L’isola Che non c’è
Diario di viaggio: la scoperta di un isola fatta di ombre e di luci
Diario di viaggio: la scoperta di un isola fatta di ombre e di luci
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Questa è l’isola, Che non c’è
Vivere Cuba è un po’ come entrare in un acquario invece di guardarlo da fuori, e per farlo
bisogna ricordarsi come e quando respirare per far sì che il nostro animo sia in grado di
percepire e comprendere la sua anima, quella che tra santi e demoni riesce a penetrarti
nella pelle <ino a raggiungere il cuore.
Federico Gallinari
Tutti i diritti sui contenuti sono riservati a Federico Gallinari f.gallinari@me.com -‐ +39 342 8001596
Il sogno di Che Guevara
Pensare di parlar di un posto dopo averlo visitato in totale per meno di un mese è veramente folle; come si
può pensar di conoscere un paese, ma fosse anche solo una città, con la sua gente e la sua mentalità in così
poco tempo?
Infatti non penso sia possibile, ma per non perdere la memoria di quel che ho visto e vissuto ho pensato di
unire alle fotografie che ho scattato i miei pensieri, le mie impressioni, quello che ho sentito o percepito,
senza l’arroganza di creder che sia verità unica ed assoluta ma solamente una delle tante.!
Tengo quindi a precisare che ogni affermazione è personale e non pretende di essere la realtà ma solo una
considerazione derivata dalla mia sensibilità e dall’esperienza di vita vissuta in un breve ma lungo
viaggio che ha toccato:!
Habana, Pinar del Rio, Vinales, Santa Clara, Remedios, Moron, Nuevitas, Holguin, Moa, Barracoa,
Guantanamo, Santiago, Bayamo, Las Tunas, Camaguey, Sancti Spiritus, Trinidad, Cientfuegos, Guines e
molti altri, ma che soprattutto ha cercato di vedere oltre la superficie, oltre il vestito che normalmente
appare agli occhi dei turisti da agenzia.!
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Cuba, l’isola dei contrasti, l’isola delle menzogne o delle mezze verità, l’isola di
eroi, di manigoldi, di santi, di mendicanti, di artisti, di prostitute e di mamme;
l’isola della felice tristezza.
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Il sogno di Che Guevara
Cuba si può guardare, si può osservare, vedere o vivere, ed esiste una profonda differenza.
"
Andare in vacanza a Cuba ammirando il colore turchese, lattiginoso, del mare su spiagge bianche di un
villaggio o girare per il centro delle città con la classica guida significa “guardare”, guardare la superficie,
una coperta adatta e spesso adattata ai turisti, una parte dell’isola che certamente esiste ma che non ne
rappresenta che una piccola crosta superficiale, lo stesso spessore che può rappresentare l’atmosfera rispetto
al volume della terra.
"
Indubbiamente piacevole, ma anche uguale ad altre decine di “atmosfere” tropicali, e l’isola riserva coste
spesso più affascinanti delle tipiche spiagge da villaggio.
"
Cuba è altro, è contrasto, bugie che si scontrano con la cruda e dura verità, è anima, è istinto, è bene e male
allo stesso tempo, è musica e frastuono, tutto ed il contrario di tutto.
"
Per scalfire la superficie, ed osservare una parte di quel che c’è sotto, è necessario uscire dalle cittadine, dal
centro, entrare nei villaggi e nei piccoli insediamenti, passeggiare, osservare quello che vi circonda, i
comportamenti di una vita quotidiana che poco hanno a che vedere con il paradiso del villaggio turistico;
questo vale sicuramente per ogni tipo di luogo visitato.
E’ necessario abbandonare gli alberghi ed alloggiare in una “casa particular”, una stanza di una casa cubana
affittata ai turisti (legalmente), appartamenti più o meno curati, più o meno vicini a quello che si può
intendere per “confortevole e piacevole”.
"
Addio ai buffet, si fa colazione seduti al tavolo di casa, apparecchiato solo per voi, con piatti e porzioni che
spesso gli stessi padroni di casa non si permetterebbero.
"
Le guide vi porteranno a visitare le classiche attrazioni del luogo, vi porteranno in un ristorante tipico (se la
guida è governativa, il ristorante sarà “particular”, ovvero “statale), cenerete bene con spettacoli di musica e
ballo e potrete osservare una cuba meno cartolina.
Ma se veramente volete vivere Cuba, dovrete vivere con i cubani, dovrete cucinare insieme a loro, capire
tutte le contraddizioni, dormire in case che non avreste mai immaginato potessero essere abitate, mangiare
cose che a prima vista potrebbero non sembrare invitanti ma che nella gran parte dei casi vi faranno cadere
ogni remora e vi stupirete di come i sapori vi appaiano vicini, vividi e appaganti.
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Il sogno di Che Guevara
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Il sogno di Che Guevara
Siederete a parlare con persone che in tutta la loro esistenza difficilmente potranno mai avere il paio di
scarpe da portare ai piedi ..sempre che non gliele regaliate, e nella loro immensa necessità vi appariranno
limpidi come il loro orgoglio cubano, vi sembreranno vicini come un amico eppure così lontani da sentirvi
improvvisamente fuori luogo.
"
E’ un luogo particolare come particolare è ogni parte del globo, ma quest’isola, come poche altre, racchiude
contraddizioni enormi, menzogne e luoghi comuni, un ecosistema che sembra non appartenere al resto del
pianeta seppure ogni posto può considerarsi unico.
"
Una doppia moneta, un sistema di mercato complesso legato al regime comunista ancor più ingarbugliato
dalla presenza del turismo e dei beni importati tipici del mondo circostante.
Un cubano può pagare molto poco (relativamente al nostro metro) della birra cubana, eppure in molti casi
sogna di gustare una birra tedesca (quella esposta nei nostri supermercati)…che a lui costerebbe 1/10 del
suo salario! E sinceramente avendole provate non ne capisco il motivo.
Ma questo è il consumismo, desiderare cose di cui spesso non si ha reale necessità, si ha solo il desiderio di
averle; e li…in quel luogo in cui il primo ed unico desiderio è stato per lungo tempo la libertà, ora, drogato
dalla presenza del mondo consumistico, pare in cerca di altro.
"Il salario, ovviamente statale..per chi lavora, è di circa 15-20 CUC (moneta convertibile) al mese…..11-17
euro, che in Pesos Cubani (CUP) equivalgono a 320-480 CUP.
Il cibo “cubano” è proporzionato ai CUP, tutto quello che cubano non è… è proporzionato al CUC, ovvero
all’economia mondiale.
"
E’ facile capire come una maglietta o dei calzini, rappresentino per loro un bene difficilmente paragonabile
ad altro nel resto del mondo consumistico.
Pazzesco pensare che paio di scarpe da tennis potrebbe valere come un anno di salario, eppure un cubano
riesce a pensare e muovere la sua vita in equilibrio tra queste due monete, tra realtà fin troppo distanti tra
loro.
Fa la spesa di pane, riso, fagioli, maiale o pollo in pesos, e poi ricarica un telefonino in moneta
convertibile; chiaramente non comprerà mai un chilo di pasta italiana che gli costerebbe mezzo salario.
"
Penserete che il telefonino possa essere considerato un bene non necessario, ma parliamo di un posto in cui
gli abitanti spesso sono costretti a muoversi lontano dalla loro casa per necessità, o per lavoro, e lo fanno
quasi sempre arrangiandosi tra autostop, camion da bestiame diventati autobus e carretti, in luoghi che
hanno maggior vicinanza al medioevo che non alla civiltà conosciuta.
"
Un turista difficilmente riesce a vivere la situazione delle due monete, che viva in villaggio o che si faccia
accompagnare da una guida locale; questo perché un cubano quando porta un turista percepisce, in ogni
luogo in cui esso spende, una “commissione”, dovuta non per legge ma per usanza.
Se per tanto vi troverete ad offrire una birra (locale) ad un cubano la pagherete in CUC una certa cifra, se
lui fosse lì da solo la pagherebbe in pesos.
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Il sogno di Che Guevara
Cuba l’isola delle macchine d’epoca, delle Chevrolet, delle Chrysler, delle Ford, Buick, Plymouth, delle
vetture che tanto attirano il turista, perché mai come in quel luogo potrà vederne circolare come se si
trovasse indietro nel tempo.
Quelle auto che oramai sono state riparate in ogni modo, cambiando i motori con dei diesel, riparando i
robusti pezzi originali con ingegno e riutilizzando ogni parte come fosse un suino al macello.
"
Vetture che troverete restaurate e tirate a lucido solo se si tratta di Taxi, o più probabilmente di Dream-Car-
Tour, appositamente curate per accontentare i turisti che potranno fare un giro dell’Avana su una Classic
Car e raccontare la loro esperienza al ritorno.
Ma le vetture delle persone normali, cubani benestanti per poter possedere una macchina, sono decisamente
meno curate ed appariscenti, puzzano di cherosene come un serbatoio di una petroliera, cigolano e
scricchiolano come se non avessero un domani.
Quelle vetture che probabilmente spariranno; vuoi per la vecchiaia vuoi per le nuove aperture del governo
all’importazione dall’estero.
"
Cuba l’isola delle falsità, la prima di tutte si racchiude in un cocktail: il Cuba Libre.
Eh si, quella libertà tanto sognata dal combattente Che Guevara libertà per la quale egli come tanti cubani
hanno dato la vita, quella libertà che in realtà non c’è, Che è morto per la sua terra e per la libertà, ecco
l’isola ora che Che non c’è…
Un Cubano è libero come lo può essere un leone in un parco safari, può girare nel suo terreno, procacciarsi
il cibo, ma se ad esempio infastidisce nel momento sbagliato un turista passa seri guai, fino a 4 anni di
carcere; per infastidire non si parla di aggressione ma di comportamenti che potreste riscontrare in un
qualsiasi luogo in cui le necessità sono pressanti, come ad esempio chiedere un regalo, perché prendere un
abito senza averlo comprato potrebbe essere considerato mercato nero, ed il mendicare “molestia del
turista”. Nonostante questo il tutto avviene comunemente perché la polizia per fortuna non vede o fa finta
di non vedere.
"
E’ libero di affittare la sua casa, ma per questo deve pagare un dazio molto pesante allo stato, che l’abbia
affittata o no, e lo stesso succede per i ristoranti legali.
Libero di poter leggere …il giornale cubano, libero di poter vedere la televisione ma solo canali governativi
e se mai gli venisse in mente di installare una parabola passerebbe guai.
"
Libero di avere una mail, controllata dal governo e che può visionare solo negli internet point statali
(pagato in CUC), o in luoghi governativi.
"
Donne libere, si.. di prostituirsi e purché non lo faccia con un turista nel qual caso può venir segnalata ed
alla seconda volta galera; anche in questo caso la legge è più " che altro un dissuasore dato che la
prostituzione " dilaga.
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Il sogno di Che Guevara
Purtroppo il turista che va per quel motivo non lo
sa, o non lo vuole sapere, e l’unica cosa che
evidentemente lo aggrada è vedersi idolatrato e
coccolato da una ragazzina con meno di un terzo
della sua età; una donna, ragazza ..spesso “ina” si
adatta e non vede un vecchio ma un grande
salvadanaio che la può arricchire per una notte o per
la vita (se mai riuscisse a portarlo all’altare), nessun
sentimento reale se non l’istinto di sopravvivenza o
semplicemente la brama per una vita di agi e
divertimenti.
Non tutte le donne la pensano così, perché nell’isola
ci sono tantissime mogli, mamme che gestiscono e
tirano avanti la casa con veramente nulla, ci sono lavoratrici che non sanno nemmeno cosa sia il futile,
guadagnando quei 13 euro al mese.
"
Purtroppo una libertà che non hanno mai tolto al popolo di cuba, cosa di cui sono certo, è la libertà di
morire, nessuno verrà arrestato per questo.
"
"
Che lo faccia con fumo o con alcool o per stenti non importa, in quello è sicuramente libero.
"
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L’isola della musica e del ballo: la “salsa”.
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Probabilmente ogni turista approdato avrà assistito a
spettacoli o gruppi che suonano in strada, è in pratica
impossibile non scontrarvisi perché la musica fa
parte dei cubani.
Che sia un adolescente o una persona anziana non
importa appena il ritmo di una maraca si librerà
nell’aria questi inizieranno a ballare con movenze
che nessun europeo potrà mai eguagliare.
"
Una vita non compromessa dai ritmi frenetici, dal lavoro di una civiltà industrializzata e consumistica,
certamente permette di dedicare più tempo a cose come musica e danza; ad ogni modo la diffusione di
musicisti e soprattutto la capacità di ballo tra gli indigeni è veramente impressionante.
La musica è musica che la sentiate in un locale per turisti come il Tropicana o che la sentiate per strada;
personalmente ho trovato decisamente più emozionante poterla ascoltare come un cubano qualunque
seduto su una vecchia sedia di legno in un vecchio bar aperto a tutti (perché al contrario dei posti per turisti
in quelli “poveri” trovi praticamente di tutto).
In questi posti non esiste l’obbligo di consumare né vi avvicinerà un cameriere a chiedervi se volete
qualcosa da bere; se avete sete andate al bancone e prendete quel che desiderate, altrimenti state
semplicemente seduti ad ascoltare…o ballate.
Siete soli? Non è un motivo di preoccupazione, trovare qualcuno o qualcuna che voglia ballare con voi sarà
la cosa più semplice del mondo perché nessun cubano rifiuterà
mai di ballare.
Ovviamente la possibilità che l’invitato colga l’occasione per
“abbordarvi” è molto alta, ma la cosa non vi deve ne
sorprendere ne infastidire, queste persone non insistono mai
troppo e se dall’altra parte non trovano le risposte sperate
molto difficilmente diventano insistenti e fastidiose.
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Vedendo questa <inta libertà, vivendola da
osservatore ci si domanda se quell’eroe,
visionario, idealista...si lui..il Che Guevara,
lui che appare ovunque su cartelloni e
murales, statue e monete, se lui fosse
ancora in vita ….cosa sarebbe ora Cuba?
"
"
"
L’isola libera dall’America, e imprigionata dalla stessa in un embargo che rende complicato ed
estremamente costoso l’approvvigionamento di materie prime, di apparecchi elettronici, di vetture e loro
ricambi, di troppe cose, soprattutto di medicinali.
"
L’isola del tabacco, dei sigari che troverete di contrabbando, sigari fasulli che appariranno identici a quei
costosi tubi di tabacco conosciuti come Cohiba o Montecristo; in molti casi buoni e non dissimili
dall’originale, ma per lo più sigari che servono solo a far fessi i turisti che se non smaliziati non sapranno
riconoscere il falso e gireranno tronfi del loro Cohiba fumando rametti e scarti di tabacco.
"
Perché il cubano si arrangia; la necessità fa virtù e buona parte della popolazione ha lavorato in una
fabbrica di sigari o conosce chi ci ha lavorato e che può riprodurre o rimediare tutto (dalle scatole alle
targhette olografate di garanzia) per vendere scatole di sigari spesso infumabili a cifre che si aggirano sui
20-25euro.
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E’ la necessità che porta parte di questo popolo a
cercare un contatto per elemosinare; senza mai
insistere e con una domanda che a volte pare più
un’abitudine che un’elemosina; contatto che
potrebbe pagar caro con la galera ma difficilmente ne
tiene conto.
Dall’altra parte il turista spesso si sente assediato ed
incapace di instaurare un rapporto con un qualsiasi
cubano perché, quasi come la certezza di un
tramonto, la domanda arriva inesorabile: “usted tiene
un dólar? dame una cosa, una camisa?..”.
" Se la necessità, la vita dura, porta alla corruzione dell’animo più puro, è altresì vero che in Cuba esistono
tante persone che non vi chiederanno nulla se non un dialogo; sogneranno di poter raccontare una storia o
di sentirla, persone la cui dignità è quella di un popolo che ha subito soprusi, colonialismo spagnolo,
occupazione americana, alleanza russa; un popolo che con orgoglio è riuscita in una impresa storica: la
Revolution.
La rivoluzione che ancor oggi è parte del loro essere ed appare in ogni dove come ricordo o messaggio, la
liberazione dalla dittatura di Fulgencio Batista, impresa quasi unica dato l’appoggio degli Stati Uniti al
dittatore.
Un impresa che non cessa di essere ricordata in ogni dove, su muri, quadri, monumenti, in ogni manifesto e
cartellone esposto per le strade (anche perché non esistono cartelloni pubblicitari o insegne ma solo
propaganda).
Chi va a Cuba, e vuole viverla non guardandola da lontano, dovrà combattere con se stesso per non
superare mai un limite di convivialità; può mostrarsi amico ma mai troppo, buono ma non sciocco ne santo
perché l’istinto è quello dettato da una vita costretta e pregna di stenti, e l’istinto li porterebbe nella gran
parte dei casi a vedervi come deboli, e quindi qualcosa di cui poter approfittare usando un po’ di arguzia,
con menzogne o richieste esplicite, pur di ottenere qualcosa da voi.
Una volta arrivati a quel punto il vostro rapporto non sarà più sano ma deviato e probabilmente invece di
innamorarvi del loro spirito, dell’enorme dignità e capacità di questo popolo, lo vedrete come subdolo e
mendace… salvo magari ricredervi un attimo dopo osservando come ogni cubano sia pronto ad aiutarne un
altro in caso di necessità.
Che sia spirito cooperativo o semplicemente cortesia, nessun cubano alla richiesta di un informazione farà
finta di non sentirvi, e nessuno vi dirà: “mi spiace
non conosco il posto”, perché se non sa si prodigherà
per chiamare un'altra persona che possa indicarvi la
via…o vi accompagnerà pedalando per 1 km o più di
viottoli e buche.
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Il sogno di Che Guevara
Gran parte dei cubani non possono permettersi delle
scarpe figuriamoci una vettura, nonostante ciò si
muovono.
Per lavoro o per motivi personali si spostano, con
banali autobus (chi ha i soldi per farlo) o con carretti
trainati da cavalli, con passaggi dati da chi passa, a
volte a pagamento ma molto più spesso perché si
aiutano.
Nella disperazione e nel bisogno si aiutano e non è
difficile vedere vetture con a bordo quantitativi di
persone degne di un guinness.
"
Cuba va vissuta perché solo vivendo le emozioni, i sentimenti, la povertà, l’immenso spirito sociale, solo in
quel modo vi renderete conto che difficilmente troverete posti simili, emozioni così contrastanti da
permettere di percepirne i contorni.
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Cuba è l’isola delle case coloniali, dei lunghi porticati con archi e colonne, dei colori pastello.
Colori che ancora oggi si rivedono nelle sfavillanti “case particular” più curate e meglio tenute delle case
degli stessi abitanti; in fin dei conti il turismo porta soldi e benessere.
"
Accostamenti usati con maestria per evidenziare le strutture geometriche delle facciate e delle scalinate,
senza mai scostarsi dai cromatismi originari dell’epoca coloniale.
"
I colori, la cura con cui dipingono le case, le crepe, le macchie, il legno vecchio e rovinato, formano
gallerie d’arte e quadri che ogni turista può ammirare camminando lungo le cittadine dell’isola.
"
L’isola, che ad eccezione dei gas di scarico neri e densi delle vetture di 60 anni e delle vecchie motociclette
russe, difficilmente vi farà percepire odori sgradevoli perché di tanto in tanto, magari di notte, piove e tutto
vien lavato.
"
Non troverete animali morti per le lunghe mulattiere perché gli avvoltoi puliscono tutto; rimarrete basiti nel
vedere che nonostante ogni cubano getti lungo la strada bottiglie e lattine queste rimangano poco tempo,
perché il più povero le raccoglie per venderle, un ecosistema che pare auto-sostenibile anche se in realtà
non lo è.
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Cuba è anche l’isola dei cani; se ne vedono tanti, certo non sempre curati e toelettati, ma difKicilmente
si incontrano cani sofferenti. Capire se questi non mostrino carenze di alimentazione perché siano in
grado di trovare cibo da soli o gli abitanti li nutrano a dovere non è dato saperlo, ma sta di fatto che in
tutto il mio viaggio non ho visto randagi nutrirsi in discariche abusive, cumuli di spazzatura
maleodoranti ne sacchi di avanzi buttati in giro ..come sinceramente mi è capitato di vedere nel
nostro paese. Anche perché seppur presenti i riKiuti non abbondano come in altri posti, e nonostante
ciò di cani scheletrici e sofferenti ne ho trovati solo qui da noi.
"
Nessuno delle centinaia di cani incontrati mi ha mai ringhiato,
nessuno si è mostrato impaurito, magari difKidente ma mai
terrorizzato, sintomo che l’animale non ha subito violenze da
parte dell’uomo.
"
Si dice spesso che i cani sono come i loro padroni,
probabilmente i cani cubani sono un po’ come gli abitanti
dell’isola, tristi e felici allo stesso tempo,
"
Curiosa la scarsità di gatti; non è facile capire se dipenda dalla
elevata presenza di cani, per altro non palesemente affamati, o
da altri motivi che preferirei non immaginare, preferisco
pensare che il clima e la grande presenza di avvoltoi non ne
abbia permesso la diffusione.
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Pensieri di viaggio.
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Due viaggi, due modi di vedere e vivere cuba, tanti
km e molti luoghi da vedere.
"
La prima volta che sono stato a Cuba il viaggio è
durato circa 10 giorni.
In origine ero partito con l’intenzione di vedere solo
l’Avana, quindi di viverla, ma una volta giunto a
destinazione mi sono reso conto che per osservare
bene quella città, per viverla nella sua interezza,
sarebbe servito ben più tempo.
L’Avana mi appariva diversa da quella che si paventava nel mio immaginario; le immagini che si vedono
della capitale, con le sue macchine, i suoi palazzi coloniali, i gruppi musicali e via dicendo, sono reali, ma
sono anche finte.
E’ come se vi trovaste ospiti di normali persone, a cena, con la tavola imbandita, apparecchiata con
porcellane e bicchieri di cristallo, con camerieri chiamati all’uopo per servirvi.
Appare tutto molto bello ma nessuno in quella casa mangia quotidianamente nelle porcellane né si disseta
dal cristallo.
"
L’immagine di una cubana vestita a festa con in grembo un vassoio di frutta finta, in cerca di turisti per far
da modella a pagamento, l’ho trovata sufficiente a farmi desistere da qualunque interesse che non fosse una
superficiale ammirazione del panorama.
Per non parlare del bar scelto da Hemingway per il suo Mojito, oramai luogo obbligato al punto da risultare
paragonabile ad un nostro locale alla moda.
Mi sono in pratica ritrovato “turista” in tutto e per tutto.
"
Se il proprio interesse non è quello di passare giornate tra bar saturi di turisti quanto di alcool, di entrare ed
uscire in locali tipici, mangiare aragoste e gamberi con musicanti che vi allietano il pasto, di girovagare
guardando macchine d’epoca tirate a nuovo, palazzi coloniali e chiese alla nausea..
… sinceramente non penso che l’Avana possa offrire molto altro, almeno in una permanenza prettamente
turistica.
"
Certo esistono tantissimi luoghi particolari e validi da poter girare e visitare, ma la città è più dispersiva di
un paese, le persone sono diverse nel loro comportamento ed in molti casi allontanandosi dal centro ci si
può facilmente ritrovare in luoghi non propriamente sicuri.
Un controsenso data la massiccia presenza di polizia nella capitale come nelle città più importanti di Cuba;
ma questo è quello che ho percepito e questo è quello che mi è stato detto da chi ci vive. Probabilmente la
dimensione della città, la quantità di persone, il divario di benessere, portano ad un aumento della
criminalità.
"
Per mia fortuna una serie di casualità hanno fatto sì che il mio programma iniziale cambiasse ed ho potuto
quindi viaggiare e guardare altri luoghi ed altre cose.
"
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Il sogno di Che Guevara
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Il sogno di Che Guevara
Uno dei primi luoghi visitati è stato Vianles, e quindi Pinar del Rio.
Dirvi che ho “vissuto” tali luoghi sarebbe una menzogna, gran parte del mio primo viaggio anche se
improvvisato è risultato comunque un viaggio molto turistico, ma turistico o meno la bellezza rimane
bellezza; è Vinales è decisamente un miracolo della natura.
"
La conformazione del terreno e la vegetazione invadente le donano un fascino talmente spettacolare da
rimanerne incantati, il senso di tranquillità che si vive percorrendo le sinuose strade è incredibile.
I mogote descrivono il paesaggio in modo surreale, tra infinite tonalità di verde in contrasto con il bruno
rossastro della terra e delle rocce.
Quanto vi sia da scoprire della vera vita in quel luogo non mi è dato saperlo, ma andare a Cuba e non
passare anche solo di volata per inebriarsi di quel panorama sarebbe un vero delitto.
Gran parte del tabacco prodotto a Cuba proviene da quella zona grazie alle condizioni molto favorevoli per
quella pianta, non è quindi difficile trovare delle aziende che lo coltivano e lo preparano per mandarlo alle
varie fabbriche governative.
"
Anche in questo caso la maggioranza dei capanni (strutture fatte con legni e foglie di palma secche) sono
diventate mete turistiche ed è veramente semplice trovarsi in un capanno non come un estraneo ma come
un visitatore atteso, ed assistere alla fabbricazione di un sigaro.
E’ semplice spettacolo, ma permette a questi contadini di guadagnare con le mance dei turisti o con la
vendita di sigari “artigianali”.
"
Pinar del Rio è la successiva meta quasi obbligata, con il suo “mural de la prehistoria” un dipinto di 120*80
metri che ben rappresenta lo spirito cubano, non tanto per le immagini rappresentate quanto per la sua
esistenza, dovuta al lavoro di contadini privi di ogni nozione artistica e di esperienza, che sotto la guida di
un maestro (Leovigilgo Gonzales) si sono impegnati tutti i giorni per 4 anni.
"
Ci sono molte altre cose da visitare come le grotte di Vinales e molto altro, ma per questo esistono guide ed
opuscoli.
Quello che sinceramente nessun opuscolo vi potrà dire è che viaggiare in macchina nella valle di Vinales
circondato dai mogotes e dal profumo della vegetazione, difficilmente potrà essere cancellato dalla vostra
mente, quindi che vogliate viverlo come avventura o come semplice turista l’importante è che una volta a
Cuba non vi lasciate alle spalle questi luoghi o perdereste molto di Cuba.
"
Ho visto molte provincie e comuni di Cuba, e per quanto ognuna apparisse simile all’altra in tutte, come
ovvio, c’era qualcosa di diverso, qualcosa da vivere,
qualcosa da vedere e qualcosa da raccontare.
"
Esistono guide in ogni forma e sostanza per sapere
cosa poter visitare in questi luoghi pertanto non
ritengo utile descrivere tutto quello che ho visto nelle
mie tappe, ma solo quello che turismo a parte ho
trovato più EMOZIONANTE, quello che spesso va
oltre la semplice visita del centro di una cittadina.
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Il sogno di Che Guevara
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Il sogno di Che Guevara
"
Emozionante come la Parranda, la festa che ogni anno, il 24 dicembre, prende vita a Remedios.
Chiamarla semplicemente festa è limitativo, è un evento incredibile in cui gran parte degli abitanti di Cuba
si riversa in questa cittadina insieme a molti turisti per vivere uno spettacolo che molto difficilmente
troverete altrove.
"
Una festa che inizia dalla sera della vigilia fino alla mattina di Natale, senza interruzioni, senza pause, ed
incredibilmente con pochi incidenti….considerando la quantità di persone ed il tipo di festa.
Difficile dire quante persone fossero presenti, ma ben poche volte ho assistito a simili assembramenti.
Ci sono carri allegorici, con grandi statue e strutture che creano giochi di luce.
"
Di questa festa potrete leggere diverse cose su internet ma per quanto possiate leggere non vi renderete mai
realmente conto di cosa significhi trovarsi li.
La cosa che pochi osservano è quanto lavoro ci sia dietro, lavoro che viene fatto per un solo giorno di festa,
una quantità di persone che montano, saldano, assemblano,
e molti non sono li per il basso salario cubano, ma
semplicemente perché la festa è parte di loro e del loro paese.
"
Si vedono bambini che preparano le grate con i petardi, ragazzi
che caricano e scaricano tonnellate di fuochi d’artificio,
strutture di legno e metallo, cavi elettrici; nessuno si risparmia,
nemmeno per un attimo.
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Il sogno di Che Guevara
La festa riempie le strade con ragazzi vestiti a festa che
ballano ininterrottamente, gruppi di musicisti che girano
trascinando la gente in cori e danze. E’ una delle poche
feste in cui non si percepisce la necessità di “apparire al
turista”, si sente la festa, si prova un senso comune di
appartenenza che permea anche nel turista, tanto da farlo
diventare uno di loro.
"
Sì, se in altre manifestazioni non è difficile viverla da
spettatori sentendosi estranei, in quel posto, per quella
nottata, tutti sono legati da un senso comune di
condivisione e di appartenenza.
"
Questo non vuol dire che non potrà mai venir sfilato un
portafogli dalla tasca, considerando la ressa e la quantità di
persone sarebbe un miracolo non appartenente a questo
mondo, ma le sensazioni di gioia e divertimento comune
sono palpabili, dense come il fumo dei loro fuochi.
"
Alla sera grandi strutture con figure disegnate da
lampadine (si lampadine …a incandescenza) colorate, che
ricordano le giostre di un luna-park degli anni 60, si
illuminano creando effetti caleidoscopici ed ipnotizzando migliaia di cubani come falene davanti ad una
luce nella notte.
"
La prima impressione lascia increduli perché, se si va
lì per la prima volta, si rimane a guardare con la
convinzione che prima o poi debba succedere
qualcosa, un volo di colombe, un razzo….qualcosa
di eclatante.
Nulla di tutto questo, il semplice quanto banale
effetto caleidoscopio dato dalle vecchie lampadine
comandate da quadri elettrici la cui sicurezza farebbe
impallidire il vigile del fuoco più superficiale ed
impreparato del globo, crea una sorta di ipnosi in cui
migliaia di persone cadono per diverse ore
rimanendo con gli occhi sgranati e scattando foto con telefonini per noi oramai vetusti.
"
Cosa che comunque colpisce è lo stesso contrasto tra la foto fatta con un telefonino, per quanto obsoleto, e
un muro di banalissime lampadine colorate che si accendono e si spengono, ma in fin dei conti anche dei
bambini abituati a computer ed ipad possono rimanere incantati di fronte ad un teatrino.
Sono piccoli particolari che mostrano una realtà che pur contaminata dal consumismo e dal progresso
mantiene una purezza d’animo capace di trovare emozioni e felicità con cose semplici.
"
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Il sogno di Che Guevara
Ma la parranda è anche altro….è follia pura.
Ad un certo punto da una piccola zona della piazza recintata
alla folla, iniziano i fuochi d’artificio.
Tutto quello che pensavate di aver visto in merito potete
metterlo in un cassetto, perché alla parranda non c’è un
momento in cui vengono esplosi i fuochi….c’è una notte di
continui fuochi, bombe, razzi, girandole..
"
Forse potrà sembrare ancora qualcosa di “normale” se non
fosse che questi ordigni sono artigianali e molti non compiono
esattamente il loro lavoro nel modo previsto; ciò significa che
molti dei fuochi d’artificio (quelli che solitamente vedete
esplodere a centinaia di metri sopra la vostra testa…e magari
non proprio sopra) alla parranda spesso e volentieri esplodono
a pochi metri da terra, a volte proprio per terra, magari accanto
a voi.
"Spesso esplodono in mezzo ad una quantità di persone che in
qualunque altro posto genererebbe feriti gravi solo per il
semplice assembramento e non per la gravità dell’esplosione.
Cadono i razzi non esplosi che, per quanto non eccessivamente
pesanti (qualche etto), risultano comunque un pericolo data
l’altezza da cui cascano; motivo per cui moltissimi si dotano di un cappello, un sombrero.
Se il cappello può salvaguardare da un eventuale trauma alla testa (cosa di cui posso parlare in prima
persona) nulla può mettervi al riparo, se non l’attenzione e la fortuna, dal pestare qualche razzo inesploso.
"
Per quanto risulti incredibile tutto questo avviene ed i feriti, ovviamente presenti, sono sinceramente molto
meno di quanto ci si possa aspettare.
Questo perché ogni persona presente alla festa è come un familiare, se per caso qualcosa di infiammato vi
cade sulla schiena potete star certi che qualcuno da dietro si lancerà per spegnerlo con metodi più o meno
convenzionali, colpi di cappello, manate, secchiate d’acqua o semplicemente docce di birra.
Se può sembrarvi folle, quello che succede nella “gabbia di lancio” supera ampiamente la più fervida
immaginazione.
"
Nella gabbia, una zona recintata, vengono allestiti dei mortai improvvisati con tubi di condotte saldati in
cui un plotone di dinamitardi scelti (molti dei quali oramai sordi) caricano una sorta di bombe carta che
esplodono lanciando una granata nel cielo che dovrà successivamente esplodere.
Affascinante, ma sempre di ordigni artigianali si tratta e molti di questi non fanno in tempo ad uscire dal
mortaio che, “PAM”, esplodono a mezz’aria…molto vicino alle persone, spesso troppo vicino.
Per fortuna non contengono nulla di duro all’interno quindi non esistono schegge, o probabilmente non
starei qui a raccontarlo, ma lo spostamento d’aria, le braci e la carta infiammata risultano quantomeno
pericolose. Se non si sta ad una distanza adeguata, può tranquillamente capitare di trovarsi sparati
all’indietro di qualche metro con diverse bruciature e completamente storditi come dopo un incontro con un
dritto di Tyson.
"
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Potreste essere ingannati dalla foga e disinvoltura di alcuni “fuochisti”, ma se molti di loro indossano
cappelli protettivi ed abiti pesanti un motivo ci sarà?
Se quindi siete curiosi di sapere che effetto fa sentirsi colpiti da un esplosione, lì potreste scoprirlo
facilmente, io l’ho provato ed ho capito che dovevo porre molta più attenzione ai mortai che mi stavano
intorno anziché all’inquadratura della foto.
Anche in questo caso ogni persona presente nelle vicinanze si precipiterà per controllare la salute e
intervenire con acqua…o simili, ove necessario.
"
I fumi tossici delle continue esplosioni intasano l’aria pertanto è buona norma di tanto in tanto allontanarsi
in cerca di zone mediamente limpide per evitare gravi problemi polmonari.
In successione la foga si scatena con il lancio di razzi, dei grossi “fischia&botti” che normalmente
andrebbero piantati nel terreno per farli partire, ma che chiaramente in quel contesto diventano le miccette
in mano ai bambini.
Decine di persone che si accaparrano alla conquista di un razzo per accenderlo e farlo partire tenendolo in
mano fino a quando non “spinge”, e anche in quel caso ..non tutti funzionano bene; capita anche che
sfuggano nel momento sbagliato partendo ad altezza uomo, un continuo di “sorprese”.
Se le emozioni vi possono sembrare ancora insufficienti, non vi preoccupate, potrete provare di persona ad
accendere una granata o un razzo, tranquilli non troverete resistenza, anzi…se siete riusciti ad entrare nel
recinto (io non ho avuto problemi) sarete trattati come uno di loro e vi inviteranno a farlo.
Seguono torrette di fuochi volanti ed rastrelliere con svariate centinaia di fuochi d’artificio accese da un
uomo che corre con una torcia in mano. Il tutto, non dura mezz’ora, un’ora, ma tutta la notte fino all’alba.
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Nonostante le migliaia di persone, l’alcool a fiumi e
la pericolosità dei festeggiamenti, la notte trascorre
senza cadere in quella che all’inizio ci appariva come
una catastrofe annunciata. Qualche incidente, dei
feriti, ma probabilmente meno di quante se ne
possano contare ad un derby di calcio.
"
La piazza sembra un campo di battaglia, resti di carta
bruciata e legno dai quali di tanto in tanto esplodono
razzi difettosi, bottiglie e lattine sparse ovunque,
avanzi di cibo e abiti bruciati.
"
Tutto pian piano sembra tornare alla normalità, i pochi ancora sobri s’incamminano verso le abitazioni.
Alcuni continuano, come caricati da un energia infinita, a suonare e ballare, altri si accasciano dove capita
mentre gruppi di spazzini come piccole formiche operaie si impegnano per ripulire.
"
E’ “la quiete dopo la tempesta”, come per magia le migliaia di persone svaniscono alla vista, non ci sono
pullman organizzati ad aspettarli in una piazza, né treni scortati da militari, sono cubani e da una vita sono
abituati a spostarsi con quello che capita, con quello che possono.
"
Pensare a quanto baccano possa provocare una partita di calcio in una città e quanto ci appaia complesso lo
sgombero di un assembramento dopo una festa nazionale mi lascia sbalordito a guardare ciò che prima era
una impenetrabile folla ora una manciata di persone tra lavoratori ed inarrestabili festaioli.
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Spesso anche il cielo aiuta e come richiamata dall’anima di
Cuba la pioggia cade lavando le ceneri sparse per tutto il
centro di Remedios.
"
In verità è facile che ciò accada dato il periodo e soprattutto la
quantità di sali e polveri derivati dalle esplosioni che drogano
completamente il cielo sovrastante.
"
La vita riprende, forse meno allegra e spensierata ma sempre
speranzosa e densa di quello spirito che, nascosto tra le
persone del luogo, non tarda ad uscire per colpirti nell’anima,
così mentre cammini ancora incredulo per l’accaduto
qualcuno passa e ti offre una birra o ti abbraccia sorridente per
condividere gli ultimi scampoli di felicità.
"
Anche questa è Cuba.
"
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Il sogno di Che Guevara
Ci sono emozioni legate ad eventi ed emozioni legate a
luoghi e situazioni, Trinidad regala queste ultime.
Dirvi che Trinidad è forse uno dei luoghi più belli al
mondo, una cittadina incantevole circondata da montagne,
mare, torrenti, cascate; con case coloniali che incantano
chi le osserva camminando sulla sua vecchia strada a
ciottoli, sarebbe banale e scontato.
Trinidad è talmente bella che qualunque descrizione non
le renderebbe merito.
"
Eppure anche in quel piccolo paradiso terrestre esistono
lati oscuri, zone in cui la povertà ed il disagio si scontra
con un centro storico che ricorda una bomboniera.
Case disastrate, in cui anche il termine casa diventa una
forzatura, rimangono fin troppo spesso nascoste a chi
visita quel presepe.
In quelle strutture fatiscenti, vivono persone, ed in questo
caso non si tratta di una forzatura…sono PERSONE.
"
Sono bambini, mamme, padri di famiglia, uomini e donne
soli, vecchi, persone il cui unico scopo della vita
sembrerebbe essere quello di sopravvivere.
"
"
In parte è così, ma è Cuba, con i suoi continui contrasti, luce e ombra.
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Il sogno di Che Guevara
Contrasti che appaiono mentre si viaggia per il paese, osservando quello che incontriamo lungo le strade.
Tra baracche e capanni si noteranno sempre delle costruzioni più “istituzionali, sono scuole. Questo perché
ogni cubano ha diritto all’istruzione, e non è un modo di dire, l’istruzione è un valore che ogni cubano
sente e anche nel posto più inimmaginabile, sperduti in luoghi che sembrano distanti anni luce dalla civiltà,
anche li troverete una scuola.
Certo poi andrebbero anche considerate altre cose, ad esempio che un alunno ha diritto a due, si due, matite
all’anno.
"
In quei luoghi ho camminato, ho parlato con le persone, ho giocato con i bambini e sono stati certamente
tra i momenti più emozionanti della mia vita.
Perché i bambini, di qualunque posto e luogo del mondo, riescono spesso in quello in cui l’adulto non
riesce più, riescono a vedere il buono anche se circondati dal male, riescono a giocare e riescono a
sorridere.
Ma la cosa forse più sorprendente è che a Cuba anche gli adulti, non tutti chiaramente, riescono ad amare la
vita e sorridere sempre, ed apprezzano a fondo anche quel poco, pochissimo che hanno forse più di quanto
non faccia un ricco possidente.
"
Certo non è tutto oro quel che luccica e come ho ripetuto più volte ci sono santi e demoni come in ogni
parte del mondo; ma per ogni persona ormai corrotta dall’esigenza e dalla disperazione se ne trova una in
cui l’animo sembra rimanere immune a qualunque disagio, necessità o confronto.
"
Ci sono persone che apprezzano così profondamente quel poco che hanno conquistato da farci dubitare di
aver mai apprezzato veramente quel che la vita ci ha donato, in primis la vita stessa.
E’ come se, davanti ad un banchetto apparecchiato con ogni sorta di piatti, cibo e bevande, ne avessimo
talmente tante da non riuscire realmente ad apprezzarne una, mentre il povero con la sua ciotola
assaporasse ogni singolo boccone come il piatto più ricco e saporito del mondo.
"
Probabilmente sono cose a cui si pensa, su cui chiunque dotato
di una sana coscienza di tanto in tanto si interroga, ma trovarsi
direttamente a contatto con queste persone può realmente
risultare una medicina per l’anima, indipendentemente dal
proprio credo religioso.
Per questo motivo sono tornato negli stessi luoghi in cui ho
incontrato la prima volta questi bambini, queste famiglie,
questi anziani che nulla hanno chiesto se non di parlare e
conoscerti.
Sono tornato perché avevo detto di volerlo fare, perché avevo
promesso di portar loro le foto e perché difficilmente si
potrebbe far finta di nulla di fronte a certe scene.
"
Ho cercato e ritrovato i bambini che avevo fotografato.
Avevo promesso di tornare, e l’ho fatto per dare loro non solo
un’immagine ma anche un momento di felicità per un semplice
dono come una maglietta, delle matite o un pantalone.
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Ho cercato e ritrovato un vecchio “carbonero”, il cui nome
è “Candela”, si avvicina ai novanta e nonostante viva in
una baracca priva di qualunque cosa possa farla solo
assomigliare ad una casa, sorride.
"
Sorride e mi mostra con orgoglio una piccola catasta di
stracci e roba vecchia accanto al suo “santo”, sono tutti i
suoi averi; ci si sente infinitamente piccoli davanti a scene
simili.
Sorride con il classico sorriso Cubano, che nulla ha a che
invidiare alla “Gioconda”, perché mai riuscirete a capire se
sta sorridendo o se è rattristato, perché il sorriso dei cubani
racchiude entrambe le cose, la consapevolezza del disagio,
delle necessità e la felicità di vivere, di poter respirare.
"
Il carbonero che dicendomi quanto fosse importante il
canto di uccello per ricordagli la bellezza della vita mi
costrinse in un interminabile pianto sommerso dalle
emozioni del momento.
"
Lui con delle scarpe segnate oramai più del suo stesso
volto, ora finalmente nuove come la camicia ed altro, cose
che forse non ha mai avuto in tutta una vita.
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Le persone che si incontrano girovagando per le cittadine, nei
paeselli, o tra assembramenti di baracche sono le più disparate.
"
Tanti anziani, ovviamente poveri, seduti in un angolo che non
chiedono nulla, senza cartelli o barattoli, semplicemente soli,
pochi ci fanno caso ma a cuba di clochard non mi pare ce ne
siano molti, certo elemosinare è vietato ma sarebbe vietato
anche cercar di vendere prodotti sulle strade o chiedere soldi
suonando per strada; di furbi che attendono il momento per
chiederti (pedirdinero) soldi ce ne sono tanti, ma di mendicanti
proprio no, è una delle tante stranezze di quel luogo.
"
E per quanto la povertà sia uno status quo (negato dal governo)
tra i furbi arraffoni si trova sempre il “puro”.
Come una persona a Moron, che per guadagnarsi un pasto
intrecciava foglie di palma creando piccoli animali, la cui
onestà e bontà è stata esaltata dal contrasto con l’avidità di altri
ragazzi cubani. Benché la situazione gli permettesse di
prendersi da bere, non ha ordinato nulla, non ha chiesto nulla;
e mentre gli altri ragazzi approfittavano di ogni cenno di
altruismo fino all’abuso, lui in disparte osservava quasi
schifato i suoi compaesani.
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Il sogno di Che Guevara
Non ha mai mostrato lati oscuri, nonostante mi immaginassi una richiesta, per quanto piccola, nulla; Mi ha
parlato di quanto odiasse gli approfittatori, di come non concepisse come in un occasione in cui delle
persone possano mostrare il loro meglio troppo spesso finiscano nel tracollare verso il peggio.
Ho dovuto faticare per ritrovarlo e fargli accettare dei regali, perché conosceva le bidonville ed insisteva su
quanti avessero più bisogno di lui (che guadagnava 10-12 dollari al mese vendendo le sue piccole
composizioni).
"
Uomini come l’anziano artista, quasi completamente cieco che in un
piccolo vicolo di Holguin, in mezzo a baracche fatiscenti e ruderi, ha
fatto della sua “abitazione” un museo; un museo fatto di pezzi di
metallo, legno ed ogni cosa immaginabile che i suoi concittadini gli
portano e su cui lui dipinge.
Difficile dire se possano essere opere d’arte, di certo ho visto cose ben
peggiori in musei d’arte contemporanea, e sinceramente alcune cose
potevano anche risultare affascinanti.
Indipendentemente da tutto, quell’uomo, cui la vita ha riservato ben
poco, invece di chiudersi in una cupa disperazione è riuscito a trovare
la volontà di trovare del bello in ciò che faceva, se il destino non ha
dispensato bellezza intorno a lui, ci ha pensato da solo.
Persone speciali come Osmel; il ragazzo che a Baracoa mi ha
accompagnato per due giorni in giro, tra boschi, fiumi e luoghi
incantevoli in cui la natura è assoluta padrona. Ha fatto ciò senza
nessun accordo di compenso, senza nessuna richiesta semplicemente
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perché riteneva fosse educato e amichevole farlo, l’ha fatto con
me come con altri turisti in passato che ovviamente tornano a
trovarlo o gli scrivono.
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Estremamente intelligente e colto, sempre disponibile e
sorridente, un artista che dipinge e che non si è fatto mancare
l’occasione per regalarmi un suo quadro, quello che ora
osservo nella mia stanza ricordandomi delle scarpinate tra i
boschi, delle risate dopo una mia caduta in un fiume o della
serata passata a sentire musica e ballare insieme a Yailin, una
cameriera di un ristorante che invece di vendersi come fanno
molte ragazze a Cuba, lavora senza risparmiarsi…per 15 CUC
al mese, circa 13 euro.
"
Osmel capace di scrivermi una email (che per lui ha un costo
elevato) in questo momento, proprio mentre sto scrivendo di
lui, come se i 10000 km di distanza non ci appartenessero.
"
Baracoa è un altro posto da non perdere, più vicino alla
morfologia della Costa Rica che a quella di Cuba, una natura
invadente per nulla intimorita dalla presenza umana.Montagne
incredibilmente verdi e selvagge si stagliano su un mare blu cobalto con contrasti mozzafiato.
"
E’ la regione del cacao, del caffè e dell’acero (apprezzato per
la conservazione dei sigari).
Lì le persone sono semplici e disponibili, difficile trovare
persone che importunano e la malvivenza come in altri posti
dell’isola non sembra facile da incontrare, anche perché non
sono grandi città e bene o male le persone si conoscono.
"
Va ricordato che i turisti sono molto protetti dalla legge ma
anche gli stessi cubani conoscono bene l’importanza del
turismo e sebbene le mele marce esistano ovunque, l’interesse
generale è che le persone possano tornare.
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Il sogno di Che Guevara
Ho percorso chilometri di strade sconnesse, spesso
nemmeno presenti sulle cartine che si trovano nell’isola
(decisamente poco dettagliate), rischiando di rimanere
bloccato in luoghi che sembravano dimenticati dagli
uomini e non solo.
"
Ho visitato luoghi meravigliosi, ho visto povertà, dignità,
onore, inganno e avidità, ho conosciuto persone che hanno
combattuto nella rivoluzione con Che Guevara, settantenni
coperti di onorificenze ma privi di ogni riconoscimento
materiale, ed al contempo felici di quel poco (nulla) di cui
disponevano e orgogliosi di aver combattuto per la libertà
del proprio paese.
"
Dei viaggi a Cuba ricorderò sempre le emozioni provate,
le persone, lo spirito di unità insito in ogni cubano, la
natura di alcuni luoghi, la povertà, i colori, la musica, la
dignità, la semplicità di una vita che sembra essersi
fermata 50 anni fa, e quando mi chiederanno perché ti è
piaciuta tanto, faticherò a spiegarlo, perché Cuba è ben
altro che spiagge caraibiche e turismo sessuale.
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Il sogno di Che Guevara
"
Dedico questa raccolta di pensieri e foto ad una persona speciale, a Uan Diaz, un cubano di 68 anni la cui
bontà è seconda solo al suo enorme amore per la sua compagna.
Ringraziandolo per le risate, per le preoccupazioni e gli spaventi che ha sopportato a causa mia, per la sua
disponibilità, ma soprattutto perché ha dimostrato che una grande amicizia non conosce distanze, idiomi,
età, stato sociale o altro.
Brindo por tu salud UAN!!
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