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sara-al-tramonto

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Arrivederci».

Davide la vide allontanarsi calma, come se stesse passeggiando.

Il cane si sollevò, agitato, ed emise un lungo guaito. A voce alta

l’ispettore si rivolse alla schiena di lei:

«E questo che vorrebbe dire? Che anche voi… la sua unità o

quello che cacchio è… vi disinteresserete della questione?».

Sara non rispose né si fermò, dirigendosi verso la macchina.

Boris e Pardo si guardarono perplessi, poi il quadrupede decise

per entrambi avviandosi al trotto dietro la donna dai capelli grigi e

trascinando il padre putativo con sé, quasi fosse un’appendice del

guinzaglio. Quando l’ebbero raggiunta, il poliziotto disse:

«Io le responsabilità me le assumo davvero, cara Mora. Questo

sia ben chiaro. È soltanto che credo di meritare un po’ più di

considerazione, e…».

«Le ho detto di portare il cane a casa, e di sbrigarsi. Devo

accompagnarla in galera.»

«Ecco, alla buon’ora si è degnata di spiegarmi… Come in galera?

Perché?»

Ma Boris si era diretto obbediente verso il portone, e le

rimostranze di Pardo si persero nel traffico del mattino.

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