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Intervenne Sara:

«E lei crede che sia questa la causa?».

Gianpiero accavallò le gambe:

«Preferisco non insistere, una volta è scoppiata a piangere e io

ignoro se è per quel motivo che a volte è triste. Ma immagino di sì.

Vedete, noi siamo disposti a qualsiasi sacrificio per rimanere uniti e

rendere felice la piccola. Non abbiamo avuto figli, ed è probabile che

non ne avremo mai. Bea conta moltissimo sia per me sia per

Doriana: per lei forse ancora di più».

Sara si alzò, imitata da Davide. «Dottore, grazie per la

disponibilità. Credo e spero che non dovremo più disturbare né voi

né Bea. State percorrendo un cammino difficile insieme, e ci

auguriamo che siate capaci di riportare tutto alla normalità.»

Molfino si passò una mano tra i capelli:

«Grazie. Mi rasserena che teniate conto di quanto sia complicato.

Ma ci impegneremo al massimo: le siamo rimasti solo noi».

Prima di uscire dalla stanza, Sara si voltò:

«Il dottore, il medico di cui la signora Astolfi ci ha fornito l’indirizzo,

è informato della salute di Beatrice? L’ha visitata di recente?».

«Ma certo. La accompagno io di persona.»

«E, mi dica, ci risulta che suo padre nell’ultimo periodo fosse

assistito da un’infermiera. Secondo lei, questa signora di cui non

conosciamo il nome può avere avuto contatti con Bea? Magari

passavano del tempo insieme.»

La reazione dell’uomo fu netta:

«No. Quella donna non si è mai nemmeno avvicinata a mia

nipote. Ne sono certo. E ora, se volete scusarmi, dovrei rientrare in

ufficio».

Al di là della vetrata, l’immensità del mare.

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