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«Bea è felice di stare con me, con noi. Già in passato la

portavamo in viaggio, siamo stati a Disneyland a Parigi e sul lago di

Garda… Certo, erano vacanze, adesso invece è la quotidianità.

Vorrei che sul cibo si sforzasse un po’ di più, consuma un pasto

completo con difficoltà. Mio marito è più preoccupato di me, le

prepara lui stesso il latte, la mattina e la sera, e glielo fa bere mentre

le racconta una favola. Lui è… sarebbe stato un padre fantastico».

«E lei non è in ansia per Bea?»

A Doriana tremarono le labbra. Gli occhi andarono da Sara a

Davide, che distolse lo sguardo concentrandosi sul mare, per poi

tornare alla donna dai capelli grigi.

«Sono in pensiero, certo. In qualche modo mi sento la madre.

Non l’ho partorita io, ma se il destino mi ha messo in condizione di

dovermene occupare, credo che sia necessario immedesimarmi nel

ruolo per ricoprirlo al meglio. Ripeto, non mangia molto e parla poco,

ma sono sicura di aver stabilito una buona intesa con lei. E penso

che si stia abituando. Ha solo bisogno di un po’ di tempo. Solo

questo.»

Sara annuì:

«Va bene. Possiamo vederla, adesso?».

Doriana si alzò. Sembrava sul punto di piangere, ma si contenne.

Prima di lasciare la stanza, disse:

«Un’ultima cosa: questa famiglia ha subìto una terribile disgrazia.

Voi non avete idea di quello che significa in un ambiente ristretto

come il nostro. Per mesi siamo stati sulla bocca di tutti e ancora

adesso siamo uno degli argomenti preferiti nei più esclusivi salotti

della città. Per mio marito non è stato e non è facile. Lui deve

confrontarsi ogni giorno con il dolore per la perdita del padre e della

sorella, alla quale è legatissimo, e con la tempesta là fuori. È

complicato prendere sulle spalle l’intera gestione degli affari di mio

suocero. E se non fosse dotato di un grande equilibrio, non ci

sarebbe riuscito».

Davide domandò, perplesso:

«Perché ci racconta questo, signora?».

La donna lo fissò negli occhi:

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