Powertrain 2023-7/8
DIESEL OF THE YEAR Scania Next Generation DC13: alla prova dell’off-road. Garantisce Perlini AUTOMOTIVE Auto di lusso: “Big car, big business”. A gasolio Fpt Industrial e Maserati: la Folgore col Tridente è tutta elettrica. Grazie a Fpt INTERVISTE Itg: il pallino dell’innovazione. Anche nel powertrain EVENTI Kohler Demo Days: quanta carne al fuoco! A Reggio con gli Oem BU Power Perkins Italia: oltre i numeri. Le traiettorie parallele di Meneghini e Brugnetti Kubota: anche al Plantworx alternativo significa microibrido e idrogeno Hydrogen Expo: a Piacenza con Regione Puglia, Fiorentini, GreenForce, Toyota Politecnico Milano: termico e idrogeno. Special guest, Ferrari e Lamborghini Gruppo AB: Festival del biometano e l’impianto più grande d’Europa Diesel Technic: ha inaugurato la sede di Aversa. E il Sud è molto più vicino RUBRICHE Editoriale; Hi-Tech; VeT Network; Batterie: Reinova
DIESEL OF THE YEAR
Scania Next Generation DC13: alla prova dell’off-road. Garantisce Perlini
AUTOMOTIVE
Auto di lusso: “Big car, big business”. A gasolio
Fpt Industrial e Maserati: la Folgore col Tridente è tutta elettrica. Grazie a Fpt
INTERVISTE
Itg: il pallino dell’innovazione. Anche nel powertrain
EVENTI
Kohler Demo Days: quanta carne al fuoco! A Reggio con gli Oem
BU Power Perkins Italia: oltre i numeri. Le traiettorie parallele di Meneghini e Brugnetti
Kubota: anche al Plantworx alternativo significa microibrido e idrogeno
Hydrogen Expo: a Piacenza con Regione Puglia, Fiorentini, GreenForce, Toyota
Politecnico Milano: termico e idrogeno. Special guest, Ferrari e Lamborghini
Gruppo AB: Festival del biometano e l’impianto più grande d’Europa
Diesel Technic: ha inaugurato la sede di Aversa. E il Sud è molto più vicino
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; VeT Network; Batterie: Reinova
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LUGLIO AGOSTO<br />
<strong>2023</strong><br />
N°7/8<br />
EURO 5,00<br />
Terra di<br />
mezzo<br />
NON C’ENTRA TOLKIEN.<br />
L’IBRIDO È UNA VIA<br />
MEDIANA E MAPPATA<br />
IDROGENO E TERMICO:<br />
SOTTO LA LENTE DEL<br />
POLITECNICO DI MILANO<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com<br />
ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
art. 1, comma 1, LO/MI<br />
ALTERNATIVI: FPT E LA<br />
MASERATI ELETTRICA.<br />
AB E IL BIOMETANO
KOHLERENGINES.COM<br />
Luglio-Agosto <strong>2023</strong><br />
SEGUICI SUI<br />
SOCIAL:<br />
powertrainweb.it<br />
12<br />
Simple. Advanced. Versatile.<br />
IN OTHER WORDS, KSD.<br />
24<br />
32 38<br />
We are proud to introduce KSD, Kohler Small Displacement, the 19 kW engine that<br />
delivers world class performance and adds value to your machine. Compliant with<br />
all global emission norms, it guarantees low cost of ownership, extending the range<br />
of possible applications as wide as your imagination can perceive.<br />
We turned complexity into simplicity, with a new innovative and versatile product<br />
designed for all heavy-duty applications. Our vision of the future goes beyond<br />
performance, through the integration of an advanced electronic management<br />
system and smart functions for diagnostic and remote monitoring.<br />
The next chapter of Kohler is here.<br />
Welcome, KSD.<br />
IL SONDAGGIO<br />
DEL MESE<br />
Al Politecnico di Milano,<br />
secondo Ferrari e Lamborghini “il<br />
cliente ha diritto di scegliere la<br />
propulsione”. Siete d’accordo?<br />
Rispondi su<br />
powertrainweb.it<br />
Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />
non sono basate su un campione scientifico<br />
LE RISPOSTE DI<br />
GIUGNO<br />
L’Electric Boat Show si è tenuto<br />
all’Idroscalo di Milano.<br />
Vi piace l’idea?<br />
61%<br />
sì<br />
39%<br />
no<br />
DIESEL OF THE YEAR<br />
6. Scania Next Generation DC13:<br />
Alla prova dell’off-road.<br />
Garantisce Perlini<br />
AUTOMOTIVE<br />
10. Auto di lusso:<br />
“Big car, big business”.<br />
A gasolio<br />
12. Fpt Industrial e Maserati:<br />
La Folgore col Tridente è tutta<br />
elettrica. Grazie a Fpt<br />
INTERVISTE<br />
16. Itg:<br />
Il pallino dell’innovazione.<br />
Anche nel powertrain<br />
EVENTI<br />
20. Kohler Demo Days:<br />
Quanta carne al fuoco!<br />
A Reggio con gli Oem<br />
24. BU Power Italia:<br />
Oltre i numeri. Le traiettorie<br />
parallele di Meneghini e Brugnetti<br />
28. Kubota:<br />
Anche al Plantworx alternativo<br />
significa microibrido e idrogeno<br />
30. Hydrogen Expo:<br />
A Piacenza con Regione Puglia,<br />
Fiorentini, GreenForce, Toyota<br />
32. Politecnico Milano:<br />
Termico e idrogeno. Special<br />
guest, Ferrari e Lamborghini<br />
38. Gruppo AB:<br />
Festival del biometano e<br />
l’impianto più grande d’Europa<br />
42. Diesel Technic:<br />
Ha inaugurato la sede di Aversa.<br />
E il Sud è molto più vicino<br />
RUBRICHE<br />
4. Editoriale 8. Hi-Tech<br />
44. VeT Network<br />
50. Batterie: Reinova<br />
SOMMARIO<br />
3
CRUCIPOWERTRAIN<br />
È<br />
nella natura di questo giornale<br />
comporre una riduzione divulgativoingegneristica<br />
delle parole crociate<br />
di Bartezzaghi (senza il concorso<br />
di Bartezzaghi, purtroppo). In verticale e<br />
in orizzontale si incrociano le inderogabili<br />
coordinate normative, i traccianti delle<br />
applicazioni, le curvature (molto flessibili)<br />
dei costruttori, la traversata nel deserto del<br />
“net zero”. Sul numero di Luglio-Agosto è<br />
riemerso quasi integralmente l’arcipelago-<br />
Atlantide della catena cinematica. Dietro a<br />
un sistema propulsivo agiscono l’ingegno<br />
febbrile e la lucida emotività degli esseri<br />
umani. Così abbiamo confrontato le<br />
parabole professionale e umana di Stefano<br />
Meneghini e GianRomeo Brugnetti, gli<br />
arieti commerciali di BU Perkins Italia. La<br />
nostra lente di ingrandimento ha evidenziato<br />
soprattutto i risvolti “intimi” e la centralità<br />
dell’endotermico nell’ecosistema industriale.<br />
Dal comasco siamo balzati nel vicentino,<br />
dove il Gruppo AB è stato protagonista del<br />
primo festival del biometano. Come dire,<br />
la patente “green” non è patrimonio solo di<br />
alcuni. A Schiavon, con la benedizione via<br />
etere del Ministro Lollobrigida, ha aperto<br />
i battenti il più sontuoso e procace sito di<br />
produzione di metano da biomasse di tutta<br />
Europa (gli effluenti zootecnici provengono<br />
da 120 aziende agricole del territorio): 7.000<br />
tonnellate annue di biometano. Ci è bastato<br />
transitare in Inghilterra, al Plantworx, per<br />
sintetizzare le variabili ibride e idrogenate<br />
della combustione interna, sponda Kubota.<br />
A Reggio Emilia, i Demo Days di Kohler<br />
hanno messo alla frusta idee e pistoni in odor<br />
di benzina, gasolio e diesel-elettrico. Da<br />
bravi eterni scolari, noi e loro (i propulsori),<br />
ci siamo prestati alla propedeutica teorica e<br />
alla prova del campo. Tutto nel plesso di via<br />
Cavaliere del Lavoro Adelmo Lombardini.<br />
Idrogeno puro e duro, invece, al Politecnico<br />
di Milano, dove in cinque ore abbiamo preso<br />
appunti sulla convergenza tra declinazione<br />
dell’endotermico ed efficienza, con i pareri<br />
della Divisione Energia e dell’Università di<br />
Stoccarda, le proiezioni di Fpt Industrial, Ngv<br />
<strong>Powertrain</strong>, Punch Torino e l’automobilistica<br />
prospettiva di Mazda Europe, Ferrari e<br />
Lamborghini. Ancora con Fpt, ci siamo<br />
fiondati nell’ortodossia elettrificata, addirittura<br />
in compagnia di quella Folgore di Maserati<br />
equipaggiata con gli assali elettrici torinesi.<br />
Riuscirete a compilare tutte le caselle? Quelle<br />
che vedete qui sotto sono in tedesco...<br />
C<br />
M<br />
Y<br />
CM<br />
MY<br />
CY<br />
CMY<br />
K<br />
EDITORIALE<br />
4
scania. Next Generation DC13<br />
UN BEL GIRO<br />
IN CAVA?<br />
Perché no, ci verrebbe da rispondere.<br />
Lo Scania Next Generation DC13 ha le carte<br />
in regola per rispondere alle esigenze delle<br />
applicazioni muscolari di quell’ecosistema.<br />
Come spiega Dario Poltronieri, di Perlini,<br />
sono due le necessità principali: “aumentare<br />
le potenze e ridurre i consumi”<br />
Terra<br />
Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani». Parafrasando<br />
Massimo d’Azeglio, si potrebbe dire<br />
che “fatto il Diesel of the Year <strong>2023</strong>, bisogna<br />
trovargli casa”. Non sarà un grosso problema, ne<br />
siamo convinti. Il DC13 ha finora esercitato le sue<br />
doti di seduzione su alcuni costruttori del movimento<br />
terra che non necessitano di presentazioni.<br />
In prima battuta Doosan, passata sotto le insegne<br />
Hyundai, col marchio Develon, per esempio con<br />
l’escavatore gommato DX530LC-7 e con i dumper<br />
a telaio rigido da 40 tonnellate, i DA40. A proposito<br />
di dumper c’è un altro nome, Perlini, da qualche<br />
anno riapparso sul palcoscenico delle cave, che ha<br />
abbracciato la causa Scania, 12,7 litri incluso.<br />
Perlini, prima e dopo<br />
Nel 2020, in piena pandemia, intervistammo Dario<br />
Poltronieri, project manager di Perlini. Tra le altre<br />
cose, ci disse: «Il supporto di Scania è stato ottimale,<br />
così come l’integrazione del motore. Ci siamo resi<br />
conto sin da subito che c’era l’humus giusto per fare<br />
un ottimo lavoro, e la risposta dei motori ai primi test,<br />
con i dumper al lavoro in condizioni particolarmente<br />
sfidanti, in cantieri con pendenze fino al 18 per cento,<br />
hanno dato risultati persino superiori alle aspettative».<br />
Abbiamo pensato di sottoporre il Grifone alla cartina<br />
al tornasole del riesame. Tre anni dopo, abbiamo<br />
quindi ricontattato Poltronieri, che ha esordito così:<br />
«Per noi ha rappresentato e rappresenta un motivo<br />
di vanto il fatto di avere incassato la patente di credibilità<br />
da un gruppo così prestigioso. Ogni volta che<br />
abbiamo avuto un qualsiasi tipo di necessità, abbiamo<br />
ricevuto una risposta adeguata».<br />
Ritorniamo alle origini di questo rapporto. Ci riassume<br />
le tappe del vostro percorso?<br />
«La collaborazione con Scania è iniziata nel 2018 e<br />
ci ha permesso di sviluppare i nostri nuovi veicoli,<br />
perché le normative vigenti ci hanno costretto a utilizzare<br />
motori omologati Stage V. Per la macchina da<br />
40 tonn, la DP405, abbiamo utilizzato il DC13 Stage<br />
V, per la 70 tonn, la DP705, ci siamo invece orientati<br />
al DC16. Successivamente l’azienda è cresciuta<br />
e quell’utopia sposata da Scania è diventata realtà.<br />
Abbiamo ricevuto i primi ordini da mercati extra-europei.<br />
Ci siamo quindi affidati a Scania anche per le<br />
applicazioni Stage II. L’ultima flotta non emissionata<br />
è di 8 macchine da 70 tonn, spedite a Cuba lo scorso<br />
maggio. Circa un anno e mezzo fa Perlini ha deciso<br />
di costruire una macchina più piccola, da 26,5 tonn,<br />
la DP265, che monta il DC9 di Scania. L’abbiamo<br />
presentata prima al Bauma Monaco, poi al Samoter,<br />
con una differenza. I mesi intercorsi tra i due eventi<br />
sono stati impiegati per svolgere un test all’interno<br />
di un cantiere Fassa Bortolo, alla cava di Gavardo,<br />
in provincia di Brescia. È una macchina totalmente<br />
digitalizzata, da remoto agiamo su tutti i parametri,<br />
compreso quanto richiesto dalla 4.0». Poltronieri aggiunge<br />
un paio di note didascaliche, su motore e ibridizzazione.<br />
«Il DC9 è un motore molto performante<br />
e ci ha regalato risultati strabilianti, sia in termini di<br />
potenza che di ridotti consumi. Scania ha partorito<br />
delle applicazioni ibride, di cui attendiamo gli sviluppi,<br />
per applicarli sul prototipo che abbiamo concepito<br />
in appena 8 mesi. Non abbiamo fretta. I mercati di<br />
riferimento non sono pronti a ricevere quel tipo di<br />
macchina. Noi, al momento, non siamo interessati a<br />
soluzioni diverse dal diesel, perché il mercato non ce<br />
le richiede».<br />
E se potesse fare nomi e cognomi di chi ha contribuito<br />
al successo di questa partnership?<br />
«Li farei, eccome. Tutto questo è stato infatti possibile<br />
per i supporti tecnologici forniti da Dario Pitassi<br />
e quelli commerciali di Riccardo Moraglia. Aziende<br />
piccole come la nostra sono dinamiche e richiedono<br />
altrettanta flessibilità. Se penso a quanti sabati passati<br />
con Pitassi... Per ottenere il benestare, bisogna fare le<br />
cose per bene sulla linea di aspirazione e di scarico».<br />
Considerando questi presupposti, ci potrebbe es-<br />
sere spazio per lo Scania Next Generation DC13?<br />
«Partendo dall’ovvia considerazione che dovremo prima<br />
vederlo sul campo, la risposta è “in teoria, sì”.<br />
Seguiamo due direzioni: aumentare le potenze e ridurre<br />
i consumi (e il DotY <strong>2023</strong> risponde a entrambi<br />
i requisiti, ndr). Dobbiamo far in modo che il mezzo<br />
esprima a pieno la potenza nominale. Al motorista<br />
spetta il compito di fornire un’unità performante, a<br />
noi quello di usare componentistica che valorizzi il<br />
motore. Le faccio un esempio: nel 2019 ci contattò un<br />
ex cliente Perlini, che aveva noleggiato una macchina<br />
della concorrenza. Mesi dopo si lamentò che i consumi<br />
non corrispondevano a quanto dichiarato. Io, allora,<br />
gli feci presente che i consumi sono a banco, e devono<br />
essere contestualizzati. Se hai una salita del 5% con 4<br />
dossi per lo scolo delle acque, le sospensioni Perlini ti<br />
vengono in soccorso perché resistono senza sobbalzi.<br />
La loro meccanica consente di mantenere un’alta velocità<br />
anche con il manto stradale disconnesso. Un’altra<br />
macchina potrebbe indurre l’autista a fermarsi prima<br />
del dosso, per evitare botte ai reni, e quando si riparte<br />
a pieno carico i consumi si impennano».<br />
Poltronieri conclude con una riflessione sul mercato.<br />
«Il movimento terra è scettico sulle applicazioni più<br />
spinte, per timore che possano insorgere problematiche<br />
strada facendo».<br />
A sinistra, e sopra,<br />
l’applicazione<br />
su misura di<br />
Perlini (risale al<br />
2020, quando<br />
intervistammo per<br />
la prima volta Dario<br />
Poltronieri, project<br />
manager di Perlini).<br />
Qui a fianco, il Next<br />
Generation DC13,<br />
pronto a traslocare<br />
in cava.<br />
6<br />
7
VM Motori e l’idrogeno<br />
Gruppo Punch e Vitesco Technologies Italy<br />
SUL TAVOLO<br />
VERDE<br />
Il tavolo di cui vi parliamo è quello della<br />
decarbonizzazione, che in questo caso<br />
rilancia sia le quotazioni dell’endotermico<br />
(pluri-evocato anche su questo numero in<br />
associazione all’idrogeno) che quelle della<br />
VM Motori di Cento. Il 2,2 litri dell’azienda<br />
ora in quota Stellantis si propone per la<br />
svolta verde anche sulle piccole taglie<br />
HI-TECH<br />
C<br />
’è vita sul pianeta Cento. È<br />
infatti la seconda notizia di<br />
assoluto rilievo nell’arco di<br />
pochi mesi. Partiamo dalla stretta<br />
attualità. VM Motori ha avviato<br />
lo sviluppo della versione a idrogeno<br />
dell’R753, il 3 cilindri modulare<br />
(AxC 94x107 millimetri)<br />
che risponde alla cilindrata di 2,2<br />
litri (la cubatura del 4 cilindri è di<br />
3 litri tondi tondi, 4,5 invece la<br />
versione stradale e nautica dell’esacilindrico).<br />
Il monoblocco è lo<br />
stesso ampiamente collaudato dagli<br />
specializzati e dalle macchine<br />
industriali in generale. Anche in<br />
questo caso, come succede ad<br />
ogni svolta di questo tipo, gli<br />
interventi riguarderanno l’iniezione<br />
e la fase di raffreddamento<br />
dei gas, insieme a quegli organi<br />
sensibili alla differente viscosità<br />
del combustibile. L’ingegneria<br />
si è infatti dedicata all’aggiornamento<br />
delle specifiche tecniche<br />
di iniettori (sul dispari originario<br />
c’è naturalmente il common rail),<br />
candele, bobina di accensione e<br />
regolatore della pressione, con<br />
l’obiettivo di massimizzare la<br />
standardizzazione con il suo predecessore.<br />
Rispetto al diesel, che<br />
raggiunge il picco di potenza e<br />
coppia a 55 chilowatt e 250 Newtonmetro,<br />
la versione H2 raggiunge<br />
62 kW di potenza e 270 Nm di<br />
coppia massima, sfiorando quindi<br />
il 10% di incremento. L’orizzonte<br />
della produzione seriale del 2.2L<br />
H2 è il 2025. L’omologazione è<br />
Euro 4E per lo stradale e Stage V<br />
per l’industriale.<br />
R756 è sia Euro 6 che Stage V<br />
Questo duplice traguardo è stato<br />
recentemente raggiunto anche<br />
per l’R756. L’unità emissionata<br />
ripropone la tradizionale configurazione<br />
da 4,5 litri e 6 cilindri in<br />
linea, con tutto il corredo che ha<br />
fatto apprezzare i 3, 4 e 6 cilindri<br />
di Cento. Conferme per i ridotti<br />
livelli di vibrazioni e rumorosità<br />
e per il contenuto ingombro in<br />
altezza, che favorisce di conseguenza<br />
l’alloggiamento sotto i<br />
vani motore, eroga da 115 a 132<br />
chilowatt e valori di coppia fino a<br />
600 Newtonmetro a 1.200 giri. Lo<br />
sviluppo tecnico ha visto l’introduzione<br />
di un nuovo turbo a geometria<br />
variabile, l’adeguamento<br />
del sistema di ricircolo dei gas<br />
di scarico, e l’ottimizzazione del<br />
sistema di combustione. La configurazione<br />
del propulsore di VM<br />
Motori mantiene l’elevata possibilità<br />
di personalizzazione e si caratterizza<br />
per l’allocazione del Dpf<br />
e dell’Scr in due moduli separati.<br />
INIEZIONE DI H2<br />
Vitesco Technologies Italy è entrata a far parte<br />
del Gruppo Punch. Come sottolineato da Guido<br />
Dumarey: «Il loro know-how sugli iniettori-benzina<br />
accelererà lo sviluppo di una nuova generazione<br />
di sistemi di iniezione a idrogeno»<br />
È<br />
ufficiale la firma di un accordo<br />
vincolante per integrare<br />
Vitesco Technologies<br />
Italy nel Gruppo Punch<br />
entro la fine di quest’anno.<br />
Questo passaggio è in linea con<br />
la strategia del Gruppo Vitesco<br />
Technologies di concentrarsi e<br />
investire sempre più nel futuro<br />
della mobilità elettrica. I componenti<br />
sviluppati da Vitesco<br />
Technologies Italy, insieme alle<br />
Non c’è confine o barriera per<br />
l’approccio tecnologicamente neutrale<br />
di Italgas ai combustibili alternativi.<br />
Con un investimento di 35 milioni,<br />
sorgerà a Torino, nell’area dei<br />
gasometri, il campus dedicato alla<br />
ricerca e all’innovazione, dove<br />
lavoreranno a regime circa 250<br />
persone, si svolgeranno attività<br />
relative alle prove dei materiali, della<br />
taratura degli strumenti di misura<br />
e delle nuove competenze digitali<br />
per formare le professionalità del<br />
futuro nel proprio ambito. Il centro<br />
svilupperà studi e ricerche su<br />
metano, biometano e idrogeno<br />
competenze in ambito meccatronico,<br />
saranno integrati con l’ampia<br />
gamma di prodotti sviluppati<br />
dal Gruppo Punch, che spazia<br />
dall’elettronica di controllo, ai<br />
sistemi di propulsione, alle trasmissioni<br />
e alla loro ibridizzazione.<br />
L’obiettivo dichiarato è<br />
quello di fornire soluzioni “chiavi<br />
in mano”. Grazie all’acquisizione<br />
di Vitesco Technologies<br />
Italy, il Gruppo Punch sarà in<br />
La ricerca “laica” di Italgas<br />
Secondo uno studio di Allianz<br />
Trade, l’Italia è capofila nel<br />
riciclo dei metalli. Con 52.900<br />
tonnellate di imballaggi<br />
in alluminio riciclate nel<br />
2021, pari al 67,5% delle<br />
complessive 78.400 immesse<br />
sul mercato, cui vanno<br />
aggiunte 3.700 di imballaggio<br />
sottile, destinato alla<br />
termovalorizzazione, l’Italia<br />
si conferma tra le eccellenze<br />
a livello europeo per quantità<br />
di alluminio riciclato, secondo<br />
verde, contribuendo attivamente<br />
al processo di decarbonizzazione<br />
e di transizione verso un futuro più<br />
sostenibile. Inoltre, il polo di corso<br />
Regina Margherita, attraverso l’avvio<br />
di partnership e collaborazioni,<br />
dialogherà con le più importanti<br />
istituzioni accademiche e gli atenei<br />
in Italia e all’estero. Infine, il campus<br />
Italgas ospiterà il “Cyber Range” del<br />
gruppo, all’interno del quale saranno<br />
sviluppate e testate le caratteristiche<br />
di sicurezza informatica e resilienza<br />
degli apparati e dei sistemi digitali<br />
di nuova generazione. Il progetto<br />
comporterà la riqualificazione<br />
grado di integrare verticalmente<br />
la catena di fornitura di componenti-chiave<br />
e amplierà le proprie<br />
operazioni industriali sfruttando<br />
le competenze produttive<br />
dei centri di lavoro di Fauglia e<br />
San Piero.<br />
Guido Dumarey, fondatore e<br />
Presidente del gruppo Punch:<br />
«Grazie all’acquisizione nel<br />
Gruppo di Vitesco Technologies<br />
Italy potremo sviluppare per i nostri<br />
clienti e partner tecnologici<br />
soluzioni ancora più integrate e<br />
avanzate. Il loro know-how sugli<br />
iniettori-benzina accelererà<br />
lo sviluppo di una nuova generazione<br />
di sistemi di iniezione a<br />
idrogeno che, uniti all’esperienza<br />
del Gruppo Punch nello sviluppo<br />
di motori, trasmissioni e controlli<br />
elettronici, porteranno a una soluzione<br />
rivoluzionaria per i motori<br />
a combustione interna».<br />
Sopra, alcuni<br />
dei contributi<br />
che Vitesco<br />
Technologies Italy<br />
porterà alla causa<br />
di Punch. Il gruppo<br />
belga si configura<br />
sempre più come<br />
consulente a 360°.<br />
Italia virtuosa. Con l’acciaio<br />
i dati del Consorzio Ciai. Il<br />
risultato, vitale per un Paese<br />
la cui produzione di alluminio<br />
si basa al 100% sul riciclo, ha<br />
consentito di evitare emissioni<br />
serra pari a 371mila tonnellate<br />
di CO 2<br />
e risparmiare energia<br />
per oltre 159mila tonnellate<br />
equivalenti di petrolio. Nelle<br />
sole autovetture si è passati<br />
da 174 chili nel 2019 a 205<br />
nel 2022. Nel 2030 saranno<br />
mediamente 256 chili per<br />
singola automobile.<br />
complessiva dell’area che si estende<br />
per circa 44mila metri quadrati,<br />
attraverso la ristrutturazione<br />
conservativa degli edifici preesistenti<br />
e l’ammodernamento delle aree<br />
esterne, la realizzazione di un nuovo<br />
building che ospiterà un polo per<br />
la ricerca e l’innovazione e la<br />
creazione di oltre 9mila metri quadrati<br />
di spazi verdi e percorsi pedonali<br />
e ciclabili all’interno del sito.<br />
Entro il 2025 verranno riqualificati tutti<br />
gli edifici esistenti e le aree esterne,<br />
mentre nel 2026 sarà completato<br />
il nuovo hub e valorizzati i due<br />
gasometri,<br />
8<br />
9
ig car, Rolls-Royce e gli altri<br />
IL DIESEL?<br />
È UN LUSSO<br />
Elon Musk ha scatenato la guerra dei prezzi (al<br />
ribasso). I marchi premium del Vecchio continente<br />
hanno lanciato la caccia ai nuovi clienti, molto<br />
facoltosi. Nel 2022 Rolls-Royce ha piazzato 6.02I auto,<br />
record storico. Il mercato delle auto di lusso funziona<br />
col più tradizionale dei combustibili, il gasolio<br />
AUTOMOTIVE<br />
I<br />
top manager americani dell’auto lo ripetono da<br />
decenni «small car, small business». E, nonostante<br />
i ceffoni presi per lungo tempo da Toyota,<br />
che con le small car ha conquistato il mondo, il<br />
tormentone made in Usa sembra vivere una nuova<br />
primavera. Specie in un momento in cui il mondo<br />
delle auto elettriche, autentico eldorado dei profitti<br />
con listini ispirati al principio “numeri bassi, ma<br />
margini alti”, è preso a picconate da Elon Musk.<br />
Il magnate delle nuove tecnologie per prendere in<br />
contropiede europei e cinesi ha scatenato una micidiale<br />
guerra dei prezzi tagliando almeno sei volte<br />
i listini Tesla nel primo semestre del <strong>2023</strong>: il risultato<br />
è che in Italia la berlina Model 3 in versione<br />
base che a dicembre scorso costava 58.470 euro,<br />
ai primi di giugno era in vendita a 41.490 euro.<br />
E c’è chi sostiene che negli Usa la Model 3 costi<br />
quanto una Dacia Spring in Europa.<br />
Discount Tesla<br />
Un bagno di sangue per i clienti, le cui auto si<br />
sono svalutate del 30 per cento dalla sera alla mattina<br />
parcheggiate nei garage, per i noleggiatori a<br />
lungo termine con centinaia di contratti firmati e di<br />
Tesla in piazzale pronte per l’assegnazione. Ma soprattutto<br />
per i costruttori europei, in piena rincorsa<br />
sul mercato delle Bev. Non è un caso, quindi, che<br />
ad alzare di più la voce sia stata Renault, il cui AD<br />
Fabrice Cambolive ha dichiarato a Bloomberg:<br />
«È chiaro che i tagli di prezzo di Tesla sono una<br />
sfida», ribadendo – come già aveva detto Luca de<br />
Meo, AD dell’intero gruppo – che la casa della<br />
losanga non intende seguire Tesla sulla strada di<br />
tagli aggressivi ai listini, bollando come rischiosa<br />
la strategia del concorrente statunitense.<br />
Più sottile la strategia di altri costruttori europei,<br />
ispirata dai trionfali risultati raccolti da Rolls Royce<br />
nel 2022: 6.021 auto vendute, il dato più alto in<br />
119 anni di storia del marchio, per un prezzo medio<br />
di vendita superiore al mezzo milione di euro,<br />
nonostante il listino della Ghost parta da 325mila<br />
euro. Un’autentica manna per Bmw, che controlla<br />
il nobile marchio inglese dal 2003.<br />
Parafrasando gli americani, «big car, big business»<br />
è un mantra che sta dilagando tra i marchi<br />
premium europei. Già il mondo delle supercar ha<br />
dimostrato che chi stacca assegni a molti zeri per<br />
Ferrari, Maserati, Lamborghini e Aston Martin<br />
ha ben poco interesse per elettrico, ambiente ed<br />
emissioni; vuole sentire il rombo di motori termici<br />
che devono essere capolavori di ingegneria,<br />
non suoni sintetici equalizzati al computer. Così,<br />
senza togliere un euro ai programmi milionari di<br />
elettrificazione della propria gamma, a Stoccarda<br />
hanno scelto di insidiare la montagna di soldi che<br />
Bmw raccoglie attraverso Rolls-Royce e Bentley<br />
puntando sulla cura sartoriale dei modelli top.<br />
Made in Maybach<br />
A partire dalla gamma Maybach, versioni extralusso<br />
delle limousine Mercedes della Classe S a passo<br />
lungo e del suv Gls 600, che spopolano nell’area<br />
del Golfo Persico con motori otto cilindri a V a<br />
benzina, potenze superiori ai 600 cavalli e l’opzione<br />
Manufaktur che offre al cliente infinite personalizzazioni<br />
a prezzi stellari. Calcando le strade<br />
battute dal programma Bespoke proprio di Rolls-<br />
Royce. Esclusività per nababbi declinata nella<br />
serie limitata (150 esemplari) Mercedes-Maybach<br />
S680 Haute Voiture con due poltrone avvolgenti<br />
posteriori presentata – guarda caso – a Dubai in<br />
un evento accompagnato da una sfilata di moda<br />
curata da Atelier Zuhra, brand emergente tra Oman<br />
e Qatar guidato da una donna. Prezzo: top secret,<br />
ma secondo le stime di almeno 400mila euro a<br />
vettura con l’obiettivo di eguagliare i risultati di<br />
Rolls-Royce. In attesa, date le quotazioni milionarie<br />
raggiunte alle aste, che dai piani alti arrivi il<br />
semaforo verde per la rinascita in piccoli numeri<br />
della Serie G Landaulet con il tetto abbattibile e<br />
AURUS, LA LIMOUSINE DI PUTIN<br />
Nella Russia sovietica gli alti<br />
papaveri del Pcus e gli “eroi<br />
dell’Unione Sovietica” erano<br />
accompagnati all’estrema<br />
dimora su cingolati militari o<br />
affusti di cannone, a seconda<br />
del rango. I tempi cambiano<br />
e la crisi ucraina ha cambiato<br />
le carte in tavola. Da un lato<br />
togliendo le prospettive di<br />
export per la Aurus Senat, la<br />
limousine “made in Russia”<br />
voluta da Vladimir Putin in<br />
persona e che avrebbe dovuto<br />
rivaleggiare con Bentley e<br />
Rolls: motore V8 da 600 cavalli<br />
e 6,6 metri di lunghezza per<br />
6,5 tonnellate di allestimento<br />
extralusso. E listino a partire<br />
da 10 milioni di rubli (circa<br />
110mila euro, al cambio<br />
attuale, 13 giugno <strong>2023</strong>).<br />
Ma anche facendo nascere,<br />
oltre al suv Komendant e<br />
al minivan sviluppati sulla<br />
stessa piattaforma, una meno<br />
attraente versione carro funebre<br />
(battezzata Lafet) dedicata<br />
a generali a molte stelle e<br />
oligarchi, sia che siano caduti<br />
nel corso dell’Operazione<br />
Militare Speciale sia che<br />
siano misteriosamente “volati”<br />
dai balconi delle loro dimore<br />
per essersi dimostrati poco<br />
interessati alle sorti dello zar del<br />
21esimo secolo. Versione che<br />
non esiste sul sito di Aurus, ma<br />
una cui immagine “rubata” è<br />
comparsa sui social occidentali.<br />
della versione Amg 6x6 a tre assi. Chicche per le<br />
quali calciatori europei e facoltosi indiani, cinesi e<br />
arabi sono pronti a pagare qualsiasi cifra: gli unici<br />
100 esemplari del 6x6 prodotti sono stati venduti<br />
a 950mila euro l’uno.<br />
È la clientela cui strizza l’occhio anche Range Rover,<br />
formalmente quintessenza del made in Britain<br />
ma in realtà controllata dall’indiana Tata, che<br />
per il Model Year 2024 del top di gamma ha già<br />
presentato un update improntato a lusso e cavalli.<br />
Sotto il cofano arriva un nuovo otto cilindri 4,4<br />
litri a biturbo benzina da 615 cavalli; per chi vuole<br />
di più e non si accontenta dello sfarzoso livello di<br />
allestimento Autographe, c’è la magica sigla SV<br />
(Special Vehicle, realizzati su misura in fabbrica)<br />
che ha come base un V8 “pompato” di un’ulteriore<br />
trentina di cavalli così da accelerare da zero a 100<br />
in poco più di 3,6 secondi. Inutile fare cenno alle<br />
differenti varianti di pelle Connolly e legni pregiati<br />
disponibili e al loro costo. Anche in questo<br />
caso, chiedere il prezzo di listino (e i margini per<br />
chi realizza) è fuori luogo.<br />
Torsten Müller-<br />
Ötvös, Chief<br />
Executive Officer,<br />
Rolls-Royce<br />
Motor Cars: «Nel<br />
<strong>2023</strong> ricorre il<br />
20° anniversario<br />
della Home of<br />
Rolls-Royce a<br />
Goodwood,<br />
durante il<br />
quale abbiamo<br />
trasformato la<br />
nostra attività<br />
attraverso una<br />
strategia a lungo<br />
termine basata<br />
su una crescita<br />
continua e<br />
sostenibile».<br />
10<br />
11
Fpt industrial. Con la Maserati<br />
È PROPRIO<br />
UNA FOLGORE<br />
Questo articolo è rivolto a chi non digerisce l’idea<br />
di una supercar orfana della melodia di un termico<br />
altrettanto super-muscolare. La Folgore di Maserati è<br />
equipaggiata con gli assali elettrificati di Fpt Industrial,<br />
con un motore integrato nell’anteriore e due nel<br />
posteriore. L ’e<strong>Powertrain</strong> di Torino comincia a dare<br />
i suoi frutti là dove meno lo si poteva immaginare<br />
automotive<br />
Era il 18 ottobre dell’anno scorso, quando Fpt<br />
Industrial tagliò il nastro dello stabilimento<br />
e<strong>Powertrain</strong>. A regime sfornerà 20mila assali e<br />
20mila batterie per veicoli commerciali, minibus e autobus.<br />
Eppure, questa storia non si esaurisce nelle sue<br />
premesse. Si resta in strada, ma con tutt’altro stile,<br />
missione e profilo applicativo. Si ragiona di Maserati.<br />
Anche il Tridente, infatti, ha attaccato la spina. Lei ha<br />
un nome onomatopeico, Folgore, ed è la prima vettura<br />
integralmente elettrica nella storia del marchio fondato<br />
da Alfieri Maserati e transitato prima da Alejandro<br />
de Tomaso, quindi da Fiat, Fca e Stellantis. Se dovessimo<br />
sintetizzare il ritratto tratteggiato da Andrea<br />
Cugnini, responsabile della e<strong>Powertrain</strong> Business<br />
Line di Fpt Industrial, con cui abbiamo approfondito<br />
questa pionieristica incursione tra le super-berline, i<br />
due concetti chiave sarebbero “valorizzazione della<br />
leggerezza” e “ricerca della performance”. Precisa,<br />
infatti, Cugnini: «Se devo evidenziare le differenze<br />
(con l’elettrificazione dei veicoli commerciali, ndr),<br />
Maserati ha un’attenzione particolare per la leggerezza.<br />
L’housing è completamente in alluminio e tutti<br />
i componenti sono stati disegnati per ottenere una<br />
leggerezza adeguata alle specifiche di questa vettura,<br />
raggiungendo nel contempo prestazioni incredibili».<br />
Un diamante a 800 Volt<br />
La tecnologia prescelta per la Gran Turismo Folgore<br />
di Maserati è quella da 800 V, infarcita di soluzioni<br />
derivate dalla Formula E. Sono tre i motori elettrici a<br />
magneti permanenti da 300 chilowatt, integrati negli<br />
assali elettrici anteriore e posteriore. Non resteranno<br />
certamente delusi gli innamorati dell’ebbrezza sprigionata<br />
dal leggendario V8 biturbo. L’accelerazione<br />
di questa supercar a zero emissioni allo scarico è<br />
letteralmente una… Folgore: da 0 a 100 chilometri<br />
in 2,7 secondi, per una velocità di punta di 325<br />
km/h. Sviluppati congiuntamente da Fpt Industrial<br />
e Maserati, gli assali elettrici (con un solo motore<br />
integrato all’anteriore e due motori integrati al posteriore)<br />
offrono una densità di potenza fino a 4,83 kW/<br />
kg. I componenti, inclusi gli inverter, sono integrati<br />
negli assali, contribuendo a configurare lo spazio e<br />
bilanciare la distribuzione del peso. L’assale elettrico<br />
anteriore eAX 300-F sviluppa una potenza di oltre<br />
300 chilowatt e una coppia alle ruote di 3.100 Newtonmetro.<br />
Sentiamo ancora Cugnini, che conferma:<br />
«L’assale è composto da uno o due motori elettrici,<br />
con inverter integrato nel sistema, ingranaggi interni<br />
in acciaio per la trasmissione del moto, che variano<br />
a seconda dell’utilizzo, e un involucro esterno in alluminio,<br />
l’housing, attaccato all’autotelaio. Stiamo<br />
parlando del basamento, per fare un parallelo col<br />
termico. Abbiamo anche sviluppato soluzioni specifiche<br />
che abbiamo brevettato».<br />
Affinità e divergenze<br />
Così prosegue il responsabile della e<strong>Powertrain</strong> Business<br />
Line di Fpt Industrial: «Ci sono tanti punti di<br />
convergenza, tra il lavoro che facciamo e le esigenze<br />
di una vettura sportiva, come ci sono delle specificità».<br />
La grammatica è la stessa, ma la capacità di<br />
reazione di un motore elettrico è diversa, se applicato<br />
al ciclo di lavoro di una Maserati e quello di un<br />
Iveco Daily.<br />
«Alcuni parametri sono ovviamente diversi, come lo<br />
sono le rispettive missioni. Noi ci concentriamo sulla<br />
parte di integrazione, spetta a Maserati scegliere le<br />
performance. Sui veicoli commerciali abbiamo ma-<br />
turato un’esperienza che ci consente di mappare le<br />
esigenze e di tradurle in soluzioni specifiche. Dati gli<br />
input, è da lì in avanti che forniamo valore aggiunto.<br />
Il costruttore esercita una “ownership” completa<br />
sulle scelte tecniche di base».<br />
È veramente tutto così uguale? Con un termico<br />
non sarebbe così.<br />
«Ci sono delle differenze sostanziali. Maserati ha<br />
sempre lavorato con motori a benzina, mai stati nel<br />
nostro dna. Sulla parte degli assali elettrificati credo<br />
che Fpt Industrial abbia la possibilità di svoltare su<br />
mercati nuovi, come quello delle auto ad alte prestazioni,<br />
perché le competenze di base sono molto<br />
più simili rispetto al parallelo con il motore a combustione<br />
interna».<br />
L’elettrico consente quindi ad attori dell’endotermico<br />
di aprirsi a nuovi scenari?<br />
«Nel nostro caso la risposta è sicuramente affermativa.<br />
Qui parliamo della parte legata agli assali<br />
elettrici, altre parti saranno appannaggio degli specialisti<br />
dell’auto o del veicolo commerciale. Si apriranno<br />
orizzonti particolari, con volumi di nicchia.<br />
Vorrei sottolineare le competenze molto avanzate di<br />
cui disponiamo: appositi banchi prova e l’expertise<br />
per portare in produzione un progetto concepito da<br />
foglio bianco. È il solito refrain, si capitalizzano le<br />
competenze maturate e si fa il dovuto “step ahead”».<br />
Sylvain Blaise,<br />
presidente<br />
Fpt Industrial,<br />
in occasione<br />
dell’inaugurazione<br />
dello stabilimento<br />
e<strong>Powertrain</strong>:<br />
«Attori chiave<br />
della transizione<br />
energetica in tutti i<br />
settori on-highway<br />
e off-highway.<br />
Il nostro nuovo<br />
stabilimento<br />
e<strong>Powertrain</strong><br />
è un passo<br />
fondamentale in<br />
questa direzione».<br />
12<br />
13
Una Folgore di<br />
Maserati, anche<br />
sull’asfalto.<br />
Qui sopra, Andrea<br />
Cugnini, una vita<br />
spesa nel perimetro<br />
automotive, è<br />
il responsabile<br />
della e<strong>Powertrain</strong><br />
Business Line di Fpt<br />
Industrial.<br />
auotomotive<br />
In fase di integrazione, quali margini di personalizzazione<br />
riuscite a ritagliarvi?<br />
«Considerando le performance richieste e le indicazioni<br />
sulla driveline elettrica, possiamo fornire un<br />
contributo decisivo nel dimensionamento. Interveniamo<br />
sulla parte degli ingranaggi e della trasmissione<br />
di potenza, come nel disegno dell’housing, che sulla<br />
Folgore è molto sofisticato. La parte di processo è<br />
molto legata a come si disegna».<br />
I due motori integrati nell’assale posteriore sono completamente<br />
disaccoppiati, senza alcuna trasmissione<br />
del moto tra le ruote. La funzione di “torque vectoring”,<br />
per la redistribuzione della coppia tra le due<br />
ruote in maniera istantanea, garantisce alla vettura<br />
stabilità e controllo. Tutti i componenti sono integrati,<br />
consentendo di rispettare i desiderata di Maserati<br />
sia in termini di spazio che di distribuzione del peso.<br />
Come esplicitato da Andrea Cugnini, è il miglior viatico<br />
per esprimere le potenzialità di un’applicazione<br />
(perdonateci il vezzo professionale) così prestazionale,<br />
esclusiva e iconica come la nuova Maserati Gran<br />
Turismo Folgore.<br />
Riprendiamo la chiacchierata. È più difficile concepire<br />
un assale elettrificato per un veicolo pesante<br />
o per una supercar?<br />
«Guardi, se dovessi descrivere l’assale di un’applicazione<br />
heavy duty, direi che ha un doppio motore<br />
elettrico, un inverter, una cascata di ingranaggi etc…<br />
(sorride, ndr). Questo è il punto favorevole a Fpt Industrial.<br />
Essenzialmente i sistemi sono ad oggi ingegneristicamente<br />
comparabili. Su di un pesante sono<br />
stressati taluni componenti, per garantire ad esempio<br />
un determinato chilometraggio annuo, oppure lo<br />
spunto con 44 tonnellate a traino. Insomma, qualche<br />
chilo in più per un housing da heavy duty interessa<br />
sicuramente molto meno. Su una macchina come la<br />
Maserati Folgore, sono invece stressati altri tipi di<br />
componenti e sollecitate altre performance. Certo,<br />
abbiamo preso in esame due estremi che hanno però<br />
in comune, tra le altre cose, l’end of line, che testa gli<br />
stessi componenti; tra l’altro, che il motore elettrico<br />
funzioni, l’inverter fornisca i giusti segnali e l’Nvh<br />
(Noise vibration harshness) rientri nei parametri».<br />
End of line<br />
Per chiarire il concetto di “end of line” dobbiamo<br />
avventurarci nell’ingegneria di processo. «Abbiamo<br />
sviluppato questi progetti, insieme a Maserati, partendo<br />
da zero. Oltre a contribuire al design, ci siamo<br />
dedicati all’industrializzazione, allestendo due linee di<br />
produzione, una per ogni assale, altamente automatizzate<br />
e controllate in ogni stazione, al fine di garantire<br />
i massimi livelli di qualità. La linea di lavoro ricalca<br />
i nostri standard. Una cosa molto importante, che<br />
assume un valore specifico elevatissimo nel processo<br />
di lavorazione, è quello che chiamiamo “end of line<br />
test”. Una cella a fondo linea controlla tutti gli assali,<br />
al 100%, sia per la parte meccanica, che quella elettronica,<br />
in tutte le sue funzioni. Ogni assale è testato<br />
a tutti i regimi per controllare che la rumorosità rientri<br />
all’interno dei parametri del cliente. È uno degli<br />
aspetti che va curato di più. Ogni minima anomalia<br />
determina la non conformità. Già il termine “controllo”<br />
mi pare riduttivo, trattandosi di una stazione di<br />
lavoro molto sofisticata, sviluppata espressamente per<br />
soddisfare i requisiti richiesti da Maserati».<br />
In conclusione, Cugnini spalanca le porte alla replica<br />
di collaborazioni analoghe. «Questa è per noi<br />
un’opportunità di crescita, in ragione dei parametri<br />
super-stringenti con cui ci siamo confrontati. Non<br />
Anche Iveco ha attaccato la spina<br />
al suo campione di vendite: il Daily.<br />
Il motore elettrico riceve energia<br />
da batterie modulari di 37 kWh di<br />
capacità ciascuna, ad elevata densità<br />
energetica (265 wattora/kg per ogni<br />
cella) e capacità sfruttabile del 95 per<br />
cento. Nelle versioni dell’eDaily dotate<br />
di un’unica batteria la potenza erogata<br />
è di 136 cavalli, che sale alla soglia<br />
dei 190 nelle versioni equipaggiate<br />
con due o tre moduli. Iveco dichiara<br />
un'autonomia massima di 400 chilometri<br />
nel ciclo urbano: una distanza che<br />
toglie qualsiasi ansia da ricarica. A<br />
sono ammessi nemmeno difetti estetici. Per noi, ingegneristicamente,<br />
non ci sono più limiti per realizzare<br />
prodotti di alta qualità, dopo un’esperienza sfidante<br />
come quella con la Maserati stessa».<br />
Anche il Daily si è guadagnato il prefisso “e”<br />
proposito, per il pieno c’è la solita ampia<br />
ancorché classica gamma di soluzioni.<br />
E con la fast charge a 80 chilowatt<br />
si recuperano cento chilometri di<br />
autonomia in mezz’oretta. I nostri “fratelli<br />
maggiori” della rivista VADO E TORNO<br />
hanno saggiato nei dintorni di Torino la<br />
versione 38S 14EV (dunque 3,8 ton,<br />
ruote singole, 190 cavalli, equivalenti<br />
a circa 140 chilowatt, equipaggiata<br />
con due batterie). Un’esperienza, per<br />
quanto breve, che ha confermato le doti<br />
del Daily anche in versione full electric.<br />
Decisamente apprezzabili comfort e<br />
silenziosità, spunto e guidabilità, cui si<br />
aggiungono due chicche: il Driving mode<br />
selector che consente di ottimizzare<br />
la gestione dell’energia scegliendo tra<br />
le modalità di marcia Natural, Power,<br />
Eco. One-Pedal drive consente invece<br />
di gestire la decelerazione col solo<br />
acceleratore. Alessandro Massimini,<br />
head of marketing and product<br />
management Iveco Truck business<br />
unit: «Abbiamo progettato e-Daily con<br />
l'obiettivo di rendere elettrica l'intera<br />
gamma mantenendo le caratteristiche<br />
per cui il nostro veicolo è celebre:<br />
robustezza, affidabilità, versatilità,<br />
capacità di carico, prestazioni».<br />
14<br />
15
innovation technology group<br />
FAI UN PASSO<br />
AVANTI<br />
Il titolo del celebre successo musicale dei<br />
Madness calza a pennello per descrivere<br />
Itg. Il mondo dei mezzi agricoli, e non solo,<br />
si sta trasformando, creando delle buone<br />
opportunità anche per studi di ingegneria<br />
flessibili e rapidi, con un grande know-how<br />
e pronti a cavalcare il cambiamento<br />
TERRA<br />
Quella degli integratori di sistema è una<br />
delle arene più affollate dello scenario<br />
ingegneristico. Non è casuale che la<br />
transizione richieda elementi pivotali in grado<br />
di orientarsi tra emissioni normative, ingombri<br />
e cicli irriducibili alle singole applicazioni, Cfd,<br />
studi di fattibilità termodinamica e infrastrutturale<br />
delle alimentazioni alternative, che si tratti<br />
di elementi gassosi (metano) o liquidi (Gnl, perché<br />
non i biocombustibili seppure siano quelli<br />
più facilmente veicolabili dalle reti esistenti?),<br />
elettrificazione o idrogeno. All’elenco aggiungiamo<br />
una sigla, Itg (Innovation Technology Group),<br />
società ingegneristica con sede a metà strada tra<br />
Milano e Bergamo, proiettata all’innovazione,<br />
con un occhio di riguardo alla meccanizzazione<br />
agricola. Proprio in ragione della vocazione<br />
all’industria primaria, Pierangelo Margutti e<br />
Alessandro Plebani si sono prestati a un’intervista<br />
con i colleghi della rivista TRATTORI. «Attualmente<br />
siamo coinvolti in svariati progetti di<br />
ricerca, industrializzazione e sviluppo con alcune<br />
delle più importanti aziende asiatiche ed europee.<br />
Riguardano trasformazione di powertrain tradizionali<br />
in ibridi e lo studio di trasmissioni ottimizzate<br />
per le macchine elettriche. Stiamo inoltre<br />
lavorando su diversi veicoli robotizzati di piccola<br />
dimensione completamente elettrici e autonomi».<br />
Quello che avete letto è l’incipit dell’intervista.<br />
Come dire, “a buon intenditor, poche parole” e le<br />
keywords sono i concetti di “ibridi”, “trasmissioni<br />
per macchine elettriche” e “veicoli autonomi”.<br />
La traiettoria della chiacchierata non si esaurisce<br />
qui e prende alcune curvature molto vicine alla<br />
sensibilità di POWERTRAIN.<br />
Come vedete il trattore del futuro, quali nuovi<br />
compiti dovrà svolgere?<br />
«I compiti saranno gli stessi di oggi ma fatti in<br />
modo diverso, più intelligente, efficace ed efficiente<br />
per produrre di più con meno, e avere un<br />
impatto minimo sull’ambiente. Per far ciò sarà<br />
sempre più necessario che il trattore del futuro<br />
sia interconnesso e che faccia parte di un sistema<br />
più ampio con l’integrazione interattiva».<br />
Motorizzazioni: su quali nuovi concetti state<br />
lavorando?<br />
«Attualmente stiamo lavorando su diversi concetti<br />
e layout sia “tradizionali” sia pesantemente<br />
innovativi, che mutano il concetto stesso del<br />
trattore per come lo si intende oggi. Sicuramente<br />
l’elettrico sarà il protagonista, non solo per<br />
la trazione meccanica, ma a 360 gradi in tutte<br />
le componenti del trattore: dalla presa di forza<br />
all’impianto idraulico».<br />
Come cambia il mezzo, quali le difficoltà nel<br />
progettarlo?<br />
«Sicuramente cambia l’approccio progettuale<br />
per la definizione dei diversi spazi e dei pesi. Ad<br />
esempio: non basta sostituire un motore diesel<br />
con uno elettrico. Si deve tenere conto di nuovi<br />
elementi come la speciale batteria, che necessita<br />
di raffreddamento e di un’elettronica di controllo;<br />
e ovviamente dei motori elettrici che, affinché<br />
il funzionamento sia ottimizzato, necessitano di<br />
un cambio di approccio nella progettazione delle<br />
trasmissioni».<br />
Quali sono le differenze tra elettrificare un<br />
progetto già esistente e progettare un nuovo<br />
mezzo elettrico da zero?<br />
«La differenza principale è che in un nuovo pro-<br />
getto il layout viene sviluppato senza i condizionamenti<br />
dettati dall’impostazione tradizionale, il<br />
che permette di ripensare anche alla forma stessa<br />
del trattore, in quanto ci si svincola dalla componentistica<br />
prettamente meccanica. È comunque<br />
possibile elettrificare un progetto già esistente<br />
accettando dei compromessi di spazio che rendono<br />
però più complesso il posizionamento di batteria,<br />
motori elettrici ed elettronica di controllo.<br />
Abbiamo progetti in atto molto interessanti che<br />
vedrete presto…».<br />
Idrogeno, metano o biogas/e-fuel: su cosa state<br />
lavorando, con chi e con quali risultati?<br />
«Per questi discorsi siamo ancora nelle fasi iniziali<br />
e di ricerca, sicuramente l’idrogeno e l’efuel<br />
sono dei vettori energetici interessanti per<br />
il futuro».<br />
Dopo un traccheggiamento sulle magnifiche sorti<br />
e progressive delle soluzioni salvifiche per i<br />
destini del motore endotermico, segue un riferimento<br />
a un’altra opzione contemplata da alcuni<br />
costruttori, vedi Volvo Penta con il dual-fuel a<br />
idrogeno, o le soluzioni giapponesi (Kubota in<br />
primis) sul sistema benzina-Gpl o benzina-metano<br />
per carrelli elevatori o altre macchine da<br />
utilizzo indoor, generalmente con cilindrata inferiore<br />
ai due litri.<br />
Mix energetici: pensate che possa essere il futuro<br />
l’avere a bordo due motorizzazioni diverse,<br />
come potrebbero essere gestite?<br />
«Per i piccoli trattori no, è più conveniente affidarsi<br />
a un veicolo completamente elettrico viste<br />
le potenze, ingombri, applicazioni e autonomia richiesti,<br />
che permettono di avere delle batterie con<br />
dimensioni contenute e rapide da caricare. Per i<br />
trattori di media e alta potenza in cui sono richieste<br />
delle grandi potenze ed autonomie elevate, la<br />
motorizzazione a mix energetici, in particolare l’i-<br />
«Per far fronte<br />
all’aumento della<br />
complessità del<br />
sistema trattore<br />
e mantenere<br />
semplice la sua<br />
gestione diventa<br />
fondamentale la<br />
digitalizzazione<br />
e l’interazione<br />
uomo-macchia<br />
tramite interfacce<br />
intelligenti che<br />
diano un output di<br />
ciò che sta facendo<br />
il veicolo in modo<br />
intuitivo e in tempo<br />
reale, e dare un<br />
input al veicolo in<br />
maniera precisa e<br />
mirata». Nella foto<br />
in basso, il Ceo<br />
di Itg, Pierangelo<br />
Margutti.<br />
16<br />
17
«Per i piccoli<br />
trattori è più<br />
conveniente<br />
affidarsi a un<br />
veicolo elettrico».<br />
In queste pagine<br />
vi abbiano<br />
illustrato, in<br />
termini puramente<br />
esemplificativi,<br />
alcune delle aree<br />
di innovazione<br />
che Itg iscrive<br />
nella sua geografia<br />
ingegneristica.<br />
In basso, trovate<br />
per esempio, il<br />
Magnum di Case IH<br />
a guida autonoma,<br />
presentato al<br />
Sima del 2017<br />
direttamente dalla<br />
casa madre.<br />
TERRA<br />
brido plug-in, sarà la soluzione per bilanciare al<br />
meglio il sistema in tutte le fasi di lavoro, avendo<br />
la trazione, prese di forza e impianto idraulico<br />
azionati da macchine elettriche, alimentate da una<br />
batteria o da un motore termico. Il vantaggio di<br />
questo sistema è che si ottimizza il funzionamento<br />
del motore termico a regimi e temperature costanti<br />
aumentando l’efficienza, inoltre le utenze collegate<br />
alle macchine elettriche avranno la possibilità di<br />
essere controllate in maniera precisa e indipendentemente<br />
dalla velocità di avanzamento. Bisogna<br />
però tener conto non solo del sistema trattore<br />
ma anche delle infrastrutture a terra che dovranno<br />
essere adeguate».<br />
Ha senso lavorare sull’ergonomia in un futuro<br />
che vede mezzi a guida autonoma? Se sì, cosa<br />
state facendo in questa direzione?<br />
«Assolutamente sì, perché al di là di cosa potrà<br />
succedere nell’off-road, in cui la guida autonoma<br />
prenderà il sopravvento, bisogna tener conto<br />
della circolazione stradale e delle applicazioni<br />
“out-field”. La cabina è un posto di lavoro dove<br />
comfort, sicurezza ed ergonomia sono fondamentali<br />
per rendere il lavoro dell’operatore semplice<br />
ed efficace. Per far fronte all’aumento della complessità<br />
del sistema trattore e mantenere semplice<br />
la sua gestione diventano fondamentali la digitalizzazione<br />
e l’interazione uomo-macchina tramite<br />
interfacce intelligenti che diano un output di ciò<br />
che sta facendo il veicolo in modo intuitivo e in<br />
tempo reale, e dare un input al veicolo in maniera<br />
precisa e mirata. In questo ambito abbiamo<br />
maturato un notevole know-how da esperienze<br />
passate e da progetti in atto non solo legati al<br />
mondo dell’agricoltura, ma in generale a quello<br />
industriale. Cambierà l’ergonomia non solo legata<br />
alla biomeccanica, ma più sull’interfaccia».<br />
Sciami robotici, un futuro credibile e in che<br />
contesto? Voi ci state lavorando?<br />
«Sicuramente nell’agricoltura specializzata in<br />
cui gli ambienti sono ben definiti e controllati<br />
ne vediamo un interessante sviluppo. Per quanto<br />
riguarda le applicazioni in campo aperto è più<br />
complesso in quanto rimangono questioni come<br />
trasporto e sicurezza. Abbiamo in corso diverse<br />
discussioni e analisi con clienti e partner. Rispetto<br />
al trattore nato multipurpose, i robot saranno<br />
più specializzati».<br />
Mondo delle attrezzature: come si sta evolvendo<br />
e perché stanno restando indietro? Ci state<br />
lavorando anche voi?<br />
«Il mondo delle attrezzature è formato da molte<br />
piccole realtà, non tutte hanno le strutture di<br />
ricerca e sviluppo necessarie per seguire questo<br />
profondo cambiamento tecnologico in atto.<br />
Le attrezzature avranno un ruolo fondamentale<br />
nell’agricoltura 4.0 e dovranno seguire il trattore<br />
nel processo di transizione dal meccanico<br />
all’elettronico. Sarà quindi necessario ripensarle<br />
a livello di sistema e integrazione con il<br />
trattore e con le infrastrutture a terra in modo<br />
da guadagnare efficienza. Non vanno comunque<br />
dimenticate le attrezzature già esistenti che dovranno<br />
comunque essere aggiornate per potersi<br />
interfacciare con il trattore del futuro, e abbiamo<br />
visto che è possibile farlo con egregi risultati.<br />
Anche in questo campo abbiamo diversi e interessanti<br />
progetti in atto. I compiti saranno gli<br />
stessi di oggi ma fatti in modo diverso, più intelligente,<br />
efficace ed efficiente per produrre di più<br />
con meno e avere un impatto minimo sull’ambiente.<br />
Per far ciò sarà sempre più necessario<br />
che il trattore del futuro sia interconnesso e che<br />
faccia parte di un sistema più ampio con l’integrazione<br />
interattiva.<br />
Le attrezzature avranno un ruolo fondamentale<br />
nell’agricoltura 4.0 e dovranno seguire il trattore<br />
nel processo di transizione dal meccanico all’e-<br />
lettronico. Sarà quindi necessario ripensarle a<br />
livello di sistema e integrazione con il trattore e<br />
con le infrastrutture a terra in modo da guadagnare<br />
efficienza».<br />
18<br />
19
KOHLER. Demo Days <strong>2023</strong><br />
COME IL<br />
2 GIUGNO<br />
Non ci si accusi di vilipendio. L’evento sul<br />
campo organizzato da Kohler nel quartier<br />
generale di Reggio Emilia ci ha ricordato la<br />
parata in occasione della festa della Repubblica.<br />
Schierate tutte le divisioni (rappresentate dai<br />
sistemi a benzina, puramente diesel e dagli<br />
ibridi) con “addosso” le livree degli installatori<br />
presenti. Questi rispondono ai nomi di Avant<br />
Tecno, Cela, Cormidi, Jcb, Kramer, Willie<br />
Terra<br />
La stella cometa di Kohler ha proiettato sul cielo<br />
di Reggio Emilia la simbiosi astrale tra i 150 anni<br />
dalla fondazione della casa madre (correva l’anno<br />
1873, in Wisconsin) e i 90 anni della Lombardini. La<br />
divisione Kohler Engine risale invece al 1920, con<br />
quei motori a benzina inizialmente destinati ai gruppi<br />
elettrogeni. Nel terzo decennio del secolo scorso,<br />
nel Winsconsin, come in altri stati dei Grandi Laghi e<br />
del Mid-West, si avvertiva infatti la necessità impellente<br />
di alimentare le sconfinate fattorie di quell’area<br />
a vocazione rurale. La cuspide di questa congiuntura<br />
celeste si è materializzata nei Kohler Demo Days<br />
<strong>2023</strong>. Questa due giorni dedicata alla stampa, secondo<br />
i padroni di casa, «consente ai giornalisti di varcare le<br />
porte di Kohler, assimilandone la storia, toccandone<br />
con mano i motori, e godendone le performance grazie<br />
alle macchine di chi Kohler Engines l’ha scelto<br />
come fornitore. Incarnando l’essenza stessa del marchio,<br />
il format unico dell’evento punta i riflettori sui<br />
veri protagonisti, i motori Kohler. I motori diventano<br />
ancora una volta i vibranti narratori di una storia<br />
lunga oltre un secolo, fatta di passione e know-how,<br />
raccontando come hanno rivoluzionato il lavoro degli<br />
operatori». Nino De Giglio, Direttore Marketing<br />
Communications & Channel Management, Kohler<br />
Engines, ha commentato: «La crescita che Kohler Engines<br />
ha registrato negli ultimi anni, il risultato di un<br />
enorme lavoro e di una stretta collaborazione che porta<br />
i nostri clienti a diventare veri e propri partner con<br />
cui rafforzare le “value proposition” e avere accesso<br />
ai diversi segmenti di mercato, e con cui condividere<br />
risorse come competenze e infrastrutture. I nostri<br />
Demo Days nascono proprio con questo intento».<br />
Abbiamo “toccato con mano”<br />
Per noi è stata l’occasione di vedere, e toccare con<br />
mano, alcune applicazioni galvanizzate dai mono e<br />
policilindro usciti dalle linee produttive di Reggio, e<br />
non solo. La mappa della “business unit” motoristica,<br />
che occupa all’incirca 2.500 risorse, iscrive Reggio<br />
come polo tecnologico dei Kdi, dei bicilindrici e dei<br />
propulsori per le vetturette. In India, Aurangabad è<br />
orientata ai monocilindrici e, da quest’anno, al Ksd,<br />
alias Kohler Small Displacement. È stata recentemente<br />
inaugurata una sezione di 4.500 metri quadri,<br />
espressamente per questo motore. La curva del Diesel<br />
of the Year 2022 è in pieno “ramp up” e dal 2024<br />
è destinata a crescere in termini di volumi, quando<br />
arriveranno sul mercato le prime macchine motorizzate<br />
dal dispari da 1,39 litri (AxC 81x90 millimetri).<br />
Citiamo quelle a firma di Cargotech, Haulotte e Avant<br />
Tecno, quest’ultima presente nel campo prova, affiancata<br />
da Cela, Cormidi, Jcb, Kramer e Wille. I Kdw,<br />
che rispondono all’identikit degli ex Focs, sono assemblati<br />
sia a Reggio che ad Aurangabad. Disponibili<br />
a 2, 3 e 4 cilindri, coprono una taglia applicativa che<br />
ha attecchito soprattutto nel movimento terra. Nota a<br />
margine per i bicilindrici, che esercitano un forte appeal<br />
sulle vetturette. Stiamo parlando di un segmento<br />
circoscritto in Italia e sostanzioso in contesti europei<br />
come quello tedesco e transalpino. Un mercato che<br />
vale per Kohler circa 15mila motori. I raffreddati ad<br />
aria rispondono alle esigenze di macchine “scampate”<br />
ai rigori normativi e dal funzionamento lineare,<br />
con cilindrate di poche centinaia di centimetri cubici.<br />
Tipicamente, le motozappe. Il fabbisogno dei motori<br />
a benzina negli Stati Uniti è assorbito grossomodo al<br />
90% dal garden, in Europa diversifica invece lo spettro<br />
applicativo, che piace al “rental”, anche per le piccole<br />
multipurpose e per i generatori supercompatti. La<br />
produzione di queste unità si sdoppia, ad Hattiesburg,<br />
in Mississippi, e a Chongqing, uno dei cuori pulsanti<br />
dell’industria motoristica cinese. Soffermiamoci sui<br />
motori a benzina con Pierpaolo Grassigli, a lungo responsabile<br />
del servizio applicazioni, che ha traslocato<br />
al marketing support. Interpreta il ruolo di interfaccia<br />
col cliente, prima della vendita. Potremmo chiamarlo<br />
il vettore della customizzazione, nella mediazione tra<br />
fornitore e installatore. Ci ha raccontato un aneddoto<br />
proveniente da oltreoceano. Una serie di fotogrammi,<br />
estratti da una pellicola, in cui un contadino gongola<br />
per il suo trattorino John Deere motorizzato Kohler.<br />
Un simbolo della tradizione a stelle e strisce che al<br />
top performa con 40 cavalli (29,4 chilowatt), intercettato<br />
dai costruttori europei per applicazioni come<br />
i biotrituratori.<br />
Benzina<br />
I V-Twins si presentano sia con albero verticale, il<br />
quale spopola in America, che orizzontale. La famiglia<br />
Pro Efi si distingue per l’impostazione heavy-duty,<br />
come si evince dall’onomastica. Prodotti in Cina,<br />
dove Kohler assembla anche motori per tosaerba a uso<br />
hobbistico, i Command Pro CH270, CH395 e CH440<br />
ribadiscono la loro natura professionale sfoggiando<br />
canna cilindro in ghisa, basamento in acciaio forgiato<br />
e la funzione “oil sentry”, funzionale al controllo del<br />
livello olio e a spegnere il motore, nel caso questo<br />
sia troppo basso. I serbatoi della benzina promettono<br />
una capacità maggiore, nell’ordine tra il 10% e il 30%<br />
rispetto alla concorrenza, implementando così il tempo<br />
lavoro utile. Infine, il filtro Quad Clean, montato<br />
verticale, con separatore polveri a ciclone Donaldson,<br />
e l’Auto-fuel Shutoff, il quale chiude automaticamente<br />
il rubinetto della benzina, che intercetta l’alimentazione,<br />
allo spegnimento del motore, e lo riapre al<br />
riavvio, eliminando così la variabile umana (l’operatore<br />
è sollevato dall’incarico). A fare uso dei benzina<br />
c’è Cormidi, che produce soprattutto motocarriole<br />
cingolate e minidumper, anche per conto di Yanmar,<br />
piattaforme aeree e skid. Secondo Marco Martella,<br />
presente ai Demo Days, le macchine strette dell’Oem<br />
20<br />
21
Terra<br />
salernitano, dalla significativa capacità di trasporto<br />
(l’ordine di grandezza fornito da Cormidi è, per alcune<br />
taglie, 550 chili rispetto ai 450 della concorrenza),<br />
beneficiano dell’adattabilità nello spettro macchina.<br />
Le normative Usa talvolta impediscono di cambiare<br />
il serbatoio. Kohler ha conciliato le necessità di Cormidi,<br />
che consegna circa 500 macchine all’anno in<br />
Nord America, intervenendo sull’ergonomia. «Le nostre<br />
macchine hanno il motore posizionato molto il<br />
basso, quasi a terra» dice Martella, «costringendolo<br />
ad aspirare un sacco di polvere. La conseguenza è la<br />
pulizia quotidiana del filtro. Problema risolto con il<br />
sistema di filtrazione di Kohler». Altra motivazione<br />
addotta da Martella per questa scelta è la reperibilità<br />
dell’assistenza a livello globale. Del resto, si sa che<br />
«la prima macchina è venduta dal commerciale, la<br />
seconda dall’assistenza».<br />
Kdi3.4<br />
Francesca Rinaldi, Product manager del Kdi3.4, ci ha<br />
riportati al secondo, in ordine temporale, tra i Diesel<br />
of the Year di Kohler. È lui, tuttora, l’alto di gamma<br />
e, al pari degli altri Kdi, condensa gli accessi alla manutenzione<br />
su un solo lato, mentre le prese di forze<br />
sono equamente distribuite, due per parte, in modo da<br />
facilitare il compito di pompe idrauliche e ausiliari. E<br />
degli operatori, s’intende. Gli ingranaggi della distribuzione<br />
sono racchiusi nella campana, le interfacce<br />
del volano assecondano le configurazioni applicative,<br />
che si tratti di generazione, agricolo o construction.<br />
La centralina richiama la rigenerazione solo quando<br />
riceve dai sensori il segnale di intasamento. In una parola,<br />
è “trasparente” all’operatore. Il post-trattamento è<br />
coibentato, quindi posizionabile anche in prossimità di<br />
sorgenti di calore, e conferma in Stage V la lunghezza<br />
prevista per il Tier 4 Final, seppure con diametro leggermente<br />
superiore. Abbiamo chiesto a lei un approfondimento.<br />
«Diversi installatori, come Wille, hanno<br />
apprezzato la compattezza, la facilità di installazione<br />
all’interno del vano motore. Le macchine richiedono<br />
spazio per attaccare esternamente gli accessori. La<br />
versatilità del post-trattamento, che possiamo fornire<br />
premontato oppure sfuso, quindi adattabile al layout<br />
della macchina. Arriviamo a 650 Nm a 1.400 giri,<br />
anche nella parte bassa dei regimi, fino al minimo,<br />
tra 800 e 1.000 giri, in base alla scelta del costruttore.<br />
Si rende così congeniale a quelle applicazioni che<br />
richiedono “forza”, quindi coppia, come escavatori<br />
e multipurpose. La potenza arriva a 112 chilowatt a<br />
1.800 giri, con 105 kW di potenza nominale a 2.200<br />
giri. È il “power bulge”, la riserva di potenza che a<br />
un regime inferiore permette di sfruttare a pieno la<br />
coppia nelle due prese di forza, che si trovano sui due<br />
lati del motore».<br />
La Wille 675Δ è una pala gommata multifunzionale<br />
dal baricentro basso, che conferisce un raggio di ster-<br />
zata e una manovrabilità consoni ai luoghi più angusti.<br />
Il 3404 Stage V asseconda il layout e fornisce una<br />
pronta risposta ai transitori, per rispondere a ostacoli,<br />
come la presenza di un tronco, o per rimuovere la<br />
neve. Alimenta l’impianto, con due circuiti idraulici<br />
e una pompa a portata variabile con rilevamento del<br />
carico, ed è predisposto per l’Hvo100, sempre più<br />
diffuso nei Paesi scandinavi. Riprendiamo il filo del<br />
discorso di Francesca Rinaldi, che ci regala una succosa<br />
anticipazione sul 3,4 litri. «Alcuni partner esterni,<br />
costruttori con cui collaboriamo, stanno testando lo<br />
sviluppo a gas per specifiche tipologie di applicazione.<br />
Puntiamo sulla diversificazione dei combustibili,<br />
quindi metano e biometano. Stiamo valutando altri<br />
combustibili alternativi, sintetici, GtL, e-fuel. L’intera<br />
gamma Kohler è disponibile a Hvo, che ha un numero<br />
di cetano più alto rispetto al gasolio. La densità<br />
leggermente più bassa è compensata. L’unico vero<br />
problema è dato dalla disponibilità di questi combustibili».<br />
La manovrabilità è apprezzata anche da Kramer,<br />
che sui modelli 5075, 5085 e 5095 della Serie 5 ha un<br />
Kdi 2504 Tcr Stage V da 55 kW, proprio per la compattezza.<br />
Il motore è installato sullo sbalzo posteriore,<br />
per la visuale panoramica dell’operatore in cabina.<br />
Ibrido, alias K-Hem<br />
Dal termico “single” al termico “accompagnato”, con<br />
l’elettrico, chiaramente. Paolo Zaccarelli è l’esperto<br />
dei K-Hem e ha illustrato la collaborazione con Cela.<br />
Il ciclo deve per forza di cose essere intermittente, là<br />
dove non si raggiungono le temperature utili alla rigenerazione<br />
dei filtri in movimento. Il prezzo da pagare<br />
è la perdita di produttività, perché richiede il fermo<br />
macchina, mantiene potenza in parallelo cui somma<br />
potenza elettrico. Il diesel è sempre acceso, quando<br />
lavora a ciclo basso può ricaricare batterie, ed è assemblato<br />
con motore elettrico. A seconda del punto<br />
del ciclo di lavoro, il sistema ibrido parallelo ottimizza<br />
la batteria o si comporta da generatore, per ricaricarla.<br />
«Quando abbiamo scelto Kohler la decisione è stata<br />
guidata da due principali esigenze: voler creare la<br />
prima piattaforma su cingoli di grandi dimensioni che<br />
non necessitasse di un sistema di post-trattamento, e<br />
voler creare la prima piattaforma di questo tipo che<br />
avesse delle emissioni realmente ridotte» afferma<br />
Aldo Arcari, direttore di stabilimento di Cela. «Questo<br />
matrimonio perfetto è stato pensato da Cela e<br />
Kohler, e si è espresso con il primo motore ibrido da<br />
noi installato sui nostri ragni, o piattaforme cingolate<br />
con doppi bracci telescopici da 28 e 30 metri, chiamate<br />
Spyder DT28 e DT30».<br />
Il termico di questo sistema, pioniere della serie K-<br />
Hem, si assesta sotto la soglia dei 19 chilowatt, eludendo<br />
l’installazione del Dpf. L’elettrico porta in dote<br />
altri 15 kW. L’idraulica e il controllo macchina non<br />
sono stati toccati. La macchina si autoregola tramite<br />
la centralina, che controlla motore elettrico e inverter,<br />
interfacciandosi con batteria e battery management system.<br />
L’integrazione del sistema è a cura di Kohler, la<br />
quale dispone dal gennaio 2022 di un’altra freccia nel<br />
suo arco, Curtis Instruments, che sarà coinvolta nella<br />
ibridizzazione del Ksd.<br />
Ai 26 sistemi con l’1,3 litri finora forniti si assommeranno<br />
gli altri 25 in ordine. Con Cela è in fase di studio<br />
e sviluppo una nuova piattaforma da 40 metri, che<br />
prevede l’evoluzione dei cingoli da idraulici a elettrici.<br />
Vista dal drone<br />
della prima<br />
giornata dei Kohler<br />
Demo Days <strong>2023</strong>,<br />
dedicata alla<br />
stampa nazionale.<br />
Mercoledì 21<br />
giugno è stata<br />
invece riservata<br />
ai giornalisti delle<br />
riviste estere.<br />
Potete riconoscere<br />
le applicazioni<br />
Avant Tecno, Cela,<br />
Cormidi, Jcb,<br />
Kramer, Wille.<br />
22<br />
23
interviste. BU Power Perkins Italia<br />
VITE<br />
PARALLELE<br />
Numeri, previsioni, bilanci, obiettivi<br />
di vendita. Le coordinate di qualsiasi<br />
divisione commerciale, e BU Power<br />
Perkins Italia non poteva fare eccezione.<br />
Eppure il “sales management” non è<br />
ingabbiabile in un file Excel, perché<br />
a condurre le danze sono le persone.<br />
In questo caso, gli interpreti si chiamano<br />
Stefano Meneghini e GianRomeo<br />
Brugnetti, che ci hanno raccontato<br />
di se stessi e del mondo BU Power<br />
Le due anime<br />
della divisione<br />
commerciale di<br />
BU Power Perkins<br />
Italia. Da sinistra,<br />
GianRomeo<br />
Brugnetti e Stefano<br />
Meneghini. Come<br />
dire, gli interpreti<br />
del passato e del<br />
presente di BU<br />
Power Systems<br />
Italia, capaci di<br />
coniugare il verbo<br />
di Perkins anche<br />
al futuro<br />
terra<br />
Ci troviamo a Gironico, dove l’emanazione italiana<br />
di Perkins è insediata da prima che, nel<br />
2011, BU Power assumesse i diritti esclusivi<br />
per il mercato nazionale. Incastonata tra i dolci rilievi<br />
della verde Brianza e un’eco lacustre (il lago<br />
di Como si trova a una decina di chilometri), è terra<br />
di industrie, e le industrie sono fatte da uomini. Ed<br />
è per questa ragione che abbiamo curiosato nell’avanguardia<br />
militante di ogni azienda che si rispetti,<br />
l’ufficio commerciale. Qui, tra capannoni in fase di<br />
espansione all’interno del perimetro aziendale e la<br />
vegetazione prospicente, convivono armonicamente<br />
le curvature professionali e biografiche di Stefano<br />
Meneghini, classe 1962, e GianRomeo Brugnetti,<br />
classe 1984. Di mezzo non c’è solo una generazione,<br />
in termini anagrafici; c’è la metamorfosi della<br />
meccanica in un’entità multiforme e poliedrica. Approcciamo<br />
la prospettiva più istituzionale e prosaica,<br />
frughiamo cioè negli interstizi delle applicazioni<br />
industriali, mobili e stazionarie. Seguirà la traccia<br />
più genuinamente umana.<br />
La transizione passa anche per il termico. Nell’automotive,<br />
lo “svincolo” si chiama Euro 7 e pare<br />
essere mal digerito dagli Oem. C’è spazio per uno<br />
Stage VI e quale direzione dovrebbe prendere?<br />
«Non esistono informazioni ufficiali sull'eventuale<br />
istituzione dello Stage VI. Sappiamo però, per<br />
certo, che ci sarà l’Euro 7, quindi è plausibile, di<br />
riflesso, che possa succedere qualcosa anche nel<br />
mondo industriale. Di sicuro ci attende un periodo<br />
di stabilità, fino all’introduzione dell’ipotetico Stage<br />
VI, che non avverrà di certo prima del 2027/28.<br />
Stiamo quindi parlando di almeno otto anni di stabilità<br />
dall’adozione dello Stage V. In questo periodo<br />
è dunque possibile stabilizzare i costi, le tecnologie,<br />
la rete di assistenza. A livello globale registriamo<br />
l’innalzamento dei limiti sulle emissioni al di fuori<br />
dell’Unione europea. Dal gennaio dell’anno prossimo<br />
sarà operativo lo Stage V in Turchia; dal 2024<br />
il China IV e il Bahrat IV in India allineeranno gli<br />
standard emissivi dei due giganti asiatici a quelli<br />
europei. Senza trascurare il Sudamerica, dove il<br />
Cile si è dichiarato pronto al salto in Tier 4 Final<br />
entro la fine del prossimo anno. Per noi motoristi è<br />
un fatto estremamente positivo, perché si limitano<br />
così le diversità di allestimenti e si aiuta l’endotermico<br />
a sopravvivere, anche in termini di competitività<br />
del Tco. Gli stessi Oem sono confortati<br />
da questo processo di omogeneizzazione. Ci tengo<br />
comunque a precisare che tutti i motori Perkins<br />
sono già pronti per affrontare un ulteriore step<br />
normativo».<br />
Termico e idrogeno, una “pazza idea” sempre<br />
più sulla bocca degli addetti ai lavori. Che fare<br />
per ridurre il gap di efficienza? Qual è la posizione<br />
di BU Power Perkins?<br />
«L’idrogeno avrà voce nel mercato industriale,<br />
Perkins e Caterpillar ne sono consapevoli e stanno<br />
svolgendo i loro test. Al momento non disponiamo<br />
di nessuna comunicazione ufficiale da presentare<br />
al mercato. A proposito di posizioni, BU Power<br />
Perkins Italia ha più volte ribadito la centralità<br />
del diesel anche nella transizione. Dobbiamo essere<br />
realistici. Il tessuto dei costruttori italiani è<br />
estremamente diversificato e propenso all’utilizzo<br />
di soluzioni tecnologiche innovative ma comprovate.<br />
Non posso certo dirle, in buona fede, che ci<br />
richiedano ossessivamente di applicarci a soluzioni<br />
elettrificate. Quando Perkins introdurrà una soluzione<br />
definitiva, normata, certificata, i nostri Oem<br />
saranno i primi a utilizzarla. Al momento cercano<br />
certezze, non si prestano a fare da tester. In questa<br />
narrazione si fatica a separare il profilo del<br />
marketing da quello normativo. Qual è il panorama<br />
normativo di una macchina a idrogeno, quello<br />
funzionale del rifornimento? Quali normative<br />
devono essere rispettate, in Europa e in Italia?<br />
Questo ragionamento vale anche per l’elettrico.<br />
Le aspettative e le richieste reali e pragmatiche da<br />
parte dei clienti riguardano macchine Stage V che<br />
funzionino, senza impatti sull’utilizzatore a livello<br />
di service, quindi, per fare un esempio, ci chiedono<br />
Scr e Dpf che non si intasino e che non si tratti di<br />
prototipi, ma di macchine funzionanti. Se invece<br />
ci spostiamo dalla parte di idrogeno a quella elettrica,<br />
da parte degli utenti è in fase embrionale la<br />
richiesta di “energy storage system”. Qui, obiettivamente,<br />
potrebbe esserci mercato e svilupparsi<br />
una richiesta seria, massiccia e crescente, che produca<br />
un fatturato reale».<br />
Il <strong>2023</strong>, a detta di tanti, era pronosticato come<br />
la fase calante di quest’onda. Qual è il polso del<br />
mercato?<br />
«Presidiamo due grosse fette di mercato, Electric<br />
Power, legato alla generazione di potenza, e industriale.<br />
Entrambi questi settori stanno “over-performando”,<br />
ragion per cui i nostri Oem hanno la<br />
produzione piena. Non si sta addensando nessuna<br />
nube all’orizzonte, ma l’order book sta un po’ calando,<br />
non si ragiona quindi di ricevere più ordini<br />
di quanti se ne possa sbrigare. Nel <strong>2023</strong> non ci attendiamo<br />
scossoni, sarà un anno uguale o superiore<br />
al 2022, mentre ci sarà da fare qualche considerazione<br />
ulteriore nel 2024, quando la brillantezza del<br />
mercato potrebbe opacizzarsi».<br />
Esaurita la parte istituzionale, trasliamo alle “vite<br />
parallele” (la citazione di Plutarco può apparire<br />
forzata, ma non lo è). Le industrie sono fatte di<br />
persone, fatte da persone, si diceva. Con le persone<br />
di BU Power ci siamo seduti in sala riunioni, accomodando<br />
allo stesso tavolo il passato, il presente e<br />
il futuro dell’anima commerciale di questa azienda.<br />
Tracce biografiche che si sovrappongono, talvolta<br />
divergono e finiscono per intersecarsi con la parabola<br />
industriale che le contiene. Professionalmente<br />
parlando, s’intende…<br />
Qual è stato il suo approccio ai motori industriali<br />
e a Perkins e BU Power?<br />
Brugnetti: «Sono sempre stato appassionato di motoristica.<br />
Dopo il corso di studi in ingegneria motore<br />
e turbomacchine, dal mio primo giorno di lavoro,<br />
il 1° aprile del 2007, ho iniziato a vendere motori,<br />
partendo con Pitteri e Violini. Perkins è il brand più<br />
rinomato nello scenario dei motori industriali. Ho<br />
sempre considerato l’approdo in BU Power Perkins<br />
un punto di arrivo. La vita mi ha successivamente<br />
portato a fare scelte diverse, cioè andarmene da<br />
qui per poi riprendere il percorso insieme. È stata,<br />
24<br />
25
terra<br />
rimane e sarà una cosa appassionante».<br />
Meneghini: «Sono entrato a far parte della famiglia<br />
Perkins nel 1988, assunto per svolgere compiti<br />
di assistenza, con alle spalle una autentica<br />
passione per i motori a benzina. Mi sono spostato<br />
al diesel con grande facilità. Sono stato premiato<br />
proprio per la mia passione, che mi ha consentito<br />
di fare dei grandi passi all’interno dell’azienda.<br />
Ho transitato dall’application alle vendite, nonostante<br />
inizialmente non ne volessi sapere. Per convincermi,<br />
mi hanno dovuto raccontare che avevano<br />
estremo bisogno di gente che vendesse i motori e<br />
li capisse. Sono approdato nel reparto vendite nel<br />
2003, in coincidenza dell’avvento dell’elettronica<br />
nel nostro settore».<br />
Cosa è cambiato in questo mercato e cosa cambierà?<br />
È stato più difficile reggere l’urto del passaggio<br />
da Stage IIIA a Stage V per un’impresa<br />
di costruzioni o promuovere la conversione all’elettrico<br />
di un’azienda agricola (frutticola oppure<br />
orto-vivaistica)?<br />
Brugnetti: «Dal 2007 a oggi il cambiamento principale<br />
in questo mondo è stato sotto il profilo tecnico.<br />
La vendita del motore, inteso come “power<br />
unit” è diventata molto più tecnica, e per gli Oem<br />
è assai sfidante l’installazione dei motori. Questa<br />
tendenza ha incentivato una professionalizzazione<br />
decisamente importante del settore. In merito alla<br />
sua domanda, beh, non sarà semplicissimo. È probabilmente<br />
più facile convincere l’utente finale, che<br />
vede una Tco in discesa, se ha accesso all’energia<br />
elettrica a prezzi calmierati, che un Oem. Soprattutto<br />
per le aziende italiane di medio-piccola taglia<br />
rappresenta una sfida impegnativa».<br />
Meneghini: «L’elettrificazione è ancora in fase di<br />
gestazione. Dal momento che le ho vissute tutte,<br />
dallo Stage I, posso dire che ogni passaggio è stato<br />
un bagno di sangue, soprattutto per i clienti. Gli<br />
italiani sono flessibili, però hanno percepito questi<br />
cambiamenti sulle emissioni come una forzatura,<br />
non corrispondente a una loro iniziativa, ma imposta<br />
dalle normative. C’è stata parecchia difficoltà<br />
ad accettare questi passaggi, ed è rimasta una certa<br />
reticenza, molto forte fino al IIIB. L’avvento dell’Scr<br />
è stata la svolta, ha creato delle difficoltà ma,<br />
come dire, a un certo punto sai che devi prendere la<br />
medicina e agisci di conseguenza. Abbiamo sempre<br />
avuto un rapporto costruttivo con i clienti, con i<br />
quali ci siamo accompagnati a vicenda. L’elettrico<br />
arriverà, ma al momento ci sono troppe variabili,<br />
basti pensare all’impennata dei costi dell’energia<br />
elettrica. Richieste ce ne sono, ma di qui a dire che<br />
si stia per partire in pompa magna…».<br />
Quando avete modificato qualcosa nella vostra<br />
routine lavorativa (dalla posizione, all’area di<br />
interesse, alla stessa azienda), cosa avete avuto<br />
l’impressione, con l’esperienza, di avere perso,<br />
e quali consapevolezze avete invece maturato?<br />
Brugnetti: «In cinque anni al di fuori di BU ho avuto<br />
modo di vedere e imparare dinamiche diverse,<br />
trovandomi dall’altra parte, quella dell’headquarter,<br />
quindi del produttore, non del dealer. È stato<br />
molto formativo e ho avuto la possibilità di ampliare<br />
il mio bagaglio di conoscenza, lavorando con la<br />
sede centrale. Si percepiscono meccanismi che il<br />
distributore fatica a cogliere, con tutte le inevitabili<br />
difficoltà del caso. Si colgono aspetti più vicini alla<br />
ingegnerizzazione che alla commercializzazione».<br />
Meneghini: «È stato un processo abbastanza naturale,<br />
sempre avvincente anche quando ho cambiato,<br />
passando a Yuchai. La nostra vita è un po’ questa,<br />
abbiamo bisogno di stimoli, che ora come ora sono<br />
pure troppi… è quello che ci fa andare avanti. Non<br />
voglio generalizzare, ma lo vedo chiaramente nei<br />
giovani. Ho conosciuto ragazzi volenterosi, ma la<br />
voglia di mettersi in gioco è più difficile da scandagliare.<br />
La gente non si espone, cosa che a noi era<br />
invece richiesta».<br />
Se non ricoprisse l’attuale incarico, cosa le piacerebbe<br />
fare, all’interno di questo ecosistema?<br />
Brugnetti: «Ho sempre fatto il tecnico-commerciale,<br />
se non mi trovassi qui, vorrei passare dall’altro<br />
lato, togliermi cioè l’abito del venditore e occuparmi<br />
dell’ufficio acquisti».<br />
Meneghini: «Se potessi, riprenderei a fare il tecnico,<br />
attività che mi piaceva e mi piace tuttora. Mi diverto<br />
ad approfondire… Continuo a farlo in piccole<br />
dosi. Per esempio, in futuro mi piacerebbe investire<br />
il mio tempo per occuparmi di elettrificazione. La<br />
curiosità in merito è molto, molto elevata».<br />
Cosa vi piace maggiormente di questo lavoro e<br />
cosa trovate più sfidante?<br />
Brugnetti: «La ragione per cui consiglio di intraprendere<br />
questa professione è la possibilità di incontrare<br />
centinaia, migliaia di persone, con formazioni,<br />
ruoli e responsabilità diversi l’uno dall’altro.<br />
È un’attività di relazione, che ti mette in contatto<br />
con il montatore e l’amministratore delegato, l’utilizzatore<br />
finale e il noleggiatore. Si entra in contatto<br />
con tutta la filiera».<br />
Meneghini: «A me piacciono le relazioni, quindi ci<br />
sguazzo. La sfida è che i clienti sono diventati molto<br />
molto “demanding”, la crisi li ha indotti a essere<br />
più forti nell’avanzare le loro legittime richieste.<br />
C’è da dire che la scelta di sistemi propulsivi è<br />
aumentata tantissimo. La gestione delle relazioni mi<br />
ha consentito di stemperare queste sfide. Ribadisco<br />
il concetto: la relazione per me è fondamentale. E<br />
lo è pure mantenere una reputazione. Se sono sul<br />
mercato da trent’anni, posso dire che tutto sommato<br />
ha funzionato».<br />
“Donne e motori, gioie e dolori”: come la interpretate?<br />
Brugnetti: «Un ruolo come quello delle vendite<br />
ha un impatto forte sul tempo che si sottrae alla<br />
famiglia. Donne e motore, gioie e dolori, beh, in<br />
casa vivo con tre donne, mia moglie e le nostre<br />
due figlie. Oltretutto, in ufficio abbiamo due colleghe<br />
che si occupano delle vendite e tre addette<br />
al backoffice».<br />
Meneghini: «Guardi, mi viene da ridere perché ho<br />
cercato di motivare i miei due figli maschi a occuparsi<br />
di meccanica, ma non c’è stato verso… Ritengo<br />
che in Italia ci sia ancora qualche difficoltà,<br />
ma le donne con cui ho lavorato hanno dimostrato<br />
di saperci fare. La clientela si aspetta dei partner<br />
tecnico-commerciali, convenzionalmente associati a<br />
figure maschili, ma le donne sono molto precise e in<br />
questo ambito funzionano molto bene».<br />
Il vostro ruolo è materia esclusiva per profili tecnici<br />
o c’è spazio anche per altro?<br />
Brugnetti: «No, non è un’attività solo per soli ingegneri,<br />
richiede una conoscenza tecnica che si può<br />
creare sul campo e la predisposizione alle relazioni<br />
è preponderante».<br />
Meneghini: «Abbiamo detto che questo lavoro è<br />
fatto soprattutto di relazioni, al tempo stesso devi<br />
conoscere il prodotto. Il problema, talvolta, è che<br />
i tecnici vedono “nero o bianco”, e il vero venditore<br />
deve sapersi districare nella parte grigia,<br />
riconoscere quello che c’è nel mezzo. Questo è il<br />
grande punto di domanda, perché i tecnici puri faticano<br />
ad adattarsi alle logiche del commerciale,<br />
perché è necessario accettare dei compromessi, e<br />
il tecnico non li accetta. Passai alle vendite in occasione<br />
di una fase sperimentale, eravamo cinque<br />
tecnici-commerciali prescelti per questa sfida. Sono<br />
tutti tornati indietro, tranne me. Devi imbastire una<br />
relazione con l’interlocutore e, allo stesso tempo,<br />
sapergli dire di cosa ha bisogno. L’ideale sarebbe<br />
una figura in grado di brillare nelle relazioni senza<br />
compromettere il proprio bagaglio tecnico».<br />
BRUGNETTI<br />
«È un’attività di<br />
relazione, che ti<br />
mette in contatto<br />
con il montatore<br />
e l’amministratore<br />
delegato,<br />
l’utilizzatore finale<br />
e il noleggiatore».<br />
MENEGHINI<br />
«La relazione<br />
per me è<br />
fondamentale. E lo<br />
è pure mantenere<br />
una reputazione.<br />
Se sono sul<br />
mercato da<br />
trent’anni, posso<br />
dire che tutto<br />
sommato ha<br />
funzionato».<br />
26<br />
27
kubota. PLANTWORX<br />
QUATTRO<br />
STAGIONI<br />
Non equivocate, non vi coinvolgeremo in una<br />
divagazione sulla pizza. Dal momento che il<br />
riferimento è al micro-ibrido di Kubota, l’arcano<br />
è presto svelato. Dopo Bauma e ConExpo,<br />
un’altra fiera del movimento terra, il Plantworx<br />
di Peterborough, vede protagonista la formula<br />
micro ibrida, che si presta alla modulazione di<br />
una pluralità di carichi e di ambienti di lavoro.<br />
Insomma, un propulsore per tutte le stagioni,<br />
nell’accezione positiva del termine<br />
DANIEL GRANT,<br />
KUBOTA E<br />
LA NORMA<br />
EN15940<br />
«Hvo e Gtl<br />
possono essere<br />
scambiati con un<br />
normale diesel<br />
e c’è anche la<br />
possibilità di<br />
mescolarli con altri<br />
combustibili senza<br />
compromettere<br />
le prestazioni del<br />
motore».<br />
Terra<br />
ConExpo, pochi mesi or sono. Estrapoliamo<br />
una parte della risposta sull’ibridizzazione.<br />
«La posizione di Kubota è molto semplice.<br />
La strategia relativa al motore a combustione, che<br />
si concentra sull’aumento dell’efficienza, prevede<br />
anche una soluzione per i carburanti, come Hvo,<br />
GtL o altri carburanti sintetici. La nostra strategia<br />
di ibridizzazione è complementare a questa filosofia.<br />
Taluni clienti dipendono molto dall’ambiente<br />
in cui operano, da quello della macchina e dal<br />
ciclo di lavoro. L’abilità consiste nell’abbinare<br />
correttamente le richieste di potenza reale alle<br />
soluzioni disponibili. Stiamo investendo in modo<br />
significativo nelle nostre capacità di test, per una<br />
convalida più corretta. Vogliamo essere il più possibile<br />
flessibili, ma dobbiamo essere realistici e<br />
lavorare a stretto contatto con i nostri Oem».<br />
Da Vegas a Peterborough<br />
Ripartiamo da qui e trasferiamoci da Las Vegas<br />
a Peterborough, in Inghilterra. Una località che<br />
solitamente echeggia su queste pagine in associazione<br />
a Perkins. In questo caso la matrice è il<br />
Plantworx, la rassegna che tasta il polso al movimento<br />
terra nel Regno Unito, dalle macchine<br />
da cantiere ai gruppi per la generazione, che si<br />
tratti di Stage V o di idrogeno. Il format riflette<br />
quanto visto al Bauma Monaco e al ConExpo. La<br />
decarbonizzazione ha senso anche se applicata in<br />
forma parziale, comunque efficace e disponibile<br />
“a scaffale”, senza particolari alchimie infrastrutturali<br />
e agevolazioni da parte della sfera politica.<br />
Da queste parti la formula del micro-ibrido<br />
si traduce in due sigle, il D1105 P2 e il V3307-<br />
CR-T. Questa tecnologia è intrepretata dai Kubota<br />
micro-ibridi mediante l’applicazione di un<br />
motogeneratore a 48 volt che utilizza l’energia<br />
elettrica solo per la gestione dei sovraccarichi intermittenti.<br />
Cosa succede, in pratica? L’endotermico<br />
attinge alla bisogna a una potenza elettrica<br />
supplementare di 10 chilowatt. “Alla bisogna”,<br />
in altri termini, significa in presenza di carichi<br />
occasionali e improvvisi. Una soluzione, quella<br />
del “boost” elettrico in tandem con l’affidabilità<br />
delle curve specifiche di un motore a combustione<br />
interna, che consentendo agli operatori di selezionare<br />
la potenza più adatta al carico, insieme<br />
all’energia elettrica per compensare i sovraccarichi<br />
intermittenti. La tecnologia micro-ibrida di<br />
Kubota è infatti particolarmente adatta a quelle<br />
applicazioni caratterizzate da sovraccarichi occasionali,<br />
come le macchine industriali mobili utilizzate<br />
nei cantieri, cioè carrelli elevatori, spazzatrici,<br />
rulli compressori, escavatori, sollevatori<br />
telescopici, pale gommate, generatori e sollevatori<br />
aerei. Un altro ambiente elettivo è quello “indoor”,<br />
cioè quegli spazi coperti, tipicamente magazzini<br />
o, addirittura, sotterranei, dove la frazione<br />
elettrica della catena cinematica ibrida tutela la<br />
salute degli operatori (e asseconda le sempre più<br />
frequenti disposizioni normative e regolamenti<br />
in materia). Daniel Grant, Manager, Marketing<br />
Intelligence per la Business Unit Engines Europe<br />
di Kubota, ha precisato che «allo stesso tempo, i<br />
nostri micro-ibridi offrono agli operatori vantaggi<br />
straordinari, tra cui l’allungamento dei tempi di<br />
manutenzione, la facilità di installazione a bordo<br />
macchina, il miglioramento del consumo di carburante<br />
e la flessibilità di progettazione dell’applicazione».<br />
Il generatore del motore sincrono<br />
a corrente alternata, che non richiede interventi<br />
di manutenzione, è incassato nell’alloggiamento<br />
del volano per ridurre al minimo le dimensioni e<br />
tutti i componenti necessari, come i motori e le<br />
batterie agli ioni di litio da 48 V, sono forniti da<br />
Kubota, che si propone dunque come interlocutore<br />
unico. Non è necessario un meccanismo di<br />
trasmissione a cinghia, aumentando così la robustezza<br />
e la facilità di manutenzione. Passiamo al<br />
dettaglio del duetto ibrido. Il 3 cilindri da 1,123<br />
litri (AxC, 78 x 78,4 mm), aspirato e raffreddato<br />
ad acqua, frazione termica del D1105 P2 Hybrid<br />
ha una potenza di 18,5 chilowatt a 3.000 giri ed<br />
è dotato di una frizione posizionata tra il motore<br />
e la trasmissione. Come si dice con un discutibile<br />
anglicismo è “switchabile” da una fonte di alimentazione<br />
all’altra. Ad esempio, in ambienti sensibili<br />
alla rumorosità o alle emissioni allo scarico,<br />
è possibile convertire l’azionamento in elettrico.<br />
Il motore è compatto anche con una frizione unidirezionale<br />
incorporata nella scatola del cambio in<br />
dotazione, larga 20 centimetri. Una pompa idraulica<br />
può essere montata sulla scatola del cambio<br />
per prelevare la potenza. La produzione seriale è<br />
prevista per il 2025.<br />
Il 4 in linea V3307-CR-T, 3,331 litri (AxC, 94 x<br />
120 mm), ha una potenza nominale di 55,4 kW a<br />
2.600 giri e rispetta gli ingombri della versione<br />
endotermica. Eredità del motore diesel è a risposta<br />
rapida, i 265 Nm e l’assenza di Scr, che gioca<br />
a favore della compattezza.<br />
E non finisce qui. Si passa all’idrogeno<br />
Trovate un dettaglio dell’iniezione nella foto di<br />
apertura. Lui è il 3,8 da 85 chilowatt, rivisitato<br />
per utilizzare l’idrogeno come carburante. La base<br />
non è però il best-seller diesel, ma l’equivalente<br />
a gas, il WG3800 con accensione a scintilla. Anche<br />
in questo caso l’ingegneria giapponese si è<br />
adoperata per preservare dimensioni e ingombro<br />
esistenti, pur mantenendo la varietà di accessori<br />
selezionabili e la compatibilità con le applicazioni<br />
dei clienti. Come approfondito in riferimento alla<br />
collaborazione con Denyo, questa soluzione si propone<br />
per il settore dei gruppi elettrogeni.<br />
Come non citare il V5009, avanguardia di Kubota<br />
al di sopra della soglia dei 200 cavalli. Oltretutto,<br />
rappresenta il primo motore asiatico ad aggiudicarsi<br />
il Diesel of the Year, nel 2019. Questo<br />
quadricilindrico da 5 litri (AxC 110 x 132 mm)<br />
si spinge 157,3 chilowatt a 2.200 giri e 883 Newtonmetro<br />
a 1.500, si caratterizza per le sollecitazioni<br />
mantenute saldamente sotto controllo, come<br />
nella migliore tradizione del Sole Levante, pur<br />
attingendo in modo efficace al capitale prestazionale.<br />
Per fare un esempio, a coppia massima<br />
sono disponibili 130 chilowatt, che si avvicinano<br />
al 90% della potenza totale.<br />
28<br />
29
Hydrogen Expo. Piacenza<br />
UNA FILIERA<br />
GIOVANE<br />
Si è tenuta a Piacenza Expo, dal 17 al 19 maggio, la<br />
seconda edizione della principale manifestazione<br />
italiana dedicata alla filiera dell’idrogeno. Oltre 7mila<br />
i visitatori e 150 gli espositori italiani ed esteri, a<br />
conferma dell’interesse che questa fiera, nonostante<br />
la giovane età, sta suscitando.<br />
terra&energia<br />
È<br />
stata grande la soddisfazione degli organizzatori<br />
per i risultati di Hydrogen Expo, una fiera nata<br />
solo l’anno scorso ma che sta raccogliendo la<br />
partecipazione di associazioni e aziende attive lungo<br />
tutta la filiera dell’idrogeno. Fabio Potestà, direttore<br />
di Mediapoint & Exhibitions nonché organizzatore<br />
della rassegna piacentina, ha sottolineato: «Nonostante<br />
l’alluvione, che nel giorno di inaugurazione della fiera<br />
ha colpito la regione Emilia-Romagna, interrompendo<br />
di fatto una delle principali arterie di comunicazione<br />
Nord-Sud, non possiamo che essere soddisfatti per<br />
l’enorme quantità di visitatori, molti dei quali dall’elevato<br />
profilo specialistico, raccolti nei tre giorni di<br />
apertura». A contribuire a questo successo sono stati<br />
certamente la grande quantità dei convegni e la qualità<br />
dei relatori, che hanno richiamato un consistente<br />
numero di partecipanti.<br />
Un consorzio per la navigazione pulita<br />
Abbiamo raccolto le opinioni e le novità di alcuni degli<br />
espositori, come il consorzio sH 2<br />
YpS, finalizzato<br />
a trovare la strada per raggiungere una navigazione a<br />
emissioni zero. Per combinare i tempi di applicazione<br />
stretti, imposti dall’Imo, e il divario tecnologico, questo<br />
progetto – studiato in particolare per le navi da crociera<br />
che operano nei fiordi norvegesi – è incentrato<br />
sull’idea di un sistema di stoccaggio intercambiabile<br />
per l’idrogeno liquido, basato su nuovi contenitori Iso<br />
di tipo C. In pratica al bunkering in un serbatoio si<br />
sostituisce un concetto di “swap” insieme a un sistema<br />
che trasforma l’idrogeno da liquido a gassoso per far<br />
funzionare le fuel cell. Il progetto adesso è in fase<br />
di valutazione del rischio, ma l’idea di Viking, che è<br />
sponsor del progetto, è di rendere questa tecnologia<br />
scalabile anche per impieghi commerciali. Tra gli altri<br />
partner di questo consorzio, Navalprogetti, Chart,<br />
Cenergy (spin-off dell’Università di Trieste), Ricardo,<br />
Plug Power e il porto di Bergen.<br />
Presenti in tutta la filiera<br />
Sono molte le aziende attive in altri settori, come<br />
l’oil&gas, che stanno ampliando il loro portafoglio<br />
all’idrogeno. È il caso di Pietro Fiorentini, che oltre<br />
a fornire componenti a prova di idrogeno, sta cercando<br />
di integrarsi in questa filiera, dalla parte di produzione<br />
della molecola, ai controlli di pressione (business storico<br />
dell’azienda) fino allo stoccaggio. All’inizio del<br />
2024 l’azienda consegnerà al Gruppo Hera un elettrolizzatore<br />
da 1 megawatt a Bologna.<br />
Tra gli stand presenti ad Hydrogen Expo, spicca la<br />
presenza della Regione Puglia, designata a diventare<br />
la “Hydrogen Valley” italiana. Si tratta in fatti della<br />
prima Regione che ha legiferato in materia di idrogeno<br />
nel 2019 con la costituzione di un osservatorio<br />
regionale e la relazione di un piano triennale sull’idrogeno.<br />
Spiega Daniela Manuela Di Dio, specialista di<br />
sistemi informativi per il dipartimento dello sviluppo<br />
economico della Regione Puglia: «Abbiamo raccolto<br />
25 entità tra imprese che producono idrogeno, che lo<br />
trasportano, Università, associazioni ambientaliste e<br />
fondazioni per lavorare insieme e redigere una strategia<br />
regionale dell’idrogeno con una visione al 2030<br />
per declinare le linee guida nazionali e svilupparle a<br />
livello locale in un’ottica di filiera». Tra i soggetti che<br />
sono stati beneficiari di questa strategia, Isotta Fraschini<br />
Motori con la creazione del Centro innovazione<br />
e sviluppo, di cui abbiamo ampiamente parlato nei<br />
numeri precedenti di POWERTRAIN.<br />
Facce nuove e realtà consolidate<br />
Tra le “facce nuove”, una nuova realtà per la mobilità<br />
sostenibile che ha debuttato proprio a Piacenza:<br />
si chiama GreenForce, ha sede a Serralunga di Crea<br />
(AL) e vede tra i fondatori, oltre a Aldo Longana<br />
e Roberto Sterza, entrambi presenti sulla scena del<br />
mercato automotive da diversi anni, anche Ecomotive<br />
Solutions, divisione del gruppo Holdim. La start-up<br />
si occupa di offrire un’ampia gamma di soluzioni e<br />
prodotti, dalle catene cinematiche a celle combustibile<br />
alla conversione di motori diesel in bifuel a idrogeno o<br />
a gas. Si rivolge a diversi settori: alla mobilità su gomma,<br />
ma anche ai settori ferroviario, nautico, agricolo,<br />
costruzioni e applicazioni industriali.<br />
Roberto Roasio, Business development manager di<br />
Ecomotive Solutions, azienda presente per la prima<br />
volta ad Hydrogen Expo, spiega: «La presenza a questa<br />
fiera mostra che Ecomotive si sta spostando verso<br />
combustibili ulteriormente green. Stiamo investendo<br />
molto nell’idrogeno anche nel motore endotermico,<br />
di cui qui presentiamo un esemplare. Siamo partiti<br />
da un motore tradizione, un Fpt F60 a metano, che<br />
è già pronto al 60% per ospitare anche l’idrogeno.<br />
Abbiamo poi costruito un collettore e una turbina a<br />
geometria variabile e una strategia di controllo motore<br />
per evitare i problemi che ci sono stati in passato<br />
nel passaggio nell’iniezione indiretta di idrogeno<br />
in un motore tradizionale, affrontando la questione<br />
in maniera molto pragmatica. Gran parte dei nostri<br />
competitor stanno facendo grandi investimenti sull’iniezione<br />
diretta per individuare il “motore del futuro”,<br />
ma non sappiamo ancora se sarà quello il motore del<br />
futuro, quindi abbiamo sviluppato una soluzione che<br />
è già pronta oggi: 150 chilowatt, può essere montato<br />
su mezzi off-road, su imbarcazioni, camion e così via.<br />
Siamo convinti che per molto tempo stoccare l’idrogeno<br />
a bordo sarà complicato. Se riuscissimo a dare<br />
una soluzione di blending a una parte dei 39 milioni<br />
di veicoli circolanti in Italia, potremmo gravare meno<br />
sul Total cost of ownership delle flotte».<br />
Applicazioni pratiche<br />
Tra le applicazioni pratiche dell’idrogeno che abbiamo<br />
visto all’Hydrogen Expo, il generatore elettrico<br />
con motore a combustione interna a idrogeno di TecnoGen,<br />
già presentato all’ultimo Bauma e tra l’altro<br />
assemblato proprio a Piacenza. Oppure il carrello elevatore<br />
Traigo 80V svelato nello stand Toyota Material<br />
Handling, con fuel cell GenDrive fornite da Plug<br />
Power. Una collaborazione che consolida una vera e<br />
propria visione comune: sostenere l’impiego dell’idrogeno<br />
come combustibile di riferimento futuro per il<br />
settore della movimentazione dei materiali. Sfruttando<br />
la potenza delle celle a combustibile a idrogeno, infatti,<br />
i carrelli elevatori possono operare con maggiore<br />
efficienza, tempi di funzionamento più lunghi e zero<br />
emissioni, il tutto mantenendo le prestazioni e l’affidabilità<br />
su cui fanno affidamento le aziende.<br />
«L’utilizzo dell’idrogeno» afferma Ciro Martone,<br />
Product Manager di Toyota Material Handling Italia,<br />
«per il material handling rappresenta una scelta<br />
flessibile che combina la sostenibilità con i vantaggi<br />
pratici. Bastano poco più di 2 o 3 minuti per rifornire<br />
il sistema di fuel cell su un carrello elevatore ed<br />
il combustibile può essere fornito ed immagazzinato<br />
ovunque sul posto in serbatoi molto compatti. Viene<br />
inoltre garantita la massima disponibilità in servizio<br />
grazie alla velocità di ricarica ed alla ridotta manutenzione».<br />
In basso, il motore<br />
a combustione<br />
interna alimentato<br />
a idrogeno<br />
presentato<br />
da Ecomotive<br />
Solutions. L’azienda<br />
del Gruppo Holdim<br />
da oggi potrà<br />
contare sulla<br />
collaborazione con<br />
una nuova startup,<br />
GreenForce, e<br />
sulla fornitura di<br />
fuel cell da parte<br />
del gruppo cinese<br />
SynoSynergy.<br />
30<br />
31
idrogeno ed endotermici. Milano<br />
LE VOCI DEL<br />
POLITECNICO<br />
Quale fonte più autorevole del Politecnico<br />
di Milano per valutare le prospettive<br />
dell’idrogeno nei motori a combustione<br />
interna, nell’ottica della neutralità<br />
tecnologica? Dal plesso universitario<br />
della Bovisa, vi riportiamo i contributi del<br />
Dipartimento Energia, Ferrari, Lamborghini,<br />
Fpt Industrial, Punch Torino e Ngv <strong>Powertrain</strong><br />
Andrea Vassallo<br />
alla Punch Torino è<br />
Technical Specialist,<br />
Combustion<br />
Systems. In<br />
altre parole è<br />
responsabile<br />
dell’ingegneria<br />
“avanzata”, nel<br />
doppio senso,<br />
ironizza lui, intesa<br />
quindi anche<br />
nel senso di<br />
avanzata rispetto<br />
a quello che<br />
rimane del motore<br />
a combustione<br />
interna.<br />
automotive<br />
È<br />
ancora lui, il redivivo endotermico, a catalizzare<br />
le attenzioni degli addetti lavori. Associato<br />
all’idrogeno si riscopre un talentuoso quanto<br />
potenziale interprete della riduzione a più miti consigli<br />
degli inquinanti allo scarico. È finito addirittura<br />
sotto il microscopio della Divisione Energia del<br />
Politecnico di Milano. Basterebbe questo per catalizzare<br />
la nostra attenzione; se inserite sullo sfondo<br />
una quinta automobilistica con la partecipazione di<br />
Ferrari e Lamborghini, allora, il gioco è fatto. Quale<br />
gioco? Quello del risiko delle variabili all’opzione<br />
elettrica.<br />
Politecnico di Milano<br />
L’apertura è stata appannaggio di Giovanni Gustavo<br />
Lozza, il direttore del dipartimento, che ha<br />
sottolineato il ruolo divulgativo dell’istituzione<br />
accademica, che consiste nel fornire un parere<br />
«tecnologicamente neutro, evitando posizioni ideologiche».<br />
Le declinazioni della neutralità sono<br />
state formulate da Davide Bonalumi e Gianluca<br />
D’Errico. Si parte dalla centralità del “life cycle assessment”<br />
nella valutazione dell’effettiva decarbonizzazione.<br />
Il bilancio finale applicato a due classi<br />
di vetture, “city car” e “compact executive car”, ricalca<br />
la traccia radiografica delle applicazioni industriali:<br />
l’elettrificazione è strumento indispensabile<br />
della decarbonizzazione, ma i benefici si evidenziano<br />
soprattutto con le batterie di bassa potenza. Al<br />
contrario, l’idrogeno rappresenta una strada percorribile<br />
per le auto di grossa cilindrata. Il contributo<br />
degli e-fuel è invece vincolato alla clausola “CO 2<br />
neutral”. Diventa assolutamente strategico, per un<br />
ottimale bilancio “well to tank”, instaurare una filiera<br />
europea. Tra i nodi da risolvere, sicuramente<br />
ci sono lo stoccaggio, la bassa densità energetica<br />
rispetto agli idrocarburi, le penalizzazioni in termini<br />
di riempimento volumetrico e le complessità della<br />
sovralimentazione.<br />
L’idrogeno si dimostra resistente alla detonazione.<br />
Questa è l’emergenza reale delle architetture endotermiche,<br />
sistemi di iniezione diretta da gestire<br />
con bassa lubrificazione e viscosità. Dall’uscita in<br />
camera all’ingresso: anche la sovralimentazione<br />
deve reagire adeguatamente alle esigenze del comburente.<br />
Le perdite di calore delle pareti, dovute al<br />
maggiore potenziale di combustione, rappresentano<br />
una sfida importante per il sistema di sovralimentazione.<br />
I brevetti dell’ultimo triennio sono localizzati<br />
sull’aumento della temperatura dei gas di scarico,<br />
al fine di migliorare l’efficienza della turbina. In<br />
fase di elaborazione ingegneristica del sistema,<br />
va calibrata la scelta del materiale per valvole e<br />
sedi valvole, dal momento che l’idrogeno pecca in<br />
quanto a lubrificazione. A seguire, occhio a pistone<br />
e fasce elastiche, per prevenire la corrosione, e<br />
al sistema di ventilazione del basamento (lo studio<br />
del Politecnico ipotizza l’integrazione di una valvola<br />
di ritegno per la protezione contro il ritorno<br />
di fiamma). Scendendo a valle, il post-trattamento<br />
potrebbe praticamente azzerare gli ossidi di azoto<br />
residui (possono infatti residuare tracce di NOx e<br />
altre specie nocive).<br />
Un esempio citato è quello di Avl, che ha sviluppato<br />
il concept di un veicolo commerciale, che converte<br />
un 13 litri dal gas all’idrogeno. Si copre l’intera<br />
mappa motore con il progressivo smagrimento della<br />
miscela alla riduzione del carico, raggiungendo<br />
la densità di potenza sufficiente (24 bar di pme),<br />
con NOx quasi a zero e il 43% efficienza, che non<br />
scende mai sotto il 35%.<br />
In generale, è possibile ottenere una combustione<br />
più rapida a causa della superiore velocità di combustione<br />
laminare rispetto alla benzina, con un vantaggio<br />
previsto nell’efficienza termica dovuto alla<br />
maggiore vicinanza al ciclo, a volume costante ideale.<br />
Non da sottovalutare, tuttavia, l’incremento delle<br />
sollecitazioni meccaniche e delle perdite per attrito.<br />
L’efficienza frenante trova essenzialmente il suo<br />
massimo a un valore di λ=2.5, con una Mfb50 costante<br />
di 8° CA Atdc. Fino a questo rapporto d’aria,<br />
prevalgono i vantaggi derivanti dalla riduzione delle<br />
perdite di calore delle pareti e dal miglioramento del<br />
potere calorifico. A causa della bassa temperatura<br />
dei gas di scarico, una combustione dell’idrogeno<br />
molto rapida e povera, l’unità di sovralimentazione<br />
deve soddisfare il fabbisogno crescente di pressione<br />
di sovralimentazione con un’entalpia dei gas di<br />
scarico costantemente inferiore.<br />
Tirando le somme<br />
A Stefano Campanari spetta l’epilogo della triade<br />
del Politecnico, che assume anche un valore riepilogativo.<br />
L’idrogeno consente uno stoccaggio energetico<br />
su larga scala, che permette di disaccoppiare<br />
la produzione di energie rinnovabili dagli utilizzi, in<br />
32<br />
33
Lo scenario<br />
presentato da<br />
BloombergNEF<br />
mette in<br />
evidenza che per<br />
soddisfare il 24%<br />
della domanda<br />
energetica al 2050,<br />
la produzione di<br />
idrogeno richiederà<br />
un incremento<br />
massivo dell’energia<br />
prodotta da<br />
fonti rinnovabili:<br />
sarebbero<br />
necessari circa<br />
31.320 TWh di<br />
elettricità per<br />
alimentare gli<br />
elettrolizzatori<br />
per la produzione<br />
di idrogeno<br />
(più dell’attuale<br />
produzione di<br />
energia elettrica in<br />
tutto il mondo).<br />
termini temporali. Si può trasportare con carri bombolai<br />
e via tubo, anche riconvertendo le tubazioni<br />
del gas naturale. Una singola conduttura di diametro<br />
1-1,2 metri può trasportare una quantità di energia<br />
simile a 6-8 grandi linee elettriche ad alta tensione<br />
(a∼3 GW ciascuna).<br />
Il settore su cui si pone maggiore attenzione è<br />
quello del trasporto merci, che beneficia della bassa<br />
riduzione del payload (carico utile) rispetto ai<br />
veicoli batteria, un impatto minimo in termini di<br />
infrastruttura e dell’assenza di problemi legati ai<br />
tempi di ricarica. Le Fcev per camion sono competitive<br />
in termini di costo con le Bev a partire dai<br />
100 chilometri. Il rifornimento è 15 volte più veloce<br />
del “fast charging” e richiede un ridotto impatto per<br />
l’infrastruttura di ricarica/rifornimento. In Italia, il<br />
bilancio odierno tra i quattro mesi invernali più bassi<br />
e i quattro mesi estivi più alti per la produzione<br />
fotovoltaica è di 7-8 TWh, che si prevede diventeranno<br />
>10x e oltre nel lungo termine. L’idrogeno<br />
può essere trasportato su strada e in grandi quantità<br />
con i gasdotti, rinnovando o adattando parte dell’attuale<br />
infrastruttura.<br />
La dorsale dell’idrogeno<br />
La connessione dell’Italia con la futura “dorsale<br />
dell'idrogeno” dell’UE può integrare utilmente la<br />
costruzione di nuove linee elettriche. L’Unione europea<br />
e l’Italia hanno un grande potenziale di diffusione<br />
del fotovoltaico e dell’eolico, con la necessità<br />
prospettica di sistemi di accumulo energetico<br />
infragiornalieri, settimanali e stagionali. In Italia,<br />
il bilancio odierno tra i quattro mesi invernali più<br />
bassi e i quattro mesi estivi più alti per la produzione<br />
fotovoltaica è di 7-8 TWh, che si prevede<br />
diventeranno >10x e oltre nel lungo termine. Un<br />
futuro “net zero” comporta l’aumento massiccio<br />
della quantità di energia elettrica prodotta, trasportata<br />
e utilizzata e l’ingresso in scena di un nuovo<br />
vettore energetico, proprio l’idrogeno. «La parola<br />
d’ordine è interconnessione, quindi è bene diffidare<br />
dalle soluzioni unilaterali» ammonisce Campanari.<br />
Si dia il via alle danze della tavola rotonda. Il comune<br />
denominatore è dato dall’approccio olistico,<br />
dalla trasportabilità degli e-fuel, dalla convinzione<br />
che l’endotermico sia parte della soluzione, non del<br />
problema (anche qui echeggia un refrain dell’ecosistema<br />
industriale). Si ritorna all’assunto del Prof.<br />
Lozza, la neutralità tecnologica. Abbiamo affiancato<br />
due player insoliti, alle nostre latitudini, Ferrari e<br />
Lamborghini.<br />
Ferrari<br />
Massimo Medda è powertrain innovation manager<br />
del cavallino rampante. «La nostra posizione non<br />
può che essere a favore dei combustibili sintetici<br />
o bio. È interessante anche dal punto di vista dell’Lca,<br />
dal momento che una Ferrari non macinerà<br />
mai i 250mila chilometri di un camion. Facendo<br />
un calcolo banale, se considerassimo i nostri V12,<br />
che hanno la più alta CO 2<br />
per chilometro, un e-fuel<br />
potrebbe consentirci di emettere nell’intero ciclo<br />
di vita poche tonnellate di CO 2<br />
. Una batteria da<br />
100/120 kWh ne richiede molti di più. L’idrogeno?<br />
Lo stiamo studiando, per noi è l’unico combustibile<br />
che permette di rispettare i parametri “zero CO 2<br />
tank to wheel” presi in considerazione dal legislatore.<br />
Certo, l’on-board storage è molto problematico,<br />
con un serbatoio è 7/8 volte più grande di<br />
quello della benzina. È sfidante, per chi raggiunge<br />
automotive<br />
Proposta di regolamento sui livelli di emissione di CO 2 dei veicoli pesanti<br />
Il 14 febbraio <strong>2023</strong> la<br />
Commissione europea ha<br />
presentato una proposta di<br />
regolamento volta a rivedere<br />
la normativa sui livelli di<br />
prestazione in materia di<br />
emissioni di CO 2<br />
dei veicoli<br />
pesanti nuovi modificando il<br />
regolamento 2019/1242 e il<br />
regolamento 2018/956. Tale<br />
disciplina, in vigore dal 2019,<br />
prevede la riduzione delle<br />
emissioni del 15% entro il<br />
2025 e del 30% entro il 2030;<br />
pur non essendo state ancora<br />
raggiunte tali scadenze,<br />
la sua revisione è ritenuta<br />
necessaria dalla Commissione<br />
europea per allinearla agli<br />
obiettivi in materia di clima e<br />
inquinamento zero fissati per<br />
il 2030 e il 2050 nonché alla<br />
riduzione della dipendenza<br />
energetica dell’Unione<br />
europea, nella prospettiva<br />
delineata dal Green Deal e<br />
dal pacchetto “Fit for 55%”. In<br />
questa prospettiva, la proposta<br />
in esame mira a rendere<br />
più rigorosi i livelli emissivi<br />
relativamente a camion (di oltre<br />
5 tonnellate), autobus urbani<br />
e pullman a lunga percorrenza<br />
(di oltre 7,5 tonnellate) nonché<br />
rimorchi (veicoli trainati da<br />
veicoli a motore), in modo<br />
da ottenere una riduzione<br />
delle emissioni sino al 90%<br />
nel 2040. Coerentemente<br />
con l’Accordo di Parigi, il<br />
Green Deal europeo, e la<br />
successiva normativa europea<br />
sul clima hanno stabilito<br />
l’obiettivo dell’Unione europea<br />
di raggiungere la neutralità<br />
climatica entro il 2050 e<br />
innalzato gli obiettivi intermedi<br />
di riduzione delle emissioni di<br />
gas ad effetto serra, fissando<br />
per il 2030 un traguardo di<br />
riduzione di almeno il 55%<br />
rispetto ai livelli del 1990. In<br />
tale contesto il Green Deal<br />
ha sottolineato l’esigenza di<br />
far contribuire tutti i settori<br />
alla decarbonizzazione e<br />
alla transizione verde. Per<br />
conseguire tali ambiziosi<br />
obiettivi climatici, nel luglio<br />
2021 la Commissione ha<br />
adottato il pacchetto “Fit<br />
for 55%”, ora in fase di<br />
adozione finale, di cui la<br />
presente proposta costituisce<br />
il completamento per quanto<br />
riguarda il settore del trasporto<br />
su strada. Successivamente, la<br />
crisi legata all’invasione russa<br />
dell’Ucraina ha reso ancora più<br />
urgente ridurre la dipendenza<br />
dell’UE dai combustibili fossili,<br />
come sottolineato nel piano<br />
REPowerEU, che definisce<br />
azioni volte a risparmiare<br />
energia, diversificare<br />
l’approvvigionamento e<br />
sostituire i combustibili fossili.<br />
Il Piano evidenzia tra l’altro<br />
la necessità del passaggio a<br />
una mobilità a zero emissioni,<br />
già illustrata nella Strategia<br />
per una mobilità sostenibile e<br />
intelligente per massimizzare<br />
il risparmio di energia e<br />
l’efficienza energetica dei<br />
trasporti, accelerando il<br />
passaggio a veicoli a emissioni<br />
zero che sostituiscano i<br />
combustibili fossili con<br />
alimentazione ad elettricità<br />
e idrogeno ottenuti senza<br />
combustibili fossili. In estrema<br />
sintesi, la proposta prevede<br />
l'introduzione graduale di livelli<br />
di emissioni di CO 2<br />
più rigorosi<br />
per quasi tutti i veicoli pesanti<br />
nuovi con emissioni di CO 2<br />
certificate con la seguente<br />
tempistica di riduzione (nuovo<br />
art. 3 bis):<br />
- 15% (per alcuni sottogruppi)<br />
dal 2025 al 2029;<br />
- 45% a partire dal 2030;<br />
- 65% a partire dal 2035;<br />
- 90% a partire dal 2040.<br />
Gli autobus urbani nuovi<br />
circolanti nelle città dovrebbero<br />
essere a emissioni zero a<br />
partire dal 2030 (nuovo art. 3<br />
ter). Gli Stati membri possono<br />
decidere di escludere da tale<br />
obbligo una quota limitata di<br />
veicoli confermando che la<br />
destinazione d’uso del veicolo<br />
non può essere assicurata<br />
da un veicolo a emissioni<br />
zero. La quota massima che<br />
gli Stati possono escludere<br />
dovrebbe essere definita<br />
dalla Commissione europea<br />
con successivi atti delegati.<br />
Esenzioni sono previste per<br />
i veicoli: prodotti da piccoli<br />
costruttori (fino a 100 veicoli<br />
nuovi l’anno); utilizzati a fini<br />
minerari, forestali e agricoli;<br />
progettati e costruiti per essere<br />
utilizzati dalle forze armate e<br />
veicoli cingolati; progettati e<br />
costruiti o adattati per essere<br />
utilizzati dalla protezione<br />
civile, dai servizi antincendio<br />
e dalle forze dell’ordine, o<br />
per erogazione di prestazioni<br />
mediche urgenti; professionali,<br />
come i camion per rifiuti.<br />
Nel 2029 sarebbe eliminato<br />
l’attuale sistema di incentivi<br />
per i veicoli a zero o basse<br />
emissioni. I veicoli di nuova<br />
immatricolazione dovrebbero<br />
sostituire i carburanti fossili<br />
con nuove tecnologie a zero<br />
emissioni: le batterie, le celle a<br />
combustibile e l’idrogeno, che<br />
dovrebbero essere utilizzate<br />
sia sulle brevi distanze dei<br />
trasporti urbani fino ai camion<br />
a lunga percorrenza. Dopo il<br />
2040 l’obiettivo di riduzione<br />
delle emissioni è del 90% (e<br />
non del 100%) per consentire<br />
la circolazione di alcuni veicoli<br />
pesanti non a emissioni zero<br />
in grado di spostarsi in<br />
condizioni difficili.<br />
34<br />
35
Hydrogen Joint Research Partnership<br />
Hydrogen Jrp ha l’obiettivo di<br />
promuovere studi e ricerche innovative<br />
su: produzione dell’idrogeno pulito,<br />
che comprende l’idrogeno verde e “low<br />
carbon”; soluzioni per il suo trasporto<br />
e relativi sistemi di accumulo avanzati;<br />
impieghi innovativi di tipo elettrochimico<br />
e termico in applicazioni residenziali,<br />
industriali e di trasporto; sviluppo di<br />
best practice per la progettazione e<br />
realizzazione delle infrastrutture per il<br />
trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno.<br />
L’intento è dare impulso alla creazione di<br />
una filiera idrogeno in Italia, per favorire<br />
la competitività delle aziende e la crescita<br />
di imprese high tech; Hydrogen Jrp è<br />
aperto a tutte le imprese che vogliono<br />
sperimentare, con il supporto della<br />
prima università tecnica italiana e dei<br />
suoi laboratori, la ricerca e lo sviluppo di<br />
prodotti e servizi sull’idrogeno Generation<br />
EU in vista del dispiegamento delle<br />
tecnologie, delle infrastrutture e della<br />
R&S dell’idrogeno previsto dal Pnrr.<br />
Progetti orizzontali (esempi)<br />
• Modelli previsionali multisettoriali<br />
e scenari di produzione, stoccaggio,<br />
distribuzione e possibili usi finali di<br />
idrogeno.<br />
• Valutazione Lca dei percorsi di<br />
produzione di idrogeno da fonti<br />
rinnovabili e da combustibili fossili con<br />
cattura di CO 2<br />
.<br />
• Definizione di strategie di sviluppo della<br />
filiera basate sull’analisi evolutiva del<br />
sistema energetico: tecnologie, mercati,<br />
legislazione e regole tecniche.<br />
• Sviluppo del prodotto collaborando con<br />
altre aziende e con il Politecnico.<br />
Progetti verticali<br />
Tecnologie abilitanti e modelli di business<br />
per l’economia dell’idrogeno tramite:<br />
• diffusione della produzione di “idrogeno<br />
pulito”, comprese quelle “verdi” e “a<br />
basse emissioni di carbonio”;<br />
soluzioni per il trasporto dell'idrogeno<br />
a breve e lunga distanza e per lo<br />
stoccaggio avanzato;<br />
• soluzioni per uso finale in applicazioni<br />
residenziali, industriali e di trasporto;<br />
• sviluppo di buone pratiche e standard<br />
tecnici per la progettazione, la<br />
costruzione e la manutenzione delle<br />
infrastrutture dell’idrogeno.<br />
automotive<br />
potenze specifiche dai 180 ai 200 kW/litro. L’amministratore<br />
delegato di Ferrari, Benedetto Vigna,<br />
ha dichiarato che nel 2030 il 40% sarà elettrico e<br />
il 60% avrà ancora una base termica, (40% ibrido,<br />
20% benzina)». Certo, le voci fuori dal coro non<br />
mancano. Una, quella di Luca Cordero di Montezemolo,<br />
è particolarmente stentorea e autorevole.<br />
Come dichiarato all’Ansa, il 26 maggio di quest’anno:<br />
«Una Ferrari elettrica? Mi sento male solo a<br />
pensarlo. Mi viene l’orticaria. Per me l’elettrico al<br />
100% è per la città, l’ibrido per fuori e poi tanti<br />
carburanti alternativi». Concludiamo con gli spunti<br />
conclusivi di Medda. «Il cliente deve poter decidere<br />
quale Ferrari comperare. Si fa finta che l’elettricità<br />
sia gratis e che sia tutta sostenibile. Oltretutto, non<br />
dimentichiamo che il prossimo anno potrebbe esserci<br />
un cambio nel Parlamento europeo».<br />
Lamborghini<br />
Angelo Camerini è head of engine design and development<br />
di Lamborghini Automobili e riverbera le<br />
posizioni esplicitate dal concorrente per antonomasia<br />
del toro dorato. «Parliamo di un prodotto analogo<br />
a quello della Ferrari. Chi acquista le automobili<br />
Lamborghini lo fa per l’emozione che danno e per i<br />
loro propulsori. Operiamo quindi in un settore dove<br />
Eni e i biocarburanti<br />
Paolo Pollesel ricopre l’incarico<br />
di Head of Renewable, New<br />
Energies and Material Science<br />
Research Center presso Eni.<br />
Ci ha consentito di riavvolgere<br />
il filo delle bioraffinerie di<br />
Marghera e Gela. Il suo<br />
intervento è stato incentrato<br />
sul cardine del mettere<br />
insieme in modo sinergico<br />
le competenze. «Abbiamo<br />
13 mila punti di ricarica,<br />
obiettivo 30mila entro 2030.<br />
Elenco alcuni vantaggi dell’efuel:<br />
infrastruttura e logistica<br />
compatibile con esistente,<br />
liquidi, molecola carrier,<br />
elevata densità energetica. I<br />
biocarburanti rappresentano<br />
una soluzione disponibile,<br />
grazie anche alla conversione<br />
degli impianti di Venezia e<br />
Gela. Produciamo 1 milione di<br />
Hvo, che diventeranno 5 milioni<br />
nel 2030».<br />
Partiti con palma, sostituita da<br />
il motore a combustione interna svolge un ruolo importante.<br />
Questo settore sarà in parte elettrificato e<br />
in parte conserverà il motore a combustione interna.<br />
La scelta deve spettare all’acquirente».<br />
Fpt Industrial<br />
Facciamo ritorno ai volti noti del panorama off-road,<br />
stazionario e marino. Andrea Gerini si occupa<br />
di “open innovation” per Fpt Industrial. «Nella quota<br />
di CO 2<br />
emessa dal trasporto pesante va considerata<br />
quella generata dai camion a lunga percorrenza,<br />
con consumi equivalenti di 30 l/ora. Guardiamo<br />
con interesse all’idrogeno, anche applicato ai motori<br />
a combustione interna. Se volgiamo lo sguardo<br />
all’off-road, siamo stati tra i primi a trovare soluzioni<br />
alternative all’elettrificazione pura, proprio<br />
perché certe condizioni di utilizzo, come quelle delle<br />
macchine da cantiere, difficilmente si conciliano<br />
con determinate esigenze». Gerini porta ad esempio<br />
lo smaltimento del 50% dell’energia attraverso il<br />
cooling system delle fuel cell. Una riflessione che<br />
si concilia con quanto abbiamo ascoltato in Inghilterra,<br />
quando l’ingegneria di Jcb evidenziò i limiti<br />
di utilizzo del loro stesso escavatore a celle a combustibile.<br />
Anche nelle previsioni più ottimistiche, al<br />
2050 il 15% dell’idrogeno sarà assorbito dal settore<br />
altri oli, di recupero.<br />
Dal Kenya arriveranno a Gela<br />
25mila tonnellate olio annue<br />
di piante non in concorrenza<br />
col food, mentre a Venezia è<br />
arrivato il primo carico di oli<br />
di frittura esausti. Si chiama<br />
HVOlution, il primo diesel di Eni<br />
Sustainable Mobility prodotto<br />
con 100% di materie prime<br />
rinnovabili, disponibile dal mese<br />
di marzo in oltre 150 stazioni di<br />
rifornimento.<br />
trasporti. Secondo Gerini, «ben vengano l’Hvo e il<br />
biometano, con cui si parla addirittura di un effetto<br />
di capturing». Per completare questo quadro,<br />
citiamo BloombergNEF, i cui analisti evidenziano<br />
che, per soddisfare il 24% della domanda energetica<br />
al 2050, la produzione di idrogeno richiederà un<br />
incremento massivo dell’energia prodotta da fonti<br />
rinnovabili: sarebbero necessari circa 31.320 TWh<br />
di elettricità per alimentare gli elettrolizzatori per la<br />
produzione di idrogeno.<br />
Ngv <strong>Powertrain</strong><br />
Ormai Clino D’Epiro è ospite fisso sulla rivista<br />
POWERTRAIN. Alla Bovisa ha ribadito l’impegno<br />
di Ngv <strong>Powertrain</strong>. «Abbiamo in sviluppo un<br />
motore ad idrogeno di grossa cilindrata. Il motore<br />
a metano/biometano è già omologato, la versione<br />
ad etanolo è al banco e come secondo step verrà<br />
anche sviluppato per il metanolo. Stiamo sviluppando<br />
anche la versione ad idrogeno, con il supporto<br />
della Fev France e della Landi Renzo, in qualità di<br />
componentista. Certo che dopo aver sentito Ferrari,<br />
Lamborghini e Punch parlare delle loro potenze<br />
specifiche, devo dire che le nostre sono molto meno<br />
importanti, anzi siamo proprio dall’altro lato della<br />
scala. I nostri target sono 25 kW/lt e 170 Nm/lt.<br />
Alla fine, avremo una gamma completa di motori<br />
per tutti i combustibili alternativi. Siamo partiti con<br />
l’obiettivo di avere soluzioni tecniche trasversali,<br />
come accensione a candela, combustione stechiometrica<br />
e catalizzatore trivalente allo scarico, ma<br />
con l’idrogeno non riusciremo. La versione ad idrogeno<br />
sarà con combustione lean burn e Scr allo<br />
scarico. Noi, lavorando sull’industriale, al momento<br />
non siamo toccati dalle normative europee. Resta<br />
comunque il rammarico per una decisione politica<br />
che ha fissato la tecnologia e non semplicemente gli<br />
obiettivi. La mia opinione è che la chiusura verso i<br />
biocarburanti sia legata ad un senso di colpa della<br />
Commissione europea, proprio quando non sono<br />
più in competizione con il fabbisogno alimentare<br />
umano. Sono infatti tutti ricavabili dagli scarti vegetali<br />
e/o deiezioni animali da allevamento. Stiamo<br />
praticamente vivendo l’effetto al contrario di una<br />
precedente fuga in avanti della Commissione, che<br />
aveva imposto il mix di biofuel nei combustibili alla<br />
pompa prima del 5%, poi del 7% e il piano era<br />
passare al 10% e poi al 20%. A quel punto si è scoperto<br />
che i biofuel di prima generazione, etanolo e<br />
Fame, erano in competizione, per le colture di base<br />
da cui sono prodotti, con i fabbisogni alimentari<br />
facendo aumentare i prezzi dei cereali e degli oli,<br />
affamando la parte povera del mondo. E non si è<br />
andato oltre il 7%».<br />
Alcuni incisi<br />
dall’intervento<br />
del Prof. André<br />
Casal Kulzer,<br />
dell’Università di<br />
Stoccarda:<br />
• L’ibridizzazione è<br />
la via più elastica<br />
per sfruttare i<br />
benefici di due<br />
carburanti.<br />
• Ricerca verso<br />
motori elettrici<br />
senza terre rare.<br />
• Trend dei motori<br />
elettrici e Sodiumion<br />
battery,<br />
non hanno la<br />
stessa capacità<br />
volumetrica, ma<br />
sono più economici<br />
e facilmente<br />
reperibili.<br />
•Il futuro non sarà<br />
bianco o nero.<br />
36<br />
37
gruppo AB. Festival del biometano<br />
COME LUI<br />
NESSUNO<br />
Con le sue 7.000 tonnellate di biometano<br />
liquido all’anno primeggia in Europa in termini<br />
di capacità produttiva. Questa è la dote<br />
dell’impianto di biometano di Schiavon, in<br />
provincia di Vicenza, dove il Gruppo AB<br />
gestisce la filiera di trasformazione da biogas<br />
a biometano. I due impianti di Ebs e Motta<br />
Energia ricevono affluenti zootecnici da 120<br />
aziende agricole del territorio<br />
che. L’upgrading del biogas avviene attraverso due<br />
sistemi di purificazione a membrane BioCH4Nge,<br />
che a regime forniscono complessivamente 1.200<br />
Sm³/h di biometano. I due liquefattori CH4Lng,<br />
proprio loro, quelli concertati col contributo di Stirling<br />
Cryogenics, permettono la trasformazione del<br />
biometano purificato in biometano liquido, mentre i<br />
due cogeneratori Ecomax (famiglia di cogeneratori<br />
AB che si suddivide in cinque linee di prodotto),<br />
alimentabili sia con il biogas sia con il gas naturale,<br />
producono l’energia a supporto degli altri processi.<br />
Angelo Baronchelli ha commentato: «Il cammino<br />
verso l’obiettivo fissato dal Governo di sostituire il<br />
30% del gas importato con il biometano nazionale<br />
entro il 2030 è iniziato. La nostra realtà, con la<br />
pluriennale esperienza e il nuovo servizio “one-stop<br />
shop”, è pronta a far decollare questo settore instazionari<br />
Si dice AB e si associa l’azienda bresciana che<br />
prende il nome dal fondatore, Angelo Baronchelli,<br />
ai fermentatori per la digestione anaerobica<br />
del biogas. Eppure, proprio AB ha contribuito<br />
in misura determinante alla genesi dell’impianto di<br />
biometano di cui ci apprestiamo a raccontare. Del<br />
resto, come sottolineato in apertura del primo festival<br />
del biometano, “le agroenergie sono una grande<br />
opportunità”. Un’occasione, dunque, da declinare<br />
in forma plurale. A proposito di AB e biometano,<br />
dove ci eravamo lasciati? Per la precisione, all’accordo<br />
siglato con Stirling Cryogenics per la produzione<br />
di biometano liquido con criogeneratori,<br />
basati su tecnologia Stirling. Da questi presupposti<br />
trae origine CH4Lng, il liquefattore progettato<br />
come unità singola, allestito con criogeneratori costruiti<br />
da Stirling Cryogenics, per sistemi bio-Gnl<br />
fino a 12 tonnellate/giorno, adatto alla liquefazione<br />
del biometano per impianti di upgrading del biogas<br />
di piccole e medie dimensioni.<br />
È tra i più grandi in Europa: 7.000 tonnellate<br />
Torniamo all’impianto inaugurato in occasione<br />
del primo Festival del biometano. Non è un sito<br />
come un altro, essendo in grado di licenziare le<br />
volumetrie più “generose” del Vecchio continente.<br />
A Schiavon, nell’alto vicentino, i due impianti<br />
di Motta Energia ed Ebs sono stati concepiti per<br />
produrre circa 7.000 tonnellate di biometano liquido<br />
all’anno, partendo dalla valorizzazione degli<br />
effluenti zootecnici provenienti da 120 aziende<br />
agricole del territorio. AB ha fornito le tecnologie<br />
dell’intera filiera di trasformazione del biogas in<br />
biometano: l’upgrading del biogas, la liquefazione<br />
del biometano e la cogenerazione per la produzione<br />
dell’energia a supporto degli altri processi,<br />
soddisfacendo i requisiti di sostenibilità e al tempo<br />
stesso garantendo le migliori prestazioni economi-<br />
centivato dal recente Decreto del Mase (Ministero<br />
dell’ambiente e della sicurezza energetica, ndr)».<br />
Ebs e Motta Energia<br />
Stefano Svegliado, amministratore delegato di Ebs<br />
e Motta Energia, le due società che hanno realizzato<br />
questi impianti: «Abbiamo cominciato questo<br />
percorso nel 2008, con l’Assessore alla Sanità<br />
della Regione Veneto, Manuela Lanzarin. Sappiamo<br />
tutti che da questa zona si attinge l’acqua per<br />
oltre metà del Veneto. Una volta quello era il vero<br />
problema dalla distribuzione indiscriminata del letame<br />
che in questo impianto, invece, trova la sua<br />
valorizzazione e permette anche di preservare la<br />
qualità dell’acqua».<br />
Chi meglio di Angelo Baronchelli, sì, ancora lui,<br />
per una breve didascalia sulla parte processuale di<br />
questo volano di economia circolare? «C’è l’impianto<br />
di cogenerazione, che utilizza una minima<br />
parte del biogas per generare l’energia elettrica,<br />
che serve ad alimentare gli ausiliari dell’impianto.<br />
Naturalmente ci sono anche pompe, agitatori, compressori.<br />
L’energia termica è restituita ai digestori,<br />
i quali sono tenuti a una temperatura tra i 40° e i<br />
50°, in base al tipo di processo anaerobico. Quindi,<br />
il gas è ulteriormente purificato ed entra negli impianti<br />
di upgrading, con membrane che dividono la<br />
CO 2<br />
dal CH 4<br />
. Essendo un biocombustibile destinato<br />
ai trasporti dobbiamo ridurne il volume e renderlo<br />
liquido. Attraverso un processo criogenico il gas è<br />
raffreddato a 160°».<br />
Consorzio Italiano Biogas<br />
A questo punto, interviene Piero Gattoni, presidente<br />
del Consorzio Italiano Biogas. «Quando raccontano<br />
che il metano non sarà il futuro dell’Europa,<br />
ci stanno dicendo che vogliono smontare alcuni<br />
aspetti dell’assetto produttivo italiano. Dobbiamo<br />
esserne consapevoli e spingere verso l’attuazione<br />
piena del Pnnr. Sposto ora l’attenzione sulle amministrazioni<br />
locali: senza la possibilità di partire<br />
velocemente, con nel caso di Schiavon, rischiamo di<br />
mancare l’obiettivo di coprire il 10% del consumo<br />
di gas naturale con gas da fonti rinnovabili, completamente<br />
“made in Italy”».<br />
Passiamo a un altro interprete di primissimo piano:<br />
Stefano Bozzetto, amministratore delegato di FemoGas,<br />
che ha promosso il Festival del biometano<br />
insieme a Coldiretti Vicenza. «L’Europa ha deciso<br />
In colleggamento<br />
da Roma, il Ministro<br />
per l’Agricoltura,<br />
Francesco<br />
Lollobrigida, ha<br />
enfatizzato le<br />
economie di scala<br />
che sussistono<br />
dietro a un sito<br />
come quello<br />
di Schiavon e<br />
valorizzato il ruolo<br />
del biometano nella<br />
dieta energetica<br />
dell’Italia.<br />
38<br />
39
Angelo Baronchelli,<br />
presidente e<br />
fondatore di AB<br />
(nelle due foto,<br />
da sinistra, con<br />
il microfono e,<br />
successivamente,<br />
il primo da sinistra).<br />
«Affianchiamo le<br />
aziende interessate<br />
nell’upgrading<br />
del biogas, nella<br />
liquefazione del<br />
biometano, nella<br />
cogenerazione, nel<br />
trattamento delle<br />
emissioni e in tutte le<br />
tecnologie a corredo<br />
dell’impianto, oltre<br />
ad offrire una serie<br />
di servizi qualificati<br />
che partono dalla<br />
consulenza a monte<br />
della progettazione<br />
dell’impianto<br />
fino al servizio<br />
di manutenzione<br />
24/7, indispensabile<br />
per garantire alte<br />
performance e lunga<br />
vita all’impianto».<br />
stazionari<br />
40<br />
di produrre 30 miliardi di metri cubi di biometano<br />
entro il 2035, e non lo potrà fare senza l’agri.<br />
Solo con i rifiuti non si raggiunge neanche 1/10 di<br />
questo obiettivo. Siamo l’unica industria non delocalizzabile».<br />
Coldiretti, Legambiente, Regione Veneto<br />
Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti:<br />
«Coldiretti nei prossimi cinque anni vuole arrivare<br />
all’impatto zero. Diventeremo un Paese sostenibile<br />
per quanto riguarda le filiere zootecniche e ci<br />
aspettiamo un’Europa che ci accompagni in termini<br />
di innovazione e di sostegno. Noi dobbiamo ragionare<br />
con quella politica che ci ascolta».<br />
Stefano Ciafani è il presidente nazionale di Legambiente.<br />
«Nel 2008, a Milano, lanciammo il manifesto<br />
per la digestione anaerobica, che abbiamo<br />
sempre raccontato come una tecnologia vincente<br />
sotto tutti i punti di vista. Il primo digestore lo vidi<br />
nel 1995, al depuratore di Roma. Siamo ancora il<br />
Paese in cui il rigassificatore di Piombino è stato<br />
autorizzato in sei mesi, un impianto eolico ottiene<br />
l’autorizzazione mediamente in sei anni. Dobbiamo<br />
assolutamente accorciare i tempi».<br />
Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico<br />
ed Energia della Regione Veneto: «Nel 2007<br />
fui invitato in Germania per visitare questi straordinari<br />
impianti dove, attraverso i liquami, si producono<br />
energia elettrica, biogas e biometano. A servizio<br />
di questi impianti vedo delle stalle vuote, per cui<br />
chiedo loro: “Scusate, perché non usare le deiezioni<br />
delle bestie?”. Poco più in là c’erano distese di<br />
mais, coltivato per buttarlo nei biodigestori. Io l’ho<br />
trovato aberrante. Tornato a casa, ho iniziato una<br />
battaglia personale con la Regione Veneto e con i<br />
Governi di allora. Io parto dal presupposto per cui,<br />
dal momento in cui nel mondo oltre un miliardo di<br />
persone soffre la fame, davvero possiamo permetterci<br />
il lusso di buttare del cibo per produrre energia?<br />
Qui, a Schiavon, si produce biometano senza<br />
usare un grammo di mais».<br />
Il Ministro dell’Agricoltura<br />
Completa il mosaico il Ministro dell’Agricoltura<br />
Francesco Lollobrigida, in collegamento da Roma.<br />
«Dobbiamo dotarci di una strategia di carattere<br />
nazionale e sovranazionale che ci metta in condizione<br />
di utilizzare tutte le risorse italiane con una<br />
visione meno ideologica di quanto fatto finora. Un<br />
approccio molto pratico, che caratterizza il mondo<br />
dell’agricoltura, che ha nel rispetto dell’ambiente<br />
una regola dogmatica. Affidarsi a filiere lunghe per<br />
l’approvvigionamento, magari nel nome di una riduzione<br />
dei costi nell’immediato, non è sempre la<br />
scelta giusta, anzi, alla luce degli ultimi eventi, si è<br />
rivelata una scelta sbagliata. Noi abbiamo smesso<br />
di fare ricerca e investimenti in maniera adeguata,<br />
pensando di poter comprare l’energia da nazioni<br />
diverse dalla nostra in termini valoriali o di organizzazioni<br />
funzionali. Mi pare ovvio che ci sia<br />
da investire delle risorse. Non si può immaginare<br />
che tutto questo ci sarà solo con le capacità delle<br />
aziende, che magari incontrano spesso difficoltà<br />
normative. Dobbiamo quindi aiutare in termini<br />
normativi e agevolare gli investimenti dei privati<br />
con investimenti pubblici».<br />
41
diesel technic. Hub di Aversa<br />
PER SENTIRSI<br />
PIÙ VICINI<br />
Bisogna esserlo. Un principio lapalissiano che, tradotto<br />
in prassi industriale, significa investire. È quello che<br />
ha fatto Diesel Technic Italia. Con l’avallo della casa<br />
madre ha realizzato un centro logistico ad Aversa,<br />
che consente di dimezzare i tempi di consegna e di<br />
avviare anche al Sud la “same day delivery”<br />
In questa foto,<br />
Walter Schiavi,<br />
direttore generale<br />
di Diesel Technic<br />
Italia.<br />
automotive<br />
Siamo italiani, ma fortemente “Deutsch-oriented”.<br />
Ci muoviamo passo dopo passo, coerentemente<br />
alla sensibilità del mercato». Parola di<br />
Walter Schiavi, direttore generale di Diesel Technic<br />
Italia. Ci troviamo nel nuovissimo hub logistico<br />
di Aversa, la seconda sede in Italia, dopo quella<br />
veronese, inaugurata a novembre 2016. Perché un<br />
centro logistico nell’area metropolitana di Napoli<br />
(seppur amministrativamente in provincia di Caserta)?<br />
La risposta è nella rapidità delle consegne e<br />
nella qualità del servizio, stella polare dell’azienda<br />
tedesca. In Italia l’indice di evasione degli ordini<br />
corrisponde al 91,52%, l’obiettivo è il 95%. «A Verona<br />
il servizio è a 360 gradi, del tipo “collect”,<br />
quando i clienti stessi provvedono a ritirare la<br />
merce, e “overnight”, tramite corriere. Risalendo<br />
dalla Toscana verso nord, forniamo anche il “same<br />
day delivery”. L’ordine perviene prima delle 11, la<br />
consegna è effettuata entro il pomeriggio» precisa<br />
Schiavi, che aggiunge: «si può garantire questo servizio<br />
non oltre i 300 chilometri di raggio».<br />
Un’idea maturata durante la pandemia<br />
Il progetto “Aversa” è stato concepito nel 2021, con<br />
la consapevolezza che Verona si stava saturando. La<br />
firma del contratto risale all’ottobre 2022, anno record<br />
del fatturato a livello globale. «La casa madre<br />
ha preso atto della crescita della filiale e ha approvato<br />
gli investimenti necessari. La crescita in doppia<br />
cifra, sia in direzione nord che in direzione centrosud,<br />
registrata anche durante la pandemia, ci autorizza<br />
a prevedere un ulteriore slancio. Ci riteniamo<br />
ancora in luna di miele con il mercato italiano». Ad<br />
Aversa sono attualmente allocati 13mila articoli, dei<br />
25mila disponibili in Italia. Il quartier generale tedesco<br />
ha recentemente autorizzato il potenziamento del<br />
50% dello stock in Campania. Non c’è però sola la<br />
contabilità degli investimenti, in questo raddoppio logistico.<br />
C’è ben altro da raccontare e, a questo punto,<br />
la storia, si fa ancora più interessante. Al centro-sud,<br />
infatti, il parco circolante è egemonizzato da Iveco,<br />
mentre il nord premia maggiormente i marchi stranieri.<br />
Su scala nazionale, Iveco siede sul terzo gradino<br />
del podio di Diesel Technic Italia, preceduto da<br />
Scania e Mercedes. È paradigmatico il trasferimento<br />
di 1.600 codici da Verona ad Aversa, prevalentemente<br />
ascrivibili alla ricambistica per Iveco. Lo schema<br />
organizzativo e la gestione logistica e funzionale rifletteranno<br />
lo standard di Diesel Technic? Schiavi ci<br />
tiene a sottolineare che alla filiale di Aversa hanno<br />
applicato gli stessi criteri di Verona. In questo momento<br />
è un puro hub logistico, con la missione, una<br />
volta diventato “grande”, di gestirsi in modo autonomo.<br />
Gli ordini sono sbrigati integralmente a Verona,<br />
dove avvengono la verifica e l’aggiornamento degli<br />
articoli mancanti e il “re-order point”. Quasi il 99%<br />
dell’inserimento ordini avviene dal portale.<br />
Due camion riforniscono Verona dalla Germania,<br />
ogni martedì e giovedì. In questa fase un solo tir<br />
raggiunge la filiale di Aversa su base settimanale.<br />
Claudio Pietropaolo, direttore commerciale di<br />
Diesel Technic Italia, aggiunge: «Presso la nuova<br />
sede è possibile effettuare ordini fino alle 18:30 per<br />
spedizioni tramite corriere nazionale, e fino alle 19<br />
per il ritiro presso deposito. Rispetto al passato, per<br />
Sicilia e Calabria i tempi di consegna si riducono<br />
a 24 ore, per ordini effettuati entro le 18:30. Per<br />
la Puglia è ora disponibile il servizio “same day<br />
delivery”, con consegna garantita in giornata per<br />
gli ordini effettuati entro le ore 10:50».<br />
Qualche spunto in più<br />
La casa madre gestisce circa 41mila<br />
prodotti, suddivisi in 120 famiglie,<br />
con una prospettiva di crescita della<br />
sensoristica e dei componenti ad alto<br />
valore aggiunto. L’evoluzione della<br />
presenza in Italia si evince da poche<br />
cifre: il magazzino è passato da 1.400<br />
a 4.400 m 2 e da 4.400 a 10.000 metri<br />
lineari di scaffalatura. Lo spazio per<br />
lo stoccaggio è quasi triplicato, da<br />
450 a 1.200 pallet, con una capacità<br />
balzata da 10.000 a 35.000 articoli.<br />
L’e-commerce è stato semplificato e<br />
reso intuitivo; ogni 3 minuti il sistema<br />
aggiorna la giacenza. D’altro canto, se<br />
qualcuno desiderasse maneggiare il<br />
cartaceo, contemplerebbe 30 cataloghi<br />
differenti, praticamente un bancale…<br />
Gli addetti al magazzino licenziano<br />
le priorità in base al back order da<br />
evadere. Usciamo dalle dinamiche<br />
contabili per un flash sulla visione di<br />
Diesel Technic. In Germania prevedono<br />
una progressiva elettrificazione dei<br />
veicoli commerciali e la conversione<br />
all’idrogeno per i pesanti, con gli<br />
inevitabili riflessi sullo stock di codici<br />
a scaffale. Discutendo invece di IoT,<br />
gli investimenti nelle tecnologie digitali<br />
si stanno orientando alla stampa in<br />
3D, per ridurre il time to market e<br />
ottimizzare gli investimenti nei ricambi<br />
di trattori obsoleti. Le stampanti<br />
3D sono utilizzate per lo sviluppo<br />
di campioni, non per la produzione<br />
seriale.<br />
42<br />
43
VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
Vadoetorno<br />
network<br />
la nuova<br />
sfida<br />
in cava<br />
MISANO I TEST DRIVE - LE CORSE - LA GENTE - FORMULA TRUCK<br />
IN DIRETTA DAL CIRCUITO ● ZEROGRADI UNA GIORNATA<br />
PARTICOLARE DEDICATA AL TRASPORTO A TEMPERATURA<br />
CONTROLLATA ● ANTEPRIME DAF XFC E XDC - FUSO E-CANTER<br />
PROVE MERCEDES E-ACTROS ● POLITICA SI PARLA SOLO DI CO 2<br />
GIUGNO<br />
<strong>2023</strong><br />
MENSILE<br />
€ 3,00<br />
Prima immissione:<br />
5 giugno <strong>2023</strong><br />
6<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />
in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
GIUGNO N. 6 - <strong>2023</strong><br />
ANNO 32°- euro 5,00<br />
Alta<br />
tensione<br />
IN QUESTO NUMERO<br />
TUTTO SUL DIECI METRI ELETTRICO MAN, AL VOLANTE DEL MERCEDES INTOURO IBRIDO, IL MOBILITY<br />
INNOVATION TOUR E IL RUOLO DELLE UTILITY, TANTE NOVITÀ ELETTRICHE ALLA PROVA DELLA STRADA<br />
da Vadoetorno n. 6/<strong>2023</strong> da AUTOBUS n. 6/<strong>2023</strong><br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
N.6 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />
GIUGNO<br />
Fuoriclasse<br />
CINGOLATI COMPATTI: IL DERBY ITALIANO TRA LANDINI E NEW HOLLAND<br />
IN CAMPO: FENDT VARIO 728 CON ARATRO MASCHIO UNICO L<br />
da TRATTORI n. 6/<strong>2023</strong><br />
La rivista VADO E TORNO<br />
affonda le radici nel 1962.<br />
Praticamente rappresenta<br />
l’antologia del camion dal<br />
boom economico ai nostri<br />
giorni. Le riviste AUTOBUS<br />
e TRATTORI affiancarono<br />
successivamente VADO E<br />
TORNO nella descrizione<br />
incalzante a aggiornata<br />
di quanto avviene nel<br />
trasporto persone e nella<br />
meccanizzazione agricola.<br />
Mondi che rappresentano,<br />
per noi di POWERTRAIN,<br />
gli scenari di quelle che su<br />
queste pagine chiamiamo<br />
applicazioni. Ad ogni uscita<br />
proporremo la sintesi di<br />
un articolo pubblicato sui<br />
numeri precedenti delle<br />
riviste di VADO E TORNO<br />
EDIZIONI, la nostra casa<br />
comune. Senza timore di<br />
smentita possiamo parlare<br />
di “filiera corta”: la catena<br />
cinematica e le macchine<br />
che la sostanziano.<br />
44<br />
45
VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
la nuova<br />
sfida<br />
in cava<br />
Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 6, <strong>2023</strong><br />
MISANO I TEST DRIVE - LE CORSE - LA GENTE - FORMULA TRUCK<br />
IN DIRETTA DAL CIRCUITO ● ZEROGRADI UNA GIORNATA<br />
PARTICOLARE DEDICATA AL TRASPORTO A TEMPERATURA<br />
CONTROLLATA ● ANTEPRIME DAF XFC E XDC - FUSO E-CANTER<br />
PROVE MERCEDES E-ACTROS ● POLITICA SI PARLA SOLO DI CO 2<br />
GIUGNO<br />
<strong>2023</strong><br />
MENSILE<br />
€ 3,00<br />
Prima immissione:<br />
5 giugno <strong>2023</strong><br />
6<br />
Tornata sulla<br />
scena a sei<br />
anni dall’ultima<br />
edizione, la<br />
rassegna triennale<br />
veronese dedicata<br />
alle macchine<br />
per costruzioni<br />
va in archivio<br />
con un bilancio<br />
complessivamente<br />
positivo<br />
nonostante<br />
la presenza<br />
decisamente<br />
ridotta del mondo<br />
del trasporto<br />
36 37<br />
Prove generali di ritorno alla<br />
normalità. Questo è stato il<br />
Samoter di Verona, trentunesima<br />
edizione di una storia nata nel<br />
1964 quale vetrina di respiro internazionale<br />
dedicata alle macchine<br />
movimento terra e, per quanto<br />
Verona 3-7 maggio. Il bilancio<br />
Quando il trasporto<br />
si defila<br />
riguarda in particolare il settore<br />
truck, alle proposte per la cava e<br />
la cantieristica. La sottolineatura è<br />
tutt’altro che banale per un salone<br />
programmato a cadenza triennale,<br />
che abbiamo ritrovato a distanza<br />
di sei anni dall’ultima edizione del<br />
2017 svoltasi in concomitanza con<br />
il Transpotec (quella successiva<br />
del 2020 è stata infatti cancellata<br />
causa pandemia da Covid).<br />
Sei anni di obbligata attesa non<br />
sono infatti poca cosa per una<br />
manifestazione che fotografa lo<br />
stato dell’arte di un mondo che,<br />
come tutto, corre alla velocità<br />
della luce, chiamato oggi ad affrontare<br />
a tutti i livelli le complesse<br />
sfide, non soltanto di carattere<br />
tecnologico, imposte dalla<br />
transizione energetica.<br />
Ebbene, detto questo, il bilancio<br />
finale della cinque giorni espositiva<br />
andata in scena nella tradizionale<br />
cornice di Fiera Verona,<br />
può ritenersi complessivamente<br />
positivo. A dirlo sono i numeri:<br />
quelli generali della manifestazione<br />
riguardanti il numero delle<br />
aziende espositrici (536), con rilevante<br />
presenza di quelle estere<br />
(115, provenienti da 23 Paesi), e<br />
quelli dei visitatori specializzati<br />
(oltre 40mila).<br />
Pochi però i big<br />
del camion presenti<br />
Altro discorso è invece quello<br />
riguardante, all’interno del padiglione<br />
7 del Samoter, il comparto<br />
dei truck. Qui, in effetti, la partecipazione<br />
per quanto qualificata<br />
dei diversi brand tradizionalmente<br />
protagonisti, si è ridotta a soli tre<br />
marchi presenti in forma ufficiale<br />
(Astra, Daf e Renault Trucks), ai<br />
quali si sono aggiunti i dealer rappresentanti<br />
Scania e Tatra.<br />
È dunque mancato il pienone, non<br />
certo però la sostanza, intesa come<br />
motivi di interesse che ciascuno<br />
dei costruttori presenti ha offerto<br />
al pubblico dei visitatori.<br />
Daf, ad esempio, ha colto l’occasione<br />
del Salone veronese per<br />
esporre sul proprio stand, per la<br />
prima volta in Italia, la nuova generazione<br />
di modelli espressamente<br />
sviluppati e dedicati al segmento<br />
construction. E ciò è valso come<br />
elemento catalizzatore che ha<br />
consentito di conoscere da vicino<br />
e toccare con mano i veicoli (...)<br />
Prosegue a pag. 36 di<br />
Vado e Torno Giugno <strong>2023</strong>.<br />
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e leggi l’articolo integrale.<br />
46<br />
47
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />
in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
GIUGNO N. 6 - <strong>2023</strong><br />
ANNO 32°- euro 5,00<br />
N.6 - <strong>2023</strong> ANNO 28°<br />
GIUGNO<br />
Alta<br />
tensione<br />
Estratto da ‘AUTOBUS’ n. 6, <strong>2023</strong><br />
Estratto da ‘TRATTORI’ n. 6, <strong>2023</strong><br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
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Si torna a casa<br />
Benz propone la versione ibrida<br />
dell’Intouro, che ha debuttato sul<br />
mercato ad agosto 2022, con una<br />
serie di accorgimenti tecnici che<br />
permettono una sensibile riduzione<br />
dei consumi di carburante,<br />
una migliorata maneggevolezza e<br />
soluzioni tecniche all’avanguardia<br />
come l’uso dei supercondensatori<br />
in luogo di accumulatori<br />
tradizionali.<br />
La tecnologia ibrida è disponibile<br />
su tutte le versioni a due assi<br />
dell’Intouro, purché equipaggiate<br />
con cambio automatico e conver-<br />
In questo momento storico<br />
stiamo assistendo al passaggio<br />
verso fonti energetiche e<br />
sistemi di propulsione innovativi,<br />
che permettano di migliorare<br />
l’efficienza di esercizio dei<br />
mezzi.<br />
Per i casi in cui un passaggio repentino<br />
non è possibile, vengono<br />
in aiuto i sistemi ibridi, particolarmente<br />
utili su una tipologia di<br />
trasporto che può comprendere<br />
un servizio di linea interurbano<br />
o un servizio occasionale a breve<br />
e medio raggio. Mercedestitore<br />
di coppia.<br />
Siamo andati a Berlino, dove<br />
si stanno completando i lavori<br />
per il nuovo BusWorld Center,<br />
l’innovativo centro di assistenza<br />
Omniplus per gli autobus<br />
Mercedes-Benz e Setra, destinato<br />
a diventare il più grande sito<br />
di manutenzione di bus elettrici<br />
d’Europa (...)<br />
Prosegue a pag. 16 di<br />
Autobus Giugno <strong>2023</strong>.<br />
Inquadra il QR code e leggi<br />
l’articolo integrale.<br />
Giugno fa rima con Enovitis<br />
in campo. Sebbene<br />
con un paio di settimane<br />
di anticipo rispetto al calendario<br />
tradizionale, la rassegna dinamica<br />
di Unione Italiana Vini torna<br />
come ogni anno ad animare il<br />
comparto delle attrezzature da<br />
filari. Un settore, quello del vino,<br />
sempre sulla breccia, grazie<br />
anche al nuovo record di export<br />
del 2022 (trainato dalle bollicine)<br />
nonostante le ben note problematiche<br />
geopolitiche.<br />
Per celebrare il 25esimo anno di<br />
attività dall’ormai lontano 1998<br />
che vide l’esordio della fiera in<br />
Oltrepo Pavese, Enovitis in campo,<br />
dopo l’edizione friulana del<br />
2022, torna in Lombardia. Teatro<br />
dell’evento sarà infatti il Garda<br />
bresciano, e in particolare il territorio<br />
della sottozona Valtenesi<br />
afferente alla Doc Riviera del<br />
Garda, situata sulla riva occidentale<br />
del Lago.<br />
A ospitare la 17 a edizione sarà<br />
l’Agricola Erian – Cantina<br />
Bottenago, situata nel Comune di<br />
Polpenazze del Garda (BS), nelle<br />
giornate del 7 e 8 giugno <strong>2023</strong>.<br />
Si preannuncia quindi una grande<br />
attesa per la “prima” di Enovitis<br />
in campo nella patria del Groppello,<br />
e nel territorio d’elezione del<br />
Chiaretto e di tutte le tipologie del<br />
Garda e Riviera del Garda. Come<br />
sempre, al centro della rassegna<br />
la possibilità di toccare con mano<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 42 di<br />
Trattori Giugno <strong>2023</strong>.<br />
Inquadra il QRcode e leggi<br />
l’articolo integrale.<br />
48<br />
49
REINOVA<br />
DEMIURGHI DI<br />
UN’ALTRA VITA<br />
Reinova firma il più grande polo italiano<br />
per lo sviluppo e il riciclo di materiali<br />
provenienti da batterie a fine vita. Il sodale<br />
tecnologico è A&C Ecotech, specializzata<br />
nel trattamento dei rifiuti. Entro il 2024<br />
saranno attive una linea per le celle e<br />
i moduli di pacchi batteria e una linea<br />
per la separazione di materiali nobili<br />
Chi legge <strong>Powertrain</strong>web conosce<br />
bene Reinova. Concepita<br />
dallo slancio congiunto<br />
di Rei Lab, Unindustria Re e Fondazione<br />
Rei, ha nel mirino la mobilità<br />
elettrica. Quanto riportiamo<br />
qui di seguito insiste sull’implementazione<br />
dell’elettrificazione,<br />
nel segno della sostenibilità e<br />
dell’economia circolare. Stiamo<br />
infatti parlando dei primi vagiti<br />
del più grande polo italiano per<br />
lo sviluppo e il riciclo di materiali<br />
provenienti da batterie a<br />
fine vita. Reinova firma questo<br />
progetto insieme a A&C Ecotech,<br />
azienda specializzata nel<br />
trasporto, trattamento, recupero e<br />
avvio allo smaltimento di rifiuti.<br />
Entro il 2024 sarà installata una<br />
linea per la classificazione, l’identificazione<br />
e il riutilizzo delle celle<br />
e dei moduli di pacchi batteria,<br />
considerati scarto, per dare una<br />
seconda, se non addirittura terza<br />
vita, alle stesse. Sempre entro il<br />
2024, sarà installata una linea<br />
automatizzata per la separazione<br />
di materiali nobili per poterli ricibatterie<br />
50<br />
clare in maniera opportuna. Un’iniziativa,<br />
quest’ultima, che vedrà<br />
un ingente investimento nel sud<br />
Italia. L’impianto di separazione e<br />
smaltimento sarà infatti realizzato<br />
in Campania, presso la sede di<br />
A&C Ecotech che, dal canto suo,<br />
ci mette lo stabilimento, i macchinari,<br />
la filiera e la profonda<br />
conoscenza del settore del riciclo<br />
e smaltimento di componenti. A<br />
Soliera, in provincia di Modena,<br />
Reinova assicura le competenze,<br />
le idee e l’ingegneria. «Per noi»<br />
commenta il Ceo di Reinova,<br />
Giuseppe Corcione, «questa<br />
nuova business unit rappresenta<br />
un tassello importante e fondamentale<br />
verso una sostenibilità<br />
integrata e una visione d’insieme.<br />
Vogliamo sviluppare batterie<br />
che siano già predisposte e pronte<br />
per essere riciclate, smaltite<br />
e riutilizzate al fine di renderle<br />
sempre più sostenibili».<br />
«A&C Ecotech è da sempre impegnata<br />
nel mondo del recupero<br />
e del riciclo di rifiuti di apparecchiature<br />
elettriche ed elettroniche<br />
Raee» aggiunge Dario Anatrella,<br />
Ceo di A&C Ecotech. «L’impegno<br />
profuso nella realizzazione<br />
della nostra mission non può fare<br />
a meno di creare rete con soggetti<br />
e professionisti esperti del<br />
settore, consci delle sfide attese:<br />
in tale contesto, collaborazione e<br />
valorizzazione delle competenze<br />
coinvolte nell’iniziativa sono più<br />
che strategiche. Il 2035 è dietro<br />
l’angolo, gli obiettivi che l’Unione<br />
europea ci chiede di raggiungere,<br />
danno forza alle nostre<br />
scelte, e alla nostra visione<br />
di futuro, non possiamo pensare<br />
ad una mobilità che inquini e che<br />
sfrutti il pianeta».<br />
Motori e componenti per OEM<br />
Cultura, tecnica, impieghi<br />
e mercato del motore diesel.<br />
Fondato nel 1986<br />
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