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«Il mal di schiena?».

«Sì, è stato quello l’origine di tutto. Credo che cominciasse ad

accusare gli anni, stare l’intero giorno alla scrivania, al telefono… la

tensione, chissà. Un dolore banale, come possiamo avere in tanti,

ma poi arrivò quella dannata puttana, la fisioterapista. Avete

presente com’è fatta?»

Davide e Sara annuirono.

«E vi sembra credibile come fisioterapista? Una con quel corpo?

Insomma, ci ha messo poco a installarsi a casa e a diventare la

padrona. Lui era… gli piacevano le donne, insomma. Ne ho viste

passare parecchie, in questi trent’anni. Non avete idea di quanti

mazzi di fiori del giorno dopo ho fatto recapitare.»

Ridacchiò al pensiero, e la cosa chissà perché produsse in

Davide un brivido che gli fece rizzare i capelli sulla nuca. «Cioè, era

diventata l’amante del cavaliere?»

Concetta si strinse nelle spalle:

«Chi lo sa. Ignoro il potere di questo tipo di donne, io sono

diversa. Per me era troppo vecchio per una così, ma di sicuro a lui

piaceva moltissimo averla attorno. Però a me non ha mai chiesto di

mandarle un mazzo di rose».

Davide cercò di ritornare al dunque:

«Va bene, si teneva la bella fisioterapista per il mal di schiena, ma

poi? Come può essere che nessuno si sia accorto della malattia?».

La Astolfi sbuffò:

«Se ti affidi alle cure di un’infermiera come quella, può succedere

benissimo, ispettore. E d’altra parte quel fesso di Rao lo avete

incontrato, no? Un cocainomane che dipende in tutto e per tutto dai

soldi dei Molfino e di quelli come loro. Dice quello che gli dicono di

dire, compila i certificati e prescrive le cure che gli chiedono. Non

scherziamo».

Davide e Sara si guardarono, e lui continuò:

«Quindi la Rimotti era l’unica che si occupava della salute del

cavaliere e si era piazzata in casa Molfino in pianta stabile. E il resto

della famiglia non aveva niente da obiettare?».

La Astolfi assunse un’aria seria, poi si alzò in piedi. Fece qualche

passo nervoso, e tornò a fissare Pardo:

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