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presentate, e io ho finto di chiamarmi Samantha. L’ho sempre

sognato quel nome.»

Pardo commentò:

«Dio, che orrore».

La ragazza non lo degnò neppure di un’occhiata e continuò

rivolgendosi a Sara:

«Si è informata sul mese di gravidanza e sulle ultime ecografie.

Mi ha chiesto com’era il battito e la posizione di Alien. Molto

professionale, ma anche partecipe, attenta. Insomma, ho avuto

davvero un’ottima impressione».

«Allora la assumiamo» intervenne Pardo, senza riscuotere la

minima attenzione da nessuna delle due donne.

Sara commentò:

«E tu hai portato il discorso sul personale».

«Sì, ovvio. Con la scusa di accertarmi degli orari in cui era a casa,

per poter rispondere a una mia eventuale chiamata. Lei la sera è

quasi sempre là, salvo urgenze, che purtroppo scarseggiano. Ha

anche specificato che fino a circa un anno fa era impegnata a tempo

pieno, ma poi si è liberata in via definitiva.»

Suo malgrado, Pardo domandò:

«Ha usato proprio queste parole?».

«Sì, e se posso aggiungere la mia opinione, nella voce c’era una

punta di malinconia. Di dispiacere, quasi di nostalgia. Almeno, così

mi è sembrato.»

Sara era concentrata. Avrebbero potuto trovarsi in un deserto, il

rumore dei bambini e del traffico pareva dissolto. «E tu?»

«Ah, più di me a parlare è stata la cameriera. Ha cominciato a

ricostruire il profilo psicologico dell’ex fidanzato, concludendo in

modo scientifico che è uno psicopatico pieno di pericolosissime

manie, il che sarebbe bastato già di per sé se poi non fosse anche

scoppiata in lacrime, disperata, alla fine dell’arringa. Vai a capire…»

Davide allargò le braccia. Boris, tornato dal suo giro per

accucciarsi ai piedi di Sara, sospirò dimostrando in fondo di essere

maschio anche lui.

Viola continuò:

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