta: “Il mercato delle bollicine negli<br />

ultimi anni si è ampliato notevolmente, essendo le occasioni<br />

di consumo sempre più orientate a momenti di<br />

quotidianità. I vini<br />

spumanti rappresentano<br />

oggi la produzione<br />

più importante<br />

di Asprinio, il target<br />

di riferimento è un<br />

consumatore evoluto,<br />

in grado di apprezzare<br />

la sostenuta<br />

acidità che di fatto<br />

ne rende gradevole e<br />

facile la beva specie<br />

a tavola. Considerato<br />

anche le quantità<br />

prodotte, parliamo<br />

di una piccola nicchia<br />

che ben si colloca<br />

sul mercato del<br />

vino specie nel canale<br />

Horeca, dove, grazie<br />

al racconto di chi<br />

li propone, si può conoscere la storia della Denominazione,<br />

l’unicità del vitigno e così via. Questa esperienza<br />

on-premise influenza l’orientamento al consumo<br />

creando curiosità verso un vino o, meglio, un’area di<br />

produzione che si conosce meno, fidelizzando in un<br />

certo senso il consumatore. In base ai dati di imbottigliamento<br />

degli organismi di certificazione possiamo<br />

affermare che le performance degli spumanti da<br />

Asprinio di Aversa seguono la tendenza positiva del<br />

mercato domestico e dell’export”. Concludiamo questo<br />

lungo giro d’Italia tra le pieghe del mondo delle<br />

Alessandro<br />

Nicodemi<br />

Francesco Cambria<br />

Antonio Rallo<br />

Claudio Biondi<br />

bollicine con la regione Sicilia e le voci dei presidenti<br />

dei Consorzi Etna Doc e Sicilia Doc. Francesco Cambia,<br />

numero uno etneo prospetta una crescita piccola<br />

ma costante che fa ben pensare di quello che sarà il<br />

futuro delle bollicine di questo suggestivo territorio.<br />

“I numeri dello Spumante Etna Doc sono ancora piccoli,<br />

ma la crescita è costante nell’ultimo quinquennio,<br />

grazie anche alla maggior attenzione del mercato.<br />

Il consumatore, sempre più esperto in fatto di bolle,<br />

ricerca sempre di più spumanti con uvaggio autoctono<br />

e Metodo Classico: a questa richieste rispondiamo<br />

con vini di grande spessore aromatico e verticalità,<br />

caratteristiche che nascono dalle condizioni di pregio<br />

portate in dote dal terroir etneo. I numeri dell’imbottigliato<br />

del primo semestre <strong>2023</strong> mettono in evidenza<br />

lo stato di costante crescita e un interesse sempre vivo<br />

nei confronti di tutte le tipologie di vini ammesse dal<br />

disciplinare. Numeri interessanti che certificano la<br />

maturità raggiunta dalla nostra Denominazione, che<br />

sa rispondere ad una richiesta sempre maggiore con<br />

vini di spessore e identità”. Antonio Rallo, presidente<br />

del Consorzio Sicilia Doc, conclude con una dichiarazione<br />

all’insegna della positività: “Gli spumanti made<br />

in Italy rappresentano<br />

senz’altro un segmento<br />

in grande crescita. Secondo<br />

l’Osservatorio<br />

Vinitaly – Unione italiana<br />

Vini presentato<br />

quest’anno a Verona, si<br />

è registrata una notevole<br />

crescita degli acquisti in<br />

bar e ristoranti, +5%, che<br />

ha compensato il leggero<br />

arretramento nel canale<br />

della Grande distribuzione.<br />

Seguiamo, dunque,<br />

questo trend con interesse,<br />

dato che sempre<br />

più realtà sia gourmet sia<br />

tradizionali amano proporre<br />

alla propria clientela<br />

vini rappresentativi<br />

del territorio. Riscontriamo<br />

senza dubbio una<br />

tendenza oltremodo positiva, che registra un +43%<br />

nei primi sei mesi del <strong>2023</strong>. Ben 344.595 bottiglie di<br />

bollicine Doc Sicilia, che rispetto alle 28.330 del 2013<br />

attestano in 10 anni un incremento notevole. Il comparto,<br />

dunque, è in grande crescita”. In conclusione,<br />

sembra proprio che<br />

nonostante i numeri<br />

degli spumanti italiani<br />

registrino un<br />

calo, talvolta poco<br />

rassicurante, in quella<br />

che stata la prima<br />

parte del <strong>2023</strong>, dalla<br />

voce dei presidenti<br />

di questi importanti<br />

Consorzi, strategici<br />

per l’affermazione<br />

della bollicina made<br />

in Italy, sembra che<br />

il mercato delle bolle<br />

nostrane non sia<br />

poi così negativo.<br />

Sarà certamente importante<br />

attendere e<br />

tirare le somme alla<br />

fine di questo anno,<br />

i cui totali possono<br />

essere definiti solo<br />

dal sostegno e dalla<br />

volontà di ogni singolo<br />

protagonista.


13<br />

La scelta di campo<br />

di Medici Ermete<br />

Gli specialisti del Lambrusco di qualità e il nuovo capitolo<br />

di “Generazione 2031”<br />

DOSSIER<br />

DI ROBERTA RANCATI<br />

Specialisti della bollicina in rosso più conosciuta. Anzi, ben di più: appassionati<br />

di una terra e dei suoi frutti. La famiglia Medici, oggi giunta alla sua quinta<br />

generazione, ha sempre avuto un obiettivo molto chiaro: produrre un Lambrusco<br />

d’eccellenza. Ed è lungo questo solco che ha preso forma una realtà, la<br />

Medici Ermete, che alle spalle vanta una storia lunga 133 anni. Un racconto<br />

che si è sviluppato proprio al cuore della zona più vocata per la produzione di Lambrusco<br />

a Reggio Emilia. È qui che la famiglia Medici, generazione dopo generazione, è riuscita a<br />

costruire e sviluppare una heritage di conoscenze sul più noto tra i simboli del vino lungo<br />

la via Emilia. Nel corso degli anni, l’azienda reggiana ha allargato gli orizzonti partendo da<br />

questo angolo d’Italia in cui ha la sua casa e adottando una politica di espansione passata<br />

innanzitutto attraverso l’implementazione dell’attività d’internazionalizzazione. Lo slogan<br />

aziendale, d’altronde, è: “Portare l’Emilia nel mondo e il mondo in Emilia”. Un dettame<br />

a cui la famiglia Medici è sempre rimasta fedele. Oggi, non a caso, la cantina reggiana<br />

esporta i suoi vini in oltre 70 Paesi a livello globale e ospita circa 10.000 turisti ogni anno<br />

nella Tenuta Rampata a Reggio Emilia, fulcro dell’ospitalità aziendale. Ma la realtà emiliana,<br />

se all’estero collabora con importatori in ogni destinazione, avendo quali principali<br />

mercati il Giappone, il Messico, la Germania, gli Stati Uniti e il Canada, non dimentica<br />

certo l’Italia, dove si avvale di oltre 70 agenti, con la via intrapresa dalla Medici Ermete ad<br />

essere stata quella dell’adozione di una strategia di omnicanalità, presidiando con le sue<br />

etichette ristoranti, enoteche, e-commerce e supermercati. Tutto, come ovvio sia, ruota<br />

attorno al vino. In particolare, sono le bollicine le grandi protagoniste in Medici Ermete,<br />

plasmate seguendo tre metodi di produzione: Charmat, Rifermentazione in bottiglia e<br />

Metodo Classico. Una expertise, quella sviluppata nel tempo dall’azienda reggiana, che<br />

ancora oggi è scandita da un costante aggiornamento, per un impegno a migliorarsi che<br />

non intende arrestarsi. Nel 2020, ad esempio, sono iniziati importanti lavori di ristrutturazione<br />

che hanno dato vita ad un nuovo spazio interamente dedicato all’affinamento<br />

delle bottiglie realizzate seguendo i dettami del Metodo Classico. E con la vendemmia<br />

<strong>2023</strong> la previsione è di arrivare a quasi 60.000 bottiglie prodotte attraverso l’utilizzo del<br />

più nobile dei procedimenti tra quelli che danno forma alle bollicine. Non è un caso,<br />

d’altronde, se Medici Ermete è ad oggi riconosciuto quale un pioniere del Lambrusco<br />

di qualità. A riguardo, tra i vini più noti dell’azienda reggiana non si può non citare un<br />

vero e proprio mito del patrimonio enoico made in Italy: quel Lambrusco Concerto che<br />

ha rappresentato il primo singolo vigneto e cru prodotto nel mondo del Lambrusco. Ma<br />

poi, le declinazioni di colori nel calice sono molteplici, ognuna con un proprio carattere<br />

e un’anima spumeggiante: si spazia dall’Unique Metodo Classico, un Lambrusco Marani<br />

rosé affinato per quasi 30 mesi in bottiglia, all’esuberanza di Phermento, Lambrusco di<br />

Sorbara rifermentato in bottiglia, fino a giungere al Carezza Metodo Classico, un rosé elegante<br />

che intriga ed estremamente versatile. Differenti spartiti e variazioni sul tema, che<br />

raccontano della solida esperienza sia in vigna, attraverso le tenute di proprietà condotte<br />

a regime biologico, sia in cantina dell’azienda. I vigneti Medici Ermete, come accennato<br />

coltivati interamente seguendo i dettami del biologico, sono distribuiti tra le aree a più<br />

alta vocazione vitivinicola delle province di Reggio Emilia e Modena, per un totale di<br />

circa 80 ettari di appezzamenti. Negli anni, l’idea vincente della cantina emiliana è stata<br />

quella di creare un legame stretto tra territorio e vini prodotti. Poi una scelta di campo:<br />

con la rigida selezione delle uve, a costo di una resa per ettaro inferiore anche del 30 o del<br />

40% rispetto al disciplinare delle Doc, ma con la garanzia di una qualità mai raggiunta<br />

prima. È un orizzonte di sostenibilità, quello che indica la rotta, con la volontà della certificazione<br />

biologica a collocarsi nell’ambito delle diverse iniziative legate ad un percorso<br />

ad hoc e racchiuse nella campagna che la Medici Ermete ha lanciato nel 2021 intitolata<br />

“Generazione 2031”. Quest’ultimo vuole essere un vero e proprio impegno che l’azienda<br />

intende assumere per i prossimi 10 anni e che riguarda il futuro non solo della realtà reggiana<br />

stessa, ma di tutto il territorio circostante. Il progetto “Generazione 2031” si declina<br />

lungo tre direttive – ambientale, etico-sociale ed economica – per poi tradursi in un impegno<br />

verso la riduzione dell’impronta carbonica, il calcolo e l’analisi dell’impronta idrica e<br />

verso il sostegno della biodiversità attraverso la viticoltura bio. Una nuova scelta di campo,<br />

per scrivere il capitolo successivo di una gloriosa storia nel segno delle bollicine.


14<br />

DOSSIER<br />

La briosa essenza di<br />

Palazzo di Varignana<br />

Villa Amagioia Metodo Classico Blanc de Noirs,<br />

elogio del Pinot Nero sui colli bolognesi<br />

di un progetto vitivinicolo nato<br />

sui colli bolognesi sotto la stella dell’eccellenza.<br />

Una bollicina che della ricchez-<br />

di un territorio tratteggia l’elogio e che<br />

L'essenza<br />

nell’eleganza del perlage vede il punto di<br />

arrivo. Un traguardo, figlio di un percorso che ha il suo<br />

inizio nelle uve di Pinot Nero dalle pendici di levante,<br />

raccolte manualmente in cassetta, raffreddate e<br />

poi pressate intere, e la propria conclusione<br />

in uno spumante che si fa nel calice interpretazione<br />

delle più moderne tecniche<br />

di vinificazione dopo almeno<br />

30 mesi di affinamento sui lieviti.<br />

Stiamo parlando del volto più brioso<br />

di Palazzo di Varignana, quello<br />

definito dal Villa Amagioia Metodo<br />

Classico Blanc de Noirs.<br />

In una terra nota per Sangiovese,<br />

Malbo Gentile e Pignoletto, autoctoni<br />

del territorio attorno a cui ha mosso i primi<br />

passi nel 2016 il progetto vitivinicolo della realtà<br />

bolognese, è il Pinot Nero a definire i tratti di uno spumante<br />

che in maniera audace esprime tutta l’unicità<br />

del territorio di Varignana. È qui che si è sviluppato,<br />

su intuizione e volontà di Carlo Gherardi, un progetto<br />

che parla di recupero e di rigenerazione, ben oltre gli<br />

orizzonti del vino. “Lasciare un’eredità al futuro”: questo<br />

l’intento che ha condotto alla creazione di un resort<br />

DI ROBERTA RANCATI<br />

immerso nel dolce paesaggio emiliano, piccolo borgo<br />

incastonato nella natura dell’Appennino con al centro<br />

Palazzo Bentivoglio, antica villa del 1705. Una destinazione<br />

capace di ricreare l’armonia del legame tra uomo<br />

e natura attraverso edifici storici che si fondono con<br />

un’agricoltura moderna sostenibile e rispettosa della<br />

biodiversità, per oltre 500 ettari di terreni da cui nascono<br />

prodotti a Km zero di altissima qualità. Le<br />

colline di Varignana si trovano tra la Vena<br />

del Gesso e la Via Emilia, dove i crinali<br />

dell’Appennino emiliano-romagnolo<br />

si rivolgono a nord, in direzione<br />

della Pianura Padana. Qui, le forti<br />

ventilazioni ed escursioni termiche<br />

che caratterizzano i cambi stagione<br />

risultano ideali per la maturazione<br />

delle uve, frutti che traggono beneficio<br />

anche da un terreno ricco di diversità<br />

pedologiche, come argille azzurre e<br />

sabbie gialle, con una sensibile presenza di<br />

scheletro nella parte alta della collina. I vigneti ricamano<br />

le pendici e i crinali di un anfiteatro naturale,<br />

ad un’altitudine che varia tra i 150 e i 230 metri s.l.m.,<br />

che favorisce la circolazione di quelle correnti fresche<br />

provenienti dall’Appennino: in estate un giovamento<br />

per i grappoli, cui garantiscono una lenta ed equilibrata<br />

maturazione degli aromi e dei sapori della bacca, durante<br />

l’inverno protezione per la vigna. Poi c’è la mano<br />

dell’uomo, con una cura sartoriale della materia prima<br />

supportata dalla tecnologia che definisce gli spazi della<br />

cantina di Palazzo di Varignana, realizzata nel 2021,<br />

che accoglie e preserva quella qualità che la natura offre<br />

vendemmia dopo vendemmia.<br />

Un lavoro artigianale, perfettamente definito dal remuage<br />

manuale cui è sottoposta ogni bottiglia di Villa<br />

Amagioia Metodo Classico Blanc de Noirs che riposa<br />

sulle tradizionali pupitres. L’unica bollicina, per il momento,<br />

nella gamma dei vini di Palazzo di Varignana,<br />

nasce da una scelta precisa: quella di portare il Pinot<br />

Nero sui colli bolognesi. “La scelta è nata dalla volontà<br />

di dare lustro ad un territorio bello, antico e con suoli<br />

severi attraverso un grande vino celebrativo, ambasciatore<br />

dei valori caratterizzanti Palazzo di Varignana”,<br />

racconta a <strong>WineCouture</strong> l’enologo Umberto Marchiori<br />

di Uva Sapiens S.r.l. “L’attore più sfidante per questa<br />

scenografia è stato il più nobile dei vitigni: il Pinot<br />

Nero, infatti, interpreta i due suoli che abbiamo con<br />

magnifica attitudine, definendo caratteri di sofficità<br />

dalle sabbie gialle e di densità dalle argille dei calanchi”.<br />

Poi c’è la forza della conformazione di un angolo unico.<br />

“Le vigne ricamano due pendii simmetrici della nostra<br />

vallata”, spiega Marchiori, “sul versante di levante e su<br />

quello di ponente; questo permette due condizioni di<br />

luce e calore agli antipodi e quindi due fisiologie di maturazione<br />

asincrone molto vantaggiose nella produzione<br />

delle basi spumante”. Prende così forma un Metodo<br />

Classico i cui contorni sono risultati netti fin dal principio<br />

dell’avventura. “Nasce, infatti, dalla definizione<br />

di una filiera specifica, in cui la gestione del vigneto è<br />

di fatto un progetto enologico”, prosegue l’enologo di<br />

Palazzo di Varignana. “L’indirizzo stilistico di cantina<br />

è stato focalizzato conseguentemente sulla spontanea<br />

espressione delle specificità che il Pinot Nero condensa<br />

in questo territorio di confine, inusuale per le sue abitudini:<br />

vendemmia rigorosamente manuale, raffreddamento<br />

delle uve e solo prima spremitura a grappolo<br />

intero con rese del 50% hanno permesso di estrarre la<br />

purezza di un sapore autentico”. Un progetto che dal<br />

2018 sta regalando vere e proprie soddisfazioni alla realtà<br />

bolognese, “ed ogni anno migliora”, precisa il suo<br />

fautore. E nel suo futuro, cosa attende questa bollicina?<br />

“Ci piace esplorare e innovare anche per capire effettivamente<br />

dove ci si può spingere”, risponde Marchiori.<br />

“Per questo in cantina stiamo facendo delle prove<br />

e delle osservazioni molto interessanti”. E una grande<br />

novità è pronta a esordire nella prossima stagione: “Abbiamo<br />

già pronto il Blanc de Blancs in affiancamento al<br />

Blanc de Noirs”, spiega l’enologo. “Avremo quindi yin<br />

e yang dello stesso territorio”. Ma occorre pazientare:<br />

per ora, nel calice si può godere del Brut, contaminazione<br />

di sapori, sensibilità e culture. “Villa Amagioia<br />

Metodo Classico Blanc de Noirs è vino di carattere,<br />

teso, audace e al contempo accogliente e solare”, chiosa<br />

Marchiori. “Sta benissimo dagli aperitivi a tutta la tavola<br />

mediterranea e orientale, ma risulta adatto anche<br />

per un intrigante fine serata”.


16<br />

DOSSIER<br />

Atelier: quando la bollicina<br />

è di Haute Couture<br />

La collezione dei più pregiati tra gli spumanti Valdo,<br />

sartorialità che premia<br />

DI RICCARDO COLLETTI<br />

Se raggiungere il perfetto equilibrio che rende unica ogni bollicina è Arte, al cuore<br />

delle colline di Conegliano e Valdobbiadene c’è chi ha deciso non solo di farsi<br />

interprete di una tradizione d’eccellenza, ma di dare vita, ampliando i propri<br />

orizzonti in bottiglia, a un vero Atelier capace di plasmare spumanti frutto di<br />

un know-how oggi secolare. Da quasi 100 anni, infatti, Valdo combina un “saper<br />

fare” di eccellenza con la forza dei numeri, esaltando da una parte il glorioso territorio<br />

d’appartenenza, la culla del Prosecco Superiore, dall’altra testimoniando la passione di una<br />

famiglia, i Bolla, che sulle colline dal 2019 Patrimonio Unesco hanno portato la propria<br />

immensa passione per il vino e per la natura a sposare il più puro spirito imprenditoriale.<br />

E la storia ha dato ragione a un’intuizione che oggi si fa sempre più espressione sartoriale<br />

nella creazione di bollicine che sono fedele ritratto di stile, gusto e cultura di un marchio tra<br />

i più noti del vino tricolore. Nell’articolato mosaico che definisce la proposta della storica<br />

realtà di Valdobbiadene, la collezione Atelier è la veste che ha saputo proiettare i più pregiati<br />

tra gli spumanti Valdo nel futuro, ambasciatori di quel vivere bene tipicamente italiano<br />

di cui da sempre le sue bollicine sono testimonial. Etichette che sono veri e propri modelli<br />

enologici di Haute Couture, che hanno assunto i loro eleganti lineamenti all’interno di una<br />

cantina che si trasforma in studio d’artista, luogo intriso di dedizione e capacità di creare.<br />

È così che in bottiglia la Bellezza si tramuta in Arte, grazie a una gamma che materializza<br />

l’intuito del presidente Pierluigi Bolla e del team guidato da Gianfranco Zanon, dando<br />

corpo alle diverse interpretazioni di Valdobbiadene secondo lo stile Valdo. Finimenti<br />

sartoriali, classicismo Déco, ispirazione futurista, memoria visionaria, geometrie e profili<br />

che raccontano le colline e i segreti del Prosecco Superiore: tutto questo è racchiuso in<br />

Atelier, dove tradizione e innovazione nell’interpretazione dell’uva Glera trovano sintesi.<br />

Produzioni uniche che vengono riconosciute per la loro eccellenza anche a livello internazionale,<br />

come testimonia uno dei classici senza tempo firmati Valdo: quell’iconica<br />

Cuvée di Boj che 12 mesi fa ha festeggiato la sua 40esima vendemmia e in questo <strong>2023</strong> ha<br />

conseguito l’ambizioso riconoscimento Best of Show Prosecco in occasione della recente<br />

sessione estiva di degustazione di Mundus Vini. Da notare, come l’Oro ricevuto e la menzione<br />

di migliore etichetta nella categoria da parte della bollicina che in bottiglia racchiude<br />

l’eccezionalità delle uve dell’antica località “valle dei buoi”, zona vocata dalle straordinarie<br />

caratteristiche territoriali situata nella frazione San Pietro di Barbozza, abbia bissato la precedente<br />

medaglia, sempre del metallo più pregiato, al Berliner Wein Trophy, contest che ha<br />

visto salire sul gradino più alto del podio anche la Cuvée 1926. Ma il trionfo internazionale<br />

non è stato il solo highlight dell’anno per Cuvée di Boj, finito sotto le luci della ribalta<br />

anche per la partnership che ha condotto alla nascita di una special edition “Valdo per AS<br />

Roma” unica nel suo genere: a essere riportato in bottiglia è l’ologramma Official Product<br />

della squadra giallorossa con Qr Code univoco e dinamico, mentre il prezioso packaging<br />

la rende un prodotto iconico che sarà oggetto da collezione per ricordare i più felici ricordi<br />

calcistici. Poi c’è un’altra testimonianza dell’Amore, con la A maiuscola, di Valdo per il territorio:<br />

quell’Amor Soli, progetto enologico nato per espressa volontà della famiglia Bolla,<br />

primo Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Biologico di Valdo e simbolo che esprime<br />

l’impegno alla sostenibilità iniziato dall’azienda oltre 20 anni fa. Un’etichetta giunta con<br />

l’annata 2021, prodotta in sole 7760 bottiglie numerate, alla sua seconda edizione e che ha<br />

fissato un nuovo traguardo: i 95 punti di valutazione ricevuti in occasione del prestigioso<br />

Decanter Wine Awards <strong>2023</strong> hanno rappresentato il punteggio più alto mai ottenuto da<br />

Valdo nella speciale competizione, il concorso più partecipato e influente al mondo. Un<br />

cerchio che si chiude, la costante tensione verso l’eccellenza, con la produzione che più di<br />

tutte fissa lo sguardo oltre il presente. È il futuro nel calice quello simboleggiato dal Metodo<br />

Classico Tenuta Pradase, massima espressione della Valdobbiadene di Valdo. Il frutto,<br />

la bollicina che affina per almeno 24 mesi sui lieviti, di antichi cloni di Glera, Bianchetta,<br />

Perera e Verdiso recuperati e messi a dimora nei diversi filari di un “santuario” sulle colline<br />

Patrimonio Unesco. Una “biblioteca” del sapere e della biodiversità nel vocato terroir di<br />

Valdobbiadene, che regala una tiratura limitata che dall’annata 2020 si tramuta in “Vigna<br />

Pradase”, a seguito dell’ottenimento dalla Regione Veneto del toponimo di cui l’azienda<br />

diventa titolare esclusiva. L’ennesima testimonianza di un’expertise che evolve, affondando<br />

le proprie radici in profondità nella terra in cui Valdo ha la sua casa dal 1926.


L’ATELIER VALDO: UNA COLLEZIONE<br />

DI CAPOLAVORI UNICI DEDICATI<br />

ALLA RISTORAZIONE, CREATI SOLO<br />

CON LE UVE DEGLI STORICI CONFERITORI<br />

DI VALDOBBIADENE E SPUMANTIZZATI<br />

CON UN LUNGO AFFINAMENTO SUI LIEVITI<br />

DI MINIMO 5 MESI.<br />

www.valdo.com


18<br />

DOSSIER<br />

di una bollicina conduce spesso<br />

ben oltre il calice. Soprattutto quando<br />

nel corso di 200 anni di storia ti affermi<br />

come uno dei volti più riconosciuti di<br />

L'orizzonte<br />

quella che oggi è la bolla italiana per eccellenza:<br />

quel “fenomeno Prosecco” che dell’italianità<br />

è uno dei simboli migliori in tavola e sugli scaffali.<br />

Ma da una posizione<br />

di preminenza<br />

derivano sempre<br />

grandi responsabilità,<br />

che spingono<br />

ad ampliare visioni<br />

e traguardi, prestando<br />

attenzione<br />

a tutto quello che<br />

ruota intorno a<br />

una bottiglia, al di<br />

fuori della cantina:<br />

dalla vigna all’appassionato<br />

che il<br />

vino lo degusterà. Oggi, per ogni azienda vitivinicola,<br />

è diventato fondamentale misurare il proprio lavoro,<br />

definendo percorsi che siano improntati sempre più in<br />

maniera reale alla sostenibilità. Ancora di più, questo<br />

diviene necessario se il tuo profilo è definito da sette<br />

generazioni, nove tenute per 4.000 ettari, di cui circa<br />

1.600 vitati, un presidio di prodotto che si sviluppa in<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

oltre 140 Paesi del mondo. Numeri, quelli citati, che<br />

fotografano l’oggi del Gruppo Zonin1821, ma non<br />

ne raccontano in maniera esaustiva l’identità. Il suo,<br />

infatti, è un DNA plasmato dalla valorizzazione delle<br />

tradizioni vinicole locali, da sperimentazione e innovazione<br />

dei processi produttivi, oltre che dal rispetto<br />

per l’ambiente e le persone.<br />

“I brindisi con i<br />

nostri vini scandiscono<br />

autentici<br />

momenti di gioia<br />

quotidiana e celebrano<br />

quei gesti<br />

semplici che<br />

hanno un valore<br />

profondo: condivisione<br />

e convivialità,<br />

fiducia e<br />

responsabilità”,<br />

spiega Domenico<br />

Zonin, presidente<br />

del Gruppo Zonin1821 (in foto a destra, con Francesco<br />

e Michele). Proprio per questo, la qualità dei vini<br />

ha rappresentato la stella polare per la realtà che da<br />

Gambellara, in provincia di Vicenza, ha raggiunto il<br />

mondo intero. “Il far buon vino è sempre stato per noi<br />

l’unico modo per far impresa”. Ed è una vera e propria<br />

“educazione al vino”, quella che il Gruppo Zonin1821<br />

Il DNA di un<br />

orizzonte sostenibile<br />

Gruppo Zonin1821 e un impegno<br />

che guarda concretamente alle generazioni di domani<br />

promuove. “Non basta vendere bottiglie di vino massimizzandone<br />

la visibilità; è fondamentale far scoprire,<br />

raccontare, portare alla luce l’invisibile del visibile,<br />

ovvero la cultura, le tradizioni e le storie che esprimono<br />

questo straordinario prodotto della terra così che si<br />

riesca sempre più a concepire il vino come un prodotto<br />

buono, che assunto moderatamente fa bene, ma soprattutto<br />

come un custode di saperi e tradizioni che si<br />

tramandano da generazioni e devono essere arricchite<br />

oggi per le generazioni future”. Una vera e propria indicazione<br />

di rotta, questa visione, per un operato quotidiano<br />

che guarda al domani.<br />

“Il tema della generazionalità è chiave per comprendere<br />

la nostra visione imprenditoriale”, riprende Domenico<br />

Zonin. “Le aziende non hanno solo responsabilità<br />

qui ed ora, ma come le famiglie e le istituzioni<br />

devono contribuire, tramite il loro operato, ad esprimere<br />

valori di apertura ed alterità, tra i quali preservare<br />

le risorse, rispettare l’ambiente, garantire il benessere<br />

delle persone, favorire la parità di genere e<br />

valorizzare la diversità”. Ed è questo un impegno che<br />

occorre sia misurato, per potere dare conto del proprio<br />

contributo. “Ora più che mai, il mondo, la collettività<br />

e i consumatori chiedono alle aziende di prendere<br />

una posizione rispetto alle tematiche di sostenibilità:<br />

la sola logica del profitto senza limiti, l’irrefrenabile<br />

capitalismo dell’utile, non è più sinonimo di buona<br />

imprenditorialità. Alle aziende è chiesto di esprimere<br />

responsabilità nel proprio operato e giustificare<br />

le proprie scelte: alla luce di questo, la sostenibilità<br />

non può essere concepita come un elemento aggiuntivo<br />

rispetto al fare impresa ma deve essere uno degli<br />

elementi fondanti il modello di business, la cultura<br />

aziendale e le scelte strategiche”. Cultura d’impresa,<br />

innovazione tecnologica e responsabilità: Gruppo Zonin1821<br />

ha scelto di procedere in tutti quelli che sono<br />

gli aspetti decisivi – ambientale, economico e sociale<br />

– lungo il solco di concretezza e realismo. “Uno dei<br />

temi fondamentali, che è sempre stato parte della jobto-be-done<br />

del Gruppo Zonin1821, è la sostenibilità”,<br />

spiega Domenico Zonin. “Questa tematica, che sfortunatamente<br />

troppe volte è percepita come una moda,<br />

è in realtà un asset fondamentale per lo sviluppo del<br />

settore e per il benessere delle generazioni future”. Ed<br />

è così che anche nel 2022, la realtà con sede a Gambellara<br />

ha implementato il suo impegno, mappando nel<br />

suo Bilancio di Sostenibilità le aree d’impatto su cui<br />

intervenire con ancora più efficacia: a iniziare da “Salute,<br />

sicurezza e benessere dei lavoratori”, passando<br />

per “Sviluppo e innovazione di prodotto”, “Creazione<br />

di valore economico sostenibile” e ”Adozione di pratiche<br />

agricole sostenibili”, fino a giungere a “Gestione<br />

responsabile e sostenibile della supply chain” e “Diversità,<br />

equità e inclusione”. Punti di partenza da cui<br />

il Gruppo muoverà in direzione degli obiettivi che definiranno<br />

il prossimo biennio: dalla promozione d’iniziative<br />

specifiche sui temi della sostenibilità con gli<br />

stakeholder allo sviluppo di politiche e procedure per<br />

l’approvvigionamento responsabile, ma anche l’inizio<br />

di un percorso di certificazione “Best place to work”,<br />

lo sviluppo e la progettazione della “Zonin Academy”,<br />

incentrata sulla formazione di prodotto, tecnica e manageriale,<br />

il rafforzamento del legame con le comunità<br />

locali, fino all’analisi dei consumi energetici al fine di<br />

efficientarli e ridurre il fabbisogno o la definizione di<br />

politiche e procedure volte a realizzare iniziative in<br />

ambito di gestione responsabile delle risorse idriche.<br />

“Il percorso di promozione della sostenibilità non è facile<br />

e la via è lunga per la nostra società, pensiamo solo<br />

alla frequente evoluzione legislativa in tema”, conclude<br />

Domenico Zonin. “Ma il cammino è un percorso<br />

da percorrere insieme in cui ognuno, ogni azienda,<br />

ogni persona, nel suo piccolo, un passo alla volta, e con<br />

le proprie scelte, può lasciare un segno nel presente e<br />

fare la differenza per il futuro”. E Gruppo Zonin1821<br />

oggi è più che mai in movimento.


19<br />

COLLECTION<br />

All’ombra del Monte Baldo, porta d’accesso al Trentino delle bollicine,<br />

anello di congiunzione tra pianura e montagna, culture e ambiti territoriali<br />

contigui ma molto diversi, nasce il Trento Doc Clè Spumante<br />

Metodo Classico Dosaggio Zero 2018 Albino Armani 1607.<br />

Il simbolo della curiosità e della voglia di mettersi in gioco del suo artefice,<br />

quell’Albino Armani erede di una storia di viticoltura in quota, che<br />

oggi si sviluppa in differenti contesti dell’arco alpino e lunga oltre 400<br />

anni. Dall’altopiano di Brentonico ai declivi della Vallagarina, su terreni<br />

ricchi di basalto e calcare, le uve di Chardonnay e Pinot Nero coltivate a<br />

quasi 600 metri d’altitudine si fondono in egual percentuale e sapiente<br />

equilibrio, dando vita a un fiero spumante di montagna, impossibile da<br />

non notare. Il perfetto equilibrio fra acidità e struttura conferisce piacevole<br />

armonia ad ogni sorso a questa nobile bollicina<br />

delle vette, elegante e marcatamente fresca, che<br />

riposa sui lieviti per almeno 36 mesi prima del<br />

dégorgement. Dosaggio Zero, nessun compromesso,<br />

com’è proprio del carattere dell’uomo<br />

dietro la bottiglia, essenza di un Trentino che<br />

restituisce nel calice la più nitida fotografia<br />

dell’identità di un territorio.


20<br />

COLLECTION<br />

“Les plus hauts vignobles d’Europe au gré des avalanches”.<br />

Cioè: le vigne situate più in altitudine in Europa, giusto a<br />

ridosso – dunque alla discrezione – delle valanghe. Queste parole<br />

dell’abbé Alexandre Bougeat, il parroco di Morgex fino al 1971 e l’uomo<br />

che per primo ha indicato la via della viticoltura moderna in Valle<br />

d’Aosta, sintetizzabi alla perfezione l’anima in bottiglia e lo spirito<br />

nel calice del Glacier Vallée d’Aoste Doc Blanc de Morgex et<br />

de La Salle Metodo Classico Pas Dosé Cave Mont Blanc. Uno<br />

spumeggiante simbolo di quella viticoltura eroica ai piedi del Monte<br />

Bianco che oggi vede impegnate circa 70 famiglie. A fare da sfondo<br />

ai vigneti le montagne, ma il colore lo regala una particolarissima<br />

uva a bacca bianca: quel Prié Blanc, autoctono valdostano<br />

che cresce tra i 900 e i 1.200 metri d’altezza, su terrazzamenti<br />

perennemente esposti alla luce solare: questo il segreto che<br />

permette al frutto di maturare alla perfezione, per poi trasformarsi<br />

in un’elegante bollicina asciutta, cristallina, identitaria.<br />

Opera d’artigianato, frutto di una lunga ricerca<br />

portata avanti, vendemmia dopo vendemmia, per<br />

migliorarsi. Omaggio al fondatore, Guido Carlo<br />

Alleva, patron vigneron dall’educato e curioso<br />

palato indagatore, della settecentesca Tenuta Santa<br />

Caterina a Grazzano Badoglio, storico comune<br />

dell’astigiano. 100% Chardonnay, di nobile retaggio<br />

borgognone, proveniente unicamente dal vigneto<br />

della Maddalena, uve raccolte anticipatamente ad<br />

agosto all’alba, rigorosamente a mano, allo scopo<br />

di valorizzarne il profilo acidico e olfattivo. GC<br />

Guido Carlo Metodo Classico Vino Spumante di<br />

Qualità 2019 è un Blanc de Blanc Extra Brut che<br />

ha riposato per 36 mesi sui lieviti e ora si presenta,<br />

con perfetto tempismo, in circa 3mila bottiglie. Il<br />

suo profilo nel calice racconta attraverso un’elegante<br />

bollicina, esaltazione del singolo vigneto, la cifra<br />

raffinata della firma dell’azienda, in un gioco di<br />

sponde che al palato richiama a un confronto<br />

col “fratello maggiore” Silente delle Marne, altro<br />

“atout” da non mancare di assaggiare.


21<br />

COLLECTION<br />

Parallelo tra generazioni dietro a cui si cela la filosofia e la cifra stilistica della famiglia che, oltre<br />

60 anni fa, ha dato forma alla prima bottiglia di Metodo Classico in Franciacorta. Un omaggio al<br />

fondatore e uno al luogo che le bollicine Guido Berlucchi hanno eletto loro casa, per un viaggio<br />

nel calice che racconta l’evoluzione lungo il corso del tempo di un’azienda. Da un lato, con<br />

il Franco Ziliani 90 Franciacorta Riserva 2008 è la tradizione e la storia della celebre cantina<br />

franciacortina a venire tratteggiata; con il Palazzo Lana Extrême Franciacorta Riserva 2011 è,<br />

invece, l’innovazione portata dalle nuove generazioni della famiglia Ziliani a essere narrata. Due<br />

volti, la medesima qualità per fuoriclasse in bianco e nero, di grande persistenza e importante<br />

longevità, che domandano solo di essere meditati. Il Franco Ziliani 90 Franciacorta Riserva<br />

2008 Guido Berlucchi è “cuore” del mosto fiore 100% Chardonnay proveniente dalle migliori<br />

porzioni del vigneto Arzelle a Borgonato: millesimato, affina sui lieviti per almeno 11 anni e 7<br />

mesi, seguito da minimo 6 mesi di riposo in bottiglia dopo la sboccatura. Non Dosato, al palato<br />

si distingue per la grande freschezza, la pulizia gustativa e la struttura, il tutto armonizzato da<br />

buona sapidità e calibrata acidità. Il Palazzo Lana Extrême Franciacorta Riserva 2011 Guido<br />

Berlucchi è sempre “cuore” del mosto fiore, ma 100% Pinot Nero da due vigne di proprietà a<br />

Borgonato: Quindicipiò, in collina, e Brolo, prospicente alla casa delle bollicine franciacortine<br />

della famiglia Ziliani. Dopo l’affinamento sui lieviti per almeno 10 anni, seguito da minimo 6<br />

mesi in bottiglia dopo la sboccatura, prende vita un Extra Brut che in bocca è fresco, cristallino e<br />

di buona struttura, trovando la sua armonia grazie alla decisa mineralità e acidità.


22<br />

COLLECTION<br />

L’ultimo capitolo di una storia lunga più di<br />

un secolo. Quella di un visionario, Angelo<br />

Ballabio, e del suo sogno: creare un Metodo<br />

Classico da uve Pinot Nero dell’Oltrepò<br />

Pavese in grado di confrontarsi con i<br />

migliori Champagne del suo tempo. Dal<br />

1905 a oggi il mondo è cambiato, ora è<br />

la famiglia Nevelli che porta avanti con<br />

ambizione il testimone di esaltare in bottiglia<br />

le caratteristiche naturali di un terroir unico<br />

e vocato. Ed è dalla voglia di condivisione<br />

che nasce il Ballabio Farfalla Cave Privée<br />

2015 Extra Brut, bollicina “archiviata” per<br />

seguire l’evoluzione nel tempo dei Blanc<br />

de Noirs della cantina che si è trasformata<br />

in produzione punta di diamante. Un<br />

numero limitato di bottiglie, da apprezzare<br />

sorso dopo sorso. Il frutto dell’incontro,<br />

successivo a fermentazione separata,<br />

di solo il 42% del mosto fiore del<br />

Pinot Nero di due vecchie vigne nei<br />

comuni di Casteggio e Montecalvo<br />

Versiggia. Poi la nascita della cuvée,<br />

assemblaggio del meglio in botte e in<br />

vasca che affina sui lieviti per oltre<br />

sei anni. Per un Metodo Classico<br />

da custodire gelosamente.<br />

Un esempio della magia che si compie lungo il 45esimo<br />

parallelo, al cuore di quell’Oltrepò Pavese di cui Gabriele<br />

Marchesi cura la vite, ma anche l’immagine, dando lustro<br />

in bottiglia alle sue espressioni più pregiate: quelle da Pinot<br />

Nero e da Riesling Renano. Una scelta precisa, questa<br />

di scommettere da oltre 20 anni solo sui purosangue di<br />

una nobile terra del vino, come dimostra la decisione<br />

di curare ogni produzione vigna per vigna, esposizione<br />

per esposizione, pendenze, parcelle e suoli calcarei.<br />

Dall’omonimo appezzamento di 1,42 ettari, toponimo<br />

registrato in cui dimorano cloni provenienti da Aÿ, nasce il<br />

Marchesi di Montalto Costagrossa Pinot Nero Metodo<br />

Classico Docg Oltrepò Pavese Brut 36 mesi Millesimo<br />

2016. Sapido, fresco, dal sottofondo piacevolmente minerale<br />

che persiste a lungo. L’espressione del DNA della pianta e del<br />

tempo necessario alla sua piena maturazione: dimostrazione<br />

nel calice che Pinot Nero non si diventa, si nasce.


23<br />

Bollicine<br />

“alternative”<br />

Un viaggio alla scoperta di spumanti fuori dal coro<br />

per arricchire l’offerta e sorprendere i palati più esigenti<br />

Cari amanti delle bollicine, è giunto il momento<br />

di abbattere i confini. Se nella quotidianità<br />

gli spumanti nostrani, a iniziare<br />

da Prosecco, Franciacorta o Trento Doc,<br />

sono protagonisti indiscussi, insieme all’iconico<br />

Champagne, su tavole e scaffali, è arrivata<br />

l’ora di uscire dalla zona di comfort e ampliare<br />

gli orizzonti, muovendo alla scoperta di altri<br />

mondi. Oggi, si sa, è importante restare costantemente<br />

aggiornati e le bolle non fanno eccezione.<br />

Per questo vogliamo farvi immergere in<br />

un viaggio attraverso sei straordinarie bollicine<br />

provenienti da diversi Paesi, regioni e territori,<br />

andando a scoprire cosa conferisca a questi<br />

spumanti “fuori dal convenzionale” il loro carattere<br />

unico. Eccellenze, spesso poco note al<br />

di fuori dei propri confini, che possono arricchire<br />

l’offerta e sorprendere i palati più<br />

esigenti. Dalle zone “minori” della produzione<br />

di Francia alle audaci espressioni<br />

del Sudafrica, fino a Oltremanica, c’è un<br />

mondo da esplorare, perché, quando si<br />

tratta di bere bene, i confini vanno varcati<br />

in nome del piacere. La prima tappa<br />

conduce in Francia, terra celebre per lo<br />

Champagne, ma questa volta si è ben<br />

distanti da Reims e dintorni: più precisamente<br />

nella Valle della Loira. Qui,<br />

DI IRENE FORNI<br />

si può andare alla scoperta del Vouvray Aoc<br />

Reserve Privée Brut Extreme di Marc Brédif.<br />

Si fa riferimento a una delle Maison Vouvray e<br />

Chinon più famose e storiche. E il suo Reserve<br />

Privée Brut Extreme è perfetto per tutti gli<br />

appassionati che amano meno dolcezza possibile<br />

nel calice. Per una bollicina fondente<br />

e leggera, vino che si presenta in bocca caratterizzato<br />

da grande complessità. Grazie<br />

alla moderata acidità fruttata, il Reserve<br />

Privée Brut Extreme esalta il palato con<br />

una piacevole sensazione, senza mancare<br />

di succosa vivacità. Al finale colpisce<br />

con un bellissimo retrogusto. Restando<br />

in Francia, questa volta le bollicine<br />

“alternative” sono da ricercare in<br />

un’altra terra d’elezione: la Borgogna.<br />

Nel 1975, nella culla di alcuni dei più<br />

grandi vini al mondo, vengono ufficialmente<br />

riconosciuti i Crémant con uno<br />

specifico regolamento e relativa Denominazione.<br />

Oggi, a quasi 50 anni di<br />

distanza, i produttori sono diventati 430<br />

e Bailly Lapierre è un punto di riferimento nella produzione<br />

di Crémant de Bourgogne. Scopriamo questa realtà<br />

grazie al Crémant de Bourgogne Aoc Chardonnay Brut,<br />

un Blanc de Blancs dal chiaro timbro settentrionale. Nel<br />

calice si presenta giallo paglierino brillante, con perlage<br />

fine e persistente. Al naso emerge la delicatezza<br />

e l’eleganza e un profilo olfattivo composto<br />

di note floreali e fruttate. Sentori seguiti da<br />

una certa mineralità gessosa ma anche da note<br />

di crosta di pane. In bocca è secco, fine, ben<br />

bilanciato tra una grande freschezza ed una<br />

certa acidità. Sempre in Borgogna, troviamo<br />

un altro rappresentante dell’universo<br />

Crémant: il Crémant de Bourgogne Aoc<br />

Brut Authentique di Henri Champliau,<br />

azienda familiare che produce vini spumanti<br />

a Mercurey, nel cuore della Côte<br />

Chalonnaise. Il Brut Authentique è una<br />

bollicina raffinata ed elegante. Al naso<br />

propone delicate note di frutti rossi e<br />

lievi note agrumate. Al palato è netto<br />

e fruttato, con sorprendente finezza,<br />

lunghezza e freschezza. Rimaniamo<br />

ancora Oltralpe, sempre<br />

all’interno della<br />

tipologia Crémant,<br />

spostandoci in Alsazia.<br />

Qui s’incontra un’altra<br />

interessante realtà: Maison<br />

Joseph Gruss et Fils. Giunta alla<br />

sua quarta generazione, questa storica<br />

azienda alsaziana si focalizza sulla qualità<br />

di una produzione annuale limitata<br />

ed esclusiva. All’interno della sua proposta,<br />

il Crémant d’Alsace Aoc Extra<br />

Brut, che si presenta nel calice con<br />

bolle fini, fitte e persistenti. Al naso<br />

è molto espressivo e spazia da ricche<br />

ventate di gesso e grafite per<br />

proseguire a sasso bagnato e pietra<br />

focaia. Fresco, si apprezza menta e<br />

timo. Al palato è secco, diretto e<br />

tagliente, di buon corpo con una<br />

piacevole buona alcolicità. Giunge<br />

così l’ora di spostarsi in un territorio<br />

che non proprio rispecchia<br />

il primo pensiero quando si pensa<br />

alle bollicine: l’Inghilterra. Oltremanica,<br />

nel West Sessex, è possibile<br />

incontrare l’azienda Nyetimber, che negli<br />

ultimi anni ha avuto un solo obiettivo: produrre il più<br />

raffinato English Sparkling Wine, in grado di rivaleggiare<br />

con le migliori bolle al mondo. Un vero pioniere, il<br />

primissimo produttore di bollicine inglesi ad<br />

adoperare esclusivamente i tre celebri vitigni<br />

dello Champagne, oggi Nyetimber è considerato<br />

uno dei più prestigiosi produttori di vino in<br />

Inghilterra. Tra le sue etichette spicca il Classic<br />

Cuvée, prodotto con uve Chardonnay, Pinot<br />

Noir e Meunier. Nel calice si presenta di color<br />

oro chiaro con perlage fine e persistente.<br />

Al naso propone intensi e complessi aromi<br />

tostati e speziati. Il sorso è fine, elegante<br />

con una grande combinazione di intensità,<br />

delicatezza e lunghezza. Tappa<br />

finale per il nostro viaggio - se<br />

di conclusione si può parlare - che<br />

termina in Sudafrica: nello specifico,<br />

a Western Cape con Graham<br />

Beck e il suo Cap Classique Brut<br />

Rosé. La famiglia Beck produce<br />

esclusivamente Metodo Classico,<br />

focalizzandosi sull’importanza e<br />

il rispetto della natura. Nel calice<br />

il suo Cap Classique Brut Rosé si<br />

presenta di color rosa argenteo, con<br />

profumi di ciliegia e ribes. Il sorso è fine<br />

e composto da una sottile e complessa<br />

mineralità che si arricchisce del sapore di<br />

frutti rossi. Chiude sostenuto da grande piacevolezza e<br />

freschezza. A ognuno la propria bollicina “alternativa”.<br />

GIRAMONDO


24<br />

AMilano, poco distante da quella via Gluck resa famosa da Adriano Celentano,<br />

in una stradina laterale a ridosso della ferrovia si nasconde uno dei templi<br />

della distribuzione Horeca nazionale di vino. Un vero e proprio caveau<br />

di più di 2000 metri quadrati, in cui trovano posto alcune delle etichette,<br />

italiane ma soprattutto francesi, di maggiore richiamo: oltre 120mila bottiglie,<br />

conservate a temperatura ideale. Non deve stupire, perché l’indirizzo è quello del magazzino<br />

della Sarzi Amadè, storica realtà familiare nata nel 1966 dalla passione per il vino<br />

e dall’intraprendenza di Nicola Sarzi Amadè, sempre affiancato dalla moglie Gabriella.<br />

Oggi, il testimone nella guida della società è passato a Claudia e Alessandro, la seconda<br />

generazione. Ma qual è il futuro di uno tra i protagonisti più riconosciuti dell’universo<br />

Horeca? Lo abbiamo domandato proprio ad Alessandro Sarzi Amadè, che ha delineato<br />

con noi il domani di uno dei cataloghi di maggiore qualità e prestigio della distribuzione<br />

di vino. Se sul territorio italiano, infatti, oggi Sarzi Amadè può vantare partnership trentennali<br />

con produttori vinicoli quali Aldo Conterno e Benanti, è l’offerta dei vini francesi<br />

a stupire per nobiltà e ricchezza. Dall’Alsazia al Rodano, dalla Loira alla Champagne, l’azienda<br />

vanta una selezione in portfolio senza eguali, che ha nella scelta di vini da Borgogna<br />

e Bordeaux, quasi 250 cantine, il suo fiore all’occhiello. Petrus, Château D’Yquem,<br />

Domaine Armand Rousseau, Domaine Leflaive e Domaine Comte de Vogüé: questi<br />

solo alcuni dei miti presenti nel ventaglio di proposte provenienti da Oltralpe. A cui si<br />

aggiungono le complessive quasi 400 realtà selezionate da tutto il mondo: se la Francia è<br />

capofila, a seguire sono Portogallo, Germania, Stati Uniti e Spagna, testimonianza dell’attenzione<br />

dell’azienda verso i nuovi attori emergenti. “Quando mio padre Nicola ha dato il<br />

via alla Sarzi Amadè il mondo del vino era molto diverso da quel che è oggi”, spiega Alessandro<br />

Sarzi Amadè. “La svolta si è avuta negli anni ’80, quando ha iniziato a importare<br />

vini dalla Francia, osservando quella che era una mancanza di proposta strutturata sul<br />

mercato italiano. Da lì è iniziata la Sarzi Amadè come la conosciamo ora: una distribuzione<br />

Horeca nazionale di vino”. Oggi l’evoluzione parla di un sempre migliore adattamento<br />

a quelle che sono le richieste del mercato. “Abbiamo introdotto in questi ultimi anni una<br />

serie di piccole realtà italiane, diventate più di 60 aziende oggi, desiderose di affacciarsi<br />

sull’intero mercato nazionale, che presidiamo in maniera capillare con la nostra rete vendita”.<br />

La Francia, tuttavia, resta ancora il riferimento. “Con le nuove generazioni, sempre<br />

più aperte ad allargare i propri orizzonti, sono venuti meno tanti pregiudizi e si guarda<br />

sempre più a cosa c’è dentro la bottiglia, più che all’etichetta che la veste”, evidenzia Sarzi<br />

Amadè. “C’è apprezzamento e forte richiesta per i grandi vini, a iniziare proprio da quelli<br />

d’Oltralpe”. In sostanza, si beve sempre più un vino di qualità oggi, indipendentemente<br />

dalla provenienza. E così, il ruolo del distributore Horeca è sempre più fondamentale. “Il<br />

servizio è quello che fa in primis la differenza: la possibilità di avere una gamma ampia e<br />

qualificata, tempestività di consegna, garanzia di originalità, ma soprattutto rispetto della<br />

filiera. Un punto importante, in particolare quest’ultimo, perché noi distributori rispondiamo<br />

di difetti e problematiche che possono sorgere con una bottiglia, l’acquisto su mercato<br />

parallelo, magari online, non offre alcun tipo di salvaguardia da tal punto di vista”. C’è<br />

poi un altro plus che una distribuzione può offrire ed è proprio la qualità del suo catalogo:<br />

“Tante realtà medio-piccole possono indubbiamente beneficiare non soltanto dell’expertise<br />

di chi vende per mestiere, ma anche della visibilità che è offerta nel trovarsi fianco a<br />

fianco in portfolio con nomi già affermati e mostri sacri”. Ma qual è oggi la temperatura<br />

del mercato? “Abbiamo trascorso due anni notevoli per quel che riguarda la crescita nel<br />

volume d’affari e in bottiglie vendute. Nel <strong>2023</strong> il trend parla di un leggero aumento del<br />

fatturato e un incremento maggiore nei volumi, a indicare un abbassamento del prezzo<br />

medio, frutto anche della minore disponibilità attuale di etichette importanti. Ma così è<br />

da sempre: i vini di maggior prestigio sono sempre legati a doppio filo a quel che la natura<br />

offre, millesimo dopo millesimo”. In attesa di vedere come si chiuderà l’anno, cosa c’è<br />

nel domani di Sarzi Amadè? “Ritengo necessario consolidare la presenza in catalogo di<br />

aziende italiane”, la risposta. “Abbiamo l’obbligo di dirigerci verso un maggiore equilibrio,<br />

con una selezione all’altezza del nostro portfolio, tra Italia e Francia. Poi, l’ambizione è di<br />

aver sempre maggiore fidelizzazione da parte dei clienti, perché oggi, per un distributore<br />

ma non solo, è sempre più decisivo dare continuità al proprio lavoro”.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

INTERNI D’AUTORE<br />

Il nuovo corso<br />

di Sarzi Amadè<br />

Come la storica distribuzione Horeca di vino sta evolvendo<br />

con un occhio rivolto all’Italia


MODENAFIERE<br />

15-16 OTTOBRE <strong>2023</strong><br />

10.00-18.00<br />

PRESENTA<br />

IL PIÙ GRANDE EVENTO<br />

ITALIANO DEDICATO<br />

ESCLUSIVAMENTE<br />

ALLO CHAMPAGNE<br />

6 a EDIZIONE<br />

SETTE MASTER CLASS DI ALTO LIVELLO<br />

SCEGLI LA TUA<br />

DOMENICA 15 OTTOBRE<br />

LUNEDÌ 16 OTTOBRE<br />

BOLLICINE<br />

AL BUIO<br />

Luca Boccoli<br />

e Ilaria Giardini<br />

TOP CUVÉE<br />

1/<strong>2023</strong><br />

Vito Intini<br />

(Presidente Onav)<br />

BLANC DE<br />

BLANCS: TUTTA<br />

LA PROFONDITÀ<br />

DELLO<br />

CHARDONNAY<br />

Luigi Bertini<br />

(Delegato FISAR)<br />

TUTTE<br />

LE SFUMATURE<br />

DEL ROSÉ<br />

Luciano Ferraro<br />

e Paolo Porfidio<br />

2008:<br />

UN GRANDE<br />

MILLESIMO<br />

Manlio Giustiniani<br />

LA VINIFICATION<br />

À L’ANCIENNE<br />

Michel Bettane<br />

TOP CUVÉE<br />

2/<strong>2023</strong><br />

Francesco<br />

Falcone<br />

Informazioni e prenotazioni su: champagneexperience.it/master-class<br />

CHAMPAGNEEXPERIENCE.IT | FACEBOOK | INSTAGRAM


26<br />

CHAMPAGNE<br />

Modena capitale<br />

dello Champagne<br />

Il 15 e 16 ottobre, sotto la regia di Società Excellence,<br />

l’evento da non mancare con la bollicina francese<br />

DI RICCARDO COLLETTI<br />

Modena capitale: dello Champagne. Almeno<br />

in Italia e sicuramente nel lungo<br />

weekend dell’evento per antonomasia<br />

dedicato alle bollicine francesi più amate<br />

al mondo nel Belpaese. Già, perché domenica<br />

15 e lunedì 16 ottobre ritorna lungo la via Emilia<br />

l’appuntamento principe per le bolle transalpine nel nostro<br />

Paese, dal 2022 quarto mercato al mondo a valore<br />

per una tipologia di vino che da sempre fa storia a sé. A dimostrare<br />

quanto sia il fermento in Italia, proprio l’exploit<br />

della kermesse 12 mesi fa, dove un pubblico di oltre 6.400<br />

visitatori ha affollato i banchi d’assaggio. Appassionati e<br />

operatori professionali altamente profilati, che nel corso<br />

dei due giorni di Champagne Experience sono andati<br />

alla scoperta di grandi Maison e piccoli Vigneron, per<br />

un’istantanea in grado di offrire uno spaccato davvero<br />

completo della varietà delle bollicine di Reims e dintorni.<br />

Quest’anno, per altro, si punta a fare ancora meglio, con<br />

gli spazi di ModenaFiere ad ospitare nella sesta edizione<br />

della manifestazione gli Champagne di 176 produttori.<br />

Ad orchestrare lo spumeggiante rendez-vous è Società<br />

Excellence, realtà che riunisce 21 tra i maggiori importatori<br />

e distributori italiani di vini e distillati d’eccellenza.<br />

E anche per l’edizione <strong>2023</strong>, noi di <strong>WineCouture</strong> saremo<br />

presenti all’evento con una nuova release dell’ormai<br />

tradizionale appuntamento con I Quaderni di <strong>WineCouture</strong><br />

dedicata alla bollicina francese più amata al mondo.<br />

Per due giorni, a colorare gli oltre 5mila metri quadrati<br />

del Padiglione A di ModenaFiere saranno più di 900<br />

etichette. Come di consueto, la suddivisione avverrà in<br />

base all’appartenenza geografica di ciascun produttore,<br />

corrispondente alle diverse zone della Champagne<br />

– Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des<br />

Blancs, Aube, oltre alle Maison classiche riunite in una<br />

specifica area – con l’obiettivo di offrire un’esperienza<br />

sensoriale coinvolgente all’interno di uno scenario chiaro<br />

e ben organizzato.<br />

“Riuscire ogni anno a fare sempre meglio è una sfida importante<br />

e ambiziosa, ma è anche l’obiettivo che guida il<br />

nostro quotidiano lavoro di importatori e distributori”,<br />

spiega Luca Cuzziol, presidente di Società Excellence.<br />

“L’anno scorso eravamo già molto soddisfatti di essere riusciti<br />

a riunire nello stesso luogo un numero molto consistente<br />

e rappresentativo di aziende della Champagne.<br />

Quest’anno siamo riusciti ad aumentare ulteriormente<br />

il numero e questo è motivo di ulteriore soddisfazione”.<br />

Proprio all’organizzazione, coordinata dal direttore Lorenzo<br />

Righi, va dato il merito di aver saputo creare nel<br />

corso degli anni un evento realmente inclusivo, in grado<br />

di delineare quelli che oggi sono trend e novità in Champagne.<br />

“Siamo certi che tutti i visitatori riusciranno ad<br />

avere una fotografia ancora più puntuale sullo stato<br />

dell’arte di un vino e di un territorio che non smette mai<br />

di affascinare e stupire grazie a un ventaglio di espressioni<br />

e di interpreti di grande livello”, prosegue Cuzziol.<br />

La bollicina francese più amata al mondo sta volando nel<br />

Belpaese, come ha dimostrato il 2022 da record che ha<br />

portato quello tricolore a essere il quarto mercato mondiale<br />

a valore, grazie a un giro d’affari attestatosi a 247,9<br />

milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse)<br />

per un +19,1%. “La crescita dell’11,5% dei volumi, con<br />

10,6 milioni di bottiglie nel 2022, è un dato certamente<br />

indicativo del grande interesse presente nel nostro Paese”,<br />

aggiunge Pietro Pellegrini, vicepresidente di Società<br />

Excellence. “Ecco perché una manifestazione professionale<br />

che sappia far conoscere con competenza questo<br />

magnifico vino agli operatori del settore rappresenta un<br />

valore aggiunto fondamentale per tutto il comparto”.<br />

In questa prospettiva s’innesta il momento della formazione,<br />

delineato anche nell’edizione <strong>2023</strong> da una serie<br />

di masterclass alla presenza di un parterre di relatori di<br />

primo piano. A venire affrontati, in occasioni di confronto<br />

diretto con esperti e produttori, una varietà di temi e<br />

spunti di riflessione di profondo interesse.<br />

“Le nostre masterclass sono uno dei fiori all’occhiello<br />

di Champagne Experience sin dalla prima edizione”, riprende<br />

Pietro Pellegrini. “Quest’anno si avvicenderanno<br />

tanti relatori che hanno selezionato temi di grande interesse<br />

in grado di fornire chiavi di lettura affascinanti e<br />

soprattutto utili per tutti i partecipanti”.<br />

Si spazierà da Bollicine al buio insieme a Luca Boccoli e<br />

Ilaria Giardini, viaggio sensoriale nel quale i partecipanti<br />

saranno bendati, alla scoperta delle Top Cuvée, prima<br />

con Vito Intini e poi con Francesco Falcone. E ancora:<br />

l’analisi dei Blanc de Blancs e della loro vivace tensione e<br />

longevità è in mano a Luigi Bertini, le sfumature dell’universo<br />

degli champagne Rosé a Luciano Ferraro e Paolo<br />

Porfidio. Infine: Michel Bettane illustrerà che cos’è<br />

la cosiddetta “Vinification à l’ancienne”, ovvero l’arte<br />

di realizzare Champagne attraverso l’ausilio del legno,<br />

mentre Manlio Giustiniani condurrà al cuore del millesimo<br />

2008, con cinque grandi interpreti in degustazione.<br />

Due giorni, un unico grande appuntamento da non mancare:<br />

quello con Champagne Experience <strong>2023</strong>.


27<br />

Una storia di Champagne che si è sviluppata<br />

dal 1825 a oggi, testimone passato lungo sei<br />

generazioni dai componenti della famiglia<br />

che ha dato vita alla sola Maison che oggi ha<br />

sede a Châlons-en-Champagne. Un’eredità<br />

preziosa, dal 2019 nelle mani di Benjamin Fourmon, che<br />

ha accolto dal padre Jean-Claude la sfida di perpetuare un<br />

racconto d’eccellenza, innovandolo: ci racconta come.<br />

Qual è la sfida più grande nel portare<br />

avanti il testimone di un’eredità<br />

di quasi 200 anni?<br />

Mi considero innanzitutto un “traghettatore”<br />

rispetto all’eredità ricevuta.<br />

È sempre molto complicato<br />

giungere alla guida di una Maison famigliare,<br />

perché ci si fa carico di tutta la<br />

tradizione alle spalle e si riparte daccapo<br />

in un punto fissato nel tempo. Dunque, la<br />

mia “ossessione” oggi è di comprendere come<br />

potrò lasciare al meglio questo prezioso patrimonio ai miei<br />

figli e nipoti nel futuro. Questa prospettiva ti dona una<br />

forza supplementare per fare ogni giorno ancora meglio,<br />

andare ancora più lontano e ampliare gli orizzonti della<br />

Maison. Fortunatamente in questo impegno non sono<br />

solo, ma circondato da una splendida equipe che supporta<br />

il mio sforzo e contribuisce a tenere vivo e perpetuare un<br />

heritage che, così, da pesante come potrebbe apparire si<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

trasforma in vero “atout” per una realtà che alle spalle vanta<br />

quasi 200 anni di savoir-faire. Una carta vincente, quest’ultima,<br />

che nel periodo del Covid-19 ci è servita molto per<br />

porre tutto nella giusta prospettiva: in fondo, abbiamo oltrepassato<br />

Guerre Mondiali, la crisi petrolifera e il conflitto<br />

nel Golfo, il crack finanziario del 2008 e tanto altro ancora.<br />

E così, in momenti di estrema difficolta, come il 2020, ti<br />

rendi conto di quanto solide siano le radici della Maison.<br />

Dopo aver assunto la guida della<br />

Maison, nel 2019, qual è il personale<br />

contribuito aggiunto all’eredità<br />

ricevuta?<br />

Il primo cambiamento che è occorso<br />

è visibile a tutti e si tratta dell’apertura<br />

ai visitatori della nostra Maison, con<br />

un’offerta e percorsi dedicati in cantina.<br />

L’idea era proprio quella di riaprire le porte<br />

della nostra realtà agli appassionati di Champagne,<br />

modernizzandoci ma salvaguardando la<br />

nostra autenticità. Questo è stato il primo progetto, ma ce<br />

ne sono tanti altri pronti per il futuro, a partire dalle iniziative<br />

per il Bicentenario. E poi, ci sono riflessioni in corso su<br />

nuove produzioni, l’idea di un nuovo centro di vinificazione,<br />

ma anche di un progetto di accoglienza con delle camere<br />

per gli ospiti. Chiaramente questa non può che essere<br />

una visione sul lungo termine: si tratta di dotarsi di nuovi<br />

strumenti per accrescere la fama e la qualità dei nostri vini.<br />

L’eredità sempre viva<br />

di Joseph Perrier<br />

A tu per tu con Benjamin Fourmon,<br />

presidente e ceo, sul futuro della Maison<br />

Ma per lei cos’è lo Champagne?<br />

“Art de vivre”: momenti di convivialità e di condivisione.<br />

Storicamente una bottiglia di Champagne si è sempre<br />

aperta in tutto il mondo per celebrare qualcosa, ma<br />

oggi quel che si nota è una costante crescita del numero<br />

di appassionati di vino. Il pubblico è cambiato: sempre<br />

più, ora, una bottiglia è aperta per il piacere della scoperta,<br />

più che soltanto per un momento di festa. Quindi,<br />

esistono due mondi che sussistono uno a fianco all’altro:<br />

da un lato la celebrazione, il ritrovarsi, la condivisione in<br />

famiglia o con gli amici, che rappresentano il DNA dello<br />

Champagne; dall’altro lato, è nata la categoria degli appassionati,<br />

sempre più curiosi e attenti al particolare.<br />

Che cos’è oggi innovazione in Champagne?<br />

Oggi c’è ancora tanto spazio per innovare in Champagne,<br />

ma l’innovazione può passare su piani diversi. Penso innanzitutto<br />

a una Maison come la nostra: in Joseph Perrier<br />

può significare assaggiare ancora più uve di prima<br />

per scoprire nuove sfumature della ricchezza del terroir<br />

champenoise. Ci sono 200 km tra le vigne a Nord e quelle<br />

a Sud della Champagne: questo significa che, ad esempio,<br />

prendendo del Pinot Noir, possiamo partire dal parlare<br />

di tipologie differenti di cloni, portainnesti diversi e così<br />

via, fino a renderci conto concretamente, assaggiando gli<br />

acini, che quello a Nord di Reims non è lo stesso frutto di<br />

quello di Les Riceys, perché il terroir cambia anche se la<br />

Denominazione è la medesima. L’innovazione, dunque,<br />

si muove anche attraverso un accrescimento della qualità,<br />

che passa da quelli che sono gli approvvigionamenti delle<br />

uve e il rapporto che instauri con i tuoi conferitori, indipendentemente<br />

da quello che può essere poi il generale<br />

progresso dettato dagli interventi “istituzionali” del Comité<br />

Champagne su nuovi portainnesti, vitigni, metodi<br />

di vinificazione. Penso al fatto che fino a 15 anni fa nessuno<br />

lavorava i suoli in vigna o che le certificazioni non<br />

erano considerate poi così importanti. Oggi si assiste a un<br />

vero e proprio cambio di passo e di filosofia nella “nuova<br />

generazione” di vigneron e produttori in Champagne, ma<br />

anche tra négociant e proprietari di Maison.<br />

Esiste uno Champagne che Joseph Perrier<br />

ancora non ha pensato, ma le piacerebbe<br />

produrre?<br />

Il vero problema è che siamo pieni di idee, ma poi con<br />

lo Champagne occorre prendersi il tempo necessario<br />

per dare loro forma, passo dopo passo, senza affrettare<br />

il cammino. Quello che posso dire è che si assisterà, nel<br />

prossimo triennio, a tanti step in termini d’innovazione<br />

per quel che riguarda la nostra Maison. Mi riferisco a un<br />

alto di gamma e può darsi anche un paio di parcellari da<br />

terreni che riteniamo molto interessanti per questo. E ancora:<br />

magari un Meunier o dello Chardonnay. Di certo, ci<br />

sono novità in arrivo. E sotto questo punto di vista, non ci<br />

possiamo definire specialisti di questo o di quel vitigno,<br />

come di un terroir rispetto ad un altro: abbiamo, di anno<br />

in anno, uve di sempre migliore qualità, frutto di un modo<br />

differente di lavorare rispetto al passato. Di quello che poi<br />

porterà in bottiglia, ne parleremo tra qualche anno.<br />

CHAMPAGNE<br />

Photo: Michaël Boudot<br />

L’Italia quanto conta per Joseph Perrier?<br />

È un mercato in crescita, dove attualmente sviluppiamo<br />

un giro d’affari attorno al milione di euro in termini di<br />

spedizioni. L’Italia è un Paese chiave in cui vogliamo<br />

incrementare il nostro presidio e l’immagine della Maison,<br />

dinamizzandola. C’è ancora molto da fare, ma è un<br />

mercato magnifico e maturo, perché composto da tanti<br />

appassionati che conoscono bene lo Champagne e che<br />

s’interessano ai dettagli delle molte<br />

proposte che sono espressioni<br />

di specifici terroir. E poi in Italia<br />

si prediligono soprattutto<br />

le grandi cuvée, forse perché<br />

come Paese produttore di<br />

grandi spumanti desiderate<br />

assaggiare soltanto il meglio.


28<br />

CHAMPAGNE<br />

“The Zest<br />

is yet to come”<br />

Il primo stellare incontro con Krug Grande Cuvée<br />

171esima edizione e Rosé 27esima edizione<br />

Da sinistra: Carlo Vallarino Gancia, brand manager Krug, Francesca Terragni, direttore marketing e comunicazione Moët Hennessy Italia, Olivier Krug,<br />

Nicola e Pierluigi Portinari, ristorante La Peca<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Un ingrediente diverso ogni anno sposato a una formula che non muta dal<br />

1843. Da una parte il limone, frutto scelto per il suo carattere pungente ed<br />

elettrizzante, attorno a cui ruotano ricette e intuizioni creative nel segno<br />

dell’eccellenza di 113 Stelle Michelin; dall’altra una nuova release di Krug<br />

Grande Cuvée 171esima edizione, che fa il suo esordio in Italia accompagnata<br />

da Krug Rosé 27esima edizione. Lo speciale incontro, passo di danza a due tra tensione<br />

ed equilibrio in ogni accostamento, è andato in scena a Milano, lo scorso 3 luglio,<br />

nella splendida cornice di Villa Mirabello. Alla presenza di Olivier Krug, direttore della<br />

Maison e sesta generazione della famiglia, sono state le straordinarie creazioni nel piatto<br />

dello Chef Nicola Portinari del ristorante La Peca, due Stelle Michelin e top Krug Ambassade,<br />

a fare da preludio al nostro primo assaggio, in occasione dell’evento Krug x Lemon, di<br />

quella che per definizione è l’emblema di una tra le più blasonate realtà della Champagne,<br />

bollicina che rappresenta da quasi due secoli il sogno di un uomo e la più generosa espressione<br />

di un territorio unico al mondo nella sua miglior interpretazione ogni anno, a prescindere<br />

dalle variabili di ogni millesimo. D’altronde, “The Zest is yet to come”: un gioco<br />

di parole, quello tra “scorza” (zest) e “meglio” (best), che fornisce da un lato il titolo al libro<br />

che introduce il Single Ingredient <strong>2023</strong> di Krug, il limone, dall’altro che calza alla perfezione<br />

anche per l’emblema della storica Maison. Il primo incontro con la Krug Grande Cuvée<br />

171esima edizione, infatti, non fa che ribadire un principio che definisce lo spirito di uno<br />

Champagne davvero unico, reale miglior interpretazione senza tempo di un territorio e<br />

dei suoi più vocati frutti. Una bollicina che chi scrive ama particolarmente assaporare con<br />

qualche anno alle spalle, proprio per quella rotondità che sviluppa nel procedere del tempo<br />

e che la rende ancor più deliziosa: la riprova, nel corso della serata, è giunta da una splendida<br />

Magnum di Krug Grande Cuvée 168esima edizione che ha illuminato ulteriormente<br />

una notta già carica di stelle. Un firmamento scintillante punteggiato dagli oltre 112 brillanti<br />

Chef di 25 Paesi diversi chiamati dalla Maison a celebrare nel piatto, in un ricettario,<br />

il limone, ingrediente realmente universale, la cui versatilità, freschezza e texture elevano<br />

deliziosamente l’esperienza sensoriale di un abbinamento con l’ultima edizione di Krug<br />

Grande Cuvée o Krug Rosé. Un vero e proprio viaggio gastronomico intorno al mondo,<br />

itinerario scandito da fornelli e alta cucina, cammino in cui il limone è ingrediente che<br />

indica la direzione, ma è la Krug Grande Cuvée 171esima edizione a definire una rotta<br />

di sapore e gusto che trascende mondi e culture, accostandosi a tradizioni ed esperienze<br />

di volta in volta differenti, ma tutte accomunate dall’incontro con le ammaglianti bollicine<br />

della storica realtà di Reims. Un primo assaggio anche il nostro, quello dei due recenti<br />

arrivi. Per un nuovo capitolo tutto da sfogliare e che nel calice, per la Krug Grande Cuvée<br />

171esima edizione, oggi si tratteggia in una ricchezza espressiva generosa definita da un<br />

sorso vivace e dinamico ma con il suo piacevole e caratteristico accenno di una texture<br />

sempre gourmand: un costante oscillare tra intensità e freschezza. Un profilo figlio di un<br />

blend che per l’occasione ha coinvolto 131 vini di 12 annate differenti, la più recente delle<br />

quali è la 2015, mentre la più vecchia risale al 2000. Per un’unione che, nella sua composizione<br />

finale, vede l’equazione sommare 45% Pinot Noir, 37% Chardonnay e 18% Meunier.<br />

La Krug Grande Cuvée 171esima edizione, in totale, si costituisce di vini di riserva per il<br />

42% dell’assemblaggio definitivo, contributo che apporta i tratti di ampiezza e rotondità a<br />

uno Champagne che, quasi volesse omaggiare l’ingrediente selezionato per l’anno, richiama<br />

una piacevole nota citrina. E se la Grande Cuvée è il perpetuarsi della visione di Joseph<br />

Krug, il fondatore, Krug Rosé 27esima edizione è il sogno della quinta generazione della<br />

Maison. Una creazione che, nel solco dell’emblema originale, ha desiderato dare forma<br />

a qualcosa che ancora non esisteva, ma potesse essere tramandato, anno dopo anno, col<br />

suo peculiare stile e un tratto brioso che lo porta a osare, proponendosi quale sostituto di<br />

un vino rosso. Merito della complessità di un blend che vede protagonisti 38 vini di nove<br />

annate diverse, il più giovane dei quali è del 2015, per poi risalire fino al 2005: convergenza<br />

che nell’assemblaggio finale, costituito dal 55% di vini di riserva, è completata da un ulteriore<br />

10% di Pinot Noir dell’annata, macerato tradizionalmente, dagli appezzamenti di Aÿ<br />

e Mareuil-sur-Aÿ, che apporta note speziate, colore e struttura. Un tango perfetto, anche<br />

con i piatti più ricchi e saporiti, per uno Champagne che, con quella sua deliziosa nota<br />

agrumata a fare da sfondo, invita a farsi bere e costantemente ribere.


29<br />

Montelvini: +10%<br />

nel primo semestre,<br />

Alessandro Guerini<br />

nuovo direttore commerciale<br />

In Oltrepò Pavese<br />

sbarcano<br />

Masi e Berlucchi<br />

Montelvini, cantina ambasciatrice dell’Asolo Prosecco,<br />

ha nominato Alessandro Guerini nuovo direttore commerciale.<br />

L’inserimento del manager arriva in una fase<br />

cruciale per l’azienda, come evidenzia l’amministratore<br />

delegato, Alberto Serena: “Dopo gli ottimi risultati del<br />

2022, con il raggiungimento dei 31 milioni di fatturato<br />

complessivo e oltre 7,3 milioni di bottiglie commercializzate,<br />

abbiamo ottenuto un’ulteriore crescita del 10%<br />

nei primi sei mesi <strong>2023</strong>, trainati da mercati tradizionali,<br />

come Stati Uniti e Germania, ma anche da un forte incremento<br />

nei Paesi dell’Est Europa e del Far East Asiatico”.<br />

Il risultato è incoraggiante<br />

in un momento congiunturale<br />

complesso sia per il mercato<br />

domestico, dove si intravedono<br />

segnali di rallentamento<br />

dei consumi dovuti all’inflazione,<br />

sia per le esportazioni<br />

di vino italiano all’estero.<br />

Fieramonte 2016<br />

concede il bis:<br />

l’Amarone Riserva Allegrini<br />

di nuovo 100 punti Decanter<br />

Fieramonte, l’Amarone della Valpolicella Classico<br />

Riserva Docg della famiglia Allegrini, concede<br />

il bis. E che bis. Con l’annata 2016, infatti, uno dei<br />

volti più noti del vino veronese si aggiudica per il<br />

secondo anno consecutivo i 100 punti da parte<br />

di Decanter, prestigioso magazine inglese conosciuto<br />

a livello globale come autorevole fonte<br />

per la critica enologica. Già nel 2022 Fieramonte<br />

è stato il primo Amarone, espressione<br />

massima della Valpolicella, ad aver ottenuto<br />

l’importante punteggio. Per un risultato<br />

che assume una rilevanza particolare a livello<br />

di pregio commerciale ne La Place<br />

de Bordeaux, uno dei più antichi mercati<br />

di vino al mondo, network dove la<br />

cantina veronese è<br />

presente da settembre<br />

2022<br />

con due dei<br />

suoi vini<br />

iconici: La<br />

Poja e proprio<br />

Fieramonte.<br />

In ricordo di<br />

Ottavia Scagliotti,<br />

la donna dietro al sogno<br />

di Giuliano Bortolomiol<br />

Un sogno è grande soltanto quando si trova il modo di<br />

condividerlo. Ed è proprio questo quello che ha rappresentato<br />

l’incontro tra uno dei pionieri del Conegliano Valdobbiadene<br />

Prosecco Superiore Docg, Giuliano Bortolomiol,<br />

e sua moglie Ottavia Scagliotti, la donna che lungo tutta la<br />

sua vita ha affiancato uno dei fondatori di quel Consorzio<br />

di Tutela che oggi vede la figlia Elvira alla presidenza per<br />

perpetuare il verbo e la storia del frutto più prezioso delle<br />

colline Patrimonio Unesco dal 2019. Ottavia Scagliotti ci<br />

ha lasciato in silenzio, scomparsa a 95 anni, con l’eleganza<br />

che l’ha sempre contraddistinta.<br />

Giorgio Polegato<br />

riparte dai Colli Orientali<br />

del Friuli con cantina La Viarte<br />

Dal Veneto ai Colli Orientali del Friuli: la famiglia di Giorgio<br />

Polegato riparte da un ambizioso progetto. Una nuova<br />

“Primavera” che segue l’ufficialità dell’acquisizione di cantina<br />

La Viarte, 24 ettari di vigneto a corpo unico, dopo la<br />

liquidazione delle proprie quote in Astoria. Quella di Giorgio,<br />

Giorgia, Luana e Riccardo Polegato è una nuova avventura<br />

nel mondo del vino che da oggi ruoterà attorno a<br />

Prepotto (Udine), dove già sono annunciate sorprese: non<br />

rinunciando al proprio know-how legato alle bollicine, sarà<br />

avviata una partnership con un’altra realtà vitivinicola con<br />

una spiccata vocazione al Metodo Classico.<br />

E ancora...<br />

Schenk Italian Wineries vola nel primo semestre<br />

<strong>2023</strong>: +14% di fatturato e nuovi investimenti in Puglia<br />

e Toscana. Piemonte Land of Wine vuole un grande<br />

evento del vino a Torino dal 2025 e lancia la sfida a<br />

Vinitaly. Re Manfredi: una nuova cantina per la tenuta<br />

in Basilicata di Gruppo Italiano Vini. Riccardo Cotarella<br />

sbarca a Poderi dal Nespoli: nel 2025, in arrivo cinque<br />

nuovi vini in Romagna. 60 anni di storia del vino tutta<br />

cooperativa: buon compleanno, Terre Cevico. Marchesi<br />

Frescobaldi sbarca in Oregon: accordo per l’acquisizione<br />

di Domaine Roy & fils.Andreola per la prima volta fuori<br />

dalla Valdobbiadene Docg: nuovo vigneto sulle Dolomiti<br />

Bellunesi. Giovanni Lai: l’ex Biondi Santi nuovo direttore<br />

generale di Gerardo Cesari.<br />

Diesel Farm (Renzo Rosso e<br />

Arianna Alessi); Tenimenti<br />

Leone (Gruppo Calzedonia<br />

e Famiglia Veronesi) e Nosio<br />

(Gruppo Mezzacorona): tre<br />

nuovi soci per Italia del Vino –<br />

Consorzio.<br />

Due annunci arrivati a sorpresa nella calda<br />

estate italiana. Due “colpi di mercato” che fanno<br />

bene a un territorio in rampa di lancio, ma<br />

che ha bisogno d’investimenti e volti noti per<br />

supportare la comunicazione di una terra d’eccellenza<br />

per il Metodo Classico nel mondo del<br />

vino tricolore. Prima, a ridosso di Ferragosto,<br />

la famiglia Ziliani di Guido Berlucchi ha siglato<br />

un protocollo d’intesa con la famiglia Brambilla<br />

per l’acquisizione dell’Azienda Vinicola<br />

Vigne Olcru a Santa Maria La Versa (Pavia):<br />

circa 8 ettari di vigneti, in prevalenza impiantati<br />

a Pinot Nero, una moderna cantina di vinificazione<br />

affacciata sulle colline dell’Oltrepò<br />

(foto sopra) ed ampi spazi per l’ospitalità capaci<br />

di garantire una esperienza a 360°. Poi, i primi<br />

giorni di settembre, Masi Agricola (sotto<br />

il ceo Federico Girotto e il presidente Sandro<br />

Boscaini) ha annunciato la firma di un contratto<br />

preliminare, che sarà siglato in via definitiva<br />

a gennaio 2024, per acquisire il 100%<br />

della Società Agricola Casa Re, di proprietà<br />

della famiglia Casati e titolare dell’omonima<br />

azienda vitivinicola a Montecalvo Versiggia:<br />

una tenuta di 13 ettari vitati a corpo unico,<br />

prevalentemente impiantati a Pinot Nero e<br />

ubicati in un contesto pedoclimatico e paesaggistico<br />

di forte attrattività, nonché svariati fabbricati,<br />

a destinazione sia produttiva sia ricettiva,<br />

oltre a una pregiata villa in stile Liberty.<br />

TITOLI DI CODA


30<br />

Proseguendo il percorso di<br />

sviluppo di Nelson Srl<br />

e del proprio sistema<br />

editoriale,<br />

<strong>WineCouture</strong><br />

amplia la propria offerta includendo<br />

anche al mondo<br />

degli Spirits (Distillati<br />

– Liquori – Amari) con<br />

un’iniziativa che coinvolge<br />

tutte le testate online<br />

e cartacee.Sul nostro web<br />

magazine <strong>WineCouture</strong>.it<br />

è attivo da inizio settembre il<br />

nuovo canale Spirits dedicato a Distillati<br />

– Liquori – Amari, che propone<br />

gli aggiornamenti quotidiani legati ai principali<br />

eventi e alle novità lanciate dalle aziende.<br />

La selezione delle notizie pubblicate<br />

online beneficerà anche dell’appropriata<br />

visibilità attraverso la<br />

“ripresa” sulla Newsletter Settimanale<br />

che ogni lunedì, alle<br />

ore 17, è inviata a oltre 1.800<br />

operatori del settore.Il magazine<br />

consumer I Quaderni<br />

di Winecouture, distribuito<br />

gratuitamente al pubblico in<br />

20.000 copie mediante le enoteche<br />

aderenti all’associazione Vinarius,<br />

con cui abbiamo attivato una partnership<br />

consolidata, aggiunge in questo<br />

<strong>2023</strong> una Special Edition – che sarà pubblicata a inizio<br />

del mese di dicembre – con connotazione natalizia sulle<br />

principali novità e i grandi classici dell’universo Distillati<br />

– Liquori – Amari. Infine, su <strong>WineCouture</strong>, testata B2B<br />

che si rivolge agli operatori del settore Horeca (tiratura<br />

e distribuzione in 3.000 copie), a cominciare da questo<br />

numero di settembre, uno spazio “vetrina” sarà riservato<br />

all’universo Distillati – Liquori – Amari (due pagine, con<br />

proiezione di eventuale estensione in futuro) per dare visibilità<br />

a fatti, notizie e prodotti.<br />

Per invio di comunicati stampa e inserimento in mailing<br />

list, vi invitiamo a scrivere a:<br />

info@nelsonsrl.com e matteo.borre@nelsonsrl.com.<br />

Per informazioni marketing e commerciali, contattare:<br />

riccardo.colletti@nelsonsrl.com<br />

roberta.rancati@nelsonsrl.com<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />

Nasce l’Arco Italicus:<br />

packaging Pininfarina<br />

per l’iconico Rosolio<br />

Italicus, Rosolio di Bergamotto Aperitivo, annuncia la collaborazione<br />

con Pininfarina, simbolo del design italiano. I<br />

due brand hanno dato vita a un nuovo progetto creativo,<br />

l’Arco Italicus, per l’anniversario della nascita di quello<br />

che oggi uno degli aperitivi più premiati a livello globale,<br />

avvenuta il 1° settembre del 2016, creazione di Giuseppe<br />

Gallo. Incorniciata in un arco trionfale, l’eleganza di Italicus<br />

si materializza in qualcosa di solenne. “Eravamo alla<br />

ricerca di un partner che condividesse lo stile e il gusto<br />

italiani riconosciuti in Italicus, e che rappresentasse i valori<br />

del nostro brand: unicità, eleganza e creatività”, commenta<br />

Giuseppe Gallo, fondatore e ceo di Italicus. “Pininfarina<br />

è un’icona mondiale dello stile italiano che incarna<br />

eleganza, purezza e innovazione, una caratteristica di questa<br />

azienda che mi ha sempre affascinato. Dunque, è stato<br />

naturale sceglierlo<br />

come partner”.<br />

Nato per riportare<br />

in auge l’antica<br />

categoria liquoristica<br />

del Rosolio,<br />

Italicus è realizzato<br />

con spezie naturali,<br />

con il Bergamotto<br />

di Reggio Calabria<br />

e il cedro di Sicilia<br />

infusi a freddo<br />

e mescolati a uno<br />

spirito neutro di<br />

grano italiano.<br />

L’Arco Italicus sarà<br />

disponibile come<br />

edizione limitata<br />

da inizio 2024.<br />

(Treviso) sono stati diffusi i dati sul giro d’affari della<br />

società veneta, che il 30 giugno ha chiuso l’anno fiscale<br />

2022/<strong>2023</strong>. Ed è l’economia circolare ad aver fatto da<br />

traino alla crescita della Distilleria Castagner, passata<br />

dai 13,60 milioni di euro di fatturato del 2021 agli oltre<br />

15 milioni del 2022 per arrivare alla nuova performance<br />

record del <strong>2023</strong>. Nel frattempo, il mercato della<br />

grappa registra una leggera flessione del 2,9%, ma il<br />

brand Castagner cresce del 3%. “Le prospettive più interessanti”,<br />

precisa Castagner, “sono rappresentate dai<br />

mercati esteri dove la grappa invecchiata sta iniziando<br />

ad essere apprezzata al pari del cognac e dove, nei prossimi<br />

cinque anni, prevediamo di triplicare il fatturato”.<br />

Alessandro Marzadro nuovo<br />

presidente dell’Istituto di<br />

Tutela Grappa del Trentino<br />

Pilzer, compongono il nuovo CdA dell’Istituto gli altri<br />

consiglieri Rudy Zeni (Distilleria Zeni), Bernardino<br />

Poli (Casimiro), Carlo Pezzi (Pezzi), Giuliano Pisoni<br />

(Distilleria Pisoni), Luigi Cappelletti (Cappelletti<br />

Nova Salus), Fabio Andreis (Distillerie Trentine),<br />

Franco Bertagnolli (Bertagnolli).<br />

Dispensa Wine&Cocktail<br />

Bar arriva sul Lago<br />

Maggiore<br />

Nella pittoresca località di Pallanza, sulle rive del Lago<br />

Maggiore, è nato Dispensa Wine&Cocktail Bar,<br />

un’innovativa proposta firmata Dispensa, che si configura<br />

come un autentico laboratorio di creatività, gusto<br />

e ispirazione, palcoscenico per sperimentazioni nella<br />

miscelazione, dove bottiglie ricercate raccontano storie<br />

di produttori artigianali e la ricerca delle materie<br />

prime diventa protagonista sia nella preparazione dei<br />

drink che nella selezione gastronomica. L’apertura di<br />

Dispensa rappresenta un evento senza precedenti nel<br />

panorama italiano, segnando l’ingresso della Compagnia<br />

dei Caraibi S.p.A. Società Benefit nel mondo dei<br />

cocktail bar con un’insegna distintiva e di alta qualità.<br />

Inoltre, lo spazio di Pallanza fungerà da osservatorio<br />

privilegiato per studiare dinamiche e tendenze del<br />

mercato in modo approfondito. “Questo progetto si<br />

integra sinergicamente e coerentemente con la nostra<br />

strategia aziendale a medio termine”, spiega Edelberto<br />

Baracco, ceo di Compagnia dei Caraibi. “Dispensa rappresenta<br />

il nostro passo verso l’omnicanalità grazie alla<br />

distribuzione online tramite la piattaforma di e-shop,<br />

che offre un vasto catalogo di oltre 1.000 etichette, e<br />

allo sviluppo di spazi fisici”.<br />

Distilleria Castagner:<br />

fatturato record nel <strong>2023</strong><br />

grazie alle scelte green<br />

Non solo grappa: le scelte green e una politica sempre<br />

più “zero waste” fanno compiere un balzo in avanti<br />

al fatturato di Castagner, con la distilleria trevigiana<br />

che supera i 16 milioni di euro nel giro d’affari anche<br />

grazie alla valorizzazione dei sottoprodotti destinati<br />

all’industria farmaceutica, cosmetica, alimentare e ai<br />

mangimifici che ha registrato un + 55% negli ultimi<br />

due anni. Dal quartier generale di Visnà di Vazzola<br />

Un nuovo presidente per l’Istituto di Tutela Grappa<br />

del Trentino. È stata una nomina all’unanimità<br />

quella che ha designato Alessandro Marzadro, già vicepresidente<br />

nel precedente mandato. Classe 1986, è<br />

trentino Doc originario di Nogaredo (Trento), dove ha<br />

cominciato a respirare grappa fin da piccolo nell’omonima<br />

azienda di famiglia di cui oggi, uno degli amministratori<br />

delegati. Alessandro Marzadro rappresenta<br />

una delle tradizioni distillatorie tra le più storiche del<br />

Trentino e d’Italia e riceve il testimone da Bruno Pilzer,<br />

che resta alla vicepresidenza. Oltre a Marzadro e


31<br />

Un concentrato di piacere, che<br />

ricorda la vitalità, i profumi e<br />

il calore di un aranceto accarezzato<br />

dal sole, per un sorso<br />

di buonumore: è il nuovo Gin<br />

Marconi 44 Poli Distillerie,<br />

distribuito da Gruppo Meregalli.<br />

Ottenuto da un’infusione<br />

naturale unica nel suo<br />

genere – di bacche di Ginepro,<br />

scorze di Pompelmo Rosa, Limone,<br />

Arancia Amara, Arancia<br />

Dolce, semi di Cardamomo<br />

e Coriandolo – è distillato<br />

artigianalmente, in piccoli<br />

lotti, da Jacopo Poli con Crysopea,<br />

il proprio alambicco a<br />

bagnomaria sottovuoto.<br />

La scelta totalmente naturale per l’aperitivo italiano. Il frutto<br />

della tradizione tricolore, design scandinavo e una ricetta che<br />

combina tre amici, 22 botaniche selezionate e soli 11% Vol. È<br />

Vetz Aperitivo Superiore, lo sweet bitter dalla bassa gradazione<br />

alcolica creato tra le colline piemontesi del Monferrato da<br />

Alberto Corti, Federico Ronca e Nicholas Dellai. Un prodotto,<br />

distribuito in esclusiva in Italia da D&C, che ripercorre la<br />

storia degli amari italiani rivisitandola in chiave moderna e<br />

seguendo le nuove tendenze. Bevanda da aperitivo armoniosa,<br />

dal colore intenso con toni ambrati e dorati, è caratterizzata<br />

da un sapore fresco e agrumato, con un piacevole retrogusto<br />

amaricante. Tra le botaniche selezionate si trovano i fiori di<br />

Sambuco, Vaniglia, Cascarilla, Arancia Amara, Arancia Dolce,<br />

Genziana, Cassia, Rosa Moscata, Ibisco, Cedro e Camomilla.<br />

Un single malt “ibrido” dolce e affumicato, che<br />

rappresenta la prima release della nuova Anthology<br />

Collection, dedicata a insoliti stili di maturazione.<br />

In questo caso, l’invecchiamento avviene per 13<br />

anni in una combinazione di botti di Sauternes, celebre<br />

vino dolce, ed ex-bourbon. Nasce così Ardbeg Anthology:<br />

The Harpy’s Tale, whisky davvero unico, con ABV 46%, dove<br />

potente affumicatura e ricca dolcezza si danno battaglia.<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />

Sbarca in Italia, novità del catalogo Sagna S.p.A., Rhum J.M<br />

Terroir Volcanique, l’ultimo Rhum Vieux Agricole realizzato<br />

dalla piccola distilleria a nord dell’Isola della Martinica. Un<br />

omaggio al luogo in cui nascono tutti i Rhum J.M: ai piedi del<br />

Monte Pelée, dove fiorisce una natura rigogliosa delimitata<br />

da due fiumi, Roches e Macouba. Per un distillato che prede<br />

forma da una selezione rigorosa della canna da zucchero<br />

coltivata nei pressi di questo vulcano ancora attivo. Terroir<br />

Volcanique rappresenta la perfetta simbiosi tra l’ambiente<br />

che caratterizza la Martinica e la filosofia produttiva J.M, che<br />

prevede l’impiego di un alambicco tipico creolo, in rame e a<br />

doppia colonna cui segue un invecchiamento di tre anni in<br />

botti di rovere americano da 200 litri, nuove o usate che hanno<br />

beneficiato di due tipi di tostatura, intensa ed estrema.


IL FRANCIACORTA IN TUTTA LA SUA PUREZZA

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