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sara-al-tramonto

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pensare.

Peraltro non le dispiaceva muoversi al buio. Era una specie di

gioco che faceva sin da piccola, mettendo alla prova la conoscenza

degli spazi, degli spigoli e dei tappeti, immaginando di essere non

vedente, proprio lei che aveva eletto la vista a mestiere, imprimendo

panorami e volti sulla pellicola o sulla memoria digitale così come si

presentavano ai suoi occhi. Aveva una compagna cieca, al liceo,

una ragazza così piena di gioia e di vita, al contrario di lei, che quasi

la invidiava; allora aveva cominciato a imitarla, almeno in casa,

fingendo di vivere in un mondo buio, privo di colori ma colmo della

comprensione e dell’affetto degli altri.

Giorgio, prendendola in giro in quel suo modo un po’ supponente,

ripeteva sempre che a lei piaceva sparire. Che volentieri sarebbe

diventata un fantasma invisibile a tutti, in particolare a sua madre.

Chissà, magari aveva ragione.

Sentì il muso di Rita nei paraggi della sua gamba, e allungò una

mano per accarezzarla. Era stata il cane di Giorgio, ma ormai

supponeva di doverla definire il suo cane. Tranquilla, pigra e

docilissima, era l’esatto opposto di quella specie di leone che Davide

portava in giro, anche se sarebbe stato più giusto dire: dal quale era

portato in giro.

Pardo. Rifletté sul fatto che di rado nella vita le era capitato di

frequentare qualcuno che aveva la capacità di farla incazzare tanto.

Era lo stereotipo del maschio anni Sessanta, sciovinista e ottuso.

Quanto fastidio le dava…

Ma l’ispettore e Sara erano anche la cosa più vicina a due amici

che aveva; la donna, per la verità, era pure la nonna di Alien, che

presto sarebbe emerso dall’angusto luogo in cui stava sempre più

stretto, a giudicare dai calci che mollava. Sara, con le sue riflessioni

silenziose che le attraversavano gli occhi. Sara, bella suo malgrado,

invisibile e anonima finché la guardavi bene e ci parlavi un po’. Sara,

che era come avrebbe desiderato essere lei, alla fin fine.

Girò il computer verso di sé e avviò l’applicazione che le

consentiva di spiare l’abitazione dell’infermiera. Le finestre

comparvero all’istante, ancora buie.

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