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sara-al-tramonto

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XXX

Quando si ritrovarono in auto, Sara chiese perplessa:

«Gasparotto, terza corsa di Agnano?».

Pardo inarcò un sopracciglio:

«Stando per strada si diventa eclettici. E Gasparotto è un gran

cavallo. Al di là di questo, era sincero?».

Sara apprezzò la domanda. Era un riconoscimento delle sue

capacità.

«Sì, di sicuro. Non posso stabilire se ha omesso delle

informazioni, però. È il nostro grande problema: anche se decodifichi

quello che vedi, ci può essere sempre una parte della verità che

resta nascosta sotto la superficie.»

L’ispettore si morse il labbro inferiore, pensoso:

«Be’, certo: ma ci possiamo sempre tornare, adesso sappiamo

dove trovarlo. Ci sono due elementi interessanti. La signora

infermiera, e la relazione tra lei e il vecchio. L’affare si va allargando,

e siccome sostieni che questa indagine funziona al contrario del

solito, e di solito va meglio quando il campo si restringe, allora

stiamo procedendo bene. O no?».

Suo malgrado, Sara sorrise. «Il discorso è diverso, mio caro

filosofo. Dobbiamo capire se la bambina corre dei rischi, e se sì

quali, non trovare il vero assassino di Molfino, o scoprire chi voleva

mettere le mani sul malloppo».

Davide la guardò di traverso:

«“Malloppo”? Colle’, non siamo mica a Miami. Qua si chiama

“roba”. E comunque, questo strano esercizio dei muscoli facciali che

hai appena fatto, che cos’è? Noi umani lo chiamiamo “sorriso”. E

posso dirti la verità? Ti viene benissimo».

«Non ti ci abituare, collega. È molto, molto raro.»

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