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sara-al-tramonto

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suo sangue. La piccola era il motivo degli unici sorrisi che siano mai

apparsi su quella faccia di cera.

Ma in qualche maniera, per paradosso, è stata lei a creare lo

spiraglio che cercavo. Il dettaglio, il particolare, la crepa che mi ha

consentito di azionare la leva per abbatterlo.

Un giorno, prendendola in braccio, gli si è bloccata la schiena.

Ridicolo, eh? Uno aspetta un’eternità, alimenta il proprio odio ogni

notte, costruisce cervellotici piani finanziari servendosi di ogni libro

su cui ha studiato, immagina denunce, prove a sostegno, poi un

vecchio di merda fa volteggiare una mocciosa in aria e ti si apre la

mente.

Sulle prime ha finto di star bene, pretendeva di essere

indistruttibile, immortale, ma camminava piegato. E sono stato io a

dirgli: «Guarda, papà, che posso procurarti un’infermiera. Una che

con un paio di massaggi ti rimette a posto». E pronunciando la

parola “massaggi”, Dio mi perdoni, ho strizzato l’occhio. Capite? Era

sottinteso: con la scusa del mal di schiena, ti procuro una nuova

puttana, così ti distrai. Alludevo alla sua inesauribile potenza

sessuale che, nonostante l’età, poteva trovare ulteriore sfogo.

Ci misi poco a scegliere la Rimotti. Avevo già sondato il web alla

ricerca della persona giusta, e avevo selezionato lei: bruna, volgare,

formosa, esperta, in tutto e per tutto corrispondente alle zoccole che

gli erano sempre piaciute. Una vera fisioterapista, ma anche puttana

per arrotondare e soprattutto in servizio da esterna presso un

ospedale. Dopo qualche tempo che lavorava da noi finsi di

innamorarmi di lei e iniziammo una relazione clandestina. Le promisi

che avrei lasciato mia moglie e l’avrei sposata: tutto quello che

doveva fare era fidarsi di me e seguire il mio piano.

Dovetti catechizzarla per filo e per segno. Le spiegai di lui e altre

informazioni gliele diedi in corso d’opera: di quali argomenti parlare o

come muoversi. Nessuno poteva conoscerlo meglio di me, che lo

avevo osservato nell’ombra per una vita. Io sono il più grosso errore

di valutazione che lui abbia mai commesso. Il figlio molle e inutile,

insicuro che credeva di aver allevato, e che considerava il suo

fallimento, era in realtà il vero erede della sua astuzia. Un errore che

ha pagato caro.

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