07.09.2023 Views

Makinglife n.4 2023

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

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makinglife | settembre <strong>2023</strong><br />

medica e quindi curativa/preventiva. Inoltre, l’aspetto medico è una<br />

caratteristica che aumenta la loro affidabilità. La biomedicina è un<br />

sistema sociale in cui abbiamo fiducia perché poggia sulla scienza.<br />

Il loro utilizzo può essere visto come collegato al wellness in termini<br />

di “nudging”. Il nudge è la “spinta gentile”, ovvero un piccolo stimolo<br />

a compiere un’azione che forse altrimenti non sarebbe stata realizzata<br />

perché un po’ faticosa. I prodotti per il benessere possono<br />

stimolare attitudini e comportamenti salutari perché “apparecchiano”<br />

un contesto sano e pulito. Ci fanno entrare in una provincia di<br />

significato “pulita”, una subcultura di stili di vita sani, che a sua volta<br />

agevola delle scelte sane. Del resto non è proprio facile immaginare<br />

che uno si beva gli integratori mentre mangia un hamburger di una<br />

catena. O che uno si accenda una sigaretta dopo qualche prodotto<br />

nutraceutico. Si tratta di abbinamenti che stridono proprio perché<br />

non appaiono in armonia con una certa mentalità.<br />

Ora, si potrebbe obiettare: ma i prodotti per il benessere li utilizzano<br />

le persone che sono molto attente alla loro salute e quindi non<br />

raggiungono e non producono effetti in chi ne avrebbe un maggior<br />

bisogno. Questo è vero. Ma non è infondato pensare che, se vi fosse<br />

una loro maggiore diffusione e qualcuno un po’ malsano cominciasse<br />

a utilizzarli, essi possano agire da “trigger”, da attivatore di<br />

comportamenti sani. Del resto c’è chi ha smesso di fumare dopo<br />

una pulizia ai denti.<br />

Il mercato dei prodotti per il benessere deve quindi intercettare e<br />

inserirsi nella impetuosa crescita della mentalità wellness. Vi sono<br />

numerosi segnali che indicano come l’essere in salute sia anche<br />

segno di bellezza e attrazione. Nei campus americani, luoghi dove<br />

nascono molte tendenze, studenti e studentesse sono sempre in<br />

tuta e gli impianti sportivi sono aperti 24/7. Alcuni docenti sembrano<br />

dei semiculturisti, le docenti sembrano modelle. Il docente<br />

geniale e decadente che fuma e beve vino rosso a pranzo mentre<br />

sottolinea con una matita sbeccata un libro consunto si è estinto<br />

(ahimè). Al suo posto, studiosi/e con il viso riposato che spiluccano<br />

poke mentre prendono appunti sul tablet.<br />

C’è una controindicazione a voler instaurare un tale regime salutista?<br />

Sì. Chiaramente c’è il rischio dello stigma verso le persone<br />

che non sono magre, sane e performanti. È necessario quindi che<br />

si lavori sulla bellezza dell’essere in salute, “così come si è”. Già ci<br />

sono troppe persone, per lo più ragazze, che soffrono di disturbi alimentari.<br />

E nella dimensione digitale sono innumerevoli gli episodi<br />

di body shaming. È moralmente necessario che la comunicazione<br />

commerciale sui prodotti per la bellezza e il benessere abbia un<br />

tratto etico non discriminatorio, che non si propongano ideali irraggiungibili<br />

e che si accetti lo stare bene così come ognuno se lo<br />

sente.<br />

Certo, questo non è proprio il modo in cui funziona la pubblicità ma<br />

forse, per una volta, inclusivo potrebbe fare rima con remunerativo…<br />

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