Vie&trasporti n. 868 aprile 2023

Attualità
Attualità
Shipping Forwarding& Logistic meet Industry
In un mondo che
Un grande successo la 7°edizione dell’evento dedicato
al sistema logistico e produttivo italiano. Un’occasione
per comprendere rischi e opportunità nel nuovo scenario
di Tiziana Altieri
Zeitenwende, ossia mutamento dei tempi.
Così, un anno fa, il cancelliere tedesco
Olaf Scholz definì il momento storico che
stiamo vivendo. E proprio lo zeitenwende è stato
il filo conduttore del convegno di apertura della
7°edizione di Shipping Forwarding& Logistic
meet Industry, evento promosso da Alsea
(Associazione Lombarda Spedizionieri e
Autotrasportatori) e International Propeller Club,
tenutosi, come da tradizione, presso il centro
congressi di Assolombarda, a Milano. Una due
giorni di confronti sulla direzione da dare al sistema
logistico, portuale e produttivo italiano
per la crescita, economica e sociale, del Paese.
“La pandemia prima, - ha esordito Betty
Schiavone, presidente di Alsea - e la guerra
dopo, hanno messo in discussione la globalizzazione
e le nostre produzioni. Il commercio internazionale
ha subito dei cambiamenti è chiaro,
ma continua ad esserci, quello che viene messo
in discussione è il modo di lavorare. Abbiamo
bisogno di certezze e visione strategica anche
nel mondo del trasporto. Servono programmi a
lungo termine e bipartisan per consentire
all’Italia, che ha un surplus commerciale di oltre
100 miliardi di euro, di non stare in disparte nella
scacchiera mondiale dominata da Usa e Cina”.
Riccardo Fuochi, presidente di The International
Propeller Club Port of Milan e vicepresidente
di Assologistica, nella sua introduzione ha posto
l’accento sulla necessità di aggiornarsi per
capire da dove arrivano i pericoli, ma anche le
opportunità: “Il mondo del trasporto e della logistica
e l’industria devono allearsi per portare
le nostre merci nel mondo. La prossima sfida?
La gestione dei big data”.
“La logistica - ha detto Umberto Ruggerone,
presidente Assologistica, concludendo la parte
introduttiva - deve dialogare con il mondo dell’impresa
per individuare strategie comuni da
proporre a enti locali e alla politica. E deve essere
coinvolta nelle scelte energetiche: si può andare
nel mondo in maniera più efficacie ed efficiente.
Bisogna cogliere gli aspetti positivi di questo
mutato contesto. Ricordiamoci che la forza di
una catena è data da ciascuno dei suoi anelli”.
Nuovi rapporti di forza
Ad aprire i lavori è stato Vittorio Emanuele Parsi,
autore e professore dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore con l’intervento ‘Dall’era della convergenza
all’era della divergenza’. “La divergenza
- ha sottolineato - sarà il tema dominante dei
prossimi anni, esasperato dalla guerra. Le politiche
non devono illudersi di poter accelerare un
fenomeno positivo, devono affrontare un fenomeno
negativo”. Come uscirne? “L’unico strumento
che garantisce la pace è la democrazia
perché impedisce che la competizione possa
diventare conflitto. La democrazia resta il modo
più gentile per governare le persone”. Due le prospettive
per Parsi: il tramonto dell’occidente o
un suo rimodellamento per un funzionamento
più efficacie.
‘Guerra tecnologica Usa-Cina, con la partecipazione
straordinaria di Europa,
Giappone, Corea e Taiwan’: questo il titolo
dell’intervento di Alessandro
Aresu, consigliere scientifico di Limes.
“Oggi l’Europa è vulnerabile per quello
che riguarda i componenti per la transizione
ecologica - litio, cobalto, etc- e
i combustibili fossili. Nella guerra tecnologica
e commerciale è in una posizione
di debolezza. Esistono supply
chain strategiche dove deve entrare
anche la politica. Pensiamo ai microchip
di cui gli Usa mantengono il 46
per cento della produzione: controllando
le esportazioni dei macchinari
per la loro produzione si sono messi
in una posizione di forza. È il rovesciamento
della globalizzazione. Ci
attendono anni complicati, dobbiamo
essere in grado di valutare i rischi”.
Uno dei punti di forza
dell’Italia? La sua posizione
al centro del
Mediterraneo, pronto a
giocare un nuovo ruolo,
tema affrontato da
Massimo Deandreis,
direttore generale,
SRM. “Non si deve
guardare alla geopolitica
come a uno scenario
statico, ma dinacambia
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