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«Che bello vedere le persone in armonia. Caro ispettore, io

collaboro con Sara. Sono una fotografa professionista. Possiamo

affermare che, in un certo senso, sono la sua ombra».

Sara rimase sconcertata. Davide sogghignò:

«Le ombre, signora Viola, non hanno ombra. Comunque noi

abbiamo un rapporto di lavoro, e…».

La ragazza lo anticipò:

«Stavo appunto per suggerire che dovreste sentire il dottore,

quello dell’indirizzo che vi ha dato la segretaria, e trovare il modo di

incontrare l’infermiera. Mi pare ovvio».

Davide e Sara rimasero a bocca aperta, non sapendo come

ribattere.

Il poliziotto fu il primo a riscuotersi:

«Io ero venuto proprio per… cioè, intendevo proporre questo

quando ci saremmo rivisti. Le indagini convenzionali prevedono

che… scusi, ma lei chi è di preciso?».

La donna dai capelli grigi mormorò:

«Te l’ha appena spiegato: collabora con me. E ha le idee chiare, a

quanto sembra».

Viola si alzò con difficoltà tenendo una mano dietro la schiena:

«Sì. E credo sia il momento di partecipare alla faccenda in modo

più attivo. Tu sai come, Sara. Mi serve il recapito dell’infermiera, così

comincio con un sopralluogo. Me lo mandi sul cellulare, per favore?

Ora torno a casa, è un po’ troppo fresco». Si girò salutando con un

cenno aggraziato della mano. Prima di avviarsi, si rivolse a Pardo:

«Comunque, il cane ha bisogno di sentire la forza del padrone per

rispettarlo. Mi creda, io ne ho uno. Il suo non la rispetta affatto. Ci

pensi».

E canticchiando in inglese si avviò nella sera.

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