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sara-al-tramonto

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La morte aveva danzato dentro di lei dal momento stesso in cui il

monitor le aveva rivelato che per Massimiliano non ci sarebbe stato

ritorno. Che non le avrebbe più parlato con quella calda voce gentile,

che non le avrebbe più spiegato le sue stesse convinzioni, che non

l’avrebbe più presa in giro per come trascurava la propria

femminilità. Ci aveva pensato subito.

Ma lui l’aveva obbligata a promettere che avrebbe avuto cura di

se stessa, e l’eventualità di mancare a un impegno preso proprio con

lui le pesava troppo.

Ora, però, il dubbio che la vera cura di sé sarebbe stata il

definitivo abbandonarsi al sonno stava diventando davvero

seducente.

Fantasticò, mentre combatteva contro le palpebre che le si

chiudevano, su quanto ci avrebbero messo a trovarla. Pardo

l’avrebbe attesa l’indomani inutilmente, e forse sarebbe stato

sollevato dal non vederla. Non la capiva e ne aveva anche un po’

paura, Sara lo sapeva. D’altronde non sarebbe stato in grado di

rintracciarla, non avendo nessun indirizzo o recapito, ma solo il

numero del cellulare che giaceva spento sul comodino.

L’avrebbe di certo scovata, anzi fatta scovare, Teresa. Alla fine

qualche discreto, anonimo fabbro avrebbe forzato la porta e se ne

sarebbe andato senza voltarsi; e qualcuno sarebbe entrato, due

uomini, quasi di sicuro, una mascherina sulla faccia e la

determinazione a ripulire tutto senza lasciare tracce.

Sarebbero scesi in cantina e si sarebbero guardati attorno. Forse

avrebbero trovato la porta con la combinazione, giorno, ora e minuto

del nostro incontro, amore mio, e sarebbero riusciti ad aprirla.

Tra veglia e sonno, Sara immaginò il volto scioccato di chi per

primo avrebbe letto gli incartamenti e i dossier. Misteri piccoli e

grandi, soluzioni inattese, minuscoli uomini senza nome e delitti

eccellenti, tutti catalogati e documentati con fredda, inesorabile

consapevolezza. Ma a quel punto per lei non avrebbero contato più

nulla.

Stai attenta alle carte, amore. Io non ho il coraggio di gettarle via,

di tagliuzzarle in mille pezzi o bruciarle: sono le cartoline del mio

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