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difesa. Parlò del padre di lei, morto ammazzato, prima che a
ucciderlo fosse il fegato. Di figli, di segretarie e di infermiere, di
autisti e di un’immensa vetrata che si affacciava sul mare.
Soprattutto di una bambina pallida e dagli occhi cerchiati di nero,
sull’orlo di un abisso indecifrabile. Sara avrebbe voluto e dovuto
salvarla, ma non trovava il modo.
Mentre narrava, come in una pellicola che si riavvolge veloce, i
bambini furono richiamati uno a uno dalle madri, dalle nonne e dalle
babysitter, asciugati dal sudore, riordinati negli abiti e portati via; i
vecchi che giocavano a bocce si contesero l’ultimo punto, litigarono
un po’ e si accordarono per una rivincita l’indomani; il traffico si andò
diradando, e gli uccelli cominciarono a volteggiare tra gli alberi
salutando la sera ormai prossima.
Viola infilò lo spolverino che teneva steso sulle gambe, sotto il
pancione, e lo abbottonò fino alla gola, senza smettere mai di
ascoltare, senza interromperla con un commento. Il suo viso non
tradì mai nulla che non fosse un’assoluta, asettica attenzione.
Alla fine Sara tacque, esausta. Liberarsi non le era servito, come
in fondo aveva sperato, a dare ordine alle idee; ma almeno le aveva
consentito di conferire nuova concretezza a quei fatti, di ridare
consistenza a quella storia che una favola non era.
Dopo lunghissimi attimi di silenzio, Viola parlò:
«Capisco. Se sei sicura che la piccola stia davvero male e che
Molfino abbia paura, ci sono due possibilità: o Beatrice ha una
malattia che per qualche motivo non vogliono curare, e allora
bisognerebbe capire perché, oppure lo zio è sotto ricatto. La finanza
è un ambiente strano. E non si può nemmeno escludere che le
ipotesi siano in relazione tra loro».
La donna dai capelli grigi fece una smorfia:
«No, non credo che sia coinvolto il mondo degli affari. Non
abbiamo evidenze in questo senso».
La ragazza rifletté. L’espressione pensosa la rendeva incantevole.
Sara, quasi suo malgrado, s’intenerì.
«E la segretaria, quella Astolfi? Secondo me la salute del vecchio
è la questione fondamentale. Poi c’è l’infermiera, che magari
potrebbe fornirvi qualche elemento. Non c’è verso di interrogarla?»