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sara-al-tramonto

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La giovane sospirò:

«Sì, è così. Ma è pur sempre mia mamma e me la devo tenere

così com’è».

Davide si guardò attorno:

«Be’, ma il bambino? Dovrebbe essere questa l’ora in cui te lo

portano. Non ce lo presenti?».

Proprio quando Pardo ebbe finito di parlare, si sentì un cigolio nel

corridoio e due infermiere entrarono spingendo un paio di culle.

Qualche secondo dopo, una fu avvicinata al letto di Viola.

Davide si sporse. «Madonna, quanto è piccolo! Sembra

incredibile, date le dimensioni della pancia! Forse una parte ce

l’avevi di tuo…»

Viola protestò:

«Pardo, non fare in modo che mio figlio ascolti la prima parolaccia

dalla bocca della madre». Poi si rivolse all’infermiera che le stava

porgendo il neonato: «Per favore, lo dia a lei. Sì, alla signora, qui.

Non si preoccupi, è la nonna».

Sara arretrò di un passo, terrorizzata:

«No, no, io…».

L’infermiera si mise a ridere.

«E su, signo’, lo avrete tenuto un bambino in braccio se siete la

nonna, no? Guardate quant’è bello. E porta pure un bel nome:

Massimiliano.»

Sara sentì come un pugno in petto. Guardò Viola, che abbassò gli

occhi, imbarazzata.

«Be’, mi piaceva. Mica potevo chiamarlo Alien, no? Poi ha anche

una fossetta sul mento.»

Così Sara, dopo quasi due anni, abbracciò di nuovo Massimiliano.

E vide che era proprio vero: aveva una fossetta sul mento.

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