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XIV

La potente automobile scura imboccò il viale rombando. La bella

bionda alla guida ridacchiò e senza preavviso allungò la mano

sull’inguine del ragazzo atletico seduto al posto del passeggero.

Teresa adorava quei gesti improvvisi. Si godeva lo stupore e la

reazione involontaria del partner occasionale, proprio nel mezzo di

una normale conversazione sugli argomenti più disparati. Pescava le

proprie prede tra i novellini delle scorte, gli stagisti ammessi in

specifiche sezioni dell’unità ma che ne ignoravano il funzionamento

complessivo o, come quella sera, catturando in un locale lo sguardo

famelico del cliente più carino. Al gusto della conquista aggiungeva il

piacere che le procurava l’orgoglio ferito della giovane con cui il

futuro amante si accompagnava prima che lei decidesse di

portarselo via.

Era un groviglio di emozioni a ispirarle simili performance.

C’entrava il sentirsi ancora attraente e desiderabile, insieme alla

vendetta contro un ex marito al quale piacevano le ventenni, come

quella appena mollata dalla sua nuova fiamma; c’entrava anche il

sesso in sé, l’attività più divertente e gratificante che riusciva a

permettersi.

E poi c’era il potere, ovviamente. La voglia di far capire a tutti che

il maschio alfa in giro era lei: Pandolfi Teresa, la prima donna ad

assumere la direzione di uno dei più segreti e strategici apparati che

si potessero ricondurre, in senso molto lato, alla difesa dell’ordine

pubblico.

Assaporò la reazione del ragazzo sotto la sua sapiente mano,

mentre accostava a un centinaio di metri da un elegante portone.

Avvertì la sorpresa mista a un lieve timore. Poi l’interesse crescente

per quella femmina così raffinata, della stessa età della madre, che

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