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sara-al-tramonto

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magari curandoti un po’ e provando a rimediare un uomo che ti

mantenga in maniera decente.»

«What will it take till you believe in me, the way that I believe in

you?» chiese Joel a Rosaria, di nuovo per bocca di Viola, che ne

apprezzò la magnifica ironia. In qualche modo, negli anni era riuscita

a trasformare le parole della madre in una specie di tonalità, una

chiave sulla quale cantare. Un diapason umano. Obiettivamente,

doveva ammetterlo, era agevolata dall’assoluta monotonia

dell’invettiva di Rosaria.

«Non che mi aspetti particolari prove di maturità da parte tua. Sei

pur sempre quella che in seconda liceo si inventò che andava in gita

con la scuola per fuggire a Barcellona tre giorni con due amiche

matte. Dove sono finite, a proposito? Di sicuro fanno le squillo da

qualche parte. Inclinazione naturale. E lo stesso sarebbe capitato a

te, se non ci fossi stata io a sorvegliarti.»

«I could not love you any better, I love you just the way you are»

concluse Viola in un sussurro.

In fondo era vero. Ti voglio bene, mammina cara: anche se sei la

peggiore donna che io abbia mai conosciuto.

Alzò gli occhi verso la finestra e notò l’inclinazione del sole. Il

tramonto si avvicinava. Prese lo spolverino e uscì di casa.

Ciao, mammina, pensò.

Ma non lo disse.

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