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sara-al-tramonto

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Viola chiese, preoccupata:

«E adesso con chi starà?».

Sara la tranquillizzò:

«Ci vuole un po’ di tempo per la revisione processuale, ma

Dalinda verrà scarcerata a breve. Intanto sarà affidata ai servizi

sociali, quelli veri».

«Saperla con la madre, se è come me l’avete descritta, non è

molto rassicurante.»

Pardo si grattò la testa:

«La paura l’avrà trasformata, vedrai. Si è sempre appoggiata a

qualcuno, al padre o al fratello: adesso che è sola, magari cambierà

per amore di Bea e la smetterà di fare stronzate. Non è più una

ragazzina».

Viola lo provocò:

«Perché, c’è un limite di età per le stronzate? Guarda te, per

esempio».

L’ispettore assunse un’aria offesa:

«Io sono un cazzo di eroe, se non te ne fossi accorta. Con una

ferita alla testa da cinque punti e probabile commozione cerebrale.

Ho dovuto pure firmare per uscire dall’ospedale!».

Viola annuì:

«Tu la probabile commozione cerebrale l’avevi pure prima, mica è

stata la botta».

Sara la interruppe:

«Raccontami del… com’è andata, insomma? Me l’hai già spiegato

al telefono, ma…».

A quel punto la ragazza rivolse a Sara un sorriso dolcissimo:

«Grazie, Sara. Grazie di avermi portata qui, grazie di aver

passato la notte con me e di avermi lasciata solo quando è arrivata

l’arpia. Grazie per esserci stata».

La donna dai capelli grigi abbassò gli occhi e non rispose.

La degente del letto alla destra di Viola disse, pettegola:

«Ah, è stata la signora che vi ha portata qui? Fortuna che c’era,

eh? Una quando arriva in fondo ha bisogno di qualcuno che la aiuta,

e vostra madre, signo’, scusatemi se mi permetto, ma tutto mi

sembra fuorché un aiuto».

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