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sara-al-tramonto

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Sembrava la scena di una commedia: una madre che cerca di

convincere la figlia recalcitrante ad andare a scuola.

La signora raggiunse l’auto, un costoso SUV dai vetri oscurati;

armeggiò alla ricerca del telecomando che trovò nella tasca dello

spolverino, dopo aver posato per un attimo a terra quello che la

intralciava. Poi scoccò un’occhiata malevola al custode che fingeva

di pulire il cortile per non aiutarla, aprì lo sportello posteriore e gettò

all’interno del veicolo ciò che trasportava. Una volta libera dai pesi,

tornò verso la bambina e si accovacciò davanti a lei, il viso

all’altezza del suo, accarezzandole una guancia e sussurrandole

all’orecchio.

La bimba, piano piano, alzò lo sguardo. Aveva un bel volto dai

lineamenti regolari, con gli occhi neri e dolci. Un po’ pallida, forse, e

troppo magra. All’improvviso abbracciò la donna, che la sollevò con

facilità per adagiarla sul seggiolino dietro. Finalmente sedette al

posto di guida, accese il motore e uscì sul vialetto diretta all’incrocio.

Nascosta dietro uno degli alberi del viale, indistinguibile a meno di

non conoscerne l’esatta posizione, una figura dai capelli grigi

osservava attenta.

Passarono dieci minuti, durante i quali Sara non fece un solo

gesto.

L’immobilità assoluta era, forse, la principale prerogativa

dell’invisibilità, oltre all’aspetto del tutto anonimo. In passato,

mentendo sul piacere che le procuravano gli effetti del proprio

fascino sugli altri, Teresa aveva manifestato più volte invidia per

l’abilità di risultare così poco appariscente della collega e per il

vantaggio professionale che derivava da quella dote. In realtà non

era solo un talento naturale, era anche il frutto dell’attitudine a

osservare. A forza di cogliere ogni minimo segno nella postura di un

corpo, nell’espressione di un volto, in un movimento delle mani,

finisci per cancellarli da te stesso, pensava Sara. E impari ad

assumere una precisa posizione che consente di tenere sotto

controllo l’obiettivo, salvo poter distogliere lo sguardo senza il

minimo movimento del collo, nell’eventualità che qualcuno si giri

dalla tua parte.

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