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Powertrain 2023-7/8

DIESEL OF THE YEAR Scania Next Generation DC13: alla prova dell’off-road. Garantisce Perlini AUTOMOTIVE Auto di lusso: “Big car, big business”. A gasolio Fpt Industrial e Maserati: la Folgore col Tridente è tutta elettrica. Grazie a Fpt INTERVISTE Itg: il pallino dell’innovazione. Anche nel powertrain EVENTI Kohler Demo Days: quanta carne al fuoco! A Reggio con gli Oem BU Power Perkins Italia: oltre i numeri. Le traiettorie parallele di Meneghini e Brugnetti Kubota: anche al Plantworx alternativo significa microibrido e idrogeno Hydrogen Expo: a Piacenza con Regione Puglia, Fiorentini, GreenForce, Toyota Politecnico Milano: termico e idrogeno. Special guest, Ferrari e Lamborghini Gruppo AB: Festival del biometano e l’impianto più grande d’Europa Diesel Technic: ha inaugurato la sede di Aversa. E il Sud è molto più vicino RUBRICHE Editoriale; Hi-Tech; VeT Network; Batterie: Reinova

DIESEL OF THE YEAR
Scania Next Generation DC13: alla prova dell’off-road. Garantisce Perlini
AUTOMOTIVE
Auto di lusso: “Big car, big business”. A gasolio
Fpt Industrial e Maserati: la Folgore col Tridente è tutta elettrica. Grazie a Fpt
INTERVISTE
Itg: il pallino dell’innovazione. Anche nel powertrain
EVENTI
Kohler Demo Days: quanta carne al fuoco! A Reggio con gli Oem
BU Power Perkins Italia: oltre i numeri. Le traiettorie parallele di Meneghini e Brugnetti
Kubota: anche al Plantworx alternativo significa microibrido e idrogeno
Hydrogen Expo: a Piacenza con Regione Puglia, Fiorentini, GreenForce, Toyota
Politecnico Milano: termico e idrogeno. Special guest, Ferrari e Lamborghini
Gruppo AB: Festival del biometano e l’impianto più grande d’Europa
Diesel Technic: ha inaugurato la sede di Aversa. E il Sud è molto più vicino
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; VeT Network; Batterie: Reinova

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LUGLIO AGOSTO<br />

<strong>2023</strong><br />

N°7/8<br />

EURO 5,00<br />

Terra di<br />

mezzo<br />

NON C’ENTRA TOLKIEN.<br />

L’IBRIDO È UNA VIA<br />

MEDIANA E MAPPATA<br />

IDROGENO E TERMICO:<br />

SOTTO LA LENTE DEL<br />

POLITECNICO DI MILANO<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

art. 1, comma 1, LO/MI<br />

ALTERNATIVI: FPT E LA<br />

MASERATI ELETTRICA.<br />

AB E IL BIOMETANO


KOHLERENGINES.COM<br />

Luglio-Agosto <strong>2023</strong><br />

SEGUICI SUI<br />

SOCIAL:<br />

powertrainweb.it<br />

12<br />

Simple. Advanced. Versatile.<br />

IN OTHER WORDS, KSD.<br />

24<br />

32 38<br />

We are proud to introduce KSD, Kohler Small Displacement, the 19 kW engine that<br />

delivers world class performance and adds value to your machine. Compliant with<br />

all global emission norms, it guarantees low cost of ownership, extending the range<br />

of possible applications as wide as your imagination can perceive.<br />

We turned complexity into simplicity, with a new innovative and versatile product<br />

designed for all heavy-duty applications. Our vision of the future goes beyond<br />

performance, through the integration of an advanced electronic management<br />

system and smart functions for diagnostic and remote monitoring.<br />

The next chapter of Kohler is here.<br />

Welcome, KSD.<br />

IL SONDAGGIO<br />

DEL MESE<br />

Al Politecnico di Milano,<br />

secondo Ferrari e Lamborghini “il<br />

cliente ha diritto di scegliere la<br />

propulsione”. Siete d’accordo?<br />

Rispondi su<br />

powertrainweb.it<br />

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />

non sono basate su un campione scientifico<br />

LE RISPOSTE DI<br />

GIUGNO<br />

L’Electric Boat Show si è tenuto<br />

all’Idroscalo di Milano.<br />

Vi piace l’idea?<br />

61%<br />

sì<br />

39%<br />

no<br />

DIESEL OF THE YEAR<br />

6. Scania Next Generation DC13:<br />

Alla prova dell’off-road.<br />

Garantisce Perlini<br />

AUTOMOTIVE<br />

10. Auto di lusso:<br />

“Big car, big business”.<br />

A gasolio<br />

12. Fpt Industrial e Maserati:<br />

La Folgore col Tridente è tutta<br />

elettrica. Grazie a Fpt<br />

INTERVISTE<br />

16. Itg:<br />

Il pallino dell’innovazione.<br />

Anche nel powertrain<br />

EVENTI<br />

20. Kohler Demo Days:<br />

Quanta carne al fuoco!<br />

A Reggio con gli Oem<br />

24. BU Power Italia:<br />

Oltre i numeri. Le traiettorie<br />

parallele di Meneghini e Brugnetti<br />

28. Kubota:<br />

Anche al Plantworx alternativo<br />

significa microibrido e idrogeno<br />

30. Hydrogen Expo:<br />

A Piacenza con Regione Puglia,<br />

Fiorentini, GreenForce, Toyota<br />

32. Politecnico Milano:<br />

Termico e idrogeno. Special<br />

guest, Ferrari e Lamborghini<br />

38. Gruppo AB:<br />

Festival del biometano e<br />

l’impianto più grande d’Europa<br />

42. Diesel Technic:<br />

Ha inaugurato la sede di Aversa.<br />

E il Sud è molto più vicino<br />

RUBRICHE<br />

4. Editoriale 8. Hi-Tech<br />

44. VeT Network<br />

50. Batterie: Reinova<br />

SOMMARIO<br />

3


CRUCIPOWERTRAIN<br />

È<br />

nella natura di questo giornale<br />

comporre una riduzione divulgativoingegneristica<br />

delle parole crociate<br />

di Bartezzaghi (senza il concorso<br />

di Bartezzaghi, purtroppo). In verticale e<br />

in orizzontale si incrociano le inderogabili<br />

coordinate normative, i traccianti delle<br />

applicazioni, le curvature (molto flessibili)<br />

dei costruttori, la traversata nel deserto del<br />

“net zero”. Sul numero di Luglio-Agosto è<br />

riemerso quasi integralmente l’arcipelago-<br />

Atlantide della catena cinematica. Dietro a<br />

un sistema propulsivo agiscono l’ingegno<br />

febbrile e la lucida emotività degli esseri<br />

umani. Così abbiamo confrontato le<br />

parabole professionale e umana di Stefano<br />

Meneghini e GianRomeo Brugnetti, gli<br />

arieti commerciali di BU Perkins Italia. La<br />

nostra lente di ingrandimento ha evidenziato<br />

soprattutto i risvolti “intimi” e la centralità<br />

dell’endotermico nell’ecosistema industriale.<br />

Dal comasco siamo balzati nel vicentino,<br />

dove il Gruppo AB è stato protagonista del<br />

primo festival del biometano. Come dire,<br />

la patente “green” non è patrimonio solo di<br />

alcuni. A Schiavon, con la benedizione via<br />

etere del Ministro Lollobrigida, ha aperto<br />

i battenti il più sontuoso e procace sito di<br />

produzione di metano da biomasse di tutta<br />

Europa (gli effluenti zootecnici provengono<br />

da 120 aziende agricole del territorio): 7.000<br />

tonnellate annue di biometano. Ci è bastato<br />

transitare in Inghilterra, al Plantworx, per<br />

sintetizzare le variabili ibride e idrogenate<br />

della combustione interna, sponda Kubota.<br />

A Reggio Emilia, i Demo Days di Kohler<br />

hanno messo alla frusta idee e pistoni in odor<br />

di benzina, gasolio e diesel-elettrico. Da<br />

bravi eterni scolari, noi e loro (i propulsori),<br />

ci siamo prestati alla propedeutica teorica e<br />

alla prova del campo. Tutto nel plesso di via<br />

Cavaliere del Lavoro Adelmo Lombardini.<br />

Idrogeno puro e duro, invece, al Politecnico<br />

di Milano, dove in cinque ore abbiamo preso<br />

appunti sulla convergenza tra declinazione<br />

dell’endotermico ed efficienza, con i pareri<br />

della Divisione Energia e dell’Università di<br />

Stoccarda, le proiezioni di Fpt Industrial, Ngv<br />

<strong>Powertrain</strong>, Punch Torino e l’automobilistica<br />

prospettiva di Mazda Europe, Ferrari e<br />

Lamborghini. Ancora con Fpt, ci siamo<br />

fiondati nell’ortodossia elettrificata, addirittura<br />

in compagnia di quella Folgore di Maserati<br />

equipaggiata con gli assali elettrici torinesi.<br />

Riuscirete a compilare tutte le caselle? Quelle<br />

che vedete qui sotto sono in tedesco...<br />

C<br />

M<br />

Y<br />

CM<br />

MY<br />

CY<br />

CMY<br />

K<br />

EDITORIALE<br />

4


scania. Next Generation DC13<br />

UN BEL GIRO<br />

IN CAVA?<br />

Perché no, ci verrebbe da rispondere.<br />

Lo Scania Next Generation DC13 ha le carte<br />

in regola per rispondere alle esigenze delle<br />

applicazioni muscolari di quell’ecosistema.<br />

Come spiega Dario Poltronieri, di Perlini,<br />

sono due le necessità principali: “aumentare<br />

le potenze e ridurre i consumi”<br />

Terra<br />

Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani». Parafrasando<br />

Massimo d’Azeglio, si potrebbe dire<br />

che “fatto il Diesel of the Year <strong>2023</strong>, bisogna<br />

trovargli casa”. Non sarà un grosso problema, ne<br />

siamo convinti. Il DC13 ha finora esercitato le sue<br />

doti di seduzione su alcuni costruttori del movimento<br />

terra che non necessitano di presentazioni.<br />

In prima battuta Doosan, passata sotto le insegne<br />

Hyundai, col marchio Develon, per esempio con<br />

l’escavatore gommato DX530LC-7 e con i dumper<br />

a telaio rigido da 40 tonnellate, i DA40. A proposito<br />

di dumper c’è un altro nome, Perlini, da qualche<br />

anno riapparso sul palcoscenico delle cave, che ha<br />

abbracciato la causa Scania, 12,7 litri incluso.<br />

Perlini, prima e dopo<br />

Nel 2020, in piena pandemia, intervistammo Dario<br />

Poltronieri, project manager di Perlini. Tra le altre<br />

cose, ci disse: «Il supporto di Scania è stato ottimale,<br />

così come l’integrazione del motore. Ci siamo resi<br />

conto sin da subito che c’era l’humus giusto per fare<br />

un ottimo lavoro, e la risposta dei motori ai primi test,<br />

con i dumper al lavoro in condizioni particolarmente<br />

sfidanti, in cantieri con pendenze fino al 18 per cento,<br />

hanno dato risultati persino superiori alle aspettative».<br />

Abbiamo pensato di sottoporre il Grifone alla cartina<br />

al tornasole del riesame. Tre anni dopo, abbiamo<br />

quindi ricontattato Poltronieri, che ha esordito così:<br />

«Per noi ha rappresentato e rappresenta un motivo<br />

di vanto il fatto di avere incassato la patente di credibilità<br />

da un gruppo così prestigioso. Ogni volta che<br />

abbiamo avuto un qualsiasi tipo di necessità, abbiamo<br />

ricevuto una risposta adeguata».<br />

Ritorniamo alle origini di questo rapporto. Ci riassume<br />

le tappe del vostro percorso?<br />

«La collaborazione con Scania è iniziata nel 2018 e<br />

ci ha permesso di sviluppare i nostri nuovi veicoli,<br />

perché le normative vigenti ci hanno costretto a utilizzare<br />

motori omologati Stage V. Per la macchina da<br />

40 tonn, la DP405, abbiamo utilizzato il DC13 Stage<br />

V, per la 70 tonn, la DP705, ci siamo invece orientati<br />

al DC16. Successivamente l’azienda è cresciuta<br />

e quell’utopia sposata da Scania è diventata realtà.<br />

Abbiamo ricevuto i primi ordini da mercati extra-europei.<br />

Ci siamo quindi affidati a Scania anche per le<br />

applicazioni Stage II. L’ultima flotta non emissionata<br />

è di 8 macchine da 70 tonn, spedite a Cuba lo scorso<br />

maggio. Circa un anno e mezzo fa Perlini ha deciso<br />

di costruire una macchina più piccola, da 26,5 tonn,<br />

la DP265, che monta il DC9 di Scania. L’abbiamo<br />

presentata prima al Bauma Monaco, poi al Samoter,<br />

con una differenza. I mesi intercorsi tra i due eventi<br />

sono stati impiegati per svolgere un test all’interno<br />

di un cantiere Fassa Bortolo, alla cava di Gavardo,<br />

in provincia di Brescia. È una macchina totalmente<br />

digitalizzata, da remoto agiamo su tutti i parametri,<br />

compreso quanto richiesto dalla 4.0». Poltronieri aggiunge<br />

un paio di note didascaliche, su motore e ibridizzazione.<br />

«Il DC9 è un motore molto performante<br />

e ci ha regalato risultati strabilianti, sia in termini di<br />

potenza che di ridotti consumi. Scania ha partorito<br />

delle applicazioni ibride, di cui attendiamo gli sviluppi,<br />

per applicarli sul prototipo che abbiamo concepito<br />

in appena 8 mesi. Non abbiamo fretta. I mercati di<br />

riferimento non sono pronti a ricevere quel tipo di<br />

macchina. Noi, al momento, non siamo interessati a<br />

soluzioni diverse dal diesel, perché il mercato non ce<br />

le richiede».<br />

E se potesse fare nomi e cognomi di chi ha contribuito<br />

al successo di questa partnership?<br />

«Li farei, eccome. Tutto questo è stato infatti possibile<br />

per i supporti tecnologici forniti da Dario Pitassi<br />

e quelli commerciali di Riccardo Moraglia. Aziende<br />

piccole come la nostra sono dinamiche e richiedono<br />

altrettanta flessibilità. Se penso a quanti sabati passati<br />

con Pitassi... Per ottenere il benestare, bisogna fare le<br />

cose per bene sulla linea di aspirazione e di scarico».<br />

Considerando questi presupposti, ci potrebbe es-<br />

sere spazio per lo Scania Next Generation DC13?<br />

«Partendo dall’ovvia considerazione che dovremo prima<br />

vederlo sul campo, la risposta è “in teoria, sì”.<br />

Seguiamo due direzioni: aumentare le potenze e ridurre<br />

i consumi (e il DotY <strong>2023</strong> risponde a entrambi<br />

i requisiti, ndr). Dobbiamo far in modo che il mezzo<br />

esprima a pieno la potenza nominale. Al motorista<br />

spetta il compito di fornire un’unità performante, a<br />

noi quello di usare componentistica che valorizzi il<br />

motore. Le faccio un esempio: nel 2019 ci contattò un<br />

ex cliente Perlini, che aveva noleggiato una macchina<br />

della concorrenza. Mesi dopo si lamentò che i consumi<br />

non corrispondevano a quanto dichiarato. Io, allora,<br />

gli feci presente che i consumi sono a banco, e devono<br />

essere contestualizzati. Se hai una salita del 5% con 4<br />

dossi per lo scolo delle acque, le sospensioni Perlini ti<br />

vengono in soccorso perché resistono senza sobbalzi.<br />

La loro meccanica consente di mantenere un’alta velocità<br />

anche con il manto stradale disconnesso. Un’altra<br />

macchina potrebbe indurre l’autista a fermarsi prima<br />

del dosso, per evitare botte ai reni, e quando si riparte<br />

a pieno carico i consumi si impennano».<br />

Poltronieri conclude con una riflessione sul mercato.<br />

«Il movimento terra è scettico sulle applicazioni più<br />

spinte, per timore che possano insorgere problematiche<br />

strada facendo».<br />

A sinistra, e sopra,<br />

l’applicazione<br />

su misura di<br />

Perlini (risale al<br />

2020, quando<br />

intervistammo per<br />

la prima volta Dario<br />

Poltronieri, project<br />

manager di Perlini).<br />

Qui a fianco, il Next<br />

Generation DC13,<br />

pronto a traslocare<br />

in cava.<br />

6<br />

7


VM Motori e l’idrogeno<br />

Gruppo Punch e Vitesco Technologies Italy<br />

SUL TAVOLO<br />

VERDE<br />

Il tavolo di cui vi parliamo è quello della<br />

decarbonizzazione, che in questo caso<br />

rilancia sia le quotazioni dell’endotermico<br />

(pluri-evocato anche su questo numero in<br />

associazione all’idrogeno) che quelle della<br />

VM Motori di Cento. Il 2,2 litri dell’azienda<br />

ora in quota Stellantis si propone per la<br />

svolta verde anche sulle piccole taglie<br />

HI-TECH<br />

C<br />

’è vita sul pianeta Cento. È<br />

infatti la seconda notizia di<br />

assoluto rilievo nell’arco di<br />

pochi mesi. Partiamo dalla stretta<br />

attualità. VM Motori ha avviato<br />

lo sviluppo della versione a idrogeno<br />

dell’R753, il 3 cilindri modulare<br />

(AxC 94x107 millimetri)<br />

che risponde alla cilindrata di 2,2<br />

litri (la cubatura del 4 cilindri è di<br />

3 litri tondi tondi, 4,5 invece la<br />

versione stradale e nautica dell’esacilindrico).<br />

Il monoblocco è lo<br />

stesso ampiamente collaudato dagli<br />

specializzati e dalle macchine<br />

industriali in generale. Anche in<br />

questo caso, come succede ad<br />

ogni svolta di questo tipo, gli<br />

interventi riguarderanno l’iniezione<br />

e la fase di raffreddamento<br />

dei gas, insieme a quegli organi<br />

sensibili alla differente viscosità<br />

del combustibile. L’ingegneria<br />

si è infatti dedicata all’aggiornamento<br />

delle specifiche tecniche<br />

di iniettori (sul dispari originario<br />

c’è naturalmente il common rail),<br />

candele, bobina di accensione e<br />

regolatore della pressione, con<br />

l’obiettivo di massimizzare la<br />

standardizzazione con il suo predecessore.<br />

Rispetto al diesel, che<br />

raggiunge il picco di potenza e<br />

coppia a 55 chilowatt e 250 Newtonmetro,<br />

la versione H2 raggiunge<br />

62 kW di potenza e 270 Nm di<br />

coppia massima, sfiorando quindi<br />

il 10% di incremento. L’orizzonte<br />

della produzione seriale del 2.2L<br />

H2 è il 2025. L’omologazione è<br />

Euro 4E per lo stradale e Stage V<br />

per l’industriale.<br />

R756 è sia Euro 6 che Stage V<br />

Questo duplice traguardo è stato<br />

recentemente raggiunto anche<br />

per l’R756. L’unità emissionata<br />

ripropone la tradizionale configurazione<br />

da 4,5 litri e 6 cilindri in<br />

linea, con tutto il corredo che ha<br />

fatto apprezzare i 3, 4 e 6 cilindri<br />

di Cento. Conferme per i ridotti<br />

livelli di vibrazioni e rumorosità<br />

e per il contenuto ingombro in<br />

altezza, che favorisce di conseguenza<br />

l’alloggiamento sotto i<br />

vani motore, eroga da 115 a 132<br />

chilowatt e valori di coppia fino a<br />

600 Newtonmetro a 1.200 giri. Lo<br />

sviluppo tecnico ha visto l’introduzione<br />

di un nuovo turbo a geometria<br />

variabile, l’adeguamento<br />

del sistema di ricircolo dei gas<br />

di scarico, e l’ottimizzazione del<br />

sistema di combustione. La configurazione<br />

del propulsore di VM<br />

Motori mantiene l’elevata possibilità<br />

di personalizzazione e si caratterizza<br />

per l’allocazione del Dpf<br />

e dell’Scr in due moduli separati.<br />

INIEZIONE DI H2<br />

Vitesco Technologies Italy è entrata a far parte<br />

del Gruppo Punch. Come sottolineato da Guido<br />

Dumarey: «Il loro know-how sugli iniettori-benzina<br />

accelererà lo sviluppo di una nuova generazione<br />

di sistemi di iniezione a idrogeno»<br />

È<br />

ufficiale la firma di un accordo<br />

vincolante per integrare<br />

Vitesco Technologies<br />

Italy nel Gruppo Punch<br />

entro la fine di quest’anno.<br />

Questo passaggio è in linea con<br />

la strategia del Gruppo Vitesco<br />

Technologies di concentrarsi e<br />

investire sempre più nel futuro<br />

della mobilità elettrica. I componenti<br />

sviluppati da Vitesco<br />

Technologies Italy, insieme alle<br />

Non c’è confine o barriera per<br />

l’approccio tecnologicamente neutrale<br />

di Italgas ai combustibili alternativi.<br />

Con un investimento di 35 milioni,<br />

sorgerà a Torino, nell’area dei<br />

gasometri, il campus dedicato alla<br />

ricerca e all’innovazione, dove<br />

lavoreranno a regime circa 250<br />

persone, si svolgeranno attività<br />

relative alle prove dei materiali, della<br />

taratura degli strumenti di misura<br />

e delle nuove competenze digitali<br />

per formare le professionalità del<br />

futuro nel proprio ambito. Il centro<br />

svilupperà studi e ricerche su<br />

metano, biometano e idrogeno<br />

competenze in ambito meccatronico,<br />

saranno integrati con l’ampia<br />

gamma di prodotti sviluppati<br />

dal Gruppo Punch, che spazia<br />

dall’elettronica di controllo, ai<br />

sistemi di propulsione, alle trasmissioni<br />

e alla loro ibridizzazione.<br />

L’obiettivo dichiarato è<br />

quello di fornire soluzioni “chiavi<br />

in mano”. Grazie all’acquisizione<br />

di Vitesco Technologies<br />

Italy, il Gruppo Punch sarà in<br />

La ricerca “laica” di Italgas<br />

Secondo uno studio di Allianz<br />

Trade, l’Italia è capofila nel<br />

riciclo dei metalli. Con 52.900<br />

tonnellate di imballaggi<br />

in alluminio riciclate nel<br />

2021, pari al 67,5% delle<br />

complessive 78.400 immesse<br />

sul mercato, cui vanno<br />

aggiunte 3.700 di imballaggio<br />

sottile, destinato alla<br />

termovalorizzazione, l’Italia<br />

si conferma tra le eccellenze<br />

a livello europeo per quantità<br />

di alluminio riciclato, secondo<br />

verde, contribuendo attivamente<br />

al processo di decarbonizzazione<br />

e di transizione verso un futuro più<br />

sostenibile. Inoltre, il polo di corso<br />

Regina Margherita, attraverso l’avvio<br />

di partnership e collaborazioni,<br />

dialogherà con le più importanti<br />

istituzioni accademiche e gli atenei<br />

in Italia e all’estero. Infine, il campus<br />

Italgas ospiterà il “Cyber Range” del<br />

gruppo, all’interno del quale saranno<br />

sviluppate e testate le caratteristiche<br />

di sicurezza informatica e resilienza<br />

degli apparati e dei sistemi digitali<br />

di nuova generazione. Il progetto<br />

comporterà la riqualificazione<br />

grado di integrare verticalmente<br />

la catena di fornitura di componenti-chiave<br />

e amplierà le proprie<br />

operazioni industriali sfruttando<br />

le competenze produttive<br />

dei centri di lavoro di Fauglia e<br />

San Piero.<br />

Guido Dumarey, fondatore e<br />

Presidente del gruppo Punch:<br />

«Grazie all’acquisizione nel<br />

Gruppo di Vitesco Technologies<br />

Italy potremo sviluppare per i nostri<br />

clienti e partner tecnologici<br />

soluzioni ancora più integrate e<br />

avanzate. Il loro know-how sugli<br />

iniettori-benzina accelererà<br />

lo sviluppo di una nuova generazione<br />

di sistemi di iniezione a<br />

idrogeno che, uniti all’esperienza<br />

del Gruppo Punch nello sviluppo<br />

di motori, trasmissioni e controlli<br />

elettronici, porteranno a una soluzione<br />

rivoluzionaria per i motori<br />

a combustione interna».<br />

Sopra, alcuni<br />

dei contributi<br />

che Vitesco<br />

Technologies Italy<br />

porterà alla causa<br />

di Punch. Il gruppo<br />

belga si configura<br />

sempre più come<br />

consulente a 360°.<br />

Italia virtuosa. Con l’acciaio<br />

i dati del Consorzio Ciai. Il<br />

risultato, vitale per un Paese<br />

la cui produzione di alluminio<br />

si basa al 100% sul riciclo, ha<br />

consentito di evitare emissioni<br />

serra pari a 371mila tonnellate<br />

di CO 2<br />

e risparmiare energia<br />

per oltre 159mila tonnellate<br />

equivalenti di petrolio. Nelle<br />

sole autovetture si è passati<br />

da 174 chili nel 2019 a 205<br />

nel 2022. Nel 2030 saranno<br />

mediamente 256 chili per<br />

singola automobile.<br />

complessiva dell’area che si estende<br />

per circa 44mila metri quadrati,<br />

attraverso la ristrutturazione<br />

conservativa degli edifici preesistenti<br />

e l’ammodernamento delle aree<br />

esterne, la realizzazione di un nuovo<br />

building che ospiterà un polo per<br />

la ricerca e l’innovazione e la<br />

creazione di oltre 9mila metri quadrati<br />

di spazi verdi e percorsi pedonali<br />

e ciclabili all’interno del sito.<br />

Entro il 2025 verranno riqualificati tutti<br />

gli edifici esistenti e le aree esterne,<br />

mentre nel 2026 sarà completato<br />

il nuovo hub e valorizzati i due<br />

gasometri,<br />

8<br />

9


ig car, Rolls-Royce e gli altri<br />

IL DIESEL?<br />

È UN LUSSO<br />

Elon Musk ha scatenato la guerra dei prezzi (al<br />

ribasso). I marchi premium del Vecchio continente<br />

hanno lanciato la caccia ai nuovi clienti, molto<br />

facoltosi. Nel 2022 Rolls-Royce ha piazzato 6.02I auto,<br />

record storico. Il mercato delle auto di lusso funziona<br />

col più tradizionale dei combustibili, il gasolio<br />

AUTOMOTIVE<br />

I<br />

top manager americani dell’auto lo ripetono da<br />

decenni «small car, small business». E, nonostante<br />

i ceffoni presi per lungo tempo da Toyota,<br />

che con le small car ha conquistato il mondo, il<br />

tormentone made in Usa sembra vivere una nuova<br />

primavera. Specie in un momento in cui il mondo<br />

delle auto elettriche, autentico eldorado dei profitti<br />

con listini ispirati al principio “numeri bassi, ma<br />

margini alti”, è preso a picconate da Elon Musk.<br />

Il magnate delle nuove tecnologie per prendere in<br />

contropiede europei e cinesi ha scatenato una micidiale<br />

guerra dei prezzi tagliando almeno sei volte<br />

i listini Tesla nel primo semestre del <strong>2023</strong>: il risultato<br />

è che in Italia la berlina Model 3 in versione<br />

base che a dicembre scorso costava 58.470 euro,<br />

ai primi di giugno era in vendita a 41.490 euro.<br />

E c’è chi sostiene che negli Usa la Model 3 costi<br />

quanto una Dacia Spring in Europa.<br />

Discount Tesla<br />

Un bagno di sangue per i clienti, le cui auto si<br />

sono svalutate del 30 per cento dalla sera alla mattina<br />

parcheggiate nei garage, per i noleggiatori a<br />

lungo termine con centinaia di contratti firmati e di<br />

Tesla in piazzale pronte per l’assegnazione. Ma soprattutto<br />

per i costruttori europei, in piena rincorsa<br />

sul mercato delle Bev. Non è un caso, quindi, che<br />

ad alzare di più la voce sia stata Renault, il cui AD<br />

Fabrice Cambolive ha dichiarato a Bloomberg:<br />

«È chiaro che i tagli di prezzo di Tesla sono una<br />

sfida», ribadendo – come già aveva detto Luca de<br />

Meo, AD dell’intero gruppo – che la casa della<br />

losanga non intende seguire Tesla sulla strada di<br />

tagli aggressivi ai listini, bollando come rischiosa<br />

la strategia del concorrente statunitense.<br />

Più sottile la strategia di altri costruttori europei,<br />

ispirata dai trionfali risultati raccolti da Rolls Royce<br />

nel 2022: 6.021 auto vendute, il dato più alto in<br />

119 anni di storia del marchio, per un prezzo medio<br />

di vendita superiore al mezzo milione di euro,<br />

nonostante il listino della Ghost parta da 325mila<br />

euro. Un’autentica manna per Bmw, che controlla<br />

il nobile marchio inglese dal 2003.<br />

Parafrasando gli americani, «big car, big business»<br />

è un mantra che sta dilagando tra i marchi<br />

premium europei. Già il mondo delle supercar ha<br />

dimostrato che chi stacca assegni a molti zeri per<br />

Ferrari, Maserati, Lamborghini e Aston Martin<br />

ha ben poco interesse per elettrico, ambiente ed<br />

emissioni; vuole sentire il rombo di motori termici<br />

che devono essere capolavori di ingegneria,<br />

non suoni sintetici equalizzati al computer. Così,<br />

senza togliere un euro ai programmi milionari di<br />

elettrificazione della propria gamma, a Stoccarda<br />

hanno scelto di insidiare la montagna di soldi che<br />

Bmw raccoglie attraverso Rolls-Royce e Bentley<br />

puntando sulla cura sartoriale dei modelli top.<br />

Made in Maybach<br />

A partire dalla gamma Maybach, versioni extralusso<br />

delle limousine Mercedes della Classe S a passo<br />

lungo e del suv Gls 600, che spopolano nell’area<br />

del Golfo Persico con motori otto cilindri a V a<br />

benzina, potenze superiori ai 600 cavalli e l’opzione<br />

Manufaktur che offre al cliente infinite personalizzazioni<br />

a prezzi stellari. Calcando le strade<br />

battute dal programma Bespoke proprio di Rolls-<br />

Royce. Esclusività per nababbi declinata nella<br />

serie limitata (150 esemplari) Mercedes-Maybach<br />

S680 Haute Voiture con due poltrone avvolgenti<br />

posteriori presentata – guarda caso – a Dubai in<br />

un evento accompagnato da una sfilata di moda<br />

curata da Atelier Zuhra, brand emergente tra Oman<br />

e Qatar guidato da una donna. Prezzo: top secret,<br />

ma secondo le stime di almeno 400mila euro a<br />

vettura con l’obiettivo di eguagliare i risultati di<br />

Rolls-Royce. In attesa, date le quotazioni milionarie<br />

raggiunte alle aste, che dai piani alti arrivi il<br />

semaforo verde per la rinascita in piccoli numeri<br />

della Serie G Landaulet con il tetto abbattibile e<br />

AURUS, LA LIMOUSINE DI PUTIN<br />

Nella Russia sovietica gli alti<br />

papaveri del Pcus e gli “eroi<br />

dell’Unione Sovietica” erano<br />

accompagnati all’estrema<br />

dimora su cingolati militari o<br />

affusti di cannone, a seconda<br />

del rango. I tempi cambiano<br />

e la crisi ucraina ha cambiato<br />

le carte in tavola. Da un lato<br />

togliendo le prospettive di<br />

export per la Aurus Senat, la<br />

limousine “made in Russia”<br />

voluta da Vladimir Putin in<br />

persona e che avrebbe dovuto<br />

rivaleggiare con Bentley e<br />

Rolls: motore V8 da 600 cavalli<br />

e 6,6 metri di lunghezza per<br />

6,5 tonnellate di allestimento<br />

extralusso. E listino a partire<br />

da 10 milioni di rubli (circa<br />

110mila euro, al cambio<br />

attuale, 13 giugno <strong>2023</strong>).<br />

Ma anche facendo nascere,<br />

oltre al suv Komendant e<br />

al minivan sviluppati sulla<br />

stessa piattaforma, una meno<br />

attraente versione carro funebre<br />

(battezzata Lafet) dedicata<br />

a generali a molte stelle e<br />

oligarchi, sia che siano caduti<br />

nel corso dell’Operazione<br />

Militare Speciale sia che<br />

siano misteriosamente “volati”<br />

dai balconi delle loro dimore<br />

per essersi dimostrati poco<br />

interessati alle sorti dello zar del<br />

21esimo secolo. Versione che<br />

non esiste sul sito di Aurus, ma<br />

una cui immagine “rubata” è<br />

comparsa sui social occidentali.<br />

della versione Amg 6x6 a tre assi. Chicche per le<br />

quali calciatori europei e facoltosi indiani, cinesi e<br />

arabi sono pronti a pagare qualsiasi cifra: gli unici<br />

100 esemplari del 6x6 prodotti sono stati venduti<br />

a 950mila euro l’uno.<br />

È la clientela cui strizza l’occhio anche Range Rover,<br />

formalmente quintessenza del made in Britain<br />

ma in realtà controllata dall’indiana Tata, che<br />

per il Model Year 2024 del top di gamma ha già<br />

presentato un update improntato a lusso e cavalli.<br />

Sotto il cofano arriva un nuovo otto cilindri 4,4<br />

litri a biturbo benzina da 615 cavalli; per chi vuole<br />

di più e non si accontenta dello sfarzoso livello di<br />

allestimento Autographe, c’è la magica sigla SV<br />

(Special Vehicle, realizzati su misura in fabbrica)<br />

che ha come base un V8 “pompato” di un’ulteriore<br />

trentina di cavalli così da accelerare da zero a 100<br />

in poco più di 3,6 secondi. Inutile fare cenno alle<br />

differenti varianti di pelle Connolly e legni pregiati<br />

disponibili e al loro costo. Anche in questo<br />

caso, chiedere il prezzo di listino (e i margini per<br />

chi realizza) è fuori luogo.<br />

Torsten Müller-<br />

Ötvös, Chief<br />

Executive Officer,<br />

Rolls-Royce<br />

Motor Cars: «Nel<br />

<strong>2023</strong> ricorre il<br />

20° anniversario<br />

della Home of<br />

Rolls-Royce a<br />

Goodwood,<br />

durante il<br />

quale abbiamo<br />

trasformato la<br />

nostra attività<br />

attraverso una<br />

strategia a lungo<br />

termine basata<br />

su una crescita<br />

continua e<br />

sostenibile».<br />

10<br />

11


Fpt industrial. Con la Maserati<br />

È PROPRIO<br />

UNA FOLGORE<br />

Questo articolo è rivolto a chi non digerisce l’idea<br />

di una supercar orfana della melodia di un termico<br />

altrettanto super-muscolare. La Folgore di Maserati è<br />

equipaggiata con gli assali elettrificati di Fpt Industrial,<br />

con un motore integrato nell’anteriore e due nel<br />

posteriore. L ’e<strong>Powertrain</strong> di Torino comincia a dare<br />

i suoi frutti là dove meno lo si poteva immaginare<br />

automotive<br />

Era il 18 ottobre dell’anno scorso, quando Fpt<br />

Industrial tagliò il nastro dello stabilimento<br />

e<strong>Powertrain</strong>. A regime sfornerà 20mila assali e<br />

20mila batterie per veicoli commerciali, minibus e autobus.<br />

Eppure, questa storia non si esaurisce nelle sue<br />

premesse. Si resta in strada, ma con tutt’altro stile,<br />

missione e profilo applicativo. Si ragiona di Maserati.<br />

Anche il Tridente, infatti, ha attaccato la spina. Lei ha<br />

un nome onomatopeico, Folgore, ed è la prima vettura<br />

integralmente elettrica nella storia del marchio fondato<br />

da Alfieri Maserati e transitato prima da Alejandro<br />

de Tomaso, quindi da Fiat, Fca e Stellantis. Se dovessimo<br />

sintetizzare il ritratto tratteggiato da Andrea<br />

Cugnini, responsabile della e<strong>Powertrain</strong> Business<br />

Line di Fpt Industrial, con cui abbiamo approfondito<br />

questa pionieristica incursione tra le super-berline, i<br />

due concetti chiave sarebbero “valorizzazione della<br />

leggerezza” e “ricerca della performance”. Precisa,<br />

infatti, Cugnini: «Se devo evidenziare le differenze<br />

(con l’elettrificazione dei veicoli commerciali, ndr),<br />

Maserati ha un’attenzione particolare per la leggerezza.<br />

L’housing è completamente in alluminio e tutti<br />

i componenti sono stati disegnati per ottenere una<br />

leggerezza adeguata alle specifiche di questa vettura,<br />

raggiungendo nel contempo prestazioni incredibili».<br />

Un diamante a 800 Volt<br />

La tecnologia prescelta per la Gran Turismo Folgore<br />

di Maserati è quella da 800 V, infarcita di soluzioni<br />

derivate dalla Formula E. Sono tre i motori elettrici a<br />

magneti permanenti da 300 chilowatt, integrati negli<br />

assali elettrici anteriore e posteriore. Non resteranno<br />

certamente delusi gli innamorati dell’ebbrezza sprigionata<br />

dal leggendario V8 biturbo. L’accelerazione<br />

di questa supercar a zero emissioni allo scarico è<br />

letteralmente una… Folgore: da 0 a 100 chilometri<br />

in 2,7 secondi, per una velocità di punta di 325<br />

km/h. Sviluppati congiuntamente da Fpt Industrial<br />

e Maserati, gli assali elettrici (con un solo motore<br />

integrato all’anteriore e due motori integrati al posteriore)<br />

offrono una densità di potenza fino a 4,83 kW/<br />

kg. I componenti, inclusi gli inverter, sono integrati<br />

negli assali, contribuendo a configurare lo spazio e<br />

bilanciare la distribuzione del peso. L’assale elettrico<br />

anteriore eAX 300-F sviluppa una potenza di oltre<br />

300 chilowatt e una coppia alle ruote di 3.100 Newtonmetro.<br />

Sentiamo ancora Cugnini, che conferma:<br />

«L’assale è composto da uno o due motori elettrici,<br />

con inverter integrato nel sistema, ingranaggi interni<br />

in acciaio per la trasmissione del moto, che variano<br />

a seconda dell’utilizzo, e un involucro esterno in alluminio,<br />

l’housing, attaccato all’autotelaio. Stiamo<br />

parlando del basamento, per fare un parallelo col<br />

termico. Abbiamo anche sviluppato soluzioni specifiche<br />

che abbiamo brevettato».<br />

Affinità e divergenze<br />

Così prosegue il responsabile della e<strong>Powertrain</strong> Business<br />

Line di Fpt Industrial: «Ci sono tanti punti di<br />

convergenza, tra il lavoro che facciamo e le esigenze<br />

di una vettura sportiva, come ci sono delle specificità».<br />

La grammatica è la stessa, ma la capacità di<br />

reazione di un motore elettrico è diversa, se applicato<br />

al ciclo di lavoro di una Maserati e quello di un<br />

Iveco Daily.<br />

«Alcuni parametri sono ovviamente diversi, come lo<br />

sono le rispettive missioni. Noi ci concentriamo sulla<br />

parte di integrazione, spetta a Maserati scegliere le<br />

performance. Sui veicoli commerciali abbiamo ma-<br />

turato un’esperienza che ci consente di mappare le<br />

esigenze e di tradurle in soluzioni specifiche. Dati gli<br />

input, è da lì in avanti che forniamo valore aggiunto.<br />

Il costruttore esercita una “ownership” completa<br />

sulle scelte tecniche di base».<br />

È veramente tutto così uguale? Con un termico<br />

non sarebbe così.<br />

«Ci sono delle differenze sostanziali. Maserati ha<br />

sempre lavorato con motori a benzina, mai stati nel<br />

nostro dna. Sulla parte degli assali elettrificati credo<br />

che Fpt Industrial abbia la possibilità di svoltare su<br />

mercati nuovi, come quello delle auto ad alte prestazioni,<br />

perché le competenze di base sono molto<br />

più simili rispetto al parallelo con il motore a combustione<br />

interna».<br />

L’elettrico consente quindi ad attori dell’endotermico<br />

di aprirsi a nuovi scenari?<br />

«Nel nostro caso la risposta è sicuramente affermativa.<br />

Qui parliamo della parte legata agli assali<br />

elettrici, altre parti saranno appannaggio degli specialisti<br />

dell’auto o del veicolo commerciale. Si apriranno<br />

orizzonti particolari, con volumi di nicchia.<br />

Vorrei sottolineare le competenze molto avanzate di<br />

cui disponiamo: appositi banchi prova e l’expertise<br />

per portare in produzione un progetto concepito da<br />

foglio bianco. È il solito refrain, si capitalizzano le<br />

competenze maturate e si fa il dovuto “step ahead”».<br />

Sylvain Blaise,<br />

presidente<br />

Fpt Industrial,<br />

in occasione<br />

dell’inaugurazione<br />

dello stabilimento<br />

e<strong>Powertrain</strong>:<br />

«Attori chiave<br />

della transizione<br />

energetica in tutti i<br />

settori on-highway<br />

e off-highway.<br />

Il nostro nuovo<br />

stabilimento<br />

e<strong>Powertrain</strong><br />

è un passo<br />

fondamentale in<br />

questa direzione».<br />

12<br />

13


Una Folgore di<br />

Maserati, anche<br />

sull’asfalto.<br />

Qui sopra, Andrea<br />

Cugnini, una vita<br />

spesa nel perimetro<br />

automotive, è<br />

il responsabile<br />

della e<strong>Powertrain</strong><br />

Business Line di Fpt<br />

Industrial.<br />

auotomotive<br />

In fase di integrazione, quali margini di personalizzazione<br />

riuscite a ritagliarvi?<br />

«Considerando le performance richieste e le indicazioni<br />

sulla driveline elettrica, possiamo fornire un<br />

contributo decisivo nel dimensionamento. Interveniamo<br />

sulla parte degli ingranaggi e della trasmissione<br />

di potenza, come nel disegno dell’housing, che sulla<br />

Folgore è molto sofisticato. La parte di processo è<br />

molto legata a come si disegna».<br />

I due motori integrati nell’assale posteriore sono completamente<br />

disaccoppiati, senza alcuna trasmissione<br />

del moto tra le ruote. La funzione di “torque vectoring”,<br />

per la redistribuzione della coppia tra le due<br />

ruote in maniera istantanea, garantisce alla vettura<br />

stabilità e controllo. Tutti i componenti sono integrati,<br />

consentendo di rispettare i desiderata di Maserati<br />

sia in termini di spazio che di distribuzione del peso.<br />

Come esplicitato da Andrea Cugnini, è il miglior viatico<br />

per esprimere le potenzialità di un’applicazione<br />

(perdonateci il vezzo professionale) così prestazionale,<br />

esclusiva e iconica come la nuova Maserati Gran<br />

Turismo Folgore.<br />

Riprendiamo la chiacchierata. È più difficile concepire<br />

un assale elettrificato per un veicolo pesante<br />

o per una supercar?<br />

«Guardi, se dovessi descrivere l’assale di un’applicazione<br />

heavy duty, direi che ha un doppio motore<br />

elettrico, un inverter, una cascata di ingranaggi etc…<br />

(sorride, ndr). Questo è il punto favorevole a Fpt Industrial.<br />

Essenzialmente i sistemi sono ad oggi ingegneristicamente<br />

comparabili. Su di un pesante sono<br />

stressati taluni componenti, per garantire ad esempio<br />

un determinato chilometraggio annuo, oppure lo<br />

spunto con 44 tonnellate a traino. Insomma, qualche<br />

chilo in più per un housing da heavy duty interessa<br />

sicuramente molto meno. Su una macchina come la<br />

Maserati Folgore, sono invece stressati altri tipi di<br />

componenti e sollecitate altre performance. Certo,<br />

abbiamo preso in esame due estremi che hanno però<br />

in comune, tra le altre cose, l’end of line, che testa gli<br />

stessi componenti; tra l’altro, che il motore elettrico<br />

funzioni, l’inverter fornisca i giusti segnali e l’Nvh<br />

(Noise vibration harshness) rientri nei parametri».<br />

End of line<br />

Per chiarire il concetto di “end of line” dobbiamo<br />

avventurarci nell’ingegneria di processo. «Abbiamo<br />

sviluppato questi progetti, insieme a Maserati, partendo<br />

da zero. Oltre a contribuire al design, ci siamo<br />

dedicati all’industrializzazione, allestendo due linee di<br />

produzione, una per ogni assale, altamente automatizzate<br />

e controllate in ogni stazione, al fine di garantire<br />

i massimi livelli di qualità. La linea di lavoro ricalca<br />

i nostri standard. Una cosa molto importante, che<br />

assume un valore specifico elevatissimo nel processo<br />

di lavorazione, è quello che chiamiamo “end of line<br />

test”. Una cella a fondo linea controlla tutti gli assali,<br />

al 100%, sia per la parte meccanica, che quella elettronica,<br />

in tutte le sue funzioni. Ogni assale è testato<br />

a tutti i regimi per controllare che la rumorosità rientri<br />

all’interno dei parametri del cliente. È uno degli<br />

aspetti che va curato di più. Ogni minima anomalia<br />

determina la non conformità. Già il termine “controllo”<br />

mi pare riduttivo, trattandosi di una stazione di<br />

lavoro molto sofisticata, sviluppata espressamente per<br />

soddisfare i requisiti richiesti da Maserati».<br />

In conclusione, Cugnini spalanca le porte alla replica<br />

di collaborazioni analoghe. «Questa è per noi<br />

un’opportunità di crescita, in ragione dei parametri<br />

super-stringenti con cui ci siamo confrontati. Non<br />

Anche Iveco ha attaccato la spina<br />

al suo campione di vendite: il Daily.<br />

Il motore elettrico riceve energia<br />

da batterie modulari di 37 kWh di<br />

capacità ciascuna, ad elevata densità<br />

energetica (265 wattora/kg per ogni<br />

cella) e capacità sfruttabile del 95 per<br />

cento. Nelle versioni dell’eDaily dotate<br />

di un’unica batteria la potenza erogata<br />

è di 136 cavalli, che sale alla soglia<br />

dei 190 nelle versioni equipaggiate<br />

con due o tre moduli. Iveco dichiara<br />

un'autonomia massima di 400 chilometri<br />

nel ciclo urbano: una distanza che<br />

toglie qualsiasi ansia da ricarica. A<br />

sono ammessi nemmeno difetti estetici. Per noi, ingegneristicamente,<br />

non ci sono più limiti per realizzare<br />

prodotti di alta qualità, dopo un’esperienza sfidante<br />

come quella con la Maserati stessa».<br />

Anche il Daily si è guadagnato il prefisso “e”<br />

proposito, per il pieno c’è la solita ampia<br />

ancorché classica gamma di soluzioni.<br />

E con la fast charge a 80 chilowatt<br />

si recuperano cento chilometri di<br />

autonomia in mezz’oretta. I nostri “fratelli<br />

maggiori” della rivista VADO E TORNO<br />

hanno saggiato nei dintorni di Torino la<br />

versione 38S 14EV (dunque 3,8 ton,<br />

ruote singole, 190 cavalli, equivalenti<br />

a circa 140 chilowatt, equipaggiata<br />

con due batterie). Un’esperienza, per<br />

quanto breve, che ha confermato le doti<br />

del Daily anche in versione full electric.<br />

Decisamente apprezzabili comfort e<br />

silenziosità, spunto e guidabilità, cui si<br />

aggiungono due chicche: il Driving mode<br />

selector che consente di ottimizzare<br />

la gestione dell’energia scegliendo tra<br />

le modalità di marcia Natural, Power,<br />

Eco. One-Pedal drive consente invece<br />

di gestire la decelerazione col solo<br />

acceleratore. Alessandro Massimini,<br />

head of marketing and product<br />

management Iveco Truck business<br />

unit: «Abbiamo progettato e-Daily con<br />

l'obiettivo di rendere elettrica l'intera<br />

gamma mantenendo le caratteristiche<br />

per cui il nostro veicolo è celebre:<br />

robustezza, affidabilità, versatilità,<br />

capacità di carico, prestazioni».<br />

14<br />

15


innovation technology group<br />

FAI UN PASSO<br />

AVANTI<br />

Il titolo del celebre successo musicale dei<br />

Madness calza a pennello per descrivere<br />

Itg. Il mondo dei mezzi agricoli, e non solo,<br />

si sta trasformando, creando delle buone<br />

opportunità anche per studi di ingegneria<br />

flessibili e rapidi, con un grande know-how<br />

e pronti a cavalcare il cambiamento<br />

TERRA<br />

Quella degli integratori di sistema è una<br />

delle arene più affollate dello scenario<br />

ingegneristico. Non è casuale che la<br />

transizione richieda elementi pivotali in grado<br />

di orientarsi tra emissioni normative, ingombri<br />

e cicli irriducibili alle singole applicazioni, Cfd,<br />

studi di fattibilità termodinamica e infrastrutturale<br />

delle alimentazioni alternative, che si tratti<br />

di elementi gassosi (metano) o liquidi (Gnl, perché<br />

non i biocombustibili seppure siano quelli<br />

più facilmente veicolabili dalle reti esistenti?),<br />

elettrificazione o idrogeno. All’elenco aggiungiamo<br />

una sigla, Itg (Innovation Technology Group),<br />

società ingegneristica con sede a metà strada tra<br />

Milano e Bergamo, proiettata all’innovazione,<br />

con un occhio di riguardo alla meccanizzazione<br />

agricola. Proprio in ragione della vocazione<br />

all’industria primaria, Pierangelo Margutti e<br />

Alessandro Plebani si sono prestati a un’intervista<br />

con i colleghi della rivista TRATTORI. «Attualmente<br />

siamo coinvolti in svariati progetti di<br />

ricerca, industrializzazione e sviluppo con alcune<br />

delle più importanti aziende asiatiche ed europee.<br />

Riguardano trasformazione di powertrain tradizionali<br />

in ibridi e lo studio di trasmissioni ottimizzate<br />

per le macchine elettriche. Stiamo inoltre<br />

lavorando su diversi veicoli robotizzati di piccola<br />

dimensione completamente elettrici e autonomi».<br />

Quello che avete letto è l’incipit dell’intervista.<br />

Come dire, “a buon intenditor, poche parole” e le<br />

keywords sono i concetti di “ibridi”, “trasmissioni<br />

per macchine elettriche” e “veicoli autonomi”.<br />

La traiettoria della chiacchierata non si esaurisce<br />

qui e prende alcune curvature molto vicine alla<br />

sensibilità di POWERTRAIN.<br />

Come vedete il trattore del futuro, quali nuovi<br />

compiti dovrà svolgere?<br />

«I compiti saranno gli stessi di oggi ma fatti in<br />

modo diverso, più intelligente, efficace ed efficiente<br />

per produrre di più con meno, e avere un<br />

impatto minimo sull’ambiente. Per far ciò sarà<br />

sempre più necessario che il trattore del futuro<br />

sia interconnesso e che faccia parte di un sistema<br />

più ampio con l’integrazione interattiva».<br />

Motorizzazioni: su quali nuovi concetti state<br />

lavorando?<br />

«Attualmente stiamo lavorando su diversi concetti<br />

e layout sia “tradizionali” sia pesantemente<br />

innovativi, che mutano il concetto stesso del<br />

trattore per come lo si intende oggi. Sicuramente<br />

l’elettrico sarà il protagonista, non solo per<br />

la trazione meccanica, ma a 360 gradi in tutte<br />

le componenti del trattore: dalla presa di forza<br />

all’impianto idraulico».<br />

Come cambia il mezzo, quali le difficoltà nel<br />

progettarlo?<br />

«Sicuramente cambia l’approccio progettuale<br />

per la definizione dei diversi spazi e dei pesi. Ad<br />

esempio: non basta sostituire un motore diesel<br />

con uno elettrico. Si deve tenere conto di nuovi<br />

elementi come la speciale batteria, che necessita<br />

di raffreddamento e di un’elettronica di controllo;<br />

e ovviamente dei motori elettrici che, affinché<br />

il funzionamento sia ottimizzato, necessitano di<br />

un cambio di approccio nella progettazione delle<br />

trasmissioni».<br />

Quali sono le differenze tra elettrificare un<br />

progetto già esistente e progettare un nuovo<br />

mezzo elettrico da zero?<br />

«La differenza principale è che in un nuovo pro-<br />

getto il layout viene sviluppato senza i condizionamenti<br />

dettati dall’impostazione tradizionale, il<br />

che permette di ripensare anche alla forma stessa<br />

del trattore, in quanto ci si svincola dalla componentistica<br />

prettamente meccanica. È comunque<br />

possibile elettrificare un progetto già esistente<br />

accettando dei compromessi di spazio che rendono<br />

però più complesso il posizionamento di batteria,<br />

motori elettrici ed elettronica di controllo.<br />

Abbiamo progetti in atto molto interessanti che<br />

vedrete presto…».<br />

Idrogeno, metano o biogas/e-fuel: su cosa state<br />

lavorando, con chi e con quali risultati?<br />

«Per questi discorsi siamo ancora nelle fasi iniziali<br />

e di ricerca, sicuramente l’idrogeno e l’efuel<br />

sono dei vettori energetici interessanti per<br />

il futuro».<br />

Dopo un traccheggiamento sulle magnifiche sorti<br />

e progressive delle soluzioni salvifiche per i<br />

destini del motore endotermico, segue un riferimento<br />

a un’altra opzione contemplata da alcuni<br />

costruttori, vedi Volvo Penta con il dual-fuel a<br />

idrogeno, o le soluzioni giapponesi (Kubota in<br />

primis) sul sistema benzina-Gpl o benzina-metano<br />

per carrelli elevatori o altre macchine da<br />

utilizzo indoor, generalmente con cilindrata inferiore<br />

ai due litri.<br />

Mix energetici: pensate che possa essere il futuro<br />

l’avere a bordo due motorizzazioni diverse,<br />

come potrebbero essere gestite?<br />

«Per i piccoli trattori no, è più conveniente affidarsi<br />

a un veicolo completamente elettrico viste<br />

le potenze, ingombri, applicazioni e autonomia richiesti,<br />

che permettono di avere delle batterie con<br />

dimensioni contenute e rapide da caricare. Per i<br />

trattori di media e alta potenza in cui sono richieste<br />

delle grandi potenze ed autonomie elevate, la<br />

motorizzazione a mix energetici, in particolare l’i-<br />

«Per far fronte<br />

all’aumento della<br />

complessità del<br />

sistema trattore<br />

e mantenere<br />

semplice la sua<br />

gestione diventa<br />

fondamentale la<br />

digitalizzazione<br />

e l’interazione<br />

uomo-macchia<br />

tramite interfacce<br />

intelligenti che<br />

diano un output di<br />

ciò che sta facendo<br />

il veicolo in modo<br />

intuitivo e in tempo<br />

reale, e dare un<br />

input al veicolo in<br />

maniera precisa e<br />

mirata». Nella foto<br />

in basso, il Ceo<br />

di Itg, Pierangelo<br />

Margutti.<br />

16<br />

17


«Per i piccoli<br />

trattori è più<br />

conveniente<br />

affidarsi a un<br />

veicolo elettrico».<br />

In queste pagine<br />

vi abbiano<br />

illustrato, in<br />

termini puramente<br />

esemplificativi,<br />

alcune delle aree<br />

di innovazione<br />

che Itg iscrive<br />

nella sua geografia<br />

ingegneristica.<br />

In basso, trovate<br />

per esempio, il<br />

Magnum di Case IH<br />

a guida autonoma,<br />

presentato al<br />

Sima del 2017<br />

direttamente dalla<br />

casa madre.<br />

TERRA<br />

brido plug-in, sarà la soluzione per bilanciare al<br />

meglio il sistema in tutte le fasi di lavoro, avendo<br />

la trazione, prese di forza e impianto idraulico<br />

azionati da macchine elettriche, alimentate da una<br />

batteria o da un motore termico. Il vantaggio di<br />

questo sistema è che si ottimizza il funzionamento<br />

del motore termico a regimi e temperature costanti<br />

aumentando l’efficienza, inoltre le utenze collegate<br />

alle macchine elettriche avranno la possibilità di<br />

essere controllate in maniera precisa e indipendentemente<br />

dalla velocità di avanzamento. Bisogna<br />

però tener conto non solo del sistema trattore<br />

ma anche delle infrastrutture a terra che dovranno<br />

essere adeguate».<br />

Ha senso lavorare sull’ergonomia in un futuro<br />

che vede mezzi a guida autonoma? Se sì, cosa<br />

state facendo in questa direzione?<br />

«Assolutamente sì, perché al di là di cosa potrà<br />

succedere nell’off-road, in cui la guida autonoma<br />

prenderà il sopravvento, bisogna tener conto<br />

della circolazione stradale e delle applicazioni<br />

“out-field”. La cabina è un posto di lavoro dove<br />

comfort, sicurezza ed ergonomia sono fondamentali<br />

per rendere il lavoro dell’operatore semplice<br />

ed efficace. Per far fronte all’aumento della complessità<br />

del sistema trattore e mantenere semplice<br />

la sua gestione diventano fondamentali la digitalizzazione<br />

e l’interazione uomo-macchina tramite<br />

interfacce intelligenti che diano un output di ciò<br />

che sta facendo il veicolo in modo intuitivo e in<br />

tempo reale, e dare un input al veicolo in maniera<br />

precisa e mirata. In questo ambito abbiamo<br />

maturato un notevole know-how da esperienze<br />

passate e da progetti in atto non solo legati al<br />

mondo dell’agricoltura, ma in generale a quello<br />

industriale. Cambierà l’ergonomia non solo legata<br />

alla biomeccanica, ma più sull’interfaccia».<br />

Sciami robotici, un futuro credibile e in che<br />

contesto? Voi ci state lavorando?<br />

«Sicuramente nell’agricoltura specializzata in<br />

cui gli ambienti sono ben definiti e controllati<br />

ne vediamo un interessante sviluppo. Per quanto<br />

riguarda le applicazioni in campo aperto è più<br />

complesso in quanto rimangono questioni come<br />

trasporto e sicurezza. Abbiamo in corso diverse<br />

discussioni e analisi con clienti e partner. Rispetto<br />

al trattore nato multipurpose, i robot saranno<br />

più specializzati».<br />

Mondo delle attrezzature: come si sta evolvendo<br />

e perché stanno restando indietro? Ci state<br />

lavorando anche voi?<br />

«Il mondo delle attrezzature è formato da molte<br />

piccole realtà, non tutte hanno le strutture di<br />

ricerca e sviluppo necessarie per seguire questo<br />

profondo cambiamento tecnologico in atto.<br />

Le attrezzature avranno un ruolo fondamentale<br />

nell’agricoltura 4.0 e dovranno seguire il trattore<br />

nel processo di transizione dal meccanico<br />

all’elettronico. Sarà quindi necessario ripensarle<br />

a livello di sistema e integrazione con il<br />

trattore e con le infrastrutture a terra in modo<br />

da guadagnare efficienza. Non vanno comunque<br />

dimenticate le attrezzature già esistenti che dovranno<br />

comunque essere aggiornate per potersi<br />

interfacciare con il trattore del futuro, e abbiamo<br />

visto che è possibile farlo con egregi risultati.<br />

Anche in questo campo abbiamo diversi e interessanti<br />

progetti in atto. I compiti saranno gli<br />

stessi di oggi ma fatti in modo diverso, più intelligente,<br />

efficace ed efficiente per produrre di più<br />

con meno e avere un impatto minimo sull’ambiente.<br />

Per far ciò sarà sempre più necessario<br />

che il trattore del futuro sia interconnesso e che<br />

faccia parte di un sistema più ampio con l’integrazione<br />

interattiva.<br />

Le attrezzature avranno un ruolo fondamentale<br />

nell’agricoltura 4.0 e dovranno seguire il trattore<br />

nel processo di transizione dal meccanico all’e-<br />

lettronico. Sarà quindi necessario ripensarle a<br />

livello di sistema e integrazione con il trattore e<br />

con le infrastrutture a terra in modo da guadagnare<br />

efficienza».<br />

18<br />

19


KOHLER. Demo Days <strong>2023</strong><br />

COME IL<br />

2 GIUGNO<br />

Non ci si accusi di vilipendio. L’evento sul<br />

campo organizzato da Kohler nel quartier<br />

generale di Reggio Emilia ci ha ricordato la<br />

parata in occasione della festa della Repubblica.<br />

Schierate tutte le divisioni (rappresentate dai<br />

sistemi a benzina, puramente diesel e dagli<br />

ibridi) con “addosso” le livree degli installatori<br />

presenti. Questi rispondono ai nomi di Avant<br />

Tecno, Cela, Cormidi, Jcb, Kramer, Willie<br />

Terra<br />

La stella cometa di Kohler ha proiettato sul cielo<br />

di Reggio Emilia la simbiosi astrale tra i 150 anni<br />

dalla fondazione della casa madre (correva l’anno<br />

1873, in Wisconsin) e i 90 anni della Lombardini. La<br />

divisione Kohler Engine risale invece al 1920, con<br />

quei motori a benzina inizialmente destinati ai gruppi<br />

elettrogeni. Nel terzo decennio del secolo scorso,<br />

nel Winsconsin, come in altri stati dei Grandi Laghi e<br />

del Mid-West, si avvertiva infatti la necessità impellente<br />

di alimentare le sconfinate fattorie di quell’area<br />

a vocazione rurale. La cuspide di questa congiuntura<br />

celeste si è materializzata nei Kohler Demo Days<br />

<strong>2023</strong>. Questa due giorni dedicata alla stampa, secondo<br />

i padroni di casa, «consente ai giornalisti di varcare le<br />

porte di Kohler, assimilandone la storia, toccandone<br />

con mano i motori, e godendone le performance grazie<br />

alle macchine di chi Kohler Engines l’ha scelto<br />

come fornitore. Incarnando l’essenza stessa del marchio,<br />

il format unico dell’evento punta i riflettori sui<br />

veri protagonisti, i motori Kohler. I motori diventano<br />

ancora una volta i vibranti narratori di una storia<br />

lunga oltre un secolo, fatta di passione e know-how,<br />

raccontando come hanno rivoluzionato il lavoro degli<br />

operatori». Nino De Giglio, Direttore Marketing<br />

Communications & Channel Management, Kohler<br />

Engines, ha commentato: «La crescita che Kohler Engines<br />

ha registrato negli ultimi anni, il risultato di un<br />

enorme lavoro e di una stretta collaborazione che porta<br />

i nostri clienti a diventare veri e propri partner con<br />

cui rafforzare le “value proposition” e avere accesso<br />

ai diversi segmenti di mercato, e con cui condividere<br />

risorse come competenze e infrastrutture. I nostri<br />

Demo Days nascono proprio con questo intento».<br />

Abbiamo “toccato con mano”<br />

Per noi è stata l’occasione di vedere, e toccare con<br />

mano, alcune applicazioni galvanizzate dai mono e<br />

policilindro usciti dalle linee produttive di Reggio, e<br />

non solo. La mappa della “business unit” motoristica,<br />

che occupa all’incirca 2.500 risorse, iscrive Reggio<br />

come polo tecnologico dei Kdi, dei bicilindrici e dei<br />

propulsori per le vetturette. In India, Aurangabad è<br />

orientata ai monocilindrici e, da quest’anno, al Ksd,<br />

alias Kohler Small Displacement. È stata recentemente<br />

inaugurata una sezione di 4.500 metri quadri,<br />

espressamente per questo motore. La curva del Diesel<br />

of the Year 2022 è in pieno “ramp up” e dal 2024<br />

è destinata a crescere in termini di volumi, quando<br />

arriveranno sul mercato le prime macchine motorizzate<br />

dal dispari da 1,39 litri (AxC 81x90 millimetri).<br />

Citiamo quelle a firma di Cargotech, Haulotte e Avant<br />

Tecno, quest’ultima presente nel campo prova, affiancata<br />

da Cela, Cormidi, Jcb, Kramer e Wille. I Kdw,<br />

che rispondono all’identikit degli ex Focs, sono assemblati<br />

sia a Reggio che ad Aurangabad. Disponibili<br />

a 2, 3 e 4 cilindri, coprono una taglia applicativa che<br />

ha attecchito soprattutto nel movimento terra. Nota a<br />

margine per i bicilindrici, che esercitano un forte appeal<br />

sulle vetturette. Stiamo parlando di un segmento<br />

circoscritto in Italia e sostanzioso in contesti europei<br />

come quello tedesco e transalpino. Un mercato che<br />

vale per Kohler circa 15mila motori. I raffreddati ad<br />

aria rispondono alle esigenze di macchine “scampate”<br />

ai rigori normativi e dal funzionamento lineare,<br />

con cilindrate di poche centinaia di centimetri cubici.<br />

Tipicamente, le motozappe. Il fabbisogno dei motori<br />

a benzina negli Stati Uniti è assorbito grossomodo al<br />

90% dal garden, in Europa diversifica invece lo spettro<br />

applicativo, che piace al “rental”, anche per le piccole<br />

multipurpose e per i generatori supercompatti. La<br />

produzione di queste unità si sdoppia, ad Hattiesburg,<br />

in Mississippi, e a Chongqing, uno dei cuori pulsanti<br />

dell’industria motoristica cinese. Soffermiamoci sui<br />

motori a benzina con Pierpaolo Grassigli, a lungo responsabile<br />

del servizio applicazioni, che ha traslocato<br />

al marketing support. Interpreta il ruolo di interfaccia<br />

col cliente, prima della vendita. Potremmo chiamarlo<br />

il vettore della customizzazione, nella mediazione tra<br />

fornitore e installatore. Ci ha raccontato un aneddoto<br />

proveniente da oltreoceano. Una serie di fotogrammi,<br />

estratti da una pellicola, in cui un contadino gongola<br />

per il suo trattorino John Deere motorizzato Kohler.<br />

Un simbolo della tradizione a stelle e strisce che al<br />

top performa con 40 cavalli (29,4 chilowatt), intercettato<br />

dai costruttori europei per applicazioni come<br />

i biotrituratori.<br />

Benzina<br />

I V-Twins si presentano sia con albero verticale, il<br />

quale spopola in America, che orizzontale. La famiglia<br />

Pro Efi si distingue per l’impostazione heavy-duty,<br />

come si evince dall’onomastica. Prodotti in Cina,<br />

dove Kohler assembla anche motori per tosaerba a uso<br />

hobbistico, i Command Pro CH270, CH395 e CH440<br />

ribadiscono la loro natura professionale sfoggiando<br />

canna cilindro in ghisa, basamento in acciaio forgiato<br />

e la funzione “oil sentry”, funzionale al controllo del<br />

livello olio e a spegnere il motore, nel caso questo<br />

sia troppo basso. I serbatoi della benzina promettono<br />

una capacità maggiore, nell’ordine tra il 10% e il 30%<br />

rispetto alla concorrenza, implementando così il tempo<br />

lavoro utile. Infine, il filtro Quad Clean, montato<br />

verticale, con separatore polveri a ciclone Donaldson,<br />

e l’Auto-fuel Shutoff, il quale chiude automaticamente<br />

il rubinetto della benzina, che intercetta l’alimentazione,<br />

allo spegnimento del motore, e lo riapre al<br />

riavvio, eliminando così la variabile umana (l’operatore<br />

è sollevato dall’incarico). A fare uso dei benzina<br />

c’è Cormidi, che produce soprattutto motocarriole<br />

cingolate e minidumper, anche per conto di Yanmar,<br />

piattaforme aeree e skid. Secondo Marco Martella,<br />

presente ai Demo Days, le macchine strette dell’Oem<br />

20<br />

21


Terra<br />

salernitano, dalla significativa capacità di trasporto<br />

(l’ordine di grandezza fornito da Cormidi è, per alcune<br />

taglie, 550 chili rispetto ai 450 della concorrenza),<br />

beneficiano dell’adattabilità nello spettro macchina.<br />

Le normative Usa talvolta impediscono di cambiare<br />

il serbatoio. Kohler ha conciliato le necessità di Cormidi,<br />

che consegna circa 500 macchine all’anno in<br />

Nord America, intervenendo sull’ergonomia. «Le nostre<br />

macchine hanno il motore posizionato molto il<br />

basso, quasi a terra» dice Martella, «costringendolo<br />

ad aspirare un sacco di polvere. La conseguenza è la<br />

pulizia quotidiana del filtro. Problema risolto con il<br />

sistema di filtrazione di Kohler». Altra motivazione<br />

addotta da Martella per questa scelta è la reperibilità<br />

dell’assistenza a livello globale. Del resto, si sa che<br />

«la prima macchina è venduta dal commerciale, la<br />

seconda dall’assistenza».<br />

Kdi3.4<br />

Francesca Rinaldi, Product manager del Kdi3.4, ci ha<br />

riportati al secondo, in ordine temporale, tra i Diesel<br />

of the Year di Kohler. È lui, tuttora, l’alto di gamma<br />

e, al pari degli altri Kdi, condensa gli accessi alla manutenzione<br />

su un solo lato, mentre le prese di forze<br />

sono equamente distribuite, due per parte, in modo da<br />

facilitare il compito di pompe idrauliche e ausiliari. E<br />

degli operatori, s’intende. Gli ingranaggi della distribuzione<br />

sono racchiusi nella campana, le interfacce<br />

del volano assecondano le configurazioni applicative,<br />

che si tratti di generazione, agricolo o construction.<br />

La centralina richiama la rigenerazione solo quando<br />

riceve dai sensori il segnale di intasamento. In una parola,<br />

è “trasparente” all’operatore. Il post-trattamento è<br />

coibentato, quindi posizionabile anche in prossimità di<br />

sorgenti di calore, e conferma in Stage V la lunghezza<br />

prevista per il Tier 4 Final, seppure con diametro leggermente<br />

superiore. Abbiamo chiesto a lei un approfondimento.<br />

«Diversi installatori, come Wille, hanno<br />

apprezzato la compattezza, la facilità di installazione<br />

all’interno del vano motore. Le macchine richiedono<br />

spazio per attaccare esternamente gli accessori. La<br />

versatilità del post-trattamento, che possiamo fornire<br />

premontato oppure sfuso, quindi adattabile al layout<br />

della macchina. Arriviamo a 650 Nm a 1.400 giri,<br />

anche nella parte bassa dei regimi, fino al minimo,<br />

tra 800 e 1.000 giri, in base alla scelta del costruttore.<br />

Si rende così congeniale a quelle applicazioni che<br />

richiedono “forza”, quindi coppia, come escavatori<br />

e multipurpose. La potenza arriva a 112 chilowatt a<br />

1.800 giri, con 105 kW di potenza nominale a 2.200<br />

giri. È il “power bulge”, la riserva di potenza che a<br />

un regime inferiore permette di sfruttare a pieno la<br />

coppia nelle due prese di forza, che si trovano sui due<br />

lati del motore».<br />

La Wille 675Δ è una pala gommata multifunzionale<br />

dal baricentro basso, che conferisce un raggio di ster-<br />

zata e una manovrabilità consoni ai luoghi più angusti.<br />

Il 3404 Stage V asseconda il layout e fornisce una<br />

pronta risposta ai transitori, per rispondere a ostacoli,<br />

come la presenza di un tronco, o per rimuovere la<br />

neve. Alimenta l’impianto, con due circuiti idraulici<br />

e una pompa a portata variabile con rilevamento del<br />

carico, ed è predisposto per l’Hvo100, sempre più<br />

diffuso nei Paesi scandinavi. Riprendiamo il filo del<br />

discorso di Francesca Rinaldi, che ci regala una succosa<br />

anticipazione sul 3,4 litri. «Alcuni partner esterni,<br />

costruttori con cui collaboriamo, stanno testando lo<br />

sviluppo a gas per specifiche tipologie di applicazione.<br />

Puntiamo sulla diversificazione dei combustibili,<br />

quindi metano e biometano. Stiamo valutando altri<br />

combustibili alternativi, sintetici, GtL, e-fuel. L’intera<br />

gamma Kohler è disponibile a Hvo, che ha un numero<br />

di cetano più alto rispetto al gasolio. La densità<br />

leggermente più bassa è compensata. L’unico vero<br />

problema è dato dalla disponibilità di questi combustibili».<br />

La manovrabilità è apprezzata anche da Kramer,<br />

che sui modelli 5075, 5085 e 5095 della Serie 5 ha un<br />

Kdi 2504 Tcr Stage V da 55 kW, proprio per la compattezza.<br />

Il motore è installato sullo sbalzo posteriore,<br />

per la visuale panoramica dell’operatore in cabina.<br />

Ibrido, alias K-Hem<br />

Dal termico “single” al termico “accompagnato”, con<br />

l’elettrico, chiaramente. Paolo Zaccarelli è l’esperto<br />

dei K-Hem e ha illustrato la collaborazione con Cela.<br />

Il ciclo deve per forza di cose essere intermittente, là<br />

dove non si raggiungono le temperature utili alla rigenerazione<br />

dei filtri in movimento. Il prezzo da pagare<br />

è la perdita di produttività, perché richiede il fermo<br />

macchina, mantiene potenza in parallelo cui somma<br />

potenza elettrico. Il diesel è sempre acceso, quando<br />

lavora a ciclo basso può ricaricare batterie, ed è assemblato<br />

con motore elettrico. A seconda del punto<br />

del ciclo di lavoro, il sistema ibrido parallelo ottimizza<br />

la batteria o si comporta da generatore, per ricaricarla.<br />

«Quando abbiamo scelto Kohler la decisione è stata<br />

guidata da due principali esigenze: voler creare la<br />

prima piattaforma su cingoli di grandi dimensioni che<br />

non necessitasse di un sistema di post-trattamento, e<br />

voler creare la prima piattaforma di questo tipo che<br />

avesse delle emissioni realmente ridotte» afferma<br />

Aldo Arcari, direttore di stabilimento di Cela. «Questo<br />

matrimonio perfetto è stato pensato da Cela e<br />

Kohler, e si è espresso con il primo motore ibrido da<br />

noi installato sui nostri ragni, o piattaforme cingolate<br />

con doppi bracci telescopici da 28 e 30 metri, chiamate<br />

Spyder DT28 e DT30».<br />

Il termico di questo sistema, pioniere della serie K-<br />

Hem, si assesta sotto la soglia dei 19 chilowatt, eludendo<br />

l’installazione del Dpf. L’elettrico porta in dote<br />

altri 15 kW. L’idraulica e il controllo macchina non<br />

sono stati toccati. La macchina si autoregola tramite<br />

la centralina, che controlla motore elettrico e inverter,<br />

interfacciandosi con batteria e battery management system.<br />

L’integrazione del sistema è a cura di Kohler, la<br />

quale dispone dal gennaio 2022 di un’altra freccia nel<br />

suo arco, Curtis Instruments, che sarà coinvolta nella<br />

ibridizzazione del Ksd.<br />

Ai 26 sistemi con l’1,3 litri finora forniti si assommeranno<br />

gli altri 25 in ordine. Con Cela è in fase di studio<br />

e sviluppo una nuova piattaforma da 40 metri, che<br />

prevede l’evoluzione dei cingoli da idraulici a elettrici.<br />

Vista dal drone<br />

della prima<br />

giornata dei Kohler<br />

Demo Days <strong>2023</strong>,<br />

dedicata alla<br />

stampa nazionale.<br />

Mercoledì 21<br />

giugno è stata<br />

invece riservata<br />

ai giornalisti delle<br />

riviste estere.<br />

Potete riconoscere<br />

le applicazioni<br />

Avant Tecno, Cela,<br />

Cormidi, Jcb,<br />

Kramer, Wille.<br />

22<br />

23


interviste. BU Power Perkins Italia<br />

VITE<br />

PARALLELE<br />

Numeri, previsioni, bilanci, obiettivi<br />

di vendita. Le coordinate di qualsiasi<br />

divisione commerciale, e BU Power<br />

Perkins Italia non poteva fare eccezione.<br />

Eppure il “sales management” non è<br />

ingabbiabile in un file Excel, perché<br />

a condurre le danze sono le persone.<br />

In questo caso, gli interpreti si chiamano<br />

Stefano Meneghini e GianRomeo<br />

Brugnetti, che ci hanno raccontato<br />

di se stessi e del mondo BU Power<br />

Le due anime<br />

della divisione<br />

commerciale di<br />

BU Power Perkins<br />

Italia. Da sinistra,<br />

GianRomeo<br />

Brugnetti e Stefano<br />

Meneghini. Come<br />

dire, gli interpreti<br />

del passato e del<br />

presente di BU<br />

Power Systems<br />

Italia, capaci di<br />

coniugare il verbo<br />

di Perkins anche<br />

al futuro<br />

terra<br />

Ci troviamo a Gironico, dove l’emanazione italiana<br />

di Perkins è insediata da prima che, nel<br />

2011, BU Power assumesse i diritti esclusivi<br />

per il mercato nazionale. Incastonata tra i dolci rilievi<br />

della verde Brianza e un’eco lacustre (il lago<br />

di Como si trova a una decina di chilometri), è terra<br />

di industrie, e le industrie sono fatte da uomini. Ed<br />

è per questa ragione che abbiamo curiosato nell’avanguardia<br />

militante di ogni azienda che si rispetti,<br />

l’ufficio commerciale. Qui, tra capannoni in fase di<br />

espansione all’interno del perimetro aziendale e la<br />

vegetazione prospicente, convivono armonicamente<br />

le curvature professionali e biografiche di Stefano<br />

Meneghini, classe 1962, e GianRomeo Brugnetti,<br />

classe 1984. Di mezzo non c’è solo una generazione,<br />

in termini anagrafici; c’è la metamorfosi della<br />

meccanica in un’entità multiforme e poliedrica. Approcciamo<br />

la prospettiva più istituzionale e prosaica,<br />

frughiamo cioè negli interstizi delle applicazioni<br />

industriali, mobili e stazionarie. Seguirà la traccia<br />

più genuinamente umana.<br />

La transizione passa anche per il termico. Nell’automotive,<br />

lo “svincolo” si chiama Euro 7 e pare<br />

essere mal digerito dagli Oem. C’è spazio per uno<br />

Stage VI e quale direzione dovrebbe prendere?<br />

«Non esistono informazioni ufficiali sull'eventuale<br />

istituzione dello Stage VI. Sappiamo però, per<br />

certo, che ci sarà l’Euro 7, quindi è plausibile, di<br />

riflesso, che possa succedere qualcosa anche nel<br />

mondo industriale. Di sicuro ci attende un periodo<br />

di stabilità, fino all’introduzione dell’ipotetico Stage<br />

VI, che non avverrà di certo prima del 2027/28.<br />

Stiamo quindi parlando di almeno otto anni di stabilità<br />

dall’adozione dello Stage V. In questo periodo<br />

è dunque possibile stabilizzare i costi, le tecnologie,<br />

la rete di assistenza. A livello globale registriamo<br />

l’innalzamento dei limiti sulle emissioni al di fuori<br />

dell’Unione europea. Dal gennaio dell’anno prossimo<br />

sarà operativo lo Stage V in Turchia; dal 2024<br />

il China IV e il Bahrat IV in India allineeranno gli<br />

standard emissivi dei due giganti asiatici a quelli<br />

europei. Senza trascurare il Sudamerica, dove il<br />

Cile si è dichiarato pronto al salto in Tier 4 Final<br />

entro la fine del prossimo anno. Per noi motoristi è<br />

un fatto estremamente positivo, perché si limitano<br />

così le diversità di allestimenti e si aiuta l’endotermico<br />

a sopravvivere, anche in termini di competitività<br />

del Tco. Gli stessi Oem sono confortati<br />

da questo processo di omogeneizzazione. Ci tengo<br />

comunque a precisare che tutti i motori Perkins<br />

sono già pronti per affrontare un ulteriore step<br />

normativo».<br />

Termico e idrogeno, una “pazza idea” sempre<br />

più sulla bocca degli addetti ai lavori. Che fare<br />

per ridurre il gap di efficienza? Qual è la posizione<br />

di BU Power Perkins?<br />

«L’idrogeno avrà voce nel mercato industriale,<br />

Perkins e Caterpillar ne sono consapevoli e stanno<br />

svolgendo i loro test. Al momento non disponiamo<br />

di nessuna comunicazione ufficiale da presentare<br />

al mercato. A proposito di posizioni, BU Power<br />

Perkins Italia ha più volte ribadito la centralità<br />

del diesel anche nella transizione. Dobbiamo essere<br />

realistici. Il tessuto dei costruttori italiani è<br />

estremamente diversificato e propenso all’utilizzo<br />

di soluzioni tecnologiche innovative ma comprovate.<br />

Non posso certo dirle, in buona fede, che ci<br />

richiedano ossessivamente di applicarci a soluzioni<br />

elettrificate. Quando Perkins introdurrà una soluzione<br />

definitiva, normata, certificata, i nostri Oem<br />

saranno i primi a utilizzarla. Al momento cercano<br />

certezze, non si prestano a fare da tester. In questa<br />

narrazione si fatica a separare il profilo del<br />

marketing da quello normativo. Qual è il panorama<br />

normativo di una macchina a idrogeno, quello<br />

funzionale del rifornimento? Quali normative<br />

devono essere rispettate, in Europa e in Italia?<br />

Questo ragionamento vale anche per l’elettrico.<br />

Le aspettative e le richieste reali e pragmatiche da<br />

parte dei clienti riguardano macchine Stage V che<br />

funzionino, senza impatti sull’utilizzatore a livello<br />

di service, quindi, per fare un esempio, ci chiedono<br />

Scr e Dpf che non si intasino e che non si tratti di<br />

prototipi, ma di macchine funzionanti. Se invece<br />

ci spostiamo dalla parte di idrogeno a quella elettrica,<br />

da parte degli utenti è in fase embrionale la<br />

richiesta di “energy storage system”. Qui, obiettivamente,<br />

potrebbe esserci mercato e svilupparsi<br />

una richiesta seria, massiccia e crescente, che produca<br />

un fatturato reale».<br />

Il <strong>2023</strong>, a detta di tanti, era pronosticato come<br />

la fase calante di quest’onda. Qual è il polso del<br />

mercato?<br />

«Presidiamo due grosse fette di mercato, Electric<br />

Power, legato alla generazione di potenza, e industriale.<br />

Entrambi questi settori stanno “over-performando”,<br />

ragion per cui i nostri Oem hanno la<br />

produzione piena. Non si sta addensando nessuna<br />

nube all’orizzonte, ma l’order book sta un po’ calando,<br />

non si ragiona quindi di ricevere più ordini<br />

di quanti se ne possa sbrigare. Nel <strong>2023</strong> non ci attendiamo<br />

scossoni, sarà un anno uguale o superiore<br />

al 2022, mentre ci sarà da fare qualche considerazione<br />

ulteriore nel 2024, quando la brillantezza del<br />

mercato potrebbe opacizzarsi».<br />

Esaurita la parte istituzionale, trasliamo alle “vite<br />

parallele” (la citazione di Plutarco può apparire<br />

forzata, ma non lo è). Le industrie sono fatte di<br />

persone, fatte da persone, si diceva. Con le persone<br />

di BU Power ci siamo seduti in sala riunioni, accomodando<br />

allo stesso tavolo il passato, il presente e<br />

il futuro dell’anima commerciale di questa azienda.<br />

Tracce biografiche che si sovrappongono, talvolta<br />

divergono e finiscono per intersecarsi con la parabola<br />

industriale che le contiene. Professionalmente<br />

parlando, s’intende…<br />

Qual è stato il suo approccio ai motori industriali<br />

e a Perkins e BU Power?<br />

Brugnetti: «Sono sempre stato appassionato di motoristica.<br />

Dopo il corso di studi in ingegneria motore<br />

e turbomacchine, dal mio primo giorno di lavoro,<br />

il 1° aprile del 2007, ho iniziato a vendere motori,<br />

partendo con Pitteri e Violini. Perkins è il brand più<br />

rinomato nello scenario dei motori industriali. Ho<br />

sempre considerato l’approdo in BU Power Perkins<br />

un punto di arrivo. La vita mi ha successivamente<br />

portato a fare scelte diverse, cioè andarmene da<br />

qui per poi riprendere il percorso insieme. È stata,<br />

24<br />

25


terra<br />

rimane e sarà una cosa appassionante».<br />

Meneghini: «Sono entrato a far parte della famiglia<br />

Perkins nel 1988, assunto per svolgere compiti<br />

di assistenza, con alle spalle una autentica<br />

passione per i motori a benzina. Mi sono spostato<br />

al diesel con grande facilità. Sono stato premiato<br />

proprio per la mia passione, che mi ha consentito<br />

di fare dei grandi passi all’interno dell’azienda.<br />

Ho transitato dall’application alle vendite, nonostante<br />

inizialmente non ne volessi sapere. Per convincermi,<br />

mi hanno dovuto raccontare che avevano<br />

estremo bisogno di gente che vendesse i motori e<br />

li capisse. Sono approdato nel reparto vendite nel<br />

2003, in coincidenza dell’avvento dell’elettronica<br />

nel nostro settore».<br />

Cosa è cambiato in questo mercato e cosa cambierà?<br />

È stato più difficile reggere l’urto del passaggio<br />

da Stage IIIA a Stage V per un’impresa<br />

di costruzioni o promuovere la conversione all’elettrico<br />

di un’azienda agricola (frutticola oppure<br />

orto-vivaistica)?<br />

Brugnetti: «Dal 2007 a oggi il cambiamento principale<br />

in questo mondo è stato sotto il profilo tecnico.<br />

La vendita del motore, inteso come “power<br />

unit” è diventata molto più tecnica, e per gli Oem<br />

è assai sfidante l’installazione dei motori. Questa<br />

tendenza ha incentivato una professionalizzazione<br />

decisamente importante del settore. In merito alla<br />

sua domanda, beh, non sarà semplicissimo. È probabilmente<br />

più facile convincere l’utente finale, che<br />

vede una Tco in discesa, se ha accesso all’energia<br />

elettrica a prezzi calmierati, che un Oem. Soprattutto<br />

per le aziende italiane di medio-piccola taglia<br />

rappresenta una sfida impegnativa».<br />

Meneghini: «L’elettrificazione è ancora in fase di<br />

gestazione. Dal momento che le ho vissute tutte,<br />

dallo Stage I, posso dire che ogni passaggio è stato<br />

un bagno di sangue, soprattutto per i clienti. Gli<br />

italiani sono flessibili, però hanno percepito questi<br />

cambiamenti sulle emissioni come una forzatura,<br />

non corrispondente a una loro iniziativa, ma imposta<br />

dalle normative. C’è stata parecchia difficoltà<br />

ad accettare questi passaggi, ed è rimasta una certa<br />

reticenza, molto forte fino al IIIB. L’avvento dell’Scr<br />

è stata la svolta, ha creato delle difficoltà ma,<br />

come dire, a un certo punto sai che devi prendere la<br />

medicina e agisci di conseguenza. Abbiamo sempre<br />

avuto un rapporto costruttivo con i clienti, con i<br />

quali ci siamo accompagnati a vicenda. L’elettrico<br />

arriverà, ma al momento ci sono troppe variabili,<br />

basti pensare all’impennata dei costi dell’energia<br />

elettrica. Richieste ce ne sono, ma di qui a dire che<br />

si stia per partire in pompa magna…».<br />

Quando avete modificato qualcosa nella vostra<br />

routine lavorativa (dalla posizione, all’area di<br />

interesse, alla stessa azienda), cosa avete avuto<br />

l’impressione, con l’esperienza, di avere perso,<br />

e quali consapevolezze avete invece maturato?<br />

Brugnetti: «In cinque anni al di fuori di BU ho avuto<br />

modo di vedere e imparare dinamiche diverse,<br />

trovandomi dall’altra parte, quella dell’headquarter,<br />

quindi del produttore, non del dealer. È stato<br />

molto formativo e ho avuto la possibilità di ampliare<br />

il mio bagaglio di conoscenza, lavorando con la<br />

sede centrale. Si percepiscono meccanismi che il<br />

distributore fatica a cogliere, con tutte le inevitabili<br />

difficoltà del caso. Si colgono aspetti più vicini alla<br />

ingegnerizzazione che alla commercializzazione».<br />

Meneghini: «È stato un processo abbastanza naturale,<br />

sempre avvincente anche quando ho cambiato,<br />

passando a Yuchai. La nostra vita è un po’ questa,<br />

abbiamo bisogno di stimoli, che ora come ora sono<br />

pure troppi… è quello che ci fa andare avanti. Non<br />

voglio generalizzare, ma lo vedo chiaramente nei<br />

giovani. Ho conosciuto ragazzi volenterosi, ma la<br />

voglia di mettersi in gioco è più difficile da scandagliare.<br />

La gente non si espone, cosa che a noi era<br />

invece richiesta».<br />

Se non ricoprisse l’attuale incarico, cosa le piacerebbe<br />

fare, all’interno di questo ecosistema?<br />

Brugnetti: «Ho sempre fatto il tecnico-commerciale,<br />

se non mi trovassi qui, vorrei passare dall’altro<br />

lato, togliermi cioè l’abito del venditore e occuparmi<br />

dell’ufficio acquisti».<br />

Meneghini: «Se potessi, riprenderei a fare il tecnico,<br />

attività che mi piaceva e mi piace tuttora. Mi diverto<br />

ad approfondire… Continuo a farlo in piccole<br />

dosi. Per esempio, in futuro mi piacerebbe investire<br />

il mio tempo per occuparmi di elettrificazione. La<br />

curiosità in merito è molto, molto elevata».<br />

Cosa vi piace maggiormente di questo lavoro e<br />

cosa trovate più sfidante?<br />

Brugnetti: «La ragione per cui consiglio di intraprendere<br />

questa professione è la possibilità di incontrare<br />

centinaia, migliaia di persone, con formazioni,<br />

ruoli e responsabilità diversi l’uno dall’altro.<br />

È un’attività di relazione, che ti mette in contatto<br />

con il montatore e l’amministratore delegato, l’utilizzatore<br />

finale e il noleggiatore. Si entra in contatto<br />

con tutta la filiera».<br />

Meneghini: «A me piacciono le relazioni, quindi ci<br />

sguazzo. La sfida è che i clienti sono diventati molto<br />

molto “demanding”, la crisi li ha indotti a essere<br />

più forti nell’avanzare le loro legittime richieste.<br />

C’è da dire che la scelta di sistemi propulsivi è<br />

aumentata tantissimo. La gestione delle relazioni mi<br />

ha consentito di stemperare queste sfide. Ribadisco<br />

il concetto: la relazione per me è fondamentale. E<br />

lo è pure mantenere una reputazione. Se sono sul<br />

mercato da trent’anni, posso dire che tutto sommato<br />

ha funzionato».<br />

“Donne e motori, gioie e dolori”: come la interpretate?<br />

Brugnetti: «Un ruolo come quello delle vendite<br />

ha un impatto forte sul tempo che si sottrae alla<br />

famiglia. Donne e motore, gioie e dolori, beh, in<br />

casa vivo con tre donne, mia moglie e le nostre<br />

due figlie. Oltretutto, in ufficio abbiamo due colleghe<br />

che si occupano delle vendite e tre addette<br />

al backoffice».<br />

Meneghini: «Guardi, mi viene da ridere perché ho<br />

cercato di motivare i miei due figli maschi a occuparsi<br />

di meccanica, ma non c’è stato verso… Ritengo<br />

che in Italia ci sia ancora qualche difficoltà,<br />

ma le donne con cui ho lavorato hanno dimostrato<br />

di saperci fare. La clientela si aspetta dei partner<br />

tecnico-commerciali, convenzionalmente associati a<br />

figure maschili, ma le donne sono molto precise e in<br />

questo ambito funzionano molto bene».<br />

Il vostro ruolo è materia esclusiva per profili tecnici<br />

o c’è spazio anche per altro?<br />

Brugnetti: «No, non è un’attività solo per soli ingegneri,<br />

richiede una conoscenza tecnica che si può<br />

creare sul campo e la predisposizione alle relazioni<br />

è preponderante».<br />

Meneghini: «Abbiamo detto che questo lavoro è<br />

fatto soprattutto di relazioni, al tempo stesso devi<br />

conoscere il prodotto. Il problema, talvolta, è che<br />

i tecnici vedono “nero o bianco”, e il vero venditore<br />

deve sapersi districare nella parte grigia,<br />

riconoscere quello che c’è nel mezzo. Questo è il<br />

grande punto di domanda, perché i tecnici puri faticano<br />

ad adattarsi alle logiche del commerciale,<br />

perché è necessario accettare dei compromessi, e<br />

il tecnico non li accetta. Passai alle vendite in occasione<br />

di una fase sperimentale, eravamo cinque<br />

tecnici-commerciali prescelti per questa sfida. Sono<br />

tutti tornati indietro, tranne me. Devi imbastire una<br />

relazione con l’interlocutore e, allo stesso tempo,<br />

sapergli dire di cosa ha bisogno. L’ideale sarebbe<br />

una figura in grado di brillare nelle relazioni senza<br />

compromettere il proprio bagaglio tecnico».<br />

BRUGNETTI<br />

«È un’attività di<br />

relazione, che ti<br />

mette in contatto<br />

con il montatore<br />

e l’amministratore<br />

delegato,<br />

l’utilizzatore finale<br />

e il noleggiatore».<br />

MENEGHINI<br />

«La relazione<br />

per me è<br />

fondamentale. E lo<br />

è pure mantenere<br />

una reputazione.<br />

Se sono sul<br />

mercato da<br />

trent’anni, posso<br />

dire che tutto<br />

sommato ha<br />

funzionato».<br />

26<br />

27


kubota. PLANTWORX<br />

QUATTRO<br />

STAGIONI<br />

Non equivocate, non vi coinvolgeremo in una<br />

divagazione sulla pizza. Dal momento che il<br />

riferimento è al micro-ibrido di Kubota, l’arcano<br />

è presto svelato. Dopo Bauma e ConExpo,<br />

un’altra fiera del movimento terra, il Plantworx<br />

di Peterborough, vede protagonista la formula<br />

micro ibrida, che si presta alla modulazione di<br />

una pluralità di carichi e di ambienti di lavoro.<br />

Insomma, un propulsore per tutte le stagioni,<br />

nell’accezione positiva del termine<br />

DANIEL GRANT,<br />

KUBOTA E<br />

LA NORMA<br />

EN15940<br />

«Hvo e Gtl<br />

possono essere<br />

scambiati con un<br />

normale diesel<br />

e c’è anche la<br />

possibilità di<br />

mescolarli con altri<br />

combustibili senza<br />

compromettere<br />

le prestazioni del<br />

motore».<br />

Terra<br />

ConExpo, pochi mesi or sono. Estrapoliamo<br />

una parte della risposta sull’ibridizzazione.<br />

«La posizione di Kubota è molto semplice.<br />

La strategia relativa al motore a combustione, che<br />

si concentra sull’aumento dell’efficienza, prevede<br />

anche una soluzione per i carburanti, come Hvo,<br />

GtL o altri carburanti sintetici. La nostra strategia<br />

di ibridizzazione è complementare a questa filosofia.<br />

Taluni clienti dipendono molto dall’ambiente<br />

in cui operano, da quello della macchina e dal<br />

ciclo di lavoro. L’abilità consiste nell’abbinare<br />

correttamente le richieste di potenza reale alle<br />

soluzioni disponibili. Stiamo investendo in modo<br />

significativo nelle nostre capacità di test, per una<br />

convalida più corretta. Vogliamo essere il più possibile<br />

flessibili, ma dobbiamo essere realistici e<br />

lavorare a stretto contatto con i nostri Oem».<br />

Da Vegas a Peterborough<br />

Ripartiamo da qui e trasferiamoci da Las Vegas<br />

a Peterborough, in Inghilterra. Una località che<br />

solitamente echeggia su queste pagine in associazione<br />

a Perkins. In questo caso la matrice è il<br />

Plantworx, la rassegna che tasta il polso al movimento<br />

terra nel Regno Unito, dalle macchine<br />

da cantiere ai gruppi per la generazione, che si<br />

tratti di Stage V o di idrogeno. Il format riflette<br />

quanto visto al Bauma Monaco e al ConExpo. La<br />

decarbonizzazione ha senso anche se applicata in<br />

forma parziale, comunque efficace e disponibile<br />

“a scaffale”, senza particolari alchimie infrastrutturali<br />

e agevolazioni da parte della sfera politica.<br />

Da queste parti la formula del micro-ibrido<br />

si traduce in due sigle, il D1105 P2 e il V3307-<br />

CR-T. Questa tecnologia è intrepretata dai Kubota<br />

micro-ibridi mediante l’applicazione di un<br />

motogeneratore a 48 volt che utilizza l’energia<br />

elettrica solo per la gestione dei sovraccarichi intermittenti.<br />

Cosa succede, in pratica? L’endotermico<br />

attinge alla bisogna a una potenza elettrica<br />

supplementare di 10 chilowatt. “Alla bisogna”,<br />

in altri termini, significa in presenza di carichi<br />

occasionali e improvvisi. Una soluzione, quella<br />

del “boost” elettrico in tandem con l’affidabilità<br />

delle curve specifiche di un motore a combustione<br />

interna, che consentendo agli operatori di selezionare<br />

la potenza più adatta al carico, insieme<br />

all’energia elettrica per compensare i sovraccarichi<br />

intermittenti. La tecnologia micro-ibrida di<br />

Kubota è infatti particolarmente adatta a quelle<br />

applicazioni caratterizzate da sovraccarichi occasionali,<br />

come le macchine industriali mobili utilizzate<br />

nei cantieri, cioè carrelli elevatori, spazzatrici,<br />

rulli compressori, escavatori, sollevatori<br />

telescopici, pale gommate, generatori e sollevatori<br />

aerei. Un altro ambiente elettivo è quello “indoor”,<br />

cioè quegli spazi coperti, tipicamente magazzini<br />

o, addirittura, sotterranei, dove la frazione<br />

elettrica della catena cinematica ibrida tutela la<br />

salute degli operatori (e asseconda le sempre più<br />

frequenti disposizioni normative e regolamenti<br />

in materia). Daniel Grant, Manager, Marketing<br />

Intelligence per la Business Unit Engines Europe<br />

di Kubota, ha precisato che «allo stesso tempo, i<br />

nostri micro-ibridi offrono agli operatori vantaggi<br />

straordinari, tra cui l’allungamento dei tempi di<br />

manutenzione, la facilità di installazione a bordo<br />

macchina, il miglioramento del consumo di carburante<br />

e la flessibilità di progettazione dell’applicazione».<br />

Il generatore del motore sincrono<br />

a corrente alternata, che non richiede interventi<br />

di manutenzione, è incassato nell’alloggiamento<br />

del volano per ridurre al minimo le dimensioni e<br />

tutti i componenti necessari, come i motori e le<br />

batterie agli ioni di litio da 48 V, sono forniti da<br />

Kubota, che si propone dunque come interlocutore<br />

unico. Non è necessario un meccanismo di<br />

trasmissione a cinghia, aumentando così la robustezza<br />

e la facilità di manutenzione. Passiamo al<br />

dettaglio del duetto ibrido. Il 3 cilindri da 1,123<br />

litri (AxC, 78 x 78,4 mm), aspirato e raffreddato<br />

ad acqua, frazione termica del D1105 P2 Hybrid<br />

ha una potenza di 18,5 chilowatt a 3.000 giri ed<br />

è dotato di una frizione posizionata tra il motore<br />

e la trasmissione. Come si dice con un discutibile<br />

anglicismo è “switchabile” da una fonte di alimentazione<br />

all’altra. Ad esempio, in ambienti sensibili<br />

alla rumorosità o alle emissioni allo scarico,<br />

è possibile convertire l’azionamento in elettrico.<br />

Il motore è compatto anche con una frizione unidirezionale<br />

incorporata nella scatola del cambio in<br />

dotazione, larga 20 centimetri. Una pompa idraulica<br />

può essere montata sulla scatola del cambio<br />

per prelevare la potenza. La produzione seriale è<br />

prevista per il 2025.<br />

Il 4 in linea V3307-CR-T, 3,331 litri (AxC, 94 x<br />

120 mm), ha una potenza nominale di 55,4 kW a<br />

2.600 giri e rispetta gli ingombri della versione<br />

endotermica. Eredità del motore diesel è a risposta<br />

rapida, i 265 Nm e l’assenza di Scr, che gioca<br />

a favore della compattezza.<br />

E non finisce qui. Si passa all’idrogeno<br />

Trovate un dettaglio dell’iniezione nella foto di<br />

apertura. Lui è il 3,8 da 85 chilowatt, rivisitato<br />

per utilizzare l’idrogeno come carburante. La base<br />

non è però il best-seller diesel, ma l’equivalente<br />

a gas, il WG3800 con accensione a scintilla. Anche<br />

in questo caso l’ingegneria giapponese si è<br />

adoperata per preservare dimensioni e ingombro<br />

esistenti, pur mantenendo la varietà di accessori<br />

selezionabili e la compatibilità con le applicazioni<br />

dei clienti. Come approfondito in riferimento alla<br />

collaborazione con Denyo, questa soluzione si propone<br />

per il settore dei gruppi elettrogeni.<br />

Come non citare il V5009, avanguardia di Kubota<br />

al di sopra della soglia dei 200 cavalli. Oltretutto,<br />

rappresenta il primo motore asiatico ad aggiudicarsi<br />

il Diesel of the Year, nel 2019. Questo<br />

quadricilindrico da 5 litri (AxC 110 x 132 mm)<br />

si spinge 157,3 chilowatt a 2.200 giri e 883 Newtonmetro<br />

a 1.500, si caratterizza per le sollecitazioni<br />

mantenute saldamente sotto controllo, come<br />

nella migliore tradizione del Sole Levante, pur<br />

attingendo in modo efficace al capitale prestazionale.<br />

Per fare un esempio, a coppia massima<br />

sono disponibili 130 chilowatt, che si avvicinano<br />

al 90% della potenza totale.<br />

28<br />

29


Hydrogen Expo. Piacenza<br />

UNA FILIERA<br />

GIOVANE<br />

Si è tenuta a Piacenza Expo, dal 17 al 19 maggio, la<br />

seconda edizione della principale manifestazione<br />

italiana dedicata alla filiera dell’idrogeno. Oltre 7mila<br />

i visitatori e 150 gli espositori italiani ed esteri, a<br />

conferma dell’interesse che questa fiera, nonostante<br />

la giovane età, sta suscitando.<br />

terra&energia<br />

È<br />

stata grande la soddisfazione degli organizzatori<br />

per i risultati di Hydrogen Expo, una fiera nata<br />

solo l’anno scorso ma che sta raccogliendo la<br />

partecipazione di associazioni e aziende attive lungo<br />

tutta la filiera dell’idrogeno. Fabio Potestà, direttore<br />

di Mediapoint & Exhibitions nonché organizzatore<br />

della rassegna piacentina, ha sottolineato: «Nonostante<br />

l’alluvione, che nel giorno di inaugurazione della fiera<br />

ha colpito la regione Emilia-Romagna, interrompendo<br />

di fatto una delle principali arterie di comunicazione<br />

Nord-Sud, non possiamo che essere soddisfatti per<br />

l’enorme quantità di visitatori, molti dei quali dall’elevato<br />

profilo specialistico, raccolti nei tre giorni di<br />

apertura». A contribuire a questo successo sono stati<br />

certamente la grande quantità dei convegni e la qualità<br />

dei relatori, che hanno richiamato un consistente<br />

numero di partecipanti.<br />

Un consorzio per la navigazione pulita<br />

Abbiamo raccolto le opinioni e le novità di alcuni degli<br />

espositori, come il consorzio sH 2<br />

YpS, finalizzato<br />

a trovare la strada per raggiungere una navigazione a<br />

emissioni zero. Per combinare i tempi di applicazione<br />

stretti, imposti dall’Imo, e il divario tecnologico, questo<br />

progetto – studiato in particolare per le navi da crociera<br />

che operano nei fiordi norvegesi – è incentrato<br />

sull’idea di un sistema di stoccaggio intercambiabile<br />

per l’idrogeno liquido, basato su nuovi contenitori Iso<br />

di tipo C. In pratica al bunkering in un serbatoio si<br />

sostituisce un concetto di “swap” insieme a un sistema<br />

che trasforma l’idrogeno da liquido a gassoso per far<br />

funzionare le fuel cell. Il progetto adesso è in fase<br />

di valutazione del rischio, ma l’idea di Viking, che è<br />

sponsor del progetto, è di rendere questa tecnologia<br />

scalabile anche per impieghi commerciali. Tra gli altri<br />

partner di questo consorzio, Navalprogetti, Chart,<br />

Cenergy (spin-off dell’Università di Trieste), Ricardo,<br />

Plug Power e il porto di Bergen.<br />

Presenti in tutta la filiera<br />

Sono molte le aziende attive in altri settori, come<br />

l’oil&gas, che stanno ampliando il loro portafoglio<br />

all’idrogeno. È il caso di Pietro Fiorentini, che oltre<br />

a fornire componenti a prova di idrogeno, sta cercando<br />

di integrarsi in questa filiera, dalla parte di produzione<br />

della molecola, ai controlli di pressione (business storico<br />

dell’azienda) fino allo stoccaggio. All’inizio del<br />

2024 l’azienda consegnerà al Gruppo Hera un elettrolizzatore<br />

da 1 megawatt a Bologna.<br />

Tra gli stand presenti ad Hydrogen Expo, spicca la<br />

presenza della Regione Puglia, designata a diventare<br />

la “Hydrogen Valley” italiana. Si tratta in fatti della<br />

prima Regione che ha legiferato in materia di idrogeno<br />

nel 2019 con la costituzione di un osservatorio<br />

regionale e la relazione di un piano triennale sull’idrogeno.<br />

Spiega Daniela Manuela Di Dio, specialista di<br />

sistemi informativi per il dipartimento dello sviluppo<br />

economico della Regione Puglia: «Abbiamo raccolto<br />

25 entità tra imprese che producono idrogeno, che lo<br />

trasportano, Università, associazioni ambientaliste e<br />

fondazioni per lavorare insieme e redigere una strategia<br />

regionale dell’idrogeno con una visione al 2030<br />

per declinare le linee guida nazionali e svilupparle a<br />

livello locale in un’ottica di filiera». Tra i soggetti che<br />

sono stati beneficiari di questa strategia, Isotta Fraschini<br />

Motori con la creazione del Centro innovazione<br />

e sviluppo, di cui abbiamo ampiamente parlato nei<br />

numeri precedenti di POWERTRAIN.<br />

Facce nuove e realtà consolidate<br />

Tra le “facce nuove”, una nuova realtà per la mobilità<br />

sostenibile che ha debuttato proprio a Piacenza:<br />

si chiama GreenForce, ha sede a Serralunga di Crea<br />

(AL) e vede tra i fondatori, oltre a Aldo Longana<br />

e Roberto Sterza, entrambi presenti sulla scena del<br />

mercato automotive da diversi anni, anche Ecomotive<br />

Solutions, divisione del gruppo Holdim. La start-up<br />

si occupa di offrire un’ampia gamma di soluzioni e<br />

prodotti, dalle catene cinematiche a celle combustibile<br />

alla conversione di motori diesel in bifuel a idrogeno o<br />

a gas. Si rivolge a diversi settori: alla mobilità su gomma,<br />

ma anche ai settori ferroviario, nautico, agricolo,<br />

costruzioni e applicazioni industriali.<br />

Roberto Roasio, Business development manager di<br />

Ecomotive Solutions, azienda presente per la prima<br />

volta ad Hydrogen Expo, spiega: «La presenza a questa<br />

fiera mostra che Ecomotive si sta spostando verso<br />

combustibili ulteriormente green. Stiamo investendo<br />

molto nell’idrogeno anche nel motore endotermico,<br />

di cui qui presentiamo un esemplare. Siamo partiti<br />

da un motore tradizione, un Fpt F60 a metano, che<br />

è già pronto al 60% per ospitare anche l’idrogeno.<br />

Abbiamo poi costruito un collettore e una turbina a<br />

geometria variabile e una strategia di controllo motore<br />

per evitare i problemi che ci sono stati in passato<br />

nel passaggio nell’iniezione indiretta di idrogeno<br />

in un motore tradizionale, affrontando la questione<br />

in maniera molto pragmatica. Gran parte dei nostri<br />

competitor stanno facendo grandi investimenti sull’iniezione<br />

diretta per individuare il “motore del futuro”,<br />

ma non sappiamo ancora se sarà quello il motore del<br />

futuro, quindi abbiamo sviluppato una soluzione che<br />

è già pronta oggi: 150 chilowatt, può essere montato<br />

su mezzi off-road, su imbarcazioni, camion e così via.<br />

Siamo convinti che per molto tempo stoccare l’idrogeno<br />

a bordo sarà complicato. Se riuscissimo a dare<br />

una soluzione di blending a una parte dei 39 milioni<br />

di veicoli circolanti in Italia, potremmo gravare meno<br />

sul Total cost of ownership delle flotte».<br />

Applicazioni pratiche<br />

Tra le applicazioni pratiche dell’idrogeno che abbiamo<br />

visto all’Hydrogen Expo, il generatore elettrico<br />

con motore a combustione interna a idrogeno di TecnoGen,<br />

già presentato all’ultimo Bauma e tra l’altro<br />

assemblato proprio a Piacenza. Oppure il carrello elevatore<br />

Traigo 80V svelato nello stand Toyota Material<br />

Handling, con fuel cell GenDrive fornite da Plug<br />

Power. Una collaborazione che consolida una vera e<br />

propria visione comune: sostenere l’impiego dell’idrogeno<br />

come combustibile di riferimento futuro per il<br />

settore della movimentazione dei materiali. Sfruttando<br />

la potenza delle celle a combustibile a idrogeno, infatti,<br />

i carrelli elevatori possono operare con maggiore<br />

efficienza, tempi di funzionamento più lunghi e zero<br />

emissioni, il tutto mantenendo le prestazioni e l’affidabilità<br />

su cui fanno affidamento le aziende.<br />

«L’utilizzo dell’idrogeno» afferma Ciro Martone,<br />

Product Manager di Toyota Material Handling Italia,<br />

«per il material handling rappresenta una scelta<br />

flessibile che combina la sostenibilità con i vantaggi<br />

pratici. Bastano poco più di 2 o 3 minuti per rifornire<br />

il sistema di fuel cell su un carrello elevatore ed<br />

il combustibile può essere fornito ed immagazzinato<br />

ovunque sul posto in serbatoi molto compatti. Viene<br />

inoltre garantita la massima disponibilità in servizio<br />

grazie alla velocità di ricarica ed alla ridotta manutenzione».<br />

In basso, il motore<br />

a combustione<br />

interna alimentato<br />

a idrogeno<br />

presentato<br />

da Ecomotive<br />

Solutions. L’azienda<br />

del Gruppo Holdim<br />

da oggi potrà<br />

contare sulla<br />

collaborazione con<br />

una nuova startup,<br />

GreenForce, e<br />

sulla fornitura di<br />

fuel cell da parte<br />

del gruppo cinese<br />

SynoSynergy.<br />

30<br />

31


idrogeno ed endotermici. Milano<br />

LE VOCI DEL<br />

POLITECNICO<br />

Quale fonte più autorevole del Politecnico<br />

di Milano per valutare le prospettive<br />

dell’idrogeno nei motori a combustione<br />

interna, nell’ottica della neutralità<br />

tecnologica? Dal plesso universitario<br />

della Bovisa, vi riportiamo i contributi del<br />

Dipartimento Energia, Ferrari, Lamborghini,<br />

Fpt Industrial, Punch Torino e Ngv <strong>Powertrain</strong><br />

Andrea Vassallo<br />

alla Punch Torino è<br />

Technical Specialist,<br />

Combustion<br />

Systems. In<br />

altre parole è<br />

responsabile<br />

dell’ingegneria<br />

“avanzata”, nel<br />

doppio senso,<br />

ironizza lui, intesa<br />

quindi anche<br />

nel senso di<br />

avanzata rispetto<br />

a quello che<br />

rimane del motore<br />

a combustione<br />

interna.<br />

automotive<br />

È<br />

ancora lui, il redivivo endotermico, a catalizzare<br />

le attenzioni degli addetti lavori. Associato<br />

all’idrogeno si riscopre un talentuoso quanto<br />

potenziale interprete della riduzione a più miti consigli<br />

degli inquinanti allo scarico. È finito addirittura<br />

sotto il microscopio della Divisione Energia del<br />

Politecnico di Milano. Basterebbe questo per catalizzare<br />

la nostra attenzione; se inserite sullo sfondo<br />

una quinta automobilistica con la partecipazione di<br />

Ferrari e Lamborghini, allora, il gioco è fatto. Quale<br />

gioco? Quello del risiko delle variabili all’opzione<br />

elettrica.<br />

Politecnico di Milano<br />

L’apertura è stata appannaggio di Giovanni Gustavo<br />

Lozza, il direttore del dipartimento, che ha<br />

sottolineato il ruolo divulgativo dell’istituzione<br />

accademica, che consiste nel fornire un parere<br />

«tecnologicamente neutro, evitando posizioni ideologiche».<br />

Le declinazioni della neutralità sono<br />

state formulate da Davide Bonalumi e Gianluca<br />

D’Errico. Si parte dalla centralità del “life cycle assessment”<br />

nella valutazione dell’effettiva decarbonizzazione.<br />

Il bilancio finale applicato a due classi<br />

di vetture, “city car” e “compact executive car”, ricalca<br />

la traccia radiografica delle applicazioni industriali:<br />

l’elettrificazione è strumento indispensabile<br />

della decarbonizzazione, ma i benefici si evidenziano<br />

soprattutto con le batterie di bassa potenza. Al<br />

contrario, l’idrogeno rappresenta una strada percorribile<br />

per le auto di grossa cilindrata. Il contributo<br />

degli e-fuel è invece vincolato alla clausola “CO 2<br />

neutral”. Diventa assolutamente strategico, per un<br />

ottimale bilancio “well to tank”, instaurare una filiera<br />

europea. Tra i nodi da risolvere, sicuramente<br />

ci sono lo stoccaggio, la bassa densità energetica<br />

rispetto agli idrocarburi, le penalizzazioni in termini<br />

di riempimento volumetrico e le complessità della<br />

sovralimentazione.<br />

L’idrogeno si dimostra resistente alla detonazione.<br />

Questa è l’emergenza reale delle architetture endotermiche,<br />

sistemi di iniezione diretta da gestire<br />

con bassa lubrificazione e viscosità. Dall’uscita in<br />

camera all’ingresso: anche la sovralimentazione<br />

deve reagire adeguatamente alle esigenze del comburente.<br />

Le perdite di calore delle pareti, dovute al<br />

maggiore potenziale di combustione, rappresentano<br />

una sfida importante per il sistema di sovralimentazione.<br />

I brevetti dell’ultimo triennio sono localizzati<br />

sull’aumento della temperatura dei gas di scarico,<br />

al fine di migliorare l’efficienza della turbina. In<br />

fase di elaborazione ingegneristica del sistema,<br />

va calibrata la scelta del materiale per valvole e<br />

sedi valvole, dal momento che l’idrogeno pecca in<br />

quanto a lubrificazione. A seguire, occhio a pistone<br />

e fasce elastiche, per prevenire la corrosione, e<br />

al sistema di ventilazione del basamento (lo studio<br />

del Politecnico ipotizza l’integrazione di una valvola<br />

di ritegno per la protezione contro il ritorno<br />

di fiamma). Scendendo a valle, il post-trattamento<br />

potrebbe praticamente azzerare gli ossidi di azoto<br />

residui (possono infatti residuare tracce di NOx e<br />

altre specie nocive).<br />

Un esempio citato è quello di Avl, che ha sviluppato<br />

il concept di un veicolo commerciale, che converte<br />

un 13 litri dal gas all’idrogeno. Si copre l’intera<br />

mappa motore con il progressivo smagrimento della<br />

miscela alla riduzione del carico, raggiungendo<br />

la densità di potenza sufficiente (24 bar di pme),<br />

con NOx quasi a zero e il 43% efficienza, che non<br />

scende mai sotto il 35%.<br />

In generale, è possibile ottenere una combustione<br />

più rapida a causa della superiore velocità di combustione<br />

laminare rispetto alla benzina, con un vantaggio<br />

previsto nell’efficienza termica dovuto alla<br />

maggiore vicinanza al ciclo, a volume costante ideale.<br />

Non da sottovalutare, tuttavia, l’incremento delle<br />

sollecitazioni meccaniche e delle perdite per attrito.<br />

L’efficienza frenante trova essenzialmente il suo<br />

massimo a un valore di λ=2.5, con una Mfb50 costante<br />

di 8° CA Atdc. Fino a questo rapporto d’aria,<br />

prevalgono i vantaggi derivanti dalla riduzione delle<br />

perdite di calore delle pareti e dal miglioramento del<br />

potere calorifico. A causa della bassa temperatura<br />

dei gas di scarico, una combustione dell’idrogeno<br />

molto rapida e povera, l’unità di sovralimentazione<br />

deve soddisfare il fabbisogno crescente di pressione<br />

di sovralimentazione con un’entalpia dei gas di<br />

scarico costantemente inferiore.<br />

Tirando le somme<br />

A Stefano Campanari spetta l’epilogo della triade<br />

del Politecnico, che assume anche un valore riepilogativo.<br />

L’idrogeno consente uno stoccaggio energetico<br />

su larga scala, che permette di disaccoppiare<br />

la produzione di energie rinnovabili dagli utilizzi, in<br />

32<br />

33


Lo scenario<br />

presentato da<br />

BloombergNEF<br />

mette in<br />

evidenza che per<br />

soddisfare il 24%<br />

della domanda<br />

energetica al 2050,<br />

la produzione di<br />

idrogeno richiederà<br />

un incremento<br />

massivo dell’energia<br />

prodotta da<br />

fonti rinnovabili:<br />

sarebbero<br />

necessari circa<br />

31.320 TWh di<br />

elettricità per<br />

alimentare gli<br />

elettrolizzatori<br />

per la produzione<br />

di idrogeno<br />

(più dell’attuale<br />

produzione di<br />

energia elettrica in<br />

tutto il mondo).<br />

termini temporali. Si può trasportare con carri bombolai<br />

e via tubo, anche riconvertendo le tubazioni<br />

del gas naturale. Una singola conduttura di diametro<br />

1-1,2 metri può trasportare una quantità di energia<br />

simile a 6-8 grandi linee elettriche ad alta tensione<br />

(a∼3 GW ciascuna).<br />

Il settore su cui si pone maggiore attenzione è<br />

quello del trasporto merci, che beneficia della bassa<br />

riduzione del payload (carico utile) rispetto ai<br />

veicoli batteria, un impatto minimo in termini di<br />

infrastruttura e dell’assenza di problemi legati ai<br />

tempi di ricarica. Le Fcev per camion sono competitive<br />

in termini di costo con le Bev a partire dai<br />

100 chilometri. Il rifornimento è 15 volte più veloce<br />

del “fast charging” e richiede un ridotto impatto per<br />

l’infrastruttura di ricarica/rifornimento. In Italia, il<br />

bilancio odierno tra i quattro mesi invernali più bassi<br />

e i quattro mesi estivi più alti per la produzione<br />

fotovoltaica è di 7-8 TWh, che si prevede diventeranno<br />

>10x e oltre nel lungo termine. L’idrogeno<br />

può essere trasportato su strada e in grandi quantità<br />

con i gasdotti, rinnovando o adattando parte dell’attuale<br />

infrastruttura.<br />

La dorsale dell’idrogeno<br />

La connessione dell’Italia con la futura “dorsale<br />

dell'idrogeno” dell’UE può integrare utilmente la<br />

costruzione di nuove linee elettriche. L’Unione europea<br />

e l’Italia hanno un grande potenziale di diffusione<br />

del fotovoltaico e dell’eolico, con la necessità<br />

prospettica di sistemi di accumulo energetico<br />

infragiornalieri, settimanali e stagionali. In Italia,<br />

il bilancio odierno tra i quattro mesi invernali più<br />

bassi e i quattro mesi estivi più alti per la produzione<br />

fotovoltaica è di 7-8 TWh, che si prevede<br />

diventeranno >10x e oltre nel lungo termine. Un<br />

futuro “net zero” comporta l’aumento massiccio<br />

della quantità di energia elettrica prodotta, trasportata<br />

e utilizzata e l’ingresso in scena di un nuovo<br />

vettore energetico, proprio l’idrogeno. «La parola<br />

d’ordine è interconnessione, quindi è bene diffidare<br />

dalle soluzioni unilaterali» ammonisce Campanari.<br />

Si dia il via alle danze della tavola rotonda. Il comune<br />

denominatore è dato dall’approccio olistico,<br />

dalla trasportabilità degli e-fuel, dalla convinzione<br />

che l’endotermico sia parte della soluzione, non del<br />

problema (anche qui echeggia un refrain dell’ecosistema<br />

industriale). Si ritorna all’assunto del Prof.<br />

Lozza, la neutralità tecnologica. Abbiamo affiancato<br />

due player insoliti, alle nostre latitudini, Ferrari e<br />

Lamborghini.<br />

Ferrari<br />

Massimo Medda è powertrain innovation manager<br />

del cavallino rampante. «La nostra posizione non<br />

può che essere a favore dei combustibili sintetici<br />

o bio. È interessante anche dal punto di vista dell’Lca,<br />

dal momento che una Ferrari non macinerà<br />

mai i 250mila chilometri di un camion. Facendo<br />

un calcolo banale, se considerassimo i nostri V12,<br />

che hanno la più alta CO 2<br />

per chilometro, un e-fuel<br />

potrebbe consentirci di emettere nell’intero ciclo<br />

di vita poche tonnellate di CO 2<br />

. Una batteria da<br />

100/120 kWh ne richiede molti di più. L’idrogeno?<br />

Lo stiamo studiando, per noi è l’unico combustibile<br />

che permette di rispettare i parametri “zero CO 2<br />

tank to wheel” presi in considerazione dal legislatore.<br />

Certo, l’on-board storage è molto problematico,<br />

con un serbatoio è 7/8 volte più grande di<br />

quello della benzina. È sfidante, per chi raggiunge<br />

automotive<br />

Proposta di regolamento sui livelli di emissione di CO 2 dei veicoli pesanti<br />

Il 14 febbraio <strong>2023</strong> la<br />

Commissione europea ha<br />

presentato una proposta di<br />

regolamento volta a rivedere<br />

la normativa sui livelli di<br />

prestazione in materia di<br />

emissioni di CO 2<br />

dei veicoli<br />

pesanti nuovi modificando il<br />

regolamento 2019/1242 e il<br />

regolamento 2018/956. Tale<br />

disciplina, in vigore dal 2019,<br />

prevede la riduzione delle<br />

emissioni del 15% entro il<br />

2025 e del 30% entro il 2030;<br />

pur non essendo state ancora<br />

raggiunte tali scadenze,<br />

la sua revisione è ritenuta<br />

necessaria dalla Commissione<br />

europea per allinearla agli<br />

obiettivi in materia di clima e<br />

inquinamento zero fissati per<br />

il 2030 e il 2050 nonché alla<br />

riduzione della dipendenza<br />

energetica dell’Unione<br />

europea, nella prospettiva<br />

delineata dal Green Deal e<br />

dal pacchetto “Fit for 55%”. In<br />

questa prospettiva, la proposta<br />

in esame mira a rendere<br />

più rigorosi i livelli emissivi<br />

relativamente a camion (di oltre<br />

5 tonnellate), autobus urbani<br />

e pullman a lunga percorrenza<br />

(di oltre 7,5 tonnellate) nonché<br />

rimorchi (veicoli trainati da<br />

veicoli a motore), in modo<br />

da ottenere una riduzione<br />

delle emissioni sino al 90%<br />

nel 2040. Coerentemente<br />

con l’Accordo di Parigi, il<br />

Green Deal europeo, e la<br />

successiva normativa europea<br />

sul clima hanno stabilito<br />

l’obiettivo dell’Unione europea<br />

di raggiungere la neutralità<br />

climatica entro il 2050 e<br />

innalzato gli obiettivi intermedi<br />

di riduzione delle emissioni di<br />

gas ad effetto serra, fissando<br />

per il 2030 un traguardo di<br />

riduzione di almeno il 55%<br />

rispetto ai livelli del 1990. In<br />

tale contesto il Green Deal<br />

ha sottolineato l’esigenza di<br />

far contribuire tutti i settori<br />

alla decarbonizzazione e<br />

alla transizione verde. Per<br />

conseguire tali ambiziosi<br />

obiettivi climatici, nel luglio<br />

2021 la Commissione ha<br />

adottato il pacchetto “Fit<br />

for 55%”, ora in fase di<br />

adozione finale, di cui la<br />

presente proposta costituisce<br />

il completamento per quanto<br />

riguarda il settore del trasporto<br />

su strada. Successivamente, la<br />

crisi legata all’invasione russa<br />

dell’Ucraina ha reso ancora più<br />

urgente ridurre la dipendenza<br />

dell’UE dai combustibili fossili,<br />

come sottolineato nel piano<br />

REPowerEU, che definisce<br />

azioni volte a risparmiare<br />

energia, diversificare<br />

l’approvvigionamento e<br />

sostituire i combustibili fossili.<br />

Il Piano evidenzia tra l’altro<br />

la necessità del passaggio a<br />

una mobilità a zero emissioni,<br />

già illustrata nella Strategia<br />

per una mobilità sostenibile e<br />

intelligente per massimizzare<br />

il risparmio di energia e<br />

l’efficienza energetica dei<br />

trasporti, accelerando il<br />

passaggio a veicoli a emissioni<br />

zero che sostituiscano i<br />

combustibili fossili con<br />

alimentazione ad elettricità<br />

e idrogeno ottenuti senza<br />

combustibili fossili. In estrema<br />

sintesi, la proposta prevede<br />

l'introduzione graduale di livelli<br />

di emissioni di CO 2<br />

più rigorosi<br />

per quasi tutti i veicoli pesanti<br />

nuovi con emissioni di CO 2<br />

certificate con la seguente<br />

tempistica di riduzione (nuovo<br />

art. 3 bis):<br />

- 15% (per alcuni sottogruppi)<br />

dal 2025 al 2029;<br />

- 45% a partire dal 2030;<br />

- 65% a partire dal 2035;<br />

- 90% a partire dal 2040.<br />

Gli autobus urbani nuovi<br />

circolanti nelle città dovrebbero<br />

essere a emissioni zero a<br />

partire dal 2030 (nuovo art. 3<br />

ter). Gli Stati membri possono<br />

decidere di escludere da tale<br />

obbligo una quota limitata di<br />

veicoli confermando che la<br />

destinazione d’uso del veicolo<br />

non può essere assicurata<br />

da un veicolo a emissioni<br />

zero. La quota massima che<br />

gli Stati possono escludere<br />

dovrebbe essere definita<br />

dalla Commissione europea<br />

con successivi atti delegati.<br />

Esenzioni sono previste per<br />

i veicoli: prodotti da piccoli<br />

costruttori (fino a 100 veicoli<br />

nuovi l’anno); utilizzati a fini<br />

minerari, forestali e agricoli;<br />

progettati e costruiti per essere<br />

utilizzati dalle forze armate e<br />

veicoli cingolati; progettati e<br />

costruiti o adattati per essere<br />

utilizzati dalla protezione<br />

civile, dai servizi antincendio<br />

e dalle forze dell’ordine, o<br />

per erogazione di prestazioni<br />

mediche urgenti; professionali,<br />

come i camion per rifiuti.<br />

Nel 2029 sarebbe eliminato<br />

l’attuale sistema di incentivi<br />

per i veicoli a zero o basse<br />

emissioni. I veicoli di nuova<br />

immatricolazione dovrebbero<br />

sostituire i carburanti fossili<br />

con nuove tecnologie a zero<br />

emissioni: le batterie, le celle a<br />

combustibile e l’idrogeno, che<br />

dovrebbero essere utilizzate<br />

sia sulle brevi distanze dei<br />

trasporti urbani fino ai camion<br />

a lunga percorrenza. Dopo il<br />

2040 l’obiettivo di riduzione<br />

delle emissioni è del 90% (e<br />

non del 100%) per consentire<br />

la circolazione di alcuni veicoli<br />

pesanti non a emissioni zero<br />

in grado di spostarsi in<br />

condizioni difficili.<br />

34<br />

35


Hydrogen Joint Research Partnership<br />

Hydrogen Jrp ha l’obiettivo di<br />

promuovere studi e ricerche innovative<br />

su: produzione dell’idrogeno pulito,<br />

che comprende l’idrogeno verde e “low<br />

carbon”; soluzioni per il suo trasporto<br />

e relativi sistemi di accumulo avanzati;<br />

impieghi innovativi di tipo elettrochimico<br />

e termico in applicazioni residenziali,<br />

industriali e di trasporto; sviluppo di<br />

best practice per la progettazione e<br />

realizzazione delle infrastrutture per il<br />

trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno.<br />

L’intento è dare impulso alla creazione di<br />

una filiera idrogeno in Italia, per favorire<br />

la competitività delle aziende e la crescita<br />

di imprese high tech; Hydrogen Jrp è<br />

aperto a tutte le imprese che vogliono<br />

sperimentare, con il supporto della<br />

prima università tecnica italiana e dei<br />

suoi laboratori, la ricerca e lo sviluppo di<br />

prodotti e servizi sull’idrogeno Generation<br />

EU in vista del dispiegamento delle<br />

tecnologie, delle infrastrutture e della<br />

R&S dell’idrogeno previsto dal Pnrr.<br />

Progetti orizzontali (esempi)<br />

• Modelli previsionali multisettoriali<br />

e scenari di produzione, stoccaggio,<br />

distribuzione e possibili usi finali di<br />

idrogeno.<br />

• Valutazione Lca dei percorsi di<br />

produzione di idrogeno da fonti<br />

rinnovabili e da combustibili fossili con<br />

cattura di CO 2<br />

.<br />

• Definizione di strategie di sviluppo della<br />

filiera basate sull’analisi evolutiva del<br />

sistema energetico: tecnologie, mercati,<br />

legislazione e regole tecniche.<br />

• Sviluppo del prodotto collaborando con<br />

altre aziende e con il Politecnico.<br />

Progetti verticali<br />

Tecnologie abilitanti e modelli di business<br />

per l’economia dell’idrogeno tramite:<br />

• diffusione della produzione di “idrogeno<br />

pulito”, comprese quelle “verdi” e “a<br />

basse emissioni di carbonio”;<br />

soluzioni per il trasporto dell'idrogeno<br />

a breve e lunga distanza e per lo<br />

stoccaggio avanzato;<br />

• soluzioni per uso finale in applicazioni<br />

residenziali, industriali e di trasporto;<br />

• sviluppo di buone pratiche e standard<br />

tecnici per la progettazione, la<br />

costruzione e la manutenzione delle<br />

infrastrutture dell’idrogeno.<br />

automotive<br />

potenze specifiche dai 180 ai 200 kW/litro. L’amministratore<br />

delegato di Ferrari, Benedetto Vigna,<br />

ha dichiarato che nel 2030 il 40% sarà elettrico e<br />

il 60% avrà ancora una base termica, (40% ibrido,<br />

20% benzina)». Certo, le voci fuori dal coro non<br />

mancano. Una, quella di Luca Cordero di Montezemolo,<br />

è particolarmente stentorea e autorevole.<br />

Come dichiarato all’Ansa, il 26 maggio di quest’anno:<br />

«Una Ferrari elettrica? Mi sento male solo a<br />

pensarlo. Mi viene l’orticaria. Per me l’elettrico al<br />

100% è per la città, l’ibrido per fuori e poi tanti<br />

carburanti alternativi». Concludiamo con gli spunti<br />

conclusivi di Medda. «Il cliente deve poter decidere<br />

quale Ferrari comperare. Si fa finta che l’elettricità<br />

sia gratis e che sia tutta sostenibile. Oltretutto, non<br />

dimentichiamo che il prossimo anno potrebbe esserci<br />

un cambio nel Parlamento europeo».<br />

Lamborghini<br />

Angelo Camerini è head of engine design and development<br />

di Lamborghini Automobili e riverbera le<br />

posizioni esplicitate dal concorrente per antonomasia<br />

del toro dorato. «Parliamo di un prodotto analogo<br />

a quello della Ferrari. Chi acquista le automobili<br />

Lamborghini lo fa per l’emozione che danno e per i<br />

loro propulsori. Operiamo quindi in un settore dove<br />

Eni e i biocarburanti<br />

Paolo Pollesel ricopre l’incarico<br />

di Head of Renewable, New<br />

Energies and Material Science<br />

Research Center presso Eni.<br />

Ci ha consentito di riavvolgere<br />

il filo delle bioraffinerie di<br />

Marghera e Gela. Il suo<br />

intervento è stato incentrato<br />

sul cardine del mettere<br />

insieme in modo sinergico<br />

le competenze. «Abbiamo<br />

13 mila punti di ricarica,<br />

obiettivo 30mila entro 2030.<br />

Elenco alcuni vantaggi dell’efuel:<br />

infrastruttura e logistica<br />

compatibile con esistente,<br />

liquidi, molecola carrier,<br />

elevata densità energetica. I<br />

biocarburanti rappresentano<br />

una soluzione disponibile,<br />

grazie anche alla conversione<br />

degli impianti di Venezia e<br />

Gela. Produciamo 1 milione di<br />

Hvo, che diventeranno 5 milioni<br />

nel 2030».<br />

Partiti con palma, sostituita da<br />

il motore a combustione interna svolge un ruolo importante.<br />

Questo settore sarà in parte elettrificato e<br />

in parte conserverà il motore a combustione interna.<br />

La scelta deve spettare all’acquirente».<br />

Fpt Industrial<br />

Facciamo ritorno ai volti noti del panorama off-road,<br />

stazionario e marino. Andrea Gerini si occupa<br />

di “open innovation” per Fpt Industrial. «Nella quota<br />

di CO 2<br />

emessa dal trasporto pesante va considerata<br />

quella generata dai camion a lunga percorrenza,<br />

con consumi equivalenti di 30 l/ora. Guardiamo<br />

con interesse all’idrogeno, anche applicato ai motori<br />

a combustione interna. Se volgiamo lo sguardo<br />

all’off-road, siamo stati tra i primi a trovare soluzioni<br />

alternative all’elettrificazione pura, proprio<br />

perché certe condizioni di utilizzo, come quelle delle<br />

macchine da cantiere, difficilmente si conciliano<br />

con determinate esigenze». Gerini porta ad esempio<br />

lo smaltimento del 50% dell’energia attraverso il<br />

cooling system delle fuel cell. Una riflessione che<br />

si concilia con quanto abbiamo ascoltato in Inghilterra,<br />

quando l’ingegneria di Jcb evidenziò i limiti<br />

di utilizzo del loro stesso escavatore a celle a combustibile.<br />

Anche nelle previsioni più ottimistiche, al<br />

2050 il 15% dell’idrogeno sarà assorbito dal settore<br />

altri oli, di recupero.<br />

Dal Kenya arriveranno a Gela<br />

25mila tonnellate olio annue<br />

di piante non in concorrenza<br />

col food, mentre a Venezia è<br />

arrivato il primo carico di oli<br />

di frittura esausti. Si chiama<br />

HVOlution, il primo diesel di Eni<br />

Sustainable Mobility prodotto<br />

con 100% di materie prime<br />

rinnovabili, disponibile dal mese<br />

di marzo in oltre 150 stazioni di<br />

rifornimento.<br />

trasporti. Secondo Gerini, «ben vengano l’Hvo e il<br />

biometano, con cui si parla addirittura di un effetto<br />

di capturing». Per completare questo quadro,<br />

citiamo BloombergNEF, i cui analisti evidenziano<br />

che, per soddisfare il 24% della domanda energetica<br />

al 2050, la produzione di idrogeno richiederà un<br />

incremento massivo dell’energia prodotta da fonti<br />

rinnovabili: sarebbero necessari circa 31.320 TWh<br />

di elettricità per alimentare gli elettrolizzatori per la<br />

produzione di idrogeno.<br />

Ngv <strong>Powertrain</strong><br />

Ormai Clino D’Epiro è ospite fisso sulla rivista<br />

POWERTRAIN. Alla Bovisa ha ribadito l’impegno<br />

di Ngv <strong>Powertrain</strong>. «Abbiamo in sviluppo un<br />

motore ad idrogeno di grossa cilindrata. Il motore<br />

a metano/biometano è già omologato, la versione<br />

ad etanolo è al banco e come secondo step verrà<br />

anche sviluppato per il metanolo. Stiamo sviluppando<br />

anche la versione ad idrogeno, con il supporto<br />

della Fev France e della Landi Renzo, in qualità di<br />

componentista. Certo che dopo aver sentito Ferrari,<br />

Lamborghini e Punch parlare delle loro potenze<br />

specifiche, devo dire che le nostre sono molto meno<br />

importanti, anzi siamo proprio dall’altro lato della<br />

scala. I nostri target sono 25 kW/lt e 170 Nm/lt.<br />

Alla fine, avremo una gamma completa di motori<br />

per tutti i combustibili alternativi. Siamo partiti con<br />

l’obiettivo di avere soluzioni tecniche trasversali,<br />

come accensione a candela, combustione stechiometrica<br />

e catalizzatore trivalente allo scarico, ma<br />

con l’idrogeno non riusciremo. La versione ad idrogeno<br />

sarà con combustione lean burn e Scr allo<br />

scarico. Noi, lavorando sull’industriale, al momento<br />

non siamo toccati dalle normative europee. Resta<br />

comunque il rammarico per una decisione politica<br />

che ha fissato la tecnologia e non semplicemente gli<br />

obiettivi. La mia opinione è che la chiusura verso i<br />

biocarburanti sia legata ad un senso di colpa della<br />

Commissione europea, proprio quando non sono<br />

più in competizione con il fabbisogno alimentare<br />

umano. Sono infatti tutti ricavabili dagli scarti vegetali<br />

e/o deiezioni animali da allevamento. Stiamo<br />

praticamente vivendo l’effetto al contrario di una<br />

precedente fuga in avanti della Commissione, che<br />

aveva imposto il mix di biofuel nei combustibili alla<br />

pompa prima del 5%, poi del 7% e il piano era<br />

passare al 10% e poi al 20%. A quel punto si è scoperto<br />

che i biofuel di prima generazione, etanolo e<br />

Fame, erano in competizione, per le colture di base<br />

da cui sono prodotti, con i fabbisogni alimentari<br />

facendo aumentare i prezzi dei cereali e degli oli,<br />

affamando la parte povera del mondo. E non si è<br />

andato oltre il 7%».<br />

Alcuni incisi<br />

dall’intervento<br />

del Prof. André<br />

Casal Kulzer,<br />

dell’Università di<br />

Stoccarda:<br />

• L’ibridizzazione è<br />

la via più elastica<br />

per sfruttare i<br />

benefici di due<br />

carburanti.<br />

• Ricerca verso<br />

motori elettrici<br />

senza terre rare.<br />

• Trend dei motori<br />

elettrici e Sodiumion<br />

battery,<br />

non hanno la<br />

stessa capacità<br />

volumetrica, ma<br />

sono più economici<br />

e facilmente<br />

reperibili.<br />

•Il futuro non sarà<br />

bianco o nero.<br />

36<br />

37


gruppo AB. Festival del biometano<br />

COME LUI<br />

NESSUNO<br />

Con le sue 7.000 tonnellate di biometano<br />

liquido all’anno primeggia in Europa in termini<br />

di capacità produttiva. Questa è la dote<br />

dell’impianto di biometano di Schiavon, in<br />

provincia di Vicenza, dove il Gruppo AB<br />

gestisce la filiera di trasformazione da biogas<br />

a biometano. I due impianti di Ebs e Motta<br />

Energia ricevono affluenti zootecnici da 120<br />

aziende agricole del territorio<br />

che. L’upgrading del biogas avviene attraverso due<br />

sistemi di purificazione a membrane BioCH4Nge,<br />

che a regime forniscono complessivamente 1.200<br />

Sm³/h di biometano. I due liquefattori CH4Lng,<br />

proprio loro, quelli concertati col contributo di Stirling<br />

Cryogenics, permettono la trasformazione del<br />

biometano purificato in biometano liquido, mentre i<br />

due cogeneratori Ecomax (famiglia di cogeneratori<br />

AB che si suddivide in cinque linee di prodotto),<br />

alimentabili sia con il biogas sia con il gas naturale,<br />

producono l’energia a supporto degli altri processi.<br />

Angelo Baronchelli ha commentato: «Il cammino<br />

verso l’obiettivo fissato dal Governo di sostituire il<br />

30% del gas importato con il biometano nazionale<br />

entro il 2030 è iniziato. La nostra realtà, con la<br />

pluriennale esperienza e il nuovo servizio “one-stop<br />

shop”, è pronta a far decollare questo settore instazionari<br />

Si dice AB e si associa l’azienda bresciana che<br />

prende il nome dal fondatore, Angelo Baronchelli,<br />

ai fermentatori per la digestione anaerobica<br />

del biogas. Eppure, proprio AB ha contribuito<br />

in misura determinante alla genesi dell’impianto di<br />

biometano di cui ci apprestiamo a raccontare. Del<br />

resto, come sottolineato in apertura del primo festival<br />

del biometano, “le agroenergie sono una grande<br />

opportunità”. Un’occasione, dunque, da declinare<br />

in forma plurale. A proposito di AB e biometano,<br />

dove ci eravamo lasciati? Per la precisione, all’accordo<br />

siglato con Stirling Cryogenics per la produzione<br />

di biometano liquido con criogeneratori,<br />

basati su tecnologia Stirling. Da questi presupposti<br />

trae origine CH4Lng, il liquefattore progettato<br />

come unità singola, allestito con criogeneratori costruiti<br />

da Stirling Cryogenics, per sistemi bio-Gnl<br />

fino a 12 tonnellate/giorno, adatto alla liquefazione<br />

del biometano per impianti di upgrading del biogas<br />

di piccole e medie dimensioni.<br />

È tra i più grandi in Europa: 7.000 tonnellate<br />

Torniamo all’impianto inaugurato in occasione<br />

del primo Festival del biometano. Non è un sito<br />

come un altro, essendo in grado di licenziare le<br />

volumetrie più “generose” del Vecchio continente.<br />

A Schiavon, nell’alto vicentino, i due impianti<br />

di Motta Energia ed Ebs sono stati concepiti per<br />

produrre circa 7.000 tonnellate di biometano liquido<br />

all’anno, partendo dalla valorizzazione degli<br />

effluenti zootecnici provenienti da 120 aziende<br />

agricole del territorio. AB ha fornito le tecnologie<br />

dell’intera filiera di trasformazione del biogas in<br />

biometano: l’upgrading del biogas, la liquefazione<br />

del biometano e la cogenerazione per la produzione<br />

dell’energia a supporto degli altri processi,<br />

soddisfacendo i requisiti di sostenibilità e al tempo<br />

stesso garantendo le migliori prestazioni economi-<br />

centivato dal recente Decreto del Mase (Ministero<br />

dell’ambiente e della sicurezza energetica, ndr)».<br />

Ebs e Motta Energia<br />

Stefano Svegliado, amministratore delegato di Ebs<br />

e Motta Energia, le due società che hanno realizzato<br />

questi impianti: «Abbiamo cominciato questo<br />

percorso nel 2008, con l’Assessore alla Sanità<br />

della Regione Veneto, Manuela Lanzarin. Sappiamo<br />

tutti che da questa zona si attinge l’acqua per<br />

oltre metà del Veneto. Una volta quello era il vero<br />

problema dalla distribuzione indiscriminata del letame<br />

che in questo impianto, invece, trova la sua<br />

valorizzazione e permette anche di preservare la<br />

qualità dell’acqua».<br />

Chi meglio di Angelo Baronchelli, sì, ancora lui,<br />

per una breve didascalia sulla parte processuale di<br />

questo volano di economia circolare? «C’è l’impianto<br />

di cogenerazione, che utilizza una minima<br />

parte del biogas per generare l’energia elettrica,<br />

che serve ad alimentare gli ausiliari dell’impianto.<br />

Naturalmente ci sono anche pompe, agitatori, compressori.<br />

L’energia termica è restituita ai digestori,<br />

i quali sono tenuti a una temperatura tra i 40° e i<br />

50°, in base al tipo di processo anaerobico. Quindi,<br />

il gas è ulteriormente purificato ed entra negli impianti<br />

di upgrading, con membrane che dividono la<br />

CO 2<br />

dal CH 4<br />

. Essendo un biocombustibile destinato<br />

ai trasporti dobbiamo ridurne il volume e renderlo<br />

liquido. Attraverso un processo criogenico il gas è<br />

raffreddato a 160°».<br />

Consorzio Italiano Biogas<br />

A questo punto, interviene Piero Gattoni, presidente<br />

del Consorzio Italiano Biogas. «Quando raccontano<br />

che il metano non sarà il futuro dell’Europa,<br />

ci stanno dicendo che vogliono smontare alcuni<br />

aspetti dell’assetto produttivo italiano. Dobbiamo<br />

esserne consapevoli e spingere verso l’attuazione<br />

piena del Pnnr. Sposto ora l’attenzione sulle amministrazioni<br />

locali: senza la possibilità di partire<br />

velocemente, con nel caso di Schiavon, rischiamo di<br />

mancare l’obiettivo di coprire il 10% del consumo<br />

di gas naturale con gas da fonti rinnovabili, completamente<br />

“made in Italy”».<br />

Passiamo a un altro interprete di primissimo piano:<br />

Stefano Bozzetto, amministratore delegato di FemoGas,<br />

che ha promosso il Festival del biometano<br />

insieme a Coldiretti Vicenza. «L’Europa ha deciso<br />

In colleggamento<br />

da Roma, il Ministro<br />

per l’Agricoltura,<br />

Francesco<br />

Lollobrigida, ha<br />

enfatizzato le<br />

economie di scala<br />

che sussistono<br />

dietro a un sito<br />

come quello<br />

di Schiavon e<br />

valorizzato il ruolo<br />

del biometano nella<br />

dieta energetica<br />

dell’Italia.<br />

38<br />

39


Angelo Baronchelli,<br />

presidente e<br />

fondatore di AB<br />

(nelle due foto,<br />

da sinistra, con<br />

il microfono e,<br />

successivamente,<br />

il primo da sinistra).<br />

«Affianchiamo le<br />

aziende interessate<br />

nell’upgrading<br />

del biogas, nella<br />

liquefazione del<br />

biometano, nella<br />

cogenerazione, nel<br />

trattamento delle<br />

emissioni e in tutte le<br />

tecnologie a corredo<br />

dell’impianto, oltre<br />

ad offrire una serie<br />

di servizi qualificati<br />

che partono dalla<br />

consulenza a monte<br />

della progettazione<br />

dell’impianto<br />

fino al servizio<br />

di manutenzione<br />

24/7, indispensabile<br />

per garantire alte<br />

performance e lunga<br />

vita all’impianto».<br />

stazionari<br />

40<br />

di produrre 30 miliardi di metri cubi di biometano<br />

entro il 2035, e non lo potrà fare senza l’agri.<br />

Solo con i rifiuti non si raggiunge neanche 1/10 di<br />

questo obiettivo. Siamo l’unica industria non delocalizzabile».<br />

Coldiretti, Legambiente, Regione Veneto<br />

Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti:<br />

«Coldiretti nei prossimi cinque anni vuole arrivare<br />

all’impatto zero. Diventeremo un Paese sostenibile<br />

per quanto riguarda le filiere zootecniche e ci<br />

aspettiamo un’Europa che ci accompagni in termini<br />

di innovazione e di sostegno. Noi dobbiamo ragionare<br />

con quella politica che ci ascolta».<br />

Stefano Ciafani è il presidente nazionale di Legambiente.<br />

«Nel 2008, a Milano, lanciammo il manifesto<br />

per la digestione anaerobica, che abbiamo<br />

sempre raccontato come una tecnologia vincente<br />

sotto tutti i punti di vista. Il primo digestore lo vidi<br />

nel 1995, al depuratore di Roma. Siamo ancora il<br />

Paese in cui il rigassificatore di Piombino è stato<br />

autorizzato in sei mesi, un impianto eolico ottiene<br />

l’autorizzazione mediamente in sei anni. Dobbiamo<br />

assolutamente accorciare i tempi».<br />

Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico<br />

ed Energia della Regione Veneto: «Nel 2007<br />

fui invitato in Germania per visitare questi straordinari<br />

impianti dove, attraverso i liquami, si producono<br />

energia elettrica, biogas e biometano. A servizio<br />

di questi impianti vedo delle stalle vuote, per cui<br />

chiedo loro: “Scusate, perché non usare le deiezioni<br />

delle bestie?”. Poco più in là c’erano distese di<br />

mais, coltivato per buttarlo nei biodigestori. Io l’ho<br />

trovato aberrante. Tornato a casa, ho iniziato una<br />

battaglia personale con la Regione Veneto e con i<br />

Governi di allora. Io parto dal presupposto per cui,<br />

dal momento in cui nel mondo oltre un miliardo di<br />

persone soffre la fame, davvero possiamo permetterci<br />

il lusso di buttare del cibo per produrre energia?<br />

Qui, a Schiavon, si produce biometano senza<br />

usare un grammo di mais».<br />

Il Ministro dell’Agricoltura<br />

Completa il mosaico il Ministro dell’Agricoltura<br />

Francesco Lollobrigida, in collegamento da Roma.<br />

«Dobbiamo dotarci di una strategia di carattere<br />

nazionale e sovranazionale che ci metta in condizione<br />

di utilizzare tutte le risorse italiane con una<br />

visione meno ideologica di quanto fatto finora. Un<br />

approccio molto pratico, che caratterizza il mondo<br />

dell’agricoltura, che ha nel rispetto dell’ambiente<br />

una regola dogmatica. Affidarsi a filiere lunghe per<br />

l’approvvigionamento, magari nel nome di una riduzione<br />

dei costi nell’immediato, non è sempre la<br />

scelta giusta, anzi, alla luce degli ultimi eventi, si è<br />

rivelata una scelta sbagliata. Noi abbiamo smesso<br />

di fare ricerca e investimenti in maniera adeguata,<br />

pensando di poter comprare l’energia da nazioni<br />

diverse dalla nostra in termini valoriali o di organizzazioni<br />

funzionali. Mi pare ovvio che ci sia<br />

da investire delle risorse. Non si può immaginare<br />

che tutto questo ci sarà solo con le capacità delle<br />

aziende, che magari incontrano spesso difficoltà<br />

normative. Dobbiamo quindi aiutare in termini<br />

normativi e agevolare gli investimenti dei privati<br />

con investimenti pubblici».<br />

41


diesel technic. Hub di Aversa<br />

PER SENTIRSI<br />

PIÙ VICINI<br />

Bisogna esserlo. Un principio lapalissiano che, tradotto<br />

in prassi industriale, significa investire. È quello che<br />

ha fatto Diesel Technic Italia. Con l’avallo della casa<br />

madre ha realizzato un centro logistico ad Aversa,<br />

che consente di dimezzare i tempi di consegna e di<br />

avviare anche al Sud la “same day delivery”<br />

In questa foto,<br />

Walter Schiavi,<br />

direttore generale<br />

di Diesel Technic<br />

Italia.<br />

automotive<br />

Siamo italiani, ma fortemente “Deutsch-oriented”.<br />

Ci muoviamo passo dopo passo, coerentemente<br />

alla sensibilità del mercato». Parola di<br />

Walter Schiavi, direttore generale di Diesel Technic<br />

Italia. Ci troviamo nel nuovissimo hub logistico<br />

di Aversa, la seconda sede in Italia, dopo quella<br />

veronese, inaugurata a novembre 2016. Perché un<br />

centro logistico nell’area metropolitana di Napoli<br />

(seppur amministrativamente in provincia di Caserta)?<br />

La risposta è nella rapidità delle consegne e<br />

nella qualità del servizio, stella polare dell’azienda<br />

tedesca. In Italia l’indice di evasione degli ordini<br />

corrisponde al 91,52%, l’obiettivo è il 95%. «A Verona<br />

il servizio è a 360 gradi, del tipo “collect”,<br />

quando i clienti stessi provvedono a ritirare la<br />

merce, e “overnight”, tramite corriere. Risalendo<br />

dalla Toscana verso nord, forniamo anche il “same<br />

day delivery”. L’ordine perviene prima delle 11, la<br />

consegna è effettuata entro il pomeriggio» precisa<br />

Schiavi, che aggiunge: «si può garantire questo servizio<br />

non oltre i 300 chilometri di raggio».<br />

Un’idea maturata durante la pandemia<br />

Il progetto “Aversa” è stato concepito nel 2021, con<br />

la consapevolezza che Verona si stava saturando. La<br />

firma del contratto risale all’ottobre 2022, anno record<br />

del fatturato a livello globale. «La casa madre<br />

ha preso atto della crescita della filiale e ha approvato<br />

gli investimenti necessari. La crescita in doppia<br />

cifra, sia in direzione nord che in direzione centrosud,<br />

registrata anche durante la pandemia, ci autorizza<br />

a prevedere un ulteriore slancio. Ci riteniamo<br />

ancora in luna di miele con il mercato italiano». Ad<br />

Aversa sono attualmente allocati 13mila articoli, dei<br />

25mila disponibili in Italia. Il quartier generale tedesco<br />

ha recentemente autorizzato il potenziamento del<br />

50% dello stock in Campania. Non c’è però sola la<br />

contabilità degli investimenti, in questo raddoppio logistico.<br />

C’è ben altro da raccontare e, a questo punto,<br />

la storia, si fa ancora più interessante. Al centro-sud,<br />

infatti, il parco circolante è egemonizzato da Iveco,<br />

mentre il nord premia maggiormente i marchi stranieri.<br />

Su scala nazionale, Iveco siede sul terzo gradino<br />

del podio di Diesel Technic Italia, preceduto da<br />

Scania e Mercedes. È paradigmatico il trasferimento<br />

di 1.600 codici da Verona ad Aversa, prevalentemente<br />

ascrivibili alla ricambistica per Iveco. Lo schema<br />

organizzativo e la gestione logistica e funzionale rifletteranno<br />

lo standard di Diesel Technic? Schiavi ci<br />

tiene a sottolineare che alla filiale di Aversa hanno<br />

applicato gli stessi criteri di Verona. In questo momento<br />

è un puro hub logistico, con la missione, una<br />

volta diventato “grande”, di gestirsi in modo autonomo.<br />

Gli ordini sono sbrigati integralmente a Verona,<br />

dove avvengono la verifica e l’aggiornamento degli<br />

articoli mancanti e il “re-order point”. Quasi il 99%<br />

dell’inserimento ordini avviene dal portale.<br />

Due camion riforniscono Verona dalla Germania,<br />

ogni martedì e giovedì. In questa fase un solo tir<br />

raggiunge la filiale di Aversa su base settimanale.<br />

Claudio Pietropaolo, direttore commerciale di<br />

Diesel Technic Italia, aggiunge: «Presso la nuova<br />

sede è possibile effettuare ordini fino alle 18:30 per<br />

spedizioni tramite corriere nazionale, e fino alle 19<br />

per il ritiro presso deposito. Rispetto al passato, per<br />

Sicilia e Calabria i tempi di consegna si riducono<br />

a 24 ore, per ordini effettuati entro le 18:30. Per<br />

la Puglia è ora disponibile il servizio “same day<br />

delivery”, con consegna garantita in giornata per<br />

gli ordini effettuati entro le ore 10:50».<br />

Qualche spunto in più<br />

La casa madre gestisce circa 41mila<br />

prodotti, suddivisi in 120 famiglie,<br />

con una prospettiva di crescita della<br />

sensoristica e dei componenti ad alto<br />

valore aggiunto. L’evoluzione della<br />

presenza in Italia si evince da poche<br />

cifre: il magazzino è passato da 1.400<br />

a 4.400 m 2 e da 4.400 a 10.000 metri<br />

lineari di scaffalatura. Lo spazio per<br />

lo stoccaggio è quasi triplicato, da<br />

450 a 1.200 pallet, con una capacità<br />

balzata da 10.000 a 35.000 articoli.<br />

L’e-commerce è stato semplificato e<br />

reso intuitivo; ogni 3 minuti il sistema<br />

aggiorna la giacenza. D’altro canto, se<br />

qualcuno desiderasse maneggiare il<br />

cartaceo, contemplerebbe 30 cataloghi<br />

differenti, praticamente un bancale…<br />

Gli addetti al magazzino licenziano<br />

le priorità in base al back order da<br />

evadere. Usciamo dalle dinamiche<br />

contabili per un flash sulla visione di<br />

Diesel Technic. In Germania prevedono<br />

una progressiva elettrificazione dei<br />

veicoli commerciali e la conversione<br />

all’idrogeno per i pesanti, con gli<br />

inevitabili riflessi sullo stock di codici<br />

a scaffale. Discutendo invece di IoT,<br />

gli investimenti nelle tecnologie digitali<br />

si stanno orientando alla stampa in<br />

3D, per ridurre il time to market e<br />

ottimizzare gli investimenti nei ricambi<br />

di trattori obsoleti. Le stampanti<br />

3D sono utilizzate per lo sviluppo<br />

di campioni, non per la produzione<br />

seriale.<br />

42<br />

43


VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

Vadoetorno<br />

network<br />

la nuova<br />

sfida<br />

in cava<br />

MISANO I TEST DRIVE - LE CORSE - LA GENTE - FORMULA TRUCK<br />

IN DIRETTA DAL CIRCUITO ● ZEROGRADI UNA GIORNATA<br />

PARTICOLARE DEDICATA AL TRASPORTO A TEMPERATURA<br />

CONTROLLATA ● ANTEPRIME DAF XFC E XDC - FUSO E-CANTER<br />

PROVE MERCEDES E-ACTROS ● POLITICA SI PARLA SOLO DI CO 2<br />

GIUGNO<br />

<strong>2023</strong><br />

MENSILE<br />

€ 3,00<br />

Prima immissione:<br />

5 giugno <strong>2023</strong><br />

6<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

GIUGNO N. 6 - <strong>2023</strong><br />

ANNO 32°- euro 5,00<br />

Alta<br />

tensione<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

TUTTO SUL DIECI METRI ELETTRICO MAN, AL VOLANTE DEL MERCEDES INTOURO IBRIDO, IL MOBILITY<br />

INNOVATION TOUR E IL RUOLO DELLE UTILITY, TANTE NOVITÀ ELETTRICHE ALLA PROVA DELLA STRADA<br />

da Vadoetorno n. 6/<strong>2023</strong> da AUTOBUS n. 6/<strong>2023</strong><br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

N.6 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />

GIUGNO<br />

Fuoriclasse<br />

CINGOLATI COMPATTI: IL DERBY ITALIANO TRA LANDINI E NEW HOLLAND<br />

IN CAMPO: FENDT VARIO 728 CON ARATRO MASCHIO UNICO L<br />

da TRATTORI n. 6/<strong>2023</strong><br />

La rivista VADO E TORNO<br />

affonda le radici nel 1962.<br />

Praticamente rappresenta<br />

l’antologia del camion dal<br />

boom economico ai nostri<br />

giorni. Le riviste AUTOBUS<br />

e TRATTORI affiancarono<br />

successivamente VADO E<br />

TORNO nella descrizione<br />

incalzante a aggiornata<br />

di quanto avviene nel<br />

trasporto persone e nella<br />

meccanizzazione agricola.<br />

Mondi che rappresentano,<br />

per noi di POWERTRAIN,<br />

gli scenari di quelle che su<br />

queste pagine chiamiamo<br />

applicazioni. Ad ogni uscita<br />

proporremo la sintesi di<br />

un articolo pubblicato sui<br />

numeri precedenti delle<br />

riviste di VADO E TORNO<br />

EDIZIONI, la nostra casa<br />

comune. Senza timore di<br />

smentita possiamo parlare<br />

di “filiera corta”: la catena<br />

cinematica e le macchine<br />

che la sostanziano.<br />

44<br />

45


VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

la nuova<br />

sfida<br />

in cava<br />

Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 6, <strong>2023</strong><br />

MISANO I TEST DRIVE - LE CORSE - LA GENTE - FORMULA TRUCK<br />

IN DIRETTA DAL CIRCUITO ● ZEROGRADI UNA GIORNATA<br />

PARTICOLARE DEDICATA AL TRASPORTO A TEMPERATURA<br />

CONTROLLATA ● ANTEPRIME DAF XFC E XDC - FUSO E-CANTER<br />

PROVE MERCEDES E-ACTROS ● POLITICA SI PARLA SOLO DI CO 2<br />

GIUGNO<br />

<strong>2023</strong><br />

MENSILE<br />

€ 3,00<br />

Prima immissione:<br />

5 giugno <strong>2023</strong><br />

6<br />

Tornata sulla<br />

scena a sei<br />

anni dall’ultima<br />

edizione, la<br />

rassegna triennale<br />

veronese dedicata<br />

alle macchine<br />

per costruzioni<br />

va in archivio<br />

con un bilancio<br />

complessivamente<br />

positivo<br />

nonostante<br />

la presenza<br />

decisamente<br />

ridotta del mondo<br />

del trasporto<br />

36 37<br />

Prove generali di ritorno alla<br />

normalità. Questo è stato il<br />

Samoter di Verona, trentunesima<br />

edizione di una storia nata nel<br />

1964 quale vetrina di respiro internazionale<br />

dedicata alle macchine<br />

movimento terra e, per quanto<br />

Verona 3-7 maggio. Il bilancio<br />

Quando il trasporto<br />

si defila<br />

riguarda in particolare il settore<br />

truck, alle proposte per la cava e<br />

la cantieristica. La sottolineatura è<br />

tutt’altro che banale per un salone<br />

programmato a cadenza triennale,<br />

che abbiamo ritrovato a distanza<br />

di sei anni dall’ultima edizione del<br />

2017 svoltasi in concomitanza con<br />

il Transpotec (quella successiva<br />

del 2020 è stata infatti cancellata<br />

causa pandemia da Covid).<br />

Sei anni di obbligata attesa non<br />

sono infatti poca cosa per una<br />

manifestazione che fotografa lo<br />

stato dell’arte di un mondo che,<br />

come tutto, corre alla velocità<br />

della luce, chiamato oggi ad affrontare<br />

a tutti i livelli le complesse<br />

sfide, non soltanto di carattere<br />

tecnologico, imposte dalla<br />

transizione energetica.<br />

Ebbene, detto questo, il bilancio<br />

finale della cinque giorni espositiva<br />

andata in scena nella tradizionale<br />

cornice di Fiera Verona,<br />

può ritenersi complessivamente<br />

positivo. A dirlo sono i numeri:<br />

quelli generali della manifestazione<br />

riguardanti il numero delle<br />

aziende espositrici (536), con rilevante<br />

presenza di quelle estere<br />

(115, provenienti da 23 Paesi), e<br />

quelli dei visitatori specializzati<br />

(oltre 40mila).<br />

Pochi però i big<br />

del camion presenti<br />

Altro discorso è invece quello<br />

riguardante, all’interno del padiglione<br />

7 del Samoter, il comparto<br />

dei truck. Qui, in effetti, la partecipazione<br />

per quanto qualificata<br />

dei diversi brand tradizionalmente<br />

protagonisti, si è ridotta a soli tre<br />

marchi presenti in forma ufficiale<br />

(Astra, Daf e Renault Trucks), ai<br />

quali si sono aggiunti i dealer rappresentanti<br />

Scania e Tatra.<br />

È dunque mancato il pienone, non<br />

certo però la sostanza, intesa come<br />

motivi di interesse che ciascuno<br />

dei costruttori presenti ha offerto<br />

al pubblico dei visitatori.<br />

Daf, ad esempio, ha colto l’occasione<br />

del Salone veronese per<br />

esporre sul proprio stand, per la<br />

prima volta in Italia, la nuova generazione<br />

di modelli espressamente<br />

sviluppati e dedicati al segmento<br />

construction. E ciò è valso come<br />

elemento catalizzatore che ha<br />

consentito di conoscere da vicino<br />

e toccare con mano i veicoli (...)<br />

Prosegue a pag. 36 di<br />

Vado e Torno Giugno <strong>2023</strong>.<br />

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e leggi l’articolo integrale.<br />

46<br />

47


VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

GIUGNO N. 6 - <strong>2023</strong><br />

ANNO 32°- euro 5,00<br />

N.6 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />

GIUGNO<br />

Alta<br />

tensione<br />

Estratto da ‘AUTOBUS’ n. 6, <strong>2023</strong><br />

Estratto da ‘TRATTORI’ n. 6, <strong>2023</strong><br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

Fuoriclasse<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

TUTTO SUL DIECI METRI ELETTRICO MAN, AL VOLANTE DEL MERCEDES INTOURO IBRIDO, IL MOBILITY<br />

INNOVATION TOUR E IL RUOLO DELLE UTILITY, TANTE NOVITÀ ELETTRICHE ALLA PROVA DELLA STRADA<br />

CINGOLATI COMPATTI: IL DERBY ITALIANO TRA LANDINI E NEW HOLLAND<br />

IN CAMPO: FENDT VARIO 728 CON ARATRO MASCHIO UNICO L<br />

Se per l’urbano<br />

il focus è sui<br />

sistemi di<br />

trazione elettrici,<br />

per il Classe II la<br />

musica è un po’<br />

diversa. E infatti<br />

Daimler Buses<br />

punta forte sul<br />

mild hybrid.<br />

Parola d’ordine?<br />

Versatilità,<br />

ma anche<br />

risparmio...<br />

Dopo 25 anni<br />

e 16 edizioni<br />

Enovitis in<br />

campo torna in<br />

Lombardia e più<br />

precisamente<br />

sulla sponda<br />

bresciana del<br />

Garda. Come<br />

sempre in<br />

vetrina le migliori<br />

attrezzature<br />

per la vigna<br />

e sul piano<br />

convegnistico<br />

debutta<br />

l’Innovation<br />

Agri Tour<br />

Impressioni di guida<br />

La Stella ha il jolly<br />

Enovitis in campo<br />

Si torna a casa<br />

Benz propone la versione ibrida<br />

dell’Intouro, che ha debuttato sul<br />

mercato ad agosto 2022, con una<br />

serie di accorgimenti tecnici che<br />

permettono una sensibile riduzione<br />

dei consumi di carburante,<br />

una migliorata maneggevolezza e<br />

soluzioni tecniche all’avanguardia<br />

come l’uso dei supercondensatori<br />

in luogo di accumulatori<br />

tradizionali.<br />

La tecnologia ibrida è disponibile<br />

su tutte le versioni a due assi<br />

dell’Intouro, purché equipaggiate<br />

con cambio automatico e conver-<br />

In questo momento storico<br />

stiamo assistendo al passaggio<br />

verso fonti energetiche e<br />

sistemi di propulsione innovativi,<br />

che permettano di migliorare<br />

l’efficienza di esercizio dei<br />

mezzi.<br />

Per i casi in cui un passaggio repentino<br />

non è possibile, vengono<br />

in aiuto i sistemi ibridi, particolarmente<br />

utili su una tipologia di<br />

trasporto che può comprendere<br />

un servizio di linea interurbano<br />

o un servizio occasionale a breve<br />

e medio raggio. Mercedestitore<br />

di coppia.<br />

Siamo andati a Berlino, dove<br />

si stanno completando i lavori<br />

per il nuovo BusWorld Center,<br />

l’innovativo centro di assistenza<br />

Omniplus per gli autobus<br />

Mercedes-Benz e Setra, destinato<br />

a diventare il più grande sito<br />

di manutenzione di bus elettrici<br />

d’Europa (...)<br />

Prosegue a pag. 16 di<br />

Autobus Giugno <strong>2023</strong>.<br />

Inquadra il QR code e leggi<br />

l’articolo integrale.<br />

Giugno fa rima con Enovitis<br />

in campo. Sebbene<br />

con un paio di settimane<br />

di anticipo rispetto al calendario<br />

tradizionale, la rassegna dinamica<br />

di Unione Italiana Vini torna<br />

come ogni anno ad animare il<br />

comparto delle attrezzature da<br />

filari. Un settore, quello del vino,<br />

sempre sulla breccia, grazie<br />

anche al nuovo record di export<br />

del 2022 (trainato dalle bollicine)<br />

nonostante le ben note problematiche<br />

geopolitiche.<br />

Per celebrare il 25esimo anno di<br />

attività dall’ormai lontano 1998<br />

che vide l’esordio della fiera in<br />

Oltrepo Pavese, Enovitis in campo,<br />

dopo l’edizione friulana del<br />

2022, torna in Lombardia. Teatro<br />

dell’evento sarà infatti il Garda<br />

bresciano, e in particolare il territorio<br />

della sottozona Valtenesi<br />

afferente alla Doc Riviera del<br />

Garda, situata sulla riva occidentale<br />

del Lago.<br />

A ospitare la 17 a edizione sarà<br />

l’Agricola Erian – Cantina<br />

Bottenago, situata nel Comune di<br />

Polpenazze del Garda (BS), nelle<br />

giornate del 7 e 8 giugno <strong>2023</strong>.<br />

Si preannuncia quindi una grande<br />

attesa per la “prima” di Enovitis<br />

in campo nella patria del Groppello,<br />

e nel territorio d’elezione del<br />

Chiaretto e di tutte le tipologie del<br />

Garda e Riviera del Garda. Come<br />

sempre, al centro della rassegna<br />

la possibilità di toccare con mano<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 42 di<br />

Trattori Giugno <strong>2023</strong>.<br />

Inquadra il QRcode e leggi<br />

l’articolo integrale.<br />

48<br />

49


REINOVA<br />

DEMIURGHI DI<br />

UN’ALTRA VITA<br />

Reinova firma il più grande polo italiano<br />

per lo sviluppo e il riciclo di materiali<br />

provenienti da batterie a fine vita. Il sodale<br />

tecnologico è A&C Ecotech, specializzata<br />

nel trattamento dei rifiuti. Entro il 2024<br />

saranno attive una linea per le celle e<br />

i moduli di pacchi batteria e una linea<br />

per la separazione di materiali nobili<br />

Chi legge <strong>Powertrain</strong>web conosce<br />

bene Reinova. Concepita<br />

dallo slancio congiunto<br />

di Rei Lab, Unindustria Re e Fondazione<br />

Rei, ha nel mirino la mobilità<br />

elettrica. Quanto riportiamo<br />

qui di seguito insiste sull’implementazione<br />

dell’elettrificazione,<br />

nel segno della sostenibilità e<br />

dell’economia circolare. Stiamo<br />

infatti parlando dei primi vagiti<br />

del più grande polo italiano per<br />

lo sviluppo e il riciclo di materiali<br />

provenienti da batterie a<br />

fine vita. Reinova firma questo<br />

progetto insieme a A&C Ecotech,<br />

azienda specializzata nel<br />

trasporto, trattamento, recupero e<br />

avvio allo smaltimento di rifiuti.<br />

Entro il 2024 sarà installata una<br />

linea per la classificazione, l’identificazione<br />

e il riutilizzo delle celle<br />

e dei moduli di pacchi batteria,<br />

considerati scarto, per dare una<br />

seconda, se non addirittura terza<br />

vita, alle stesse. Sempre entro il<br />

2024, sarà installata una linea<br />

automatizzata per la separazione<br />

di materiali nobili per poterli ricibatterie<br />

50<br />

clare in maniera opportuna. Un’iniziativa,<br />

quest’ultima, che vedrà<br />

un ingente investimento nel sud<br />

Italia. L’impianto di separazione e<br />

smaltimento sarà infatti realizzato<br />

in Campania, presso la sede di<br />

A&C Ecotech che, dal canto suo,<br />

ci mette lo stabilimento, i macchinari,<br />

la filiera e la profonda<br />

conoscenza del settore del riciclo<br />

e smaltimento di componenti. A<br />

Soliera, in provincia di Modena,<br />

Reinova assicura le competenze,<br />

le idee e l’ingegneria. «Per noi»<br />

commenta il Ceo di Reinova,<br />

Giuseppe Corcione, «questa<br />

nuova business unit rappresenta<br />

un tassello importante e fondamentale<br />

verso una sostenibilità<br />

integrata e una visione d’insieme.<br />

Vogliamo sviluppare batterie<br />

che siano già predisposte e pronte<br />

per essere riciclate, smaltite<br />

e riutilizzate al fine di renderle<br />

sempre più sostenibili».<br />

«A&C Ecotech è da sempre impegnata<br />

nel mondo del recupero<br />

e del riciclo di rifiuti di apparecchiature<br />

elettriche ed elettroniche<br />

Raee» aggiunge Dario Anatrella,<br />

Ceo di A&C Ecotech. «L’impegno<br />

profuso nella realizzazione<br />

della nostra mission non può fare<br />

a meno di creare rete con soggetti<br />

e professionisti esperti del<br />

settore, consci delle sfide attese:<br />

in tale contesto, collaborazione e<br />

valorizzazione delle competenze<br />

coinvolte nell’iniziativa sono più<br />

che strategiche. Il 2035 è dietro<br />

l’angolo, gli obiettivi che l’Unione<br />

europea ci chiede di raggiungere,<br />

danno forza alle nostre<br />

scelte, e alla nostra visione<br />

di futuro, non possiamo pensare<br />

ad una mobilità che inquini e che<br />

sfrutti il pianeta».<br />

Motori e componenti per OEM<br />

Cultura, tecnica, impieghi<br />

e mercato del motore diesel.<br />

Fondato nel 1986<br />

Direttore responsabile<br />

Maurizio Cervetto<br />

Coordinatore redazionale<br />

Fabio Butturi<br />

In redazione<br />

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,<br />

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />

Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />

Ha collaborato<br />

Maria Grazia Gargioni<br />

Impaginazione e grafica<br />

Marco Zanusso<br />

Gestione editoriale<br />

Fabio Zammaretti<br />

Stampa<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Fotolito<br />

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di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />

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