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Makinglife n.4 2023

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

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mo<br />

(ne sono state descritte almeno 50) che include malattie<br />

infettive e parassitarie, disturbi del sangue e degli organi<br />

ematopoietici, disturbi endocrini, nutrizionali e metabolici,<br />

disturbi mentali e neurologici, malattie oftalmiche,<br />

cardiocircolatorie, dell’apparato respiratorio, digestivo,<br />

della pelle, del sistema scheletrico-muscolare, disturbi<br />

genitali e urinari, patologie in gravidanza, malformazioni<br />

congenite, conseguenze di traumi ed avvelenamenti,<br />

fino alle neoplasie. In Italia, uno spinoff<br />

dell’Università di Firenze fornisce insetti<br />

e i loro prodotti “per la diagnosi e la<br />

terapia di problematiche di tipo<br />

sanitario ed ambientale”.<br />

makinglife | settembre <strong>2023</strong><br />

DALLA<br />

TRADIZIONE AL<br />

LABORATORIO<br />

Recentemente gli insetti medicinali hanno attirato anche<br />

l’attenzione dei ricercatori farmaceutici attratti dalla varietà<br />

di molecole bioattive potenzialmente impiegabili in campo<br />

farmaceutico, nutraceutico e cosmetico: proteine, lipidi,<br />

carboidrati, acidi nucleici, vitamine, minerali, ma anche enzimi,<br />

ormoni, pigmenti, flavonoidi, alcaloidi fino a parti miste<br />

dell’animale come il microbiota o le sue escrezioni e secrezioni<br />

– miele, propoli o veleni – o perfino altri organismi associati agli<br />

insetti, come lievito, funghi e batteri.<br />

Sulla base di evidenze ottenute in studi preclinici (quelli<br />

sull’uomo sono stati giudicati inattendibili), un team<br />

dell’Università di Teramo ha pubblicato un articolo su “ Nutrition<br />

research review” (della Cambridge University) che mostra come<br />

“gli insetti edibili siano una fonte promettente di composti biofunzionali<br />

in grado di esercitare un’azione antiossidante, antiinfiammatoria<br />

e di modulare il metabolismo lipidico e glicemico”.<br />

Uno studio pubblicato quest’anno sulla rivista scientifica<br />

Heliyon a opera di ricercatori provenienti da istituti di ricerca<br />

in Germania, Cina, Brasile, Russia e Ghana, calcola che in<br />

letteratura vi siano almeno 235 specie di insetti di cui è stata<br />

dimostrata l’efficacia, non solo dalla medicina popolare. Di<br />

queste, il maggior numero (62)<br />

appartiene all’ordine degli imenotteri<br />

(api, vespe e formiche), seguito dai<br />

coleotteri (47 specie), ortotteri (cavallette,<br />

locuste e grilli, 28 specie), lepidotteri (farfalle e<br />

falene, 23 specie) e blattoidei (scarafaggi e affini, 21<br />

specie).<br />

Secondo la review, gli studi si sono finora concentrati sul<br />

potenziale antibatterico (circa il 65% delle ricerche totali), con<br />

risultati promettenti. Almeno 30 specie di batteri patogeni si<br />

sarebbero rivelati sensibili a qualche derivato degli insetti.<br />

Tra queste vi sono batteri molto diffusi come i generi Bacillus,<br />

Staphylococcus, Helicobacter, Escherichia (coli), Salmonella<br />

(enterica), Enterobacter, Enterococcus, Listeria ed Haemophilus<br />

(influenzae). Anche 13 specie di funghi, cinque virus (tra cui<br />

i responsabili dell’epatite A e B, dell’herpes e della febbre<br />

della Rift Valley) e dieci parassiti (come Trypanosoma cruzi,<br />

Leishmania sp. e Plasmodium sp.) potrebbero essere inibiti dai<br />

derivati degli insetti. I principi attivi con attività antimicrobica<br />

isolati dagli insetti sono principalmente peptidi antimicrobici<br />

come coprisin, lebocin, drosocin, pronectin e cecropin ma anche<br />

alcuni acidi grassi insaturi, lectine, lisosomi e terpenoidi hanno<br />

dimostrato effetti antivirali e antibatterici. Anche microrganismi<br />

associati agli insetti, come gli actinomiceti isolati dalle termiti<br />

o la melanina prodotta dai lieviti nei bombi, mostrano attività<br />

antimicrobica.<br />

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