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sara-al-tramonto

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«Dottore, noi non vorremmo rubare troppo tempo alla sua

famiglia. Allora, come sta la bambina?».

«Ah, sì, la piccola Bea. Non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi.

Gianpiero mi ha riferito del vostro scrupolo, ma io la visito con

regolarità. Certo è un po’ sottopeso, ma con quello che ha passato è

normale. Peraltro è serena, non incline al pianto, non ho riscontrato

ritardi cognitivi, a scuola ha ottimi risultati e ha un buon rapporto con

i compagni. È un quadro clinico soddisfacente.»

La donna annuì, seria:

«E ha effettuato degli accertamenti? Tipo le analisi del sangue o

delle urine…».

Il dottore ridacchiò:

«Ma no, signora. Di prassi le analisi si prescrivono se si ha

qualche sospetto diagnostico, se ci sono dei dubbi, ma la bimba non

ha alcun problema. La seguo da quand’è nata, e ricordo sua madre

da piccola. Anche Dalinda era così, sottopeso e introversa,

addirittura dispettosa, caratteristica che per fortuna Bea non ha

ereditato. Mi creda, non ha niente di serio, sono solo gli effetti minimi

dei cambiamenti ai quali è stata sottoposta. Tra un mese o due sarà

la bimba più felice del mondo, circondata da amore e attenzioni

com’è».

Sara rifletté sulla perfetta omogeneità di vedute tra Rao e i coniugi

Molfino. Quello sembrava un comunicato condiviso.

«Mi scusi, dottore, ma credo che gli esami rientrino nella routine,

o sbaglio?»

La voce di Armando s’indurì:

«Una bambina così piccola reagisce diversamente da un adulto:

punture, prelievi, ore in ambulatorio… Bea ha subìto pesanti traumi

familiari. Senza una ragione più che valida, io non prescrivo

accertamenti. Punto».

Seguì un silenzio ostile, durante il quale Rao e Sara si fissarono e

Davide in imbarazzo si guardò attorno. Alla fine il medico sorrise di

nuovo, ritrovando l’espressione che gli era più congeniale:

«È chiaro che se i genitori, in questo caso gli zii, pretendessero

indagini più approfondite sulla salute di Bea, io sarei a disposizione.

D’altra parte nell’ultima visita, tre mesi fa…».

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