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sara-al-tramonto

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che ha costruito, di cui voi vedete solo la punta come se fosse un

maledetto iceberg, è immenso. Una fortuna molto, molto maggiore di

quella che si potrebbe spendere in dieci vite. Ma non era quello

l’importante.

Ha basato la sua intera esistenza sull’avidità e sull’accumulo. Era

una specie di gioco perverso, una disperata famelica voglia che non

si estingueva mai. Aveva bisogno di succhiare, di svuotare la gente.

Conosceva qualcuno che sembrava felice? Non trovava pace fin

quando non gli aveva preso tutto, e finalmente leggeva in quegli

occhi la disperazione. Solo allora passava oltre, e andava a cercare

una nuova preda.

Per voi è solo un morto, un povero ammasso di vecchia carne

sfatta con il cranio fracassato. Credetemi, quella è la migliore

condizione in cui si è mai trovato, l’unico momento in cui è stato

inoffensivo: quando è diventato pasto per i vermi, com’era giusto.

E peggio, molto peggio di così è stato per noi della famiglia.

Chissà per quale motivo aveva scelto di averla, una famiglia. Forse

per salvare le apparenze, forse per ingannare il mondo ostentando

una parvenza di umanità. C’è stato un tempo, quando ero bambino,

in cui mi guardava pieno di fiducia. Ha lasciato credere di amarmi.

Falso. Niente di più falso.

Mia madre l’ha smembrata. Non uccisa, non distrutta, no:

smembrata. Pezzo dopo pezzo.

L’ha privata prima della dignità, poi del carattere e infine della

voglia di vivere. Con l’astuzia e la risolutezza, che metteva in ogni

cosa, le è diventato necessario, vitale; poi un po’ alla volta l’ha

abbandonata. Quella povera donna si consumava nell’attesa di uno

sguardo, di una parola. Era meravigliosa, dolcissima, sensibile, ma

non è mai stata felice. L’ha affogata nelle sue stesse lacrime,

tradendola di continuo, sputtanandola con amici e parenti,

costruendole il vuoto intorno. Era il suo bersaglio preferito, il training

della sua cattiveria, la palestra della sua perfidia.

Quando è morta, non ho mai colto in lui smarrimento, tristezza e

tantomeno dolore: era arrabbiato, perché gli era stato sottratto il suo

giocattolo.

È stato allora che ho deciso.

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