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sara-al-tramonto

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che vuole soltanto affaticare il fisico, perché la carne smetta di

urlare, non può temere niente. Perché la carne, ne era consapevole,

non teneva conto della memoria. Se ne fregava del lutto e se ne

infischiava del silenzio. Funzionava lo stesso, la carne, in barba ai

ragionamenti e ai princìpi. E questo era un altro motivo per cui aveva

cominciato a odiare il sonno, sforzandosi di mantenere il dominio

della mente sulle sensazioni. Quella contrazione del ventre,

quell’imperioso, stupido comando dei muscoli la nauseava.

Svegliarsi di soprassalto alla fine di un sogno confuso, la mano tra le

gambe, sussultando ancora al termine di un orgasmo irrefrenabile,

privo di sentimento, la faceva sentire in balìa delle onde, senza

controllo. E le lasciava il gusto amaro di un’altra sconfitta, di una

nuova condanna. Meglio camminare, allora. Se non doveva aprire la

boccetta, se doveva sperare in un baratro privo di ricordi, doveva

spossare il corpo confidando che si rassegnasse presto alla fine dei

giorni delle carezze e della passione.

Da un anfratto buio tra un palazzo e l’altro, che puzzava di urina e

sporcizia, emerse una figura. Era un uomo alto, con una coperta

lercia sulle spalle, un berretto di lana e denti d’oro che scintillarono

alla luce del lampione. Avanzò deciso verso di lei, allungando una

mano. Non parlò ma emise un suono rauco, quasi un sordo ruggito.

Le si parò davanti, Sara si spostò e allora si spostò anche lui. Era

agile, saldo sulle gambe. Sobrio. Teneva un braccio alzato, l’altro sul

fianco sinistro, le dita vicino all’orlo di una tasca da cui spuntava la

forma di un manico. Aveva la testa lievemente protesa in avanti, la

barba rossiccia a chiazze sul volto, il labbro superiore contratto, gli

occhi stretti.

La mente di Sara decodificò la postura, e l’interpretazione dei

segni la avvertì del pericolo imminente.

L’altro l’aveva già studiata, ed era sicuro che non c’era niente da

prendere. Quindi, voleva altro.

La donna era consapevole che nessuno l’avrebbe aiutata. La via

era deserta. Forse, se avesse urlato, qualcuno si sarebbe affacciato

dalle finestre, ma le probabilità erano contro di lei. E neanche una

telefonata, ammesso di poterla fare, le avrebbe fornito un soccorso

tempestivo.

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