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Al ritorno dall’appuntamento con Teresa, Sara aveva ammesso con

una punta di rincrescimento che quella cartellina sottile, senza

neanche un segno sul frontespizio, era un ospite tutt’altro che

indesiderato nella sua auto.

Non che avesse ambito a tenersi occupata, né che avesse

difficoltà a impiegare il proprio tempo. Si allenava regolarmente,

mangiava cibi sani, leggeva i libri che aveva sempre voluto leggere e

vedeva i film a cui per anni, col progredire della malattia di

Massimiliano, aveva dovuto rinunciare. E per una come lei, che degli

altri non aveva mai sentito davvero il bisogno, l’assenza di una

normale vita sociale non era certo un peso.

Adesso guardami in faccia e giuramelo. Sì, ripeti sempre che non

giuri mai e tutte quelle fesserie, ma stavolta una promessa non mi

basta: voglio che me lo giuri. Su cosa? Su quel sorriso. Proprio su

quel sorriso di tanti anni fa, quando ho capito come si trasformava il

tuo viso mentre stringevi gli occhi e stendevi le labbra. Quando mi

sei esplosa dentro, e niente è stato più come prima. Giurami che

starai bene. Giurami che ti prenderai cura di te, che non ti trascurerai

e smetterai di fumare. Che ti guarderai attorno e sorriderai ancora.

Giuramelo.

Quindi era stata bene, come può star bene una alla quale hanno

strappato il cuore dal petto, una che davanti allo specchio fissava un

corpo che non riconosceva più, senza distinguerne i lineamenti e i

confini. Sì, era stata davvero bene.

Ora però c’era quel dossier, e qualcosa era scattato in lei. Ci

aveva impiegato così tanto a diventare invisibile, al mondo e a se

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