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sara-al-tramonto

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A quel punto Sara lo ignorò, dandogli le spalle e raggiungendo la

macchina. Quindi sedette al posto di guida.

Dopo un attimo di perplessità, Davide la seguì. Quando ebbe

chiuso lo sportello, si sentì autorizzato a completare il ragionamento:

«Ecco, vede? Lei agisce secondo chissà quale criterio, e uno

deve assecondarla. Be’, a me non va più di essere mortificato così.

Sono in servizio da oltre trent’anni, seguo le procedure e mi attengo

ai fatti».

«Se sta zitto un attimo, le rispondo.»

Il poliziotto chiuse la bocca con uno scatto, sentendosi piuttosto

stupido. Cercò di recuperare dignità profondendosi in un regale

cenno della mano, quasi fosse lui a consentirle di proseguire.

«Se la piccola corre dei rischi, è perché a qualcuno conviene che

stia male. Ogni indizio rimanda all’omicidio di Molfino, che presenta

diverse zone d’ombra.»

Davide allargò le braccia:

«Quali zone d’ombra? C’è una colpevole in pratica rea confessa,

che l’avvocato di famiglia manco difende, che ha appena affermato

di non ricordare nulla perché era strafatta, ma che potrebbe

benissimo aver accoppato il…».

«E non le pare strano? “Non ricorda”, “potrebbe”, “in pratica”:

sono abituata a interpretare le parole, e lei usa queste per sostenere

una tesi di colpevolezza in cui non crede affatto. Poi ci sono le

evidenze oggettive.»

Pardo aggrottò la fronte, colpito:

«A prescindere dai termini, che contano il giusto, quali sarebbero

queste evidenze?».

Sara rispose imperturbabile:

«Una ragazza piena di roba, che non sa nemmeno com’è tornata

a casa, ammazza il padre sfondandogli il cranio».

L’ispettore sbuffò:

«Se avesse visto quello che ho visto io… I drogati possiedono

una forza insospettabile, sono capaci di azioni che, a guardarli da

lucidi, uno non potrebbe nemmeno concepire».

«Primo: la Molfino non era in crisi d’astinenza, né sotto l’effetto di

eccitanti, tant’è vero che si è addormentata.»

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