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sara-al-tramonto

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«Sì, però…»

Sara riprese enumerando sulle dita, e a Pardo sembrò che quella

signora all’apparenza innocua stesse elencando gli ingredienti di una

ricetta.

«Secondo: qual è l’arma del delitto? Qualsiasi sia, Dalinda se n’è

liberata, no? E terzo, mi spieghi come funziona: una fracassa il

cranio del padre con un oggetto, poi va a buttarlo via, ritorna a casa

e si accuccia a dormire vicino al cadavere?»

Davide arrossì, neanche fosse stato lui il giudice istruttore:

«Ma lei crede di essere in un romanzo giallo o in una fiction

televisiva, dove i particolari tornano con precisione chirurgica?

Questa è la vita vera, Mora, e i pezzi non sempre combaciano. Molte

prove emergono anche a distanza di anni. Basta un errore nel primo

sopralluogo o un rilievo mancato. Magari l’arma del delitto era una

delle statuette in bronzo di quella casa, ce n’erano tante, glielo

posso garantire, e la ragazza l’ha rimessa a posto dopo averla pulita.

Forse non si è andati troppo a fondo perché non c’era la necessità».

Sara fece una smorfia di soddisfazione:

«Appunto, non c’era la necessità. Quindi, in un certo senso e al

contrario di quello che sostiene lei a proposito dei romanzi gialli, i

tasselli combaciano anche qui».

«Mi scusi, ma non riesco proprio a capire cosa c’entra con…»

«Con il modo di procedere? Forse nulla. Ma noi non siamo a

caccia di un colpevole, come in un’indagine normale; perciò ci

muoviamo e ci muoveremo in maniera diversa dal solito.»

Davide scosse il capo:

«Cioè? Io sono abituato a cercare i fatti, a metterli nella giusta

sequenza per individuare la prospettiva corretta. Che c’è di

sbagliato?».

Sara lo guardò con condiscendenza, come una maestra con un

bambino un po’ tardo:

«I fatti questa volta li abbiamo e per certi versi tutto quadra.

Quello che non torna è nelle parole e negli atteggiamenti, proprio i

segni che io sono addestrata a interpretare. Perciò devo incontrarli

uno a uno, devo sentirli parlare, meglio ancora se li vedo interagire, i

protagonisti di questa faccenda. Lei mi dovrà accompagnare in un

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