14.04.2023 Views

La rivista istituzionale del Soccorso Alpino e Speleologico - n. 81, marzo 2023

Un bellissimo numero dedicato alla figura del volontario, componente fondamentale del CNSAS. Partendo da un’analisi sociologica sull’evoluzione del CNSAS, si potrà poi scoprire il percorso di ogni soccorritore all’interno dell’organizzazione: dalla selezione in ingresso fino all’impegnativo percorso formativo che si deve sostenere per diventare soccorritore specializzato. Approfondiremo i dati sulle attività del 2022, ma anche i più complessi interventi svolti negli ultimi mesi: l’imponente frana a Ischia e l’alluvione nelle Marche. Inoltre, in un'interessante intervista con il Presidente nazionale del CAI, parliamo di prevenzione degli incidenti in montagna.

Un bellissimo numero dedicato alla figura del volontario, componente fondamentale del CNSAS. Partendo da un’analisi sociologica sull’evoluzione del CNSAS, si potrà poi scoprire il percorso di ogni soccorritore all’interno dell’organizzazione: dalla selezione in ingresso fino all’impegnativo percorso formativo che si deve sostenere per diventare soccorritore specializzato. Approfondiremo i dati sulle attività del 2022, ma anche i più complessi interventi svolti negli ultimi mesi: l’imponente frana a Ischia e l’alluvione nelle Marche. Inoltre, in un'interessante intervista con il Presidente nazionale del CAI, parliamo di prevenzione degli incidenti in montagna.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

Marzo <strong>2023</strong> / n. <strong>81</strong><br />

DIVENTARE SOCCORRITORI<br />

APPROFONDIMENTO<br />

L’evoluzione <strong>del</strong> CNSAS<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

Ischia: la frana a Casamicciola<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Il CNSAS in Campania


II


In questo numero, sulla scorta di quanto<br />

parzialmente effettuato con la redazione <strong>del</strong><br />

Bilancio Sociale, abbiamo voluto tematizzare<br />

una criticità <strong>del</strong>la nostra organizzazione – la<br />

chiamo così perché tale è – senza edulcorarla<br />

o addirittura rinnegarla.<br />

Nel tempo, il nostro Corpo ha raggiunto<br />

un’età media piuttosto elevata, così come<br />

riscontrabile nei vari articoli e nei supporti<br />

grafici già posti in evidenza e che auspico possiate<br />

analizzare con la necessaria calma. Certo,<br />

è una dinamica che accomuna tutto il mondo<br />

<strong>del</strong> volontariato che, se negli anni ’80 e ’90 ha<br />

trovato prima un’istituzionalizzazione estesa<br />

e radicata in buona parte <strong>del</strong> territorio nazionale,<br />

poi una crescita ed uno sviluppo ovunque<br />

significativo, negli ultimi anni, invece, sta<br />

flettendo la propria spinta propulsiva: poche<br />

vocazioni, difficoltà a trovare persone in grado<br />

di costituire la classe dirigente, età media in<br />

veloce innalzamento, problematiche crescenti<br />

nell’impegno meramente burocratico, ecc.<br />

Non ritengo però che il detto “mal comune<br />

mezzo gaudio” possa distoglierci da leggere<br />

con attenzione quanto sta accadendo all’interno<br />

<strong>del</strong> CNSAS e dal pensiero su lavoro che<br />

ci attende se vogliamo (dobbiamo) invertire<br />

questo trend che è andato sempre più consolidandosi.<br />

È indubbio che queste dinamiche siano maggiormente<br />

avvertite nelle aree <strong>del</strong>la nostra<br />

montagna più interna, ma è una tendenza comunque<br />

generale che, come tale, deve essere<br />

considerata, così come ben evidenziato anche<br />

da Diego Cason, al quale esprimo gratitudine,<br />

per il prezioso focus che ci ha offerto.<br />

Venendo al dunque, ci sono atti ed azioni che,<br />

per evidenti ragioni, non possono assolutamente<br />

dipendere e mai sono dipesi in passato<br />

dal CNSAS, ma vi sono altrettante azioni che,<br />

diversamente, dobbiamo saper mettere in gioco<br />

solo noi, con la nostra appassionata intelligenza<br />

e lungimiranza, dando ad esse continuità<br />

nel tempo se vogliamo coglierne in qualche<br />

modo i frutti in un relativo breve periodo.<br />

Maurizio Dellantonio<br />

Presidente nazionale CNSAS<br />

Qui, allora, per alterare questa dinamica devono<br />

entrare in gioco i nostri principali e più preziosi<br />

attori, ossia i capi stazione, che devono riuscire<br />

a trovare le migliori risorse umane e le migliori<br />

energie da avvicinare al nostro pur complesso<br />

e complicato mondo. Avvicinare un ragazzo al<br />

CNSAS deve poter diventare, d’ora in avanti,<br />

sempre più – passatemi la parola che non amo<br />

ma che è utile in questo contesto – il core business<br />

<strong>del</strong>la nostra attività.<br />

I giovani vanno quindi seguiti e motivati con<br />

costanza, non solo tecnicamente, ma sapendo<br />

offrire loro anche un patrimonio di valori, obiettivi<br />

e conoscenze. Se da una parte è, infatti, innegabile<br />

che loro daranno ricambio e vitalità alla<br />

nostra organizzazione, dall’altra va detto che,<br />

parimenti, ricevono in cambio <strong>del</strong>la loro passione<br />

ed impegno un valore inestimabile proprio<br />

per quel che saranno chiamati a fare: portare<br />

soccorso alle persone, che – non dimentichiamolo<br />

mai – è di per sé il più grande valore.<br />

Va da sé che il ruolo <strong>del</strong> capo stazione diventa<br />

allora determinante per far crescere nel gruppo<br />

l’aspirante volontario e su questo dovremo fare<br />

gli investimenti più importanti, non in termini<br />

di dpi e materiali, ma di attenzione alla sua crescita<br />

e maturazione all’interno <strong>del</strong>la Stazione.<br />

Non meno importante, poi, è la contestuale<br />

attività che deve essere effettuata a favore dei<br />

nostri giovani da parte <strong>del</strong>la componente tecnica<br />

rappresentata dalle Scuole. Va, però, modificato<br />

l’approccio per il quale si aspetta, in<br />

genere, solo l’esito <strong>del</strong>le selezioni attitudinali<br />

per valutare l’aspirante volontario e deciderne il<br />

percorso tecnico oppure per negarglielo in caso<br />

di esito non positivo. Questi ragazzi, se siamo<br />

tutti convinti che rappresentino il nostro futuro,<br />

vanno allora formati con maggiore intensità nel<br />

periodo in cui sono aspiranti, facendoli piano<br />

piano crescere tecnicamente per gli aspetti basici<br />

essenziali. Non devono diventare né eroi né<br />

soggetti competitivi, ma buoni volontari e buoni<br />

tecnici. Aggiungo, inoltre, senza tema di dover<br />

essere smentito, che se un Piano Formativo prevede<br />

una soglia tecnica di ingresso quella deve<br />

essere e non altro. Non dobbiamo mortificare<br />

nessuno, ma far crescere le persone senza rinunciare,<br />

lo ritengo scontato, alla qualità.<br />

Da qui, l’importanza fondamentale <strong>del</strong>le Scuole<br />

e di quanti vi sono a capo: un ruolo di responsabilità<br />

importante che deve coniugare al lavoro<br />

egregio compiuto dal capo stazione, quello altrettanto<br />

importante di garantire, a chi ritiene di<br />

avere la vocazione per essere “CNSAS”, un percorso<br />

didattico equo e ben definito.<br />

Chiudo citando le parole <strong>del</strong> Presidente Mattarella<br />

che per il CNSAS ha avuto anche nel corso<br />

<strong>del</strong> nostro incontro parole importanti: “Il<br />

volontariato è una straordinaria energia civile<br />

che aiuta le comunità ad affrontare le sfide <strong>del</strong><br />

tempo e le sue difficoltà. Rinsalda i legami tra le<br />

persone, è vicino a chi si trova nel bisogno.”<br />

Noi la sfida con il tempo dobbiamo vincerla, cercando<br />

di raccogliere quanta più esperienza e valori<br />

possiamo dai nostri volontari più anziani (io<br />

sono uno di questi) che devono darci una mano<br />

ancora per lungo tempo e che ringrazio ancora<br />

una volta per questa preziosa attività, ma dobbiamo<br />

vincerla anche e soprattutto con i giovani<br />

che saranno già domani il futuro <strong>del</strong>la nostra<br />

organizzazione. Amo le sfide perché senza queste<br />

rischiamo di diventare “un ricordo”, per cui<br />

sostengo che l’obiettivo dei prossimi vent’anni<br />

è quello di far entrare in ogni nostra Stazione<br />

almeno 2 volontari all’anno. Possiamo farcela,<br />

come sempre assieme, se non aspettiamo domani<br />

o qualcun’altro che risolva i problemi <strong>del</strong><br />

nostro territorio. Diamo a tutto il CNSAS che si<br />

sta avvicinando ai suoi 70 anni di esistenza, questo<br />

profilo orgoglioso e questo futuro già tutto<br />

dentro la nostra organizzazione. Vi ringrazio.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

1


A presto e grazie, Walter!<br />

Era il giugno 2015 quando Walter Milan, padovano ma a quel tempo appartenente alla<br />

Stazione di Roma e provincia <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, prendeva in mano<br />

le attività di comunicazione nazionali <strong>del</strong> nostro Corpo. Otto anni dopo, a seguito <strong>del</strong><br />

conferimento di un nuovo - importante - incarico professionale, lo salutiamo e lo ringraziamo<br />

per essere stato la nostra voce e il coordinatore di tutta la comunicazione in questi anni.<br />

Sempre operativo e sempre in primissima linea nel momento <strong>del</strong> bisogno, anche per la direzione di<br />

questa <strong>rivista</strong>. A lui, da tutti noi, un grande in bocca al lupo per la sua nuova avventura professionale<br />

e per le prossime sfide che lo attenderanno!<br />

<strong>La</strong> Direzione nazionale, il team Comunicazione<br />

e tutti gli addetti stampa locali<br />

2


Sommario<br />

APPROFONDIMENTO<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

INTERVISTA<br />

4 L’evoluzione <strong>del</strong> CNSAS<br />

14 Intervista a Chiara Tommasini,<br />

presidente CSVnet<br />

16 Le selezioni d’ingresso <strong>del</strong><br />

comparto alpino<br />

19 Le selezioni d’ingresso <strong>del</strong><br />

comparto speleologico<br />

22 Perché entrare nel CNSAS?<br />

26 Nino Perino<br />

30 Fare soccorso in Francia<br />

FOCUS ISTITUZIONALE<br />

34 Ischia: la frana a Casamicciola<br />

36 L’alluvione nelle Marche<br />

38 Intervento in alta Valchiusella<br />

NOTIZIE DAL CNSAS<br />

42 Intervista al Presidente<br />

generale <strong>del</strong> CAI<br />

Antonio Montani<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

46 2022: ancora un anno record<br />

per le attività <strong>del</strong> CNSAS<br />

51 Ciao grande Fof<br />

Marzo <strong>2023</strong> / n. <strong>81</strong><br />

APPROFONDIMENTO<br />

L’evoluzione <strong>del</strong> CNSAS<br />

<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

DIVENTARE SOCCORRITORI<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

Ischia: la frana a Casamicciola<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Il CNSAS in Campania<br />

Anno XXIX<br />

n. 1 (<strong>81</strong>)<br />

Marzo <strong>2023</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Walter Milan<br />

coordinamentostampa@cnsas.it<br />

54 <strong>La</strong> sicurezza nella ricerca in<br />

scenari alluvionali e fluviali<br />

58 Sicuri con la Neve <strong>2023</strong><br />

COORDINAMENTO REDAZIONE<br />

Marianna Calovi<br />

comunicazione@soccorsoalpinotrentino.it<br />

COMITATO EDITORIALE<br />

Simone Alessandrini, Alfonso Ardizzi,<br />

Roberto Bartola, Ruggero Bissetta,<br />

Simone Bobbio, Roberto Bolza,<br />

Fabio Bristot, Federico Catania,<br />

Mauro Guiducci, Claudia Ortu<br />

CONSULENZA EDITORIALE<br />

Paolo Romani<br />

paoloromaniadv@gmail.com<br />

64 Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

in Campania<br />

70 Intervista a Italo Giulivo, direttore<br />

generale <strong>del</strong>la Protezione Civile<br />

<strong>del</strong>la Regione Campania<br />

Registrazione presso Tribunale di Milano<br />

n. 2034/2020<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE<br />

Alberto Grazi<br />

albertograzi@gmail.com<br />

STAMPA<br />

Errebi Grafiche Ripesi S.R.L. - Falconara Marittima AN


APPROFONDIMENTO<br />

L’evoluzione <strong>del</strong> Corpo<br />

Nazionale <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Un’analisi sociologica<br />

di Diego Cason, sociologo<br />

Ne ha fatta di strada il CNSAS! Ha accompagnato l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>la frequentazione dei monti per motivi diversi dalla necessità.<br />

Prima <strong>del</strong>la seconda metà <strong>del</strong>l’800 per i residenti la<br />

montagna era luogo pericoloso e le sue insidie erano ben conosciute<br />

da tutti. Ciò nonostante, le vittime erano numerose,<br />

perché le attività economiche si spingevano in quota al fine<br />

di recuperare in ogni luogo tutto il foraggio e il legname disponibile. Gli incidenti<br />

per cadute, per frane e slavine, per eventi meteo pesanti, per scivolate su pendii<br />

ripidissimi erano molto frequenti, e rientravano tra gli eventi inevitabili <strong>del</strong> destino.<br />

Per le condizioni <strong>del</strong>la medicina di allora anche un pronto recupero di un<br />

ferito non avrebbe cambiato l’esito nella maggior parte dei casi. Il soccorso alpino<br />

consisteva soprattutto nel pietoso recupero <strong>del</strong>le salme. Quando i “foresti” iniziarono<br />

a frequentare i monti, gli incidenti non furono più vissuti come evento <strong>del</strong><br />

destino, poiché la nascente economia turistica montana aveva bisogno di garantire<br />

la protezione agli ospiti. Chi aveva più esperienza alpinistica fu naturalmente<br />

impiegato nelle operazioni di soccorso per ovvi motivi e per solidarietà tra le guide<br />

e i portatori locali. Le attività di soccorso hanno le proprie radici nella generosa<br />

disponibilità ad intervenire in aiuto di chi si trova in difficoltà in montagna in ogni<br />

stagione <strong>del</strong>l’anno. Per questo ancora oggi il CNSAS rimane un’organizzazione<br />

di volontariato senza scopo di lucro. Questa prima fase spontanea e pioneristica<br />

durò fino alla Prima guerra mondiale. Nel frattempo, i frequentatori <strong>del</strong>la montagna<br />

si organizzarono, e si costituirono le prime sezioni <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano e<br />

le prime associazioni <strong>del</strong>le guide alpine. Così il soccorso in montagna divenne una<br />

protezione per l’attività <strong>del</strong>le guide e dei loro clienti. Nel 1920 a Merano si istituì il<br />

primo servizio di pronto soccorso alpino, nel 1926 a Torino 1 , nel 1931 a Trieste 2 e la<br />

1 Era il “Comitato di soccorso per le disgrazie alpine” <strong>del</strong>l’Unione Escursionisti Torinesi.<br />

2 Era la “Società di <strong>Soccorso</strong> Triestina” <strong>del</strong>la Società Alpina <strong>del</strong>le Giulie.<br />

4<br />

APPROFONDIMENTO


squadra di soccorso <strong>del</strong> CAI di Lecco. Ci vollero circa 70 anni perché la percezione<br />

<strong>del</strong>la sua utilità si diffondesse sulle Alpi.<br />

Il CNSAS ha fatto molta strada mentre intorno ad esso il mondo è cambiato con<br />

una rapidità e una estensione prima sconosciute. Sono radicalmente cambiati la<br />

visione <strong>del</strong>le montagne e il modo di frequentarle, le tecniche e l’attrezzatura per<br />

l’arrampicata, le pratiche mediche di pronto soccorso, il rapporto tra le comunità e<br />

il territorio montano, la mobilità individuale, gli stili di vita e di fruizione <strong>del</strong> tempo<br />

libero, il ruolo <strong>del</strong>l’attività fisica e sportiva. Per effetto di questi cambiamenti la<br />

montagna ha subìto uno spopolamento e l’abbandono di gran parte <strong>del</strong>le terre<br />

alte e <strong>del</strong>le terre di mezzo. Gran parte <strong>del</strong>le attività alpestri sono state quasi<br />

dovunque abbandonate, tranne che nelle province autonome, anche in quelle<br />

interamente montane la popolazione si è spostata nei fondivalle e chi vive e abita<br />

in quota è una parte minoritaria in tutte le altre regioni italiane. Per esempio, la<br />

provincia di Cusio Val d’Ossola dal 1951 al 2021 registra una crescita <strong>del</strong>la popolazione<br />

<strong>del</strong> 3,9% mentre in regione Piemonte è cresciuta <strong>del</strong> 21%. <strong>La</strong> popolazione<br />

<strong>del</strong>la provincia di Sondrio è cresciuta <strong>del</strong> 16% mentre quella <strong>del</strong>la Lombardia <strong>del</strong><br />

51%. <strong>La</strong> popolazione <strong>del</strong>la provincia di Belluno è diminuita <strong>del</strong> 14% mentre quella<br />

<strong>del</strong> Veneto è cresciuta <strong>del</strong> 24%. Da una ricerca condotta sui comuni <strong>del</strong>le province<br />

di Aosta, Verbania, Cusio Val d’Ossola, Sondrio, Trento, Bolzano, Belluno, (ma la<br />

situazione non è diversa nelle altre province alpine) c’è una difformità evidente<br />

nella evoluzione dei residenti nei comuni posti a quote medie inferiori e superiori<br />

agli 800 m.s.l.m. Senza entrare nei dettagli le tendenze sono le seguenti:<br />

1. <strong>La</strong> variazione <strong>del</strong>la popolazione residente (valutata in ogni decennio dal 1951 al<br />

2021) è sempre positiva nei comuni con quote medie inferiori agli 800 m.s.l.m., è<br />

sempre inferiore alla precedente o negativa nei comuni posti ad un’altitudine media<br />

più elevata. L’unica eccezione a questa regola è in provincia di Bolzano dove la<br />

popolazione residente tra i 900 e i 999 m.s.l.m. è quasi raddoppiata. Poi c’è il caso<br />

bellunese dove la variazione <strong>del</strong>la popolazione è stata negativa a tutte le quote<br />

ed è stata più grave nei comuni posti a quote medie tra i 1.100 e i 1.800 m.s.l.m.<br />

2. <strong>La</strong> densità di popolazione diminuisce rapidamente al crescere <strong>del</strong>la quota media<br />

dei comuni con variazioni da 1.100 a 7 ab/km 2 . Questo pone un grave problema<br />

di manutenzione dei territori e <strong>del</strong>l’efficienza <strong>del</strong>le piccole comunità montane.<br />

3. Il numero di comuni tende a crescere salendo di quota dove sono molti i comuni<br />

con superfici territoriali estese e pochi residenti. Una combinazione che mina la<br />

stabilità <strong>del</strong>le comunità.<br />

4. Anche nei comuni montani gli abitanti si concentrano nei capoluoghi o in<br />

centri a valle. Da ciò derivano due problemi: il distacco dalla realtà territoriale e<br />

un’insufficiente rappresentanza politica degli interessi dei montanari.<br />

5


5. <strong>La</strong> percentuale di giovani (da 0 a 30 anni) diminuisce rapidamente al crescere<br />

<strong>del</strong>l’altitudine e c’è una minore attrattività di flussi immigratori. Fatto che produce<br />

la mancanza di attivi e una riduzione di un terzo <strong>del</strong>le persone disponibili per le<br />

attività di volontariato.<br />

6. Nei comuni montani c’è stato un invecchiamento più rapido e consistente, gli<br />

anziani (con più di 65 anni) sono da 2,5 a 6,5 per ogni giovane con meno di 15<br />

anni, rispetto alla media italiana di 1,9. In molti comuni in alta quota le persone<br />

non attive sono quasi il 50% dei residenti.<br />

A parità di organico<br />

(nel 1995 7.032 e nel<br />

2022 7.054), l’età<br />

media dei soci CNSAS è<br />

variata da 37,8 anni <strong>del</strong><br />

1996, ai 40,3 <strong>del</strong> 2003,<br />

ai 43,3 <strong>del</strong> 2012.<br />

7. Tutta la società italiana è invecchiata, il saldo naturale (nati vivi – morti) è diventato<br />

negativo a partire dal 1993, nel 2011 era pari a – 46.<strong>81</strong>7 e nel 2021 è stato<br />

di – 301.097, ma nei comuni montani questo saldo negativo è iniziato prima ed<br />

è molto più pesante di quello nazionale. Queste osservazioni sono sufficienti per<br />

affermare che le comunità alpine e appenniniche hanno subìto una pesante riduzione<br />

dei residenti (con l’esclusione di quelle autonome), in particolare nelle<br />

classi di età più giovani. Sono caratterizzate da bassa natalità, un rapido invecchiamento,<br />

scarsa immigrazione, difficoltà nell’individuare i propri interessi e a dar<br />

loro rappresentanza adeguata. Tutte situazioni che pesano negativamente anche<br />

sulle associazioni <strong>del</strong> terzo settore che in questi luoghi faticano a trovare persone<br />

disponibili a sostituire quelle che finora hanno operato a favore <strong>del</strong>le comunità<br />

in modo spontaneo e gratuito. È evidente che l’indebolimento <strong>del</strong>le strutture associative,<br />

che va di pari passo con i problemi <strong>del</strong>le pubbliche amministrazioni in<br />

montagna, non può che accelerare i processi di abbandono di questi territori e<br />

innescarne di nuovi dove questi non sono ancora presenti.<br />

I dati relativi al CNSAS sono una conferma indiretta degli effetti che le tendenze<br />

demografiche sinteticamente illustrate hanno prodotto.<br />

A parità di organico (nel 1995 7.032 e nel 2022 7.054), l’età media è variata da 37,8<br />

anni <strong>del</strong> 1996, ai 40,3 <strong>del</strong> 2003, ai 43,3 <strong>del</strong> 2012. Dopo un decennio, nel 2022 l’età<br />

Variazione <strong>del</strong>l’organico <strong>del</strong> CNSAS dal 1996 al 2022<br />

6 APPROFONDIMENTO


Età media <strong>del</strong>l’organico <strong>del</strong> CNSAS dal 1996 al 2022<br />

media era di 45,8. Dal 1996 l’età media è cresciuta di 8 anni (+21%), dal 2002 di 6,1<br />

anni e dal 2012 di 2,6 anni.<br />

<strong>La</strong> variazione <strong>del</strong>la popolazione non si trasferisce automaticamente all’organico<br />

<strong>del</strong>le associazioni ma spiega perché invecchia anche l’organico <strong>del</strong> CNSAS. Infatti,<br />

l’età media degli italiani nel 2022 è 45,5 anni e quella degli organici è 45,8 anni.<br />

Confrontando la distribuzione percentuale dei residenti totali e degli organici <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, dai 18 ai 76 anni di età, emerge che gli organici<br />

dai 18 ai 27 anni sono presenti in percentuale inferiore a quella dei pari età totali;<br />

dai 28 ai 58 anni sono presenti in percentuale superiore o uguale a quella dei pari<br />

età nella popolazione totale; dai 59 ai 76 anni sono presenti in percentuale inferiore<br />

rispetto a quella dei pari età nella popolazione totale.<br />

Una notizia cattiva, la minore presenza di giovani da 18 a 30 anni, e una apparentemente<br />

buona, la presenza di anziani inferiore a quella nazionale. Ma nel CNSAS<br />

servono persone in perfetta efficienza<br />

fisica e psichica e questo restringe (ad<br />

Variazione % organici CNSAS per classi di età 1996-2022<br />

ogni età) la platea dei possibili candidati,<br />

ma la restringe ancor di più al crescere<br />

<strong>del</strong>l’età. Inoltre, come ci mostra<br />

la variazione percentuale per classi di<br />

età, le persone in organico con più di<br />

61 anni registrano aumenti molto più<br />

consistenti di quelli <strong>del</strong>le altre classi,<br />

erano il 2,1% nel 1996 e il 12,4% nel<br />

2022 mentre le persone con meno di<br />

trent’anni erano il 25,2% e il 10,6% nel<br />

2022. Le persone <strong>del</strong>le classi intermedie,<br />

dai 31 ai 60 anni erano il 72,8% nel<br />

1996 e il 77% nel 2022. Il fenomeno<br />

più preoccupante per il CNSAS è, però,<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

7


la riduzione <strong>del</strong>le giovani leve, perché oggi ne ha 1.014 in meno rispetto al 1996,<br />

mentre la crescita degli ultra-sessantunenni è di 336 persone in più, e le persone<br />

<strong>del</strong>le classi intermedie sono cresciute di 731 unità.<br />

Il cambiamento è ben visibile nel grafico dove si nota che la riduzione dei più<br />

giovani non riguarda solo le età da 18 a 30 anni ma si estende fino a 43.<br />

È possibile valutare l’evoluzione reale degli organici distribuiti nelle tre classi di<br />

età (18-30, 31-60 e 61-75) dal 1996 al 2022 nel grafico. <strong>La</strong> differenza di rango<br />

tra classi appiattisce un po’ il risultato ma l’evoluzione è chiara. Si nota l’incremento<br />

<strong>del</strong>la classe intermedia, che cresce da 5.094 a 5.430 (+336, + 6,6%),<br />

e quello <strong>del</strong>la classe più anziana, che cresce da 144 a 875 (+731, – 507,6%),<br />

superando nel 2022, per la prima volta, il numero di organici <strong>del</strong>la classe di età<br />

più giovani che diminuiscono da 1.763 a 749 (–1.014, – 57,5%).<br />

Distribuzione organici CNSAS per classi di età 1996-2022<br />

Le persone soccorse in<br />

37 anni sono state 33.317,<br />

con una media annuale di<br />

900, le vittime recuperate<br />

nello stesso periodo di<br />

tempo sono state 5.588<br />

con una media di 151<br />

l’anno.<br />

Questo cambiamento è simile a quello <strong>del</strong>la popolazione italiana ma è più vicino<br />

alla dinamica <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>le province alpine e appenniniche dove il calo<br />

<strong>del</strong>la popolazione più giovane e la crescita di quella anziana sono più marcate.<br />

<strong>La</strong> crescita degli impegni per gli organici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Il CNSAS dal 1955 al 1990 fu impegnato in 26.073 interventi, con una media annuale<br />

pari a 704. Le persone soccorse in 37 anni sono state 33.317, con una media annuale<br />

di 900, le vittime recuperate nello stesso periodo di tempo sono state 5.588, con una<br />

media di 151 l’anno. Un insieme di interventi da considerare modesto visto che negli<br />

ultimi tre anni sono stati 31.243, soccorrendo 30.515 persone!<br />

Pur con qualche variazione annua, dovuta soprattutto a questioni climatiche, la<br />

crescita <strong>del</strong> numero di interventi e <strong>del</strong>le persone soccorse dal 2000 è evidente. Se<br />

valutiamo i dati, la variazione <strong>del</strong> numero di interventi è stata pari a 6.388, con una<br />

crescita <strong>del</strong> 147%, la variazione <strong>del</strong>le persone soccorse è stata pari a 5.590, con una<br />

8 APPROFONDIMENTO


Evoluzione organici CNSAS dal 1996 al 2022 per classi di età<br />

crescita <strong>del</strong> 111%. Ma, se valutiamo le variazioni dal 1980, si verifica che gli interventi<br />

sono aumentati di undici volte e le persone soccorse di otto volte.<br />

Le informazioni sono disponibili a partire dal 1955 ma questa non è un’analisi storica<br />

bensì un’immagine <strong>del</strong> presente che si interroga sul come si è arrivati all’attuale<br />

situazione. Allo scopo è utile sapere che i soccorritori impegnati nelle operazioni<br />

di recupero furono 19.019 nel 2000, 28.894 nel 2010 e 46.098 nel 2021. I<br />

soccorritori impegnati dal 2000 al 2021 crescono allo stesso ritmo degli interventi<br />

(+142% contro +147%) ma più <strong>del</strong>le persone soccorse (+111%), per il continuo<br />

miglioramento qualitativo dei mezzi, <strong>del</strong>le procedure e <strong>del</strong>l’addestramento specifico<br />

degli organici impiegati. L’impegno <strong>del</strong> CNSAS cresce anche per l’opportuno<br />

adeguamento giuridico <strong>del</strong> suo status e <strong>del</strong>le sue funzioni di pubblico interesse.<br />

Con l’approvazione <strong>del</strong>la Legge n. 302 <strong>del</strong> 29 dicembre 2000 il CNSAS ha assunto<br />

un ruolo di pubblica utilità e interviene anche nell’ambito <strong>del</strong>la Protezione Civile,<br />

Interventi e persone soccorse dal 1955 al 2021<br />

I soccorritori impegnati<br />

dal 2000 al 2021 crescono<br />

allo stesso ritmo degli<br />

interventi (+142%<br />

contro +147%) ma più<br />

<strong>del</strong>le persone soccorse<br />

(+111%), per il continuo<br />

miglioramento qualitativo<br />

dei mezzi, <strong>del</strong>le procedure<br />

e <strong>del</strong>l’addestramento<br />

specifico degli organici<br />

impiegati.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

9


Stato <strong>del</strong>le persone soccorse dal 1955 al 2021<br />

Nell’analisi<br />

<strong>del</strong>l’evoluzione degli<br />

interventi di soccorso<br />

bisogna tenere conto<br />

<strong>del</strong>la moltiplicazione<br />

<strong>del</strong>le attività ludiche che<br />

trovano nella montagna<br />

il luogo per il loro<br />

esercizio.<br />

diversificando le attività svolte nei territori montani ma anche nell’ambiente ipogeo<br />

e in tutte le zone impervie <strong>del</strong> paese. Da allora sono state definite 12 figure<br />

professionali specialistiche da formare in 11 scuole nazionali. Il risultato è stato<br />

che, se nel 2001 con l’organico di 7.025 persone sono stati fatti 4.342 interventi<br />

impegnando 19.019 soccorritori, nel 2021 con un organico di 7.054 persone si<br />

attuarono 10.730 interventi impegnando 46.098 soccorritori. Così a carico di ogni<br />

persona in organico nel 2000 c’erano 0,6 interventi, mentre nel 2021 questo carico<br />

è salito a 1,5 interventi pro-capite. Nel 2000 c’erano 2,7 soccorritori da coordinare<br />

negli interventi mentre nel 2021 sono stati 6,5 pro-capite, ovvero, sono più che<br />

quadruplicati. È evidente che qualsiasi struttura organizzativa avvertirebbe la tensione<br />

per gli impegni crescenti e la preoccupazione per il ricambio <strong>del</strong>le molte<br />

figure specialistiche impegnate in ogni intervento di soccorso. A maggior ragione<br />

se dall’attività svolta dipende la vita di chi chiede il soccorso, situazione che nel<br />

2021 si riferisce al 25% dei casi, considerando i feriti gravi e quelli con funzioni vitali<br />

compromesse, e al 59% dei casi considerando tutti i feriti. Lo stress organizzativo<br />

si riflette sulle condizioni operative, poiché le difficoltà negli interventi sono<br />

più che sufficienti a mettere a dura prova i soccorritori.<br />

Nel grafico si può vedere come sono le dinamiche evolutive al riguardo <strong>del</strong>le persone<br />

oggetto <strong>del</strong> soccorso. Se dal 2000 gli interventi e il numero di soccorritori<br />

impegnati sono cresciuti <strong>del</strong> 147% e <strong>del</strong> 142%, le persone soccorse sono poco più<br />

che raddoppiate (+111%). Grazie alla tempestività e qualità degli interventi e a<br />

un migliore allenamento e un po’ più di consapevolezza, le vittime sono cresciute<br />

molto meno (+49%) mentre i feriti e i dispersi sono all’incirca raddoppiati. Un<br />

aspetto che preoccupa è la crescita degli illesi (+133%). Se una squadra di soccorritori<br />

è chiamata in situazioni di rischio elevato è ben felice di riportare a casa illese<br />

le persone soccorse ma, se la chiamata è determinata da futili motivi, da palese<br />

imprudenza ed impreparazione, la frustrazione per un’uscita inutile è inevitabile.<br />

È necessario ricordare alcuni elementi analitici <strong>del</strong>l’evoluzione degli interventi di<br />

soccorso.<br />

10 APPROFONDIMENTO


Il primo riguarda le cause che producono una chiamata ai servizi <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>.<br />

<strong>La</strong> prima di queste cause è la caduta (34,7%) che si verifica prevalentemente<br />

durante le attività escursionistiche (46,7%) dove non si usano attrezzature di sicurezza.<br />

Considerando che la seconda causa di chiamata è la perdita di orientamento<br />

(12,9%), la terza sono i malori o lo sfinimento (14,7%) e la quinta è l’incapacità<br />

(9,8%), si comprende che il 40% <strong>del</strong>le chiamate potrebbero essere evitate con una<br />

crescente consapevolezza dei rischi ai quali si è esposti in territorio montano dove<br />

sono attuati il 90% degli interventi. L’Istituto Superiore di Sanità realizza una statistica<br />

sugli incidenti sulla neve in Italia (circa 30 mila considerando tutte le attività<br />

sulla neve) e registra in media 25-30.000 incidenti l’anno (8.500 in Südtirol) relativi<br />

allo sci alpino su 3,5 milioni di sciatori e 1.500 richiedono il ricovero in ospedale.<br />

Metà degli incidenti accade entro i 30 anni di età, mentre i due terzi degli infortuni<br />

avviene entro i 40 anni. Gli incidenti mortali sono abbastanza rari, uno ogni 1.700<br />

interventi (circa 20 ogni anno) ma il numero di feriti ci spinge a dire che molti praticano<br />

lo sci alpino senza un’adeguata preparazione fisica e mentale.<br />

Il secondo riguarda la moltiplicazione <strong>del</strong>le attività ludiche che trovano nel territorio<br />

montano il luogo per il loro esercizio. Prima <strong>del</strong> 1985 le mountain bike e il<br />

downhill non esistevano (oggi determinano 1.078 interventi), il volo libero con<br />

<strong>del</strong>taplano esiste dal 1971, quello con parapendio dal 1985, lo snowboard è giunto<br />

in Italia nel 1987, il torrentismo e il canyoning si praticano dal 1986, le zip line<br />

si affermarono dopo il 1990, il fun bob è apparso sulle nostre montagne dopo il<br />

2005. Insomma, l’ambiente montano è sempre più considerato un parco dei divertimenti<br />

per la popolazione urbana che ha bisogno di novità in ogni stagione.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

11


Come per ogni altra merce desiderano sempre qualcosa di più da godere senza<br />

fatica e in tutta (presunta) sicurezza. <strong>La</strong> crescita <strong>del</strong>le attività moltiplica le occasioni<br />

di infortunio e incidente e quindi espande i potenziali utilizzatori <strong>del</strong> soccorso.<br />

Se associamo queste informazioni con il dato <strong>del</strong>la crescita <strong>del</strong>le presenze turistiche<br />

in montagna, che dal 1996 al 2019 sono cresciute da 59 a 71 milioni (<strong>del</strong>le<br />

quali 23,5 milioni in Südtirol e 32,8 milioni in Trentino) 3 , la domanda sul perché il<br />

numero di interventi è cresciuto ha la sua risposta.<br />

<strong>La</strong> cosa più grave di questa artificializzazione e mercificazione <strong>del</strong>le attività in<br />

montagna, che riguarda anche l’alpinismo e lo sci alpinismo, è che induce ad<br />

una sciocca fiducia nella tecnologia, mentre l’unica sicurezza realmente ottenibile<br />

dipende dalla consapevolezza dei propri limiti e <strong>del</strong>le proprie capacità e dalla<br />

conoscenza reale dei rischi inerenti ad ognuna <strong>del</strong>le attività ricreative o sportive<br />

praticate. Ma questa consapevolezza non esiste più, perché la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

persone non conosce l’ambiente montano e lo percepisce come domestico o<br />

addomesticato, mentre la gran parte di questi territori non lo è. Specialmente in<br />

età contemporanea, nella quale la maggior parte dei residenti che se ne prendeva<br />

cura non ci sono più e i loro eredi si sono trasferiti a fondovalle o in città. Tutti<br />

gli osservatori ritengono che il problema <strong>del</strong>la sicurezza sarà uno degli elementi<br />

chiave, insieme alla capacità di “inventare” nuove attività per evitare “l’effetto noia”,<br />

per il successo economico <strong>del</strong> turismo montano. Già ora molti turisti ritengono il<br />

soccorso un servizio offerto dalle loro strutture ricettive e lo pretendono perché<br />

presumono di averlo pagato.<br />

Altra questione rilevante per il futuro <strong>del</strong> CNSAS è comprendere per quali motivi,<br />

oltre a quelli demografici, è sempre più difficile garantire il ricambio immettendo<br />

nei diversi ruoli i giovani. Individuo solo gli aspetti più importanti. Il primo<br />

consiste nel percorso formativo di un soccorritore alpino e speleo che è molto<br />

3 Nello stesso periodo, dal 1996 al 2019, gli arrivi turistici in Italia sono aumentati <strong>del</strong>l’84,5% da 69,4 a<br />

128 milioni e le presenze <strong>del</strong> 46% da 291,4 a 428,1 milioni.<br />

12 APPROFONDIMENTO


selettivo e impegnativo 4 , prevedendo<br />

addestramenti, prove e esercitazioni<br />

per superare le quali servono molto<br />

studio teorico e molto allenamento<br />

pratico, ovvero, molto tempo dedicato.<br />

Una risorsa scarsa tra i giovani volonterosi<br />

5 che sono impegnati in percorsi<br />

formativi sempre più lunghi e trovano<br />

difficoltà a trovare un lavoro stabile.<br />

Tanto che l’età media in cui i giovani<br />

raggiungono l’indipendenza economica<br />

è salita a oltre i 30 anni. In questa<br />

fase è quindi difficile intercettare giovani<br />

disponibili a dedicare parte <strong>del</strong><br />

loro tempo a un’ulteriore formazione.<br />

Per chi non intraprende una formazione<br />

universitaria o qualche altro percorso<br />

post diploma, lo stesso periodo<br />

di tempo è dedicato alla ricerca di un<br />

lavoro, che spesso significa adattarsi<br />

a fare diversi lavori a tempo determinato,<br />

in contemporanea. Situazione<br />

che, per la sua precarietà, non facilita<br />

certo l’assunzione di altri impegni che<br />

esigono disponibilità e tempi lunghi,<br />

cosa che per generazioni abituate al<br />

lavoro “liquido” non è semplice. Questo<br />

riduce la forza attrattiva che rende<br />

affascinante e desiderabile l’impegno<br />

nel <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>. Si consideri poi<br />

che i giovani italiani sono tra tutti gli europei quelli che hanno il minor grado<br />

di istruzione universitaria e, per assumere certi ruoli (medico, infermiere, pilota<br />

d’elicottero, ecc.) è necessaria una competenza che deve essere acquisita prima<br />

o insieme a quella fornita dalle scuole nel CNSAS. Come ultimo ostacolo si sa che,<br />

quanto più una persona è giovane tanto più consistente è il suo distacco dalla<br />

realtà territoriale dove vive. 6 Senza un rapporto diretto con l’ambiente montano<br />

e con le persone che lo popolano e frequentano è più difficile che nasca il desiderio<br />

di rendersi utili all’uno e alle altre.<br />

4 Vedi ad esempio il programma formativo <strong>del</strong> CNSAS Trentino in: www.soccorsoalpinotrentino.it/<br />

diventare-soccorritori. Le figure professionali sono molte e per tutte è prevista una selezione tecnico<br />

attitudinale, una formazione base, una avanzata e una continua, da ripetere ogni anno per gli operatori, i<br />

tecnici di soccorso, di elisoccorso, sanitario, cinofilo, alpino e speleologico. Gli addestramenti sono estivi<br />

ed invernali e valutano e migliorano le capacità di operare con idonei equipaggiamenti e attrezzature,<br />

su qualsiasi tipo di ambiente montano, su ghiaccio, neve e forre. Servono poi elevate capacità di<br />

orientamento, conoscenza <strong>del</strong>le tecniche sanitarie di primo soccorso.<br />

5 In Italia il 23% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora ma nelle regioni alpine il dato<br />

scende al 13%.<br />

6 Con l’eccezione dei figli di lavoratori immersi in attività locali come agricoltori, boscaioli, allevatori,<br />

artigiani, ecc.)<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

13


Il volontariato<br />

organizzato in<br />

Italia<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

Intervista a Chiara Tommasini,<br />

presidente CSVnet<br />

Qual è la situazione in Italia <strong>del</strong> volontariato organizzato di Protezione Civile<br />

e di tipo associativo?<br />

In questi anni, caratterizzati prima dalla crisi pandemica, poi dall’emergenza umanitaria<br />

legata alla guerra in Ucraina, il volontariato ha reagito con forza e grande<br />

impegno, non facendo mancare il proprio sostegno alla popolazione, a fianco <strong>del</strong>le<br />

istituzioni. Nonostante il sacrificio di vite umane e la crisi <strong>del</strong>le risorse che ha colpito<br />

anche il nostro mondo, secondo i dati Istat diffusi ad ottobre 2022, nel 2020 – l’anno<br />

<strong>del</strong>la pandemia – in Italia erano presenti più di 360 mila organizzazioni non profit, in<br />

gran parte di volontariato (1 su 10), attive soprattutto nei campi <strong>del</strong>l’assistenza sociale<br />

e protezione civile (40,6%) e sanità (24,3%).<br />

Dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse, il grande sostegno <strong>del</strong>le istituzioni, ma soprattutto la<br />

grande generosità dimostrata anche in questa emergenza dai cittadini attraverso le<br />

donazioni, ha fatto sì che le organizzazioni più coinvolte nella gestione <strong>del</strong>le emergenze<br />

– come le organizzazioni che si occupano di sanità e di assistenza sociale e protezione<br />

civile – siano quelle che hanno visto un segno positivo nelle entrare (rispettivamente<br />

+ 42% e +37,7%) al contrario di tutti gli altri ambiti, colpiti duramente dalla<br />

crisi economica degli ultimi anni.<br />

Tuttavia, c’è da sottolineare una stanchezza di fondo all’interno <strong>del</strong>le organizzazioni,<br />

testimoniata sempre dalle statistiche, con un calo <strong>del</strong> 2% registrato nel 2021 rispet-<br />

14 APPROFONDIMENTO


to al tasso di impegno dei volontari che<br />

operano all’interno <strong>del</strong>le organizzazioni<br />

oppure individualmente.<br />

Quali sono i punti di debolezza e le<br />

sfide per le associazioni di volontariato,<br />

anche in relazione all’evolversi<br />

<strong>del</strong>la società?<br />

Dal nostro osservatorio privilegiato – la<br />

rete nazionale è composta da 49 Centri di<br />

servizio per il volontariato attivi in tutta Italia,<br />

che ogni anno supportano circa 50.000<br />

organizzazioni, soprattutto piccole e poco<br />

strutturate – abbiamo notato negli ultimi<br />

anni una certa difficoltà da parte <strong>del</strong>le associazioni,<br />

nel rispondere ai nuovi bisogni<br />

sociali, stare al passo con gli adeguamenti<br />

burocratici dettati dalla riforma <strong>del</strong> terzo<br />

settore, ma soprattutto nell’agganciare il<br />

capitale sociale <strong>del</strong>le migliaia di cittadini –<br />

soprattutto giovani - che durante e dopo la<br />

pandemia, hanno messo in campo il loro<br />

impegno gratuito per sostenere la propria<br />

comunità. Questo è un tema particolarmente<br />

<strong>del</strong>icato e dibattuto nel mondo <strong>del</strong><br />

volontariato, soprattutto in relazione alla<br />

sfida più ampia <strong>del</strong> ricambio generazionale<br />

all’interno <strong>del</strong>le organizzazioni.<br />

Non a caso all’inizio <strong>del</strong>la nuova consigliatura<br />

di CSVnet – il mio approdo alla<br />

guida <strong>del</strong>l’associazione nazionale è relativamente<br />

recente, da giugno <strong>del</strong> 2021<br />

– abbiamo pensato di avviare un lungo<br />

percorso per riprendere il contatto con il<br />

territorio – finalizzato a far sentire i centri<br />

di servizio sempre più parte di un ecosistema<br />

più ampio – scegliendo di concentrare<br />

il nostro lavoro di crescita a fianco e con le<br />

associazioni, su quattro direttrici fondamentali:<br />

formazione, digitalizzazione, fare<br />

community e sostenibilità, per rendere le<br />

organizzazioni sempre più pronte a catalizzare<br />

le risorse economiche, ma soprattutto<br />

culturali, di saperi e competenze, per<br />

creare valore aggiunto e migliorare l’efficacia<br />

degli interventi.<br />

Quali sono i punti di forza su cui fare<br />

leva per rinnovare e innovare il mondo<br />

<strong>del</strong> volontariato?<br />

Dal lungo percorso di ascolto che abbiamo<br />

avviato un anno e mezzo fa sono<br />

emerse alcune questioni cruciali: il volontariato<br />

ha sempre più bisogno di essere<br />

ascoltato e riconosciuto, soprattutto dalle<br />

istituzioni e non solo per quello che fa<br />

durante le emergenze. A questo si collega<br />

la necessità di sostenere l’empowerment<br />

<strong>del</strong>le organizzazioni dotandole di strumenti<br />

e conoscenze adeguate, insieme<br />

alla necessità di accrescere la loro capacità<br />

di fare rete sul territorio.<br />

Dal lungo percorso<br />

di ascolto che<br />

abbiamo avviato<br />

un anno e mezzo fa<br />

sono emerse alcune<br />

questioni cruciali:<br />

il volontariato ha<br />

sempre più bisogno<br />

di essere ascoltato<br />

e riconosciuto,<br />

soprattutto dalle<br />

istituzioni.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

15


Le selezioni<br />

d’ingresso <strong>del</strong><br />

comparto alpino<br />

Gli step di un percorso altamente qualificante<br />

di Roberto Misseroni, direttore Scuola Nazionale Tecnici di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e<br />

Simone Alessandrini, vice responsabile comunicazione CNSAS<br />

<strong>La</strong> domanda più frequente posta ad un soccorritore è: “come si entra<br />

a far parte <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>?” L’attività che costantemente<br />

svolge un nostro tecnico suscita grande interesse ed ammirazione<br />

in tutti gli appassionati <strong>del</strong>la montagna e l’aspetto sociologico di<br />

mettersi a disposizione di chi condivide la stessa passione per le<br />

attività in montagna è sicuramente maggioritario tra i motivi che<br />

spingono ad intraprendere il percorso.<br />

Tutto inizia con una semplice presa di contatto con le strutture preposte a fornire<br />

informazioni, spesso attraverso un classico messaggio sui social network, in<br />

cui vengono fornite le informazioni generali sulle caratteristiche basilari richieste,<br />

quali l’età compresa tra 18 e 45 anni (salvo deroghe all’art.7 <strong>del</strong>lo statuto CNSAS<br />

motivata dalle Direzioni regionali/provinciali dei Servizi), la buona conoscenza <strong>del</strong><br />

territorio montano di riferimento, nonché le necessarie capacità tecniche di movimentazione<br />

in ambiente impervio estivo ed invernale.<br />

Una volta appurato il possesso <strong>del</strong>le caratteristiche generali, si passa alla valutazione<br />

<strong>del</strong>la proposta d’iscrizione e <strong>del</strong> curriculum alpinistico da parte <strong>del</strong>la De-<br />

16 APPROFONDIMENTO


legazione alpina e <strong>del</strong> capo stazione<br />

di riferimento, che spesso si avvale dei<br />

membri <strong>del</strong>la Stazione per chiedere<br />

consigli ed informazioni sul candidato,<br />

fornendo il nullaosta anche in considerazione<br />

<strong>del</strong>la mera utilità di un nuovo<br />

ingresso (nel caso di Stazioni particolarmente<br />

numerose).<br />

A questo punto il candidato acquisisce<br />

la qualifica di “aspirante socio” e si accinge<br />

a svolgere il suo anno di prova,<br />

in cui vengono osservate nella pratica<br />

la disponibilità di tempo, le capacità<br />

e l’integrazione con gli altri volontari<br />

<strong>del</strong>la Stazione. Passato il primo anno<br />

inizia il vero e proprio percorso formativo,<br />

svolto dalle scuole regionali attraverso<br />

i 140 istruttori regionali sulla<br />

base dei piani formativi redatti dalla<br />

Scuola Nazionale Tecnici (operante secondo<br />

le direttive <strong>del</strong>la Direzione nazionale)<br />

che, con il recente ingresso di<br />

3 nuove figure, ha ampliato il suo organico<br />

e conta attualmente 32 istruttori<br />

di altissima esperienza, selezionati tra<br />

Tecnici di Elisoccorso e istruttori regionali<br />

a seguito di un percorso formativo<br />

particolarmente intenso e selettivo.<br />

Attraverso il test d’ingresso chiamato<br />

“V1” l’aspirante socio viene quindi messo<br />

alla prova su terreni tecnici estivi e<br />

invernali e, superate entrambe le prove,<br />

il candidato acquisisce ufficialmente lo<br />

status di socio <strong>del</strong> CNSAS, che consente<br />

l’accesso alle giornate di formazione ed<br />

alle verifiche finali, in cui gli istruttori nazionali<br />

e regionali in collaborazione formano<br />

e verificano le capacità dei futuri<br />

Operatori di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> (OSA).<br />

Anche lo stesso percorso formativo è<br />

piuttosto lungo e mira ad approfondire<br />

tutti quegli aspetti di tipo tecnico-sanitario,<br />

che consentiranno all’operatore<br />

di acquisire le tecniche necessarie.<br />

Nelle 14 giornate di formazione e ve-<br />

Attraverso il test<br />

d’ingresso chiamato “V1”<br />

l’aspirante socio viene<br />

quindi messo alla prova<br />

su terreni tecnici estivi e<br />

invernali.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

17


ifica vengono infatti trattati i moduli<br />

relativi a: movimentazione, sicurezza e<br />

soccorso su terreno alpinistico (estivo<br />

e invernale), tecniche di ricerca dispersi<br />

(modulo svolto dai formatori <strong>del</strong>la<br />

Scuola Nazionale Direttori Operazioni<br />

di <strong>Soccorso</strong> - SNaDOS in collaborazione<br />

con gli istruttori SNaTe) attraverso<br />

lo studio cartografico e l’utilizzo degli<br />

applicativi in dotazione al CNSAS ed<br />

infine un modulo specifico, curato dagli<br />

istruttori <strong>del</strong>la Scuola Nazionale Medici<br />

- SNaMed, relativo agli aspetti sanitari<br />

di gestione <strong>del</strong>l’infortunato, attraverso<br />

i protocolli previsti per legge.<br />

Quasi due anni fatti di partecipazione<br />

alla vita di Stazione, condivisione di<br />

esperienze con gli altri tecnici e formazione<br />

altamente qualificante costruiscono<br />

il nuovo Operatore di <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> che, con il superamento <strong>del</strong>le<br />

giornate finali di verifica, acquisisce a<br />

tutti gli effetti titolo per svolgere attività<br />

di soccorso organizzato in ambiente<br />

impervio, con uno sguardo futuro al<br />

miglioramento tecnico per poter ambire<br />

alle maggiori qualifiche di Tecnico<br />

di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> (TeSA) e successivamente<br />

di Tecnico di Elisoccorso (TE) o<br />

istruttore regionale (IRTec).<br />

ANNO<br />

Nuovi entrati di<br />

sesso maschile<br />

Nuove entrate di<br />

sesso femminile<br />

Centro Nord Sud Età media<br />

2018 291 59 64 237 49 34<br />

2019 309 42 59 245 47 34<br />

2020 278 59 52 209 76 32<br />

2021 283 48 59 225 47 32<br />

2022 328 65 <strong>81</strong> 250 62 31<br />

TOTALE 1489 273 315 1166 2<strong>81</strong> 32<br />

18 CRONACA E INTERVENTI


Le selezioni<br />

d’ingresso <strong>del</strong><br />

comparto speleologico<br />

I prerequisiti e le tappe <strong>del</strong> percorso<br />

di Gianpaolo Scrigna, direttore Scuola Nazionale Tecnici di <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> e<br />

Roberto Bartola, Direzione nazionale<br />

I<br />

candidati soccorritori <strong>del</strong>la componente speleologica <strong>del</strong> CNSAS sono scelti tra gli<br />

speleologi più esperti provenienti dai gruppi e dalle associazioni speleologiche.<br />

Devono avere una comprovata esperienza esplorativa nelle grotte e negli abissi<br />

più profondi e complessi <strong>del</strong> territorio italiano e possibilmente all’estero. Questo<br />

significa che devono saper progredire con facilità e rapidità sulle verticali, nei meandri<br />

e nei cunicoli stretti portando con sé i materiali necessari all’esplorazione e<br />

devono avere conoscenze di autosoccorso di base; devono saper gestire la stanchezza e le<br />

basse temperature oltre che progredire in sicurezza sul territorio in tutte le stagioni; devono<br />

saper scegliere l’alimentazione corretta e gestirla in base alla durata <strong>del</strong>l’esplorazione<br />

e devono inoltre saper installare e vivere in un campo base esterno o interno alla grotta<br />

anche in condizioni estreme.<br />

Le Delegazioni speleologiche <strong>del</strong> CNSAS indicono le selezioni per gli aspiranti soccorritori<br />

con cadenza annuale o biennale. I capi stazione contattano i gruppi e le associazioni speleologiche<br />

<strong>del</strong> proprio territorio di competenza ed espongono il bando di ammissione sulle<br />

loro bacheche, sui siti web dei gruppi stessi e sulle pagine di riferimento dei social. Il candidato<br />

deve compilare la modulistica di riferimento e presentare contestualmente anche<br />

il curriculum speleologico e <strong>del</strong>le altre attività alpinistiche afferenti, e indicare eventuali<br />

brevetti o competenze specialistiche, ad esempio in campo sanitario, brevetti di speleosub<br />

o patentini per il mestiere di fochino, droni e altro.<br />

I candidati<br />

soccorritori <strong>del</strong>la<br />

componente<br />

speleologica <strong>del</strong><br />

CNSAS sono scelti<br />

tra gli speleologi più<br />

esperti provenienti<br />

dai gruppi e<br />

dalle associazioni<br />

speleologiche.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

19


<strong>La</strong> verifica in palestra,<br />

di solito in una cava<br />

abbandonata o su una<br />

falesia, consiste in<br />

svariate prove sulle<br />

quali il candidato verrà<br />

valutato: conoscenze<br />

di base sulla catena<br />

di sicurezza e dei<br />

rischi legati all’attività<br />

speleologica.<br />

Il capo stazione raccoglie le richieste di ammissione<br />

e le presenta al consiglio di zona<br />

che, valutata la modulistica raccolta, richiede<br />

alla segreteria regionale l’iscrizione dei<br />

candidati alla figura di aspirante socio. Da<br />

questo momento e fino alla vera e propria<br />

verifica di ingresso, l’aspirante socio può<br />

essere chiamato a partecipare a eventi addestrativi<br />

<strong>del</strong>la Stazione di competenza al<br />

fine di iniziare un percorso conoscitivo con<br />

la squadra.<br />

<strong>La</strong> prova di ingresso per la componente<br />

speleologica <strong>del</strong> CNSAS viene effettuata<br />

dalla Scuola regionale di competenza, e<br />

di norma si compone di due verifiche sul<br />

campo distinte, che vengono effettuate<br />

nell’arco di un weekend: una finalizzata alla<br />

verifica <strong>del</strong>le conoscenze tecniche in palestra<br />

e una, in grotta, destinata alla valutazione<br />

<strong>del</strong>le competenze e <strong>del</strong>l’attitudine ad<br />

operare in ambiente anche in condizioni di<br />

moderato stress.<br />

<strong>La</strong> verifica in palestra, di solito in una cava<br />

abbandonata o su una falesia, consiste in<br />

svariate prove sulle quali il candidato verrà<br />

valutato: conoscenze di base sulla catena<br />

di sicurezza e dei rischi legati all’attività<br />

speleologica; attrezzamento di una calata<br />

dalla parete immettendo nuovi ancoraggi<br />

mediante l’ausilio <strong>del</strong> trapano; esecuzione<br />

di un armo spostato mediante pendolo che<br />

permetta alla linea di progressione di spostarsi<br />

in maniera decisiva da una zona pericolosa;<br />

una prova di arrampicata libera di<br />

almeno III grado UIAA; una discesa in corda<br />

doppia; una prova di arrampicata in tecnica<br />

artificiale mediante l’affissione di ancoraggi<br />

e ausilio di una staffa su di una parete liscia.<br />

Durante la prova, gli istruttori regionali <strong>del</strong><br />

CNSAS valutano anche lo stato e il tipo di<br />

attrezzatura personale <strong>del</strong> candidato, che<br />

non deve essere usurata e non deve essere<br />

composta da elementi fuori norma che potrebbero<br />

compromettere la sicurezza.<br />

20 APPROFONDIMENTO


<strong>La</strong> verifica in grotta invece serve a valutare<br />

la capacità di progredire in velocità e nel<br />

contempo in sicurezza nelle profondità di<br />

una grotta verticale complessa sul territorio<br />

di appartenenza. Al candidato viene consegnato<br />

un sacco di materiali mediamente<br />

pesante che dovrà portare per tutta la prova.<br />

Dovrà dimostrare di muoversi agilmente<br />

sulle corde di progressione anche in punti<br />

particolarmente stretti o con roccia friabile.<br />

Se non verificato nella prova in palestra, potrebbe<br />

essergli chiesto di armare (attrezzare<br />

i pozzi con le corde di progressione) in alcuni<br />

tratti <strong>del</strong>la grotta per verificare l’effettiva<br />

capacità di decidere le traiettorie più efficaci<br />

e comode per la discesa. Poi, una volta raggiunta<br />

la massima profondità stabilita, il soggetto<br />

viene messo alla prova sulle manovre<br />

di autosoccorso. Al candidato viene chiesto<br />

di estricare un ferito inerme appeso sulla<br />

corda in un tempo giudicato ragionevole.<br />

Alla fine <strong>del</strong>le prove, gli istruttori <strong>del</strong>la<br />

scuola si riuniscono con il consiglio di zona<br />

per lo scrutinio. Se il candidato risulterà<br />

idoneo, il capo stazione comunicherà alla<br />

segreteria <strong>del</strong> Servizio regionale <strong>del</strong> CNSAS<br />

la richiesta di iscrizione come socio ordinario,<br />

e potrà iniziare il percorso formativo<br />

per ottenere la qualifica di Tecnico di <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong>, riconosciuta a norma<br />

di legge come qualifica professionale capace<br />

di operare nelle operazioni di soccorso<br />

in grotta.<br />

Il nuovo socio dovrà ora affrontare un percorso<br />

<strong>del</strong>la durata di più anni in cui, qualora<br />

completati alcuni step previsti dal piano<br />

formativo, potrà prendere parte agli interventi<br />

di soccorso speleologico con mansioni<br />

via via più specialistiche.<br />

In particolare, gli eventi di formazione indetti<br />

dalla Scuola regionale di <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong> <strong>del</strong> CNSAS assieme alle altre<br />

scuole di competenza, porteranno il nuovo<br />

socio ad ottenere innanzitutto la qualifica di<br />

Operatore di <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> (OSS).<br />

Questa qualifica conferisce al socio tutte le<br />

conoscenze tecniche necessarie per operare<br />

attivamente negli interventi a supporto<br />

<strong>del</strong>la squadra di recupero con mansioni di<br />

base. <strong>La</strong> formazione però a questo punto<br />

non termina e, a parte per alcuni ruoli specialistici<br />

(quali ad esempio i tecnici <strong>del</strong>la<br />

commissione medica), procede verso l’ottenimento<br />

<strong>del</strong>la qualifica di Tecnico di <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong> (TSS). Questa conferisce<br />

al socio le competenze necessarie per operare<br />

autonomamente e con capacità decisionale<br />

alla missione di soccorso.<br />

I Tecnici di <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> meritevoli<br />

potranno poi accedere alle qualifiche<br />

operate a cura <strong>del</strong>la Scuola Nazionale di<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong>, volte a dare le competenze<br />

necessarie a lavorare con tecniche<br />

avanzate e fuori dagli schemi comuni di intervento,<br />

e successivamente, al ruolo stesso<br />

di istruttore.<br />

Alla fine <strong>del</strong>le prove,<br />

gli istruttori <strong>del</strong>la<br />

scuola si riuniscono<br />

con il consiglio di<br />

zona per lo scrutinio.<br />

ANNO<br />

Nuovi entrati di<br />

sesso maschile<br />

Nuove entrate di<br />

sesso femminile<br />

Centro Nord Sud Età media<br />

2018 25 8 3 22 8 37<br />

2019 24 7 11 10 10 40<br />

2020 21 4 5 14 6 35<br />

2021 30 13 10 19 14 36<br />

2022 27 9 9 24 3 34<br />

TOTALE 127 41 38 89 41 36,6<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

21


Perché entrare<br />

nel <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e<br />

<strong>Speleologico</strong>?<br />

L’intervista a due aspiranti soccorritori<br />

a cura di Claudia Ortu, addetta stampa CNSAS Sardegna e Daniela Rossi Saviore, addetta stampa CNSAS Lombardia<br />

Sono diverse le motivazioni che spingono i soccorritori ad entrare a<br />

far parte <strong>del</strong>la nostra organizzazione, ma in tutti si riconosce subito<br />

un minimo comune denominatore: l’amore per la montagna, unito<br />

alla volontà di mettersi a disposizione di chi ha bisogno d’aiuto. Le<br />

storie di Viola e di Nicola, futuri soccorritori in Sardegna e Lombardia,<br />

sembrano apparentemente lontane, frutto di esperienze maturate<br />

in due territori molto diversi. Alcune caratteristiche però li accomunano già, molto<br />

più <strong>del</strong>la formazione tecnica che dovranno affrontare: la passione, l’energia e l’entusiasmo<br />

per questo nuovo percorso all’interno <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

22 APPROFONDIMENTO


Viola Piras, 30 anni, medico specializzando in<br />

anestesia e rianimazione, è aspirante soccorritrice<br />

e fa capo alla Stazione di Cagliari in Sardegna,<br />

XXIX Delegazione alpina.<br />

Che cosa ti ha spinto a diventare una<br />

volontaria <strong>del</strong> CNSAS?<br />

Mi piace l’idea di soccorrere persone, e<br />

già si capisce per il fatto di essere diventata<br />

un medico, ma poter unire questo<br />

alla passione per la montagna è stato il<br />

fattore determinante.<br />

Ho sempre pensato di presentare domanda<br />

d’ingresso subito dopo la laurea,<br />

ma il momento è arrivato una mattina<br />

mentre studiavo, quando ho saputo da<br />

amici che era in corso un intervento di<br />

ricerca di un ragazzo <strong>del</strong>la mia città, un<br />

loro amico che poi è stato trovato purtroppo<br />

senza vita alla base di una scogliera.<br />

Sono rimasta colpita da come i<br />

soccorritori si sono impegnati in maniera<br />

ammirevole per recuperare e restituire il<br />

corpo alla famiglia. Ho chiamato il capo<br />

stazione la sera stessa.<br />

E con il passare <strong>del</strong> tempo mi rendo conto<br />

ancor di più di quanto sia utile questo<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

23


Sicuramente metterò<br />

a disposizione le mie<br />

competenze mediche.<br />

Invece è un po’<br />

difficile rispondere<br />

su quelle che vorrei<br />

raggiungere perché<br />

fosse per me non<br />

mi fermerei mai e<br />

non ho intenzione<br />

di bloccarmi alle<br />

qualifiche base.<br />

servizio, proprio perché i soccorritori <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> hanno le<br />

competenze per arrivare dove altri non<br />

arrivano.<br />

Il percorso formativo <strong>del</strong> CNSAS è<br />

molto impegnativo, quali competenze<br />

metti a disposizione e quali vuoi<br />

raggiungere all’interno <strong>del</strong>l’ente?<br />

Sicuramente metterò a disposizione le<br />

mie competenze mediche. Invece è un<br />

po’ difficile rispondere su quelle che vorrei<br />

raggiungere perché fosse per me non<br />

mi fermerei mai e non ho intenzione di<br />

bloccarmi alle qualifiche base. Vorrei<br />

crescere e raggiungere, col tempo necessario<br />

ovviamente, le qualifiche avanzate,<br />

non solo quelle specifiche per i sanitari,<br />

ma anche tecniche come Operatore di<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e successive.<br />

Quali consigli daresti a chi sta pensando<br />

di entrare a far parte <strong>del</strong> CN-<br />

SAS?<br />

Mi sento di dire che bisogna pensarci<br />

bene, valutare se si vuole veramente perché<br />

è un impegno decisamente grande<br />

che richiede di mettersi in gioco. È necessario<br />

avere determinazione, motivazione<br />

e tanto tempo da dedicare. Il percorso di<br />

crescita all’interno <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e<br />

<strong>Speleologico</strong> può essere considerato anche<br />

una scuola di vita perché ti insegna<br />

a mettere in gioco le tue paure e ad avere<br />

concentrazione ed equilibrio in scenari al<br />

di fuori dalla comfort zone.<br />

Nicola Mitta, 27 anni, una laurea in ingegneria<br />

meccanica, è aspirante soccorritore e fa capo<br />

alla Stazione <strong>del</strong>la Valmalenco in Lombardia,<br />

VII Delegazione Valtellina - Valchiavenna.<br />

Che cosa ti ha spinto a diventare un<br />

volontario <strong>del</strong> CNSAS?<br />

Ho questa passione fin da bambino,<br />

sono cresciuto in una famiglia che ama<br />

la montagna e che la pratica anche per<br />

lavoro: mio padre è stato un soccorritore<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> alpino Guardia di Finanza<br />

24 APPROFONDIMENTO


ed è maestro di sci alpino, mio nonno era<br />

una guida alpina. Pratico diversi sport,<br />

arrampicata su roccia, su ghiaccio, sci<br />

d’alpinismo e sci alpino. Vivo la montagna<br />

a tutto tondo e per questo motivo mi<br />

piacerebbe diventare anche volontario<br />

<strong>del</strong> CNSAS, sia per imparare e migliorare<br />

la mia esperienza, sia per essere di aiuto<br />

ad altre persone.<br />

Quindi hai già una preparazione solida:<br />

quali competenze vuoi raggiungere<br />

e quali metti a disposizione?<br />

Negli anni sono riuscito a conquistare<br />

una serie di risultati soddisfacenti, anche<br />

nell’ambito <strong>del</strong>l’alpinismo. Il mio obiettivo<br />

è di non fermarmi mai e di migliorare<br />

sempre. Porto la mia energia, il mio bagaglio<br />

di esperienza in montagna, che<br />

negli anni, grazie al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, si<br />

amplierà. Ho praticato nuoto a livello<br />

agonistico, un percorso che mi ha permesso<br />

di acquisire le certificazioni di<br />

bagnino, istruttore e allenatore. Adesso<br />

mi sto preparando per le selezioni come<br />

maestro di sci.<br />

Il percorso per entrare nel <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è molto impegnativo:<br />

i nostri soccorritori dedicano<br />

una parte consistente <strong>del</strong> loro<br />

tempo non solo agli interventi ma<br />

anche alla formazione, agli addestramenti,<br />

agli aggiornamenti: sei<br />

consapevole di tutto questo?<br />

Sì, ancora prima di presentare la domanda<br />

di inserimento mi hanno spiegato<br />

molto bene che cosa significhi essere<br />

soccorritore; inoltre, conosco abbastanza<br />

bene l’ambiente e quindi ho proprio<br />

scelto con convinzione di dare la mia disponibilità,<br />

sono consapevole e lo faccio<br />

perché è la mia passione.<br />

Quali consigli daresti a un giovane<br />

che vuole entrare nel <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong>?<br />

Non sono la persona adatta a dare consigli,<br />

sono giovane e quindi i consigli è<br />

giusto che li dia chi questo mondo lo ha<br />

vissuto e ha molta più esperienza di me,<br />

che sa molto bene come funziona. Posso<br />

dire: seguite la vostra passione, è lo stesso<br />

consiglio che è stato dato a me, con<br />

la consapevolezza dei propri mezzi e un<br />

grande senso di responsabilità. È molto<br />

importante anche avere accanto persone<br />

di esperienza, che possano trasmettere<br />

la competenza necessaria per vivere la<br />

montagna in sicurezza.<br />

Posso dire: seguite la<br />

vostra passione, è lo<br />

stesso consiglio che è<br />

stato dato a me, con<br />

la consapevolezza<br />

dei propri mezzi e<br />

un grande senso di<br />

responsabilità.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

25


Nino Perino<br />

Il primo maestro di sci <strong>del</strong>la Valle Maira e<br />

ora socio emerito <strong>del</strong> CNSAS<br />

a cura di Ilario Tealdi, operatore CNSAS Piemonte<br />

Il 4 <strong>marzo</strong> 2021, nella sede <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Valle Maira, Nino Perino<br />

è stato nominato socio emerito <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>. Nino è una figura<br />

carismatica e simbolo <strong>del</strong>l’alpinismo nelle valli <strong>del</strong> cuneese, in particolare<br />

nella “sua” Valle Maira. Sempre il primo ad arrivare, il primo a caricarsi lo<br />

zaino più pesante, ha coordinato e portato a termine centinaia di interventi<br />

con professionalità, competenza, e una grande umanità, forse burbera<br />

e severa, come sono severe le montagne e quelli che vi abitano. <strong>La</strong> scorsa estate,<br />

nonostante i 77 anni compiuti, lo abbiamo ritrovato al centro <strong>del</strong>le cronache per<br />

l’originale viaggio arrampicatorio organizzato con i compagni Sergio Savio e Gigi<br />

Garro, dalla Val Maira al Verdon a bordo di un trattorino agricolo.<br />

26 APPROFONDIMENTO


Ci racconti la tua infanzia in Val Maira?<br />

Sono nato nel 1944 nella baita dei miei<br />

nonni in borgata Vernet, sopra Acceglio,<br />

in Val Maira (CN). Si trova su pendii aperti,<br />

erbosi e assolati, con un grande spazio<br />

riservato a stalla e fienile. I miei genitori<br />

facevano i contadini e avevamo degli<br />

animali, a otto anni ho iniziato a sciare<br />

in un campetto vicino a casa. Un giorno,<br />

non mi sono accorto che qualcuno, dietro<br />

di me, urlava: “Pista!” Mi sono ritrovato<br />

con una gamba completamente piegata,<br />

appoggiata alla spalla. Sono venuti a<br />

prendermi con una scala di legno a pioli,<br />

mi hanno caricato e portato nell’ambulatorio<br />

di Acceglio, poi all’ospedale di<br />

Cuneo con femore e legamenti fratturati.<br />

Dopo tre mesi mi hanno tolto il gesso, la<br />

gamba fratturata era tre centimetri più<br />

lunga <strong>del</strong>l’altra.<br />

Quando sei “fuggito” dalla valle?<br />

Per me, bambino in alta Valle Maira, la<br />

montagna era lavoro: fare fieno, accudire<br />

le bestie, fare legna e portarla a casa.<br />

Una primavera, l’amico e sciatore Aldo<br />

Merlo, che faceva parte <strong>del</strong>la scuderia<br />

Agnelli al Sestriere, mi ha raccontato che<br />

cercavano qualcuno per battere le piste.<br />

Era il 18 dicembre, avevo quattordici<br />

anni, sono salito sulla corriera in direzione<br />

di Sestriere. Battevamo e lisciavamo<br />

la pista, a scaletta con gli sci nei piedi<br />

perché non c’erano ancora i gatti. Sette<br />

giorni la settimana, sei ore al giorno: gli<br />

Agnelli volevano sempre le piste perfette.<br />

Come sei diventato maestro di sci?<br />

Si iniziava da battipista poi, se uno aveva<br />

le qualità, entrava nel gruppo <strong>del</strong> soccorso<br />

piste e infine, se si era molto bravi, si diventava<br />

allievo maestri di sci. Dopo poco<br />

più di un anno sono stato promosso soccorritore,<br />

poi ho iniziato il corso da maestro.<br />

Ero un po’ pazzerello, mi piacevano<br />

la velocità e i salti, per questo da Sestriere<br />

non mi volevano mandare, ma mi sono<br />

impegnato a essere più serio e ho avuto<br />

la possibilità di iscrivermi al corso grazie<br />

alla donazione di un’anonima signora<br />

che non ho mai potuto ringraziare personalmente.<br />

Così sono diventato il primo<br />

maestro di sci <strong>del</strong>la Valle Maira.<br />

I primi passi con l’alpinismo?<br />

Una primavera, finita la stagione sulle<br />

piste, mi sono comprato uno zaino, un<br />

martello, una corda, qualche moschet-<br />

Nino Perino (a sinistra) con Mario Dematteis ad una recente esercitazione<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

27


Con l’aumentare degli<br />

interventi abbiamo<br />

fondato un gruppo<br />

più organizzato e si è<br />

costituita la squadra<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> di<br />

Dronero, che copriva<br />

l’intera valle.<br />

tone e ho iniziato ad andare in montagna<br />

in modo diverso. A Chiappera ho<br />

incontrato Giuliano Trucco, un dronerese<br />

futura guida alpina <strong>del</strong> Cervino con cui<br />

abbiamo salito sulla Rocca Castello lungo<br />

la via Sigismondi accompagnati dal<br />

parroco. È stata una folgorazione, a cui<br />

sono seguiti il corso da aspirante guida a<br />

Macugnaga e il corso guide a Misurina.<br />

Quando ritornavo per qualche periodo in<br />

valle Maira, chiamavano per aiutare nei<br />

soccorsi quando c’era un incidente. Con<br />

l’aumentare degli interventi abbiamo<br />

fondato un gruppo più organizzato e si è<br />

costituita la squadra <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

di Dronero, che copriva l’intera valle.<br />

Poi è arrivata <strong>La</strong>ika…<br />

Avevo ricevuto in dono un bel pastore<br />

tedesco che si chiamava, per l’appunto,<br />

<strong>La</strong>ika e avevo conosciuto il conduttore<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> Alberto Borgna il<br />

cui cane Zacho aveva salvato la famosa<br />

turista canadese rimasta sepolta da una<br />

valanga a Macugnaga per oltre 44 ore.<br />

Proprio lui mi ha iscritto al corso da cinofilo<br />

a Solda, dove <strong>La</strong>ika è stata brevettata<br />

con la coppa di miglior cane. Dopo di lei,<br />

ho avuto altri tre cani da valanga, sempre<br />

pastori tedeschi femmina, sempre<br />

chiamate <strong>La</strong>ika.<br />

<strong>La</strong> tua carriera nel <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>?<br />

Come guida alpina e soccorritore sono<br />

stato uno dei primi tecnici di elisoccorso<br />

quando è iniziato il servizio in Piemonte<br />

nel 1988. Ho avuto modo di intervenire<br />

e coordinare tantissime azioni. Nella<br />

vita di un soccorritore ci si trova davanti<br />

a situazioni sempre diverse: recupero di<br />

morti e feriti, trovare persone che si sono<br />

perse con il rischio di non passare la notte<br />

per il freddo: ogni intervento è una storia<br />

a sé.<br />

Hai un ricordo in particolarmente significativo?<br />

Un giorno è successo un incidente sulla<br />

Rocca Castello: una donna era caduta<br />

rimanendo ferita su una cengia, la situazione<br />

era apparsa subito grave. Ci hanno<br />

allertato e mi sono portato velocemente<br />

in piazzola. L’elicottero mi ha imbarcato,<br />

siamo saliti verso la Rocca e l’abbiamo<br />

individuata. Il tempo era instabile e non<br />

potevamo perdere nemmeno un minuto.<br />

L’elicottero si è avvicinato alla cengia, si<br />

è aperto il portellone e mi hanno urlato<br />

“Salta!” Con il tecnico di turno abbiamo<br />

recuperato la signora e l’abbiamo imbarcata<br />

così come eravamo scesi, facendo<br />

attenzione a non essere sbalzati via. Ci<br />

fosse stato anche solo quell’intervento in<br />

28 APPROFONDIMENTO


L’elicottero mi ha<br />

imbarcato, siamo<br />

saliti verso la Rocca e<br />

l’abbiamo individuata.<br />

Il tempo era instabile<br />

e non potevamo<br />

perdere nemmeno un<br />

minuto. L’elicottero<br />

si è avvicinato alla<br />

cengia, si è aperto il<br />

portellone e mi hanno<br />

urlato “Salta!”.<br />

Nino Perino (a sinistra) riceve l’atto di nomina da Paolo Ribero<br />

tutta la mia vita da soccorritore, sarebbe<br />

già bastato per dare un senso a tutto il<br />

tempo speso per essere preparati a questo<br />

servizio di volontariato.<br />

Come vivi, oggi, il tuo “pensionamento”<br />

nel <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>?<br />

Ho raggiunto il limite di età e lo sento:<br />

non riesco più a camminare come un<br />

tempo, la fatica si fa sentire. <strong>La</strong> gamba<br />

che mi son rotto da bambino non è più<br />

tornata <strong>del</strong>la stessa lunghezza <strong>del</strong>l’altra,<br />

ma mi sono abituato così. Non sono più<br />

in prima linea ma continuo a portare il<br />

mio aiuto alla squadra: conosco bene i<br />

posti, certe montagne a memoria. Magari<br />

in auto, facendo da base con la radio,<br />

riesco a dare suggerimenti a chi sta<br />

operando. Questo mi fa sentire ancora<br />

uno <strong>del</strong>la squadra.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

29


Fare soccorso<br />

in Francia<br />

Il punto di vista <strong>del</strong>l’alpinista Marion Poitevin<br />

a cura di Simone Bobbio, addetto stampa CNSAS Piemonte<br />

Al di là di competenze alpinistiche e preparazione tecnica, lo<br />

spettro <strong>del</strong>le motivazioni per diventare soccorritore di montagna<br />

si tinge di sfumature particolarmente intense per una<br />

donna, ancor di più in un contesto professionale come la realtà<br />

francese, dove le operazioni di salvamento in terreno impervio<br />

sono affidate esclusivamente a corpi specializzati come Gendarmerie,<br />

Polizia e Sapeurs-Pompiers. Lo scorso mese di settembre in Francia è stato<br />

pubblicato un bel libro intitolato “Briser le plafond de glace”, scritto dall’alpinista,<br />

guida alpina e soccorritrice Marion Poitevin che ha raccontato le proprie difficoltà,<br />

in quanto donna, ad affermarsi nell’ambiente alpinistico transalpino fino a quando,<br />

nel 2016, è entrata come prima figura femminile nella Compagnie Republicaine<br />

de Securité (CRS), la struttura <strong>del</strong>la Police che si occupa di soccorso in montagna.<br />

30 APPROFONDIMENTO


all’interno <strong>del</strong> gruppo. Finalmente, in<br />

seguito a un periodo trascorso come<br />

istruttrice nell’Ecole Militaire de Haute<br />

Montagne, nel 2016 è approdata nelle<br />

squadre di soccorso alpino <strong>del</strong>la Polizia<br />

francese dove ha trovato la propria dimensione<br />

umana e professionale.<br />

Marion, come sei diventata soccorritrice?<br />

Durante la mia carriera di alpinista e<br />

guida alpina, mi sono spesso trovata a<br />

gestire incidenti in montagna che inevitabilmente<br />

avevano lasciato un segno.<br />

Il primo, che ho raccontato nel libro,<br />

Quello <strong>del</strong>la Poitevin è stato un percorso<br />

ricco di ostacoli oltre che di soddisfazioni.<br />

Dopo aver fatto parte <strong>del</strong>la<br />

squadra nazionale di alpinismo creata<br />

in seno alla Federazione dei Club Alpini<br />

francesi, nel 2008 è stata ammessa<br />

– prima donna – nel Groupe Militaire<br />

de Haute Montagne, una prestigiosa<br />

élite composta dai 10 alpinisti più forti<br />

<strong>del</strong>l’esercito francese. Nel frattempo<br />

è diventata guida alpina prima di<br />

dimettersi, tre anni dopo, dal GMHM<br />

denunciando l’atteggiamento sessista<br />

subito durante la propria permanenza<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

31


sopravvisse, nonostante l’avessimo recuperato<br />

ancora in vita.<br />

Ormai nell’esercito<br />

ero al capolinea, non<br />

mi lasciavano fare<br />

carriera e così ho<br />

provato una soluzione<br />

professionale diversa.<br />

quando avevo 18 anni, un altro con i<br />

miei allievi durante un corso guide in<br />

cui ero istruttrice. Ma in realtà, il primo<br />

motivo che mi ha spinta a entrare nel<br />

CRS era la ricerca di un impiego sicuro.<br />

Ormai nell’esercito ero al capolinea,<br />

non mi lasciavano fare carriera e così<br />

ho provato una soluzione professionale<br />

diversa. Curiosamente, la passione per<br />

questo lavoro è venuta in corso d’opera,<br />

soprattutto dopo alcuni interventi particolarmente<br />

drammatici e complessi<br />

che mi hanno insegnato il vero valore<br />

<strong>del</strong> servizio che forniamo. Uno di questi<br />

incidenti riguardò un migrante che<br />

precipitò mentre cercava di superare il<br />

confine con l’Italia e che purtroppo non<br />

Che tipo di ambiente hai trovato nel<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Polizia, dopo<br />

le difficoltà che avevi vissuto nell’esercito?<br />

Fortunatamente qui la situazione si è<br />

dimostrata subito più favorevole. Da un<br />

lato perché nella Polizia c’era una tradizione<br />

di presenze femminili più radicata<br />

che nell’esercito. Inoltre, i vertici <strong>del</strong> CRS<br />

mi hanno individuata come simbolo per<br />

una campagna di reclutamento ai tempi<br />

in cui avevano problemi a trovare nuove<br />

leve. I montanari avevano molte remore<br />

ad arruolarsi nella Polizia per antiche difficoltà<br />

ad accettare l’autorità pubblica,<br />

mentre i poliziotti di pianura, anche quelli<br />

dei corpi specializzati, non avevano le<br />

competenze per diventare soccorritori<br />

di montagna. In quanto guida alpina,<br />

mi spedirono subito alla scuola di soccorso<br />

a Chamonix e mi incaricarono di<br />

individuare anche altre donne in grado<br />

di entrare nell’organizzazione. Grazie a<br />

questo lavoro saremo presto in 6 componenti<br />

femminili su circa 200 soccorritori.<br />

Non è poco se consideriamo che il Peloton<br />

de Gendarmerie de Haute Montagne<br />

conta solo 2 donne su 500 effettivi.<br />

Da quando sei entrata nel CRS pensi<br />

che le condizioni siano migliorate<br />

per le donne che intendono intraprendere<br />

la tua stessa carriera?<br />

In parte sì, perché il sistema di reclutamento<br />

è stato cambiato anche per venire<br />

incontro alle esigenze di noi donne.<br />

Tuttavia, i sociologi affermano che in<br />

ogni organizzazione umana, le minoranze<br />

iniziano a influenzare i meccanismi<br />

di funzionamento <strong>del</strong>la struttura<br />

solo quando rappresentano almeno il<br />

30% di essa. Attualmente le donne nel<br />

CRS Montagne sono il 2%.<br />

32 APPROFONDIMENTO


MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

33


CRONACA E INTERVENTI<br />

Ischia<br />

<strong>La</strong> frana a Casamicciola<br />

di Angelo Caprio,<br />

addetto stampa CNSAS Campania<br />

Ischia, 26 novembre. Poco prima <strong>del</strong>l’alba un violento nubifragio si abbatte<br />

sull’isola innescando una serie di eventi franosi che devastano la città di Casamicciola,<br />

già martoriata dal sisma <strong>del</strong> 2017. Le perdite umane e materiali<br />

sono senza precedenti; il bilancio definitivo è di 12 vittime. Con le prime luci<br />

lo scenario appare subito catastrofico. Immediati i soccorsi, tutti coinvolti,<br />

tutti al lavoro, Tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> <strong>del</strong>la Campania<br />

residenti sull’isola, Vigili <strong>del</strong> Fuoco, Carabinieri, Polizia Municipale e volontari locali.<br />

I primi sopralluoghi e perlustrazioni nelle aree colpite dalla frana inquadrano le<br />

maggiori criticità nella zona <strong>del</strong> Celario. Qui lo scenario risulta subito complesso:<br />

fango, detriti e carcasse di auto avevano occluso le strade e sventrato abitazioni<br />

facendo perdere ogni riferimento anche per chi la zona la conosceva bene. Istituito<br />

il COC presso gli uffici comunali di Casamicciola si tenta di contattare i residenti<br />

in zona Celario e nel frattempo rendere l’area accessibile ai soccorsi. Nel tardo pomeriggio,<br />

grazie ad un traghetto Pozzuoli-Ischia messo a disposizione appositamente<br />

per i soccorsi, giungono sull’isola ulteriori mezzi e tecnici CNSAS. In serata,<br />

insieme alle forze <strong>del</strong>l’ordine e ai sanitari <strong>del</strong> 118, le squadre CNSAS raggiungono<br />

la zona a monte di via Celario per prestare aiuto alle famiglie in difficoltà.<br />

34 CRONACA E INTERVENTI


Si inizia quindi senza sosta ad evacuare tutta la zona. Mentre i Vigili <strong>del</strong> Fuoco e la<br />

Protezione Civile con i loro mezzi provvedono a spalare il fango e a rimuovere i detriti<br />

per liberare gli accessi alle case, i nostri tecnici sono impegnati da un lato con<br />

l’evacuazione <strong>del</strong>la popolazione, grazie anche all’ausilio degli elicotteri, e dall’altro<br />

con la ricerca dei dispersi. In calamità di questo tipo un valido aiuto alle ricerche<br />

è dato dalle unità cinofile e, fin da subito, le unità cinofile <strong>del</strong> CNSAS arrivano<br />

sull’isola con voli straordinari <strong>del</strong>la Polizia di Stato. Nei primi giorni hanno lavorato<br />

Loris con Kyra, Carlo con Flò, Erwan con Dwynn, provenienti dalla Basilicata e da<br />

Venezia (dove era in corso un polo formativo), a cui nei giorni successivi si sono<br />

aggiunti Pierluigi con Spyke, Vincenzo con Maya e Simone con Tango, provenienti<br />

rispettivamente da <strong>La</strong>zio, Abruzzo e Umbria. Tutte unità cinofile specializzate nella<br />

ricerca in macerie che nei primi giorni lavorano ininterrottamente sulla distesa<br />

di fango di via Celario, alternandosi con le unità cinofile <strong>del</strong>la Guardia di Finanza,<br />

spostandosi poi nel canalone sottostante il parcheggio <strong>del</strong> Rarone.<br />

Proprio il parcheggio raccoglie la maggior parte <strong>del</strong> fango e detriti, con accumuli<br />

fino a tre metri di altezza, e infatti è qui che i Vigili <strong>del</strong> Fuoco, scavando, ritrovano i<br />

corpi dei primi dispersi. Nei giorni successivi il parcheggio viene quindi interdetto<br />

in modo che le pale meccaniche possano lavorare senza creare ulteriori pericoli.<br />

Intensi giorni di ricerca, a scavare, cercare, perlustrare; giorni faticosi per gli uomini<br />

e per i cani, giorni stressanti soprattutto per l’esito negativo <strong>del</strong>le ricerche.<br />

Da qui il cambio di strategia da parte <strong>del</strong> Centro di Coordinamento <strong>del</strong>le Ricerche<br />

adattando l’attività di sondaggio tipica degli scenari nevosi a questo tipo di terreno<br />

fangoso. Procedendo così, si consente non solo di ricercare con una buona<br />

precisione nel fango sottostante ma di dare anche alle unità cinofile un ulteriore<br />

spazio di lavoro. Difatti, concluse le attività<br />

di sondaggio, la zona veniva nuovamente<br />

battuta dalle unità cinofile.<br />

Questo perché i fori lasciati dalle sonde<br />

permettevano ad eventuali nuovi odori<br />

sottostanti di venir fuori.<br />

Parallelamente alle ricerche, i tecnici<br />

CNSAS hanno svolto anche attività<br />

in supporto alla Protezione Civile accompagnando<br />

geologi ed ingegneri<br />

a verificare ulteriori punti considerati<br />

a rischio. Si è proceduto così fino al 5<br />

dicembre quando, con il ritrovamento<br />

<strong>del</strong> corpo <strong>del</strong>l’ultimo disperso, è stata<br />

sospesa l’attività <strong>del</strong> CNSAS.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

35


L’alluvione<br />

nelle Marche<br />

Dopo la siccità il disastro<br />

di Tarcisio Porto, presidente CNSAS Marche<br />

e Simone Alessandrini, vice responsabile comunicazione CNSAS<br />

Poteva sembrare un normale acquazzone, uno di quelli che “tra 10<br />

minuti è tutto finito”. I minuti passavano, si trasformavano in ore,<br />

ma la pioggia non finiva di cadere. Dopo un periodo di siccità, la<br />

pioggia viene sempre accolta come una benedizione: non in questo<br />

caso. Proprio a causa <strong>del</strong> gran caldo e <strong>del</strong>le scarse precipitazioni,<br />

il terreno ormai inaridito non è stato più in grado di assorbire<br />

acqua ed in poco tempo interi campi sono diventati enormi laghi. Due innocui<br />

fiumiciattoli hanno ampliato vertiginosamente la loro portata, trascinando a valle<br />

tutto ciò che riuscivano a recuperare dagli argini, sormontando ponti laddove<br />

non trovavano strade alternative. Si stima che in poco più di 3 ore si sono concentrate<br />

le precipitazioni che in media si verificano in 6 mesi in quelle zone (400 mm).<br />

Sin dalla notte a cavallo tra il 16 e il 17 settembre, i tecnici <strong>del</strong>la Stazione di Pesaro-Urbino<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> Marche sono stati attivati su richiesta<br />

dei sindaci <strong>del</strong>l’entroterra a cavallo tra le province di Pesaro-Urbino e Ancona,<br />

per prestare soccorso alla popolazione rimasta isolata da frane e smottamenti, ma<br />

soltanto nella prima mattina <strong>del</strong> 17 settembre sono arrivate le prime notizie dal<br />

territorio di Barbara e limitrofi, con contestuali richieste di soccorso.<br />

36 CRONACA E INTERVENTI


Lì il livello <strong>del</strong>l’acqua ha raggiunto anche<br />

i 250 centimetri di altezza, sommergendo<br />

case e trascinando via auto,<br />

alberi, trattori e mezzi agricoli. Da subito<br />

è stata diramata una richiesta di<br />

uomini da tutto il territorio regionale<br />

per supportare le attività di ricerca dei<br />

dispersi e prezioso è stato anche il supporto<br />

dei colleghi umbri, presenti nelle<br />

attività sin dalla prima ora.<br />

Un ambiente inusuale per operazioni<br />

di ricerca: alberi all’interno di abitazioni,<br />

mezzi trascinati nei cortili di case e<br />

aziende, ammassi di decine di metri di<br />

detriti in prossimità dei cambi di direzione<br />

dei fiumi, ponti divelti dalla furia<br />

<strong>del</strong>l’acqua.<br />

Oltre 120 uomini si sono avvicendati<br />

nelle operazioni durate più di 25 giorni,<br />

che hanno visto in opera tutte le specializzazioni<br />

<strong>del</strong> CNSAS utili a trovare il<br />

piccolo Mattia di 8 anni, la giovane Noemi<br />

e sua madre Brunella.<br />

Si è proceduto su diversi fronti: via terra<br />

con l’organizzazione di battute di<br />

ricerca, con il supporto degli istruttori<br />

nazionali <strong>del</strong>la SNaFor (Scuola Nazionale<br />

Forre) e relativi allievi, in formazione<br />

nei vicini territori abruzzesi, che<br />

per giorni hanno scandagliato ripetutamente<br />

il letto <strong>del</strong> fiume Nevola e con<br />

i piloti SAPR giunti da tutta Italia, che<br />

dall’alto hanno analizzato tutte le possibili<br />

zone a valle dal punto di partenza<br />

dei dispersi.<br />

I giorni passavano e il fango pian piano<br />

ha restituito dapprima il corpo esanime<br />

<strong>del</strong>la giovane diciassettenne, per poi<br />

riconsegnare anche quello <strong>del</strong> piccolo<br />

Mattia. Manca tuttora all’appello il terzo<br />

disperso.<br />

Un ambiente inusuale<br />

per operazioni<br />

di ricerca: alberi<br />

all’interno di<br />

abitazioni, mezzi<br />

trascinati nei cortili<br />

di case e aziende,<br />

ammassi di decine<br />

di metri di detriti in<br />

prossimità dei cambi<br />

di direzione dei fiumi,<br />

ponti divelti dalla<br />

furia <strong>del</strong>l’acqua.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

37


Intervento<br />

in alta<br />

Valchiusella<br />

Escursionista salvato da quattro arresti cardiaci<br />

di Simone Bobbio, addetto stampa CNSAS Piemonte<br />

38 CRONACA E INTERVENTI


Il chiamante è il suo<br />

compagno di gita,<br />

afferma che l’amico ha<br />

riportato un trauma<br />

facciale, insieme<br />

hanno provato a<br />

rientrare a valle<br />

autonomamente,<br />

ma non riescono<br />

a procedere oltre.<br />

L’infermiere e il<br />

tecnico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> in centrale<br />

hanno il sospetto che<br />

sia qualcosa di più<br />

grave.<br />

È<br />

il 5 ottobre 2022, ormai le giornate si sono accorciate. Alle 19 la centrale<br />

operativa viene allertata per un escursionista infortunato al<br />

fondo <strong>del</strong>la Valchiusella, Provincia di Torino, intorno a quota 2.400<br />

metri a monte <strong>del</strong>l’Alpe degli Orti. Il chiamante è il suo compagno<br />

di gita, afferma che l’amico ha riportato un trauma facciale, insieme<br />

hanno provato a rientrare a valle autonomamente, ma non riescono<br />

a procedere oltre. L’infermiere e il tecnico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> in centrale hanno<br />

il sospetto che sia qualcosa di più grave.<br />

<strong>La</strong> Stazione di Ivrea, Delegazione Canavesana, viene allertata e organizza una prima<br />

squadra veloce che parte in direzione <strong>del</strong>l’infortunato in una zona estremamente<br />

isolata. <strong>La</strong> strada carrozzabile, infatti, termina ai 1.074 metri di quota <strong>del</strong>la<br />

frazione Fondo. Grazie a una poderale molto sconnessa si guadagnano un paio di<br />

chilometri e circa 200 metri di dislivello, ma dalla borgata di Tallorno il resto <strong>del</strong><br />

percorso va affrontato a piedi, col buio su sentiero. Parte anche l’allertamento <strong>del</strong><br />

gruppo regionale dei sanitari a cui rispondono due infermieri, con qualifica tecnica<br />

di Tecnico di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, che sono appena rientrati a Torino da un corso di<br />

formazione e che ripartono verso la Valchiusella per unirsi alla seconda squadra.<br />

Alle ore 22.30 l’infortunato è raggiunto dal primo gruppo di soccorritori. È vigile<br />

e orientato, ricorda la dinamica <strong>del</strong>l’incidente, ma i tecnici hanno il sospetto che<br />

oltre all’evidente trauma cranico-facciale vi sia stato un interessamento <strong>del</strong>la co-<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

39


«Iniziamo prontamente<br />

le manovre di<br />

rianimazione<br />

cardiopolmonare<br />

avanzata con<br />

massaggio, gestione<br />

<strong>del</strong>le vie aeree tramite<br />

maschera laringea e<br />

terapia farmacologica<br />

attraverso un accesso<br />

venoso che avevamo<br />

posizionato in fase<br />

di stabilizzazione.<br />

Il paziente riprende<br />

coscienza».<br />

lonna vertebrale. Si decide di prestargli<br />

le prime cure ma di attendere l’arrivo<br />

<strong>del</strong>la seconda squadra per spostarlo<br />

con l’aiuto dei sanitari e dei presidi specifici<br />

che stanno portando appresso.<br />

Circa mezz’ora dopo arrivano i rinforzi e<br />

inizia la <strong>del</strong>icata fase di imbarellamento<br />

tramite immobilizzazione <strong>del</strong> rachide e<br />

utilizzo di materassino a depressione e<br />

barella lecchese.<br />

Si parte a piedi verso valle, il terreno è<br />

molto impervio, caratterizzato da ripidi<br />

pendii erbosi che richiedono di assicurare<br />

la barella, ma non forniscono punti<br />

per attrezzare soste. Si procede con la<br />

tecnica <strong>del</strong>l’ancoraggio umano mentre<br />

arriva a supporto una terza squadra con<br />

la presenza di un tecnico di elisoccorso<br />

e un medico. Le condizioni <strong>del</strong> paziente,<br />

però, peggiorano inesorabilmente e<br />

lo mandano in arresto cardiaco.<br />

«Siamo due infermieri di area critica e un<br />

anestesista – aggiunge Fabio Passet,<br />

coordinatore <strong>del</strong> gruppo sanitari piemontesi<br />

– quindi iniziamo prontamente<br />

le manovre di rianimazione cardiopolmonare<br />

avanzata con massaggio, gestione<br />

<strong>del</strong>le vie aeree tramite maschera<br />

laringea e terapia farmacologica attraverso<br />

un accesso venoso che avevamo<br />

posizionato in fase di stabilizzazione. Il<br />

paziente riprende coscienza».<br />

40 CRONACA E INTERVENTI


Con la centrale operativa si decide di<br />

allertare il SUEM <strong>del</strong>la Lombardia che<br />

fa decollare l’eliambulanza in volo notturno<br />

dalla base di Como. Le squadre<br />

hanno raggiunto un ampio pianoro<br />

che presenta condizioni favorevoli per<br />

l’atterraggio, ma in zona inizia a calare<br />

una nebbiolina che obbliga il pilota ad<br />

abortire la missione. «Sentiamo il rumore<br />

<strong>del</strong>l’elicottero in avvicinamento – racconta<br />

il <strong>del</strong>egato Stefano Bertino – poi<br />

più nulla. Nel giro di pochi minuti scopriamo<br />

dalla centrale che l’operazione<br />

aerea non è possibile e l’infortunato va<br />

nuovamente in arresto cardiaco. È l’1.30<br />

di notte e quello che pareva un intervento<br />

quasi concluso assume caratteristiche<br />

drammatiche».<br />

Riprendono le manovre di rianimazione<br />

e di comune accordo si decide<br />

di ripartire a piedi anche se mancano<br />

circa 1.000 metri di dislivello alla strada<br />

carrozzabile. Si potrebbe aspettare l’arrivo<br />

<strong>del</strong>l’alba per attivare l’elisoccorso,<br />

ma la squadra prevede di raggiungere<br />

la frazione di Fondo e l’autoambulanza<br />

prima che faccia giorno. Inizia un lungo<br />

trasporto durante il quale l’infortunato<br />

viene costantemente monitorato<br />

anche tramite uno specifico ecografo<br />

collegato allo smartphone <strong>del</strong> medico.<br />

Si cerca continuamente di stimolarlo a<br />

restare vigile, ogni sua reazione viene<br />

accolta dalle ovazioni dei tecnici presenti<br />

che lo incitano nonostante la fatica.<br />

Tuttavia l’uomo va in arresto ancora<br />

una volta, ma viene tempestivamente<br />

recuperato dai sanitari finché, intorno<br />

alle 7 <strong>del</strong> mattino, l’intera comitiva raggiunge<br />

il fondovalle.<br />

Sono passate 12 lunghe ore dall’allertamento<br />

<strong>del</strong>la centrale, i 15 soccorritori<br />

intervenuti hanno appena il tempo<br />

di posare a terra gli zaini che il cuore<br />

<strong>del</strong>l’infortunato smette di battere per<br />

la quarta volta. Seguiranno le ultime<br />

manovre di rianimazione che gli consentiranno<br />

di sopravvivere a questa<br />

lunga notte da tregenda. «È stata una<br />

grande prova di resistenza da parte <strong>del</strong><br />

paziente – conclude Passet – ma anche<br />

una dimostrazione <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong> lavoro<br />

di squadra. In particolare mi piace sottolineare<br />

che ha funzionato molto bene<br />

l’aspetto <strong>del</strong>la leadership dinamica per<br />

cui la gestione <strong>del</strong>le operazioni veniva<br />

assunta alternativamente dalla componente<br />

tecnica e da quella sanitaria sulla<br />

base <strong>del</strong>le criticità che si presentavano<br />

man mano nel corso <strong>del</strong>le operazioni.<br />

Con una piena condivisione <strong>del</strong>le scelte<br />

che ha consentito di salvare una vita in<br />

un clima di relativa serenità, nonostante<br />

lo stress e la stanchezza».<br />

Sono passate<br />

12 lunghe ore<br />

dall’allertamento<br />

<strong>del</strong>la centrale, i<br />

15 soccorritori<br />

intervenuti hanno<br />

appena il tempo di<br />

posare a terra gli<br />

zaini che il cuore<br />

<strong>del</strong>l’infortunato<br />

smette di battere per<br />

la quarta volta.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

41


INTERVISTA<br />

INTERVISTA<br />

Intervista ad<br />

Antonio Montani<br />

Presidente generale <strong>del</strong> CAI<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

Responsabilità individuale, solidarietà e socialità sono tre dei principali<br />

valori che possiamo trovare dentro il Club <strong>Alpino</strong> Italiano<br />

(CAI). Tre valori che vengono promossi tra i soci - e più in generale<br />

verso tutti gli appassionati di montagna - e che si traducono in<br />

un impegno concreto a favore <strong>del</strong>le terre alte e dei suoi frequentatori.<br />

Basti pensare al lavoro di realizzazione e manutenzione di<br />

chilometri e chilometri di sentieri in tutta Italia, possibile grazie alla straordinaria<br />

partecipazione di migliaia di soci. Abbiamo intervistato Antonio Montani, presidente<br />

<strong>del</strong> CAI da maggio 2022, per avere il suo punto di vista su chi sono oggi i<br />

frequentatori <strong>del</strong>la montagna e su quello che si può fare per promuovere attività<br />

di prevenzione degli incidenti.<br />

Dal suo osservatorio privilegiato, ci può dire se è cambiata e come è cambiata<br />

negli ultimi anni la frequentazione <strong>del</strong>la montagna?<br />

<strong>La</strong> frequentazione <strong>del</strong>la montagna è cambiata certamente, in primo luogo per<br />

le nuove discipline che hanno preso piede negli ultimi anni in termini numerici.<br />

Penso alla bicicletta, ad esempio, o al canyoning. Sono nuovi tipi di attività<br />

che se affrontate senza la dovuta attenzione possono essere pericolose. Più in<br />

42 INTERVISTA


generale, purtroppo, c’è un continuo<br />

e costante approccio alla montagna<br />

di persone che non hanno alcuna<br />

esperienza. È una cosa da tenere in<br />

grande considerazione, nel momento<br />

in cui i dati ci dicono che la maggior<br />

parte degli incidenti accade in ambito<br />

escursionistico.<br />

L’andare in montagna per il CAI è sempre<br />

stato un fatto di cultura. Cosa significa<br />

per la vostra organizzazione il<br />

concetto di “cultura <strong>del</strong>la montagna”?<br />

Parto da lontano, da Massimo Mila,<br />

un personaggio di grande rilievo per<br />

il CAI nel secondo dopoguerra. Musicologo,<br />

antifascista e grande alpinista,<br />

Mila diceva che l’alpinismo è<br />

una manifestazione di conoscenza.<br />

Più tardi, negli anni Novanta, questo<br />

concetto è stato ripreso e sviluppato<br />

anche dall’escursionismo <strong>del</strong> CAI, il<br />

cui padre è Teresio Valsesia. Alla base<br />

di questa idea, l’andare in montagna<br />

non è un’attività fine a sé stessa<br />

ma include la curiosità di capire ciò<br />

che si vede: il paesaggio, il territorio,<br />

l’ambiente naturale, le sedimentazioni<br />

antropiche. Se c’è questa curiosità,<br />

la frequentazione <strong>del</strong>l’ambiente è soltanto<br />

una parte <strong>del</strong>l’andare in montagna,<br />

insieme ad un altro aspetto che<br />

riguarda invece la ricerca, lo studio,<br />

la comprensione. Questo desiderio di<br />

comprensione e di conoscenza, che<br />

quando si sedimenta diventa cultura,<br />

può essere perseguito da “autodidatti”<br />

oppure attraverso il CAI. L’approccio<br />

alla montagna promosso dalla nostra<br />

organizzazione è sempre legato<br />

a queste tematiche culturali, avvalendosi<br />

di persone che hanno esperienza,<br />

hanno la cultura <strong>del</strong>l’andare in montagna<br />

ed hanno il piacere di trasmetterla.<br />

Questo è il valore aggiunto che<br />

possiamo trovare nel frequentare la<br />

montagna con il CAI.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

43


In montagna, lo sappiamo, il rischio<br />

zero non esiste ma non dobbiamo<br />

dimenticare l’importanza <strong>del</strong>la prevenzione<br />

che passa attraverso la formazione.<br />

Qual è l’impegno <strong>del</strong> CAI in<br />

questo senso?<br />

Il ventaglio <strong>del</strong>l’offerta formativa promossa<br />

dal CAI è molto ampio e ogni<br />

anno sono migliaia le persone che si<br />

iscrivono e frequentano i nostri corsi,<br />

all’interno dei quali forniamo una<br />

formazione sia culturale che legata<br />

alla preparazione tecnica, fondamentale<br />

per chi frequenta la montagna.<br />

Il CAI organizza 56 tipologie di<br />

corsi differenti che comprendono ogni<br />

tipo di attività praticabile in montagna:<br />

corsi di escursionismo e di alpinismo<br />

a vari livelli, corsi speleologici,<br />

su ferrata, in ambiente innevato, di<br />

arrampicata libera, in falesia e su<br />

cascata di ghiaccio, corsi di scialpinismo.<br />

Abbiamo una Commissione di<br />

Alpinismo Giovanile che si rivolge alla<br />

fascia di età dai 6 ai 18 anni, mentre<br />

il Comitato scientifico e la Commissione<br />

tutela ambiente montano si occupano<br />

di tematiche più naturalistiche<br />

e ambientali.<br />

Collegata a questo tema e oltre la<br />

formazione, c’è un’altra azione, più<br />

rivolta al legislatore e alla magistratura,<br />

che il CAI vuole perseguire nel<br />

prossimo periodo. Se è vero che una<br />

persona che si iscrive a un’escursione<br />

<strong>del</strong> CAI è giusto che sia tutelata in<br />

quello che fa, un alpinista esperto che<br />

esce per fare una via di arrampicata<br />

o una gita scialpinistica conosce il<br />

rischio a cui sta andando incontro<br />

e lo accetta. Ci sono dei concetti di<br />

auto-responsabilità che valgono in<br />

montagna e che è importante vengano<br />

presi in considerazione per evitare<br />

di far passare il principio secondo<br />

cui all’accadere di un incidente si<br />

debba trovare sempre un responsabile.<br />

Giustamente, in ambito lavorativo<br />

le norme dicono che gli incidenti non<br />

devono esserci perché se succedono<br />

c’è un responsabile; in montagna<br />

questo concetto non sempre vale;<br />

quando succede un incidente in<br />

montagna, non è detto che ci debba<br />

essere per forza un responsabile o un<br />

colpevole.<br />

Nel 2024 il CNSAS festeggia il suo<br />

70esimo anniversario. Siamo nati<br />

44 INTERVISTA


nel lontano 1954 dentro il CAI, per<br />

“assumere adeguate iniziative tecniche<br />

per la prevenzione degli infortuni<br />

nell’esercizio <strong>del</strong>l’alpinismo e per<br />

il soccorso degli alpinisti ed escursionisti<br />

infortunati o pericolanti per<br />

qualsiasi causa, nonché per il recupero<br />

<strong>del</strong>le salme dei caduti” e, oggi,<br />

siamo una Sezione nazionale con<br />

una propria autonomia. Come reputa,<br />

sulla scorta <strong>del</strong> tempo trascorso,<br />

l’istituzionalizzazione e l’organizzazione<br />

<strong>del</strong> CNSAS sul territorio nazionale?<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è un<br />

esempio eccellente di sussidiarietà,<br />

con un livello di preparazione eccezionale.<br />

Se lo Stato dovesse attivare<br />

un servizio analogo avvalendosi di<br />

professionisti spenderebbe molte più<br />

risorse economiche di quelle che impiega<br />

attualmente per supportare il<br />

nostro corpo di volontari.<br />

Il CNSAS è nato dentro il CAI ma nel<br />

tempo si è allontanato dalle sue sezioni.<br />

Soltanto venti o trent’anni fa i<br />

volontari <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> erano<br />

persone reclutate dentro le sezioni<br />

<strong>del</strong> CAI, mentre oggi la situazione<br />

è cambiata. Credo che uno dei motivi<br />

sia perché l’alpinismo è uscito<br />

dalle sezioni CAI: si fa molto escursionismo<br />

e molto meno alpinismo,<br />

e siccome ai volontari <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è richiesta una<br />

grande preparazione alpinistica si è<br />

creato questo divario. Il mio intento<br />

da presidente generale <strong>del</strong> CAI è di<br />

riportare l’alpinismo dentro il CAI e<br />

quindi, con esso, rinsaldare quel legame<br />

con il CNSAS che si è affievolito<br />

negli anni.<br />

Credo che il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

debba avere un grado di<br />

autonomia, così come lo ha oggi. Ciò<br />

non toglie che abbiamo diversi progetti<br />

che ci uniscono, basti pensare<br />

alla App GeoResq o ai progetti da sviluppare<br />

intorno alla Commissione di<br />

valutazione degli incidenti in montagna.<br />

Ci sono tante cose che possono<br />

tenerci uniti e la celebrazione <strong>del</strong><br />

70esimo anniversario <strong>del</strong> CNSAS potrebbe<br />

essere un’altra bella occasione<br />

per collaborare.<br />

IL CAI IN NUMERI<br />

Soci: 326.610<br />

Sezioni in tutta Italia: 508<br />

Rifugi e bivacchi: 714<br />

Km di sentieri in Italia: 7.800<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

45


FOCUS ISTITUZIONALE<br />

2022<br />

ancora un anno record per le attività<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

a cura di Giulio Frangioni e Federico Catania<br />

Nell’anno <strong>del</strong> graduale ritorno alla normalità, con un turismo<br />

che ha portato cifre da record al mare, in montagna e nelle<br />

città d’arte con il ritorno degli stranieri a visitare il Bel Paese,<br />

l’attività di soccorso non poteva che essere di assoluta intensità.<br />

Ma questo 2022 passerà anche alla storia per aver fatto<br />

impazzire la colonnina di mercurio con temperature mai viste<br />

e una siccità che hanno attanagliato il nostro paese già nella tarda primavera costringendo,<br />

chi se lo poteva permettere, ad abbandonare gli agglomerati urbani,<br />

per cercare un po’ di refrigerio nel verde <strong>del</strong>le terre alte.<br />

Proprio il cambiamento climatico che sta sconvolgendo fiumi, laghi e la stessa<br />

montagna con i ghiacciai in penosa agonia, il permafrost che non trattiene più<br />

morene e rocce con conseguenti frane e smottamenti è stato la causa <strong>del</strong>la più<br />

grande tragedia estiva. In una domenica di inizio luglio il crollo <strong>del</strong> ghiacciaio <strong>del</strong>la<br />

Marmolada in pochi secondi si è portato via 11 persone, ferendone altre 8 che<br />

ignare di tutto stavano tranquillamente salendo sulla normale di vetta. <strong>La</strong> notizia<br />

ha fatto il giro <strong>del</strong> mondo e per diversi giorni ha occupato i titoli di tutti i notiziari.<br />

A questa maxiemergenza, alla fine <strong>del</strong>l’anno, si sono aggiunti l’intervento nelle<br />

46 FOCUS ISTITUZIONALE


Marche che ha provocato 12 vittime, una donna dispersa, 50 feriti, e l’intervento<br />

sull’Isola di Ischia durante il mese di novembre. Molto si è scritto, molto si è detto,<br />

ma per il futuro dovremo abituarci a questi sconvolgimenti <strong>del</strong>la natura, con la<br />

sola speranza che non siano coinvolte altre vite. Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

con la sua consueta capacità di lavorare più che apparire, ha saputo superare in<br />

modo egregio anche questo difficile frangente.<br />

I NUMERI COMPLESSIVI DEL 2022<br />

<strong>La</strong> fotografia <strong>del</strong>l’attività di soccorso ci parla di oltre 10.000 interventi, 10.367 per<br />

la precisione, numero record che segna un +9,8% rispetto agli interventi svolti nel<br />

2021 (ndr: le statistiche relative al 2022 e i confronti con l’anno 2021 non includono<br />

gli interventi effettuati in Valle d’Aosta).<br />

LE STATISTICHE<br />

COMPLETE DEL<br />

2022 SONO<br />

DISPONIBILI SUL<br />

PORTALE WEB<br />

WWW.CNSAS.IT<br />

In particolare sono state 8.231 le operazioni<br />

condotte in terreno impervio,<br />

1.077 le ricerche di persone disperse,<br />

224 gli eventi di Protezione Civile, circa<br />

200 le false chiamate che in ogni caso<br />

hanno costretto l’uscita <strong>del</strong>le squadre<br />

per verificare l’attendibilità <strong>del</strong>la richiesta<br />

di soccorso.<br />

L’IMPEGNO DEI VOLONTARI E DELLE<br />

VOLONTARIE DEL CNSAS<br />

I soccorritori impiegati, indistintamente<br />

siano donne che uomini, sono stati<br />

41.857, 263 per quanto attiene il settore<br />

cinofilo (ricerca in superfice, valanga,<br />

molecolare e macerie), per un totale<br />

di 185.051 ore/uomo corrispondenti a 31.262 giornate di impegno. Per la media<br />

sono circa 6 interventi per ogni tecnico; dieci anni fa, tenuto conto che il numero<br />

degli iscritti al Corpo è praticamente invariato, la media era di 4 missioni a testa,<br />

a fronte di 6.504 interventi (-62%), un dato che più di altri è indicativo di quanto<br />

l’impegno personale sia incrementato con il passare <strong>del</strong> tempo.<br />

GLI INTERVENTI CON L’UTILIZZO DEGLI ELICOTTERI<br />

L’impiego <strong>del</strong> mezzo aereo è avvenuto per 4.439 casi (43% <strong>del</strong> totale), principalmente<br />

con elicotteri <strong>del</strong>le basi operative <strong>del</strong> Servizio Sanitario dislocate nelle varie<br />

regioni e province autonome, che ormai hanno coperto tutto il territorio nazionale<br />

con un percorso iniziato alla fine degli anni ’80 <strong>del</strong> secolo scorso. In tali basi<br />

dove è presente un mezzo dotato di verricello, il tecnico di elisoccorso <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è componente fisso <strong>del</strong>l’equipe di volo e nel 2022 sono<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

47


state compiute 12.372 missioni - non<br />

conteggiate in questa statistica - di cui<br />

9.455 interventi primari, più di 2.300 secondari,<br />

oltre a 500 eventi addestrativi.<br />

Per quanto riguarda l’attività specifica<br />

in montagna 164 sono stati gli eventi<br />

con elicotteri <strong>del</strong> Corpo Nazionale Vigili<br />

<strong>del</strong> Fuoco, 42 missioni Search and<br />

Rescue, 24 <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, 24<br />

<strong>del</strong>la Polizia di Stato, 5 <strong>del</strong>l’Esercito Italiano,<br />

3 <strong>del</strong>la Marina Militare e 2 <strong>del</strong>l’Arma<br />

dei Carabinieri per citare i mezzi a<br />

capo di amministrazioni ed Enti <strong>del</strong>lo<br />

Stato. Sulle creste di confine, soprattutto<br />

per particolari condizioni meteo,<br />

sono stati 16 gli interventi con elicotteri<br />

stranieri, mentre 71 con l’impiego di ditte private in convenzione con il CNSAS o<br />

con il Servizio Sanitario.<br />

di Elio Guastalli<br />

referente progetto Sicuri in montagna<br />

QUANDO E DOVE INTERVENIAMO<br />

L’estate si conferma come il periodo più intenso: giugno, luglio, agosto e settembre<br />

con 5.205 interventi totalizzano poco più <strong>del</strong> 50% di tutta l’attività annuale,<br />

con un livellamento in percentuale di questi mesi, dove il picco era indiscutibilmente<br />

ad appannaggio di agosto, che mantiene sempre il primato annuale, ma<br />

molto più contenuto rispetto al passato. <strong>La</strong> lunga coda <strong>del</strong>l’estate si nota anche<br />

con la sorpresa di ottobre (9%), mentre rimangono invariati i mesi di minor intensità<br />

dei cosiddetti periodi morti per il turismo: rispettivamente aprile e maggio,<br />

per la primavera, e novembre e dicembre, quando ormai la stagione invernale<br />

decolla sempre più tardi.<br />

48 FOCUS ISTITUZIONALE


LE ATTIVITÀ SVOLTE QUANDO VIENE RICHIESTO IL NOSTRO INTERVENTO<br />

Nelle attività coinvolte l’escursionismo rimane saldamente al primo posto con<br />

5.083 casi, che da soli rappresentano il 50,2% <strong>del</strong> totale; seguono quelli riferiti alla<br />

mountain bike con il 9%, un dato in forte crescita se si considera che 10 anni fa<br />

non superava il 4%; sci alpino e nordico con 787 casi, l’alpinismo con 545 interventi,<br />

in calo di quasi due punti percentuali se raffrontato al 2012, i cercatori di funghi<br />

con 424 interventi, anche se di funghi ce ne sono stati proprio pochi. Le altre voci<br />

percentualmente si assottigliano man mano che la lista scorre verso discipline più<br />

tecniche, ma che dal punto di vista <strong>del</strong> soccorso spesso sono assai più impegnative<br />

<strong>del</strong>le precedenti.<br />

LE CAUSE PRINCIPALI DEGLI INTERVENTI<br />

Similmente anche nelle cause esiste una voce che distanzia di molto tutte le altre<br />

e si tratta <strong>del</strong>la “caduta/scivolata” attestata al 45,9% di tutta la statistica, pari a<br />

4.648 casi; segue poi il valore di 2.655 soccorsi (26,3%) per il dato <strong>del</strong>l’“incapacità”<br />

che comprende motivi legati ad un<br />

superficiale approccio verso l’ambiente<br />

montano: incapacità fisica, perdita di<br />

orientamento, ritardo, sfinimento, ecc.<br />

Il 3,7% è dovuto a particolari condizioni<br />

meteo negative, 118 per frane e caduta<br />

sassi e 80 per shock anafilattico, altro<br />

dato in forte crescita se paragonato<br />

sempre al 2012.<br />

LO STATO FISICO DELLE PERSONE<br />

SOCCORSE E L’IDENTIKIT<br />

GENERALE<br />

Le persone soccorse sono state 10.125<br />

di cui 3.714 illesi (36,7%), 4.297 feriti<br />

leggeri (42,4%), 1.298 feriti gravi<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

49


(12,8%), 228 feriti in imminente pericolo di vita (2,3%), 504 deceduti, pari al 5% e<br />

84 dispersi di cui si sono perse le tracce.<br />

Tra di essi l’84,7% è costituito da italiani, il 6,1% di tedeschi mentre i paesi a noi<br />

confinanti sull’arco alpino (Francia, Svizzera, Austria) assieme toccano il 3,5%; il<br />

resto d’Europa segna un valore <strong>del</strong> 3,3% e per tutte le altre nazionalità censite,<br />

359, si attestano ad un 3,5%.<br />

<strong>La</strong> fascia di età più interessata è quella fra i 50-60 anni (1.694) seguita da quella fra<br />

i 60-70 (1.357), poi quella fra i 20-30 (1.296), pressoché identica a quella di 40-50<br />

(1.254); gli ultra settantenni sono 1.168, mentre la fascia sotto i vent’anni sono<br />

826.<br />

Gli interventi a favore di Soci CAI sono il 9% <strong>del</strong> totale pari a 910, mentre i non Soci<br />

sono la parte preponderante con il 91% che corrispondono a 9.215 infortunati. Il<br />

rapporto fra maschi 68,5% e femmine<br />

31,9% è un dato che si sta assottigliando<br />

se paragonato al 2012, quando i<br />

maschi erano al 71,3% e le femmine al<br />

28,7%.<br />

Si può concludere che l’infortunato<br />

medio è quindi un maschio fra i 50 e i<br />

60 anni, ferito leggero, scivolato mentre<br />

faceva una escursione nel mese di<br />

agosto recuperato da una squadra di<br />

4 persone. Questo per i grandi numeri,<br />

ma la realtà si può intuire è assai più<br />

complessa.<br />

50 FOCUS ISTITUZIONALE


Ciao grande Fof<br />

Il ricordo degli amici<br />

Franco CUCCU, per tutti noi FOF, sardo di nascita, piemontese di<br />

adozione, speleo per passione. Raccontare di Fof è complicato<br />

come era la sua multiforme personalità che gli permetteva di essere<br />

“giullare” attorno al fuoco dei campi speleo e nel contempo indiscusso<br />

capo nelle disostruzioni più complesse. Idraulico autodidatta<br />

di professione con una spiccata tendenza a inventare le soluzioni<br />

più improbabili, anarchico irriducibile nel tempo libero e inflessibile uomo <strong>del</strong>le<br />

Istituzioni quando si trattava di problemi di soccorso. A lui si deve la crescita <strong>del</strong>la<br />

Commissione Disostruzione <strong>del</strong> CNSAS con i primi fuochini patentati autorizzati<br />

all’uso di esplosivi nelle operazioni di soccorso speleologico. Indimenticabili le discussioni<br />

dopo ogni intervento per analizzare ogni più piccolo dettaglio, nel tentativo<br />

di migliorare il successivo soccorso.<br />

Memorabile l’intervento di soccorso alpino appeso in parete a oltre 3.000 metri<br />

nelle Alpi Marittime per liberare con una microcarica il ginocchio di un alpinista,<br />

bloccato da ormai molte ore, ed è indimenticabile il lavoro fatto da tutti in occasione<br />

<strong>del</strong> terremoto <strong>del</strong>l’Aquila coronato con il salvataggio di Marta.<br />

Fof come “uomo <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong>” non si è mai tirato indietro davanti alle difficoltà ed<br />

ha insegnato che per duro e stretto sia il lavoro per far guadagnare l’uscita al ferito<br />

era sempre possibile trovare una soluzione a patto che tutta la squadra lavorasse<br />

senza risparmio all’unisono.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

51


Una grande<br />

intelligenza di pari<br />

valore alla sua forza.<br />

Riusciva a trovare in<br />

un modo o nell’altro<br />

la soluzione a 360°<br />

per affrontare con<br />

decisione, precisione,<br />

determinazione<br />

le situazioni più<br />

critiche.<br />

Poi la malattia, affrontata a testa bassa<br />

con la caparbietà di un “cinghiale sardo”,<br />

malattia che lo ha vinto ma non<br />

sconfitto. Quando, percorrendo le nostre<br />

montagne sentiremo il rombare<br />

<strong>del</strong> tuono, ci continueremo a chiedere<br />

se è Fof che sta allargando qualche ingresso<br />

chissà dove. Ciao grande Fof.<br />

Pier Giorgio Baldracco<br />

Gli amici sono una grande ricchezza,<br />

un piacere assoluto che la vita ti propone<br />

e io ho la fortuna di averne ancora<br />

molti, ma alcuni altri non ci sono più.<br />

Sono… altrove, là dove ci ritroveremo<br />

un dì, nuovamente insieme. Fof è uno<br />

di questi, un grande amico: eccessivo<br />

in tutto, non certo political correct, ma<br />

l’amico che c’è sempre, il risolutore.<br />

Una grande intelligenza di pari valore<br />

alla sua forza. Riusciva a trovare in un<br />

modo o nell’altro la soluzione a 360°<br />

per affrontare con decisione, precisione,<br />

determinazione le situazioni più<br />

critiche. Ma la sua debolezza, l’essere in<br />

molte occasioni istrionico, chiuso nelle<br />

sue preoccupazioni e nelle sue paure,<br />

senza trovare il modo di esternarle,<br />

questa volta l’ha fregato. Se avessi saputo<br />

per tempo ciò di cui lui era invece<br />

consapevole da molto, probabilmente<br />

mi avrebbe messo in condizioni di poterlo<br />

aiutare ancor più. Tuttavia, a giochi<br />

fatti, quando si è trattato di trovare<br />

una soluzione ecco che è ricomparso<br />

combattente e, a muso duro, si è fatto<br />

guidare nella battaglia più dura <strong>del</strong>la<br />

sua vita. Senza mai mollare, rispettando<br />

regole dure come non aveva mai<br />

fatto in vita sua, si è lasciato affiancare<br />

e aiutare, ma la sua determinazione e<br />

intelligenza gli hanno permesso anche<br />

di capire quale fosse il momento in cui<br />

null’altro sarebbe più servito a dargli<br />

conforto. Anche in quel momento lo<br />

abbiamo comunque sostenuto, nelle<br />

sue sofferenze e nei suoi ultimi respiri<br />

con l’affetto <strong>del</strong>la grande famiglia di cui<br />

tutti noi facciamo parte: il CNSAS.<br />

Giuseppe Giovine<br />

Fof non solo un punto di riferimento<br />

per i disostruttori <strong>del</strong> CNSAS ma anche<br />

un amico con il quale condividere<br />

52 FOCUS ISTITUZIONALE


le attività di soccorso, esplorazioni in<br />

grotta e campi speleologici.<br />

Speleologo dagli inizi degli anni ’80,<br />

aveva iniziato come corsista nel Gruppo<br />

<strong>Speleologico</strong> Piemontese e da quel<br />

momento non ha più abbandonato il<br />

mondo <strong>del</strong>le grotte e degli speleologi.<br />

Molto probabilmente il mondo <strong>del</strong>la<br />

speleologia era l’unico mondo giusto<br />

per lui, un ambiente che poteva da un<br />

lato soddisfare la sua ricerca di libertà<br />

e dall’altro apprezzare il modo poco<br />

formale e a volte ruvido che utilizzava<br />

per interagire con gli altri. Le sue battute<br />

ironiche e colorite che, oltre a far<br />

ridere, spesso rafforzavano i concetti<br />

e le idee che voleva portare avanti,<br />

erano una <strong>del</strong>le caratteristiche più<br />

facilmente distinguibili di Fof. Spesso<br />

molti di noi usano l’espressione “come<br />

direbbe Fof” non solo per citare alcune<br />

<strong>del</strong>le sue frasi famose ma per conferire<br />

a quanto stiamo dicendo quel tocco di<br />

ironia dissacrante che a volte aiuta a<br />

esprimere meglio i concetti.<br />

Un aspetto meno scontato <strong>del</strong> suo carattere<br />

ma altrettanto importante, era<br />

la capacità di trasformarsi, quando le<br />

circostanze lo richiedevano, da uomo<br />

fondamentalmente insofferente alle<br />

regole a coordinatore esigente e con<br />

notevole senso pratico e organizzativo.<br />

Circostanze che erano spesso in<br />

ambito CNSAS dove ha contribuito in<br />

modo fondamentale al buon esito dei<br />

più importanti interventi speleologici.<br />

Nei suoi quarant’anni di speleologia<br />

ha assiduamente frequentato prima<br />

il Gruppo <strong>Speleologico</strong> Piemontese<br />

di Torino e poi il Gruppo <strong>Speleologico</strong><br />

Alpi Marittime di Cuneo. Fin dai primi<br />

anni era diventato esperto nella complessa<br />

“arte <strong>del</strong>la disostruzione” per<br />

poi diventarne maestro.<br />

Sempre presente nella vita dei gruppi<br />

speleo che ha frequentato, riusciva<br />

spesso ad essere una <strong>del</strong>le figure di<br />

riferimento per le attività esplorative<br />

dove era richiesta la disostruzione,<br />

così come all’interno <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong> dove è riuscito a creare<br />

e a portare ad alti livelli operativi la<br />

Commissione Disostruzione <strong>del</strong> CN-<br />

SAS. Tutto questo ovviamente a suo<br />

“modo” e con i suoi tempi, ma questo<br />

era Fof.<br />

Alberto Gabutti<br />

Molto probabilmente<br />

il mondo <strong>del</strong>la<br />

speleologia era<br />

l’unico mondo giusto<br />

per lui, un ambiente<br />

che poteva da un<br />

lato soddisfare la sua<br />

ricerca di libertà e<br />

dall’altro apprezzare<br />

il modo poco formale<br />

e a volte ruvido<br />

che utilizzava per<br />

interagire con gli<br />

altri.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

53


NOTIZIE DAL CNSAS<br />

<strong>La</strong> sicurezza nella<br />

ricerca in scenari<br />

alluvionali e fluviali<br />

<strong>La</strong> formazione specifica per i tecnici CNSAS<br />

esposti al rischio acquatico<br />

a cura di Scuola Nazionale Tecnici <strong>Soccorso</strong> in Forra<br />

Testo e foto: Giuseppe Antonini e Francesco Berti<br />

di Mauro Guiducci - Vicepresidente CNSAS<br />

Sono ormai trent’anni che il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> viene<br />

chiamato ad intervenire nelle catastrofi naturali, come terremoti<br />

e alluvioni, dal momento che agli effetti <strong>del</strong>la legge 24 febbraio<br />

1992 n. 225 è struttura operativa nazionale <strong>del</strong> Servizio di Protezione<br />

Civile. Ma prima ancora, è nel genoma <strong>del</strong> CNSAS la capacità di<br />

intervenire in scenari di ambiente ostile e impervio, dimostrando<br />

grande competenza e solidarietà alle popolazioni colpite da catastrofi naturali.<br />

Non solo montagna dunque, ma scenari di pianura e collinari, anche molto urbanizzati,<br />

che in determinate circostanze diventano a tutti gli effetti ambienti ostili<br />

ed impervi. In queste situazioni il CNSAS mette in campo le proprie competenze<br />

al servizio <strong>del</strong>la collettività e lo fa, come sempre, con grande slancio. Tuttavia, è<br />

proprio in questi casi che non bisogna perdere di vista un aspetto fondamentale:<br />

la sicurezza dei soccorritori che si muovono in scenari con rischio evolutivo immediato.<br />

Si tratta infatti di operare in contesti anche molto diversi da quelli abituali, apparentemente<br />

semplici, ma proprio per questo molto insidiosi, nei quali è necessario<br />

adeguare tecniche e strategie operative. A questo proposito, bisogna dire che<br />

54 NOTIZIE DAL CNSAS


non basta solo buon senso e buona volontà<br />

nella gestione <strong>del</strong>le operazioni di<br />

soccorso, ma è anche necessario avere<br />

uno sguardo attento sulla normativa<br />

che ci riguarda direttamente.<br />

È opportuno, quindi, un rapido richiamo<br />

al d.lgs 13 aprile 2011, che coinvolge<br />

direttamente il CNSAS.<br />

Art. 4. Obblighi <strong>del</strong>le organizzazioni<br />

di volontariato <strong>del</strong>la protezione civile<br />

1. Le organizzazioni curano che il volontario<br />

aderente nell’ambito degli<br />

scenari di rischio di protezione civile<br />

individuati dalle autorità competenti,<br />

e sulla base dei compiti da lui svolti,<br />

riceva formazione, informazione e addestramento,<br />

nonché sia sottoposto al<br />

controllo sanitario (omissis).<br />

2. Le organizzazioni curano che il volontario<br />

aderente, nell’ambito degli<br />

scenari di rischio di protezione civile<br />

individuati dalle autorità competenti<br />

e sulla base dei compiti da lui svolti,<br />

sia dotato di attrezzature e dispositivi<br />

di protezione individuale idonei per lo<br />

specifico impiego e che sia adeguatamente<br />

formato e addestrato al loro<br />

uso conformemente alle indicazioni<br />

specificate dal fabbricante.<br />

Le competenze alpinistiche e speleologiche<br />

dei tecnici CNSAS in questo<br />

caso non sono sufficienti a garantirne<br />

l’incolumità: paradossalmente imbraghi<br />

e moschettoni passano in secondo<br />

piano, o addirittura scompaiono volutamente<br />

perché pericolosi, sostituiti da<br />

altri presidi poco conosciuti, specifici<br />

per la sicurezza in acqua.<br />

<strong>La</strong> ricerca dei dispersi per esondazione<br />

di fiumi o corsi d’acqua in conseguenza<br />

di un’alluvione, o più semplicemente<br />

la scomparsa di persone (es. pescatori,<br />

cercatori di funghi, cacciatori) che si sospetta<br />

cadute in un torrente, riporta ad<br />

un denominatore comune: la presenza<br />

di un corso o uno specchio d’acqua che<br />

mette a rischio i soccorritori, potenzialmente<br />

esposti alla caduta in acqua o al<br />

travolgimento per inondazione, e conseguente<br />

annegamento.<br />

Per questi motivi, alcuni anni fa era<br />

stata segnalata l’esigenza, da parte di<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

55


capi stazione e <strong>del</strong>egati, di inserire una<br />

formazione specifica mirata ad offrire<br />

elementi utili alla prevenzione ed alla<br />

sicurezza in scenari alluvionali.<br />

LA DIREZIONE NAZIONALE,<br />

ATTENTA ALLE NECESSITÀ<br />

EMERGENTI DALLE REALTÀ<br />

TERRITORIALI, HA REPUTATO<br />

NECESSARIO AFFIDARE LA<br />

RISOLUZIONE DEL PROBLEMA<br />

ALLA SCUOLA NAZIONALE<br />

TECNICI SOCCORSO IN FORRA<br />

(SNAFOR), INCARICATA DI<br />

ELABORARE TECNICHE E<br />

STRATEGIE PER LA SICUREZZA<br />

DEGLI OPERATORI CNSAS<br />

IMPIEGATI IN QUESTI<br />

CONTESTI (*).<br />

<strong>La</strong> scuola ha affrontato questo tema<br />

partendo dal fondamentale aspetto<br />

<strong>del</strong>la prevenzione, introducendo necessariamente<br />

tecniche e strategie<br />

operative acquatiche ad integrazione<br />

<strong>del</strong>le competenze generali, alpinistiche<br />

e speleologiche, per la gestione<br />

<strong>del</strong> rischio acquatico, realizzando uno<br />

strumento inserito nel piano formativo<br />

SNaFor che prende il nome di Modulo<br />

GRA , acronimo di Gestione Rischio Acquatico.<br />

Nello specifico è un modulo facoltativo<br />

<strong>del</strong>la durata di un giorno, a carattere<br />

prevalentemente informativo, mirato<br />

a prevenire il rischio di finire in acqua<br />

nelle fasi di ricerca sulle sponde; il modulo,<br />

alla luce <strong>del</strong>la normativa enunciata<br />

è fortemente consigliato ai tecnici e<br />

operatori di soccorso alpino o speleologico<br />

che operano in contesti di ricerca<br />

dispersi in prossimità di fiumi (non<br />

dentro i fiumi).<br />

È strutturato in modo da offrire una<br />

base teorica per l’acquisizione di conoscenze<br />

fondamentali quali le dinamiche<br />

di un fiume, il rischio nelle esondazioni,<br />

le strategie opportune nelle varie<br />

56 NOTIZIE DAL CNSAS


fasi <strong>del</strong>la ricerca (per campi prioritari /<br />

sistematica); segue una parte pratica<br />

sulle sponde <strong>del</strong> fiume per le osservazioni<br />

ed i riscontri sul campo sulle dinamiche<br />

acquatiche, in cui vengono forniti<br />

esempi pratici sulla ricerca, sull’uso<br />

corretto dei DPI, degli strumenti, e le<br />

procedure di sicurezza nella ricerca di<br />

squadra; infine, si offre un primo approccio<br />

alla gestione <strong>del</strong>la sicurezza<br />

nel caso di caduta <strong>del</strong> tecnico in acqua,<br />

con esercizi pratici di tiro <strong>del</strong>le sacche<br />

da lancio e recupero <strong>del</strong>la vittima.<br />

In sostanza, la sicurezza è legata alla<br />

prevenzione e, nello specifico, mira a ridurre<br />

per quanto possibile la caduta in<br />

acqua, essendo questa una situazione<br />

estremamente rischiosa e, purtroppo,<br />

quasi sempre con esiti drammatici.<br />

VA SOTTOLINEATO CHE,<br />

IN CASO DI INCIDENTE AI<br />

SOCCORRITORI IMPEGNATI<br />

IN SCENARI ACQUATICI,<br />

IL MODULO GRA METTE<br />

AL RIPARO O COMUNQUE<br />

ALLEGGERISCE DA EVENTUALI<br />

RESPONSABILITÀ QUELLE<br />

FIGURE APICALI CHE HANNO<br />

IN CARICO LA GESTIONE LE<br />

OPERAZIONI DI RICERCA (CAPO<br />

STAZIONE, DELEGATI, COR,<br />

DOS ECC.).<br />

alluvionali; in particolare, in una prima<br />

fase, la formazione è stata erogata prioritariamente<br />

alle figure maggiormente<br />

coinvolte, ovvero ai capi stazione,<br />

sempre in prima linea, che necessitano<br />

quindi di quelle conoscenze utili ad<br />

una presa di coscienza dei rischi e <strong>del</strong>le<br />

responsabilità derivanti dall’invio di<br />

tecnici esposti al rischio acquatico.<br />

Il modulo ha riscontrato molto successo<br />

e rappresenta un passo avanti per<br />

la sicurezza nella ricerca dispersi. Il CN-<br />

SAS, che da sempre mette la sicurezza<br />

in primo piano, si arricchisce ancora<br />

una volta di un ulteriore strumento di<br />

sicurezza a disposizione dei tecnici che<br />

negli scenari alluvionali devono riconoscere<br />

ed evitare trappole pericolose,<br />

<strong>del</strong>le quali spesso si ha una scarsa percezione,<br />

esponendosi al rischio di un<br />

potenziale annegamento.<br />

Il modulo GRA è già stato erogato dalla<br />

SNaFor ai servizi regionali maggiormente<br />

coinvolti, poiché chiamati frequentemente<br />

ad intervenire in scenari<br />

(*) <strong>La</strong> SNaFor, oltre a formare tecnici per le missioni di soccorso in forra, prevede un modulo facoltativo<br />

“Acque Vive” (F/AV) per la formazione specialistica dei tecnici di soccorso in forra che si trovano ad<br />

operare in ambito fluviale, condizione non infrequente, dal momento che un certo numero di forre<br />

confluisce direttamente in un fiume di grandi dimensioni: in questo caso è indispensabile essere in<br />

possesso di conoscenze ed abilità particolari per operare in sicurezza, mitigando il rischio.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

57


Sicuri con<br />

Friuli Venezia Giulia, Piancavallo<br />

la Neve <strong>2023</strong><br />

<strong>La</strong> giornata nazionale sulla prevenzione degli<br />

incidenti nella stagione invernale<br />

a cura di Elio Guastalli, referente progetto Sicuri in montagna<br />

<strong>La</strong> stagione che ha caratterizzato la giornata nazionale “SICURI con<br />

la NEVE” <strong>del</strong> 15 gennaio scorso, ancora una volta, è stata influenzata<br />

dai cambiamenti climatici, con temperature troppo calde e scarsità<br />

di neve. I pericoli propri <strong>del</strong>la montagna invernale si associano, per<br />

lo più, al pericolo da valanga; non è così che dev’essere. Con i cambiamenti<br />

climatici cambia la montagna; di conseguenza dovrebbe<br />

cambiare anche la percezione dei pericoli che, oltre alle valanghe, caratterizzano<br />

questi inverni tanto anomali: ne è un esempio la formazione di ghiaccio causata<br />

da bruschi e inattesi cali termici che seguono giorni con temperature particolarmente<br />

miti.<br />

58 NOTIZIE DAL CNSAS


Le nevicate d’inizio stagione avevano<br />

generato grandi aspettative negli appassionati<br />

di neve fresca, presto mortificate<br />

dall’interruzione <strong>del</strong>le precipitazioni<br />

nevose. Cresce così la smania e<br />

l’impazienza è difficile da controllare.<br />

Probabilmente anche per questo, con<br />

le prime nevicate, poco ha importato<br />

se faceva caldo e il manto non era<br />

ancora assestato, è prevalso in molti<br />

l’obbligo di non perdere tempo. Malauguratamente<br />

non sono mancati gli<br />

incidenti, da valanga ma anche da scivolate<br />

su ghiaccio.<br />

Non è solo il rischio da valanga che<br />

deve allarmarci. Dobbiamo tenere alta<br />

l’attenzione anche per gli incidenti<br />

su cascate di ghiaccio, per i problemi<br />

legati all’ipotermia, per le scivolate<br />

su terreno ghiacciato perché, numericamente<br />

parlando, queste ultime<br />

casistiche sono paradossalmente più<br />

preoccupanti <strong>del</strong>le valanghe. Di conseguenza,<br />

sarebbe opportuno superare<br />

l’idea prevalente di legare la giornata<br />

“SICURI con la NEVE” alla presenza<br />

d’innevamento, ovvero, unicamente<br />

all’autosoccorso in valanga, riducendo<br />

impropriamente questo alla sola dimostrazione<br />

pratica di ricerca con ARTVa.<br />

Nel report <strong>del</strong>le iniziative organizzate<br />

quest’anno sono molti gli eventi che,<br />

se pur in carenza di neve, dimostrano<br />

di aver coinvolto proficuamente molti<br />

appassionati. Proporre momenti di riflessione<br />

sulle valutazioni ambientali,<br />

sulle dinamiche di gruppo, sui comportamenti,<br />

sui limiti personali e sulle<br />

Campania, Bocca <strong>del</strong>la Selva<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

59


Le dimostrazioni<br />

hanno previsto<br />

l’utilizzo <strong>del</strong>la sonda,<br />

il disseppellimento<br />

e gli aspetti sanitari<br />

di soccorso, senza<br />

tralasciare i cenni<br />

di nivologici e<br />

preparazione<br />

<strong>del</strong>la gita.<br />

Lombardia, San Simone<br />

capacità di rinuncia è importante perché<br />

la prevenzione è e rimarrà un fatto<br />

primario di cultura.<br />

In Alto Adige autosoccorso in valanga<br />

A Vipiteno è stata organizzata una gita<br />

di scialpinismo con esercitazioni su valanga<br />

a cui ha partecipato un gruppo<br />

di iscritti <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> San Paolo insieme<br />

agli operatori <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

<strong>del</strong>la Stazione di Appiano, mentre<br />

nella zona di Melago – Vallelunga il<br />

gruppo giovanile <strong>del</strong>la Croce Bianca<br />

Alta Val Venosta è stato protagonista<br />

di un’esercitazione di autosoccorso in<br />

valanga. «Parlare di prevenzione, per noi<br />

<strong>del</strong> CNSAS, è un dovere - ha spiegato<br />

Giorgio Gajer, presidente <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>l’Alto Adige - lo facciamo<br />

richiamando in maniera decisa le responsabilità<br />

personali, la cultura <strong>del</strong>la<br />

prevenzione e <strong>del</strong>l’autosoccorso».<br />

Ufficio stampa CNSAS Alto Adige<br />

In Campania l’allerta dei soccorsi e<br />

la programmazione <strong>del</strong>la gita<br />

In località Bocca <strong>del</strong>la Selva - Piedimonte<br />

Matese (CE), insieme ai Carabinieri<br />

Forestali <strong>del</strong> servizio Meteomont<br />

<strong>del</strong> Settore “Appennino meridionale”<br />

di Avellino e i militari <strong>del</strong>la stazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Guardia di<br />

Finanza di Sant’Angelo, sono stati affrontati<br />

i rischi valanga e illustrate le<br />

modalità di rilevamento dei dati nivometeorologici.<br />

Sono state predisposte<br />

diverse postazioni in cui sono stati affrontati<br />

i temi di prevenzione: da come<br />

programmare al meglio un’escursione<br />

invernale a come allertare i soccorsi in<br />

caso di necessità. Infine, è stata presentata<br />

l’app GeoResQ e la sala operativa<br />

nazionale di Cassano Irpino (AV),<br />

che andrà a rafforzare il servizio per il<br />

centro sud.<br />

Angelo Caprio<br />

In Friuli Venezia Giulia un convegno<br />

e un’esercitazione pratica<br />

<strong>La</strong> Stazione di Pordenone ha organizzato<br />

un convegno presso il centro<br />

congressi di Piancavallo dove è stato<br />

proiettato il film-documentario “Neve<br />

e montagna. <strong>La</strong> prevenzione <strong>del</strong> ri-<br />

60 NOTIZIE DAL CNSAS


schio valanghe”. Grande l’interesse e<br />

la partecipazione, come ci relaziona<br />

Giancarlo Del Zotto, decano <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

alpino. <strong>La</strong> serata, condotta da<br />

Luca Diana, ha visto l’avvicendarsi di<br />

autorevoli relatori in rappresentanza<br />

di Enti e Associazioni che si dedicano<br />

alla montagna.<br />

A seguire si sono tenuti gli interventi<br />

da parte dei volontari <strong>del</strong> CNSAS, CAI<br />

di Pordenone, Corpo Forestale Regionale<br />

e Protezione Civile. Sempre a Piancavallo,<br />

a cura <strong>del</strong> CNSAS di Pordenone<br />

e in collaborazione con le stazioni CN-<br />

SAS di Maniago e Valcellina, sono state<br />

organizzate <strong>del</strong>le stazioni pratiche<br />

sull’utilizzo <strong>del</strong>l’ARTVa, pala e sonda,<br />

sulle tecniche BLSD in caso di travolto<br />

da valanga e sui materiali tecnici indispensabili<br />

da portare quando si decide<br />

di organizzare un’escursione. Il Corpo<br />

Forestale ha illustrato ai partecipanti la<br />

stratigrafia <strong>del</strong> manto nevoso.<br />

Lisa Colussi<br />

Grande l’interesse e la<br />

partecipazione, come<br />

ci relaziona Giancarlo<br />

Del Zotto, decano<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> alpino.<br />

<strong>La</strong> serata, condotta<br />

da Luca Diana, ha<br />

visto l’avvicendarsi<br />

di autorevoli relatori<br />

in rappresentanza di<br />

Enti e Associazioni<br />

che si dedicano alla<br />

montagna.<br />

In Lombardia teoria e pratica per<br />

l’autosoccorso in valanga<br />

L’assenza di neve e le previsioni meteo<br />

poco invitanti non hanno scoraggiato<br />

la partecipazione all’incontro organizzato<br />

a Pian <strong>del</strong> Poggio in provincia di<br />

Pavia. <strong>La</strong> giornata ha aperto i lavori<br />

presso l’accogliente sala <strong>del</strong>l’associazione<br />

Poggio 2000. Dopo la presentazione<br />

<strong>del</strong>le tematiche inerenti la<br />

prevenzione degli incidenti, le problematiche<br />

relative al rischio da valanga,<br />

l’ipotermia e gli aspetti sanitari d’approccio<br />

al paziente da parte dei tecnici<br />

e i sanitari <strong>del</strong>la Stazione <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> Pavia – Oltrepo e gli Istruttori<br />

<strong>del</strong>la Scuola di Alpinismo “G. Grignani”<br />

<strong>del</strong>le Sezioni CAI di Pavia, Voghera<br />

e Lodi, il gruppo è uscito in ambiente<br />

per la parte pratica di ricerca con<br />

ARTVa e movimentazione su terreno<br />

innevato/ghiacciato, per concludere<br />

con una breve escursione alla cima <strong>del</strong><br />

Monte Chiappo.<br />

Una seconda iniziativa si è svolta a San<br />

Simone (BG) dove i tutor e gli istruttori<br />

<strong>del</strong> CAI di Bergamo, articolato con<br />

le sue Sezioni e le sue Scuole, con i<br />

tecnici <strong>del</strong>la Delegazione Orobica <strong>del</strong><br />

CNSAS, hanno organizzato dei campi<br />

neve e dei punti di informazione. Una<br />

bella nevicata ha creato un ambiente<br />

invernale che ha accolto tutti i partecipanti,<br />

provenienti anche da fuori provincia.<br />

Un ringraziamento va a tutti i<br />

tutors ed in particolare ad Alessandro<br />

Calderoli, medico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> alpino.<br />

Emiliano Zucchini e Tiziano Viscardi<br />

In Molise nivologia, autosoccorso in<br />

valanga e dimostrazione <strong>del</strong>le unità<br />

cinofile<br />

Presso il comprensorio sciistico di<br />

Campitello Matese (CB), in collaborazione<br />

con le Sezioni <strong>del</strong> CAI, sono stati<br />

affrontati i temi di nivologia, prevenzione<br />

e sicurezza in ambiente montano<br />

esponendo anche su protocolli di<br />

monitoraggio, prevenzione e metodologie<br />

di soccorso in eventi valanghivi.<br />

I tecnici <strong>del</strong> CNSAS hanno mostrato i<br />

Piemonte, Alpe Devero<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

61


dispositivi di sicurezza per le procedure<br />

di autosoccorso in valanga, sonda,<br />

pala ed ARTVa, spiegando il loro corretto<br />

utilizzo e illustrato le tecniche di<br />

disseppellimento di persone travolte.<br />

Infine, è stata effettuata una dimostrazione<br />

di ricerca di persone travolte mediante<br />

una unità cinofila da ricerca in<br />

valanga.<br />

Ettore Mascieri<br />

In Piemonte autosoccorso in valanga<br />

e dimostrazione <strong>del</strong>le unità cinofile<br />

All’Alpe Devero, in Valle Ossola, la X<br />

Delegazione Valdossola <strong>del</strong> CNSAS, insieme<br />

al SAGF Guardia di Finanza, alle<br />

sezioni CAI, allo SVI, all’ente Aree Protette<br />

<strong>del</strong>l’Ossola hanno organizzato<br />

un’iniziativa di approfondimento <strong>del</strong>le<br />

tecniche di autosoccorso in valanga.<br />

Le dimostrazioni hanno previsto l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>la sonda, il disseppellimento<br />

e gli aspetti sanitari di soccorso, senza<br />

tralasciare i cenni di nivologici e preparazione<br />

<strong>del</strong>la gita. Un’area a parte è<br />

stata riservata alla dimostrazione <strong>del</strong><br />

lavoro dei cani da ricerca in valanga.<br />

Come sempre, la risposta dei partecipanti<br />

è stata molto positiva.<br />

Cecilia Cova<br />

In Sicilia gita escursionista con utili<br />

consigli<br />

A Piano Provenzana, sul versante nord<br />

<strong>del</strong>l’Etna, è stata organizzata un’escursione<br />

lungo il sentiero che da Monte<br />

Conca porta al Rifugio Castrogiovanni<br />

di Monte Baracca, fino ai Monti Sartorius.<br />

I tecnici <strong>del</strong> CNSAS hanno incontrato<br />

un centinaio di partecipanti,<br />

provenienti perlopiù dalle sezioni CAI;<br />

nutrita la presenza dei ragazzi <strong>del</strong>l’Alpinismo<br />

Giovanile.<br />

Durante il percorso sono stati forniti<br />

preziosi consigli sui corretti comportamenti<br />

e le buone pratiche per vivere<br />

la montagna in ragionevole sicurezza.<br />

I sanitari <strong>del</strong> CNSAS hanno parlato dei<br />

rischi legati all’ipotermia e di come affrontarli,<br />

e gli operatori <strong>del</strong>le corrette<br />

procedure per chiedere aiuto in caso di<br />

emergenza. Si è poi affrontato il tema<br />

dei cambiamenti climatici e di come<br />

questi incidano negativamente anche<br />

sugli incidenti in montagna. Infine, i<br />

tecnici hanno simulato il recupero e il<br />

trasporto di un infortunato mediante<br />

barella portantina.<br />

Alfio Ferrara<br />

Veneto, Monte Coston<br />

In Toscana stand lungo le principali<br />

mete escursionistiche e iniziative informative<br />

Le Stazioni <strong>del</strong> CNSAS hanno presidiato<br />

stand informativi collocati nei punti<br />

nevralgici di accesso alle principali<br />

mete <strong>del</strong>l’escursionismo invernale e<br />

organizzato iniziative di ordine teorico<br />

con convegni diretti alla prevenzione.<br />

Gli argomenti trattati hanno riguardato<br />

la pianificazione <strong>del</strong>le escursioni,<br />

l’attrezzatura in ambito invernale,<br />

cenni basici di cartografia, applicazio-<br />

62 NOTIZIE DAL CNSAS


ni per smartphone, GeoResQ,<br />

chiarezza sui settaggi <strong>del</strong> gps<br />

ed il formato di coordinate da<br />

comunicare in caso di richiesta<br />

di soccorso, autosoccorso in valanga.<br />

Sul Monte Amiata sono<br />

state organizzate simulazioni<br />

di ricerca con ARTVa. L’iniziativa<br />

organizzata dalla Stazione<br />

Monte Amiata si è tenuta nei<br />

giorni precedenti la domenica<br />

15 gennaio, presso le sezioni<br />

<strong>del</strong> CAI di Siena e di Grosseto<br />

con le quali è stata organizzata<br />

una serata informativa.<br />

Ufficio Stampa CNSAS Toscana<br />

In Valle d’Aosta esercitazioni<br />

di ricerca in valanga<br />

<strong>La</strong> 19° Giornata “SICURI con<br />

la NEVE” intitolata a Patrizia Pagani,<br />

organizzata dalla Scuola Nazionale<br />

di Alpinismo e Scialpinismo <strong>del</strong>la<br />

FALC di Milano, il 15 gennaio scorso<br />

è approdata a Cheneil in Val D’Aosta.<br />

Dopo molti anni d’attività proposte<br />

ai Piani di Bobbio, in Valsassina, purtroppo<br />

e per vari motivi, siamo stati<br />

costretti a cercare una diversa destinazione.<br />

Buona la neve e buona la<br />

partecipazione. Gli istruttori FALC,<br />

insieme al Servizio Valanghe Italiano<br />

(SVI), hanno suddiviso i partecipanti<br />

in quattro gruppi che si sono alternati<br />

nelle postazioni <strong>del</strong> campo neve con<br />

momenti di ricerca multipla di manichini,<br />

con e senza ARTVa, che hanno<br />

permesso di simulare situazioni realmente<br />

possibili.<br />

Enrico Volpe<br />

In Veneto la preparazione <strong>del</strong>la gita,<br />

campi di ricerca in valanga e laboratori<br />

sanitari<br />

Grande affluenza ai due eventi organizzati<br />

in Veneto. In Cadore è stata<br />

proposta una lezione teorica in aula<br />

dove si è parlato <strong>del</strong>la preparazione<br />

all’uscita, condizioni <strong>del</strong>la neve, vento,<br />

dei distacchi, visione <strong>del</strong> bollettino e<br />

dei gradi di pericolo, di tutto il materiale,<br />

<strong>del</strong>la chiamata al 118 e successiva<br />

attivazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> organizzato<br />

e <strong>del</strong>la geolocalizzazione da parte<br />

<strong>del</strong> Tecnico di Centrale operativa, con<br />

successiva uscita in ambiente, dove<br />

sono stati predisposti due campi di<br />

cancelletto alla partenza, ricerca ART-<br />

Va, disseppellimento travolto e primo<br />

soccorso, ricerca vista udito, sondaggio.<br />

A <strong>La</strong>stebasse (Monte Coston/Fiorentini)<br />

il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> di Arsiero,<br />

con il CAI e le Scuole di alpinismo <strong>del</strong><br />

Cai di Thiene e Schio, ha organizzato<br />

un aggiornamento degli Istruttori CAI<br />

attraverso tre laboratori: sanitario, tecniche<br />

di ricerca e campo ARTVa, manovre<br />

di autosoccorso. Completata la<br />

parte teorica e pratica, è stata svolta<br />

una dimostrazione di ricerca di soccorso<br />

organizzato.<br />

Ufficio stampa CNSAS Veneto<br />

SCAN ME<br />

Valle d’Aosta, Cheneil<br />

Approfondisci qui le iniziative<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

63


SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Camp<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong><br />

di Rossana D’Arienzo, addetta stampa CNSAS Campania<br />

64 SPAZIO AL TERRITORIO


ania<br />

<strong>La</strong> Campania è la più popolata regione <strong>del</strong>l’Italia meridionale e la prima<br />

per densità abitativa. Si sviluppa soprattutto in lunghezza, in una<br />

fascia di circa 300 chilometri ed include anche alcune isole, al largo<br />

<strong>del</strong> Golfo di Napoli: le tre isole principali Ischia, Capri e Procida, a cui<br />

si aggiungono le piccole Vivara, collegata a Procida da un ponte, e<br />

Nisida, collegata oggi al continente. Da un punto di vista “fisico”, la<br />

Campania è un territorio estremamente complesso e, nonostante circa la metà <strong>del</strong>la<br />

sua superficie sia occupata da colline, le zone di natura montuosa (poco più di un<br />

terzo) sono a componente fortemente carbonatica. Aggiungendo numerosi sentieri<br />

- soprattutto lungo note zone costiere - oltre 1.600 grotte naturali conosciute, un<br />

numero ancora imprecisato di cavità artificiali e molte spettacolari falesie, la Campania<br />

assume le sembianze di un territorio da vigilare e sorvegliare.<br />

FEBBRAIO 2022 | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

65


Le ricerche, partite<br />

la sera stessa,<br />

coinvolsero centinaia<br />

di persone, tutti<br />

abitanti <strong>del</strong>la zona,<br />

che si alternarono per<br />

tre giorni all’interno<br />

<strong>del</strong>la grotta, fino al<br />

ritrovamento dei due<br />

giovani.<br />

Le zone montane sono sempre state<br />

attrattive per le popolazioni locali che<br />

trovavano in esse riparo, terreni coltivabili,<br />

pascoli per gli animali e… concittadini<br />

che sarebbero accorsi, sempre<br />

e comunque, in caso di emergenza o<br />

necessità. Infatti, negli anni, gli incidenti<br />

in zone montane <strong>del</strong>la Campania sono<br />

stati molteplici, purtroppo non tutti<br />

documentati. Incredibilmente, però, abbiamo<br />

testimonianza scritta <strong>del</strong> primo<br />

incidente speleologico in Campania che<br />

ha visto un soccorso organizzato. Siamo<br />

nel lontanissimo 1889, nella grotta di<br />

Castelcivita (SA): due ragazzi di Controne<br />

(SA) si avventurarono in esplorazione<br />

all’interno <strong>del</strong>la grotta. Le ricostruzioni<br />

popolari raccontano che, per cause imprecisate,<br />

presumibilmente la carenza<br />

di ossigeno, le lucerne si spensero e i<br />

giovani rimasero al buio a circa 300 metri<br />

dall’ingresso, nella zona attualmente<br />

nota come “Pozzi <strong>del</strong>l’Acido Carbonico”.<br />

Le ricerche, partite la sera stessa, coinvolsero<br />

centinaia di persone, tutti abitanti<br />

<strong>del</strong>la zona, che si alternarono per<br />

tre giorni all’interno <strong>del</strong>la grotta, fino al<br />

ritrovamento dei due giovani.<br />

LE ORIGINI<br />

Nella Regione Campania, le prime notizie<br />

di operatività <strong>del</strong> CNSAS (anche se<br />

non formalmente costituito) risalgono<br />

alla seconda metà degli anni ’60, con<br />

una squadra speleologica costituita, in<br />

prevalenza, da soci <strong>del</strong> CAI <strong>del</strong>la sezione<br />

di Napoli (N. A., M. B. e V. S.). Al momento<br />

<strong>del</strong>la costituzione <strong>del</strong>le zone di <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong> da parte <strong>del</strong> CNSAS<br />

nel 1968, la Campania fu inserita insieme<br />

ad altre regioni (Abruzzo e Molise)<br />

in seno alla V zona, sotto la giurisdizione<br />

<strong>del</strong> <strong>La</strong>zio.<br />

Sfortunatamente, nel corso degli anni<br />

gli incidenti in Campania non sono<br />

mancati, alcuni di lieve entità, affiancati<br />

66 SPAZIO AL TERRITORIO


da altri maggiori, tra cui quello gravissimo<br />

<strong>del</strong> 20 maggio 1973 alla risorgenza<br />

<strong>del</strong> Mulino di Castelcivita, dove persero<br />

la vita tre speleosub <strong>del</strong> CAI di Napoli. A<br />

seguito di ciò fu costituita ufficialmente<br />

la squadra di <strong>Soccorso</strong> in Campania<br />

costituendo la VI Stazione <strong>del</strong>la V zona<br />

<strong>La</strong>zio. Come spesso accade, agli albori le<br />

attrezzature erano esigue e, come si legge<br />

in alcuni scritti <strong>del</strong>l’allora capo stazione<br />

N. A., nel 1974, la squadra disponeva<br />

di: “1 carrucola grande da soccorso; 1 carrucola<br />

piccola da soccorso; 2 moschettoni<br />

paralleli schiacciati; 8 moschettoni sagomati<br />

con ghiera di sicura”; e sempre N. A.<br />

il 22 <strong>marzo</strong> 1975 scriveva: ”Ad integrazione<br />

di quanto consegnato il 16 gennaio<br />

1974, il giorno 8 <strong>marzo</strong>, alla Stazione di<br />

Napoli è stato consegnato il seguente materiale:<br />

1 corda da 100 mt, bianca; 2 sacchi<br />

tubolari <strong>del</strong> soccorso, usati”.<br />

<strong>La</strong> squadra campana, inizialmente composta<br />

da soli quattro volontari, incrementò<br />

nel corso degli anni il proprio organico<br />

e migliorò esponenzialmente la<br />

propria tecnica. A seguito dei tanti incidenti<br />

occorsi negli anni, al grande impegno<br />

dei volontari e alla tecnica raggiunta,<br />

sia nel settore speleologico che in<br />

quello alpino, il Consiglio nazionale <strong>del</strong><br />

CNSAS, autorizzò la squadra campana<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> ad effettuare<br />

anche interventi in ambiente montano<br />

(12 novembre 1987). Ma le tappe per<br />

l’autonomia sono ancora tante: si deve<br />

aspettare fino al 1999 per vedere la<br />

Campania finalmente autonoma anche<br />

se solo dal punto di vista speleologico.<br />

In quell’anno veniva infatti autorizzata<br />

dal CNSAS la costituzione <strong>del</strong>la XIV Delegazione<br />

speleologica, e finalmente nel<br />

2002 si riuscì ad avere la costituzione <strong>del</strong><br />

Servizio regionale: il Consiglio nazionale<br />

dà il via libera alla costituzione <strong>del</strong>la<br />

struttura territoriale campana con la<br />

conseguente e definitiva scissione dal<br />

<strong>La</strong>zio. Era il 6 <strong>marzo</strong> <strong>del</strong> 2002.<br />

IL SOCCORSO ALPINO E<br />

SPELEOLOGICO SUL TERRITORIO<br />

<strong>La</strong> storia di ogni territorio passa attraverso<br />

una serie di incidenti (più o meno<br />

gravi) e di calamità; anche la Campania<br />

non è stata da meno. Il 23 novembre <strong>del</strong><br />

1980 (molti lo ricorderanno) l’Irpinia fu<br />

scossa da un violento terremoto che la<br />

rase al suolo; la macchina dei soccorsi<br />

non fu così efficiente come oggi: non<br />

esisteva ancora la Protezione Civile, le<br />

comunicazioni erano quasi impossibili<br />

e molti comuni rimasero isolati per<br />

<strong>La</strong> squadra campana,<br />

inizialmente<br />

composta da soli<br />

quattro volontari,<br />

incrementò nel corso<br />

degli anni il proprio<br />

organico e migliorò<br />

esponenzialmente la<br />

propria tecnica.<br />

Cilento<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

67


Negli ultimi cinque<br />

anni la media di<br />

interventi effettuati<br />

è stata di oltre 100<br />

all’anno, pochi se<br />

paragonati alle regioni<br />

<strong>del</strong>l’arco alpino,<br />

ovviamente, ma un<br />

numero consistente<br />

se consideriamo<br />

l’orografia <strong>del</strong><br />

territorio.<br />

settimane. In quella circostanza, i tecnici<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> <strong>del</strong>la<br />

Campania, non fecero mancare il loro<br />

supporto, collaborando con le strutture<br />

locali nel portare soccorso a quanti erano<br />

rimasti sotto le macerie nelle varie zone<br />

colpite dal sisma. Inoltre, anche in caso di<br />

interventi più particolari, la struttura ha<br />

sempre prestato la sua opera, su richiesta<br />

diretta <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine, come<br />

per esempio l’incidente dei tre marines<br />

sul cratere <strong>del</strong> Vesuvio (1985) o i suicidi<br />

dal “salto di Tiberio” sull’isola di Capri (più<br />

di uno, in vari periodi, purtroppo). Naturalmente,<br />

anche in occasione di altre<br />

calamità che hanno colpito la Regione,<br />

il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> <strong>del</strong>la<br />

Campania ha prestato la propria opera<br />

nell’aiuto alle popolazioni locali, per<br />

esempio durante i terribili giorni <strong>del</strong>l’alluvione<br />

di Sarno e Quindici nel 1998 (con<br />

il validissimo supporto <strong>del</strong>l’Aeronautica<br />

militare) oppure quella di San Martino<br />

V.C. nel 1999 e poi 2019, fino all’ultima<br />

tragedia di Ischia nel 2022.<br />

Nel quotidiano, avendo a cuore la prevenzione,<br />

alcuni punti caldi <strong>del</strong> territorio<br />

vengono presidiati costantemente.<br />

In particolare, nei periodi <strong>del</strong>l’anno in<br />

cui la frequentazione dei sentieri è più<br />

sostenuta, una squadra è presente lungo<br />

i sentieri più conosciuti, uno tra tutti<br />

il Sentiero degli Dèi, frequentatissimo<br />

anche da persone scarsamente equipaggiate<br />

e per questo oggetto di numerosi<br />

interventi all’anno (a volte anche<br />

più di uno nello stesso giorno).<br />

I GIORNI NOSTRI<br />

<strong>La</strong> Campania è sempre stata meta di<br />

grandi esplorazioni da parte di speleologi<br />

di tutta Italia, facendo crescere<br />

la speleologia più <strong>del</strong>l’alpinismo e ciò<br />

ha condizionato, almeno inizialmente,<br />

anche la formazione <strong>del</strong>le squadre di<br />

soccorso, maggiormente proiettate verso<br />

la componente speleologica anziché<br />

quella alpinistica. Ma l’evoluzione <strong>del</strong>la<br />

fruizione <strong>del</strong>la montagna e soprattutto<br />

l’aumento di incidenti, ha fatto maturare<br />

le coscienze e, come già successo<br />

negli anni Settanta, è cresciuta la consapevolezza<br />

che fosse necessario una<br />

componente di soccorso alpino anche<br />

in Campania. Proprio all’interno <strong>del</strong>la<br />

squadra di soccorso speleologico esistente,<br />

infatti, è iniziato l’addestramento<br />

per costituire una squadra di soccor-<br />

68 SPAZIO AL TERRITORIO


so alpino. Oggi siamo circa 70 tecnici,<br />

suddivisi in 2 Delegazioni, ciascuna con<br />

unica Stazione. Tutti i tecnici seguono<br />

i piani formativi previsti e si prodigano<br />

per portare soccorso a chiunque ne abbia<br />

bisogno.<br />

Naturalmente, più o meno di pari passo<br />

sono cresciuti anche il parco mezzi ed i<br />

magazzini, dislocati nei punti strategici<br />

<strong>del</strong>la regione, facilmente accessibili dalle<br />

principali arterie di comunicazione per<br />

raggiungere nel minor tempo possibile<br />

i luoghi di intervento. Negli ultimi cinque<br />

anni la media di interventi effettuati<br />

è stata di oltre 100 all’anno, pochi se<br />

paragonati alle regioni <strong>del</strong>l’arco alpino,<br />

ovviamente, ma un numero consistente<br />

se consideriamo l’orografia <strong>del</strong> territorio.<br />

Nei tempi moderni non si può prescindere<br />

da convenzioni e protocolli d’intesa<br />

con altri enti e istituzioni. Al netto<br />

<strong>del</strong>l’impegno e <strong>del</strong> senso <strong>del</strong> dovere di<br />

tutti i tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

<strong>del</strong>la Campania, è necessario<br />

avere un supporto per agevolare il compito<br />

dei soccorritori e, nel corso degli<br />

anni, alcuni passi in questa direzione<br />

sono stati fatti. Grazie a un protocollo<br />

stipulato con il 6° Reparto Volo <strong>del</strong>la<br />

Polizia di Stato, effettuiamo regolari cicli<br />

di addestramento con l’equipaggio e, in<br />

casi di necessità, possiamo contare su<br />

un rapido ed efficace elitrasporto <strong>del</strong>le<br />

squadre nelle zone di intervento. Altri<br />

protocolli d’intesa, sottoscritti con il Parco<br />

dei Picentini, il Parco dei <strong>La</strong>ttari, l’Ente<br />

Riserva Sele e Monti Marzano Eremita<br />

e le Funivie Capri Monte Solaro, ci riconoscono<br />

quale riferimento sul territorio<br />

soprattutto sotto l’aspetto <strong>del</strong>la prevenzione<br />

e <strong>del</strong>la sicurezza in montagna.<br />

Da qualche anno abbiamo ufficialmente<br />

una sede regionale, nel comprensorio<br />

<strong>del</strong> comune di Cassano Irpino (AV).<br />

Questa sede è dotata di tutti gli spazi<br />

necessari alle esigenze <strong>del</strong> Servizio regionale,<br />

ma sarà anche sede <strong>del</strong>la nuova<br />

centrale operativa <strong>del</strong> CNSAS, che<br />

utilizzerà come principale strumento il<br />

sistema GeoResQ. Questa centrale coprirà<br />

il territorio <strong>del</strong> Centro-Sud Italia<br />

e sarà attiva H24/365, garantendo anche<br />

il supporto al coordinamento <strong>del</strong>le<br />

squadre <strong>del</strong> CNSAS che giornalmente<br />

operano su tutto il territorio in risposta<br />

alle molteplici richieste di intervento.<br />

Nei mesi scorsi, infatti il corso per Tecnici<br />

di Centrali Operative, svolto proprio<br />

in Campania, ha avuto l’obiettivo di<br />

formare i Tecnici di Centrale Operativa<br />

che dovranno lavorare all’interno <strong>del</strong>le<br />

Centrali 118 e che, nell’immediato, opereranno<br />

presso la Centrale Operativa<br />

CNSAS di Cassano Irpino (AV), nella gestione<br />

<strong>del</strong>le emergenze. <strong>La</strong> formazione<br />

ha coinvolto Tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong> provenienti da varie<br />

regioni: quattro dalla Campania, tre dal<br />

Molise, tre dal <strong>La</strong>zio, due dalla Basilicata,<br />

uno dalla Puglia, uno dalla Calabria e<br />

uno dalla Sardegna.<br />

<strong>La</strong> Campania è orgogliosa di poter dare<br />

un così valido contributo al CNSAS tutto.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

69


Intervista a<br />

Italo Giulivo<br />

Direttore generale <strong>del</strong>la Protezione Civile<br />

<strong>del</strong>la Regione Campania<br />

a cura di Rossana D’Arienzo, addetta stampa CNSAS Campania<br />

Il CNSAS è un ente che ha oltre 60 anni di storia ed è distribuito in modo<br />

capillare su tutto il territorio nazionale. In Campania è attivo dal 1974;<br />

come è percepito dalle strutture di Protezione Civile in Campania?<br />

Fin dall’istituzione <strong>del</strong> “Servizio nazionale <strong>del</strong>la protezione civile”, avvenuta<br />

con legge 225 <strong>del</strong> 1992, il CNSAS è una “Struttura operativa nazionale”, insieme<br />

ai Vigili <strong>del</strong> Fuoco, alle Forze armate, alle Forze di Polizia, agli Enti e Istituti di<br />

ricerca, alle strutture <strong>del</strong> Servizio sanitario nazionale, al Volontariato e alla Croce Rossa<br />

Italiana. Oltre le sue riconosciute competenze tecniche per prevenire e fronteggiare<br />

le emergenze in ambito alpino, in grotta e in ambienti impervi e ostili, il CNSAS non<br />

ha mai fatto mancare il proprio supporto anche al di fuori <strong>del</strong>l’ambiente montano in<br />

caso di calamità. Un impegno, quello <strong>del</strong> CNSAS, che in Campania è formalizzato e<br />

sostenuto dalla legge regionale 21 <strong>del</strong> 2019. Ritengo che tutte le strutture di Protezione<br />

Civile operanti in Campania ne percepiscano la disponibilità, affidabilità e professionalità.<br />

Mi sembrano migliorati anche i rapporti con i Vigili <strong>del</strong> Fuoco per i litigi che<br />

talvolta si sono verificati a causa <strong>del</strong>la sovrapposizione di alcune attività.<br />

Il territorio campano è ricco di grotte, falesie e meravigliosi sentieri che negli<br />

ultimi anni hanno visto crescere in modo esponenziale i frequentatori <strong>del</strong>le<br />

nostre montagne. Questo, purtroppo, ha comportato anche un aumento<br />

70 SPAZIO AL TERRITORIO


vertiginoso degli incidenti e <strong>del</strong>le<br />

richieste di soccorso. Quanto la prevenzione<br />

e la vigilanza sono importanti<br />

e cosa il CNSAS e la Protezione<br />

Civile possono fare per trasmettere<br />

ai cittadini il concetto di “montagna<br />

sicura”?<br />

Fortunatamente i frequentatori <strong>del</strong>le nostre<br />

montagne sono in aumento e se vale<br />

il motto <strong>del</strong> CAI “camminare per conoscere,<br />

conoscere per amare, amare per tutelare”,<br />

questo ci deve far ben sperare per<br />

il nostro territorio. Purtroppo, non tutti<br />

questi frequentatori hanno partecipato<br />

a corsi per apprendere le tecniche e le cognizioni<br />

culturali per andare in sicurezza<br />

in montagna. Ci sono tanti improvvisati<br />

che si avventurano in ambienti impervi,<br />

anche solo per trovare funghi. Camminare<br />

in montagna è affascinante per le cose<br />

belle ed i panorami che offre, ma può<br />

anche essere pericoloso e trasformarsi<br />

in un tragico evento se ci si improvvisa,<br />

mettendo a rischio la propria vita, quella<br />

dei propri compagni e di coloro che dovranno<br />

venire a prestare soccorso.<br />

Gli ambienti montani ed impervi presentano<br />

una pericolosità intrinseca che varia<br />

con il variare <strong>del</strong>le condizioni meteorologiche<br />

e stagionali. Per frequentare questi<br />

ambienti bisogna informarsi, prepararsi<br />

e assumere comportamenti responsabili.<br />

Il concetto di sicurezza, tuttavia, a mio<br />

avviso, deve essere legato soprattutto<br />

alla persona, non solo alla montagna;<br />

le persone devono essere consapevoli di<br />

quello che vanno a fare e dove lo vanno<br />

a fare. Bisogna conoscere la montagna,<br />

il meteo, l’Itinerario e le sue difficoltà, i<br />

tempi di percorrenza; ma bisogna conoscere<br />

soprattutto se stessi, se siamo<br />

adeguati, per le condizioni fisiche, per le<br />

capacità tecniche e di orientamento, per<br />

l’equipaggiamento e le attrezzature che<br />

si devono utilizzare. Norme di comportamento<br />

che sono dettate dall’esperienza<br />

e alle quali gli appassionati ed accorti<br />

frequentatori <strong>del</strong>le montagne sono già<br />

sensibilizzati.<br />

Purtroppo, però, gli incidenti in montagna<br />

sono in aumento con l’aumento <strong>del</strong>la<br />

frequentazione, soprattutto quella occasionale<br />

e improvvisata. <strong>La</strong> prevenzione<br />

ha dunque un’importanza fondamentale.<br />

Bisogna migliorare la nostra capacità<br />

di informare i cittadini e di comunicare<br />

i pericoli connessi alla frequentazione<br />

<strong>del</strong>la montagna, anche andando nelle<br />

scuole per spiegarlo ai ragazzi. Sarebbe<br />

poi utile vigilare i sentieri e le località più<br />

frequentate e suggestive, ad esempio il<br />

Sentiero degli Dei in costiera amalfitana,<br />

ove al richiamo degli splendidi luoghi<br />

spesso si associano incidenti. <strong>La</strong> presenza<br />

<strong>del</strong> CNSAS sul territorio è sicuramente<br />

un presidio di sicurezza.<br />

Il CNSAS e la Protezione Civile regionale:<br />

durante gli eventi calamitosi<br />

degli ultimi decenni abbiamo visto<br />

una consolidata sinergia al servizio<br />

<strong>del</strong>la popolazione. L’alluvione di Sarno<br />

e Quindici nel lontano 1998 passando<br />

per quella di San Martino V.C.<br />

nel 1999 e poi 2019, fino all’ultima<br />

tragedia di Ischia nel 2022 sono stati<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

71


eventi particolari, in cui il CNSAS ha<br />

lavorato al fianco <strong>del</strong>la Protezione<br />

Civile regionale. Quanto conta l’intesa<br />

tra le parti in eventi simili e come<br />

può essere migliorata?<br />

È vero, anche in occasione <strong>del</strong>l’ultima<br />

tragedia di Casamicciola Terme <strong>del</strong> 26<br />

novembre 2022 l’apporto <strong>del</strong> CNSAS è<br />

stato sinergico e apprezzato, per le attività<br />

svolte sul Monte Epomeo e per la collaborazione<br />

alla ricerca dei dispersi nella<br />

frana. L’intesa tra le varie componenti<br />

<strong>del</strong>la struttura operativa nazionale <strong>del</strong>la<br />

Protezione Civile è, ovviamente, di fondamentale<br />

importanza per una efficiente<br />

ed efficace gestione <strong>del</strong>l’emergenza.<br />

Un’intesa che si può migliorare facendo<br />

esercitazioni, come quella di search and<br />

rescue organizzata da CNSAS, Aeronautica<br />

Militare e Protezione Civile regionale<br />

a novembre 2021 e denominata “SA-<br />

TER 02/03-21”, con il coinvolgimento di<br />

diversi attori istituzionali e con l’unico<br />

scopo di addestrarsi per essere pronti a<br />

ritrovare e salvare persone in ambiente<br />

impervio. Con le esercitazioni si sviluppano<br />

sinergie, si migliorano le tecniche<br />

e le procedure interforze e ci si conosce,<br />

consolidando i sempre necessari rapporti<br />

umani.<br />

Fino al 1995 lei è stato un volontario<br />

<strong>del</strong> CNSAS, ricoprendo per lunghi<br />

anni anche l’importante ruolo<br />

di capo squadra, quando ancora la<br />

struttura campana non era riconosciuta<br />

a livello <strong>istituzionale</strong> e si faticava<br />

per sopperire alla mancanza di<br />

contributi e di conoscenza da parte<br />

degli enti. Oggi, a distanza di tanti<br />

anni, lei ricopre un ruolo istituzionalmente<br />

molto importante. Come<br />

vede il CNSAS? Quanto è cambiato?<br />

Quali consigli darebbe affinché ci sia<br />

maggiore collaborazione tra gli enti<br />

di Protezione Civile?<br />

<strong>La</strong> montagna e le grotte mi hanno sempre<br />

appassionato. Sono stato socio e<br />

72 SPAZIO AL TERRITORIO


consigliere <strong>del</strong> CAI Napoli dal 1982 al<br />

2012. Socio fondatore <strong>del</strong> CAI Avellino<br />

nel 1995 e presidente <strong>del</strong>la sezione nel<br />

triennio 2000/2002, organizzando l’85°<br />

Convegno Centro Meridionale Insulare<br />

<strong>del</strong> CAI ad Avellino il 24 <strong>marzo</strong> 2001.<br />

Sono stato socio <strong>del</strong>la Società Speleologica<br />

Italiana dal 1984 al 2012, socio fondatore<br />

<strong>del</strong>la Federazione Speleologica<br />

Campana nel 1999 e istruttore nazionale<br />

di speleologia <strong>del</strong> CAI dal 1986 al 2003<br />

dirigendo oltre 35 corsi di speleologia in<br />

varie parti d’Italia. Sono stato anche socio<br />

fondatore nel 1990, e presidente dal<br />

1997 al 2005, <strong>del</strong>l’Associazione Culturale<br />

Esplorazioni Geografiche “<strong>La</strong> Venta”, con<br />

la quale ho realizzato tante spedizioni in<br />

Uzbekistan, Messico, Venezuela, Argentina.<br />

Sono stato volontario <strong>del</strong> CNSAS<br />

Campania dal 1983 al 1997 e suo capo<br />

squadra dal 1984 al 1995. Ho diretto ad<br />

Atene, nel dicembre <strong>del</strong> 1988, un corso di<br />

addestramento in soccorso alpino e speleologico<br />

per i volontari <strong>del</strong>la Grecia ed<br />

ho organizzato il VI Incontro Nazionale<br />

<strong>del</strong> CNSAS “Matese 1993”. Ho condotto<br />

tante esercitazioni ed operazioni di soccorso<br />

in quegli anni, ricevendo anche un<br />

encomio solenne da parte <strong>del</strong> consiglio<br />

comunale di Senerchia (AV) per essermi<br />

distinto quale capo squadra <strong>del</strong> CNSAS<br />

nelle operazioni di soccorso in località<br />

Valle <strong>del</strong>la Caccia nei giorni 3-4 ottobre<br />

1999. Ho anche ricevuto un apprezzamento<br />

e ringraziamento <strong>del</strong> Ministro<br />

<strong>del</strong>l’Interno, servizio <strong>del</strong>la Protezione<br />

Civile, per l’operazione di soccorso condotta<br />

quale capo squadra <strong>del</strong> CNSAS per<br />

soccorrere un soldato americano e recuperare<br />

il corpo di un suo collega, caduti<br />

nel cratere <strong>del</strong> Vesuvio il 14 maggio 1985.<br />

la Caserma di Napoli dei VVF, mi chiese<br />

di fare dei corsi ai vigili per insegnargli<br />

le tecniche alpine e speleologiche. Erano<br />

anni difficili, non avevamo finanziamenti<br />

ma andavamo avanti autotassandoci<br />

anche per comprare l’attrezzatura necessaria.<br />

Eppure i finanziamenti da capo<br />

squadra li cercavo, ma ricordo che quando<br />

bussavo a qualche porta, all’epoca, mi<br />

dicevano che in Campania non c’erano le<br />

Alpi e che nelle grotta Azzurra si entrava<br />

con la barca. Mancava una cultura di<br />

protezione civile, non solo di montagne<br />

e grotte. Oggi è cambiato tutto. Vedo, e<br />

mi fa piacere, che il CNSAS si è ben strutturato,<br />

dispone di uomini, mezzi e attrezzature,<br />

anche grazie al contributo <strong>del</strong>la<br />

Regione Campania. Il CNSAS è credibile<br />

ed è sempre chiamato a prestare il suo<br />

supporto di protezione civile per i problemi<br />

che risolve. Certamente si può sempre<br />

migliorare, ma non ho consigli da dare se<br />

non quello di continuare a offrire “qualità”<br />

nelle prestazioni di soccorso; come ai<br />

miei tempi, si cerca sempre la professionalità,<br />

la competenza e l’attitudine a risolvere<br />

situazioni difficili. Anche a livello<br />

politico e <strong>istituzionale</strong> oggi si conosce il<br />

valore aggiunto <strong>del</strong> CNSAS e credo che<br />

ogni collaborazione troverà sempre le<br />

porte aperte.<br />

Ricordo che in quell’occasione il direttore<br />

regionale dei Vigili <strong>del</strong> Fuoco pro tempore,<br />

lo stimatissimo e compianto ing. Alberto<br />

D’Errico a cui è stata oggi intitolata<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

73


LA RUBRICA LEGISLATIVA<br />

A cura di Luca Franzese, Pino Giostra e Fabio Bristot - Direzione nazionale CNSAS<br />

IL RUOLO DELL’ASPIRANTE SOCIO. COSA PUÒ FARE E COSA NON DEVE FARE<br />

Quanto sotto esposto e ripreso in parte da alcune disposizioni impartite nel medio periodo, può essere<br />

assimilato all’ovvio, aspetti banali e/o scontati che dovrebbero essere ormai prassi consolidata di buona e<br />

responsabile gestione, ma – vi assicuriamo – che non lo sono affatto, sia per il decorso storico registrato,<br />

sia perché sono quesiti reali posti alla Direzione nazionale con sempre maggiore frequenza.<br />

Per questa ragione torniamo volentieri sul tema/problema, cercando di esemplificare in forma univoca ciò<br />

che, per le economie di Statuto e Regolamento generale, non vengono diversamente specificati.<br />

Art. 9) Statuto - <strong>La</strong> richiesta di ammissione al CNSAS può essere preceduta da un periodo quale aspirante<br />

socio. Il richiedente, che detenga i requisiti di cui all’art. 7, assume la qualifica di aspirante socio, la quale non<br />

comporta alcuna <strong>del</strong>le prerogative <strong>del</strong> socio ordinario, così come espressamente specificato nel Regolamento<br />

generale, fatti salvi gli obblighi addestrativi funzionali al conseguimento dei requisiti tecnici e attitudinali per<br />

l’iscrizione quale socio e la copertura assicurativa. Lo status di aspirante socio può durare al massimo tre anni.<br />

Art. 6) Regolamento generale - Aspirante socio. <strong>La</strong> richiesta di ammissione al CNSAS può essere preceduta da<br />

un periodo nel quale si detiene lo status di aspirante socio che può durare per un massimo di tre anni, al termine<br />

dei quali l’aspirante socio deve superare le prove di selezione e, successivamente, perseguire una <strong>del</strong>le<br />

qualifiche previste dai piani formativi o deve diventare socio ordinario collaboratore nel rispetto dei parametri<br />

previsti dal successivo art. 9. Il richiedente che detenga i requisiti di cui all’art. 7 <strong>del</strong>lo Statuto, ad eccezione<br />

<strong>del</strong>la lettera e), e che abbia superato il controllo sanitario, assume lo status di aspirante socio, che non comporta<br />

alcuna <strong>del</strong>le prerogative <strong>del</strong> socio ordinario, fatti salvi gli obblighi addestrativi funzionali al conseguimento<br />

dei requisiti tecnici determinati dal rispettivo piano formativo e attitudinali per l’iscrizione quale socio, oltre<br />

che il godere <strong>del</strong>la prevista copertura assicurativa. L’aspirante socio non può partecipare ad attività di soccorso<br />

reale né utilizzare il marchio e/o la divisa ufficiale <strong>del</strong> CNSAS. L’iter su menzionato deve svolgersi nel rispetto<br />

di quanto previsto dal G.D.P.R. n. 679/2016 e <strong>del</strong> D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 e s.m. e i.<br />

L’Art. 9 <strong>del</strong>lo Statuto e l’art. 6 <strong>del</strong> Regolamento generale disciplinano, dunque, in modo dettagliato lo status<br />

<strong>del</strong>l’aspirante socio, peculiarità che sovente vengono dimenticate o mal applicate, creando spesso situazioni<br />

di disagio o di potenziale pericolo. Ma vediamo con maggior puntualità i punti che seguono.<br />

74


1. Va da subito precisato che l’aspirante socio non si giova di alcuno dei diritti <strong>del</strong> socio ordinario tecnico<br />

o collaboratore, fatta salva la doverosa copertura assicurativa per la partecipazione a tutte le tipologie addestrative<br />

(vedasi punto 4). Per le predette ragioni non può ad esempio giovarsi dei benefici <strong>del</strong>la “Legge<br />

Marniga” (Legge 24 febbraio 1992, n. 162) o non ha alcun diritto all’elettorato attivo e passivo, pur potendo<br />

partecipare alle riunioni e alle assemblee di Stazione. Questo status può durare al massimo tre anni (periodo<br />

ritenuto <strong>del</strong> tutto congruo per finalizzare la propria attività alle selezioni tecniche previste), terminati i<br />

quali lo stesso socio aspirante deve diventare socio ordinario collaboratore o socio ordinario tecnico. L’aspirante<br />

socio deve seguire il piano formativo di riferimento, strumento che verrà redatto a breve e portato<br />

a regime nelle successive annualità.<br />

2. L’aspirante socio non può partecipare a nessuna attività di soccorso reale. Ricordare che non esistono deroghe<br />

di nessun tipo (es. “lo scenario operativo è facile, quindi posso impiegarlo”, oppure “mi assumo io<br />

la responsabilità”. Sono affermazioni prive di ogni consapevolezza tecnica e soprattutto giuridica, proprio<br />

per il peso che scelte spesso “sciagurate” possono comportare) è di fondamentale importanza, poiché in<br />

caso di sinistri che coinvolgano lo stesso aspirante volontario e/o soggetti terzi, tra i quali le persone soccorse,<br />

può implicare non solo la mancata copertura assicurativa, ma anche e soprattutto profili di responsabilità<br />

civile e penale di rilievo, anche in capo a quanti hanno deciso il suo impiego in attività di soccorso.<br />

3. Inoltre, proprio per le ragioni correlate al fatto che l’aspirante socio non è di fatto un socio effettivo <strong>del</strong><br />

CNSAS, lo stesso non può utilizzare la divisa <strong>del</strong> Corpo né il logo/marchio, come ad esempio l’apposizione<br />

<strong>del</strong>la vetrofania sul parabrezza <strong>del</strong>la macchina, condizione che dà ad esempio titolarità al soggetto di poter<br />

beneficiare <strong>del</strong>le agevolazioni previste dalla Legge 24 febbraio 1992, n. 162.<br />

4. Come anticipato, tutte le tipologie addestrative/formative a cui partecipa il socio aspirante sono coperte<br />

da un punto di vista assicurativo solo se lo stesso si trova in regola con l’associazione al Club <strong>Alpino</strong> Italiano.<br />

In questo senso l’aspirante socio è coperto da idonea polizza infortuni e da idonea polizza di responsabilità<br />

civile terzi (danni causati a cose e persone, ivi incluso altro personale CNSAS).<br />

Questa particolare e favorevole condizione comporta che il responsabile <strong>del</strong>l’evento addestrativo/formativo<br />

consideri, sempre e in modo <strong>del</strong> tutto particolare, lo status <strong>del</strong>l’aspirante socio (a solo titolo esemplificativo e non<br />

esaustivo) in relazione alle sue capacità tecniche e all’esperienza, alle capacità di operare interagendo con altro<br />

personale, agli scenari operativi, alle attrezzature e ai dispositivi utilizzati, ai mezzi e alle modalità di utilizzo degli<br />

stessi, alle condizioni meteo, alle situazioni di stress o al combinato disposto di questi ed altri fattori contingenti.<br />

Va da sé – lo ribadiamo a costo di sembrare davvero ovvi – che è preferibile un’introduzione graduale e<br />

continuativa <strong>del</strong>l’aspirante socio nelle varie dinamiche esercitative/addestrative, privilegiando la possibilità,<br />

là ove possibile, di affiancargli personale di provata esperienza e/o con una qualifica tecnica.


PILLOLE<br />

Winter Mountain<br />

Rescue Course<br />

a cura di Simone Bobbio,<br />

addetto stampa CNSAS Piemonte<br />

Da venerdì 3 a domenica 5 febbraio si è svolto in Riserva Bianca a<br />

Limone Piemonte il Winter Mountain Rescue Course, un modulo formativo<br />

sul soccorso tecnico e sanitario invernale in montagna. Si è<br />

trattato di un corso rivolto a 15 tecnici e 15 sanitari <strong>del</strong> CNSAS, provenienti<br />

dai Servizi regionali di Alto Adige, Emilia Romagna, <strong>La</strong>zio,<br />

Liguria, Lombardia, Piemonte, Umbria e Veneto, organizzato dal<br />

gruppo sanitari e dalla Scuola regionale tecnici <strong>del</strong> CNSAS Piemonte, con la partecipazione<br />

di Azienda Zero Piemonte, l’azienda sanitaria che gestisce e coordina il sistema <strong>del</strong>l’emergenza<br />

preospedaliero <strong>del</strong>la Regione.<br />

I partecipanti sono stati coinvolti in attività formative, simulazioni di intervento e lezioni<br />

in aula. Tra le “materie” trattate, il trattamento <strong>del</strong> traumatizzato con particolare attenzione<br />

all’ipotermia, la stabilizzazione e il recupero <strong>del</strong>l’infortunato in terreno impervio e<br />

la ricerca ed estricazione <strong>del</strong> travolto in valanga anche con l’utilizzo <strong>del</strong>le unità cinofile.<br />

«Sono state giornate intense e molto faticose – ha affermato Simona Berteletti, direttore<br />

<strong>del</strong>la Scuola nazionale medica <strong>del</strong> CNSAS – ma altrettanto remunerative perché l’incontro<br />

e l’interscambio di esperienze dei soccorritori laici e sanitari provenienti da tutta Italia ha portato<br />

un’importante crescita di tutti. <strong>La</strong> formula rivolta insieme alle componenti tecnica e sanitaria<br />

<strong>del</strong> nostro Corpo è determinante perché sono quelle le peculiarità <strong>del</strong> nostro operare».<br />

A queste parole si sono aggiunte quelle di Carlo Picco, Commissario di Azienda Zero: «<strong>La</strong><br />

presenza di Azienda Zero all’interno di questo percorso formativo contribuisce a rafforzare la<br />

sinergia tra la componente tecnica <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e quella sanitaria <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>l’emergenza<br />

preospedaliera. Sviluppare momenti formativi come questi ha un impatto positivo<br />

in termini di implementazione <strong>del</strong>le performance <strong>del</strong>le équipe di soccorso chiamate ad operare<br />

in situazioni di emergenza sanitaria in ambiente montano».<br />

76 PILLOLE


<strong>La</strong> stanza <strong>del</strong>le mele<br />

Una corsa senza fiato per il protagonista e il lettore<br />

di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

In questo spazio <strong>del</strong>la nostra <strong>rivista</strong> abbiamo<br />

spesso ospitato libri di autori non legati al<br />

nostro Corpo. Questa volta, per pura casualità,<br />

abbiamo scelto di dar risalto a un libro<br />

scritto da un autore particolarmente affezionato<br />

al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>:<br />

Matteo Righetto. È il 2019 quando Matteo Righetto<br />

riceve dalla Fondazione PordenoneLegge il premio<br />

speciale “Dolomiti Unesco” di fronte a una platea<br />

di 1.000 persone, dedicando proprio a noi <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> questo premio. Eccoci,<br />

qualche giorno dopo aver scelto di recensire il suo<br />

libro su queste pagine, a scoprire questa piacevole<br />

casualità ed eccoci a raccomandarvi la lettura de “<strong>La</strong><br />

stanza <strong>del</strong>le mele”, il suo ultimo libro che - nel risvolto<br />

<strong>del</strong>la copertina - viene definito “una corsa notturna<br />

nel bosco, con il cuore in gola”. <strong>La</strong> corsa a cui si fa riferimento<br />

è quella <strong>del</strong> giovane Giacomo Nef, undicenne<br />

<strong>del</strong>la piccola frazione di Daghè sulle Dolomiti bellunesi,<br />

che durante una corsa sotto un temporale trova<br />

nel bosco vicino casa il corpo di un uomo appeso a<br />

un albero. 229 pagine di mistero che si intrecciano<br />

a elementi magici e credenze popolari. Un mistero,<br />

talmente fitto e appassionante, che trascina anche il<br />

lettore in una corsa senza fiato per giungere al finale<br />

e sciogliere i dubbi e le paure di Giacomo: chi era<br />

quell’uomo e chi era a conoscenza in paese di questa<br />

oscura vicenda?<br />

<strong>La</strong> stanza <strong>del</strong>le mele, Feltrinelli, 2022<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

77


Le piccole donazioni che<br />

fanno grande il CNSAS<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

Da sempre il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> ha beneficiato di piccole<br />

donazioni da parte di cittadini privati o organizzazioni aziendali.<br />

Tra le ultime, lodevoli, raccolte fondi non possiamo non menzionare<br />

quella avviata dagli amici e colleghi <strong>del</strong>la maestra di sci di Cortina<br />

d’Ampezzo, Giulia Ramelli, travolta in modo fatale da una valanga nei<br />

primi giorni di quest’anno. Amici e colleghi di Giulia che ringraziamo<br />

di cuore per questa donazione. Donazioni che fanno grande il nostro Corpo sul territorio e<br />

che ci permettono di potenziare le nostre attrezzature e i nostri equipaggiamenti in favore<br />

di chi ha bisogno <strong>del</strong> nostro aiuto in ambiente impervio.<br />

GRAZIE ALLA CASSA RURALE DOLOMITI!<br />

Profondamente colpita dai recenti avvenimenti sul ghiacciaio Marmolada, e consapevole<br />

<strong>del</strong>l’impegno decennale <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> sul territorio, la Cassa Rurale Dolomiti - appartenente<br />

al Credito Cooperativo Italiano - qualche settimana fa ha deciso di effettuare<br />

<strong>del</strong>le importanti donazioni alla Stazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> di Moena per l’acquisto di<br />

un mezzo, alla Stazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> Alta Fassa per la realizzazione di un garage e<br />

alla Stazione Centro Fassa per l’acquisto di materiale tecnico per i nostri operatori. «Con<br />

queste donazioni – ha affermato il presidente <strong>del</strong>la Cassa Rurale Dolomiti, Carlo Vadagnini<br />

– la banca ha voluto sottolineare l’attività degli operatori <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> al termine di una<br />

stagione particolarmente difficile e dolorosa, caratterizzata, in particolar modo, dalla tragedia<br />

<strong>del</strong>la Marmolada».<br />

78 PILLOLE


GRAZIE A INNOVET!<br />

Grazie ai passi di oltre 1.000 partecipanti,<br />

è stata raggiunta in sole due settimane la<br />

quota di 10.000 euro in prodotti che l’azienda<br />

Innovet ha deciso di destinare alle<br />

unità cinofile <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>!<br />

Un aiuto prezioso per i nostri colleghi<br />

a quattro zampe, che rappresentano<br />

una componente fondamentale in diversi<br />

scenari operativi: dall’intervento in valanga<br />

alla ricerca in superficie, infaticabili scavano<br />

fra le macerie, scalano terreni scoscesi o si<br />

tuffano in acqua gelide, mettendo a repentaglio<br />

la propria incolumità per salvare vite<br />

umane. Alla fine <strong>del</strong>lo scorso novembre una<br />

rappresentanza <strong>del</strong> CNSAS ha partecipato<br />

alla cerimonia di consegna <strong>del</strong>la donazione<br />

che si è tenuta a Treviso.<br />

e <strong>Speleologico</strong>? Una donazione un po’ particolare,<br />

preceduta negli scorsi anni dalle<br />

vignette di Fabio Vettori, che ha reso più colorato<br />

e divertente il nostro Natale. Grazie,<br />

Caio Comix!<br />

GRAZIE A KARPOS!<br />

Un’altra importante iniziativa che ha supportato<br />

il prezioso operato <strong>del</strong>la nostra organizzazione:<br />

il Mountain Friday di Karpos!<br />

In occasione <strong>del</strong> Black Friday, il rinomato<br />

brand di abbigliamento outdoor ha scelto<br />

di devolvere al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

il 15% <strong>del</strong> fatturato realizzato sullo<br />

shop on line nel periodo compreso tra il<br />

25 novembre e il 9 dicembre 2022, per un<br />

totale di oltre 30.000 euro donati ai Servizi<br />

regionali di Liguria, Piemonte e Toscana.<br />

«Questo è il nostro modo per ringraziare ogni<br />

singolo volontario che senza remore sceglie di<br />

sacrificare il proprio tempo libero per mettersi<br />

al servizio <strong>del</strong> prossimo” ha affermato Giuseppe<br />

Lira, Brand Manager Karpos. “È una<br />

goccia nell’oceano, ma porta con sé tutta la<br />

nostra riconoscenza per le straordinarie gesta<br />

che compiono gli uomini <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong>. Una riconoscenza umana, ancor<br />

prima che professionale».<br />

E GRAZIE A CAIO COMIX!<br />

Chi di noi non ha visto la vignetta di auguri<br />

di buone feste <strong>del</strong>lo scorso dicembre che<br />

Caio Comix ha donato al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

UN PROMEMORIA PER TE:<br />

DONA IL 5X1000 AL CNSAS<br />

Donare il 5x1000 al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> durante la dichiarazione<br />

dei redditi al Caf o dal commercialista non ti costa assolutamente<br />

nulla: non un po’, un pochino, qualcosina... proprio nulla! Per<br />

questo ti ricordiamo di donare (e far donare) il tuo 5x1000 in favore<br />

<strong>del</strong>le attività <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>. All’indirizzo web<br />

www.cnsas.it/5x1000 puoi individuare i Servizi regionali/provinciali (e<br />

i relativi codici fiscali) per i quali è possibile devolvere il tuo 5x1000.<br />

MARZO <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

79


71 0 Trento Film Festival<br />

di Daniela Rossi Saviore – Ufficio stampa CNSAS Lombardia<br />

Appuntamento dal 28 aprile al 7 maggio<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

Saranno le montagne candide, i prati verdi e il cielo azzurrissimo <strong>del</strong>l’opera<br />

di Lorenzo Mattotti a rappresentare lo spirito <strong>del</strong> 71º Trento Film Festival<br />

che, festeggiati i settant’anni nel 2022, ritornerà ad animare i cinema, le<br />

piazze e tanti luoghi di Trento dal 28 aprile al 7 maggio <strong>2023</strong>. «Con questo<br />

Manifesto possiamo dire che si chiude una sorta di trilogia di opere di grandi<br />

autori italiani, che – ognuno col suo stile e la sua poetica – hanno messo<br />

al centro il complesso rapporto tra l’uomo e la natura» spiega il Presidente <strong>del</strong> Trento Film<br />

Festival Mauro Leveghi. «Dopo il lupo di Gianluigi Toccafondo, che ululava alla luna e forse<br />

parlava all’uomo, e l’ondina di Milo Manara, chiusa nella sua dimensione mitologica e fiabesca,<br />

che guardava con diffidenza all’umanità che la insidiava, Mattotti sembra proporci una visione<br />

conciliante e pacificata <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>l’uomo in montagna. Le proporzioni chiariscono<br />

i ruoli, i colori suggeriscono la possibilità di un equilibrio, le linee sembrano indicare che tante<br />

possono essere le strade da percorrere verso il futuro, ma che il cammino <strong>del</strong>l’uomo, citando<br />

Alex <strong>La</strong>nger, dev’essere più lento, più profondo, più dolce di quanto non sia stato fino ad oggi».<br />

Tanti gli ospiti illustri, dagli alpinisti Alex Txikon, Silvia Vidal, Thomas Huber, Hervé Barmasse<br />

e Denis Urubko, agli scrittori Mauro Corona e Francesca Melandri.<br />

Info e biglietti su www.trentofestival.it. Sconti speciali per i soci CAI.<br />

80 PILLOLE


CON NOI, IN OGNI MISSIONE.<br />

DONA IL 5X1000 AL CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO,<br />

BASTA UNA FIRMA SULLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.<br />

69 ANNI DI ATTIVITÀ, 261 STAZIONI, 7131 TECNICI QUALIFICATI<br />

E OLTRE 10000 INTERVENTI ALL'ANNO. SCOPRI COME DONARE:<br />

www.cnsas.it/5x1000

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!