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BS CPDL Mostra 2023 - Intermezzo - Catalogo - Interno 49-64_CORR01

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Cosimo Filippini<br />

A cura di<br />

Viviana Vergerio Guerra


<strong>Catalogo</strong> realizzato<br />

in occasione della <strong>Mostra</strong><br />

Cosimo Filippini. <strong>Intermezzo</strong><br />

A cura di<br />

Viviana Vergerio Guerra<br />

3 – 4 aprile <strong>2023</strong><br />

Limonaia di Villa Saroli, Lugano<br />

<strong>Mostra</strong> e catalogo<br />

promossi e sostenuti dalla<br />

Cassa Pensioni di Lugano (CPdL)<br />

Si ringrazia<br />

Direzione progetto<br />

Viviana Vergerio Guerra<br />

Testi<br />

Tobia Bezzola<br />

Howard Burns<br />

Alessia Dolci<br />

Viviana Vergerio Guerra<br />

LIS<br />

LUGANO<br />

ISTITUTI<br />

SOCIALI<br />

Progetto grafico e stampa<br />

La Tipografica SA, Lugano<br />

ISBN 978-88-8191-691-7<br />

In copertina<br />

Cosimo Filippini, <strong>Intermezzo</strong>, <strong>2023</strong>, dettaglio, cat. p. 29<br />

Consorzio Depurazione Acque Lugano e Dintorni<br />

© <strong>2023</strong> Cassa Pensioni di Lugano (CPdL)<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Finito di stampare nel mese di maggio <strong>2023</strong><br />

PROTEZIONE CIVILE<br />

REGIONE LUGANO CITTÀ


5<br />

Prefazione<br />

Tobia Bezzola<br />

7 Portrait and Setting:<br />

ritratto e lavoro nelle fotografie di Cosimo Filippini<br />

Howard Burns<br />

9 Nota introduttiva<br />

Alessia Dolci<br />

11 Cosimo Filippini. <strong>Intermezzo</strong><br />

L’opera<br />

Interstizi relazionali<br />

Viviana Vergerio Guerra<br />

17 <strong>Intermezzo</strong><br />

62 Biografia


Prefazione<br />

Il Museo d’arte della Svizzera italiana si rallegra per l’iniziativa della Cassa<br />

Pensioni di Lugano e si congratula con il fotografo Cosimo Filippini, i responsabili<br />

della CPdL e la curatrice Viviana Vergerio Guerra per questa collaborazione<br />

di straordinario successo, che arricchisce in modo importante<br />

il panorama culturale della Città di Lugano.<br />

Il concetto del lavoro di Filippini per la CPdL guarda in modo rispettoso e<br />

preparato a uno dei grandi classici della fotografia del XX secolo, il fotografo<br />

tedesco August Sander (1876-19<strong>64</strong>) e alla sua monumentale opera<br />

Uomini del ventesimo secolo (Menschen des zwanzigsten Jahrhunderts),<br />

realizzata negli anni Venti. Attraverso questa impresa, unica nel suo genere<br />

e rimasta per lungo tempo un classico della letteratura fotografica, Sander<br />

ha cercato di creare un quadro generale tipologico della società tedesca del<br />

suo tempo, durante la Repubblica di Weimar. Centinaia di ritratti individuali<br />

e di gruppo, divisi secondo aspetti professionali, sociali o familiari, dovevano<br />

rappresentare le varie sfere della società. Per la loro chiarezza compositiva<br />

e l’imparzialità del loro autore, i ritratti di Sander sono rimasti fino ad<br />

oggi un modello e un’ispirazione in molti campi artistici.<br />

Con i ritratti delle persone che lavorano per le aziende affiliate alla CPdL,<br />

così diverse tra loro, Filippini riprende fermamente il progetto di Sander e<br />

lo fa rivivere nel Ticino del XXI secolo. Come per Sander, il “ça a été” del<br />

momento fotografico diventa evidente in tutti i ritratti: essi toccano lo spettatore<br />

di oggi perché attraverso loro, noi guardiamo allo Zeitgeist del nostro<br />

momento storico.<br />

Tobia Bezzola<br />

Direttore Museo d’arte della Svizzera italiana<br />

5


Portrait and Setting:<br />

ritratto e lavoro nelle fotografie di Cosimo Filippini<br />

I ritratti fotografici realizzati da Cosimo Filippini presentano persone osservate<br />

nel loro ambiente di lavoro. Benché le immagini si concentrino sull’individuo<br />

ripreso in posa e non mentre svolge un’attività, lo sfondo stesso ci<br />

offre indicazioni sul contesto nel quale la persona opera.<br />

Simili strategie non sono nuove. Da secoli i dipinti hanno documentato l’attività<br />

della persona ritratta. A volte, il lavoro svolto ci aiuta ad identificare<br />

il soggetto: il falegname nel dipinto di Georges de La Tour del 1<strong>64</strong>2 ora al<br />

Louvre, è chiaramente San Giuseppe. Lorenzo Lotto, nel ritratto di Andrea<br />

Odoni, allude alla collezione d’arte del personaggio. Piero di Cosimo ci<br />

informa che Giuliano da Sangallo è architetto ponendo davanti a lui i suoi<br />

compassi.<br />

Le poche pittrici italiane del Cinquecento e Seicento svelano la loro professione<br />

in autoritratti che le raffigurano mentre dipingono: così, Sofonisba<br />

Anguissola nel suo dipinto (1556) ora conservato nel Castello di Łancut in<br />

Polonia. Tiziano nell’autoritratto (1546-47) oggi a Berlino, si presenta invece<br />

con una catena d’oro e l’aspetto di persona importante, non avendo<br />

bisogno di indicare la sua professione.<br />

I pittori olandesi del diciassettesimo secolo documentano lavori domestici,<br />

incontri di gruppo o di organizzazioni, scene con prostitute, ma raramente<br />

raffigurano attività e luoghi di lavoro. Dobbiamo guardare altrove per trovare<br />

straordinarie raffigurazioni del lavoro come la “Bottega del macellaio”<br />

(1585) di Annibale Carracci, ora al Christ Church Gallery di Oxford, o “Les<br />

casseurs de pierres” (18<strong>49</strong>) di Gustave Courbet, distrutto nell’ultima guerra,<br />

oppure i “Raboteur de parquet” (1875), “I piallatori” di Gustave Caillebotte<br />

ora al Musée d’Orsay, e le Spigolatrici, “Les Glaneuses” (1857) di<br />

Jean-François Millet.<br />

L’esame dei ritratti europei del Rinascimento e del Barocco suggerisce<br />

quindi che, sebbene il lavoro e i luoghi di lavoro non fossero spesso di interesse<br />

primario per gli artisti e le persone ritratte, essi avevano comunque<br />

un ruolo importante, soprattutto quando i dipinti evocano lo studio, gli affari<br />

e la professione stessa del pittore.<br />

7


La nuova arte della fotografia riprenderà queste tipologie rendendo il ritratto<br />

protagonista in immagini come il dagherrotipo di autore ignoto, conservato<br />

al George Eastman Museum a Rochester, in cui un collezionista di farfalle<br />

viene ripreso con un libro di tavole zoologiche e delle cassette entomologiche.<br />

L’armatore Isambard Kingdom Brunel viene ritratto da Robert Howlett<br />

davanti alle enormi catene usate durante il varo della nave Great Eastern. La<br />

fotografia inoltre sarebbe presto servita per documentare, o denunciare in<br />

immagini, lavoratori, luoghi e condizioni di lavoro, come nelle foto di Lewis<br />

Hine e Dorothea Lange.<br />

Le belle e evocative foto di Cosimo Filippini sono in linea con queste tradizioni.<br />

Howard Burns<br />

Professore Emerito Scuola Normale Superiore di Pisa<br />

8


Nota introduttiva<br />

Fin dall’infanzia ho sentito attrazione per varie forme d’arte e invero, una<br />

certa curiosità per quella che potrei definire oggi, a posteriori, l’arte visiva.<br />

Quando in seno al Consiglio direttivo della CPdL è stato discusso e deciso<br />

di accogliere la proposta della critica e art consultant Viviana Vergerio<br />

Guerra e realizzare un progetto artistico per l’edizione del Rapporto<br />

di gestione 2022 diverso e in discontinuità con il passato, in cui i risultati<br />

d’esercizio venivano accompagnati e arricchiti con immagini di opere selezionate<br />

dalle Collezioni di Musei del nostro territorio, ho subitaneamente<br />

avvertito una particolare affinità all’idea e un certo entusiasmo ad accompagnare,<br />

in qualità di coordinatrice del Comitato audit della CPdL, la sua<br />

concretizzazione.<br />

<strong>Intermezzo</strong>, progetto fotografico dell’artista Cosimo Filippini, è il titolo dell’opera<br />

artistica che accompagna il Rapporto di Gestione 2022 della CPdL. Il<br />

titolo nasce da una delle parole raccolte durante gli incontri tra l’artista, la<br />

curatrice e i protagonisti dei ritratti. L’opera è formata da ventotto ritratti e<br />

da tre composizioni di parole.<br />

Dedicandomi all’elaborazione di questo testo, osservando i diversi scatti<br />

dell’opera, mi sono particolarmente soffermata sul titolo di questo progetto,<br />

<strong>Intermezzo</strong>, rendendomi conto di come questa parola, questo concetto,<br />

rappresenti a pennello anche uno specifico momento del percorso professionale<br />

di ogni assicurato. <strong>Intermezzo</strong> si rivela a chi osserva, come uno<br />

spazio di tempo che si interpone tra due atti, un ponte tra diverse fasi della<br />

vita lavorativa.<br />

Questo progetto artistico nasce in effetti dall’idea di rappresentare la Cassa<br />

pensioni in un senso più ampio e profondo, che vada al di là dalla più comune<br />

concezione di Ente con il compito istituzionale di versare le pensioni<br />

e di finanziare quelle future, bensì di un Ente previdenziale che rivolgendosi<br />

a diversi e distinti portatori d’interesse riveste anche il ruolo di “motore di<br />

comunità” tra gli assicurati di ieri, oggi e domani, indispensabilmente collegati<br />

da un patto intergenerazionale a garanzia del tenore di vita degli uni<br />

per gli altri.<br />

9


Con questo progetto la CPdL intende mettere in luce il valore condiviso da<br />

ogni assicurato impegnato nel lavoro quotidiano a sostegno delle necessità<br />

del presente ma anche in prospettiva della vita post-lavorativa, ritraendo<br />

quindi diversi assicurati attivi nel loro contesto lavorativo e mostrando le<br />

diverse realtà professionali. Al contempo l’opera vuol essere un riconoscimento<br />

a quegli operatori che svolgono un ruolo fondamentale nella nostra<br />

comunità, dando spazio soprattutto a quelle professioni del “fare” concreto<br />

e direttamente fruibili dal cittadino grazie ad un impatto con il mezzo fotografico<br />

molto immediato e realistico.<br />

<strong>Intermezzo</strong> si compone di un articolato lavoro da parte della curatrice e<br />

dell’artista che ha preso avvio dai sopralluoghi dei siti, seguito da discussioni<br />

e confronti che solo alla fine si realizzano e si manifestano con l’atto<br />

dello scatto. L’opera di Filippini, attraverso i ritratti dell’artista, permette di<br />

percepire e vedere il valore di quell’impercettibile ma imprescindibile ponte<br />

che cinge la quotidiana operatività alla ventura tangibilità.<br />

Attraverso l’esposizione <strong>Intermezzo</strong> si ha così l’occasione di osservare i<br />

luoghi e le storie di chi quotidianamente si incontra e partecipa alla creazione<br />

di un valore aggiunto per sé e per la comunità in cui vive.<br />

Alessia Dolci<br />

Membro del Consiglio direttivo e coordinatrice del Comitato audit della CPdL<br />

10


Cosimo Filippini. <strong>Intermezzo</strong><br />

L’opera<br />

L’opera <strong>Intermezzo</strong> nasce nel contesto di un progetto fotografico collettivo<br />

promosso dalla Cassa Pensioni di Lugano (CPdL) con il coinvolgimento<br />

di assicurati attivi, in occasione della pubblicazione del centocinquesimo<br />

Rapporto di gestione. L’idea è stata condivisa con l’artista Cosimo Filippini,<br />

che ha eseguito le fotografie durante l’arco del 2022, completando l’elaborazione<br />

dell’opera nel <strong>2023</strong>, secondo una lettura incentrata sulla persona.<br />

L’insieme di ventotto immagini di persone ritratte sul luogo di lavoro e<br />

di tre composizioni di parole, realizzate con una stampa a caratteri mobili<br />

in collaborazione con la stamperia luganese di Cascio Editore, che sono<br />

state espresse dai partecipanti in risposta al momento trascorso assieme<br />

durante il compimento degli scatti, forma l’opera <strong>Intermezzo</strong>, titolo scelto<br />

fra tutte queste parole. Il progetto è stato sviluppato osservando la CPdL<br />

come un “generatore di comunità”, una piattaforma aggregativa di contesti<br />

e di percorsi umani, accomunati dal sentimento di essere parte integrante<br />

del tessuto economico e sociale in cui operano. Il rispetto del patto intergenerazionale<br />

e la pace del lavoro, sono i principi cardine su cui si basa un<br />

Ente previdenziale e di riflesso i valori che ogni assicurato fa propri nella<br />

consapevolezza di preparare la vita post-lavorativa con la giusta attenzione<br />

e con la certezza di potere fare affidamento alla forza del collettivo espressa<br />

dall’Ente.<br />

Queste premesse hanno rappresentato l’orientamento su come doveva<br />

essere affrontato il progetto e il risultato ottenuto è divenuto un veicolo a<br />

favore di una riflessione su come nel tempo attuale sia più che mai necessario<br />

riscoprire il significato dell’interazione fra le persone, anche o forse<br />

soprattutto, attraverso il racconto delle loro storie. Nella realizzazione del<br />

progetto sono state coinvolte persone, incontrate nel luogo di lavoro, dove<br />

Cosimo Filippini ha potuto focalizzarsi sulla relazione con loro, restituendola<br />

attraverso lo scatto fotografico. Un’operazione in cui, ineludibilmente, sono<br />

emersi i ruoli e le individualità di chi è intervenuto. Tra il soggetto fotografato<br />

e l’artista si è stabilito un legame che ha evidenziato alcune sfumature della<br />

personalità, elemento centrale nel processo artistico e, seppure nella sua<br />

brevità, si è generata un’esperienza comune, di cui la fotografia e la raccolta<br />

11


delle parole, sono una testimonianza e l’ispirazione per intitolare l’opera<br />

<strong>Intermezzo</strong>, una pausa fuori programma per i lavoratori presenti. Alla scelta<br />

di specifiche ambientazioni corrisponde un orizzonte in cui la professione<br />

completa la definizione del sé, contribuendo, allo stesso tempo, alla delineazione<br />

di luoghi di confronto, uno spazio di scrittura di vicende intrecciate e<br />

di scambio in cui il vissuto lavorativo diventa una modalità di incontro che<br />

la fotografia fa emergere.<br />

Da questo itinerario tra gli Enti affiliati alla CPdL hanno preso forma dei ritratti<br />

ambientati, dove lo strumento metodologico è divenuto un pretesto a<br />

favore della conoscenza allargata di una realtà anche poco nota ma che è<br />

l’essenza della società di cui facciamo parte. L’indagine ha messo in luce<br />

aspetti lontani dall’immaginario collettivo. Professionisti associati all’azione<br />

sul terreno e al pericolo, che operano anche con l’ausilio di mezzi speciali,<br />

sono coadiuvati da corpi organizzativi e di controllo, e da addetti alla formazione<br />

e alla logistica, attività imprescindibili per il funzionamento delle<br />

squadre, sono state poste al centro del progetto.<br />

L’esperienza intrapresa assieme ai partecipanti, ha messo in contatto persone<br />

con visioni e quotidianità diverse. La sequenza degli scatti è un racconto<br />

di vite e soprattutto un invito a comprendere meglio la nostra società<br />

e ad osservare con occhi diversi quello che ruota attorno a noi, un tentativo<br />

di mostrare “l’altro lato” dei mestieri incontrati nel progetto.<br />

Interstizi relazionali<br />

Il lavoro di Cosimo Filippini si estende oltre le immagini fissate negli scatti,<br />

la sua forza è generata anche dal tempo impiegato dall’artista per immaginare<br />

il modo d’avanzamento in grado di avviare nuovi e più ampi percorsi<br />

intuitivi e di conoscenza in un luogo aperto all’accadimento imprevisto e alla<br />

mutazione dei gesti durante l’itinerario nei mestieri incontrati sul territorio.<br />

Nell’opera, formata da ventotto immagini di persone ritratte fotograficamente<br />

sul luogo del lavoro e da tre composizioni di parole espresse dagli stessi<br />

partecipanti, Filippini si concentra sul soggetto, la cui adesione al progetto<br />

assume una valenza unica e imprescindibile nell’atto irripetibile della ripresa.<br />

Nei contenuti, la sua essenza è l’esperienza condivisa, un’attività che costituisce<br />

l’elemento fondamentale nella generazione di un’arte partecipata,<br />

restituita dall’artista attraverso lo strumento prescelto. La costruzione della<br />

12


composizione fotografica è il punto di partenza che spiega l’approccio emotivo<br />

e intellettivo che Filippini instaura con i suoi soggetti.<br />

Cresciuto nell’ambito di una famiglia di artisti, ha perfezionato la tecnica fotografica<br />

grazie alle collaborazioni con il fotografo praghese di architettura<br />

Václav Šedý e in occasione di mostre e nella realizzazione di cataloghi d’arte.<br />

Queste attività hanno sollecitato la sua sensibilità fino a fargli compiere la<br />

svolta della pratica artistica. La ricerca di Filippini si è sviluppata inizialmente<br />

intorno al concetto di spazio e tempo e alla loro rappresentazione in arte; le<br />

sue opere sono delle meta-rappresentazioni che incidono sulla percezione,<br />

producendo effetti illusori andando oltre il soggetto paesaggistico o architettonico<br />

trattato. Più recentemente, la sua attenzione si è spostata verso<br />

l’esperienza, utilizzando la fotografia come strumento di restituzione del rapporto<br />

con le persone o con la materia. In Ritratti (2020), un progetto fotografico<br />

realizzato negli spazi museali del Kirchner Museum Davos, suggerisce<br />

un approfondimento sull’interpretazione dell’identità personale e sociale,<br />

mentre nella serie Appunti di erosione (2018), indaga gli aspetti materici del<br />

paesaggio che viene osservato in maniera ravvicinata. In altri lavori, ancora<br />

con al centro l’elemento relazionale, Filippini crea associazioni avvalendosi<br />

di codici culturali conosciuti, originando un processo interattivo di scambio<br />

che si riverbera nel risultato, indipendentemente dal mezzo utilizzato. In<br />

Après la raclette (2018), realizzata durante la residenza Viavai+ in collaborazione<br />

con la pittrice canadese Élise Lafontaine, il mezzo è il disegno, mentre<br />

in Adamà Adamà, figli della terra rossa (Casa degli Artisti di Milano, con il<br />

sostegno di Pro Helvetia, 2022), un’opera nata dall’esigenza comune di Filippini<br />

e dell’artista Elia Gobbi di entrare in simbiosi con la materia, è la pratica<br />

manuale del modellare una forma scultorea di terra cruda e paglia.<br />

Nel caso di <strong>Intermezzo</strong>, un progetto che trova continuità nel percorso artistico<br />

di Filippini, è la fotografia ad assumere il ruolo protagonista di mediatrice<br />

che si verifica secondo un procedimento lento e lo studio della collocazione<br />

nello spazio dei soggetti; una modalità ripetuta con precisi canoni nell’intenzione,<br />

a prima vista paradossale, di creare un esito quanto più possibile<br />

vicino al reale. L’interrogativo di fondo entro cui il fotografo si muove è<br />

quello relativo ai confini tra spontaneità e condizionamento nell’operazione<br />

fotografica, alla comprensione del limes che esiste tra realtà e finzione nella<br />

fotografia, intesa come spazio delle relazioni. La questione del ruolo che<br />

l’arte assume nel processo della conoscenza e come luogo della possibilità<br />

relazionale, è fondamentale per Filippini. Un aspetto che apre diverse piste<br />

d’indagine e anche di confronto con il fotografo modenese Franco Vaccari,<br />

13


14<br />

secondo il quale il risultato della riflessione artistica, non è da considerare<br />

come un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra persone mediato<br />

da immagini.<br />

Entro una sottile linea di demarcazione si racchiudono le diverse funzioni<br />

della fotografia, tra le altre, quella di latrice di un messaggio iconico ma<br />

anche simbolico. Nel lavoro di Cosimo Filippini coesistono la dimensione in<br />

apparenza mendace di una costruzione estetica e quella autentica dell’apertura<br />

verso gli altri. L’azione cosciente del fotografo si lega alla registrazione<br />

delle identificazioni involontarie del soggetto, segni che possono essere<br />

letti in modo soggettivo. Nell’esplorare le connessioni tra l’individuo, l’ambiente<br />

circostante, l’attività antropica e l’immaginario collettivo, predilige<br />

una sospensione critica rinunciando al tratto espressivo e alla componente<br />

contemplativa, divenendo “medium” a favore dell’emersione del dato oggettivo<br />

ricercato, sebbene si rintracciano, attraverso una lettura graduale,<br />

elementi puntuali di forza espansiva ad esempio nella postura dei corpi o<br />

nell’intensità dello sguardo dei soggetti fotografati che nel loro insieme costituiscono<br />

la forza del pensiero riflessa nella fotografia dell’artista.<br />

L’esperienza dell’opera reiterata attraverso i gesti ripetuti, ha dato luogo<br />

alla narrazione di mestieri e situazioni inaspettate, a volte anche ironiche,<br />

nel contesto della sfera lavorativa. Il risultato del procedimento evolve come<br />

agente di comunicazione, i cui effetti sono parte degli elementi primari di<br />

un sistema sociale, la cui responsabilità è ribaltata su chi guarda, libero di<br />

trarre spunti per una riflessione che potrà essere reiterata nel tempo, grazie<br />

alle istantanee divenute parte di una memoria collettiva. Nell’intermezzo,<br />

la pausa durante le attività giornaliere, è stato vissuto un tempo in comune<br />

che ha aperto la strada a un processo di scambio, un momento fugace ma<br />

ricco di connessioni e allargato su nuovi orizzonti relazionali che Filippini<br />

ha catturato, generando una serie di ritratti ambientati, ripresi e fissati nella<br />

loro interezza, attraverso l’uso della fotografia. Una condizione questa con<br />

valenza inclusiva di significati rafforzata dal fatto che l’arte è già di per sé<br />

uno stato dell’incontro.<br />

Uno dei riferimenti di Cosimo Filippini è la fotografa olandese Rineke Dijkstra,<br />

nei suoi ritratti emerge il lato identitario in relazione alla loro ambientazione,<br />

componente che in <strong>Intermezzo</strong>, assume un ruolo significativo prodotto<br />

dall’interazione intercorsa nelle fasi preparatorie allo scatto.<br />

La ricerca artistica si è dedicata anche al mondo del lavoro, un’attività inesorabilmente<br />

legata alla vita dell’uomo. Filippini, in particolare, instaura<br />

un’affinità concettuale e formale con la pittura impegnata anche su questo


versante. Nel risultato visivo le situazioni possono essere rese in ugual<br />

modo, al di là della tecnica utilizzata, sia pittorica che fotografica, anche se<br />

con scopi e movenze diverse. Una considerazione valevole confrontando,<br />

ad esempio, il lavoro di Angela Vanini che con i suoi autoritratti pittorici in<br />

diversi ambienti lavorativi, racconta spaccati della sua vita e delle proprie<br />

aspettative, evidenziando risvolti politici e di critica sociale, con quello di<br />

Filippini che invece, rivolgendo l’obiettivo verso il soggetto identificato, diviene<br />

spettatore e custode di verità carpite nell’atto fotografico con l’intenzione<br />

di stimolare uno sguardo oltre il visibile.<br />

Il risultato ricercato dal fotografo non converge a declinazioni funzionali per<br />

uno studio di una debolezza che permea la società, il tema del lavoro non è<br />

indagato sotto la lente sociologica, ma è uno spunto per innescare microutopie<br />

volte a instaurare legami che trascendono l’aspetto professionale e<br />

la struttura fisica in cui si svolge. Un proponimento di condivisione, elemento<br />

sostanziale persistente nell’opera di Cosimo Filippini, che qui si materializza<br />

in un pensiero rivolto all’uomo, in un desiderio di prendersene cura, nel<br />

prestare attenzione alle sue esigenze, mostrandoli al mondo nella volontà<br />

di creare non uno spazio autonomo e restrittivo, ma piuttosto un interstizio<br />

che può essere letto come un insieme ideale di punti di contatto umani che<br />

si relazionano tra loro e con l’osservatore.<br />

Viviana Vergerio Guerra<br />

15


<strong>Intermezzo</strong>, <strong>2023</strong><br />

Stampe inkjet su carta cotone e dibond, stampe tipografiche su carta<br />

71 x 51 cm, cad.


Biografia<br />

Cosimo Filippini è nato a Lugano nel 1979 in una famiglia di artisti. Compie gli studi<br />

a Milano dove, nel 2004, si laurea in Economia per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione<br />

presso l’Università Luigi Bocconi e, nel 2006, si diploma in pianoforte presso<br />

il Conservatorio Giuseppe Verdi. In seguito si dedica alla fotografia, collaborando<br />

con il fotografo di architettura Václav Šedý, con il quale ha approfondito l’uso del<br />

banco ottico. Dal 2010 si specializza nella fotografia di mostre e opere d’arte, lavorando<br />

per numerose gallerie e istituzioni in ambito internazionale. Il contatto<br />

con queste realtà lo spinge a riflettere sul proprio lavoro di documentazione e ad<br />

intraprendere la pratica artistica. Grazie al sostegno di Pro Helvetia ha partecipato<br />

a residenze d’artista nell’ambito del programma Vivavai+ e presso la Casa degli<br />

Artisti di Milano. Espone regolarmente in Svizzera e in Italia e le sue opere fanno<br />

parte di collezioni pubbliche e private. Il suo lavoro artistico nasce utilizzando la<br />

fotografia come strumento per confrontarsi con altri ambiti delle arti visive, come il<br />

disegno, la pittura e la scultura, interrogandosi sul senso del tempo e dello spazio<br />

ed esplorando i paradossi della rappresentazione. Successivamente la sua attenzione<br />

si è spostata verso l’esperienza, utilizzando la fotografia come strumento di<br />

restituzione del rapporto con la materia e con le persone. I presupposti razionali e<br />

progettuali del suo lavoro si fondano sulla consapevolezza dell’autenticità e dell’unicità<br />

di ogni esperienza, lasciando aperto il discorso a esiti in cui possa trasparire<br />

un sentimento di stupore e una vena di poesia. Vive e lavora a Savosa, nella casa<br />

di famiglia.<br />

62


Si ringraziano gli Enti affiliati alla Cassa Pensioni di Lugano che hanno partecipato<br />

al progetto fotografico, ai quali esprimiamo la nostra gratitudine per il loro impegno<br />

a sostegno del nostro territorio. In particolare, le persone che sono intervenute<br />

nell’organizzazione, rendendo possibile lo svolgimento di questa iniziativa:<br />

Fausto Bettosini, Divisione Spazi Urbani Città di Lugano<br />

Fabrizio Campana, Città di Lugano Corpo civici pompieri<br />

Lisa Crivelli, Consorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano<br />

Valentina Del Fante, LAC Lugano Arte e Cultura<br />

Oriello Frigerio, Dicastero Immobili, Divisione Gestione e Manutenzione Città di Lugano<br />

Andrea Gavazzini, Polizia Città di Lugano<br />

Seila Magistretti, Consorzio Protezione Civile Regione Lugano Città<br />

Samia Parise, Aziende Industriali di Lugano AIL SA<br />

Danilo Pellegrini, Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano<br />

Katia Premoli, LIS Lugano Istituti Sociali<br />

Roberta Soldati, CDALED Consorzio Depurazione Acque Lugano e Dintorni<br />

Alessio Snozzi, TPL Trasporti Pubblici Luganesi<br />

Cosimo Filippini desidera ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione<br />

di <strong>Intermezzo</strong>, a partire dalla curatrice Viviana Vergerio Guerra e dal<br />

Consiglio Direttivo della CPdL. Sono più di sessanta le persone che hanno aderito<br />

al progetto e che purtroppo non è possibile nominare singolarmente: sono i<br />

protagonisti degli incontri e delle fotografie senza cui <strong>Intermezzo</strong> non esisterebbe.<br />

Ringraziamenti particolari vanno poi rivolti ad Howard Burns per essersi reso disponibile<br />

a scrivere il prezioso testo che accompagna questo catalogo, a Susanna<br />

Janina Baumgartner ed Elia Gobbi per quella vicinanza di intenti improntata al<br />

sentire comune e all’incontro con gli altri, ad Alberto Mugnaini per le appassionate<br />

discussioni e gli utili suggerimenti. Infine, un grazie speciale va a Laura, per l’infinita<br />

pazienza e gli inesauribili consigli.<br />

63

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