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sara-al-tramonto

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VII

Pandolfi è brava. Non ha un talento naturale come il tuo, ma è

determinata e seria. Un po’ arrivista, forse; senz’altro avrà una

brillante carriera. Penso ci si possa fidare. Lo so che è tua amica,

amore, siete entrate insieme, ma non dimenticare che tu vieni dalla

polizia, lei invece era nei Servizi. È diverso, io li conosco bene.

Quando abbiamo formato questa unità, volevamo che fosse

composta da membri di entrambe le strutture. Non è un caso. Vi

completate, pur non assomigliandovi affatto. E sarà sempre così.

Teresa estrasse dalla borsa una cartellina sottile. «Ti ricordi il

caso Molfino?»

Sara socchiuse gli occhi:

«Il finanziere morto un anno fa? Fu una cosa grossa, giornali e

televisioni ne parlarono per mesi. È stata la figlia, mi pare».

La bionda confermò con un cenno del capo:

«Sì, esatto. L’indagine apparve semplice fin dall’inizio. Le prove

erano schiaccianti, lei aveva precedenti per violenza e quella sera li

avevano sentiti litigare. Processo liscio, adesso la colpevole è in

galera».

«E che c’entra l’unità?»

Teresa inforcò gli occhiali da lettura:

«Controllavamo lui, per ovvi motivi: imprese con partecipazioni

mafiose, bustarelle per gli appalti, assunzioni di manovalanza

criminale. Niente di eccezionale. E i nostri dati sono compatibili con

la colpevolezza di Dalinda, la figlia».

«Allora di che stiamo parlando?»

L’amica scartabellò nel dossier:

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