IL DIALETTO DEI SINTI PIEMONTESI: GRAMMATICA - DIZIONARIO
Nel presente studio Sergio Franzese offre una dettagliata analisi del dialetto romaní parlato dai Sinti del Piemonte e, più in particolare, degli aspetti fonetici e morfologici (articolo, sostantivo, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione) del sinto piemontese. Completano il volume l’Introduzione, un Dizionario Sinto Piemontese-Italiano / Italiano-Sinto Piemontese e l’Appendice di testi. Prima uscita: 1985 - Revisione più recente: marzo 2023
Nel presente studio Sergio Franzese offre una dettagliata analisi del dialetto romaní parlato dai Sinti del Piemonte e, più in particolare, degli aspetti fonetici e morfologici (articolo, sostantivo, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione) del sinto piemontese. Completano il volume l’Introduzione, un Dizionario Sinto Piemontese-Italiano / Italiano-Sinto Piemontese e l’Appendice di testi.
Prima uscita: 1985 - Revisione più recente: marzo 2023
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Sergio Franzese
IL DIALETTO DEI SINTI PIEMONTESI
(LINGUA ROMANÍ [zingara])
GRAMMATICA
DIZIONARIO
SINTO PIEMONTESE - ITALIANO
ITALIANO - SINTO PIEMONTESE
Agg.to marzo 2023
INDICE
ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA
INTRODUZIONE
PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE (MAGGIO 2002)
PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE (GENNAIO 2021)
Nota di aggiornamento: marzo 2023
Čib marí - Lingua nostra (poesia)
III
V
XI
XV
XVII
PARTE PRIMA: GRAMMATICA 1
FONETICA - GRAFIA 3
I FONEMI 3
L'ACCENTO 5
MORFOLOGIA 7
L'ARTICOLO 7
IL SOSTANTIVO 8
L'AGGETTIVO 11
L'aggettivo qualificativo 11
L'aggettivo (e pronome) possessivo 13
L'aggettivo (e pronome) dimostrativo 14
L'aggettivo (e pronome) indefinito 15
L'aggettivo numerale 16
IL PRONOME 17
Il pronome personale 17
Il pronome interrogativo 18
Il pronome relativo 18
IL VERBO 19
Tabelle coniugazioni I-XI 23
L'AVVERBIO E LA PREPOSIZIONE 36
LA CONGIUNZIONE 38
I
APPENDICE: TESTI 39
TESTIMONIANZA DI "TARO" AMILCARE DEBAR 39
REGISTRAZIONE SU FILE AUDIO: https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3
TESTIMONIANZA DI VICENDA VISSUTA DA V.D. 43
BUČARORÍ (Cenerentola) di C. Perrault 45
REGISTRAZIONE SU FILE AUDIO: https://www.sastajnas.it/progettoniglo/buciarorì.mp3
O HÄNSEL T'I GRETEL (Hänsel e Gretel) di J.W.Grimm 49
I RAKLÍ KE BINKAVÉLAS LE JAGÉNGERI (La Piccola Fiammiferaia) di H.C.Andersen 53
PARTE SECONDA: DIZIONARIO 57
PREMESSA 59
ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA 61
SINTO PIEMONTESE - ITALIANO 63
ITALIANO - SINTO PIEMONTESE 83
II
ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA
acc.
agg.
avv.
cfr.
Es., es.
f., femm.
fr.
irreg.
it.
lett.
m., masch.
Piem.
PIEM., piem.
pl.
accusativo
aggettivo
avverbio
confronta
esempio
femminile
francese
irregolare
italiano
letteralmente
maschile
Piemonte
piemontese
plurale
rifl.
SPF
SPP
Tab.
V.
<
>
∼
(?)
===
(verbo) riflessivo
Sinto piemontese
della Francia
Sinto piemontese
del Piemonte
tabella
vedere
deriva da
diventa
richiama il lemma
dubitativo
non esiste
III
IV
INTRODUZIONE 1
1. La lingua romaní: cenni storici
La lingua romaní (zingara) è costituita da una molteplicità di dialetti affini fra loro ma
allo stesso tempo diversificati sul piano lessicale, fonetico e morfologico. L’affinità
tra la lingua romaní ed alcune lingue neoindiane fu dimostrata già verso la fine del
1700 quasi contemporaneamente da due studiosi tedeschi, Grellmann e Rüdiger, e
da un inglese, J.Bryant. Tale tesi venne convalidata ed approfondita da studi
linguistici che seguirono.
Lo studioso inglese Bernard Gilliat-Smith tentò in epoca più recente una
classificazione della suddetta lingua dividendola in due branche principali: i dialetti
vlaχ e quelli non-vlaχ, i primi più influenzati dal romeno soprattutto a livello lessicale
(kalderaš, lovara, čurara ed altri), i secondi, quelli parlati dai Sinti, dai Rom italiani
(centro-meridionali), dai Manouches, dai Kaale Finlandesi ed altri. Pur trattandosi di
una classificazione incompleta essa è generalmente accettata da tutti gli studiosi. Da
essa rimangono comunque escluse le parlate calé dei Gitani e l’anglo-romaní, che
rappresentano una sintesi tra la lingua in uso nei paesi ospitanti ed il substrato
lessicale romanés.
[Va precisato che se ancora fino ai primi anni settanta la ripartizione tra dialetti vlaχ e nonvlaχ
trovava d’accordo la maggior parte dei linguisti è da considerarsi attalmente superata.
Le differenze tra i dialetti che non appartengono al gruppo danubiano-balcanico (vlaχ),
emerse a seguito di studi linguistici intrapresi nel corso degli anni successivi, sono di entità
tale che il termine “non-vlaχ” appare quanto mai impreciso e per questo sempre meno
utilizzato].
Il lessico che gli Zingari [eteronimo usato per designare l'insieme della popolazione romaní
prima della ripartizione in più gruppi che ha avuto luogo successivamente all'arrivo nei
Balcani, a partire dalla metà del XIV sec. d.C, vedi oltre] acquisirono nel corso delle
migrazioni dall’India verso l’Europa in parte integrava ed in parte sostituiva il
precedente. Incontrando realtà nuove gli Zingari [vedi nota precedente] assunsero i
relativi vocaboli nelle lingue locali. La lingua romaní si arricchì mano a mano di
termini persiani, greci, armeni e slavi. La diaspora più consistente, che ebbe come
diretta conseguenza una rapida diversificazione dei dialetti romaní, avvenne intorno
al 1350 d.C. a partire dalla regione balcanica. E’ ipotizzabile fino a quel momento
1
Le parti in corsivo sono state inserite in occasione delle revisioni più recenti (maggio 2002 e gennaio 2021)
e costituiscono un aggiornamento ed una precisazione ai paragrafi che le precedono.
V
l’esistenza di un numero limitato di dialetti molto simili tra di loro, se non addirittura
di una lingua comune. Alcuni gruppi mossero verso i paesi dell’est Europa, altri
giunsero in Occidente transitando dagli attuali stati di Austria e Germania. E’ dunque
relativamente recente l’introduzione di vocaboli da una parte derivati dal romeno,
dall’ungherese, dalle lingue slave, ecc. e dall’altra parte dal tedesco, dal francese,
dall’italiano o da forme dialettali di queste lingue o da altre lingue minori.
La lingua romaní perciò più di ogni altra costituisce un sistema soggetto a continui
ed incessanti mutamenti ed allo stato attuale riesce notevolmente difficile pensare
ad un processo di riunificazione linguistica data soprattutto la notevole diversità e le
scarse relazioni esistenti tra i vari gruppi che costituiscono il popolo romanó.
[Nel corso degli ultimi decenni sono stati elaborati da parte di alcuni studiosi tentativi di
standardizzazione della lingua romaní utilizzando morfologia e lessico propri dei dialetti
dell’area danubiano-balcanica con abbondante introduzione di neologismi (in alcuni casi
coniati da lingue neoindiane, in altri casi da lingue europee) per sopperire alla mancanza di
termini specifici.
Tutto ciò ha avuto risultati modesti e limitati in quanto questa sorta di “esperanto romanó”
differisce comunque in maniera considerevole da tutte le parlate appartenenti a ceppi
diversi da quelli diffusi tra i Rom dell’Europa centro orientale, con i problemi di utilizzo
pratico che ne conseguono per coloro che afferiscono ad altre varianti linguistiche, in primis
Sinti e Manouche. In particolare va sottolineato che le regole di trascrizione fonetica
elaborate dallo studioso Marcel Cortiade 2 pur avendo trovato diffusione grazie all’utilizzo
da parte di un certo numero di persone facenti capo a organizzazioni politico-culturali,
appaiono estremamente complicate da apprendere da parte di una popolazione che ancora
oggi, in molte situazioni, è afflitta da un elevato tasso di analfabetismo.
Si può peraltro affermare che, alla luce della mutazione politica e sociale prodottasi tra i
Rom ed i Sinti a livello internazionale nel corso degli ultimi decenni, che spesso è proceduta
in direzione contraria a quella dell'autodeterminazione, è da escludere qualsiasi processo,
sia esso spontaneo o indotto, di un'unificazione linguistica su vasta scala. In molti casi
l'assimilazione ha spinto Rom e Sinti ad abbandonare la propria lingua in modo definitivo a
favore di quella della popolazione maggioritaria. L'unificazione e la standardizzazione sono
un prodotto artificiale, non privo di lati positivi, ma di cui solo la componente intellettuale
rom ha finora beneficiato].
La lingua romaní non fu comunque solo oggetto di studi in passato, ma fu purtroppo
anche motivo di dure persecuzioni, tra le quali ricordiamo quelle avvenute in Spagna
ai tempi di Filippo IV, il quale riesumando un testo del 1566 che considerava questo
idioma come “mezzo di tradimento” proibì nel 1633 ai Gitani di parlare la loro
lingua. La stessa proibizione fu poi decretata in Ungheria nel 1768 dall’imperatrice
2
Romani Fonetika thaj Lekhipa, Titograd, 1986
VI
Maria Teresa, allo scopo di unificare i popoli dei suoi Stati e di integrare i
“bohémiens”. Una nuova proibizione si ebbe in Ungheria nel 1782.
[a dare continuità a quei provvedimenti repressivi appare ancora oggi una politica ostile,
incapace di considerare Rom e Sinti in un'ottica positiva, relegandoli a esclusivo problema
di ordine pubblico. E' questo approccio politico ad aver impedito che la legge n. 482 del 15
dicembre 1999 “Norme in materia della tutela di minoranze linguistiche storiche”
includesse la minoranza Rom e Sinta (e della lingua romaní), che è così rimasta l'unica ad
essere esclusa].
2. Il dialetto dei Sinti Piemontesi.
Il dialetto dei Sinti Piemontesi appartiene, secondo la classificazione dianzi citata, al
gruppo non-vlaχ e ha pertanto subito una maggiore influenza da parte delle lingue
germaniche e neolatine parlate nell’Europa Occidentale tanto a livello lessicale
quanto morfologico.
Esso veniva parlato fino a pochi decenni fa dai Sinti presenti in Piemonte e un po’
ovunque nelle regioni dell’Italia Settentrionale e Centrale. Attualmente però si trova
in fase di costante abbandono. 3
Lo stesso dialetto è [era] ancora largamente diffuso e parlato tra i Sinti Piemontesi
insediati in territorio francese. Esso contiene però un elevato numero di imprestiti
dalla lingua francese e dal dialetto piemontese.
[in tempi recenti, tuttavia, anche tra le nuove generazioni di Sinti Piemontesi attestati
oltralpe l'uso della lingua si è purtroppo andato notevolmente riducendo fino, in molti casi,
alla sua scomparsa dall'uso quotidiano].
E’ interessante notare che mentre alcuni vocaboli usati dai Sinti Piemontesi della
Francia derivano dal dialetto piemontese, presso i Sinti del Piemonte si sono
mantenute in uso forme arcaiche. Ad es. “solamente” SPF mak dal piemontese
“mac” (ma SPP mónsi), e ancora: “pescatore” SPF peskadúro dal piem. “pescadur”
(ma SPP mačéskero < mačó “pesce” + suff.gen. -éskero).
Gli studi finora compiuti su questo dialetto sono decisamente scarsi.
3
Un’inchiesta svolta nell’anno scolastico 1983-1984 su un gruppo campione di 20 bambini sinti piemontesi
scolarizzati tra i 6 ed i 13 anni ha dato riscontri allarmanti circa il grado di conoscenza del sinto.
A titolo di esempio si pensi che un test in cui si chiedeva l’enunciazione in sinto di 12 oggetti presentati
attraverso disegni, ha dato il seguente risultato:
tra 7 e 12 risposte esatte: nessuno; tra 4 e 6 risposte esatte: 2, pari al 10%; tra 1 e 3 risposte esatte: 18, pari
al 90%. Dei 12 termini 5 sono risultati completamente sconosciuti, 5 conosciuti da meno di 5 soggetti ed 1
solo termine universalmente conosciuto.
VII
L’unico glossario, prima dell’attuale, è opera di Sergio Partisani (LD 6/72 p. 11-32)
costituito da circa 800 vocaboli; alcuni cenni su questo dialetto si trovano pure in
G.Soravia (Dialetti degli Zingari Italiani, Pacini, Pisa, 1977, pp. 51-56). Un modesto
ciclostilato intitolato “O sucar gau” è stato curato nel 1984 dal Centro Studi Zingari
di Torino: esso contiene la traduzione di tre favole di repertorio classico 4 e di due
canzoni popolari piemontesi.
Per quanto riguarda il sinto piemontese parlato in Francia, sono apparsi su Lacio
Drom 5 due brevi racconti narrati da J.C.Brulé, sinto di nazionalità francese (LD 5/79,
pp. 2-3) ed un altro racconto, O Bovedantuna (LD 4/84, pp. 2-14). Le canzoni di Lick,
cantautore sinto francese, incise su dischi rivestono pure un certo interesse. á
[Nel tempo intercorso tra la prima edizione di questa grammatica (1985) e l’attuale
edizione (2002) non sono state prodotte ricerche sul dialetto dei Sinti Piemontesi che
possano essere definite rilevanti ad eccezione di quella svolta da B.Formoso e G.Calvet
pubblicata nel 1987 (vedasi di seguito “Prefazione alla seconda edizione”).
Altra pubblicazione avente per oggetto la lingua dei Sinti Piemontesi risale al 1995. Si tratta
del volume “O ker kun le penijá”, una raccolta di brevi racconti autobiografici redatti da
Annibale Niemen, burattinaio sinto piemontese che all'epoca della sua stesura viveva a
Roma. Pur essendo una iniziativa lodevole e preziosa sotto l’aspetto linguistico essa risulta
ampiamente carente sotto l’aspetto della trascrizione fonetica, colma di imprecisioni ed
incongruenze.
Infine un nuovo album discografico di Lick Dubois pubblicato nel 1998, "Sinti Song",
composto da 10 brani in sinto fornisce interessanti spunti sia ai ricercatori linguistici sia agli
appassionati di musica. I testi con la loro traduzione sono disponibili a questo link:
<https://www.sastajnas.it/progettoniglo/Sinti_Song.htm>. Un nuovo CD (Nomadsong),
contenente 6 brani inediti in sinto piemontese "francese", prodotto dall'"infaticabile"Lick
(insieme al gruppo musicale Zingaria che lo accompagna) è uscito nel 2015. Altre sue
canzoni sono state in precedenza prodotte e incise su CD non destinati alla grande
distribuzione].
Il progressivo abbandono della lingua materna da parte dei Sinti ha determinato un
processo di “criptizzazione” della stessa, attualmente considerata uno strumento di
difesa e usata come tale: non è pertanto sorprendente la forte reticenza che in
generale i Sinti italiani, ed in particolare i Sinti Piemontesi, mostrano nel divulgarla
agli estranei.
L’atteggiamento negativo dei Sinti nei confronti della loro lingua è inoltre molto
spesso legato ad un rifiuto psicologico della loro situazione di emarginati venutasi a
4
Hänsel e Gretel e La Piccola Fiammiferaia, riportate in appendice alla seconda edizione di questo volume
oltre alla fiaba di Cenerentola, già pubblicata nella prima edizione.
5
rivista bimestrale organo del Centro Studi Zingari (Roma), pubblicata dal 1965 al 1999.
VIII
determinare nel corso degli ultimi decenni in seguito alla perdita di molti degli
elementi che facevano parte della loro cultura, come una certa forma di nomadismo
e molte delle attività lavorative tradizionali.
Per tali ragioni appare spesso difficile intraprendere un’azione di tutela e di
recupero della lingua sinta.
La presente ricerca, resa possibile grazie al contributo ottenuto [per la prima edizione]
dalla Regione Piemonte in base alla L.R. 30/79 e 35/82 e grazie alla collaborazione di
un certo numero di Sinti consapevoli dell’importanza e dei fini di tale lavoro, si
articola in due parti.
La prima parte è costituita da una serie di osservazioni di carattere grammaticale e,
lungi dal voler essere un trattato esaustivo della materia, intende fornire al lettore
una panoramica di quelle che sono le regole fonetiche e morfologiche del sinto
piemontese. Va comunque precisato che la struttura della lingua (ed in particolare
del dialetto sinto piemontese) non può essere rigidamente fissata in quanto tale
lingua è generalmente priva di una tradizione scritta che l’abbia resa omogenea nel
corso dei secoli.
La seconda parte della ricerca è costituita da un glossario composto da circa 1500
vocaboli. 6
Si è infine ritenuto opportuno corredare la ricerca con l’inserimento di tre testi,
riportati in appendice al presente volume: i primi due sono costituiti da
testimonianze raccontate in sinto, mentre il terzo è il racconto di Cenerentola
[file audio: https://www.sastajnas/progettoniglo/buciarorì.mp3] 7 , frutto di una
traduzione dall’italiano. 8
Il lavoro svolto intende costituire un punto di partenza per la salvaguardia del
patrimonio linguistico e culturale dei Sinti Piemontesi, etnia già profondamente
coinvolta in un processo di assimilazione per molti aspetti irreversibile.
Ad esso dovrà far seguito, nelle intenzioni del Centro Studi Zingari di Torino,
l’elaborazione di materiale didattico in sinto (libri ed audiovisivi) fruibili dai Sinti in
maniera più immediata 9 .
6
Vedasi di seguito “Prefazione alla seconda edizione”.
7
Letto da "Taro" Amilcare Debar.
8
Nella seconda edizione del presente volume l'appendice è stata implementata con la pubblicazione di altri
due testi (traduzioni di fiabe classiche precedentemente pubblicate sul ciclostilato "O sucar gau").
9
Risale all'anno 1987 la pubblicazione del sussidiario illustrato di sinto piemontese "Marí čib… maró
braválimo" (La nostra lingua... la nostra ricchezza) diffuso presso un ristretto numero di famiglie
preventivamente sensibilizzate al problema della tutela linguistica.
IX
Ci si augura inoltre che il presente volume, nonostante i difetti e le imperfezioni che
esso contiene, possa essere utile, oltre che ai Sinti, a linguisti, ziganologi, insegnanti
ed operatori sociali.
Mi sia infine consentito esprimere un particolare ringraziamento al Prof. Fabrizio
Pennacchietti ed al Prof. Giulio Soravia per i loro preziosi consigli.
L’autore
Torino, ottobre 1985
X
PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE (MAGGIO 2002)
La prima edizione di questa grammatica è stata realizzata nel 1985 nell’ambito delle
attività del Centro Studi Zingari - Sezione di Torino, con il contributo economico
dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.
Di essa fu prodotto un numero limitato di copie che trovarono prevalente diffusione
tra gli studiosi di lingua romaní, presso associazioni culturali in Italia ed all’estero e
presso un certo numero di biblioteche pubbliche. La stessa venne inoltre pubblicata
su Lacio Drom n. 2/1986 con lo pseudonimo Luigi F.Senzera.
A distanza di oltre quindici anni da quella prima edizione, che rappresenta tuttora
l’unico studio italiano sul dialetto sinto piemontese, si è ritenuto opportuno
procedere ad una revisione.
Ai tre testi pubblicati in appendice alla prima edizione ne sono stati aggiunti altri
due. Si tratta della traduzione delle fiabe pubblicate sul ciclostilato "O sucar gau"
(vedere nota 4 a pag. VIII e nota 8 a pag. IX).
Uno dei testi pubblicati in appendice (la testimonianza di "Taro" Amilcare Debar)
può essere ascoltato collegandosi al link:
<https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3>
In questo breve lasso di tempo la lingua non ha subito significative alterazioni se non
quelle dovute purtroppo ad una sempre più marcata perdita di consapevolezza
culturale da parte delle giovani generazioni, processo che determina un
conseguente impoverimento linguistico.
Nella riscrittura del testo si è comunque provveduto ad una sua revisione,
apportando qua e là alcune correzioni o variazioni. Inoltre il volume risulta
generalmente migliorato sotto l’aspetto grafico.
La novità sostanziale di questa riedizione [maggio 2002] è tuttavia data dal
dizionario, completamente riscritto e costituito da 5 diversi registri (ITALIANO -
SINTO PIEM. - SINTO PIEM. [francese] - FRANCESE - INGLESE). Ognuno di essi è
collocato come registro iniziale di ciascuna delle cinque parti che lo costituiscono 10 .
10
a) Data la complessità di tale classificazione si sarebbe resa necessaria un'ampia revisione del dizionario,
ma trattandosi di un’attività vasta ed impegnativa essa non ha potuto finora essere svolta in modo
adeguato. Non essendo ancora possibile disporre del testo in versione definitiva si è pertanto ritenuto utile
pubblicarlo nella stesura che è al momento disponibile al fine di evitare un'attesa che potrebbe rivelarsi
ancora lunga e con lo scopo di rendere comunque fruibile fin da subito quanto già esiste.
XI
Il lessico del dizionario è quello fondamentale del sinto parlato dai Sinti Piemontesi
in Italia (o forse, ahimè, sarebbe più corretto dire appartenuto ai Sinti Piemontesi) e
raccolto dallo scrivente nel corso di diversi anni tra i membri delle famiglie stanziate
nell’area torinese. A questo primo nucleo sono stati affiancati dati provenienti da
altri autori: S.Partisani, A.Niemen (lessico estrapolato dal libro “O ker kun le
penijà”, pubblicato nella Collana “I Mappamondi” dalla Casa Editrice Sinnos di Roma,
1995), ed infine B.Formoso - G.Calvet (Lexique Tsigane, Dialecte sinto piémontais,
Publications Orientalistes de France, Paris, 1987).
Dalle liste “Partisani” e “Niemen” sono stati esclusi tutti quei termini che
coincidevano con quelli già presenti nella lista principale (Franzese), che è stata
implementata con la notazione delle forme varianti.
Il registro di B.Formoso e G.Calvet, per il quale si è seguito lo stesso criterio, ad
esclusione dei neologismi coniati dal francese, costituisce invece di per sé una
variante del dialetto sinto piemontese, il "valčo", che possiede elementi specifici sia
sotto il profilo grammaticale che soprattutto lessicale (a questo proposito si invita
ad una lettura diretta del succitato testo).
Purtroppo nel corso di questi anni, a quanto risulta, non sono stati compiuti in Italia
altri studi specifici su questa variante linguistica e neppure sono state prodotte
inchieste volte a stabilire la situazione aggiornata circa la diffusione del sinto
piemontese tra i giovani. Tutto lascia però intendere che il dialetto sinto piemontese
sia sempre meno usato e completamente sconosciuto tra le giovani generazioni e
che non si sia messo in moto alcun processo di riappropriazione e recupero.
Malgrado le circostanze avverse è importante continuare in un lavoro di
classificazione e di conservazione del patrimonio linguistico perché esso è il solo
contributo possibile per impedire o quantomeno ritardare la scomparsa di un idioma
e, con esso, di un pezzo importante della storia e della cultura di un popolo.
Trattandosi di un "cantiere aperto" sarà inevitabile incontrare numerose imprecisioni; affinché questi
"lavori in corso" procedano più speditamente saranno graditi suggerimenti, osservazioni ed eventuali
segnalazioni di errori anche in riferimento agli elenchi di termini nelle lingue diverse dal sinto.
b) Si è scelto di fornire la stesura del dizionario esclusivamente su supporto informatico (file di Microsoft
Excel [SP_DIZ_v00.xls]) registrato su CD-ROM (insieme alle copertine delle diverse sezioni ed alla
versione informatica del presente testo).
Oltre a consentire una consultazione più agevole esso presenta notevoli vantaggi di economicità. La stampa
dell’intero dizionario sui carta produce infatti oltre 500 pagine in formato A4.
Inoltre, trattandosi come già detto di una stesura non ancora definitiva, si è ritenuto che il supporto
informatico renda possibile un contenimento dei costi per la produzione e la diffusione di nuovi
aggiornamenti.
XII
Infine, alla lingua dei Sinti Piemontesi ho voluto dedicare una poesia scritta da me
nel 1999 (pubblicata a pag. XV). Credo che essa possa collocarsi tra le pagine di
questo mio lavoro come un auspicio ed un'esortazione rivolta non solamente ai Sinti
ma a tutti coloro che non si arrendono ai tentativi di omologazione e di
imbarbarimento culturale, sociale, politico, ecc. (resistere, resistere, resistere…).
XIII
Sampo sosta "Le Röse", via Lega 50, Torino (anni '80)
XIV
PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE (GENNAIO 2021)
Eccoci infine giunti, a ben 35 anni dalla prima uscita (!), alla terza edizione di questa
grammatica di sinto piemontese. Molte cose sono cambiate da allora (era il 1985!), il
processo di perdita della lingua materna tra i Sinti Piemontesi in Piemonte è
proseguito inesorabilmente fino a costituire purtroppo una triste e irreversibile
realtà; anche tra le comunità attestate in Francia le cose paiono non andare meglio,
nonostante alcune "sacche di resistenza".
La revisione e la ristampa di questa grammatica parrebbero pertanto non avere
senso se il suo scopo fosse unicamente quello di recuperare l'uso della lingua sinta
tra le giovani generazioni (forse non tutto è ancora perduto e non si deve mai
smettere di sperare in un risveglio). Malgrado le prospettive lascino poco spazio
all'ottimismo ritengo che un lavoro di ricerca sul dialetto sinto piemontese, così
come per ogni altra lingua o dialetto in via di estinzione, oggi rivesta ancora
maggiore importanza sia per il contributo che può avere nel campo della ricerca
linguistica, sia per la testimonianza di una società che si è evoluta spesso cedendo
all'assimilazione, un'evoluzione che purtroppo non sempre ha segnato un progresso.
Ma, bando ai rimpianti, vorrei dirvi qualche parola sul libro che in questo momento
avete tra le mani o che state visualizzando sullo schermo del vostro PC, un lavoro
frutto di una passione mai venuta meno nel corso degli anni. Dunque, la novità di
questa edizione consiste nella revisione della grammatica, con l'aggiunta di
spiegazioni più accurate e di esempi, ma soprattutto nella completa riscrittura del
dizionario (leggere la "Premessa" a pag. 59), che, pur avendo mantenuto un numero
di termini sostanzialmente uguale a quello iniziale, è stato curato e arricchito in ogni
sua parte e - soprattutto - è ora fruibile in forma digitale o cartacea e non più in
versione provvisoria (su file excel) come nelle precedenti edizioni. Si trattava, come
scrivevo, allora, di un "cantiere aperto" che, pur mantenendosi ancora tale in
quanto nuovi apporti sono possibili, ha finalmente trovato una sua dimensione
definita (ma non definitiva).
A quegli uomini e donne, ultimi parlanti di una lingua antica, molti dei quali
purtroppo scomparsi insieme al loro sapere, va innanzitutto il mio pensiero
affettoso e la mia immensa riconoscenza.
Questo mio libro che attraverso le sue numerose trasformazioni mi ha
accompagnato per lunghi anni al loro fianco suggella il mio percorso di ricerca e
apprendimento della lingua dei Sinti Piemontesi. Il tempo che ancora mi sarà
XV
concesso lo dedicherò ad approfondire altre realtà del variegato e inesauribile
mondo della linguistica romaní.
Come dire "qui ho concluso, ma rimango nei paraggi" perché - come qualcuno mi
disse molti anni fa - dalla "ziganite" non si guarisce…
Buona lettura e buon apprendimento.
_____________________________________________________________________
Agg.to: marzo 2023
inserite note nella sezione Morfologia (formazione del plurale dei sost. femm. in -a)
e uniformata la grafia dei lemmi con terminazione in dittongo/trittongo -aŭ, -oŭ, -oj
in -au/áu, -ou/óu, -ói. Es. taŭ > táu; joŭ, joj > jóu, jói, ecc.
XVI
Čib marí
Lingua nostra
Kamáva tu,
čib marí.
Tu sal bravalí ta čororí
sar jamén.
Kánte sam tugané
ménge tu déssa le láu par te rovás,
kánte sam kontán
ménge tu déssa le láu par te sas,
kánte si-amén bróχa te garavássa men
tu, čib marí,
déssa ménge ne vast.
But pirdál ménčal
pren sa le dromá do bolibén,
sálas i jag da maré giljá,
ma kaná
ndrén kalá ǧungalé pláse
kaj čidéna men le gaǧé
tu meréssa ne písla óni divés,
sar jamén.
Se naśavássa tu
nínge jamén sam naśadé.
Śunén čavále,
śunén terné,
maré puré Sínti
mukjén-le ménge
kajá śukár, gulí čib.
Na bistarás la,
sikavás la par maré čavé,
inǧarás la sémpar ménčal
sar o pi baró braválimo
ke si-amén
Ti amo,
lingua nostra.
Tu sei ricca e povera
come noi.
Quando siamo tristi
tu ci dai le parole per piangere,
quando siamo contenti
tu ci dai le parole per rallegrarci,
quando dobbiamo nasconderci
tu, lingua nostra,
ci aiuti.
Tu hai viaggiato insieme a noi
lungo le strade del mondo,
eri il fuoco delle nostre canzoni,
ed ora
in questi terreni malsani
che i gagé ci riservano
tu muori un poco ogni giorno,
come noi.
Se ti perdiamo
Anche noi saremo perduti.
Ascoltate, ragazzi,
ascoltate giovani,
i nostri vecchi Sinti
ci hanno lasciato
questa bella dolce lingua.
Non dimentichiamola,
insegniamola ai nostri figli,
conserviamola sempre con noi
come il più grande tesoro
che possediamo.
XVII
XVIII
PARTE PRIMA:
GRAMMATICA
1
2
FONETICA - GRAFIA
I FONEMI
I fonemi del sinto piemontese sono riconducibili allo schema seguente:
a) consonanti
sorda
sonora
sorda
sonore
sorde
sonore
sorda
sonora
sorda
sonora
sorde
sonore
sorda
labiodentali
bilabiali
dentali
alveolopalatali
palatali
velari
laringali
occlusive p b t d k g
nasali m n n- (ŋ)**
laterali
l
vibranti
r
fricative f v s z ś* ź* χ h
affricate č ǧ
continue
w
(ŭ)
j
b) vocali
i ü** u
e ö** o
a
Note alla tavola fonetica:
* A causa di un adattamento fonetico al dialetto piemontese la palatale š è scomparsa,
assimilandosi alla dentale s o trasformandosi in ś (alveolo-palatale).
Analogamente la palatale ž è stata sostituita dalla dentale z o, in qualche caso, da ź (alveolopalatale).
Le due coppie di fonemi (s-ś e z-ź ) tendono comunque spesso a confondersi.
** Sono inoltre presenti la consonante n- (ŋ) e le vocali ö e ü che si ritrovano in vocaboli derivanti
dal piemontese.
3
Al fine di facilitare l'apprendimento della pronuncia e della grafia, si è ritenuto utile
fornire alcune indicazioni a complemento della tavola fonetica riprodotta nella
pagina precedente.
Si consiglia inoltre la lettura del testo pubblicato in appendice (pag.39)
"Testimonianza di Taro Amilcare Debar" accompagnato dall'ascolto della
registrazione audio che si trova a questo link:
https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3.
1) le vocali (a, e, i, o, u) e le consonanti b, d, f, g (di "gatto"), l, m, n, p, r, s, t, v non
presentano modificazioni rispetto alla lingua italiana e pertanto si leggono e si
scrivono allo stesso modo.
2) la lingua romaní (e, nel caso specifico, il dialetto sinto piemontese) presenta
inoltre una serie di fonemi che differiscono nella grafia dall'italiano. Essi sono:
- č che si legge come c di cena. Es. číro (tempo)
- k che si legge come c di cane. Es. ker (casa)
- ǧ che si legge come g di gente. Es. ǧukél (cane)
- z che si legge come s in rosa. Es. zor (forza)
3) vi sono fonemi che non hanno corrispettivo nella lingua italiana. Essi sono:
- h che si pronuncia lievemente aspirata. Es. háligo (santo).
- χ che si pronuncia come ch nella parola tedesca Buch. Es. χajéri (soldi).
- ś che si pronucia come un suono collocato a metà tra s di sasso e sc di scienza.
Es. śifúni (panni, stracci). Vedere nota alla pagina precedente.
- ź che si pronuncia come un suono collocato a metà tra j francese di jour (ž) e s
dolce di rosa (z). Es. piźúno (piccione). Vedere nota alla pagina precedente.
- n- (ŋ) presente in parole piemontesi entrate a far parte del dialetto sinto. Es. fín-a,
fín-a kaj (fino, fino a). Il fonema n- (ŋ) corrisponde al suono inglese -ing (es. getting)
ove la g finale tende a scomparire. Vedere nota alla pagina precedente.
- ö e ü che, come già detto in precedenza, sono presenti in parole di origine
piemontese e francese. Es. pöj (poi <piem. pöj), malerözo (nel SPF: triste < fr.
melheureux), ütav- (nel SPF: aiutare <piem. giüté (?)).Vedere nota alla pagina
precedente.
4) La semivocale i come in italiano nella parola ieri si scrive j. Es. jag (fuoco), daj
(madre)
4
L'ACCENTO
L'accento cade prevalentemente sull'ultima sillaba finale (tronco), in misura minore
sulla penultima (piano) e sulla terzultima (sdrucciolo) nei termini di origine genitiva
(vedi capitolo sul sostantivo a pag.8).
5
6
MORFOLOGIA
L'ARTICOLO
Gli articoli determinativi sono: O per il maschile singolare, I per il femminile
singolare, LE per entrambi i generi al plurale.
O sínto (lo zingaro, il sinto), O kham (il sole), O ker (la casa = in sinto è un sostantivo di
genere maschile)...
I sinta (la zingara, la sinta), I ǧuvlí (la donna), I putísa (la borsa)...
LE sínti (gli zingari, i sinti), LE tléχi (i tetti), LE ker (le case), LE sínte (le zingare, le sinte), LE
ǧuvjá (le donne)...
Nota: In sinto, come per altre varianti romanés, gli articoli determinativi precedono anche i nomi
propri [soprannomi]:
O Balín (il Balín); O Góne (il Gone); O Túlo (il Tulo); I Ǧína (la Gina); I Álda (L'Alda); I Čóla (la Ciola)...
L'articolo indeterminativo, per entambi i generi, è JE o JA (< jek "uno"). Viene inoltre
usata la forma spuria NE, di derivazione italiana (piemontese):
JE divés (un giorno), ma anche JA divés e NE divés
JE rom (un uomo), ma anche JA rom e NE rom
JE čaj (una ragazza), ma anche JA čaj e NE čaj
Non esiste il partitivo "dei, delle". In suo luogo si usa l'avverbio KOMÓNI "alcuni,
alcune":
KOMÓNI gaǧé (dei/alcuni "gagé", non-sinti), KOMÓNI ǧukéj (dei/alcuni cani), KOMÓNI
gavajá (delle/alcune ragazze [non-sinte])...
7
IL SOSTANTIVO
Il sostantivo in sinto piemontese è variabile nel genere e nel numero. I casi si
esprimono facendo ricorso all'uso delle preposizioni poiché, in questo dialetto come
in altri, si è perso l'uso della declinazione. Una forma arcaica di genitivo è tuttavia
riconoscibile in alcuni lemmi. Ad es. maséskero "macellaio" < mas "carne" + -éskero
(suffisso genitivo), letteralmente "(quello) della carne". Un ulteriore residuo di
declinazione nominale è dato dal suffisso locativo -(á)te che si innesta su alcuni
nomi di località. Ed es Türináte (Torino), Milanáte (Milano), ecc.
Il sostantivo può terminare:
• al maschile:
- in -ó (pl. -é):
čavó "bambino", pl. čavé;
gavaló "ragazzo", pl. gavalé;
bakró "agnello", pl. bakré;
piró "piede", pl. piré.
- in -o (pl. -i):
sínto "zingaro, sinto"; pl. sínti;
spíglo "specchio"; pl. spígli;
čímblo "castagna"; pl. čímbli;
krapódo "rospo", pl. krapódi.
- in consonante o semivocale (pl. in -á* o invariato** o in altra forma***):
dab "colpo", pl. dabá;
ǧuv "pidocchio", pl. ǧuvá;
raj "signore", pl. invariato;
raśáj "prete", pl. invariato;
graj "cavallo", pl. invariato;
ǧukél “cane”, pl. ǧukéj.
- in -bén (o -pén). Plurale invariato:
χabén "cibo" (< χa- "mangiare" + -bén);
pibén "bevanda" (< pi- "bere" + -bén);
starebén "carcere" (< star- "catturare" + -bén).
8
Si usa anche per indicare nomi astratti (in molte di queste parole i suffissi
-bén e -pén sono spesso intercambiabili):
puribén/puripén "vecchiaia" (< puró "vecchio" + -bén/-pén);
lačibén/lačipén "bontà" (< lačó "buono" + -bén/-pén);
mistipén "bene" [sost.] (< mistó "bene" [avv.] + -pén).
- in -imo (pl. -i) [usato come variante di -bén (o -pén)]:
braválimo "ricchezza" (in luogo di bravalibén/-pén; < bravaló/í "ricco/a" + -imo), pl.
braválimi;
čingárimo "litigio" (in luogo di čingáribén/-pén; < čingár- "litigare" + -imo), pl. čingárimi;
pjárimo "sbornia" (< pj- "bere" + (ár)-imo), pl. pjárimi.
• al femminile:
‐ in -í (pl. -já):
romní "donna (zingara)", pl. romnjá;
bakrí "pecora", pl. bakrjá;
ǧuvlí "donna, femmina", pl. ǧuvjá (con elisione della "l");
gavalí "ragazza, non zingara", pl. gavajá (con elisione della "l").
- in -a (pl. -e, [-i]): 11
sínta "zingara", pl. sínte;
parníča "cuscino", pl. parníče;
bérga "montagna", pl. bérge [bérgi];
blúma "fiore", pl. blúme [blúmi].
‐ in -ín (pl. -já o -njá):
musín "braccio", pl. musjá;
momolín "candela", pl. momoljá;
valín "finestra", pl. valinjá;
stadín "cappello, berretto", pl. stadinjá.
11
"nel sinto piemontese parlato in Francia la maggior parte dei nomi femminili, composta da prestiti, ha il
singolare in -a e il plurale in -i. Ad . es. balijúra, pl. balijúri, ‘spazzatura’; bérga, pl. bérgi, ‘montagna’: félda,
pl. féldi, ‘campo’; flínta, pl. flínti, ‘fucile’ fašína, pl. fašíni, ‘fascina’, lüzérta, pl. lüzérti, ‘lucertola’; réča, pl.
réči, ‘anatra’, múrga, pl. múrgi, ‘gatta/o’; šúrna, pl. šúrni, ‘fattoria’". (Giulia Meli, Morfologia del sinto
piemontese della Francia meridionale, Univ. degli Studi di Milano, tesi di laurea anno acc. 2013/2014).
Questa differenza, che nel SPF si palesa tra termini nativi e prestiti, sembra tuttavia non costituire una
regola nel dialetto SPP. La ritroviamo ad esempio in Annibale Niemen (O ker kun le penijá, ed. Sinnos,
Roma, 1994), che - pur esprimendosi in sinto piemontese del Piemonte - dichiara di avere ascedenze sinte
francesi da parte di madre. Essa non appare invece nella testimonianza di Amilcare "Taro" Debar [bérge =
montagne, e non "bérgi"] e non viene segnalata da altri studiosi (S.Partisani, G. Soravia). L'impressione è
che entrambe le forme fossero in uso e che con il tempo tra I Sinti Piemontesi del Piemonte sia venuta
meno la distinzione, con prevalenza del plurale in -e (senza tuttavia esclusione dell'esito in -i).
9
‐ in consonante o semivocale (pl. in -á o invariabile):
jag (in romanés è femminile) "fuoco", pl. jagá;
čik "terra", pl. čik;
čaj "bambina", pl. čajá;
goj "salame" (in romanés è femminile), pl. goj.
Inoltre, come già si precedentemente accennato sono presenti, sia al maschile che al
femminile, forme di derivazione genitiva in:
-éskero, -éngero (femm. -i, pl. -éngeri/-éngere):
jagéskero "fiammifero" , pl. jagéngeri (< jag "fuoco" + -éskero |pl. + -éngeri);
sovéskero "pistola", pl. sovéngere (< sov "sei (colpi)" + -éskero |pl. + -éngere);
Devléskeri Daj "Madre di Dio, Madonna" (< Devél "Dio" + -éskeri [femm.], Daj "madre");
-ásk(e)ro (femm. -i, pl. -ángeri/-ángere):
tovimáskero "sapone", pl. tovimángeri/e (< tov- "lavare" + -áskero |pl. + -ángeri/e);
(čirikló) rakarpáskro "pappagallo" (< rakar- "parlare" + -áskro | pl. (čiriklé) + - ángeri/e);
-ákero (femm. -i, pl. -ákeri/-éngeri/-éngere);
čibjákero "avvocato" (< čib "lingua"+ -ákero, femm. -i |pl. + -ákeri);
piemontákero "piemontese" [sost. / agg.] (<piemúnto "Piemonte"+ -ákero, femm. -i, | pl.
+ -ákeri);
-éngero (femm. -i, pl. -éngeri/-éngere):
nasaléngero "dottore", pl. nasaléngeri/e (< nasalé "ammalati" + -éngero | pl. +
-éngeri/e); śodabéngero "pistola", pl. śodabéngeri/e (< śóu dab "sette colpi" +
-éngero | pl. + -éngeri/e); . nagléngeri/e "tenaglie" (< náglo "chiodo" | pl. + -éngeri/e)
-ángero, -ángero (femm. -i, pl. -ángeri/-ángere):
naśibángeri "automobile", pl. naśibángere (< naśib[én] "corsa, fuga" + -ángeri | pl. +
-ángere);
Nei termini di derivazione genitiva appare osservabile il risultato di un progressivo
decadimento di preesistenti regole codificate, fenomeno che ha dato luogo a un
rimescolamento tra suffissi singolari e plurali (es. čibjákeri, "avvocati" (in luogo di
cibjángere), naśibángeri "automobile" (in luogo di naśibáskeri).
Si registrano inoltre alcune eccezioni alle regole finora enunciate. Es.:
ǧi, m. "stomaco";
králi, m. "re";
gáu, m. "paese";
láu m. "nome".
10
L'AGGETTIVO
L'aggettivo qualificativo
L'aggettivo qualificativo si accorda con il sostantivo nel genere e nel numero. Esso
può avere la seguente terminazione:
• al maschile:
- in -ó (pl. -é):
lačó "buono, bello", pl. lačé;
baró "grande, grosso", pl. baré;
dinó "cattivo", pl. diné;
rupanó "argenteo, d'argento", pl. rupané
- in -o (pl. -i/-e):
támblo "scuro", pl. támbli;
tíno "piccolo" (variante di tiknó), pl. tíne
• al femminile:
- in -í (pl. -é):
lačí "bella", pl. lačé;
barí "grande, grosso", pl. baré;
diní "cattivo", pl. diné;
rupaní "argentea, d'argento", pl. rupané
• al maschile ed al femminile:
- in consonante (pl. invariabile):
śukár "bello, -a, -i, -e";
hog "alto, -a, -i, -e"
Il comparativo di uguaglianza è espresso da sar "come".
Es. me som hog sar o Bímbo "io sono alto come (il) Bimbo"
Il comparativo di maggioranza è espresso da pi ... ke o pi ... da "più ... di".
Es. o ǧukél i-lo pi baró ke i stérna (o, o ǧukél i-lo pi baró di stérna) "il cane è più
grosso del gatto".
Si ha riscontro di una forma arcaica di comparativo di maggioranza formata dal
suffisso -dér nei vocaboli baredér "maggiore" e fedér "meglio".
11
Il superlativo relativo si esprime con o pi ... (da sassaré) "il più ... (di tutti)". Es. o
Búno í-lo pi kamló ke o Čóne, ma o Míčo í-lo o pi kamló (da sassaré) "(il) Buno è più
bravo de(l) Cione, ma (il) Micio è il più bravo (di tutti)".
Il superlativo assoluto si ottiene premettendo but "molto" all'aggettivo.
Es. but śukár "bellissimo", but ǧungalí "bruttissima", ecc.
Non esiste il comparativo di minoranza. Dovendo tradurre un comparativo di
minoranza occorre pertanto convertire la frase in un comparativo di maggioranza
invertendo i termini di paragone.
Es. (il) Ciano è meno grande de(l) Cale > (il) Cale è più grande de(l) Ciano =
o Kále í-lo pi baró ke o Čáno
oppure sostituendo l'aggettivo con uno che esprima il concetto opposto
Es. (il) Ciano è più piccolo de(l) Cale. = o Čáno í-lo pi tiknó ke o Kále.
Un'altra possibilità per tradurre un comparativo di minoranza consiste nel far
precedere l'aggettivo da pi písla "più poco".
Es. (il) Ciano è meno grande de(l) Cale = o Čáno í-lo pi písla baró ke o Kále.
Nota: i nomi propri sono sempre preceduti dall'articolo determinativo.
12
L'aggettivo (e pronome) possessivo
Gli aggettivi possessivi sono i seguenti:
maschile singolare femminile singolare masch. e femm. pl.
mio/-a /-ei /-e mro mri mre
tuo/-a/-oi/-e tro tri tre
suo /-a /- oi / -e (di lui) léskro léskri léskre
suo /-a /- oi / -e (di lei) lákro lákri lákre
nostro/-a/-e/-i maró (méngro) marí (méngri) maré (méngre)
vostro/-a/-e/-i tumaró tumarí tumaré
loro léngro léngri léngre
proprio/-a/-i/-e (sing.) péskro péskri péskre
proprio/-a/-i/-e (pl.) péngro péngri péngre
Essi non sono mai preceduti dall'articolo determinativo.
Es. mro ǧukél ta tri stérna "(il) mio cane e (il) tuo gatto"; dikjóm tri naśibangeri
paśál da lákro ker "ho visto (la) tua auto vicino a(lla) sua [di lei] casa".
La forma indeterminativa è resa dall'espressione jek da seguito dall'aggettivo
possessivo e dal sostantivo plurale.
Es. un mio figlio > uno dei miei figli, jek da mre čavé; un loro parente > uno dei loro
parenti, jek da léngre sínti.
L'aggettivo possessivo può fungere anche da pronome. In tal caso esso è preceduto
dall'articolo.
Es. kajá kaj í-li mri kampína ta kojá í-li i léskri "questa è (la) mia roulotte e quella è
la sua (di lui)"; tro ba í-lo pi ternó ke o mro "tuo padre è più giovane de (i)l mio".
13
L'aggettivo (e pronome) dimostrativo
Gli aggettivi dimostrativi sono i seguenti:
singolare
maschile
kavá
ková
dová
questo
quello
femminile
kajá
kojá
doá / dojá (?)
questa
quella
plurale
maschile e
femminile
kalá
kolá
dolá
questi / queste
quelli / quelle
L'alternanza vocalica A/O è demarcatore di distanza, mentre l'alteranza V/J
determina, al singolare, il genere di appartenenza.
Il plurale si ottiene per mezzo dell'infisso -L- (al posto di V/J). Talvolta la finale -á è
sotituita da -é: kalá > kalé; kolá > kolé; dolá > dolé. Si tratta, in questo caso, di una
forma impropria coniata sul modello del plurale dei sostantivi.
Gli aggettivi dimostrativi possono fungere da pronomi.
Es. kavá čavó í-lo o pral da ková "questo bambino è il fratello di quello"; kojá romní
í-li pi zoralí ke/da kajá "quella donna è più forte di questa".
Agli aggettivi (e pronomi) dimostrativi possono seguire gli avverbi kaj "qua" e koj
"lá" la cui funzione è meramente rafforzativa.
Es. kajá tikní kaj ta kojá koj "questa bambina (qua) e quella (là)"; kavá rom kaj
"quest'uomo (qua)".
14
L'aggettivo (e pronome) indefinito
Sono aggettivi indefiniti (invariabili in genere e numero):
písla = poco
vavér =altro, rimanente
but = molto, parecchio, tanto
trop = troppo (<piem. trop)
jek = uno
óni jek = ognuno
sa = tutto
sassaré = tutti
komóni = qualcuno, chiunque, alcuni
čomóni = qualche, qualcosa
kek = nessuno, alcuno
či, číči = niente, nulla
dósta, dóstra = basta, abbastanza, sufficiente
óni = ogni (<it. e piem. ogni)
sásaro (secondo Partisani) = ogni
Essi sono tutti invariabili e possono essere usati anche come pronomi.
15
L'aggettivo numerale
I numeri cardinali sono:
da 1 a 10 = jek, duj (o: jek ta jek), trin, śtar, panč, śóu, eftá, oχtó, enjá, deś.
da 11 a 19 = deś-u-jék, deś-u-dúj, deś-u-trín, deś-u-śtár, deś-u-pánč,
deś-u-śóu, deś-u-eftá, deś-u-oχtó, deś-u-enjá (anche deś-ta-jék, deś-ta-dúj, deś-tatrín,
ecc.).
20 = biś.
dal 21 al 29 = biś-u-jék, biś-u-dúj, biś-u-trín, biś-u-śtár, ecc.
(anche biś-ta-jék, biś-ta-dúj, ecc.).
30 = triánda (anche biś-ta-deś (?)); 40 = duj-biś; 50 = paś-sél; 60 = trin-biś;
70 = trin-biś-ta-deś; 80 = śtar-biś; 90 = śtar-biś-ta-deś; 100 = śel; 1000 = (jek) míla;
2000 = duj míla; 3000 = trin míla; ecc. (<piem. mila).
Per indicare unità monetaria [lire o franchi] si usa l'aggettivo sostantivato paró (pl.
paré) = 2000 (lire o franchi) = duj paré.
La numerazione ordinale si ottiene in teoria aggiungendo il suffisso -to ai numeri
cardinali.
Es. śtar "quattro", śtárto "quarto"; biś "venti", bíśto "ventesimo", ecc.
In pratica però se ne è perso completamente l'uso e per esprimere i numeri ordinali
i Sinti Piemontesi ricorrono al dialetto piemontese.
Il termine vágo significa "primo" (da esso deriva l'avverbio di tempo vagéstra
"prima").
16
IL PRONOME 12
Il pronome personale
I pronomi personali hanno mantenuto, in sinto piemontese come in tutti i dialetti
romaní, una declinazione di tipo flessivo.
Come è possibile osservare dal prospetto riportato nella tabella seguente, si tratta in
pratica di due soli casi, il nominativo e l'accusativo, poiché su quest'ultimo (con
alcune variazioni di natura fonetica) si innestano i suffissi che determinano i restanti
casi.
Nominativo
Dativo
Accusativo
Strumentale
Singolare
Ablativo
Plurale
Locativo
Rifl.
io, tu, egli,
ecc.
(soggetto)
a me, a te, a
lui, ecc.
io, tu, egli
(compl.
oggetto)
con me, con
te, con lui,
ecc. *
da me, da te,
da lui, ecc.
(provenienza)
in (presso di)
me,
in (presso di)
te, ecc.
1.a me mánge ma mánča mándra mánde
2.a tu túke tu túsa tútra túte
3.a m. jóu léske les lésa léstra léste
3.a f. jój láke la lása látra láte
1.a jamén ménge men 13 ménča méndra ménde
2.a tumén tuménge tumén tuménča tuméndra tuménde
3.a jon lénge len 14 lénča léndra lénde
sing.
-pe
péske pes pésa péstra péste
pl. pénge pen pénča péndra pénde
* esiste una variante della forma strumentale nella quale i pronomi assumono una l finale (mánčal, túsal,
lésal, ecc.). Si tratta, probabilmente, di una forma più antica che trova riscontro e analogie in altre varianti
di sinto (ad es. in sinto lombardo).
Nota:
Dove in italiano si usa la preposizione a (dativo) o con (strumentale) il sinto, in molti casi, usa la
preposizione per (par). Es.:
12
I pronomi possessivi, dimostrativi e indefiniti sono stati illustrati insieme agli aggettivi nel capitolo
precedente.
13
In A. Niemen troviamo la forma min come tra i Sinti Piemontesi di Francia
14
Ibidem [con passaggio da len a lin]
17
Ho parlato a tua sorella = Ho parlato per tua sorella = Rakardóm par tri pen
Nel caso dei pronomi personali la preposizione per (par) è generalmente seguita dalla forma
locativa.
Dillo a me = Dillo per me = Pen les par mánde;
Lo ha dato a tuo cugino = Lo ha detto per tuo cugino = Jóu djas les par tri kikiǧaló.
Il pronome interrogativo
I pronomi interrogativi sono:
kon? = chi?
so? = cosa? che cosa?
kavó (-í al femminile, -é al plurale) = quale? (quali?)
kéči? = quanto?
kántu, kánte, (kuándo) = quando? (<it. quando e piem. quandi)
Il pronome relativo
I pronomi relativi, quando è assente l'antecedente nominale, sono:
kon, kun = chi, colui/colei/coloro che
so = ciò che
In presenza di antecedente nominale viene invece usata la particella relativa ke (per
es. o rom ke "l'uomo che"), la quale assume anche funzione di congiunzione
subordinativa.
In quanto pura e semplice particella subordinativa ke è refrattaria alle preposizioni.
Pertanto se il rapporto semantico espresso nella proposizione relativa richiede una
preposizione, questa va a reggere il pronome personale correferenziale con
l'antecedente.
Es. la donna a cui diedi cento lire = i romní ke me djom láke (a lei) śel fúnti;
il cavallo con cui sono andato in città = o graj ke me gjóm lésa ndro fóro.
18
IL VERBO
Il verbo è costituito da radice e desinenza. Le desinenze indicano tempi e persone.
Per quanto concerne i modi ed i tempi del verbo questi possono essere riassunti
come segue:
Voce attiva
• modo indicativo: presente-futuro (per questo tempo verbale esiste anche una
forma breve che viene utilizzata nella subordinazione per indicare l'infinito.
Vedasi paragrafo seguente), imperfetto, passato e trapassato.
• modo congiuntivo: non esiste in sinto piemontese come in nessun altro dialetto
della lingua romaní. La subordinazione viene introdotta dalla congiunzione te
"che, se" seguita dal verbo all'indicativo.
• modo condizionale: al presente è sostituito dall'indicativo imperfetto ed al
passato dall' indicativo trapassato.
• modo imperativo: ha due forme, una per la seconda persona singolare ed una per
la seconda persona plurale.
L'infinito è sostituito dalla subordinazione attraverso la congiunzione te "che,
affinché" seguita dall'indicativo presente-futuro nella forma breve.
Es. vado a mangiare > vado che mangio > ǧáva te χav/χáu.
Il gerundio non esiste in quanto tale in sinto piemontese (mentre è invece presente
in altre varianti della lingua romaní). Può essere talora sostituito dall'espressione,
coniata sul calco del dialetto piemontese "essere"+ palál ke (dietro che) seguita dal
verbo. Es. me som palál ke χáva = sto mangiando (lett. Sono dietro che [nel mentre
che] mangio); o Góne si palál ke pijéla i mol = Gone sta bevendo il vino (Gone è
dietro che [nel mentre che] beve il vino); kánte me rivodóm keré mro ba is-lo palál
ke bitravélas = quando arrivai a casa mio papà stava lavorando (...mio papà era
dietro [nel mentre che] lavorava).
Rare le forme passive mentre esiste il participio passato, che però è poco usato.
Vedasi "Nota alle tabelle delle coniugazioni verbali" a pag. 34.
Dagli schemi riportati nelle pagine seguenti è possibile notare che esistono
fondamentalmente tre tipi di verbi regolari:
19
1. Verbi la cui radice termina in consonante dentale sonora (l, n, r, z).
Tali verbi formano il passato inserendo una -d- tra radice e desinenza
(V. Tab. I).
2. Verbi la cui radice termina in consonante diversa da quelle sopra menzionate.
Tali verbi formano il passato inserendo una -j- tra radice e desinenza
(V. Tab. II).
3. Verbi con radice monoconsonantica i quali formano anch'essi il passato inserendo
una -j- tra radice e desinenza, ma si distinguono dai precedenti nella formazione
dell'imperativo (V. Tab. III).
Vi sono inoltre verbi che possono essere definiti irregolari poichè presentano alcune
particolarità che li distinguono dai precedenti.
Questi possono essere sostanzialmente classificati nei seguenti tre gruppi:
1. Verbi che mutano desinenza alla seconda ed alla terza persona singolare (-éssa > -
óssa; -éla > -óla) ed alla seconda e terza persona plurale (-éna > -óna).
Tali verbi formano il passato inserendo -od- tra la radice e la desinenza (V. Tab. IV)
2. Verbi che inseriscono l'infisso -ov- tra radice e desinenza nella prima e seconda
persona singolare e plurale e adottano le desinenze -óla e -óna rispettivamente
alla terza persona singolare e plurale (senza l'infisso-ov-). Tali verbi formano il
passato come quelli appartenenti al gruppo precedente, inserendo cioè -od- tra
radice e desinenza in tutte le persone (V. Tab. V).
3. Verbi che hanno due radici supplettive: una per il presente-futuro (e l'imperfetto),
la seconda per le forme passate. Parte di essi è costituita da verbi con radice
monoconsonantica (V. Tab. VII e IX) o che termina in -av e -ov (che al passato si
trasforma rispettivamente in -ad e -od) (V. tabelle VIII).
Va comunque precisato che lo schema adottato non costituisce una rigida
classificazione poiché in margine ad alcuni dei paradigmi sopra citati si registrano
alcune eccezioni. Inoltre per alcune forme verbali permangono dubbi circa l'esatto
gruppo di appartenenza.
I verbi riflessivi si formano facendo seguire ad ogni persona il relativo pronome
riflessivo o il pronome riflessivo pes (sing.) / pen (pl.) "-si, sé".
Il verbo essere ed il verbo avere sono riportati rispettivamente nelle tabelle Χ e ΧI.
Va osservato che il verbo avere è formato dalla terza persona singolare del verbo
essere seguito dal pronome personale in forma accusativa.
20
I verbi servili si esprimono come segue:
volere = kam- (amare)
potere = stik- (irreg. Tab. IV)
dovere = si esprime attraverso una locuzione costituita dal verbo avere (essere +
pron.pers.acc.) seguito dalla congiuzione te.
Es. sí-ma te... "devo/dovró"; sí-tu te... "devi, dovrai", sás-ma te... "dovevo/dovetti",
ecc.
Le particelle -lo, -li, -le poste rispettivamente dopo la terza persona singolare
maschile, singolare femminile e plurale, dette particelle clitiche, derivano da una
forma arcaica e conservano un valore rafforzativo nei confronti del soggetto. Es. jóu
dikél-lo "egli vede/vedrà"; jój gjavél-li "ella canta/canterá"; jon rakardén-le "essi
hanno parlato/parlarono", ecc.
21
Con i Sinti Piemontesi alle Saintes Maries de la Mer, maggio 2005
22
Tabelle coniugazioni I-ΧI
Tabella I
Radice verbale: ker- fare
Indicativo
Presente - futuro*
Io faccio/farò; tu fai/farai; egli/ella fa/farà;
ecc.
me ker-áva (-áu)
tu ker-éssa** (-és)
jóu/jói ker-éla (-él)
jamén ker-ássa** (-ás)
tumén ker-éna (-én)
jon ker-éna (-én)
Passato
Io ho fatto/feci; tu hai fatto/facesti; egli/ella
ha fatto/fece; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ker-d-óm
ker-d-ál
ker-d-ás
ker-d-ám
ker-d-én
ker-d-én
Imperfetto
Io facevo; tu facevi; egli/ella faceva; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ker-áva-s
ker-éssa**-s
ker-éla-s
ker-ássa**-s
ker-éna-s
ker-éna-s
Trapassato
Io avevo/ebbi fatto; tu avevi/avesti fatto;
egli/ella aveva/ebbe fatto; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ker-d-óm-as
ker-d-ál-as
ker-d-ás-as
ker-d-ám-as
ker-d-én-as
ker-d-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
ker !
ker-én !
fa'!
fate!
Participio passato****
ker-d-ó
fatto
23
Radice verbale: dik- vedere, guardare
Tabella II
Indicativo
Presente - futuro*
Io vedo/vedrò, guardo/guarderò; tu
vedi/vedrai, guardi/guarderai; egli/ella
vede/vedrà, guarda/guarderà; ecc.
Imperfetto
Io vedevo/guardavo; tu vedevi/guardavi;
egli/ella vedeva/guardava; ecc.
me dik-áva (-áu)
tu dik-éssa** (-és)
jóu/jói dik-éla (-él)
jamén dik-ássa** (-ás)
tumén dik-éna (-én)
jon dik-éna (-én)
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
dik-áva-s
dik-éssa**-s
dik-éla-s
dik-ássa**-s
dik-éna-s
dik-éna-s
Passato
Io ho visto/vidi, ho guardato/guardai; tu hai
visto/vedesti, hai guardato/guardasti;
egli/ella ha visto/vide, ha guardato guardò;
ecc.
Trapassato
Io avevo/ebbi visto/guardato; tu avevi/avesti
visto/guardato; egli/ella aveva/ebbe
visto/guardato; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
dik-j-óm
dik-j-ál
dik-j-ás
dik-j-ám
dik-j-én
dik-j-én
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
dik-j-óm-as
dik-j-ál-as
dik-j-ás-as
dik-j-ám-as
dik-j-én-as
dik-j-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
dik !
dik-én !
guarda!
guardate!
Participio passato****
dik-l-ó
visto, guardato
24
Tabella III
Radice verbale: d- dare
Indicativo
Presente - futuro*
Io do/darò; tu dai/darai; egli/ella dà,darà;
ecc.
me d-áva (-áu)
tu d-éssa** (-és)
jóu/jói d-éla (-él)
jamén d-ássa** (-ás)
tumén d-éna (-én)
jon d-éna (-én)
Passato
Io ho dato/diedi; tu hai dato/desti; egli/ella
ha dato/diede; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
d-j-óm
d-j-ál
d-j-ás
d-j-ám
d-j-én
d-j-én
Imperfetto
Io davo; tu davi; egli/ella dava;ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
d-áva-s
d-éssa**-s
d-éla-s
d-ássa**-s
d-éna-s
d-éna-s
Trapassato
Io avevo/ebbi dato, tu avevi/avesti dato,
egli/ella aveva/ebbe dato, ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
d-j-óm-as
d-j-ál-as
d-j-ás-as
d-j-ám-as
d-j-én-as
d-j-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
de !
d-en !
da'!
date!
Participio passato****
===
25
Tabella IV
Radice verbale: ǧiv- vivere
Indicativo
Presente - futuro*
Io vivo/vivrò; tu vivi/vivrai; egli/ella
vive/vivrà; ecc.
me ǧiv-áva (-áu)
tu ǧiv-óssa** (-ós)
[ǧiv-éssa** (?)] (-és (?)]
jóu/jói ǧiv-óla (-él)
jamén ǧiv-ássa** (-ás)
tumén ǧiv-óna (-én)
jon ǧiv-óna (-én)
Passato
Io ho vissuto/vissi; tu hai vissuto/vivesti;,
egli/ella ha vissuto/visse; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ǧiv-od-óm
ǧiv-od-ál
ǧiv-od-ás
ǧiv-od-ám
ǧiv-od-én
ǧiv-od-én
Imperfetto
Io vivevo; tu vivevi; egli/ella viveva; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ǧiv-áva-s
ǧiv-óssa**-s
[ǧiv-éssa**-s (?)]
ǧiv-óla-s
ǧiv-ássa**-s
ǧiv-óna-s
ǧiv-óna-s
Trapassato
Io avevo/ebbi vissuto; tu avevi/avesti vissuto;
egli/ella aveva/ebbe vissuto; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ǧiv-od-óm-as
ǧiv-od-ál-as
ǧiv-od-ás-as
ǧiv-od-ám-as
ǧiv-od-én-as
ǧiv-od-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
ǧiv !
ǧiv-én !
vivi!
vivete!
Participio passato****
ǧi-d-ó vissuto, (vivo)
26
Tabella V
Radice verbale: rüsj- riuscire
Indicativo
Presente - futuro*
Io riesco, riuscirò; tu riesci, riuscirai; egli/ella
riesce, riuscirà; ecc.
me rüsj-ov-áva (-áu)
tu rüsj-ov-éssa** (-és)
jóu/jói rüsj-óla (-él)
jamén rüsj-ov-ássa** (-ás)
tumén rüsj-ov-éna (-én)
jon rüsj-óna (-én)
Passato
Io sono riuscito-a/riuscii; tu sei riuscitoa/riuscisti;
egli/ella è riuscito-a/riuscì; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
rüsj-od-óm
rüsj-od-ál
rüsj-od-ás
rüsj-od-ám
rüsj-od-én
rüsj-od-én
Imperfetto
Io riuscivo; tu riuscivi; egli/ella riusciva; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
rüsj-ov-áva-s
rüsj-ov-éssa**-s
rüsj-óla-s
rüsj-ov-ássa**-s
rüsj-ov-éna-s
rüsj-óna-s
Trapassato
Io ero/fui riuscito-a; tu eri/fosti riuscito-a;
egli/ella era/fu riuscito-a; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
rüsj-od-óm-as
rüsj-od-ál-as
rüsj-od-ás-as
rüsj-od-ám-as
rüsj-od-én-as
rüsj-od-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
===
Participio passato****
rüsj-ad-ó
riuscito
27
Tabella VI
Radice verbale: sov- dormire
Indicativo
Presente - futuro*
Io dormo/dormirò; tu dormi/dormirai;
egli/ella dorme/dormirà; ecc.
me sov-áva (-áu)
tu sov-éssa** (-és)
jóu/jói sov-éla (-él)
jamén sov-ássa** (-ás)
tumén sov-éna (-én)
jon sov-éna (-én)
Passato
Io ho dormito/dormii; tu hai
dormito/dormisti; egli/ella ha dormito/dormì;
ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sut-j-óm
sut-j-ál
sut-j-ás
sut- j-ám
sut- j-én
sut- j-én
Imperfetto
Io dormivo; tu dormivi; egli/ella dormiva; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sov-áva-s
sov-éssa**-s
sov-éla-s
sov-ássa**-s
sov-éna-s
sov-éna-s
Trapassato
Io avevo/ebbi dormito; tu avevi/avesti
dormito; egli/ella aveva/ebbe dormito; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sut- j-óm-as
sut- j-ál-as
sut- j-ás-as
sut- j-ám-as
sut- j-én-as
sut- j-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
sov !
sov-én !
dormi!
dormite!
Participio passato****
sut-ó dormito
28
Tabella VII
Radice verbale: ǧ- andare
Indicativo
Presente - futuro*
Io vado/andrò; tu vai/andrai; egli/ella
va/andrà; ecc.
me ǧ-áva (-áu)
tu ǧ-ássa** (-as)
jóu/jói ǧ-ála (-al)
jamén ǧ-ássa** (-as)
tumén ǧ-ána (-an)
jon ǧ-ána (-an)
Passato
Io sono andato-a/andai; tu sei andatoa/andasti,
egli/ella è andato-a/andò; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
g-j-om
g- j-al
g- j -as
g- j-am
g- j-en
g- j-en
Imperfetto
Io andavo, tu andavi, egli/ella andava, ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
ǧ-áva-s
ǧ-ássa**-s
ǧ-ála-s
ǧ-ássa**-s
ǧ-ána-s
ǧ-ána-s
Passato
Io ero/fui andato-a; tu eri/fosti andato-a;
egli/ella era/fu andato-a; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
g- j-óm-as
g- j-ál-as
g- j-ás-as
g- j-ám-as
g- j-én-as
g- j-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
ǧ-a !
ǧ-an!
va'!
andate!
Participio passato****
===
29
Tabella VIII
Radice verbale: sikav- mostrare, insegnare
Indicativo
Presente - futuro*
Io mostro/insegno, mostrerò/insegnerò; tu
mostri/insegni, mostrerai/insegnerai; egli/ella
mostra/insegna, mostrerà/insegnerà; ecc.
Imperfetto
Io mostravo/insegnavo; tu mostravi/insegnavi;
egli/ella mostrava/insegnava; ecc.
me sikav-áva (-áu)
tu sikav-éssa/-éja (-és)
jóu/jói sikav-éla (-él)
jamén sikav-ássa/-ája (-ás)
tumén sikav-éna (-én)
jon sikav-éna (-én)
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sikav-áva-s
sikav-éssa-/-éja-s
sikav-éla-s
sikav-ássa-/-ája-s
sikav-éna-s
sikav-éna-s
Passato
Io ho mostrato/insegnato, mostrai/insegnai; tu
hai mostrato/insegnato, mostrasti/insegnasti;
egli/ella ha mostrato/insegnato,
mostrò/insegnò; ecc.
Trapassato
Io avevo/ebbi mostrato/insegnato; tu
avevi/avesti mostrato/insegnato; egli/ella
aveva/ebbe mostrato/insegnato; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sikad-óm
sikad-ál
sikad-ás
sikad-ám
sikad-én
sikad-én
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
sikad-óm-as
sikad-ál-as
sikad-ás-as
sikad-ám-as
sikad-én-as
sikad-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
ker !
ker-én !
mostra! / insegna!
mostrate! / insegnate!
Participio passato****
sikad-ó
mostrato / insegnato
30
Tabella IX
Radice verbale: χ- mangiare
Indicativo
Presente - futuro*
Io mangio/mangerò; tu mangi/mangerai;
egli/ella mangia/mangerà; ecc.
Imperfetto
Io mangiavo; tu mangiavi; egli/ella mangiava;
ecc.
me χ-áva (-áu)
tu χ-ássa** (-as)
jóu/jói χ-ála (-al)
jamén χ-ássa** (-as)
tumén χ-ána (-an)
jon χ-ána (-an)
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
χ-áva-s
χ-ássa**-s
χ-ála-s
χ-ássa**-s
χ-ána-s
χ-ána-s
Passato
Io ho mangiato/mangiai; tu hai
mangiato/mangiasti; egli/ella ha
mangiato/mangiò; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
χa-j-óm
χa-j-ál
χa-j-ás
χa-j-ám
χa-j-én
χa-j-én
Trapassato
Io avevo/ebbi mangiato; tu avevi/avesti
mangiato; egli/ella aveva/ebbe mangiato; ecc.
me
tu
jóu/jói
jamén
tumén
jon
χa-j-óm-as
χa-j-ál-as
χa-j-ás-as
χa-j-ám-as
χa-j-én-as
χa-j-én-as
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
χ-a !
χ-an !
mangia!
mangiate!
Participio passato****
χ-adó
mangiato
31
Tabella Χ
Radice verbale: === essere
Indicativo
Presente - futuro*
Io sono; tu sei; egli/ella è; ecc.
me som o: jom
tu sal " jam
jóu/jói si " i
jamén sam " jam
tumén san " jan
jon si " i
Imperfetto/Passato/ Trapassato
Io ero/fui, sono/ero/fui stato-a; tu eri/fosti,
sei/eri/fosti stato-a; egli/ella era/fu, è/era/fu
stato-a, ecc.
me sóm-as o: jóm- as
tu sál-as " jál-as
jóu/jói sas " is
jamén sám-as " jám-as
tumén sán-as " ján-as
jon sas " is
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
===
Participio passato****
===
32
Tabella ΧI
Radice verbale: === avere
Indicativo
Presente - futuro*
Io ho; tu hai; egli/ella ha; ecc.
(me) sí-ma / í-ma
(tu) sí-tu / í-tu
(jóu) sí-les / í-les
(jói) sí-la / í-la
(jamén) si-amén / i-amén
(tumén) si-tumén / i-tumén
(jon) sí-len / í-len
Imperfetto/Passato/ Trapassato
Io avevo/ebbi, ho/avevo/ebbi avuto; tu avevi/
avesti, hai/avevi/avesti avuto; egli/ella
aveva/ebbe, ha/aveva/ebbe avuto, ecc.
(me)
(tu)
(jóu)
(jói)
(jamén)
(tumén)
(jon)
sás-ma / ís-ma
sás-tu / ís-tu
sás-les / ís-les
sás-la / ís-la
sas-amén / is-amén
sas-tumén / is-tumén
sás-len / ís-len
Congiuntivo e Condizionale
V. note a pag.19
Imperativo***
===
Participio passato****
===
33
Note alle tabelle delle coniugazioni verbali:
* tra parentesi è indicato il suffisso della forma breve per l'Indicativo presentefuturo
**esiste una forma alternativa ai suffissi -ÉSSA e -ÁSSA (utilizzati rispettivamente
all'indicativo per la 2 a persona singolare e 1 a persona plurale) costituita dai suffissi -
ÉJA ed -ÁJA, il cui utilizzo non è soggetto a regole precise. Tale variante è diffusa
prevalentemente presso i Sinti Piemontesi della Francia (mentre in Italia essa
appartiene al dialetto dei Sinti Lombardi ed è utilizzata in misura minore dai Sinti
Piemontesi)
Es. tu dikéssa > tu dikéja (tu vedi), jamén ǧássas ménge vek > jamén ǧájas ménge
vek (noi andavamo via), ecc.
*** L'imperativo si ottiene generalmente in uno dei modi seguenti:
seconda persona singolare:
1) coincide con la radice verbale. Es. dik- "vedere, guardare", dik! "guarda!". Se la
radice verbale termina con la consonante v questa diventa u (semivocale = ŭ).
Es. rov- "piangere, gridare" > róu! "piangi!, grida!", sov- "dormire" > sóu!
"dormi!";
2) aggiunge il suffisso -e alla radice verbale. Es. d- "dare" - de! "dai!";
3) aggiunge il suffisso -és alla radice verbale. Es. mang- "chiedere (per avere)" >
mangés! "chiedi!";
4) aggiunge il suffisso -a alla radice verbale (esclusivamente per alcuni verbi
monoconsonantici). Es. χ- "mangiare" > χa! "mangia", ǧ- "andare" > ǧa! "vai!".
seconda persona plurale:
1) aggiunge il suffisso -én alla radice verbale. Es. dik- "vedere, guardare", dikén!
"guardate", rov- "piangere, gridare" > rovén! "piangete! gridate!", d- "dare" -
den! "date!", mang- "chiedere (per avere)" > mangén! "chiedete!";
2) aggiunge il suffisso -án alla radice verbale (esclusivamente in alcuni verbi
monoconsonantici). Es. χ- "mangiare" > χan! "mangiate", ǧ- "andare" > ǧan!
"andate!".
**** il participio passato si ottiene, in linea di massima, innestando un suffisso alla
radice del verbo. Tuttavia esso presenta una maggiore irregolarità rispetto agli altri
tempi verbali che non permette di enunciare una regola prestabilita.
34
Va inoltre sottolineato che non tutti i verbi hanno mantenuto in uso il participio
passato e che comunque si tratta di una forma raramente utilizzata.
Tracce di esso si ritrovano in alcuni sostantivi ed aggettivi. Ad es. dikló (radice
verbale: dik + suffisso -l + -ó) "fazzoletto (copricapo), foulard" (che, secondo
tradizione, presso i Rom viene usato dalle donne sposate come segno visibile del
loro status matrimoniale. Tale usanza non appartiene alle donne sinte ma, proprio
grazie a questo indizio di natura linguistica, è da ritenere che lo fosse in passato.
Oltre ai suffissi più comuni già evidenziati nelle precedenti tabelle (-ló, -dó,
-ó) vi sono alcuni participi passati che si formano e aggiungendo alla radice verbale i
suffissi -dinó, e -danó. Il participio passato è variabile nel genere e nel numero. Esso
segue la regola dei sostantivi in -ó. Ad. es. o bitrávimo í-lo kerdó "il lavoro è fatto
(finito)", le bitrávimi í-le kerdé "i lavori sono fatti (finiti)" .
35
L'AVVERBIO E LA PREPOSIZIONE
Le preposizioni e gli avverbi principali in sinto piemontese sono:
• ánda, (a)ndr' (contrazione di (a)ndrén) = in; (a)ndró = nel; (a)ndrí = nella;
(a)ndrén le = nei, negli, nelle
• (a)ngjál, dangjál = avanti, davanti, prima
• bi = senza. Può essere usato come prefisso ed in tal caso acquisisce un significato
privativo. Es. biromadinó "scapolo"; bilondó "insipido"; se è seguito da pronome
personale quest'ultimo va declinato in forma ablativa. Es.: bitútra "senza di [lett.
da] te", bilátra "senza di [lett. da] lei", biléndra "senza di [lett. da] loro"
• but = tanto, molto
• butér = più
• či, číči = niente, nulla
• da = di; do = del; di = della, da le = dei, degli, delle. Anche "da" (moto da luogo)
• dakáj = da, da dove, da questa parte, tra (tempo)
• dópu = dopo (<piem. dopu)
• dósta, dóstra (anche dóva, dóvel secondo Partisani) = abbastanza, basta,
sufficiente
• dren (anche andrén, ndren) = in, dentro
• dur, durál = lontano
• fin-a, fin-a kaj = fino, fino a (<piem. fin-a)
• finké = finchè (<it. e piem. finché)
• glej = subito, all'improvviso
• kaj = a (dativo); a, da (moto da luogo); da, presso (stato in luogo); quì, quà; kaj
pren = quassù; kaj telé, kaj telál = quaggíù
• kalikó = ieri (anche "domani"(?))
• kaná = adesso
• katár = da (moto da e verso luogo); verso, incontro
• keré = a casa
• ketané, ketené = assieme, insieme
• koj = là, lì; koj pren = lassù; koj telé, koj telál = laggiù
• kánte, kántu, kuándo = quando (<it. quando e <piem. quandi)
• kun = con (mezzo e compagnia) (<piem. cun)
• maj = mai (<it. mai)
• máskar, maskarál, maskerál = fra, tra, in mezzo a
• mónsi =solamente
• na = no, non
36
• nínge = anche
• óva, ová = sì
• par = per (davanti ai sostantivi)
• par te = per (davanti ai verbi)
• páriča, paričál = vicino, vicino a
• pále, palál, palénde = dietro, indietro, dopo, poi
• páple = di nuovo, nuovamente
• paśál = presso, in mezzo a
• písla = poco
• pren = su, sopra
• sa, sassaró = tutto; sassaré = tutti, tutte
• sémpar = sempre (<it. sempre e piem. semper)
• sígo = in fretta, velocemente
• spat = tardi; pi spat = dopo, più tardi
• spitáke = apposta
• tájsa, téjsa, trasárla, tresárla = domani (mattina)
• tanké = mentre
• te, (par) te = per (davanti a verbi)
• telál = sotto
• telé = giù
• trop = troppo (<piem. trop)
• trujál = attorno, intorno
• vagéstra = prima (tempo)
• vrin = fuori
• χa (?) = sempre (?)
Gli avverbi di modo
Nella maggior parte dei dialetti romaní l'avverbio di modo si forma innestando il
suffisso -és all'aggettivo. Es. romanés "alla zingara", gaǧikanés "alla maniera dei
gagé", ecc. Il sinto piemontese sembra peró fare ricorso a tale regola solo
occasionalmente. In esso lo esprime facendo precedere agli aggettivi la locuzione in
ja vínkimo... (in un modo...) o, semplicemente dalla preposizione da. Es. baró
"grande" > in ja vínkimo baró (o da baró) "grandemente"; goǧaró "furbo"; in ja
vínkimo goǧaró (o da goǧaró) "furbescamente".
Altri avverbi di modo hanno invece forma propria. Es. miśtó "bene", fedér "meglio",
piśukár "adagio".
37
LA CONGIUNZIONE
Qui di seguito sono elencate le principali congiunzioni in sinto piemontese.
Molte di esse sono derivate dall'italiano, probabilmente mutuate attraverso il
piemontese.
a) coordinanti:
ta, te (t' se seguita dagli articoli determinativi o e i), e (<it. e) = e
nínge, pándra = anche
né = nè
o = o
ma = ma
b) subordinanti:
kánte, kántu = quando
tanké = mentre
óske, sóske = perchè, poiché
finké = finché
te, se = se, affinché; te na = affinché non
ke = che
38
APPENDICE : TESTI
Testimonianza di "Taro" Amilcare Debar 15 *
Me sómas maśkarál da le gáǧe fin da
tíkno.
Mro čóro ba e mri čóri daj mujén-le ke
me sás-ma śtar berś.
Čidén ma maśkerál le raśanjá ta le raśáj;
koj kerdóm le starbíči.
Čjom fín-a a deś-u-śtar berś kun le
raśanjá ta le raśaj.
Gjom dópu ne písla číro, sás-ma ǧa
móu(?) deś-u-śóu berś, gjom te bitraváu
kun baré raj do gáu.
Na sás-ma pándra deś-u-oχtó berś, vjenle
koj trin o śtar raj.
Vjen-le koj da mro raj e penénas mánge:
"Jamén sás-ma (sás-amen) bróχa túke".
E me pendóm: "par so tumén í-tumén
bróχa?"
"Jamén rurássa ne čavó sígo te nakél-lo
maśkarál le tejč e te ǧal-lo pren le bérge
kaj si le <partigiani>.
Me na ǧanávas pándra so sas le
<partigiani>
Jon na rakardén-le, kerén-le, djen-le ne
paró mónsi te inǧaráu ne lil aprén le
bérge.
Me ljom ková paró e inǧardóm ková lil.
Kuándo vjom palénde, trin o śtar divés
dópu, jon vjen-le pándra koj do baró ker
Io ero (sono stato) tra i gagé fin da
bambino.
Il mio povero papà e la mia povera
mamma morirono quando avevo
quattro anni.
Mi misero in mezzo alle suore ed ai
preti; là feci le scuole.
Rimasi fino quattordici anni con le suore
e con i preti.
(Me ne) andai dopo un po' di tempo,
avevo già sedici anni, andai a lavorare
con (presso) dei signori del paese.
Non avevo ancora diciotto anni,
arrivarono là tre o quatto signori.
Vennero dal mio padrone e mi dicevano:
"Abbiamo bisogno di te".
Ed io dissi (risposi): "per cosa avete
bisogno di me?"
"Cerchiamo un ragazzo svelto che passi
in mezzo ai tedeschi e che vada sulle
montagne dove si trovano i
<partigiani>.
Io non sapevo ancora cos'erano i
partigiani.
Non parlarono, fanno (?), (mi) diedero
mille (lire) solo perché portassi un
messaggio sulle montagne.
Presi quelle mille lire e portai quel
messaggio.
Quando tornai, tre o quattro giorni
dopo, essi vennero di nuovo alla grande
15
File audio: http://www.progettoniglo.org/taro.mp3
39
e penén mánge: "Dik ke, tu, jáu glej a
vek da koj perké ne divés o vavér véla
(véna) koj le tejč, léna tu e maréna tu.
Jáu mánča. Véssa pren le bérge e le tejč
na léna tu".
Me gjom lénča e gjal kerdóm o koribén
maskarál le "čiriklé" (le čiriklé nella
nostra lingua sono partigiani) e me
kerdóm o čirikló (che vuol dire passero,
uccello).
Kerdóm o čirikló da le rik do Montoso,
Barge, Bagnolo… e i mre śéfi sas-le
Petralia, Zama, Milan, Barbato,
l'onorevole Colajanni.
Čjam koj a maśkerál trin o śtar čon, pöj
bičadén men da le rik 'd Monforte,
Barolo, Serralunga… da le rik d'Alba.
Koj kerdóm pándra ne berś da čirikló.
Dáva ma pándra ne divés ke i kasténgeri
(sarebbero i fascisti) kaménas pándra te
len Alba.
Jamén le čiriklé, e kerdam kerdám finké
na mukjám te nakén-le.
Da maré rik na nakjén-le.
Nakjén-le da ne vavér rik, ke i čiriklé, o
sas i traś, o na sas dóstra rom, naśjén-le
pénge, e i kasténgeri nakjén-le.
Jamén mukjám panč o śóu mulé koj, ma
na naśjám.
Da maré rik le tejč e le kasténgeri na
nakjén-le.
Me dáva ma pándra ke paričál mánde
kavá divés koj sás-ma ne čirikló e le tejč
kun ne dab snapardén les andró śeró e
perdás-lo pri čik muló.
Me čjom a koj ne písla paričál, dikjóm
40
casa (l'officina?) e mi dicono: "Guarda,
tu, vieni presto via di là perché un
giorno o l'altro arriveranno là i tedeschi,
ti prenderanno e ti uccideranno.
Vieni con me. Verrai sulle montagne e i
tedeschi non ti prenderanno".
Io andai con loro e così feci la guerra tra
i "čiriklé" (i "čiriklé" nella nostra lingua
sono i partigiani) ed io feci il "čirikló"
(che vuol dire passero, uccello).
Feci il partigiano dalle parti di Montoso,
Barge, Bagnolo… e i miei capi erano
Petralia, Zama, Milan, Barbato,
l'onorevole Colajanni.
Rimanemmo là in mezzo tre o quattro
mesi, poi ci portarono dalle parti di
Monforte, Barolo, Serralunga… dalle
parti di Alba.
Là feci ancora un anno da partigiano.
Mi ricordo ancora un giorno che i
"kasténgeri" (sarebbero i fascisti)
volevano ancora prendere Alba.
Noi partigiani facemmo facemmo (a
forza di fare) finchè non li lasciammo
passare.
Dalle nostre parti non passarono.
Passarono da un'altra parte, che i
partigiani, o era la paura, o non erano
abbastanza uomini (non avevano
abbastanza coraggio), scapparono, ed i
fascisti passarono.
Lasciamo lì cinque o sei morti, ma non
fuggimmo.
Dalle nostre parti i fascisti non
passarono.
Ricordo ancora che vicino a me quel
giorno avevo un partigiano ed i tedeschi
con un colpo gli spararono in testa e
cadde a terra morto.
Io rimasi un po’ lì vicino, lo vidi morto.
les muló. So keráva? Mukjóm les koj e
gjom angjál.
Čerdávas aprén a kalá tejč e a kalá
kasténgeri ke vénas-le aprén, e kerdám
kerdám finké te ǧánas, gjen pándra
palénde, e jon, le tejč e le kasténgeri
vjen-le palénde, kerdén ne vavér
trúśimo e nakjén… e gjen Albáte… ljen
Alba.
Jamén, nínge jamén gjam pe palénde da
(?) gjam a Munfórt e ková divés koj ljám
śel ta paś kasténgeri, Brigate Nere,
Cacciatori delle Alpi.
Trin o śtar divés naklé o śéfo pendás
ménge čiriklé: "Mardén-le (marén-le)
sassaré!" e mardám len sassaré.
Śunávas pándra kaná andrén maré kand
sa le gólas ke dénas kalá čavé.
Jek penélas-lo: "Me na kerdóm či.
Me na sčerdjóm maj aprén le čiriklé", e
ne vavér: "Me ljen ma ndro ker, kardén
mánge, pendén mánge: "se na véssa
maskerál jamén, jamén marássa tu".
Ne vavér ke délas-lo góli: "se me na
ǧáva maskerál jon, marénas mro ba ta
mri daj".
Ne vavér délas-lo góli: "Me som per
romadinó. Se na ǧávas penéna ke
marénas o tiknó".
Ma jamén kuándo o śéfo pendás te
čardél, jamén čardjám e mardám len
sassaré…śel… pi but…pi but da śel rom.
Dová kalá čjas-lo mánde ndro mro śeró
e kaná ke í-ma but berś pensáva pándra
so si o koribén, perké te mardás nes jek
kun vavér.
Ke but kópi sámas nínge pral, jek ndren
41
Cosa fare? Lo lasciai lì e proseguii.
Sparavo dietro a quei tedeschi e a quei
fascisti che venivano dietro, e facemmo
facemmo (a forza di fare) finchè se ne
andarono, andarono ancora indietro, ed
essi, i tedeschi ed i fascisti venivano
dietro, fecero un altro (?) e passarono…
arrivarono ad Alba… presero Alba.
Noi, anche noi tornammo indietro da
(?), andammo a Monforte e quel giorno
catturammo cento e cinquanta (cento e
mezzo) fascisti, Brigate Nere, Cacciatori
delle Alpi.
Tre o quattro giorni dopo il capo ci disse
a noi partigiani: "Uccideteli tutti!" e noi
li uccidemmo tutti.
Sentivo (sento) ancora adesso nelle mie
orecchie tutte le urla di quei ragazzi.
Uno diceva: “Io non ho fatto nulla. Non
ho mai sparato sui partigiani”, e un
altro: “Mi hanno portato via di casa, mi
hanno chiamato, mi hanno detto: “se
non vieni in mezzo a noi ti uccidiamo”.
Un altro che gridava: “se non vado (fossi
andato) in mezzo a loro, uccidevano
(avrebbero ucciso) mio padre e mia
madre”.
Un altro gridava: “Io sono (padre
<fr.père?) sposato. Se non andavo (fossi
andato) mi dicono (dicevano) che
uccidevano (avrebbero ucciso) mio
figlio”.
Ma noi quando il capo ci disse di
sparare, noi sparammo e li uccidemmo
tutti… cento… più di cento uomini.
Quello queste (cose) mi sono rimaste in
testa ed ora che ho molti anni penso
ancora a cosa è la guerra, perché ci si
ammazzava l’uno con l’altro.
Che molte volte eravamo anche fratelli,
le čiriklé t'o vaver ndren le kasténgeri.
Se pačéna ma, o koribén na keréna
butér kek.
Dová, me kamáva mónsi kon si ke
śunéla so pendóm me kaná, na i ne
χoχavibén.
Dová ke me pendóm si ne kóva ke
kapitodás-lo but berś fa, e pačáv ke
tumén pačéna so pendóm, e na kamáva
butér dikáu divés agjál.
uno nei partigiani ed un altro nei
fascisti.
Se mi credete (date retta a me), la
guerra non fatela mai più.
Quello, desidero solamente che chi
ascolta ciò che ho detto adesso (sappia
che) non è una bugia.
Ciò che ho detto è una cosa avvenuta
molti anni fa, e credo (spero) che voi
crediate a ciò che ho detto, ed io non
voglio più vedere giorni così.
"Taro" Amilcare Debar
42
Testimonianza di vicenda vissuta da V.D.*
Je berś ámas a Biéla.
Ámas me te mre pral plasadé e sas je
písla divés ke ámas koj ačadé.
Je divés is-lo o tiknó ke čélas mal,
inǧjám les ki śpitája, rikardén-les.
Dópu ne písla divés ke is-lo andí śpitája
čélas pi but mal ke vagéstra.
Alúra le nasaléngere pendén mánge ke
is te čel-li i daj paśál perké o tiknó čelas
própi mal.
Dópu je písla divés ke mri romní sas-li
paśál do tiknó, vjas-li nasalí nínge jói e
vjas-li nasalí perké χajás čomóni da
dinó.
Alúra o tiknó lélas o dud di daj e na
sastjólas butér, e gjal ís-les te merél-lo.
Alúra je divés láva i naśibángeri, váva a
Türináte e váva kaj le sinti da mri romní.
Alúra mro bopéro penéla: "Ǧa ki gaǧí
maχarí ke kerél o mistipén par o tiknó e
ǧa kun i purí, ke jói pačéla but".
Alúra gjam ki gaǧí maχarí kun le śifúni
do tiknó e i gaǧí maχarí pendás mánge:
"Ǧan, inǧén kalá śifúni e čivén len pro
tiknó. Dikéna ke da kaj ja písla divés o
tiknó čéla miśtó".
E gjam pále a Biéla ki śpitája, čidám le
śifúni pro tiknó, peró o tiknó na ǧálas
miśtó, is-lo sémpre sajék, finké le
nasaléngere djen pen ke sas par i daj ke
sas paśál ke o tiknó na sastjólas perké
lélas o dud di daj.
Un anno eravamo a Biella.
Eravamo io ed i miei fratelli accampati
ed eravamo fermi lì da qualche giorno.
Un giorno c'era il bambino che stava
male, lo portammo in ospedale, lo
ricoverarono.
Dopo pochi giorni che era in ospedale
stava più male di prima.
Allora i medici mi dissero che la amdre
doveva restargli accanto prechè il
bambino stava proprio male.
Dopo pochi giorni che mia moglie stava
vicina al bambino, si ammalò anche lei
perché aveva mangiato qualcosa di
cattivo.
Allora il bambino prendeva il latte
materno e non guraiva più, e così
doveva (rischiava di) morire.
Allora un giorno prendo la macchina,
vengo a Torino e vengo dai parenti di
mia moglie.
Allora mio suocero dice: "Va dalla santa
che fa del bene per il bambino e va con
la nonna (vecchia), che lei ha molta
fede".
Allora andammo dalla santa con i panni
del bambino e la santa mi disse:
"Andate, portate questi panni e
metteteli sul bambino. Vedrete che in
poco tempo il bambino starà bene".
E tornammo a Biella in ospedale,
mettemmo i vestiti sul bambino, però
non andava bene, era sempre uguale,
finché i medici pensarono che il
bambino non guariva a causa della
vicinanza della madre perché prendeva
il latte della madre.
43
Alúra kánte bičadén vrin i daj, dop ne
písla divés o tiknó čjas-lo miśtó. Dop
eftá divés djen les mánge vrin sastó e
gjal mro tiknó vjas-lo keré e čjam
sassaré kontan.
Allora quando mandarono via la madre,
dopo pochi giorni il bambino stava bene.
Dopo sette giorni me lo consegnarono
guarito e così il mio bambino tornò a
casa e tutti fummo contenti.
L'autore (Sergio Franzese) con Venerino De Glaudi
* i testi sono stati tradotti in modo letterale al fine di evidenziare la sintassi del
racconto. Entambi i dialoghi, registrati da soggetti di età superiore ai cinquanta anni,
forniscono un buon esempio della lingua parlata.
Si può notare che, fatta eccezione per alcune differenze nell’uso dei tempi verbali, la
sintassi del sinto piemontese è generalmente modellata su quella della lingua
italiana parlata in Piemonte (o direttamente su quella del dialetto piemontese).
44
BUČARORÍ (Cenerentola) di C.Perrault 16 **
C'era una volta una bambina che viveva
con la matrigna e due sorellastre.
Il suo nome era Cenerentola perché
rimaneva sempre accanto alla cenere
della stufa.
Ella faceva i lavori più umili, ma era
bella e buona, mentre le altre erano
cattive e brutte.
Cenerentola non si lamentava della sua
vita e per questo tutti le volevano bene.
La matrigna e le sorellastre erano
gelose e perciò la vestivano con abiti
stracciati, non la portavano mai insieme
a loro alle feste e le dicevano con voce
cattiva: "Va' accanto alle pentole, il tuo
posto è là!".
Un giorno un portavoce del re passò
sulle strade del paese leggendo un
avviso in cui si diceva che tutte le
ragazze in età da marito erano invitate
di lì a tre giorni ad una festa al grande
castello del re.
Tra quelle ragazze il principe avrebbe
scelto la sua sposa.
In tutte le case iniziavano i preparativi
per il giorno della festa e così anche
nella casa di Cenerentola.
Dopo che Cenerentola ebbe aiutato le
sorellastre a vestirsi chiese alla
matrigna se avesse potuto prendere un
po' di tempo per vestirsi.
Ma la matrigna le disse che avrebbe
dovuto rimanere a casa.
Così, mentre le sorellastre andavano
Sas je kópo je tikní čaj ke ǧivólas kun i
paśdáj ta duj paśpenjá.
Péskro láu sas Bučarorí óske čélas
sémpar pasál i bučár di tuvjalí.
Jói kerélas le bétrimi pi but čororé, ma
is-li śukár ta kamlí, tanké le vavér is-le
diné ta ǧungalé.
Bučarorí na rovélas da péskro trúpo
ǧungaló ta per kavá kaj sassaré kaménas
la miśtó.
I paśdáj ta le paśpenjá is-le plaχtákere ta
par kavá kaj kerénas la te rivél pes da
śifúni ǧungalé, na inǧénas la maj lénča
kaj le patreǧá ta penénas láke da diné:
"Ǧa paśál le pirjá, tro śtéto si koj!".
Je divés je inǧeláu do králi nakjás pren le
dromá do gáu ta délas pren o papíro je
sibjardó ke penélas ke sa le čajá lačé da
rom is-le kardé palál trin divés kaj je
patreǧí ndro baró śatólo do králi.
Maśkarál kalá čajá o prínso is te rodél
péskri romní.
Ndrén sa le ker komensónas te kerén le
bétrimi par o divés di patreǧí ta gjál
nínge ndro ker di Bučarorí.
Palál ke i Bučarorí uterdás le paśpenjá
te rivén pen, bučjás ki paśdáj se stikólas
te vel je písla číro te rivél pes.
Ma i paśdáj pendás láke ke is te čél-li
keré.
Gjal, tanké le paśpenjá ǧánas-le ki
16
File audio: http://www.sastajnas.it/progettoniglo/buciarorì.mp3 (letto da "Taro" Amilcare Debar)
45
alla festa Cenerentola si gettò sul letto a
piangere.
Dopo un po' sentì una voce che le
diceva: "Non piangere, ti aiuterò io".
La fanciulla levò la testa e vide una fata
che la guardava.
"Sei buona e gentile e voglio darti
qualcosa" disse ancora la fata.
Poi, con la bacchetta magica trasformò
una zucca in una magnifica carrozza e
trasformò tre topi in uomini, uno lo
trasformò in cocchiere e gli altri due li
fece diventare servitori.
Dopo confezionò per cenerentola un bel
vestito e disse: "Quando verrà la
mezzanotte tutto tornerà come prima".
Alla festa tutti ammiravano
Cenerentola.
Tutti si chiedevano chi fosse quella
splendida ragazza ed il principe come la
vide se ne innamorò e volle ballare solo
con lei.
Cenerentola era felice e credeva di
vivere un bellissimo sogno.
Ma l'orologio cominciò a battere dodici
rintocchi di mezzanotte. La fanciulla
scappò velocemente e perse una scarpa
sulle scale.
Il principe raccolse la scarpa e giurò che
avrebbe sposato solo la ragazza alla
quale fosse andata bene quella scarpa.
Le guardie del re cominciarono ad
andare di casa in casa per cercare colei
a cui apparteneva la scarpa. Tra le
fanciulle in età da marito non ce n'era
però nessuna a cui la scarpa andasse
bene.
Le guardie arrivarono alla casa di
Cenerentola che si trovava in fondo al
46
patreǧí i Bučarorí biśardás pes pro
vódro te rovél.
Palál je písla sundás-li ja véjzla ke
penélas láke: "Na róu, dáu tu me ja
vast".
I čaj χadjás o śeró ta dikjás-li je
mareχaní ke dikélas la.
"Sal kamlí ta lačí e me kamáva te dáu tu
čomóni" pendás pándra i mareχaní.
Palál, kun o kast mareχanó kerdás te vel
ko śtéto da je gúrda je śukár vardín, ko
śtéto da trin máuzi kerdás te vel trin
gaǧé, jek kerdás les te vel o gaǧó ke
inǧélas i vardín, ta le vavér duj kerdás
len te ven duj marχári.
Palál kerdás par Bučarorí je śukár
rivibén ta pendás: "Kánte véla i paśratí
sa véla sar vagéstra".
Ki patreǧí sassaré dikénas i Bučarorí.
Sassaré bučénas pen kon sas kajá śukár
čaj, t'o prínso sar dikjás la kamjás la ta
kamjás-lo te kelél-lo mónsi lása.
I Bučarorí is-li kontán te bičólas te ǧivólli
je śukár suné.
Ma i baśadí komensodás te kurél deś-uduj
dabá di paśratí. I čaj naśjás glej ta
naśadás-li je tiráχ pren le starbíči.
O prínso χadjás pren i tiráχ ta djas pes
suvél te lel da romní mónsi i čaj ke ǧálas
miśtó i tiráχ da péskro piró.
Le váχte do králi ǧánas-le da ker a ker te
dikén se ǧálas miśtó i tiráχ a sa le čajá
lačé da rom. Ma na is-le kek ke is-len o
piró ke ǧálas miśtó i tiráχ.
Le váχte rivodén ko ker di Bučarorí ke is
pro búto do gáu.
paese.
Le sorellastre provarono in tutti i modi
di far entrare quella scarpa nei loro
piedi ma non vi riuscirono.
Quando ormai le guardie erano sul
punto di andarsene, si fece avanti
Cenerentola e mise la scarpa al suo
piede.
Subito le guardie la presero e la
condussero al castello del re.
Dopo pochi giorni si celebrarono le
nozze, e tutti furono felici.
Le paśpenjá rodénas in sa le vínkimi se
rüsjónas te čivén i tiráχ, ma na stikónasle.
Kánte órmaj le váχte ǧánas-le pénge,
kerdás pes angjál i Bučarorí ta čidás i
tiráχ ándro péskro piró.
Glej le váχti ljen la ta inǧjén la ndro baró
śatólo do králi.
Palál je písla divés kerdén pen le
soloχadé, ta sassaré čjén-le but kontan.
47
48
O HÄNSEL T'I GRETEL (Hänsel e Gretel) di J.W.Grimm**
Hänsel e Gretel erano un fratellino ed
una sorellina che vivevano con il padre e
la matrigna in una casetta vicino al
bosco.
Il padre faceva il taglialegna ed i soldi
che guadagnava non gli bastavano per
sfamare la famiglia e per risparmiare
qualcosa per l'avvenire.
Se alcuni giorni non mancava ne il pane
né la carne, in altri giorni purtroppo non
c'era nulla da mangiare.
In quei giorni l'uomo riusciva a
guadagnare pochi soldi che non
bastavano neppure per comperare il cibo
per tutti.
Allora la matrigna cominciava a
lamentarsi e diceva all'uomo: "Come
faremo? Se rimanessimo soli in qualche
modo ce la caveremmo, ma con altre
due bocche da sfamare non potremo
tirare avanti. Se li lasciassimo nel bosco,
qualche anima buona li prenderebbe con
sé e baderebbe a loro. Ma così…".
L'uomo non voleva saperne di separarsi
dai bambini, ma la donna insistette fino
a convincerlo ad abbandonarli.
Una notte l'uomo e la donna svegliarono
Hänsel e Gretel e dissero loro che
dovevano andare a raccogliere la legna.
Poi tutti e quattro andarono nel bosco e
camminarono finché giunsero in un
posto.
Allora la matrigna disse ai bambini:
"Aspettateci qui. Noi dobbiamo andare a
raccogliere le castagne".
La donna prese suo marito per un
O Hänsel t'i Gretel is tikné pral ta pen ke
ǧivónas kun o ba t'i paśdáj ndren je tinó
ker vrin paśál do veś.
O ba kerélas o činibáskero do kast ta
péskre χajéri na is dóstra te ningavél i
bok kaj péskro ker e te čivél vek čomóni
par o číro ke véla.
Se in komóni divés na mankólas né o
felzo t'o mas, in vavér divés par bibáχt o
χabén mankólas.
Ndren kolá divés o rom rüsjólas te vel les
je písla lové, ma na is dóstra te vel les o
χabén par sassaré.
Alúra i paśdáj komensólas te rovél, ta
penélas par o rom: "Sar kerássa? Se
čassas jamén kokoré in komóni vínkimi
ningavássas la ménge, ma kun vavér duj
muj te ningavás i bok, nastik te ǧas
angjál. Te mukás len ándro veś, komóni
da lačó lió lélas len ketané ta dikénas
pren lénde. Ma gjal...".
O rom na kamélas ǧanél te ningavél pes
da paśál le tikné, ma i romní pendás but
ková finké rüsjodás te kerél les te mukél
le tikné.
Je ratí o rom t'i romní sganǧadén-le o
Hänsel t'i Gretel ta pendén lénge ke is-le
te ǧan te χanjarén o kast.
Palál, sa le śtar gjen andr'o veś e piradén
finké rivodén ndren je śtéto.
Alúra i paśdáj pendás kaj le tikné: "Den
ménge číro kaj. Jamén i te ǧas te
χanjarás le čímbli".
I romní ljas péskro rom par je musín ta
49
braccio e se ne tornò a casa con lui
lasciando i fratellini da soli.
Hänsel e Gretel attesero molte ore, poi
capirono che erano stati abbandonati e
cominciarono a cercare un posto per
trascorrere la notte.
Cammina cammina arrivarono vicino ad
una casetta che era fatta in un modo
come nessun'altra: le pareti erano fatte
di marzapane, i vetri di zucchero e il tetto
di cioccolata.
vjas-li péske keré lésa ta mukjás kokoré
le tikné pral.
O Hänsel t'i Gretel djen číro but kóri, ta
palál χajodén ke čjen-le mukladé ta
komensodén te rodén je śtéto te nakén i
ratí.
Pir pir rivodén kaj je tinó ker ke sas
kerdó da je vínkimo ke in sa le stéti na
sas-li vavér sar ková: le muj do ker sas-le
kerdé da félzo guló, le glázi da čúkro ta le
tléχi da gulí.
I piccoli erano affamati e subito Le tikné is-le bokalé ta glej komensodénle
cominciarono a mangiare un pezzo della
porta.
Dopo un po' uscì dalla casa la strega che
abitava lì la quale invitò i bambini ad
entrare promettendo loro altri dolci.
Però quando chiuse la porta cambiò
atteggiamento.
Rinchiuse Hänsel in una stia per polli e
costrinse Gretel a lavorare.
A quale brutta vita la strega costringeva
i due fratellini!
Gretel doveva spazzare, fare il bucato e
lavare i pavimenti e per nutrimento la
strega le dava soltanto un pezzo di pane
secco.
Hänsel doveva restare chiuso nella stia
te χan je tokór do vudár.
Palál je písla vjas vrin do ker i čoχaní ke
ǧivólas koj; jói kerdás te ǧan andrén le
tikné ta penélas lénge ke délas vavér
gulé.
Peró kánte pangjás o vudár péskro
kerávimo parodás.
Pangjás o Hänsel ndren je gádra par le
χaχnjá ta kerdás te bitravél i Gretel.
Ke ǧungaló trúpo kerélas te kerél i čoχaní
kaj le tikné pral!
I Gretel is te soleχavél-li, te čovél-li le
śifúni e te tovél-li pri čik ta par χabén i
čoχaní délas láke mónsi komóni tokór da
félzo śukó.
O Hänsel is te čel-lo pangló ndri gádra
come un coniglio all'ingrasso, sar je śośój par te vel-lo tuló, te del číro
aspettando che diventasse abbastanza te vel dóstra tuló par tel pekéla les.
paffuto per essere cucinato.
La strega gli dava da mangiare il cibo
migliore e ogni tanto gli diceva di far
uscire un dito dalla gabbia per vedere se
era abbastanza in carne.
Per fortuna la vecchia era miope e così
Hänsel al posto di un dito faceva uscire
dalla gabbia un ossicino di gallina.
La vecchia pensava che era sempre
troppo magro.
La vita dei bambini passava così. Gretel
I čoχaní kerdás les te χal o χabén pi lačó
ta komóni kópo penélas léske te čivél je
gustó vrin di gádra par te dikél-li se is-lo
dóstra tuló.
Par i baχt i purí is-li paś kororí e gjal o
Hänsel ko śtéto do gustó kerélas te vel-lo
vrin di gádra je tiknó kokájo da čavrín.
I purí mandólas ke ís-lo sémpar trop
śukó.
O trúpo da le tikné nakélas gjal. I Gretel
50
piangeva ogni giorno per quello che
doveva subire suo fratello, mentre questi
la incoraggiava perché sperava che
qualcosa sarebbe cambiato.
Un giorno la strega chiese a Gretel di
mettere sul fuoco la pentola più grande
che c'era in casa perché non voleva più
aspettare per mangiare Hänsel, anche se
non era ancora abbastanza grasso.
La bambina in lacrime preparò la legna
da ardere.
La strega le fece mettere un po' di
fascine nella stufa, e chiese a Gretel di
rovélas óni divés do ková ke is te nakéllo
péskro pral, tanké kavá kaj délas láke
zor sóske pačélas ke čómoni stikólas te
parovél.
Je divés i čoχaní kerdás te čivél k'i Gretel
pri jag i pi barí pirí ke is ándro ker sóske
na kamélas butér te del-li číro te χal o
Hänsel, nínge se na is-lo pándra dóstra
tulo.
I tikní in lasuá čivélas ko śtéto o kast te
χačarél.
I čoχaní kerdás te čivél komóni pangjá
śuké ndro bóu, ta mangjás k'i Gretel te
mettere la testa nella stufa per čivél-li o śeró ndro bóu te dikél se le
controllare se le fascine bruciavano bene
dicendo che voleva preparare anche
pangjá χačarénas-le miśtó soske pendás
ke kamélas te kerél nínge komoni gulé.
alcuni dolci.
Gretel, che era stata messa sull'attenti
dal fratello con un colpo di tosse, disse
alla strega che non sapeva come fare.
La strega, che invece dei dolci voleva
I Gretel, ke čjas-li čidí pren par ne dab da
χas do pral, pendás ki čoχaní ke na
ǧanélas-li sar is te kerél-li kolá bétrimo.
I čoχaní, ke ko śtéto da le gulé kamélas
arrostire Gretel, aprì lei stessa la te pečol-li i Gretel, pangjás jói o tiknó
porticina del forno e si mise davanti al
buco della stufa.
Veloce come il fulmine (come il diavolo),
la bambina prese la strega per le gambe
e la gettò dentro al forno, poi richiuse la
porticina e corse a liberare il fratellino.
Dopo essersi abbracciati, i due fratellini
vudár do bóu e čidás pes angjál i χíu do
bóu.
Sígo sar o beng, i tikní ljas i čoχaní par le
χerá e fardjás la ndro bóu, pöj putardás
o tiknó vudár ta gjas te kerél te vél-lo
vrin di gádra péskro tiknó pral.
Palál ke musjardén-pen le duj tikné pral
si impossessarono del tesoro della ljen kun sa le vast do braválimo di
strega: anelli, collane, monete d'oro, čoχaní: gustrjá, viringjá, χajéri da
pietre preziose e molte altre cose. Poi si
diressero verso la loro casa.
sonakáj, bar bravalé ta but vavér ková.
Ta gjen-le keré.
Mentre erano tenuti prigionieri, la Méntre ke jon is-le stildé, i paśdáj is-li
matrigna era morta a causa della
povertà, e il padre si era ammalato
mulí par o čororipén, t'o ba čjas-lo but
nasaló.
gravemente.
In tempi migliori l'uomo era guarito ma
rimaneva triste per aver abbandonato i
Ndren le číri fedér o kamló rom sastjás
ma čélas tuganó soske mukjás le tikné.
bambini.
Quel giorno mentre potava un albero si Kolá divés méntre čivélas je ruk śundás
51
sentì chiamare da lontano.
Si voltò subito e vide i suoi figli che
correvano verso di lui.
Andò verso di loro e quando si
incontrarono si abbracciarono.
Da quel giorno il padre ed i suoi due figli
vissero da ricchi aiutando i poveri e
ringraziando il Signore per averli riuniti.
ke karénas les da durál.
Risardás pes glej ta dikjás le tikné ke
naśénas katár léste.
Gjas katár jon ta kánte rivodás da jón
musjardén pen.
Da kolá divés o ba ta péskre čavé
ǧivodén da bravalé ta dénas je vast par
le čororé ta parkarénas o Devél ke
kerdás len te čivén-le ketané.
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I RAKLÍ KE BINKAVÉLAS LE JAGÉNGERI
(La Piccola Fiammiferaia) di H.C. Andersen**
In una buia sera di fine anno, le strade
erano imbiancate di neve e il vento
soffiava forte.
Non c'erano molte persone che
camminavano e tutti tornavano a casa
verso il calore e l'affetto dei loro cari.
In un angolo della piazza una povera
ragazza con il viso magro e due occhi
pieni di paura era seduta vicino ad una
casa e cercava qualche persona buona
che la aiutasse.
Era la piccola fiammiferaia.
La sfortunata ragazza moriva di freddo
e di paura perché quel giorno non aveva
venduto nulla, neppure una scatola di
fiammiferi. Sapeva che se fosse tornata
a casa senza soldi suo padre l'avrebbe
riempita di botte.
Attraverso i vetri delle finestre la piccola
vedeva le luci che abbellivano le case.
Quella era la notte di San Silvestro e
tutti aspettavano l'inizio del nuovo
anno.
Dalle case lungo la strada giungevano
alla ragazza i profumi del cibo e mentre
aspettava aveva sempre più fame.
Dopo un po' il freddo si fece più forte e
la fanciulla pensò di accendere i
fiammiferi per scaldarsi. E così fece.
La piccola guardava la fiammella
pensando alla sua casa quando la
madre era ancora viva: nella casa c'era
una grande stufa di ferro che mandava
calore. Alla fanciulla sembrava di vedere
un albero di Natale con molte luci e
53
Ndren je ratí támblo pro búto do berś,
le dromá sas-le parné do jív t'o balvál
purdélas śilaló.
Na is-le but manúś ke pirénas e jon
ǧánas-le pénge keré kaj sas-lo o tatipén
t'o kamlipén da léngre kamlé.
Kaj je śtéto paśál di śuladí, je čororí raklí
ke sás-la o muj śukó e kun duj jaká
pardé di dar, čélas-li bestí paśál da jek
ker e rodélas-li komóni da lačó lió te
den la ne vast.
Jói sas-li i tikní raklí ke binkavélas le
jagéngeri.
I bibaχtalí raklí merélas do śil e di dar
sóske ková divés na binkadás-li či. Mónsi
je buáta da jagéngeri na binkadás-la, e
jói ǧanélas ke se jói ǧálas keré bi lové
péskro ba marélas la da le dabá.
Par i glázi da le valinjá i tikní raklí dikélas
le momoljá ke kerénas pi śukár o ker.
Kojá rat sas-li i rat do Maχaró Silvestro e
sa le manúś dénas číro par o nevó berś.
Da le ker do drom rivónas ki raklí le lačé
χand do χabén e tanké jói délas číro sasli
sémpar pi bokalí.
Dópu je písla o śil vjas-lo sémpar pi
zoraló t'i tikní vjas la ǧodé te del jag a le
jagéngeri te čačarél pes. E gjal kerdás.
Tanké dikélas i tikní jag do jagéskero
tinkarélas kaj péskro śukár ker kánte
péskri daj sas-li pándra ǧidí: ndro ker
čélas je barí tuvjalí da sast ke bičavélas o
tatipén. I tikní pačjas te dikél je ruk do
Divés do Tiknó Devél kun but líχte e
belle candele. Com'era bello!
Che grande gioia provava restando a
guardare quell'albero!
Ma il fuoco si spense e la strada apparve
più brutta e fredda di prima.
La ragazza accese un altro fiammifero e
in quel fuoco rivide il volto della sua
povera nonna.
La ragazza la chiamò: "Nonna, nonna!"
e aprì le braccia alla cara vecchietta.
"Sì, piccola mia, sono proprio io. E sono
venuta a vedere come stai" disse la
nonna.
A quelle parole la ragazza scoppiò a
piangere e poi raccontò a sua nonna che
brutta vita faceva da quando sua madre
era morta.
La piccola ora viveva da sola con il
padre in una casa fredda nella quale
entrava la pioggia.
Il padre era sempre ubriaco e la ragazza
andava a vendere i fiammiferi tutto il
giorno in città.
Se quando rientrava non aveva
abbastanza denaro, suo padre la
riempiva di botte.
La giovane ragazza era sempre
affamata ed aveva molto freddo.
Si cibava solo di pane secco e si vestiva
di stracci e le toccava anche camminare
a piedi nudi.
Com'erano lontani i giorni in cui la
vecchina andava a trovarli a casa loro in
quel tempo felice.
La vecchina faceva sempre qualcosa e
trovava sempre il tempo per dire a sua
nipote che le voleva bene
accarezzandole il capo.
E dopo che sua madre morì la vecchina
rimase con lei per non lasciarla troppo
sola.
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śukár momoljá. Ke sas śukár!
Ke barí baχt śunélas te čel-li paśál da
ková ruk te dikél les!
Ma i jag mudardás pes t'o drom djas zer
pi ǧungaló e śilaló ke vagéstra.
I raklí djas-li jag a je vavér jagéskero e
ánda kojá tikní jag jói dikjás péskri čororí
nóna.
I raklí kardás la: "Nóna, nóna!" e
putardás le musjá ki kamlí purí.
"Ová, mri tikní, som própi me, ta vjom
kaj te dikáu sar ǧála túke" pendás i
nóna.
A kolá rakaribén i raklí rovjás-li but e pöj
pendás kaj péskri nóna o ǧungaló trúpo
ke kerélas palál ke péskri daj sas-li mulí.
I tikní kaná ǧivólas kokorí kun o ba
ndren je śilaló ker kaj délas o briśín.
O ba sas-lo sémpar piló e i raklí ǧálas te
binkavél le jagéngeri sa o divés ndro
fóro.
Se kánte jói vélas pále na inǧavélas
dósta χajéri, péskro ba marélas la da le
dabá.
I tikní raklí sas-li sémpar bokalí e sás-la
but śil.
Péskro χabén sas mónsi je písla da félzo
śukó e jói rivodás pes da śifúni ǧungalé
ta ǧálas nínge kun le piré nangé.
Sar sas-le dur le divés kánte i purí
pirélas fin-a ko ker kaj jon ǧivónas in
ková baχtaló číro.
I purí kerélas sémpar čomóni e lačélas
sémpar o číro te čidél je vast pro śeró da
péskri tikní nebúda par te penél láke ke
kamélas but.
E palál ke i daj sas-li mulí, i kamlí purí
čélas kun jói te na mukél la trop kokorí.
Poi, anche la vecchia nonna andò con
Dio e tutto divenne triste.
La fiamma era quasi spenta e la ragazza
divenne molto triste perché temeva che
anche la nonna sarebbe scomparsa con
la fiamma.
Allora prese tutte le scatole di
fiammiferi, le mise insieme sulla neve e
diede loro fuoco dicendo: "Non importa
se mio padre mi picchierà ma faccio
questo affinché tu non te ne vada,
nonna! Resta con me!".
Aveva molta paura di restare ancora
sola e non sentiva più né fame ne
freddo.
La vecchietta sorrise dicendo: "Non
posso restare qui, ma tu puoi venire
dove sono io! Vieni qua!" e allargò le
braccia alla ragazza che corse ad
abbracciarla.
La nonna e la sua piccola nipote
rimasero così a lungo poi volarono tra
gli angeli dove non vi è né fame né
freddo e tutti sono buoni..
Il giorno seguente, il primo giorno del
nuovo anno, i passanti videro un povero
corpo sulla neve.
Era il corpo della piccola fiammiferaia,
morta assiderata.
Pöj nínge i purí nóna gjas-li péske paśál
o Devél e sa vjas bibaχtaló.
I tikní jag sas-li paś mudardí e i raklí vjasli
but tuganí óske sás-la dar ke nínge
péskri nóna gjas pes vek kun i jag.
Alúra ljas sa le buáte da jagéngeri, čidás
len ketané pro jiv e djas-li jag te pendás:
"Na keréla či se mro ba maréla ma par
kavá kaj ke me keráva, ma na kamáva ke
tu ǧássa vek, mri nóna! Če mánča!"
Sás-la but dar te čel-li pándra kokorí e
par kavá kaj na sás-la butér bok e o śil
na kerélas láke butér či.
I purí kerdás je tiknó śukár muj ta
pendás: "Nastik te čáu kaj, ma tu
stikéssa te ves paśál mánde! Jáu kaj!" ta
putardás le musjá ki raklí ke naśjás te
musjaréla la.
Par baró číro i nóna ta péskri tikní
nebúda čjen-le gjal, pöj gjen le pren kaj
si le maχaré, kaj na si né i bok né o śil ta
kaj sassaré si-le kamlé.
O divés palál, o vágo divés do nevó berś,
le manúś ke piravénas in ková rik do
drom dikjén-le je čororó trúpo pro jiv.
Sas o trúpo di tikní raklí ke binkavélas le
jagéngeri ke sas-li mulí par o śil.
** Si tratta di tre note fiabe del repertorio classico. La traduzione sinta è stata
realizzata a partire da una versione semplificata dei testi in lingua italiana.
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PARTE SECONDA:
DIZIONARIO
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PREMESSA
Il dizionario è stato elaborato partendo da 5 diverse fonti. Alla fonte principale
rilevata dell'autore, Sergio Franzese (Fr), sono state aggiunte quelle di Sergio
Partisani (P) [Glossario del dialetto zingaro piemontese, in Lacio Drom 6/1972], di
Annibale Niemen (N) [O ker kun le penijà, La casa con le ruote, ediz. Sinnos, 1995], di
Georges Calvet (C) e di Bernard Formoso (Fo) [B.Formoso, G.Calvet - Lexique tsigane,
Dialecte sinto piémontais - POF, 1987].
Dalle fonti P e N è stato estrapolato l'intero corpus lessicale, sommandolo a quello
del registro principale (Fr) e riportato nella prima colonna annotato come -- P o -- N se
non già rilevato da Fr (búkli P |f| brocca; burǧéja N |f|borgata) o tra parentesi quadre
dopo il termine quando esso si presenta come variante (čon Fr |m| 1 [P: mónato; N:
mónto] mese).
Per quanto riguarda le fonti C e Fo si è proceduto con lo stesso criterio: -- C o [C:…], --
Fo
o [F:…], -- C/Fo (oppure [C/Fo:…] quando lo stesso termine è riportato da entrambe
le fonti). Anche dalle fonti C e Fo sono stati sommati al registro principale quei
termini non rilevati dalle altre tre fonti ad esclusione di quelli che sono il frutto di un
adattamento recente dalla lingua francese utilizzati esclusivamente dai sinti
piemontesi insediati in Francia (valči): si tratta di neologismi e di sostituzioni di
termini più antichi (vedi: Introduzione, pag. VII, punto 2, 2° capoverso) la cui
catalogazione non rientra nelle finalità di questo testo finalizzato allo studio ed alla
conservazione del sinto piemontese parlato in Piemonte (e nella disapora italiana).
Il dizionario è costituito da un lessico formato da circa 1500 termini di lingua sinta;
esso include un esiguo numero di termini piemontesi (parole correnti usate per
sopperire l'assenza o la scomparsa di quelle sinte).
Il registro sinto piemontese-italiano riporta per ogni termine indicazioni su: a) fonte
(Fr/P/N/C/Fo), b) coniugazione verbale (con indicazione della tabella di riferimento
in numeri romaní (pagg. 20-30), c) parte del discorso (analisi grammaticale), d)
lemma alternativo e/o variante desunto dalle altre fonti, e) significato o significati; f)
locuzioni derivate.
Il registro inverso (italiano-sinto piemontese) si limita invece a fornire la traduzione
del termine (escluse le variabili) senza indicazioni aggiuntive, salvo disambiguazioni
di significato e indicazione del genere se differisce da quello italiano.
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ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA
|agg| aggettivo
|art| articolo
|avv| avverbio
-- C Calvet (fonte)
[C: ] Calvet (variante)
-- C/Fo Calvet-Formoso (fonte)
[C/Fo: ] Calvet-Formoso (variante)
cfr.
confronta
|cong| congiunzione
|f|
(sostantivo) femminile
|fpl| (sostantivo) femminile plurale
-- Fo Formoso (fonte)
[Fo: ] Formoso (variante)
-- Fr Franzese (fonte principale)
|inter| interiezione
|intr| (verbo) intransitivo
|inv| invariabile
|imp| (verbo) impersonale
|loc| locuzione
|m| (sostantivo) maschile
|mpl| (sostantivo) maschile plurale
-- N Niemen (fonte)
[N: ] Niemen (variante)
|nc| nome comune
|num| numerale
-- P Partisani (fonte)
[P:] Partisani (variante)
piem. piemontese
|pl. -| plurale
|pref| prefisso
|prep| preposizione
|pron| pronome
|rifl| (verbo) riflessivo
|suff| suffisso
|tr| (verbo) transitivo
V. vedere
< deriva da
> diventa
∼
richiama il lemma
(?) dubitativo
; separa lemmi omonimi di
significato diverso
1 2 3 ecc.
a) separa fonti; b) separa
lemmi di significato diverso;
connota lemmi di significato
diverso
I… V… VII
dopo ogni radice verbale
indica la tabella di
coinugazione
[XYZ: ačov-] indica lemma secondo altre
fonti
[XYZ: súrdo] indica lemma in aggiunta
secondo altre fonti
61
63
SINTO PIEMONTESE - ITALIANO
ačadéngero N |agg| sedentario
ačav- VIII Fr 1 |intr riposare, sostare; 2 |tr|
[Fo: ačov- VIII ] fermare
ačav- pes Fr |rifl| [N: vatar- I pes]
riposarsi, fermarsi
ačavibén/pén |m| riposo, sosta
agúst |nc| agosto (<piem. agost)
alúra Fr |avv| allora (<piem. alora)
ánda Fr |prep| [Fo: an] in
(a)ndrén Fr 1 |prep| in; 2 |avv| [P: dren; C:
andre] dentro
(a)ngjál Fr |avv| [P: dangjál, dingláng;
C/Fo: avan, angjál, geld] avanti, davanti
Astráte Fr |nc| Asti
avríl |nc| aprile (<piem. avril)
A
B
ba Fr |m| papà, padre
baj Fr |f| maglia
bak(a)réngero Fr |m| [P: bakaréngoro; Fo:
mutunjéro|-i|] pastore
bak(a)rí Fr |f| [P: bakarí; Fo: bráki |-ja|]
pecora
bak(a)ró Fr |m| [P: tiní bakrí |loc|; Fo:
anjélo |-i|, njélo |-i|, bráko |-e|, lébo (?)]
agnello, montone
bal Fr |m| |inv.| capello/-i
∼ ondimén Fr |loc| [Fo: búkla |-i||f|]
ricciolo/-i
balavás Fr |m| lardo
baličí Fr |f| [C/Fo: balíšni, krófa |-i|] scrofa
baličó Fr |m| maiale
balvál Fr |f| vento
bangar- I Fr |tr| 1 torcere; 2 azzoppare
bangó Fr |agg| 1 storto; 2 zoppo, storpio
bankáda N |f| incasso
∼ divéskeri N |loc| incasso giornaliero
bar Fr |m| pietra, sasso
∼ bravalé Fr |loc| gioielli
bárba Fr |m| zio (<piem. barba, zio)
baredér Fr |m| (lett. più grande, maggiore)
1
∼ da le bédi Fr , ∼ da le malúri Fr
maresciallo dei carabinieri; 2 ∼ da le
64
smromanóíti Fr , commissario /di polizia;
3 ∼ da le váχte Fr , comandante delle
guardie, dei vigili; 4 ∼ da le zunári Fr ,
ufficiale (milit.)
baró Fr |agg| 1 [Fo: treménto] grande,
ampio, vasto; 2 [Fo: lárgo; C: lárǧjo] largo
baśadí Fr |f| [C/Fo: bašadí] orologio
baśav- VIII Fr |tr| [C/Fo: bašav-, bašov-,
sonav-] VIII suonare
baśavibén/pén Fr |m| [N: basávimo; Fo:
muzíka |f|] musica
baśavimángero Fr |m| 1 strumento
musicale; 2 musicista (?) [Fo: bašadúro]
baśnó Fr |m| [C/Fo: bášno] gallo
baχt Fr |f| [C/Fo: bravalipén] fortuna
baχtaló Fr |agg| fortunato
beč Fr |m| [C/Fo: líjo] petto
bédo Fr |m| 1 attrezzo, coso, arnese;
2 carabiniere
∼ e lolé Fr |loc| mestruazioni
béjtrimo Fr |m| [C: robejtrimo] lavoro,
mestiere
∼ droméskero Fr |loc| spettacolo
viaggiante
beng Fr |m| [Fo: demóni |inv|] diavolo,
demonio
beralí Fr |f| 1 ape; 2 vespa
bérga Fr |f| montagna
tiní ∼ Fr |loc| collina
bergáro N |m| montanaro
berś Fr |m| [C/Fo: berš] anno
beś- II Fr |intr| [P: beś- II ; C/Fo: beš- II ]
sedersi
bi Fr |prep| senza
bi- Fr |pref| senza
biar- I Fo |tr| fondere
bibal(éngo) Fr |agg| [ F o: murádo] calvo
bibaχt Fr |f| 1 sfortuna, disgrazia;
2 malaugurio
bibaχtaló Fr |agg| 1 sfortunato, disgraziato;
2 malaugurio, di ∼
bibí Fr |f| 1 zia; 2 [N: sosúj; Fo: belaméra]
suocera
bičav- VIII Fr |tr| mandare, spedire
∼ vek Fr |loc| cacciare, scacciare
bičib (?) Fr |agg|sm|sf| [Fo: müto] muto/a
bičov- V Fr |impers| somigliare
bíkulo Fr |m| [Fo: bíko] proiettile, bossolo
(?)
bíld(a) Fr |f| 1 immagine; 2 fotografia;
3 scenografia
bild- II N |tr| 1 illustrare; 2 colorare
bildéngero N |agg| pittoresco
bilondó Fr |agg| insipido, scipito
bimusín Fr |agg|sm|sf| monco/a (privo di
un braccio)
bimusjá Fr |agg|sm|sf| monco/a (privo di
un entrambe le braccia)
binkav- VIII Fr |tr| vendere
biporín Fr |f| [Fo: rundulín-a |-i|] rondine
bíra Fr |f| birra
biralí V. beralí
biromadinó Fr |agg| scapolo
bisíga Fo |f| vescica
bistar- I Fr |tr| [Fo: bister- I ] dimenticare
bistaripén Fr |sm| dimenticanza
biś Fr |num| [C/Fo: biš] venti
biśar- Fr |tr| buttare
bit(e)r Fr |agg| amaro
bitrapáskro Fr |sm| [Fo: vajánto]
lavoratore, manovale, operaio
bitrav- VIII Fr |intr| [C: robejtrav-,
robrintav] VIII lavorare
∼ i čik Fr |loc| arare, coltivare
bitrávimo Fr |sm| [C: robejtrimo] lavoro
bjan- I Fr |tr| generare, partorire
bláuto Fr |agg| [P: blavedó, C/Fo: blaváto]
1 blu; 2 azzurro; 3 celeste
blúča Fo |f| 1 fango, 2 argilla
blúma Fr |f| [P: blúmo |m|; C/Fo: fiúra |-i|]
fiore
bofíso Fr |m| [C: ǧamítro, Fo: ǧamútro]
genero
bok Fr |f| fame, appetito
bokaló Fr |agg| affamato
bol- I Fr |tr| 1 [P: sapjar- I ] bagnare; 2 [C/Fo:
batizav- VIII ] battezzare
bóla Fr |f| [P: χinjéla, χinjelí; C/Fo: bóča |-
i|, škudéja, škuéla] scodella, tazza
boldó Fr |agg| 1 [P: sapjanó; fávlo] bagnato
fradicio; 2 battezzato
boldibén/pén Fr |m| [Fo: batáemo]
battesimo
bopéro Fr |m| suocero
borí Fr |f| nuora
bóu Fr |m| [C: bov] forno
braválimo Fr |m| [C/Fo: báχt |f|] 1 tesoro;
2 ricchezza
bravalipén Fr |m| ricchezza
bravaló Fr |agg| [C/Fo: braválo |-i|] ricco
briśandéskero Fr |m| ombrello
briśandó Fr |m| [C/Fo: brišínd, brišíndo]
pioggia, temporale
d- ∼ Fr |loc| [C/Fo: d- brišind] piovere
bróχa Fr |f| [Fo: bizónjo] bisogno
(avere) ∼ Fr |loc| abbisognare,
necessitare
si ∼ te Fr |loc| [Fo: fo |impers|] dovere
broχardó Fr |agg| bisognoso
brunéskero Fr |m| caffettiera
brúno Fr |m| 1 [P: χántigo; Fo: káfae] caffè;
2
negro; |agg| [P: kaló; Fo: kálo] nero,
scuro
brúnza Fr |f| 1 casseruola; 2 paiolo; 3 pentola
buáta Fr |f| [C/Fo: búata | -i|] scatola
buč- V. pučbučár
Fr |f| cenere
budíča Fo |f| canna da pesca
bujdibén/pén Fr |m| [Fo: žérmo |-i|]
sperma
bujéngero Fr |m| [P: hevjéskero]
omosessuale, pederasta
búka Fr |f| [Fo: brülóso] morso
d- ∼ Fr |loc| mordere
búkla N |f| zucca
búkli P |f| brocca
bukló P |m| fiasco
bukó Fr |m| 1 fegato; 2 rene
bul Fr |f| 1 culo; 2 coscia
χiu di ∼ Fr |loc.| [P: χev = culo] ano
bulgártiko N |agg| bulgaro
burǧéja N |f| borgata
but Fr |agg|avv| tanto, molto
butér Fr |avv| più
búto Fr |m| [Fo: fúndo] fondo, fine
Č
č- III Fr |intr| 1 [C/Fo: beš- II ] stare, restare,
rimanere; 2 riposare; 3 [Fo: ačov- VIII ]
fermare ; ∼ pes Fr [P: vatar- I pes; N: ačav-
VIII
pes] fermarsi
∼ pi kamló Fr |loc| calmarsi
čačar- I Fr |tr| [P: tassar-] scaldare,
riscaldare
čačibén/pén Fr |m| [P: čačebén; N: razúna
|f|; C/Fo: čačípen, krisín |f|] giustizia,
ragione, verità
čačó Fr |agg| [C/Fo: ǧüsto, čačúno] vero,
esatto, fedele, genuino, giusto, puro
čaj Fr |f| 1 ragazza; 2 figlia
tikní (tiní) ∼ Fr |loc| bambina
čalav- VIII Fo |tr| raddrizzare
čalov- VIII Fr |tr| 1 spostare, rimuovere;
2 N:manovrare
čam Fo |f| guancia
čamardó Fr |m| 1 straniero; 2 vagabondo;
3 barbone
čamediní Fo |f| schiaffo, sberla
čarov- V.čalovčamardó
Fr |m|agg| [P: gaǧó] straniero
čamuv- VIII Fo |tr| masticare
čard- V. čarǧčardiní
V. čiriginí
čarǧ- II Fr |tr| [Fo: par- I ] caricare
∼ da pren Fr |loc| sollevare
čaró Fr |m| piatto
baró ∼ Fr |loc| [C/Fo: bakéto; C: čáro; Fo:
kíbla; sébro] bacinella
čarov- VIII |tr| 1 scuotere; 2 agitare
∼ pes Fr |rifl|agitarsi
čatt- II Fr |trl| [Fo: čad-] vomitare, rigettare,
rimettere
čattibén/pén Fr |ml| [Fo: čadibén] vomito
čavále! Fr |inter| amici!, compagni!
čavó Fr |m| 1 ragazzo, 2 figlio
tiknó (tinó) ∼ Fr |loc| bambino
čavrín Fr |f| [Fo: klóška |-i|] pollastra
tiní ∼ Fr |loc| pulcino
barí ∼ Fr |loc.| cappone
čerd- II Fr |tr/intr| 1 [P: d- III puskadiní |loc|]
tirare; 2 sparare
∼ je ril Fr |loc| petare, scoreggiare
∼ i vínta Fr |loc| respirare
∼ pren Fr |loc| [P: čučar- I ; Fo: čučav- VIII ;
sükav- VIII ] succhiare
či Fr |avv| niente
čiar- I Fo |tr| violentare
čib Fr |f| lingua
čibibjákere P |f| gallina faraona
čibjákero Fr |m| [Fo: čibjáskero] avvocato
číči V. či
čik Fr |f| 1 terra; 2 creta; 3 [Fo: púdra,
pusijéra] polvere; 4 [Fo: sábja], sabbia;
5 [Fo: blúča] fango; 6 [Fo: plančéro]
pavimento
∼ pekí Fr |loc| terracotta
číkat Fr |m| [P: čékat; Fo: fróno] fronte
čímblo Fr |m| [Fo: kastánja |-i|] castagna
čin- I Fr |tr| 1 tagliare; 2 [Fo: d- III o paš |loc|;
partaǧav- VIII ] dividere
∼ ja tokór Fr | loc| abbreviare,
accorciare
čingar- I Fr |intr| litigare, bisticciare,
azzuffarsi
čingaribén/pén Fr |m| litigio, bisticcio,
zuffa, baruffa
činibáskero Fr |m| taglialegna
činibén/pén Fr |m| 1 taglio; 2 ferita, piaga;
3
spacco (di vestito)
čípi Fo |f| 1 corteccia; 2 scorza
čiriginí (?) Fr |f| luna (cfr. čon Fr [P:
čardiní]) [Fo: čirgínja = stelle]
čirikló Fr |m| 1 [čeríklo, čiríklo |-i|] uccello,
2 [Fo: pasaróto] passero; 3 partigiano
∼ rakarpáskro Fr |loc| pappagallo
číro Fr |m| [C: čero] tempo
∼ ke véla Fr |loc| futuro
∼ nakló Fr |loc| passato
d- ∼ Fr |loc| aspettare, attendere
čiv- VIII Fr |tr| 1 mettere; 2 infilare, inserire,
introdurre
∼ pren Fr |loc| avvisare
∼ telé Fr |loc| [Fo: basar-] abbassare
čomóni Fr |avv| 1 qualcosa; [Fo: kek]
2 qualche
čon Fr |m| 1 [P: mónato; N: mónto] mese;
2 [P: čardiní |f|; C/Fo: lüna] luna
čóndro Fr |m| 1 [P: čóndoro] granoturco,
frumentone, 2 [Fo: χoχóč] mais
čor- I Fr |tr| rubare
čor Fr |f | 1 [P: čóro |m|; C: ǧorja ||] barba;
2 |m| ladro
ker- le ∼ Fr |loc| radere
čorasaχanó N |agg| stregato
čoribángero Fr [Fo: čoribáskero |-e|] ladro
čoribén/pén Fr |m| [Fo: čoríben] furto
čororibén/pén Fr |m| [C: čorilípen; Fo:
čorirípen] povertà
čóro Fr |agg| povero (si antepone ai nomi
dei defunti)
čororó Fr |agg.| poveretto
čoχaní Fr [P: čoχanín, čovaχanín; Fo:
čovaχáni] strega, fattucchiera
čučì Fr |f| 1 seno, mammella; 2 capezzolo
čudrúno Fr |m| [N: śudrúno; Fo: kuívro; C:
kúpro] rame
čúǧul Fo |m| crescione
čukní Fr |f| [C: čúkni; foáto |m|] frusta
čukrav- VIII Fo |tr| zuccherare
čúkro Fr |m| zucchero
čumí Fr |f| [Fo: čúma |-i| bacio
čumid- II Fr |tr| baciare
čungár Fr |m| 1 sputo; 2 saliva
čungar- I Fr |tr|intr| sputare
čungaribén/pén Fr |m| [Fo: čúngar] sputo
čurdiní Fr |f| [Fo: čuradíni] coltellata
čúrdo Fo |m| 1 non-zingaro
čurín Fr |f| 1 [Fo: činimáskero] coltello;
2 pugnale; 3 lama
∼ par le čor Fr |loc| [C/Fo: razóro, razúro
|-i|] rasoio
čuvíka Fo |f| civetta
D
d- III Fr |tr| dare
∼ (i) bála Fr |loc| [C/Fo: mukav- VIII +
pron.rifl.; Fo: rustar- II ] canzonare
∼ bángo Fo |loc| zoppicare
∼ briśandó Fr |loc| [Fo: d III - brišind]
piovere
∼ búka Fr |loc| mordere, morsicare
∼ číro Fr |loc| [C/Fo: ∼ čéro] aspettare
∼ (je) dab Fr |loc| 1 colpire;
2 [Fo: kičav- VIII ] spingere
∼ dangjál Fr |loc| attaccare, assalire
∼ góǧi (?) Fr |loc| 1 ricordare,
rammentare; 2 pensare
∼ ǧodé (?) Fr |loc| 1 ricordare,
rammentare; 2 pensare
∼ góli Fr |loc| 1 gridare, urlare; 2 sgridare;
3 abbaiare
∼ jiv Fr loc| [Fo: ∼ hiv] nevicare
∼ jag Fr |loc| 1 [P: sendar-; N: tabar] I [Fo:
büskav- ; C: üskáv- ] VIII accendere;
2 incendiare
∼ i kárja Fr |loc| attaccare, assalire
∼ (je) latadiní Fr | loc| calciare
∼ pále Fr |loc| restituire
∼ pren Fr |loc| leggere
∼ pro muj Fr |loc| schiaffeggiare
∼ sunó Fr |loc| [P: ∼ sunín] sognare
∼ (je/ne) vást Fr |loc| aiutare
∼ váχta Fr |loc| [Fo: ∼ áχta] fare
attenzione
∼ táu Fr |loc| [N: stil- I le táu] telefonare
∼ zer Fr |loc| [P: fan(ov)-; Fo: bič(ov)-]
somigliare, sembrare
da Fr |prep| [C/Fo: d', de] da
dab Fr |f | 1 [Fo: kúlpo |-i|] colpo; botta,
boato, percossa; 2 [C: dumuk; Fo:
kumadíni |-ja|] pugno [Fo: splozóla]
esplosione
∼ barí Fr |loc.| [Fo: trúno] tuono
daj Fr |f| [Fo: de] madre
dakaj Fr |loc| da questa parte
dakoj Fr |loc| da quella parte
dand Fr |m| dente
dandar- I Fr |tr| [Fo: d- III búka] mordere
dandéskeri P |f| forcina
dangjál Fr |prep|avv| [P: dingláng; C/Fo:
angjál; geld] davanti, di fronte, dirimpetto
dar Fr |f| 1 paura; 2 timore
dar- II Fr |tr| temere
darav- VIII Fr |tr|spaventare, intimorire
demelváro Fr |m| 1 [P: mendruáro; Fo:
demelóaro |-i|, kánglin |f|] pettine;
2 spazzola
deś Fr |num| [C/Fo: deš] dieci
Devél Fr |m| Dio
Devléskeri daj Fr |loc| [Fo: devléskri daj] la
Vergine Maria (lett. madre di Dio)
dik- II Fr |tr| 1 guardare; 2 vedere; 3 [C/Fo:
esejav- VIII ] provare
∼ páple Fr |loc| rivedere
∼ pren Fr |loc| accudire, sorvegliare
dikásmi páple! Fr |inter| 1 arrivederci|;
2 addio
dikássa men! Fr |inter| 1 arrivederci|;
2 addio
dikló Fr |m| 1 fazzoletto; 2 quadro; |agg|
quadrato
diló V. narvaló
dimanś Fr |m| [Fo: domínika] domenica
dinipén Fr |m| cattiveria
dinó Fr |agg| [Fo: čiláčo|-i|; díno|-i|; dívjo|i|]
cattivo
divés Fr |m| giorno
kavá ∼ Fr |loc| oggi
keréla o ∼ Fr |loc| albeggiare
divjó Fr |agg| [Fo: salvatíko] 1 selvaggio;
2 selvatico.
dová V. kojá
dolá [P: dolé] V.kolá
dópu Fr |avv| [P: pále; C/Fo: apre; palal]
dopo (<piem. dòpu)
dorín Fr |f| 1 [Fo: dóri] corda, spago; 2 [fiséla
|-i|; šélo |m|| -e|] stringa
dóstra Fr |avv| [P: dosta, dóva, dóvel; Fo:
dóstar, dóstaχ] basta, abbastanza
doś Fr |f| [Fo: doš] colpa
dośaló Fr |agg| colpevole
drab Fr |m| 1 [Fo: remédo] medicina;
2
veleno
drak Fr |m| 1 uva; 2 vite
∼ śukí Fr |loc| uva passa
dren V.andrén
drom Fr |m| 1 [C/Fo: rüja | -i|] strada;
2 cammino; 3 viaggio
∼ sastrunó Fr |loc| [P: ∼ sastardó]
ferrovia
droméskero Fr |m| 1 cantoniere ; |agg|
2 nomade, itinerante
dud Fr |m| [P: dud |f|] luce
baró ∼ Fr |loc| [Fo: trúno, sentíjag |-a]
fulmine, lampo
dudló Fr |agg| 1 [Fo: kléro] chiaro; 2
illuminato
duj Fr |num| due
duk Fr |m| [P: dukabén; Fo: dukíben]
1 dolore; 2 sofferenza, patimento; 3 male
duk- II Fr |intr| 1 dolere; 2 soffrire, 3 patire
dukadó Fr |agg| 1 sofferente; 2 ferito
dukar- I Fr |tr| 1 leggere la mano, 2 predire il
futuro, indovinare la sorte
dukarimángeri Fr |f| 1 chiromante;
2 indovina
dumuk C |m| pugno
dur Fr |avv| lontano
durál Fr |avv| lontano
duraló Fr |agg| lontano
duribén/pén Fr |m| lontananza
durjalí Fr |f| [C: durúli] damigiana
durjéngero N |m| poliziotto
dzémber |nc| dicembre (<piem.
dzèmber, dicèmber)
F
fals N |agg| 1 falso, finto; 2 strano, bizzarro
famíja N |f| famiglia (<piem. famíja)
fan(ov)- V Fr |intr| somigliare, rassomigliare
fant- IV Fr |intr| piacere
fard- II Fr |tr|[P: missar- I ] buttare, gettare
∼ telé Fr [Fo: nakav- VIII ] inghiottire,
ingoiare
∼ vrin Fr [P: čatt-: Fo: čad-] II rigettare,
vomitare
fedér Fr 1 |avv| meglio; 2 |agg| migliore
féjfa Fr |f| [C: féfra; Fo: füma] pipa
féjgerli (?) F |f| [C: vjolíno, Fo: vjolúno]
violino
félda Fr |f| 1 campagna; 2 prato
félzo Fr |m| pane
∼ guló Fr |loc| [Fo: gatólo] dolce |sm|
fervé |nc| febbraio (<piem. fevré, fërvé)
fidadó Fr |agg| fidato
fidav- VIII pes Fr |rifl| fidarsi
fifamángeri Fr |f| [P: fifimángeri; C/Fo:
risárdi; Fo:sigaréta, šnúfa |-i|] sigaretta
fifav- VIII Fr [Fo: fümav- VIII ] fumare
fin-a Fr |prep| [Fo: fína] fino (<piem. fin-a)
finké Fr |cong|finché
fjéχa Fr |f| [Fo: béstja |-i|, bešjála |-i|]
animale, bestia
fléča Fr |f| fionda
flínta Fr |f| fucile
fóro Fr |m| città
frikaséa Fr |f| frittomisto
fríndo Fr |agg| straniero
frit N |avv| in tempo
fuára Fr |f| 1 [C: markéto; Fo: maršéto]
mercato; 2 fiera
ful Fr |m| 1 merda, feci, escrementi, sterco;
2 letame
fulaló Fr |agg| [Fo: fulálo |-i|] merdoso
fúnti Fr |pl| lire
Ǧ
ǧ- VI [g-]Fr |intr| andare
∼ angjál Fr |loc| [Fo: ∼ d'angjál, avansov-
VIII ] avanzare, proseguire
∼ ketené Fr |loc| [Fo: kunpanav- VIII ]
accompagnare
∼ ndren Fr [Fo: rentrov- VIII ] entrare
∼ pále Fr |loc| 1 tornare, ritornare;
2 indietreggiare
∼ palál Fr [P: d- III pále] seguire,
inseguire
∼ pren Fr |loc| 1 salire; 2 arrampicarsi
∼ telé Fr |loc| [Fo: desend(ov)- V ; ∼ telen]
scendere
∼ trujál Fr |loc| 1 errare, vagare; 2 girare
intorno
∼ vek Fr |loc| andare via
∼ vrin Fr |loc| [C/Fo: ∼ avrin] uscire
ǧamítro C |m| [C: ǧamútro] genero
ǧan- I Fr |tr| sapere
ǧanipén Fr |m| 1 conoscenza; 2 cultura
ǧené |nc| gennaio (<piem. gené)
ǧet Fr |m| [C: ǧep] olio
∼ tató N |loc| "bagna cauda"
ǧeténgeri Fo |f| oliva
ǧi Fr |m| [P: lío, lió; C/Fo: líjo] 1 cuore; 2 [P:
beč] stomaco
ǧiam Fr |avv| già
ǧidó Fr |agg| vivo
ǧílto Fr 1 [C/Fo: džélto, žélto] giallo; 2 [P:
parnó; Fo: bjúndo |-i|] biondo
ǧiv- IV |intr| 1 [Fo: ǧivj(ov)- IV-V ] vivere; 2 [Fo:
beš- II ; č- III ] abitare, risiedere
ǧiv(ov)- V.ǧivǧivibén/pén
Fr |m| vita
ǧóbja |nc| giovedì [Fo: ǧovjáse] (<piem.
giòbia)
ǧodé(?) Fr |m?||f?| 1 ricordo; 2 [N: tinkárimo]
pensiero
d- ∼ Fr |loc| pensare
ǧórja C |fpl| 1 sopracciglia, 2 barba, 3 baffi
ǧoró Fr |m| [C/Fo: ǧóri | -ja||f|] mulo
ǧov Fr |m| 1 avena; 2 biada
ǧünj |nc| [pron.ǧüñ] giugno (<piem.
giugn)
ǧukél Fr |m| 1 cane; 2 [C: úrso] lupo
ǧuklí Fr |f | [P: ǧuklín] cagna
ǧungalibén/pén Fr |m| bruttezza
ǧungaló Fr |agg| brutto
ǧungav- VIII Fr |tr| [P: ǧangav-; N: sganǧav-
; Fo: ganǧov-] VIII svegliare, risvegliare
∼ pes Fr |rifl| svegliarsi, risvegliarsi
ǧuv Fr |m| [P: ǧu |f| pidocchio
ǧuvlí Fr |f| 1 [C: ǧúwel] donna, femmina;
2 moglie (non-sinta)
G
gábla Fr |f|[C/Fo: furšéta] forchetta
gad Fr |m| camicia
gádra Fr |f| gabbia
gaǧó Fr |m| uomo [non sinto]
ganjó Fr |m| [C/Fo: músi, musin || braccio
snapar- in ∼é Fr |loc| abbracciare
garadindój, da ∼ N |avv| di nascosto
garadó Fr |agg| nascosto
garav- VIII Fr |tr| nascondere
garavimángero N |m| prestigiatore
garávimo N |m| nascondiglio
gárza N |f| 1 garza; 2 tulle (<piem. garsa)
gat V. gad
gáu Fr |m| 1 paese, cittadina; 2 [C/Fo: them]
paese (nazione)
tiknó (tinó) ∼ Fr |loc| villaggio
gavaló Fr |m| ragazzo (non sinto)
ger Fr |m| rogna, scabbia
geralí Fr |f| [Fo: grenúja |-i|; žánba |-i| rana
geraló Fr |agg| rognoso, scabbioso
gilí Fr |f| canzone
gin- I Fr 1 | intr|contare; 2 |tr|raccontare; V.
anche ǧinginéngero
N |m| narratore
giralí (?) Fr |f| grandine
gíu Fr |m| [C/Fo: giv, khas] 1 grano;
2 frumento
gjal Fr |avv| così [C/Fo: agjákes;
beligjakés]
gjav- VIII Fr |tr| cantare
gjavimáskero Fr |m| cantante
glázo Fr |m| 1 bicchiere; 2 vetro
glej Fr |avv| 1 [C/Fo: gle, glaj] subito; 2 [P:
sígo; Fo: bunúra] presto;
3 improvvisamente
góbo Fr |m| manico del violino
goǧaribén/pén Fr |m| furberia, scaltrezza
goǧaró Fr |agg| furbo, scaltro
goǧí Fr |f| [Fo: gódin] cervello
d- ∼ Fr |loc| pensare
goj Fr |f| salame
góli Fr |f| 1 grido, urlo; 2 [C/Fo: brüto, brüíto
|-i|] rumore, chiasso, frastuono
d- ∼ Fr |loc| 1 gridare; 2 abbaiare
góno Fr |m| [P: gonó, bírda |f|] sacco
grábo P |m| 1 burrone; 2 fosso
graj Fr |m| cavallo
∼ da čik Fr |loc| cavallo da tiro
grasní Fr |f| 1 cavalla; 2 giumenta
grumlí V. gurumní
grússi N |mpl| soldi
gulí Fr |f| [Fo: čikuláta] cioccolata
guló Fr |agg| [P: gurló] dolce
gúra N-Fo |f| vimini
gúrda Fr |f| [P: gurlí, buklí] zucca
gurumní Fr |f| mucca, vacca
gustó |m| [C/Fo: gúšto| -e| dito
gustrín Fr |f| anello
háligo Fr |agg| 1 santo; 2 [N: angelo]
hargá (?) N |avv| tardi (?)
hískla Fo |f| isola
hórta Fo |f| banda (cfr.: χuχt N |m|
acrobatica)
hortibángero Fo |m| bandito (cfr.:
χuχtibángero N |m| 1 artista
circense; 2 trapezista (cfr. uχ-da-drom N
|loc| brigante)
hog Fr |agg| 1 alto; 2 lungo
∼ Italia N |loc| settentrione d'Italia
I
i Fr |art| la
iǧar- V.inǧarikar-
I N |tr| mantenere
inǧar- I Fr |tr| 1 [Fo: an- I ; inǧ- II ] portare,
trasportare; 2 [Fo: güdav- VIII ] condurre,
guidare
inǧav- V.inǧarínǧeláu
Fr |m| portaparola, portavoce
inǧemomolín Fr |m| candelabro
ingar- I P |tr| attaccare
íu V. jiv
jag Fr |f| fuoco
d- ∼ Fr |loc| 1 accendere [Fo: büskav-
|büskad-|; 2 incendiare
jagákero Fr |m| [Fo: alüméta; C/Fo:
jagákeri |-e|] fiammifero
jagéskero V. jagákero
jak Fr |f| occhio
∼ á bangé Fr |loc| [Fo: gerčo] strabico
H
J
ǧungalí ∼ Fr |loc| malocchio
jamén Fr |pron| [P: men; C/Fo: min] noi
jargá V, χargá
jarkó Fr |m| [P: ∼ da graj; Fo: bréno]
crusca
jáu! Fr |inter|su!, dài!
ja Fr |art| uno, una
je Fr |art| uno, una
jek Fr |num| uno, una
jiv Fr |m| [Fo: hiv] neve
d- Fr ∼ |loc| nevicare
jói Fr |pron| ella, essa
jon Fr |pron| essi, esse
jóu Fr |pron| [Fo: jov] egli, esso
K
kaj Fr |avv| [C/Fo: akáj] qui |prep| [C/Fo: k',
ka] a, verso, presso
∼ pren Fr |loc| quassù
∼ telé Fr |loc| quaggiù
da ∼ Fr |loc| tra, fra (tempo)
kadó Fr |avv| [Fo: dríto] ritto, in piedi
kajá Fr |pron|[P: |pl|kolé] questa
kakaví Fr |f| [Fo: piríng |inv.| pentola,
marmitta, paiolo
kakavjéskero Fr |m| stagnino, magnano
kakó Fr |m| [P, N: kaké; C/Fo: kak |-e| zio
kalá Fr |agg|pron| questi/e
kalikó Fr |avv| 1 ieri; 2 domani
kálo Fo |agg| nero
kálvo Fr |m| vitello
kam Fr |m| [C/Fo: kham] sole
kam- II Fr |tr| 1 amare; 2 volere; 3 desiderare
kamlipén Fr |m| 1 amore; 2 affetto;
3 gentilezza
kamló Fr |agg| gentile, cortese
kampína Fr |f| roulotte
kan Fr |m| [Fo: kang |inv.|] orecchio
kaná Fr |avv| 1 adesso, ora; 2 quando
kand Fr |m| 1 odore; 2 puzza
kand- IIFr |intr| 1 odorare; 2 puzzare
kangerín Fr |f| [C/Fo: kangári, kangárin |m
(?)|] chiesa
kanglín Fr |f| pettine
kanró C |m| spina
kánte Fr |avv|cong| [Fo: kántu] quando
kántu V. kánte
kapit- IV Fr |intr| capitare, accadere,
succedere
kapit(ov)- V V. kapitkar
Fr |m| [P: χar; Fo: šibr] pene, cazzo
kar- I Fr |tr| chiamare
∼ pes Fr |rifl| chiamarsi
karčíma C |f| 1 hotel; 2 taverna
karlevé N |m| carnevale (<piem. carlevé)
kaspináro Fr |m| frate
kasséla N |f| tegame, casseruola
kas Fr |m| [C/Fo: khas] fieno
kast Fr |m| [C/Fo: kašt]
1 legno; 2 legname; 3 bastone; 4 [Fo: kána |f|-i]
canna
∼ mareχanó Fr |loc| bacchetta magica
∼ da le knépi N |loc| teatrino delle
marionette
kastéskero Fr |m| [P: kastéskoro]
falegname
kasténgere Fr |mpl| fascisti
kastunó Fr |agg| legnoso
kaśukó Fr |agg| [P: kassukú; C/Fo:
kašúko; [Fo: súrdo] sordo
kaškaráka Fo |f| gazza
kat Fr |f| [P: sára] forbici
katár Fr |prep| 1 dalle parti di; 2 [C/Fo: k', ka;
Fo: kotár] verso; 3 [Fo: kúntra] contro
kavá Fr |agg|pron| [P: |pl| kolé] questo
kavó Fr |agg|pron| quale
ke Fr |cong|pron| che
kéči Fr |agg|pron| [C/Fo: kíči] quanto
∼ mol? Fr |loc| quanto costa?
ked- II Fo |tr| raccogliere, collezionare
keǧ P |f| seta
keǧanó P |agg| seta, di ∼
kek Fr |avv| [P: keǧenó] nessuno
kel- II Fr |intr| 1 ballare; 2 giocare
kelabén/pén Fr |m| [Fo: kelápen] 1 ballo;
2 [C/Fo: ǧëgo] gioco
keladó Fr |m| 1 numero, cifra; 2 numero (di
spettacolo)
kelibén/pén V.kelabén/pén
kéltra Fr |f| 1 cantina; 2N tunnel
ker |m| 1 [P: piralí |f| (?); C: kher] casa;
2 abitazione, dimora
baró Fr ∼ |loc| 1 palazzo; 2N cascina
∼ da stréjo Fr |loc| [Fo: kabána]
1 capanna (in paglia); 2 baracca
ker- I Fr |tr| 1 fare; 2 costruire; 3 realizzare
∼ da péstra Fr |loc| fare da sé,
arrangiarsi
∼ drom Fr |loc| viaggiare
∼ duk Fr |loc| 1 ferire [Fo: blesav- VIII ];
2 peccare
keré Fr |avv| a casa
kerj- IV Fr |intr| [Fo: brujav- VIII ] bollire
kerj(ov)- V V.kerjkermó
Fr |m| [C/Fo: kérmo |-i|] verme
késa Fr |f| [N: kísa; C/Fo: kíšta |-i] cassa
∼ da da muló Fr |loc| [P: moχtó da muló]
bara, feretro
ketané Fr |avv|assieme, insieme
ketanibén/pén Fr |m| 1 unione;
2 associazione
ketené V. ketané
khuba (?) P |f| berretta
kíbla Fo |f| bacinella
kíči V. kéči
kikiǧaló Fr |m| cugino
kil Fr |m| burro
kin- I Fr |tr| comperare, acquistare
kinar- I Fo |tr| affaticare
kinibén/pén Fr |m| [kinípen] stanchezza
kinó Fr |agg| [C/Fo: kíno |-i|] stanco
királ Fr |m| [Fo: kíχal] formaggio
kirav- VIII Fr |tr| cucinare
kírin Fo |f| formica
kirló Fr |m| 1 [C: kárlo] gola; 2 gozzo; 3 [C:
kornjóla] esofago
kiriví Fr |f| [Fo: marína] 1 madrina; 2 comare
kirivó Fr |m| [C/Fo: paríno] 1 padrino;
2 compare
kísa Fr |f| 1 cassa; 2 bara
kisíg Fr |f| portamonete
kisikéngero N |m| tesoriere
kíso N |m| mobile
kjáke Fr |avv| così
kléjso (?) Fr |m| 1 [C: vírta da le kirvíni |loc|]
bordello, lupanare, postribolo; 2 gnocco
kliǧín Fr |f|chiave
klódra Fr |f| 1 [Fo: klódra |-i|] coperta; 2 [Fo:
trapúnta] trapunta; 3N tappeto
klóśa Fr |f| [Fo: ganbána; C: kambána]
campana
klóśo |m| 1 campanello; 2N campanile
klóška Fo |f| gallina
knékto Fr |m| 1 servo, 2 paggio; |f. -i| ancella
knépo Fr |m| [Fo: butúno |-i|] bottone
∼ śeró N |loc| |pl. -i -é| marionetta
knódo Fr |m| [Fo: ǧiníjo |-i|; ǧinújo]
ginocchio
koj Fr |avv| [Fo: akój] là, lì
∼ prén Fr |loc| lassù;
∼ telé Fr |loc| laggiù;
kojá Fr |avv| [P: doá, |pl. dolé|] quella
kokájo Fr |m| osso
kokoró Fr |agg| solo
kolá Fr |agg|pron| quelle, quelli
komens- IV Fr |tr| [Fo: komans(ov)- IV-V ]
cominciare, iniziare
komens(ov)- V. komenskomóni
Fr [Fo: kumóni] 1 |agg|pron| alcuni;
2 |avv| pron| qualcuno; 3 |avv| chiunque
∼ kópi Fr |loc| talvolta
kon Fr |pron| [Fo: ku, kun] chi
kontán Fr |agg| [P: freidó] 1 contento, felice,
lieto; 2 allegro
kópo Fr |m| volta
but ∼ Fr |loc| [Fo: spéso] spesso,
sovente
kóra Fr |f| [Fo: štúnda] ora
kórbo Fr |f| [C: kárba; Fo: kórba] cestino
korjar- I Fo |tr| accecare
kóro Fr |m| [Fo: kóro |-i|] giacca
baró ∼ Fr loc [P: plásta |f|] cappotto,
soprabito
kororibén/pén Fr |m| cecità
kororó Fr |agg| [C: blíndo; Fo: koráro]
cieco
kos(av)- VIII Fo |intr|tr| asciugare
kotár V. katár
ková Fr |m| [Fo: dóva] 1 cosa, oggetto;
2 roba; 3 refurtiva; |agg|pron| [P: dolá |pl.
dolé|; C: káva koj; Fo: dóva] quello
kovló Fr |agg| molle, morbido
krafjav- VIII Fo |tr| inchiodare
kráfjo Fo |m| [P: náglo] chiodo
králi Fr |m| [C/Fo: králo, krále] re
králisa Fr |f| [Fo: kralísa |-i|] regina
krapódo Fr |m| 1 [Fo: króto] rospo;
2 lucchetto
kréča Fr |f| [C/Fo: bersólo |-i| |m|] culla
kriási Fr |m| [C/Fo: krijási] ciliegia
krik Fr |m| fiammifero
krisín N |f| 1 legge; 2 commissariato
króto V. krapódo
kuč Fr |agg| [C: kuš] 1 caro; 2 costoso
kučar- I Fr |tr| coprire
kučardó N |m| costume (di scena)
kučarmusjá N |m| inv|scialle
kuglí Fr |f| 1 palla [P: kuklín; C/Fo: balóno |-
i|]; 2 boccia [C/Fo: bóča |-i|]; 3 sfera
kugló Fr 1 |m| cerchio; pallone (?) [C/Fo:
balóno] 2 |agg| [Fo: rúndo] rotondo
kúkja Fr |f| bambola
kumadiní Fr |f| pugno
kun Fr |prep| [P: kon] con
kúnčo Fr |m| angolo
kupaldó |m|agg| [P: kupaltó; Fo: bosüdo]
gobbo
kur- II Fr |tr| [Fo: klotav- VIII ] 1 battere,
sbattere; 2 percuotere, picchiare
∼ kun o kast |loc| bastonare
kuráko Fo |m| corvo
kuréja Fr |f| cinghia, cintura
kuribén/pén Fr |m| [C/Fo: kurabén; Fo:
guéra] 1 guerra; 2 combattimento
kurkó Fr |m| 1 [P: kurkí |f|; Fo: semána]
settimana; 2 domenica; 3 [C/Fo: féšta] festa
kúrta Fr |f| [C: šuladí; Fo: plátsa;] cortile
kusbá N |f| nonno
kusdáj N |f| nonna
kuś- IV Fr |tr| 1 insultare, ingiuriare;
2 bestemmiare
kuśibén/pén Fr |m| 1 insulto, ingiuria;
2 bestemmia
kusténgero Fr |agg| piagnone
L
l- III Fr |tr| 1 prendere; 2 [C/Fo: rankav-
VIII ]afferrare
lač- II Fr |tr| 1 trovare; 2 [P: hač- II ; zučar- I ;
Fo: renkontrav- VIII ] incontrare; 3 [P:
zučar- I ; N: skučar I -; Fo: deručar- I ]
scoprire
lačar- I Fr |tr| [N: ikar- I ; Fo: čalav- VIII ;
aranǧar- I ; ranǧav- VIII ] aggiustare, riparare
lačibén/pén Fr |m| [C: lačípen] bene
lačó Fr |agg| 1 buono; 2 docile, mansueto;
3 capace
láda Fo |f| drogheria
laǧ Fr |f| 1 vergogna; 2 timidezza
laǧ- II pes Fr |rifl| 1 vergognarsi; 2 mostrare
timidezza
laǧárdo C |agg| 1 vergognoso; 2 timido
laǧunó Fr |agg| 1 vergognoso; 2 timido
lajó Fr |agg| crudo
lakór Fr |m| [C/Fo: lákhor] noce
lákro, -i, -e Fr |agg|pron| suo, -a, suoi / sue
(di lei)
langár Fr |m| 1 [P: jakmolí |f|; Fo: karbúno]
carbone; 2 [brásko |-i|] brace
lasúi Fr , -á |f| [P: sva] lacrima
latadiní Fr |f| calcio
láu Fr |m| 1 nome; 2 parola
láv V. láu
le Fr |art| i, gli, le
leg (?) Fr |m| [Fo: láko |-i|] lago
léngro, -i, -e Fr |agg|pron| [Fo: lengéro]
loro
léskro, -i, -e Fr |agg|pron| [Fo: leskéro]
suo, -a, suoi / sue (di lui)
liéskeri N |f| anima
lil Fr |m| 1 foglio, documento; 2 lettera; [Fo:
čibjálo] 3 giornale; 4 [C/Fo: lívro] libro
liléngeri Fr |f| [Fo: pósta] ufficio postale
liléskero Fr [P: liljéskero] giornalista
lim Fo |m| moccolo (muco nasale)
lió Fr |m| 1 [P: lío, lió; C/Fo: líjo] cuore;
2 torace; 3 stomaco
líχta Fr |f| [P: léχta; Fo: líχta |-i|] luce
∼ da ratí Fr |loc| [Fo: čirgínja |-i|; stéla |-i|,
stéjla | -e|] stella
lodabén Fr |m| [N: lodibén] appartamento,
alloggio
lóko Fo |agg| leggero
loló Fr |agg| rosso
lon Fr |m|sale
londav- VIII Fr |tr| salare
londanó Fr |m| [Fo: žanbóno] prosciutto
londó Fr |agg| salato
lové Fr |pl| denaro, soldi
d- III vek ∼ P |loc| spendere
lovéskero Fo |m| portamonete
lubní Fr [P: lublí, šingalí; C: kirvína]
prostituta, puttana
lubnjéskero Fr |m| 1 puttaniere; 2 libertino
lüj |nc| luglio (<piem. luj)
lumní V. lubní
lúmpo Fr |m| 1 panno; 2 cencio
lünes |nc| lunedì (<piem. lun-es)
luns Fo |prep| presso
M
mačó Fr |m| pesce
mačur- I Fo |tr| truccare
maǧǧ |nc| maggio (<piem. magg)
maj Fr |avv| [Fo: ǧamáj] mai
mak- II P |tr| ungere
mal Fr |m|f| 1 amico /-a
mand- II Fr |intr| immaginare
mang- II Fr |tr| 1 chiedere (per avere);
2 elemosinare, mendicare
mangipén Fr |m| questua
mangrána F |f| melograna
mank- IV Fr |intr| [Fo: mankav- VIII ]mancare
mank(ov)- V. mankmar-
I Fr |tr| 1 picchiare, percuotere;
2 ammazzare, uccidere
marčéto Fr |m| [C: markéto, maršéto]
mercato
mardráro Fo |m| assassino
maréskero Fr |m| [Fo: manréskero |-e|]
1 panettiere; 2 fornaio
mareχaní Fr |f| fata
marmánsa Fr |f| [C/Fo: brúnza |-i| pentola,
paiolo (in bronzo)
maró Fr 1 |m| [P: maaró; Fo: félzo, mánro]
pane; 2 |agg|pron| [N: méngro] nostro
mars |nc| marzo (<piem. mars)
mártes |nc| martedì (<piem. màrtes)
marusláro Fr |m| [Fo: marušláro]
commerciante di cavalli
marχar- I Fr |tr| servire
marχáro |m| servo
mas Fr |m| carne
∼ pri jag Fr |loc|carne allo spiedo
[P: ∼ platičákere|loc|] bistecca
maséskero Fr |m| [P: masséskro]
macellaio
masní Fr |f| [P: makín; C/Fo: múska |-i|
mosca
maśína Fr |f| [P: mašína; N: radéskeri; Fo:
bisikléta |-i|; našibáskeri] bicicletta
máśkar Fr |prep| [P: máskar; C/Fo:
maškarál] tra, fra
maśkarál Fr |avv| [P: maskrál; C/Fo:
maškarál] 1 in mezzo; 2 [C/Fo: andre; C:
dren] attraverso
maśkerál V. maśkarál
matréla Fr |f||pl.-i| 1 [Fo: čikála; čikéngere]
patata; 2 bulbo
máuro Fr |m| [Fo: murája|f||-i|] muro
máuzo Fr |m| [Fo: mahúzo |-i|] topo, sorcio
maχaró Fr |m|agg| [Fo: sánto] santo
mbukadéra Fr |f| morso, imboccatura (del
cavallo) |f|
me Fr |pron| io
melalipén Fr |m| 1 sporcizia; 2 immondizia
[Fo: balijúra]
melaló Fr |agg| sporco
men Fr |f| collo
menčári N |mpl| parentado
ménčo N |m| persona
mer- VI [mu -]Fr |intr| morire
merčéto Fr |m| mercato
meréskero Fr |m| marinaio
meribén/pén Fr |m| [P: merabén; C/Fo:
miríben] 1 morte; 2 omicidio
mérku |nc| mercoledì (<piem. mèrcol)
méro Fr |m| mare
mesála Fo |f| tovagliolo
messajín (?) N |f| tovaglia (pl. messajá)
tiní ∼ N |loc| tovagliolo
mesté |inv| 1 giostre; 2 luna park (<piem.
mesté "mestieri")
míla |num| mille (piem. míla)
miljúno Fo |num| milione (piem. miliún)
minǧ Fr |f| [Fo: minž; cfr P: mínǧo = fico
(pianta);] vagina, fica
miraklín Fr |f| [P: miriklí; C/Fo: pérla] perla
mísa Fr |f| messa
mistipén Fr |m|[Fo: mištípen] bene
mistó Fr |avv| [P: mistós; C/Fo: míšto]
bene
mitrín Fr |f| tuorlo
mol Fr 1 |f| [C: šimbjéra; Fo: šímra] vino;
2 |impers| costare; 3 valere
keči ∼? Fr |loc| quanto costa?; quanto
vale?
momolín Fr |f| 1 [P: momulí] candela; 2 [Fo:
síra] cera; 3 lampadina
mónsi Fr |avv| [P: mússi; Fo: mak]
solamente
mónto Fr |m| [P: mónato = luna] mese
∼ mulanó N |loc| novembre
morčín Fr |m| 1 pelle; 2 cuoio
móre! Fr |inter|f| [Fo: morén] compagno/-a
moskeréngero N |m|sala comunale
móskero Fr |m| sindaco
moskéskero N |m| [Fo: meríja] municipio
mro Fr |agg|pron| mio
mudar- I Fr |tr| [P: mundar- I ; C/Fo: mundar-
I ] spegnere; 2 uccidere
muj Fr |m| 1 bocca; 2 viso, faccia; 3 [C/Fo:
nak] muso
muk- II Fr |tr| 1 lasciare; 2 permettere; 3 [Fo:
abandunav- VIII ] abbandonare;
4 perdonare; 5 liberare
muk N |f|perdono
mukló Fr |agg| 1 libero; 2 rilasciato; 3 [Fo =
divorziato]
mulanó Fr |agg| mortuario
muléskero Fr |m| 1 cimitero, camposanto;
2 tomba; 3 [Fo = necroforo, becchino]
muló Fr |m|agg| 1 morto; 2 fantasma
mulúno Fo |m| melone
munčódo C |m| mucchio
múnglo Fo |agg| 1 lento; 2 a bassa voce
murav- VIII Fr |tr| pelare
murdaréskero NP |m| 1 tomba; 2 loculo
murś Fr |m| maschio
musín Fr |f| [C/Fo: músi |-ja|] braccio
musjár- II Fr |tr| [P: snapar- II in ganjé]
abbracciare
musjéskero Fr |m| [C/Fo: brasléto |-i|]
bracciale, braccialetto
muter- II Fr |intr| [P: mutar- II ] urinare,
pisciare
N
na Fr |avv| no, non
nafsaló Fr |agg|falso
náglo Fr |m| [C/Fo: kráfjo |-i| chiodo
naj Fr |m| [P: nája |f|] dito
nak Fr |m|naso
nak- II Fr |tr| 1 passare; 2 attraversare
nangar- I pes Fr |rifl| [Fo: delanžar- I ]
denudarsi
nangó Fr |agg| nudo
narvaléskero Fr |m| ospedale psichiatrico,
manicomio
nasaléngero Fr [P: padári; C/Fo: medíko]
medico, dottore
nasaléskero V.nasaléngero [Fo =
ospedale]
nasálimo Fr |m| 1 [P: nassalibén; Fo:
maladíja, nasalibén] malattia; 2 [Fo:
fridúro] influenza
nasaló Fr |agg| ammalato
nastunó N |m| disertore
naś- II Fr [C/Fo: naš- II ] 1 correre; 2 scappare,
fuggire
naśadó Fr |m| 1 [Fo: persíga |-i|] pesca
(frutto); 2 |part.pass| perso
∼ da zunáro Fr |loc| [N: nastunó]
disertore
naśav- VIII Fr |tr| [P: nasav-; C/Fo: našav-
] VIII perdere
naśávimo Fr |m| 1 fuga; 2 scomparsa
naśibángeri Fr |f| [P: našibáskeri; Fo:
otomobíla |-i|] automobile
naśibáskeri V. naśibángeri
naśibángero, baró ∼ Fr |loc| [Fo: kamíono
| -i|] camion
naśibén V. naśávimo
ndren V.(a)ndrén
ne Fr |cong| né; |art| uno, una
nebúdo Fr |m| [N: nibúdo] nipote néšta Fo
|f| nido
nevó Fr |agg| [Fo: nuvélo] nuovo
níglo Fr |m|riccio
ningav- VIII Fr |tr| [P: l- II vek |loc|]
1 togliere; 2 rimuovere; 3 levare; 4 cavare
∼ i bok Fr |loc|sfamare
∼ le ǧuvá Fr |loc|spidocchiare
nínge Fr |avv| anche
n(i)jal Fr |m| estate
da enjalé Fr |loc| d'estate
nóna [N: kusdáj, C/Fo: nóna] nonna
(<piem. nòna)
barí ∼ Fr |loc| bisnonna
nuémber |nc| novembre (<piem.
novèmber)
óni Fr |agg| ogni [P: sásaro] (<piem. e it.
ogni)
∼ jek Fr |loc| ognuno/a
óske Fr |cong| [C/Fo: ke, páske] perché
∼ te Fr |loc| 1 poiché; 2 al fine di
óva Fr |afferm| [Fo: ovoa] sì
oχtó Fr |num| otto
O
P
pabaguló Fr |m| 1 anguria; 2 [C/Fo: gúlo |-e|;
mulúno |-i|] melone
pabáj Fr |f| [P: pabá; C: phabaj] mela
pabalajó|m|[C/Fo: lámbrol] pera (?)
pabaloló Fr |m| [P: pabalolí|f|;Fo:
tomáta|f|; pábaj lóli|loc|] pomodoro
∼ pekó Fr |loc| conserva
pač- II Fr |intr| 1 credere; 2 ubbidire (?)
pačar- I Fo |tr| depositare
pačibén/pén Fr |m| fede
pagar- I Fr |tr| 1 rompere, spaccare, [Fo:
briz(ov)- V ] spezzare; 2 guastare;
3 stracciare, [Fo: čingar- I ] strappare
pagardó Fr |agg| 1 rotto, spaccato,
spezzato; 2 guasto; 3 stracciato, strappato
pager- V. pagarpagerdó
V. pagerdó
pak Fr |m| ala
palál Fr |avv| [P: palé] dietro, indietro
palaluno C |m| dorso
pále Fr |prep|[Fo: pal] dietro
palénde Fr |avv| 1 indietro; 2 (?) |agg|
ritardato, cretino, stupido, sciocco
palmúno Fo |m| polmone
pána Fr |f| [P: fána] padella
panč Fr |num| [C: panš] cinque
pándra |avv| [Fo: pándar] ancora
pang- II Fr |tr| [C/Fo: phang- II ] 1 chiudere;
2 legare; 3 [Fo: ačov- VIII ] arrestare
pangjá Fr |fpl| [Fo: fašíni] fascine
pangló Fr |agg| [C/Fo: phánglo] chiuso
panín Fr |m| acqua
baró ∼ Fr |loc| fiume
gulí ∼ Fr |loc| bibita
panjalí Fr |f| 1 [C: fontána, Fo: funtána]
fontana; 2 [C/Fo: súrsa] sorgente
papaní Fr |f| [Fo: ahóka |-i|; poráli | -ja| oca
papíro Fr |m| [P: papíra |f|] carta
páple Fr |avv| [C/Fo: pále, pándar] ancora,
nuovamente
papú Fr |m| [N: kusbá, C/Fo: pápun] nonno
baró ∼ Fr |loc| bisnonno
par- I Fr |tr| [C: phar- I ] riempire
par Fr |prep| per
paramíso N |m| storia, racconto
pardál Fr |avv| oltre, al di là
pardó Fr |agg| pieno
parí Fr |agg| [Fo: párdi] incinta
paribén/pén Fr |m| pesantezza
paričál Fr |prep|avv| [P: páriča] presso
parkar- I Fr |tr| [C: romersav- VIII ]
ringraziare
parkaráu (tu/tumén) Fr |loc| grazie
parní Fr |f| [P: jarkó; Fo: farína] farina
∼ da čóndro |loc| farina gialla
parníča |f| [Fo: parníča |-i|] cuscino,
guanciale
parnipén Fr |m| biancheria
parnó Fr 1 |agg| bianco; 2 |m| [P: gésto;
C/Fo: rízo] riso
paró Fr 1 |agg| [Fo: lúrdo] pesante; 2 mille
(lire)
parov- V. paruvparovibén/pén
V. parúvimo
parso (?) Fo |interr| perché? per quale
motivo?
paruv- VIII Fr |tr| [P: arov-; Fo: paruv-] VIII
1 cambiare; 2 scambiare
parúvimo Fr |m| scambio, baratto
paś Fr 1 |m| [P: pas; C/Fo: paš] mezzo;
2 metà
paś śel Fr |num| [Fo: sinkánta] cinquanta
paśál Fr |agg|avv| [C: pašal] vicino, [C/Fo:
k', ka, kaj] presso
paśdáj Fr |f| matrigna
paśdad Fr |m| patrigno
paśdivés Fr |m| [P: pasdivés] mezzogiorno
paśgráj Fr |m| bardotto
paśpén Fr |f| sorellastra
paśprál Fr |m| fratellastro
paśrat Fr |f| [P: paśratí] mezzanotte
pašj(ov)- V Fo |intr| distendersi, coricarsi
pašló Fo |agg| disteso, coricato
patibén (?) Fr |m| patimento
patov- V Fr |tr| patire
patraǧí Fr |f| 1 [C/Fo: féšta] festa; 2 [C/Fo:
páskua] Pasqua; 3 ricevimento, banchetto
patreǧí V. patraǧí
patrín Fr |f| 1 [C/Fo: fëja |-i|) foglia; 2 segno,
segnale; 3 traccia
pavaní P |m| fiasco
pavav- VIII Fo |tr|pizzicare
pavúno Fo |m| mento
pek(av)- IV Fr |intr|tr| 1 [C/Fo: kirav- VIII ]
cucinare; 2 arrostire; 3 [Fo: frikav- VIII ]
friggere
pekéngero N |m| ricetta, piatto
pekibén Fr |m| cottura
pekó Fr |agg| cotto
pélči Fr |m?|pl| [C/Fo: pélča|-i| |f|] carte da
gioco
pelikuč Fo |agg| a buon mercato, poco
costoso
peló |m| testicolo
pen Fr |f| 1 [C/Fo: phen] sorella; 2 [P: ráda;
C: róda] ruota; 3 |pron.rifl.| si, sé
pen- I Fr |tr| dire
pendáχ Fr |f| nocciola
pendimén Fr |m| impiccato
per Fr |m| 1 ventre; 2 pancia
per- VI [pej-]Fr |intr| cadere
persíga Fo |f| pesca (frutto)
pes Fr |pron.rifl.| si, sé
p(r)esar- I Fr |tr| [Fo: plesar- I ; C: pesar- I ]
pagare
p(r)esardí Fr |f| mantenuta
pétla Fr |f| [P: rjéma; Fo: kuréja] 1 cinghia;
2 cintura
petrizéo Fr |m| [Fo: petrežíjo; persíto]
prezzemolo
péža Fo |f| colla
pibén Fr |m| bevanda
∼ zoraló Fr |loc| [P: χačardí, rakalí |f|; N:
símbra |f|; Fo: brantüina |f|liquore,
bevanda alcolica
piemontákero Fr |agg| [Fo: pimuntézo (per
estens. "italiano")] piemontese
Piemúnto Fr |np| Piemonte
pikó Fr |m| [Fo: spála |f|] spalla
piló Fr |agg| [Fo: šimrado] ubriaco
pilokár Fr |m| ubriacone
pinǧar- I Fr |tr| conoscere
pínkla Fr |f| fagotto
pir- I Fr |intr| 1 camminare; 2 vagare, errare
pirangló Fr |agg| scalzo
piranéskero N |m| fidanzamento
piranó Fr |m| fidanzato
piréskero N |m| guardia, vigile
pirdó Fr |m| [P: piradó] girovago,
camminante
pirí(n) Fr |f| pentola
piró Fr |m| [P: pirí |f|] 1 piede; 2 [Fo: jéri | -a|]
zampa
písla |agg| [C/Fo: písa] poco
pivló Fr |m| vedovo
piźúno Fr |m| 1 [P: bonéstero; Fo: pižúno,
šuhábo |-i|] colombo, piccione; 2 [ piristéla
|-i|colomba
pj- II Fr |tr| bere
pjar- I Fr |tr|ubriacarsi, far ubriacare
pjárimo Fr |m| [P: pjáramo] sbornia,
ubriacatura
l- II je ∼ Fr |loc| ubriacarsi
plása Fr |f| 1 [Fo: félda |f|; kánpo |-i|]campo;
2 accampamento
plasav- VIII pes Fr |rifl|accamparsi
plaχtákero Fr |agg| [Fo: zuljavátiko]
geloso, invidioso
pláχta Fr |f| [C: sérga |-i|] lenzuolo
por Fr |f|inv| 1 [P: porín] piuma, penna;
2 porjá |pl| intestini
poréskero Fr |m| 1 piumino; 2 [Fo: žüžo]
giudice
porín Fr |f| [Fo: kúva] coda
portréto Fr |m| 1 ritratto; 2 foto
póχo Fr |m| 1 borsa, 2 borsello; 3 portafogli
pral Fr |m| [C: phral ] fratello
pralipén Fr |m| fratellanza
pras- II Fr |tr| 1 insultare, ingiuriare;
2 bestemmiare
prasibén Fr |m| 1 insulto, ingiuria;
2 bestemmia
pren Fr 1 |prep| [Fo: pr', pre] su; 2 |avv|
[C/Fo: pren, pral] sopra; 3 |agg|avv| [Fo:
dríto] diritto
prepirénde Fr |avv| a piedi
priárimo Fr |m| 1 preghiera; 2N insistenza
priav- VIII Fr |tr| pregare
priávimo V. priárimo
prínso Fr |m| [C/Fo: prénso; Fo:prinčipéso]
principe
pújso Fr |m| [Fo: púso]pozzo
puč- II |tr| domandare, interrogare
pučanó Fr coccolato, corteggiato
pukav- VIII |tr| [Fo: guačav- VIII ]
1 denunciare; 2 tradire, fare la spia
purd- II Fr |intr| soffiare
puralménde N |avv| anticamente, in
passato
purdinó Fr |agg| tisico
puribén/pén Fr |m| vecchiaia
puró Fr |m| vecchio
purt Fr |m| [Fo: brúka |f|; purd |f|] ponte
purimén Fr |agg| marcio
purúm Fr |m| cipolla |f|
pustar- I |tr| [Fo: čovaχanjar- I ] maledire
pustaribén Fr |m| maledizione
pustún N |m| arena
puśukár Fr |avv| [P: polikís] adagio,
lentamente
putar- I Fr |tr| [P: pitrav-] aprire
putísa Fr |f| [Fo: potísa |-i|] tasca
barí ∼ |loc| tasca sottogonna
∼ kokorí N |loc|cassa comune
puzústra |f| salsiccia di pollo piccante
(specialità sinta)
R
raj Fr |m| 1 signore; 2 padrone
baró ∼ N |loc| padrone
rakar- I Fr |tr| 1 parlare; 2 conversare;
3 dialogare
rakaribén/pén Fr |m|[P = parola];
1 conversazione; 2 discussione; 3 colloquio
rakárimo V. rakaribén/pén
rakarpáskro Fr |m| avvocato
čirikló ∼ |loc| pappagallo
rakavimángero N |m| presentatore
raker- V. rakarrakló
Fr |m| ragazzo (non-sinto)
ramanjá Fr |fpl| maledizioni
rambról Fr |f| [C/Fo: lámbrol] pera
rámiso Fr |m| [P: rámosi (pl); Fo: fažója |-
i|fagiolo
rand- II Fr |tr| grattare
randivú N |m| 1 appuntamento; 2 incontro
raní Fr |f| signora, padrona
ranjó Fr |m| [P: jaró; Fo: χánjo] uovo
parnó do ∼ Fr |loc| albume
raśáj Fr |m| [C/Fo: rášaj] prete, sacerdote
raśaní Fr |f| [C/Fo: rašáni] suora, monaca
rat Fr |m| sangue
rat Fr |f| [P: ratí] 1 sera; 2 notte
da ∼í |loc| di notte
ratjav- VIII C/Fo |intr| sanguinare
razúna N |f| ragione
réča Fr |f| [P: réssa; Fo: réča |-i|] anatra
reškúno Fo |m| colonna vertebrale
riféuro Fr |m| orefice
rig Fr |m| 1 fianco; 2 lato
rikalí Fr |f| acquavite
rikar- I Fr |tr| [Fo: riker-] 1 ritirare; 2 ricettare;
3 tenere, trattenere
rikardó Fr |m| ricettatore
rikaribén/pén Fr |m| ricettazione
ril Fr |f| [Fo: iril] peto
čerd- je ∼ Fr |loc| petare, scoreggiare
ríngla N |f| cerchio (della stufa)
risardí Fr |f| [Fo: béda] polenta
risar- I |tr| [Fo: čavirav- VIII ] 1 voltare,
rivoltare; 2 rovesciare
riv(ov)- V Fr | intr| arrivare
riv- II Fr |tr| [Fo: lanǧar- I ] vestire
∼ pes Fr |rifl|vestirsi
rivibén Fr |m| [Fo: nébjo] vestito
rod- II Fr |tr|cercare, ricercare
rodibáskero Fo |m| attaccabrighe
rodibén/pén Fr |m| ricerca
rodinó Fr |m|agg| ricercato
rogípen Fo |m| altezza
roj Fr |f| cucchiaio
baró ∼ Fr |loc| mestolo
rókja Fr |f| 1 sottana; 2 gonna
rom Fr |m| 1 uomo; 2 marito; 3 sposo
romad- I Fr |tr| [C/Fo: romed-] sposare
romadinipén N |m| [Fo: romedávimo]
matrimonio
romadinó Fr |agg| sposato
roman- II N |tr| domare
romanéngero N |m| domatore
romanés Fr |avv| 1 zingarescamente, alla
zingara; 2 lingua zingara
romanó Fr 1 |m| favoreggiatore; 2 |agg|
zingaresco; 3 favolevole
romní Fr |f| 1 donna; 2 moglie; 3 sposa
rov- II Fr |intr| 1 [P: rôv- II ] piangere;
2 lamentarsi
rovabén/pén V. rovibén/pén
rovibén/pén Fr |m| 1 pianto; 2 capriccio
ruk Fr |m| albero, pianta
rup Fr |m| argento
rupanó |agg| argenteo
rüsj(ov)- V Fr |intr| riuscire
rustar- I Fo |tr| canzonare, prendere in giro
ruvéla Fo |f| anca
sa Fr |pron| tutto
sa- II Fr |intr| ridere
sába |nc| [Fo: sábat] sabato (<piem.
sába)
S
sabén Fr |m| 1 riso, risata
sajék Fr |agg|pron| 1 stesso, medesimo;
2 uguale
sakónFr |avv! ciascuno, ognuno
ker le rigá ∼ |loc| ripartire, (con)dividere
sap |m| serpente
sar Fr 1 |cong|prep| come; 2 ∼ ? |interr|
come?
sasaré Fr |pron| tutti
sasibén/pén Fr |m| [Fo: sáben] riso, risata
sast Fr |m| [P: sáster; C/Fo: sastr] ferro
∼ da graj Fr |loc| ferro di cavallo
sastav- VIII N |tr| curare; guarire; salvare
sastj(ov)- V Fr |intr| [N: sastrav-; C:
sastjav] VIII guarire
sastibén/pén Fr |m| [Fo: santáda,
sanitáda] salute
sastó Fr |agg| sano
sastréngero Fr |m| [Fo: marešálo] 1 fabbro;
2 maniscalco
sastripángeri N |f| fabbrica
(metalmeccanica)
sastripáskero N |m| fabbro
∼ da le graj N |loc| maniscalco
sastrunó Fr |agg| [Fo: sastárdo] ferroso
sémpar |avv| [C/Fo: sémpar, sémpre]
sempre
sémper V. sémpar
seréngero Fr |m| 1 [P: šeréskro] testimone;
2 N: marionetta
ser Fr |f| [Fo: ǧar |p.-já|] pelo
sérga C |f| lenzuolo
sérpa Fr |f| [Fo:müsüréto |-i|; ránza] falce
sganǧalibén/pén Fr |m|risveglio
sganǧav- VIII Fr |tr| [P: ǧangav- VIII ; Fo:
ganǧ(ov)- V ] 1 svegliare; 2 risvegliare
∼ pes |rifl| 1 svegliarsi; 2 risvegliarsi
sibjar- I Fr |tr| [P: sejvar- I ; C/Fo: skrivav-
VIII ] scrivere
sibjarpáskro Fr |m| [P: sejvarpáskro]
scrittore
sigipén Fr |m| fretta
sígo Fr 1 |m| fretta; 2 |agg| [Fo: sig, lésto]
rapido, veloce
sikar- VIII Fr |tr| 1 imparare; 2 N: proteggere
(?)
sikav- I Fr |tr| [P: šikar-; Fo: siker-] I
1 indicare; 2 mostrare; 3 insegnare
sikávimo Fr |m| maestro
siklibén/pén Fr |m| abitudine
sikló Fr !agg| abituato
símbra N |f| 1 sciroppo; 2 liquore
sínto Fr |m| zingaro
sir Fr |f| aglio
siv- VIII Fo |tr| 1 cucire; 2 rammendare
skučar- I N |tr| [P: zučar- I ]scoprire
sléχa N |f| 1 stirpe; 2 razza
snáuso Fr |m| [Fo: čor, ǧórja] baffo
so Fr |pron| 1 cosa; 2 |interr| cosa?
soleχav- VIII pes Fr |rifl| sposarsi
soloχadé Fr |fpl| [N: romadinipén; Fo:
romedavímo] 1 nozze; 2 matrimonio
soloχav- VIII pes Fr |rifl| [P: solahav- pes;
C/Fo: romed- |romedj-| pes] sposarsi
sonakáj Fr |m| [C/Fo: sunakáj] oro
sosjéngero N |m| consiglio di
amministrazione
sóske Fr 1 |cong| perché; 2 |interr| perché?
sosúj Fr |f| [Fo: belaméra; bóri ] suocera
sov- VI [sut-]Fr |intr| dormire
sóχa Fr |f| [C/Fo: rókja |-i|] gonna
spitája Fr |f|[Fo: nasaléskero] ospedale
spórta Fr |f| [N:|m|kórbo] cesto
st- II P |intr| saltare
stadín Fr |f| 1 cappello, 2 [P: khúba] berretta
stafúno N |m|trapezio
stánja N |f| stalla
star- I Fr |tr| 1 prendere, 2 afferrare
starbíča Fr |f| 1 [Fo: skála |-i|; skálin |
skáleni|] scala; 2 [Fo: skóla] scuola
starebén Fr |m| [C/Fo: staríben] prigione,
carcere
stémber |nc| settembre (<piem. stèmber)
stik- II Fr |intr| [C/Fo: štik] potere
stil Fr 1 |m|silenzio; 2 |agg| [C/Fo: štil]
silenzioso, zitto
če ∼ ! Fr | loc| stai zitto/-a!|
stil- I Fr |tr| [C/Fo: štil- I ] toccare
stildéngero N |m| campo di prigionia
stildó Fr |m| [Fo: štíldo] carcerato,
prigioniero
stína Fr |f| 1 caverna, 2 grotta
stolsipén N |m| orgoglio
stordimén Fr |agg| stordito, frastornato
strebíča V. starbíča
stréjo Fr [P: stréo; N: suámo, svámo |m|;
C/Fo: štréjo |m|] paglia
strímpa Fr |f| [P: strímpo |m|; Fo: štrínpa;
C: šošéta |f|] 1 calza; 2 calzino
∼ a gat N |loc| calzamaglia
strófa Fr |f| 1 [Fo: proséto] processo,
2 giudizio; 3 storia
strofadin- II(?)Fr |tr| [Fo: žüžav- VIII ]
1 processare; 2 giudicare
strun- II(?)Fr |intr| fischiare
strúno Fr |m| fischio
stúla N |f| sedia
stupúno N |m| tappo (di damigiana o di
bottiglia di vino)
suámo Fr |m| [PA: sfámo] 1 fieno; 2 paglia
sugáro Fr |f| [P: saló; Fo: kunjádo | -e||f|a|-e|]
cognato
sunó Fr |m| [P: suméa|f|] sogno
suláu (?) N |m| nome
sulav- VIII Fr |tr| scopare, spazzare
suméa Fr |f| [Fo: soméja, |m|súto; P=
sogno] sonno
suv Fr |f| 1 [Fo: espíja] spia; 2 spillo, 3 ago
suví N |f| gancio
suvjadí Fr |f| puntura
suvjar- IFr |tr| cucire
suvél Fr |m| [P: sovál; C/Fo: sóvel]
giuramento
Ś
śámbra Fr |f| [Fo: šámbra |-i|] camera,
stanza
śáto |m| [Fo: lúmnbra] ombra
śatólo Fr |m| [C/Fo: kastélo; Fo: šatólo |-i|]
castello
śébla Fr |f| [P: séfla; C/Fo: némbra |f|;
sedéla, sidéla |-i| |f|] secchio, mastello
śéfo Fr |m| 1 capo; 2 condottiero
śéjla Fr |f| [ Fo: šéjla; gitára] chitarra
śel Fr |num| [C/Fo: šel] cento
śeró Fr |m| [C/Fo: šero] 1 testa; 2 cranio
∼ da muló Fr |loc.| teschio
śerfakan- I N |intr| lavorare
śerfávimo N |m| 1 lavoro; 2 spettacolo
śévra Fr |f| [P: bakarí |f|; C/Fo: kábra |-i|]
capra
śevréskero Fr |m| capraio
śeχ Fr |m| [P: šaχ; C/Fo: šeχ, šer] cavolo
śéza Fr |f| [N: stúla; C/Fo: kadréga |-i|]
sedia
barí ∼ Fr |loc| poltrona
śifúno Fr |m| 1 panno; 2 [P: lúmpo; C/Fo:
stráso] straccio
śil Fr |m| [C/Fo: šil] freddo
śilaló Fr 1 |m|frigorifero; 2 gelato; 3 |agg|
freddo
śing Fr |m| [C/Fo: kórna |-i| |f|] corno
śingaló Fr |agg| cornuto
śmíto Fr |m| [C/Fo: šmíto, beng, klísto,
malúro, rinkáro, žužjéngero] poliziotto
śnáblo Fr |m| [Fo: béko] 1 becco ; 2 [P: χar;
Fo: šibr] pene, cazzo
śnapar- I Fr |tr| [P: tapar- I ; Fo: šnapar- I ]
1 colpire, catturare; 2 raggiungere
śnéka Fr |f| [Fo: |m|šnéko |-i|] lumaca
śnóro Fr |m| testa
śnúfa Fr |f| [C/Fo: |m|tabáko] tabacco
śo(va)dabéngero Fr |m| [P:
sovadabéngero; Fo: šovedabéskero]
pistola
śośój Fr |m| [C/Fo: šošój, lapíno |-i| ]
coniglio
∼ divjó Fr |loc| lepre
śóu, śov Fr |num| [C/Fo: šov] sei
śpat Fr |avv| [Fo: tárdo] tardi
śpíglo Fr |m| [C/Fo: spéčo |-i|, spéčjo |-i|]
specchio
śpitája Fr |f| [P: nassaléskero; C/Fo:
špitája] ospedale
śpitáke Fr |avv| [Fo: špitake] apposta,
intenzionalmente
śtar Fr |num| [C/Fo: štar] quattro
śtarjaká |mpl| [Fo: štarjáka] occhiali
śtarpiréskeri Fr |m| quadrupede [Fo:
štarpiréskeri = gatto]
śtérna Fr |f| [Fo: múrga |f||-i|, murgúno |-i|;
štarpiréskeri |-i| gatto
śtéto Fr |m| [Fo: štáeto] luogo, posto
in óni ∼, in sa le ∼ i Fr |loc| ovunque,
dappertutto
ko ∼ da Fr |loc| 1 invece di; 2 in cambio
śtíga Fr |f| [Fo: štíga] sentiero
śukar- I Fr |tr| [C/Fo: kos(av)- VIII ; šuker- I ]
asciugare
śukár Fr |agg| [C/Fo: šúkar] bello
śukaribén/pén Fr |m| [Fo: šukarípen]
bellezza
šuker- I Fo |tr| asciugare
śuklí Fr |f| [P: sútli; C/Fo: šúkli; saláda]
insalata
śukló Fr |agg| [Fo: šerf] acido
∼ χabén |loc| gallina brusca (piatto
tradizionale sinto)
śukó Fr |agg| 1 [Fo: šúko |-i|] asciutto;
2 secco; 3 [Fo: grün; mágro; sáno] magro
śuladí Fr |f| [Fo: plátsa; C: šuladí] piazza
śuláu Fr |f| [P: súla; C/Fo: skúva; šúlav
|inv|] scopa
śun- I Fr |tr| 1 [C/Fo: šun- I ] ascoltare,
2 udire; 3 sentire; 4 percepire
∼ pes Fr |loc| sentirsi
śung- II Fr |tr| 1 [C/Fo: šung- II ; kand- II ]
odorare; 2 annusare
śúrdi Fr |spl| [Fo: šúrdi = credito] debiti
šurnáro C |f| fattore
šúrna C |f| fattoria
śut Fr |m| [P: šut; C/Fo: šut] aceto
śutló Fr |agg| [P: šukló; Fo: šutló, šerf]
acido
T
ta Fr |cong| e
tabar- I Fr |tr| accendere
tačar- I Fr |tr| [P: tassar-; C/Fo: tatjar-] I
scaldare, riscaldare
tájsa V. téjsa
támblo Fr 1 |m| [P: tambló] buio, oscurità
2 |agg| buio, scuro
tanké |cong| 1 finché, fintanto che;
2 mentre
tang Fo |agg| stretto
tarnipén Fr |m| gioventù; [C/Fo = pollo,
galletto?]
tarnó Fr |agg| giovane
tasav- VIII Fr |intr | annegare
tatipén Fr |m| [P: taatipén] 1 calore, 2 febbre
tató Fr |agg| [P: taató] caldo
táu Fr |m| [P: tav; C: thav, tav] filo
te Fr |cong| [P: ta; C/Fo: e, si] 1 affinché,
per; 2 [C/Fo: si]se
téjgo Fr |m| [Fo: pásta] pasta (spaghetti,
maccheroni, ecc.)
téjsa Fr |avv| domani
tejč Fr |m|agg| 1 [Fo: alemánto |-i|; C/Fo:
gáškano |-e|; baréngero |-e|] tedesco;
2 Germania
tékla Fr |f| coperchio
telál Fr |prep|avv| sotto
telé Fr |avv| [C/Fo: telen; Fo: tel] giù
tem Fr |m| [C/Fo: them] paese, nazione
ternipén V. tarnipén
ternó V. tarnó
tétal (?) N |m?|f?| tela (sotto al trapezio)
tiknó Fr |agg| 1 piccolo; 2 basso; [Fo:
serádo; tang] 3 stretto; |m| 4 neonato;
2 bambino
tinkar- I Fr |tr| 1 [C/Fo: pensav- VIII ] pensare;
2 ricordare
tinkárimo Fr |m| 1 pensiero; 2 ricordo
tinó V. tiknó
tiráχ Fr |m| scarpa
telál i ∼ N |loc| meridione (d'Italia)
tiraχéskero Fr |m| [Fo: čavatíno |-i|]
1 ciabattino, 2 calzolaio
tiró Fr |agg|pron| tuo
tísa Fr |f| tavola
tíslo (?) N |m| tavola
tléχi Fr |mpl| [ pralóno] tetto
tokór Fr |m| 1 pezzo; 2 fetta; 3 parte; 4 lato
tonólo Fr |m| [C: bar |inv.|, durúli] 1 barile;
2 bótte
tov- II o VIII (?)Fr |tr| [C: thov- II ] lavare
tovér Fr |m| 1 ascia, 2 accetta; 3 scure
tovimáskero Fr |m| [P: tôvamáskaro]
sapone
trasárla Fr |f| [P: tesárla; C/Fo: matína]
mattina
kajá ∼ Fr |loc| stamattina
traś Fr |f| [Fo: traš] 1 spavento; 2 paura;
3 timore
ker- ∼ Fr |loc| 1 spaventare; 2 intimorire
traś- II Fr |tr| [P: traš- II ] temere
traśunó Fr |agg| pauroso
v- III ∼ Fr |loc| 1 spaventarsi; 2 agitarsi
trek Fr |agg| rude
trin Fr |num| tre
trinkast N |m| treppiede (bastoni di legno)
trinś(ov)- V Fr |intr| [Fo: trinsar- I ] tremare
∼ te rakar- Fr |loc| balbettare
tro V. tiró
trop Fr |avv| [C/Fo: tro] troppo
(<piem. trop)
trujál Fr |prep|avv| intorno; attorno
trúpo Fr |m| 1 dorso, schiena; 2 vita
truś Fr |m| [C/Fo: truš] sete
truśaló Fr |agg| [Fo: trušálo] assetato
truśúl Fr |m| [C/Fo: trúšul] croce
tu Fr |pron| tu
tuála Fr |f| 1 tenda; 2 [Fo: ridrólo; télja] tenda
(arredam.)
tualúno N |f| 1 tendone; 2 circo
tud Fr |m| latte
tudéskero Fo |m| lattaio
túga Fr |f| [Fo: pikúndria] tristezza
tuganó Fr |agg| [P: tugéskero; C/Fo:
malërózo, malerüzo] triste
tulipén Fr |m| grasso
tuló Fr |agg| grasso
tumaró Fr |agg|pron| vostro
tumén Fr |pron| voi
tusní Fr |f| [Fo: butéja |-i|; túšni] bottiglia
tusnjúno Fr |m| bottiglione
tuv Fr |m| [C: thuv] fumo
Türináte Fr |nc| Torino
tuvjalí Fr |f| [P: χačardí; bov |m|; Fo:
stúvja] stufa
tuvjaló Fr |agg| fumoso
U
u Fr |cong| e (usato nei numerali. Es. deśu-duj,
undici)
učar- Fr |tr| coprire
∼ da čik Fr |loc| seppellire
ungártiko N 1 |m| [C/Fo: ungarézo] rom
vlaχ (kalderaš, lovári, čurári); 2 |agg|
ungherese
uter- I Fr |tr| [C/Fo: ütav- VIII , d- III o vast
|loc|] aiutare
utúber |nc| ottobre (<piem. otober)
uχ-da-drom N |loc| brigante
uχt- I (?) N |intr| scontrarsi
v- III Fr |intr| 1 venire; 2 arrivare; 3 divenire
diventare
∼ baró Fr |loc| crescere
∼ bravaló Fr |loc| arricchirsi
∼ kinó Fr |loc| stancarsi
∼ narvaló Fr ; ∼ diló Fr |loc| impazzire
∼ nasaló Fr |loc| ammalarsi
∼ pále Fr |loc| 1 tornare, ritornare;
V
2 indietreggiare
∼ piló Fr |loc| ubriacarsi
∼ pro bolibén Fr , ∼ pro vélto N |loc|
nascere
∼ puró Fr |loc| invecchiare
∼ tuló Fr |loc| ingrassare
vagéstra Fr |avv|prima, precedentemente
vágo Fr |m| 1N camper; 2 |agg| primo
Vajnáχta Fr |f| [Fo: netálo] Natale
Válči (le ∼) Fr |spl|[C/Fo: Fránsa] Francia
válčo Fr |agg| Francese
valín Fr |f| [Fo: finéštra, fníštra; válin |-ja|]
finestra
vánglo Fr |m| orecchino
vardín Fr |f| [C: wardín |-ja|,verdín] carro
barí ∼ Fr |loc| carrozzone
∼ da sastrunó N |loc| vagone ferroviario
vast |m| [C/Fo: vast; C: wast] mano
zumav- o ∼ Fr |loc| leggere la mano
d- je ∼ Fr |loc| 1 aiutare; 2 soccorrere
vatar- I Fr |tr| aspettare, attendere
vavér Fr |avv| [N: vávro] altro
váχta|f| [Fo: aχta; vart |-a|] 1 attenzione;
2 guardia
d- ∼ Fr |loc| fare attenzione
vek Fr |avv| via
vélto Fr |m| 1 [Fo: bolíben] mondo; 2 [C/Fo:
sjélo] cielo
v- pro ∼ Fr |loc| nascere
vend Fr [P: vent] inverno
da ∼é d'inverno
venderjá Fr |fpl| interiora
venner |nc| venerdì (<piem. vënner)
veranglí Fr |f| [Fo: čéna |-i|; kadéna |-i|]
catena
veś Fr |m| [P: veš; C/Fo: veš] 1 bosco:
2 foresta; 3 parco
véjzla Fr [P: véisla; N: véjsa; Fo: vúza]
voce
d- i ∼ Fr |loc| rispondere
vináke Fr |avv| per finta;
ker- ∼ Fr |loc| fingere
vinčar- I pren N |intr| vincere (su qqn)
vínkimo Fr |m| 1 modo, maniera; 2 costume,
tradizione, usanza
vínkla Fr |f|negozio, bottega
vínta Fr |f| 1 aria; 2 vento
virín Fr |f| [P: miraklín; C/Fo: kadéna |-i|]
collana
vírta Fr |f| 1 bar; 2 osteria, locanda
virtáro Fr |m| 1 barista, 2 oste, locandiere
víza Fr |f| 1 erba; 2 prato
vódro Fr |m| [P: čibén] letto
volín Fr |f| 1 licenza; 2 permesso
vribókalo C |agg| avido
vrin Fr |prep|avv| [C/Fo: avrin] fuori
vudár Fr |m| porta
vúla Fr |f| lana
vulánt N |m| trapezista
vuśt Fr |m| [C: babíni | |; vušt |inv.|] labbro
Χ
χ- IX Fr |vt| 1 mangiare; 2 leccare [Fo:
barlikav- VIII ]
χa Fr |avv| 1 sempre; 2 di solito
χabén Fr |m| cibo
χačar- I Fr |tr|intr| [Fo: χačar- I ; χačav- VIII ]
1 bruciare; 2 scottare; 3 ardere
χačardí Fr |f| 1 [P: rikalí] acquavite; 2N |agg|
lucida
χačardipén Fr |m| bruciatura, scottatura
χáčiga Fr |f| falce
χad- II Fr |tr| [Fo:razd-; rušt- ] II 1 alzare;
2 sollevare
χadó Fr |pp| 1 alzato; 2 in piedi;
χajéri Fr |mpl| [N: grússi; C: χaljéri] soldi,
denaro
χajov- VIII Fr |tr| capire
χamaló (?) Fr |m| [C/Fo: martélo |-i|]
martello
χamardipén Fr |m| [Fo: balijúra |-i|] |m|
1 sporcizia; 2 immondizia
χamardó Fr |agg| sporco
χamáskro F |agg| 1 ingordo; 2 goloso
χan Fo |f| vimini
χanadí N |f| pettinatrice
χanav- VIII Fr |tr| [Fo: χanar- I , χenar- I ,
hanav- VIII ] pettinare
χand V. kand
χanjar- I Fr |tr| [Fo: ked- II ; χenjar I ]
raccogliere
χanjárimo Fr |m| incontro, raduno,
riunione
χargá Fr |avv| molto tempo fa
χas Fr |m| tosse
χas(ov)- V Fr |intr| 1 tossire; 2N minacciare
χaχnín Fr |f| gallina
χáχo Fo |m| spada
χer Fr |m| [P: kher: C/Fo: χer; C: χîr] asino,
somaro
χerní Fr |f| [P: kherní; Fo: jenézla |-i|; χárni]
asina
χerój Fr |m| [P: χéruj = coscia] gamba
χinǧav- VIII Fr |intr| copulare
χinjar- I Fr |intr| [Fo: χinjer- I ] defecare
χinjimángeri Fr |f| gabinetto, cesso
χinχír Fr |pl| [Fo: pojízo |-i|] piselli
χip Fr |m| [P: tékla |f|] 1 coperchio; 2 tetto
χíu Fr |f| [P: hev; χev; C/Fo: χev | -ja|; Fo:
χóta] buco, foro
ker- ja ∼ Fr |loc| 1 bucare; [P: puss-; Fo:
pusav-, d- suvjádi |loc|] 2 pungere
∼ di bul Fr |loc| ano
∼ do nak Fr |loc| narice
χoléb C/Fo |f| 1 mutande; 2Fo pantaloni
(metatesi di χovél)
χolín Fr |f| [Fo: rábia] rabbia, ira, collera
χoljardó Fr |agg| 1 arrabbiato, irato;
2 collerico, rabbioso, irascibile
χóta Fo |f| 1 buco; 2 cavità; 3 fosso
χoveljá Fr |f| [P: hovél; C: kalsóni]
pantaloni, calzoni
χoχanó Fr |agg|bugiardo
χoχav- VIII Fr |intr| mentire
χoχavibén/pén Fr |m| [P: χoχavipén]
bugia, menzogna
χoχóč Fo |m| mais
χudruχú Fr |m| [Fo: rudróχu |inv.| tacchino
χunχúr (?) Fr |m? f?| fungo
χuχt N |f?pl?| acrobatica
χuχtibángero N |m| 1 artista circense;
2 trapezista
zabar- I Fr |tr| avvelenare (?)
zabardó N |agg| velenoso
zarnézi Fr [Fo: kulána |-i| |f|] finimenti
zelenó Fr |agg| 1 verde; 2 acerbo
zélto Fr 1 [Fo: žélto, ǧélto] giallo; 2 [P:
šukló; pevrúno |-i|] peperone
tíno ∼ Fr |loc| peperoncino
zer Fr |f| somiglianza
zérba Fr |f.|pl -i|erbetta
zor Fr |m| forza
zoralí Fr |f| rapina
zoraló Fr |agg| 1 forte; 2 duro; 3 robusto
zumav- VIII |tr| 1 mettere alla prova;
2 assaggiare
zumín Fr |f| minestra, zuppa
zuminéskro N |m| ministro
zunáro Fr |m| [C/Fo: žunáro ]soldato,
militare
zuzar- I Fr |tr| [Fo: ružar- I ] pulire
zuzí Fr |f| [C/Fo: krisín |f|; Fo: žužjéngere
|mpl|= poliziotti] polizia
zuzipén Fr |m| 1 pulizia; 2 igiene
zuzó Fr |agg| [C/Fo: žúžo] pulito
Z
ITALIANO - SINTO PIEMONTESE
A
A
kaj
a piedi prepirénde
abbaiare d- góli
abbandonare mukabbassare
čiv- telé
abbastanza dóstra
abbisognare (avere) bróχa
abbracciare musjár-, snapar- in ganjé
abbreviare čin- ja tokór
abitare ǧiv-, ǧiv(ov)-
abitazione ker |m|
abituato sikló
abitudine siklibén/-pén |m|
accadere kapit-, kapit(ov)-
accampamento plása |f|
accamparsi plasav- pes
accecare korjaraccendere
tabar-, d- jag
accetta tovér
accompagnare ǧ- ketené
accorciare čin- ja tokór
accudire dik- pren
acerbo zelenó
aceto śut
acido śukló, śutló
acqua panín
acquavite rikalí, χačardí
acquistare kinacrobatica
χuχt
adagio puśukár
addio dikásmi páple!
dikássa men!
adesso kaná
affamato bokaló
affaticare kinarafferrare
l-, staraffetto
kamlipén
affinché te
aggiustare lačaragitare
čarovagitarsi
čarov- pes, v- traśunó
aglio sir |f|
agnello bak(a)ró
ago
suv
agosto agúst
aiutare uter-, d- je/ne vást
ala
pak
albeggiare keréla o divés
albero ruk
albume parnó do ranjó
alcuni komóni
allegro kontán
alloggio lodabén
allora alúra (<piem. alura)
altezza rogípen |m|
alto
hog
altro
vavér
alzare χadalzato
χadó
amare kamamaro
bit|e|r
amici! čavále!
amico /-a mal
ammalarsi v-nasaló
ammalato nasaló
ammazzare maramore
kamlipén
ampio baró
anatra réča
anca ruvéla
ancella knékti
anche nínge
ancora pándra, páple
andare ǧ-
∼via ǧ- vek
anello gustrín |f|
angolo kúnčo
anguria pabaguló
anima liéskeri
animale fjéχa
annegare tasavanno
berś
annusare śungano
χiu di bul |f|
anticamente puralménde
ape
beralí, biralí
appartamento lodabén
appetito bok |f|
apposta śpitáke
appuntamento randivú
aprile avríl (<piem. avril)
aprire putararare
bitrav- i čik
ardere χačararena
pustún |m|
argenteo rupanó
argento rup
argilla blúča
aria
vínta
arnese bédo
arrabbiato χoljardó
arrampicarsi ǧ- pren
arrangiarsi ker- da péstra
arrestare pang-
arricchirsi v-bravaló
arrivare riv(ov)-, v-
arrivederci dikásmi páple!
dikássa men!
arrostire pek(av)-
artista circense hortibángero, χuχtibángero
ascia tovér
asciugare kos(av)-, śukar-, šukerasciutto
śukó
ascoltare śunasina
χerní
asino χer
aspettare vatar-, d- číro
assaggiare zumavassalire
d- dangjál, d- i kárja
assassino mardráro
assetato truśaló
assieme ketané, ketené
associazione ketanibén/-pén |m|
Asti
Astráte
attaccabrighe rodibáskero
attaccare ingar-; (assaltare)
d- dangjál, d- i kárja
attendere vatar-, d- číro
attenzione váχta
fare ∼ d- váχta
attorno trujál
attraversare nakattraverso
maśkarál, maśkerál
attrezzo bédo
automobile naśibángeri, naśibáskeri
avanti (a)ngjál
avanzare ǧ- angjál
avena ǧov
avido vribókalo
avvelenare zabar- (?)
avvisare čiv- pren
avvocato čibjákero, rakarpáskro
azzoppare bangarazzuffarsi
čingarazzurro
bláuto
B
bacchetta kast mareχanó |m|
magica
baciare čumidbacinella
kíbla, baró čaró
bacio čumí |f|
baffi
ǧórja |fpl|
baffo snáuso
bagna cauda ǧet tató |m|
bagnare bolbagnato
boldó
balbettare trinś(ov)- te rakar-
ballare kelballo
kelibén/-pén, kelabén/-pén
bambina tikní (tiní) čaj
bambino tiknó (tinó) čavó, tiknó
bambola kúkja
banchetto patraǧí, patreǧí
banda hórta
bandito hortibángero
bar
vírta |f|
bara
késa, kísa
baracca ker da stréjo |m|
baratto parovibén/-pén
baratto parúvimo
barba čor, ǧórja |fpl|
barbone čamardó
bardotto paśgráj
barile tonólo
barista virtáro
baruffa čingaribén/-pén |m|
basso tiknó, tinó
basta dóstra
bastonare kur- kun o kast
bastone kast
battere kurbattesimo
boldibén/-pén
battezzare bolbattezzato
boldó
becchino muléskero
bellezza śukaribén/-pén |m|
bello śukár
bene lačibén/-pén, mistipén
|sost.|; miśtó |avv.|
bere
pjberretta
khuba (?)
berretta stadín
bestemmia kuśibén/-pén|m|,
prasibén |m|
bestemmiare kuś-, prasbestia
fjéχa
bevanda pibén |m|
bevanda alcolica pibén zoraló |m|
biada ǧov
biancheria parnipén |m|
bianco parnó
bibita gulí panín
bicchiere glázo
bicicletta maśína
biondo ǧílto
birra
bíra
bisnonna barí nóna
bisnonno baró papú
bisogno bróχa
bisognoso broχardó
bistecca mas platičákere |m|
bisticciare čingar-
bisticcio čingaribén/-pén
bizzarro fals
blu
bláuto
boato dab |f|
bocca muj |m|
boccia kuglí
bollire kerj-, kerj(ov)-
bordello kléjso (?)
borgata burǧéja
borsa póχo |m|
borsello póχo
bosco veś
bossolo bíkulo (?)
botta dab
bótte tonólo |m|
bottega vínkla
bottiglia tusní
bottiglione tusnjúno
bottone knépo
bracciale musjéskero
braccialetto musjéskero
braccio ganjó, musín |f|
brace langár
brigante uχ-da-drom
brocca búkli
bruciare χačarbruciatura
χačardipén |m|
bruttezza ǧungalibén/-pén |m|
brutto ǧungaló
bucare ker- ja χíu
buco χíu; χóta |f|
bugia χoχavibén/-pén
bugiardo χoχanó
buio
támblo
bulbo matréla |f|
bulgaro bulgártiko
buono lačó
burro kil
burrone grábo
buttare fard-, biśar-
C
cacciare bičav- vek
cadere percaffè
brúno
caffettiera brunéskero
cagna ǧuklí
calciare d- je latadiní
calcio latadiní
caldo tató
calmarsi č- pi kamló
calore tatipén
calvo bibal(éngo)
calza strímpa
calzamaglia strímpa a gat
calzino strímpa |f|
calzolaio tiraχéskero
calzoni χoveljá
cambiare parov-, paruvcamera
śámbra
camicia gad, gat |m|
camion baró naśibángero
camminante pirdó
camminare pircammino
drom
campagna félda
campana klóśa
campanello klóśo
campanile klóśo
camper vágo
campo plása |m|
camposanto muléskero
candela momolín
candelabro inǧemomolín
cane ǧukél
canna kast
canna da pesca budíča
cantante gjavimáskero
cantare gjavcantina
kéltra
cantoniere droméskero
canzonare rustar-, d- i bála
canzone gilí
capace lačó
capanna ker da stréjo (in paglia) |m|
capello/-i bal
capezzolo čučì
capire χajovcapitare
kapit-, kapit(ov)-
capo śéfo
cappello stadín |f|
cappone barí čavrín |f|
cappotto baró kóro
capra śévra
capraio śevréskero
capriccio rovabén/-pén, rovibén/-pén
carabiniere bédo
carbone langár
carcerato stildó
carcere starebén |m|
caricare čarǧ-, čardcarne
mas |m|
∼ allo spiedo mas pri jag |m|
carnevale karlevé (<piem. carlevé)
caro
kuč
carro vardín |f|
carrozzone barí vardín |f|
carta papíro |m|
carte da gioco pélči
casa ker |m|
casa, a ∼ keré
cascina baró ker
cassa késa, kísa
∼ comune putísa kokorí
casseruola brúnza, kasséla
castagna čímblo |m|
castello śatólo
catena veranglí
cattiveria dinipén
cattivo dinó
catturare śnaparcavalla
grasní
cavallo graj
cavallo da tiro graj da čik
cavare ningavcaverna
stína
cavità χóta
cavolo śeχ
cazzo kar, śnáblo
cecità kororibén/-pén |m|
celeste bláuto
cencio lúmpo
cenere bučár
cento śel
cera
momolín
cercare rodcerchio
kugló; (della stufa) ríngla |f|
cervello goǧí |f|
cesso χinjimángeri |m|
cestino kórbo
cesto spórta |f|
che
ke
chi
kon
chiamare karchiamarsi
kar- pes
chiaro dudló
chiasso góli
chiave kliǧín
chiedere mang- (per avere)
chiesa kangerín
chiodo kráfjo, náglo
chiromante dukarimángeri
chitarra śéjla
chiudere pangchiunque
komóni
chiuso pangló
ciabattino tiraχéskero
ciascuno sakón
cibo
χabén |m|
cieco kororó
cielo
vélto
cifra
keladó |m|
ciliegia kriási
cimitero muléskero
cinghia kuréja, pétla
cinquanta paś śel
cinque panč
cintura kuréja, pétla
cioccolata gulí
cipolla purúm
circo tualúno
città
fóro |m|
civetta čuvíka
coccolato pučanó
coda porín
cognato sugáro
colla
péža
collana virín
collera χolín
collerico χoljardó
collezionare kedcollina
tiní bérga
collo
men |f|
colloquio rakaribén/-pén, rakárimo
colombo piźúno
colonna
vertebrale reškúno |m|
colorare bildcolpa
doś
colpevole dośaló
colpire śnaparcolpo
dab
coltellata čurdiní
coltello čurín |f|
coltivare bitrav- i čik
comandante baredér da le váχte
delle guardie
dei vigili
comare kiriví
combattimento kuribén/-pén
come sar
come? sar ?
cominciare komens-, komens(ov)-
commerciante
di cavalli marusláro
commissariato krisín
commissario
di polizia baredér da le smíti
compagni! čavále!
compagno/-a móre!
compare kirivó
comperare kincon
kun
condividere ker le rigá sakón
condottiero śéfo
condurre iǧar-, inǧar-, inǧavconiglio
śośój
conoscenza ǧanipén |m|
conoscere pinǧar-
conserva pabaloló pekó |m|
consiglio sosjéngero (di
amministrazione)
contare ǧin-, gincontento
kontán
contro katár
contro kotár
conversare rakar-, rakerconversazione
rakaribén/-pén, rakárimo
coperchio tékla |f|, χip
coperta klódra
coprire kučar-, učarcopulare
χinǧavcorda
dorín
coricarsi pašj(ov)-
coricato pašló
corno śing
cornuto śingaló
correre naścorteccia
čípi
corteggiato pučanó
cortese kamló
cortile kúrta
corvo kuráko
cosa ková |m|; so
cosa? so?
coscia bul
così
gjal, kjáke
coso bédo
costa
quanto ∼ ? keči mol?
costare mol
costoso kuč
poco ∼ pelikúč
costruire kercostume
vínkimo
costume kučardó (di scena)
cotto pekó
cottura pekibén |m|
cranio śeró
credere pačcrescere
v-baró
crescione čúǧul
creta čik
cretino palénde
croce truśúl |m|
crudo lajó
crusca jarkó |m|
cucchiaio roj
cucinare kirav-, pek(av)-
cucire siv-, suvjarcugino
kikiǧaló
culla
kréča
culo
bul
cultura ǧanipén |m|
cuoio morčín
cuore lió
curare sastavcuscino
parníča |f|
D
da
da
dài!
jáu!
damigiana durjalí
dappertutto in sa le śtéti
dare d-
davanti (a)ngjál, dangjál
debiti śúrdi
defecare χinjardemonio
beng
denaro lové, χajéri
dente dand
dentro (a)ndrén
denudarsi nangar- pes
denunciare pukavdepositare
pačardesiderare
kamdialogare
rakar-, rakerdiavolo
beng
dicembre dzémber (<piem. dzèmber,
dicèmber)
dieci
deś
dietro palál, pále
dimenticanza bistaripén |m|
dimenticare bistardimora
ker |m|
Dio
Devél
dire
pendirimpetto
dangjál
diritto pren
discussione rakaribén/-pén, rakárimo
disertore nastunó, naśadó da zunáro
disgrazia bibaχt
disgraziato bibaχtaló
distendersi pašj(ov)-
disteso pašló
dito
gustó
divenire v-
diventare v-
dividere čin-; (ripartire) ker le rigá
sakón
divorziato mukló
docile lačó
documento lil
dolce guló |agg|; félzo guló |loc|
dolere dukdolore
duk
domandare puč-, bučdomani
kalikó, tájsa, téjsa
domare
domatore
domenica
domenica
donna
donna
(non sinta)
dopo
dormire
dorso
dorso
dottore
dovere
drogheria
due
duro
e
egli
elemosinare
ella
entrare
erba
erbetta
errare
esatto
escrementi
esofago
esplosione
essa
esse
essi
esso
estate
d' ∼
fabbrica
fabbro
faccia
fagiolo
fagotto
falce
falegname
falso
fame
famiglia
fango
fantasma
fare
romanromanéngero
dimanś
kurkó |m|
romní
ǧuvlí
dópu (<piem. dòpu)
sovpalaluno
trúpo
nasaléngero
si bróχa te
láda
duj
zoraló
E
ta, u (usato nei numerali.
Es. deś-u-duj, undici)
jóu
mangjói
ǧ- ndren
víza
zérba
ǧ- trujál, pirčačó
ful
kirló |m|
dab
jói
jon
jon
jóu
n(i)jal
da enjalé
F
sastripángeri
(metalmeccanica)
sastréngero, sastripáskero
muj |m|
rámiso
pínkla
sérpa, χáčiga
kastéskero
fals, nafsaló
bok
famíja (<piem. famíja)
blúča |f|, čik |f|
muló |m|
ker-
fare attenzione d- váχta
fare da sé ker- da péstra
fare la spia pukavfarina
parní
farina gialla parní da čóndro
fascine pangjá
fascisti kasténgere
fata
mareχaní
fattore šurnáro
fattoria šúrna
fattucchiera čoχaní
favolevole romanó
favoreggiatore romanó
fazzoletto dikló
febbraio fervé (<piem. fevré, fërvé)
febbre tatipén |m|
feci
ful
fede
pačibén/-pén |m|
fedele čačó
fegato bukó
felice kontán
femmina ǧuvlí
feretro késa da da muló |f|
ferire ker- duk
ferita činibén/-pén |m|
ferito dukadó
fermare ačav-, č-
fermarsi ačav- pes, č- pes
ferro sast
ferro di cavallo sast da graj
ferroso sastrunó
ferrovia drom sastrunó |m|
festa kurkó |m|
fetta
tokór |m|
fiammifero jagákero, jagéskero, krik
fianco rig
fiasco bukló, pavaní |f|
fica
minǧ
fidanzamento piranéskero
fidanzato piranó
fidarsi fidav- pes
fidato fidadó
fieno kas, suámo
fiera
fuára
figlia
čaj
figlio
čavó
filo
táu
finché finké, tanké
fine
búto
fine, al ∼ di óske te
finestra valín
fingere ker- vináke
finimenti zarnézi
fino
fin-a (<piem. fin-a)
finta, per ∼ vináke
fintanto che
finto
fionda
fiore
fischiare
fischio
fiume
foglia
foglio
fondere
fondo
fontana
forbici
forchetta
forcina
foresta
formaggio
formica
fornaio
forno
foro
forte
fortuna
fortunato
forza
fosso
foto
fotografia
fra
fra (tempo)
fradicio
francese
Francia
frastornato
frastuono
frate
fratellanza
fratellastro
fratello
freddo
fretta
friggere
frittomisto
fronte
di ∼
frumento
frumentone
frusta
fucile
fuga
fuggire
fulmine
fumare
fumo
fumoso
tanké
fals
fléča
blúma |f|
strunstrúno
baró panín
patrín
lil
biarbúto
panjalí
kat
gábla
dandéskeri
veś |m|
királ
kírin
maréskero
bóu
χíu
zoraló
baχt
baχtaló
zor
grábo, χóta |f|
portréto
bíld(a)
máśkar
da kaj
boldó
válčo
Válči, le ∼
stordimén
góli
kaspináro
pralipén |m|
paśprál
pral
śil, śilaló
sigipén |m|, sígo |m|
pek(av)-
frikaséa |f|
číkat
dangjál
gíu
čóndro
čukní
flínta
naśávimo, naśibén |m|
naśdud
fifavtuv
tuvjaló
fungo χunχúr
fuoco jag |f|
fuori
vrin
furberia goǧaribén/-pén |m|
furbo goǧaró
furto
čoribén/-pén
futuro číro ke véla
predire il ∼ dukar-
G
gabbia gádra
gabinetto χinjimángeri |f|
gallina χaχnín, klóška
∼ brusca śukló χabén |m|
(piatto tradizionale sinto)
∼ faraona čibibjákere
gallo baśnó
gamba χerój
gancio suví |f|
garza gárza (<piem. garsa)
gatto śtérna |f|
gazza kaškaráka
geloso plaχtákero
generare bjangenero
bofíso, ǧamítro
gennaio ǧené (<piem. gené)
gentile kamló
gentilezza kamlipén |m|
genuino čačó
Germania tejč
gettare fardgià
ǧiam
giacca kóro |m|
giallo ǧílto, zélto
ginocchio knódo
giocare kelgioco
kelibén/-pén, kelabén/-pén
gioielli bar bravalé
giornale lil |m|
giornalista liléskero
giorno divés
giostre mesté (<piem. mesté
"mestieri")
giovane tarnó, ternó
giovedì ǧóbja (<piem. giòbia)
gioventù tarnipén |m|, ternipén |m|
girare intorno ǧ- trujál
giro
prendere in ∼ rustargirovago
pirdó
giù
telé
giudicare strofadingiudice
poréskero
giudizio strófa |f|
giugno ǧünj (<piem. giugn)
giumenta grasní
giuramento suvél
giustizia čačibén/-pén |m|
giusto čačó
gli
le
gnocco kléjso
gobbo kupaldó
gola
kirló |m|
goloso χamáskro
gonna rókja, sóχa
gozzo kirló
grande baró
grandine giralí (?)
grano gíu
granoturco čóndro
grasso tulipén |m|; tuló |agg|
grattare randgrazie
parkaráu (tu/tumén)
gridare d- góli
grotta stína
guancia čam
guanciale parníča
guardare dikguardia
piréskero |m|, váχta
guarire sastav- |tr|; sastj(ov)- |intr|
guastare pagar-, pagerguasto
pagardó, pagerdó
guerra kuribén/-pén |m|
guidare iǧar-, inǧar-, inǧav-
H
hotel karčíma |f|
I
i
le
ieri
kalikó
igiene zuzipén |m|
illuminato dudló
illustrare bildimboccatura
(del cavallo) mbukadéra
immaginare mandimmagine
bíld(a)
immondizia melalipén |m|, χamardipén |m|
imparare sikarimpazzire
v-narvaló, v-diló
impiccato pendimén
improvvisamente glej
in
ánda
in cambio ko śtéto da
in piedi kadó
incasso bankáda
∼ giornaliero bankáda divésker |f|
incendiare d- jag
inchiodare krafjavincinta
parí
incontrare lačincontro
randivú, χanjárimo
indicare sikavindietreggiare
ǧ- pále, v-pále
indietro palál
indietro palénde
indovina dukarimángeri
infilare čivinfluenza
nasálimo |m|
inghiottire fard- telé
ingiuria kuśibén/-pén, prasibén |m|
ingiuriare kuś-, prasingoiare
fard- telé
ingordo χamáskro
ingrassare v-tuló
iniziare komens-, komens(ov)-
insalata śuklí
insegnare sikavinseguire
ǧ- palál
inserire čivinsieme
ketané, ketené
insipido bilondó
insistenza priárimo, priávimo |m|
insultare kuś-, prasinsulto
kuśibén/-pén
insulto prasibén
intenzionalmente śpitáke
interiora venderjá
interrogare puč-, bučintestini
porjá
intimorire darav-, ker- traś
intorno trujál
introdurre čivinvecchiare
v-puró
invece di ko śtéto da
inverno vend
d'∼ da vendé
invidioso plaχtákero
io
me
ira
χolín
irascibile χoljardó
irato
χoljardó
isola
hískla
itinerante droméskero
L
la
i
là
koj
al di ∼ pardál
labbro vuśt
lacrima lasúi, -á
ladro čor, čoribángero
laggiù koj telé
lago leg (?)
lama čurín |f|
lamentarsi rovlampadina
momolín
lampo baró dud
lana
vúla
lardo balavás
largo baró
lasciare muklassù
koj prén
lato
rig; (pezzo) tokór
lattaio tudéskero
latte
tud
lavare tovlavorare
bitrav-, śerfakanlavoratore
bitrapáskro
lavoro béjtrimo, bitrávimo,
śerfávimo
le
le
leccare χ-
legare panglegge
krisín
leggere d- pren
leggere la mano zumav- o vast
leggero lóko
legname kast
legno kast
legnoso kastunó
lentamente puśukár
lento múnglo
lenzuolo pláχta |f|
lenzuolo sérga
lepre śośój divjó |m|
letame ful
lettera lil |m|
letto
vódro
levare ningavlì
koj
liberare muklibero
mukló
libertino lubnjéskero
libro
lil
licenza volín
lieto
kontán
lingua čib
liquore pibén zoraló, símbra
lire
fúnti
litigare čingarlitigio
čingaribén/-pén
locanda vírta
locandiere virtáro
loculo murdaréskero
lontananza duribén/-pén- |m|
lontano dur, durál; duraló
loro léngro, -i, -e
lucchetto krapódo, króto
luce
dud |m|, líχta
lucida χačardí
luglio lüj (<piem. luj)
lumaca śnéka
luna
čiriginí, čardiní, čon |m|
luna park mesté (<piem. mesté
"mestieri")
lunedì lünes (<piem. lun-es)
lungo hog
luogo śtéto
lupanare kléjso (?)
lupo
ǧukél
macellaio maséskero
madre daj
madrina kiriví
maestro sikávimo
maggio maǧǧ (<piem. magg)
maggiore baredér
maglia baj
magnano kakavjéskero
magro śukó
mai
maj
maiale baličó
mais čóndro
mais χoχóč
malattia nasálimo |m|
malaugurio bibaχt
di ∼ bibaχtaló
male duk
maledire pustarmaledizione
pustaribén |m|,
∼i ramanjá |fpl|
malocchio ǧungalí jak
mammella čučì
mancare mank-, mank(ov)-
mandare bičavmangiare
χ-
manico
del violino góbo
manicomio narvaléskero
maniera vínkimo |m|
maniscalco sastréngero,
sastripáskero da le graj
mano vast |m|
leggere la ∼ dukarmanovale
bitrapáskro
manovrare čalov-, čarov-
M
mansueto
mantenere
marcio
mare
maresciallo
dei carabinieri
marinaio
marionetta
marionetta
marito
marmitta
martedì
martello
marzo
maschio
mastello
masticare
matrigna
matrimonio
mattina
medesimo
medicina
medico
meglio
mela
melograna
melone
mendicare
mentire
mento
mentre
menzogna
mercato
mercato
a buon ∼
mercoledì
merda
merdoso
meridione
(d'Italia)
mese
messa
mestiere
mestolo
mestruazioni
metà
mettere
mezzanotte
mezzo
in ∼
mezzogiorno
migliore
milione
militare
mille
lačó
ikar-, p(r)esardí
purimén
méro
baredér da le bédi,
baredér da le malúri
meréskero
knépo śeró |m|
seréngero
rom
kakaví
mártes (<piem. màrtes)
χamaló
mars (<piem. mars)
murś
śébla |f|
čamuvpaśdáj
romadinipén, soloχadé
trasárla
sajék
drab |m|
nasaléskero
fedér
pabáj
mangrána
mulúno, pabaguló
mangχoχavpavúno
tanké
χoχavibén/-pén
fuára |f|, marčéto
merčéto
pelikúč
mérku (<piem. mèrcol)
ful |m|
fulaló
telál i tiráχ
čon, mónto
mísa
béjtrimo
baró roj
béde lolé
paś
čivpaśrat
paś
maśkarál, maśkerál
paśdivés
fedér
miljúno (piem. miliún)
zunáro
míla (<piem. míla)
∼ (lire) paró
minacciare χas(ov)-
minestra zumín
ministro zuminéskro
mio
mro
mobile kíso
moccolo lim (muco nasale)
modo vínkimo
moglie romní
∼ (non-sinta) ǧuvlí
molle kovló
molto but
monaca raśaní
monco/a bimusín (privo di un braccio)
monco/a bimusjá
(privo di un entrambe le
braccia)
montagna bérga
montanaro bergáro
montone bak(a)ró
morbido kovló
mordere d- búka, dandarmorire
mermorsicare
d- búka
morso búka |f|, mbukadéra |f|
morte meribén/-pén |m|
morto muló
mortuario mulanó
mosca masní
mostrare laǧ- pes, sikavmotivo
per quale ∼ ? parso (?)
mucca grumlí, gurumní
mucchio munčódo
mulo ǧoró
municipio moskéskero |m|
muro máuro
musica baśavibén/-pén |m|
musicista baśavimángero (?)
muso muj
mutande χoléb (metatesi di χovél|)
muto/a bičib (?)
narice χíu do nak
narratore ginéngero
nascere v- pro bolibén, v- pro vélto
nascondere garavnascondiglio
garávimo
nascosto garadó
nascosto, di ∼ da garadindój
naso nak
Natale Vajnáχta
nazione tem
N
né
ne
ora
kóra |f|; kaná |avv|
necessitare (avere) bróχa
orecchino vánglo
necroforo muléskero
orecchio kan |m|
negozio vínkla |f|
orefice riféuro
negro brúno
orgoglio stolsipén
neonato tiknó
oro
sonakáj
nero
brúno, kálo
orologio baśadí |f|
nessuno kek
ospedale nasaléskero
neve jiv |m|
ospedale spitája
nevicare d- jiv
∼ psichiatrico narvaléskero
nido
néšta
osso kokájo
niente či, číči
oste
virtáro
nipote nebúdo
osteria vírta |f|
no
na
otto
oχtó
nocciola pendáχ
ottobre utúber (<piem. otober)
noce lakór |m|
ovunque in óni śtéto
noi
jamén
nomade droméskero
P
nome láu, láv
nome suláu
padella pána
non
na
padre ba
nonna nóna (<piem. nòna), kusdáj padrino kirivó
nonno papú, kusbá
padrona raní
non-zingaro čúrdo
padrone baró raj
nostro maró
paese tem
notte rat
∼ (nazione) gáu
di ∼ da ratí
pagare (r)esarnovembre
nuémber (<piem. novèmber), paggio knékto
mónto mulanó
paglia stréjo |m|
nozze soloχadé
paglia suámo |m|
paiolo nudo nangó
paiolo brúnza, kakaví |f|,
numero keladó (anche di spettacolo)
(in bronzo) marmánsa |f|
nuora borí
palazzo baró ker
nuovamente páple
palla kuglí
nuovo nevó
pallone kugló (?)
pancia per
O
pane félzo, maró
panettiere maréskero
oca
papaní
panno lúmpo
occhiali śtarjaká
pantaloni χoveljá, χoléb
occhio jak |f|
(metatesi di χovél)
odorare kand-, śung-
papà ba
odore kand, χand
pappagallo čirikló rakarpáskro
oggetto ková
parco veś
oggi
kavá divés
parentado menčári |pl|
ogni
óni (<piem. e it. ogni)
parlare rakar-, rakerognuno/a
óni jek, sakón
parola láu |m|, láv |m|,
olio
ǧet
rakaribén/-pén|m|,
oliva
ǧeténgeri
rakárimo |m|
oltre
pardál
parte tokór |m|
ombra śáto |m|
da quella ∼ dakoj
ombrello briśandéskero
da questa ∼ dakaj
omicidio meribén/-pén
parti, dalle ∼ di katár, kotár
omosessuale bujéngero
partigiano čirikló
operaio bitrapáskro
partorire bjan-
Pasqua Patraǧí, Patreǧí
passare nakpassato
číro nakló
in ∼ puralménde
passero čirikló
pasta téjgo
(spaghetti, maccheroni, ecc.)
pastore bak(a)réngero
patata matréla
patimento duk, patibén
patire dukpatire
patovpatrigno
paśdad
paura dar, traś
pauroso traśunó
pavimento čik
peccare ker- duk
pecora bak(a)rí
pederasta bujéngero
pelare muravpelle
morčín |f|
pelo
ser
pene kar, śnáblo
penna por
pensare d- góǧi, d- ǧodé,tinkarpensiero
ǧodé |m?||f?|, tinkárimo
pentola brúnza, kakaví, marmánsa,
pirí(n)
peperoncino tíno zélto
per
par; (affinché) te
pera rambról, pabalajó (?)
percepire śunperché
óske, sóske
perché? sóske?, parso? (?)
percossa dab
percuotere kur-, marperdere
naśavperdonare
mukperdono
muk
perla miraklín
permesso volín |f|
permettere mukperso
naśadó
persona menčo |m|
pesante paró
pesantezza paribén/-pén |m|
pesca (frutto) naśadó, persíga
pesce mačó
petare čerd- je ril
peto
ril
pettinare χanavpettinatrice
χanadí
pettine demelváro, kanglín |f|
petto beč
pezzo tokór
piacere fantpiaga
činibén/-pén |m|
piagnone kusténgero
piangere rovpianta
ruk
pianto rovabén/-pén, rovibén/-pén
piatto čaró; (ricetta) pekéngero
piazza śuladí
picchiare kur-, marpiccione
piźúno
piccolo tiknó, tinó
pidocchio ǧuv
piedi, in ∼ χadó
Piemonte Piemúnto
piemontese piemontákero
pieno pardó
pietra bar |m|
pioggia briśandó |m|
piovere d- briśandó
pipa
féjfa
pisciare muterpiselli
χinχír
pistola śo(va)dabéngero
pittoresco bildéngero
più
butér
piuma por
piumino poréskero
pizzicare pavavpoco
písla
poiché óske
polenta risardí
polizia zuzí
poliziotto śmíto, durjéngero
pollastra čavrín
polmone palmúno
poltrona barí śéza
polvere čik
pomodoro pabaloló
ponte purt
porta vudár |m|
portafogli póχo
portamonete kisíg |f|, lovéskero
portaparola ínǧeláu
portare iǧar-, inǧar-, inǧavportavoce
ínǧeláu
posto śtéto
postribolo kléjso (?)
potere stikpoveretto
čororó
povero čóro (si antepone ai nomi dei
defunti)
povertà čororibén/-pén |m|
pozzo pújso
prato félda |m|, (erba) víza
precedentemente vagéstra
quattro śtar
pregare priavqualche
čomóni
ricciolo/-i bal ondimén
qualcosa čomóni
ricco bravaló
qualcuno komóni
ricerca rodibén/-pén |m|
quale kavó
ricercare rodquando
kaná, kánte, kántu
ricercato rodinó
quanto kéči, kíči
ricetta pekéngero |m|
∼ costa? kéči mol?
ricettare rikarquassù
kaj pren ricettatore rikardó
preghiera priárimo, priávimo |m|
quella kojá
prendere l-
quelle kolá
prendere star-
quelli kolá
presentatore rakavimángero
quello ková
presso kaj, luns, paričál, paśál
questa kajá
prestigiatore garavimángero
questi/e kalá
presto glej
questo kavá
prete raśáj
questua mangipén |m|
prezzemolo petrizéo
prigione starebén |m|
R
prigionia
campo di ∼ stildéngero
rabbia χolín
prigioniero stildó
rabbioso χoljardó
prima vagéstra
raccogliere ked-, χanjarprimo
vágo
raccontare ǧin-, ginprincipe
prínso
racconto paramíso
processare strofadin-
raddrizzare čalavprocesso
strófa |f|
radere ker- le čor
proiettile bíkulo
raduno χanjárimo
prosciutto londanó
ragazza čaj
proseguire ǧ-
ragazza
prostituta lubní, lumní
(non sinta) raklí
proteggere sikar- (?)
ragazzo čavó
prova
ragazzo
mettere alla ∼ zumav-
(non sinto) gavaló, rakló
provare dik-
raggiungere śnaparpugnale
čurín
ragione čačibén/-pén |m|, razúna
pugno dab |f|, dumuk, kumadiní |f| rame čudrúno
pulcino tiní čavrín |f|
rammendare sivpulire
zuzar-
rammentare d- góǧi,d- ǧodé
pulito zuzó
rana
geralí
pulizia zuzipén |m|
rapido sígo
pungere ker- ja χíu
rapina zoralí
puntura suvjadí
rasoio čurín par le čor |f|
puro
čačó
rassomigliare fan(ov)-
puttana lubní, lumní
razza sléχa
puttaniere lubnjéskero
re
králi
puzza kand |m|, χand |m|
realizzare kerpuzzare
kand-
refurtiva ková |m|
regina králisa
Q
rene
bukó
respirare čerd- i vínta
quadrato dikló
restare č-
quadro dikló
restituire d- pále
quadrupede śtarpiréskeri |f|
ricchezza braválimo, bravalipén |m|
quaggiù kaj telé
riccio níglo
ricettazione rikaribén/-pén |m|
ricevimento patraǧí, patreǧí
ricordare d- góǧi, d- ǧodé, tinkarricordo
ǧodé |m?||f?|, tinkárimo
ridere sariempire
parrigettare
fard- vrin
rilasciato mukló
rimanere č-
rimettere fard- vrin
rimuovere čalov-, čarov-, ningavringraziare
parkarriparare
lačar-, ačav-, č-
ripartire
(dividere) ker le rigá sakón
riposarsi ačav- pes
riposo ačavibén/-pén
risata sabén, sasibén/-pén
riscaldare čačar-, tačarrisiedere
ǧiv-, ǧiv(ov)-
riso
parnó (cibo)
sabén, sasibén/-pén (risata)
rispondere d- i véjzla
risvegliare ǧungav-, sganǧavrisvegliarsi
ǧungav- pes, sganǧav- pes
risveglio sganǧalibén/-pén
ritardato palénde
ritirare rikarritornare
ǧ- pále, v-pále
ritratto portréto
ritto
kadó
riunione χanjárimo |m|
riuscire rüsj(ov)-
rivedere dik- páple
rivoltare risarroba
ková |m|
robusto zoraló
rogna ger |m|
rognoso geraló
rom vlaχ
(kalderaš.
lovári, čurári) Ungártiko
rompere pagar-, pagerrondine
biporín
rospo krapódo, króto
rosso loló
rotondo kugló
rotto
pagardó, pagerdó
roulotte kampína
rovesciare risarrubare
čorrude
trek
rumore góli
ruota pes, pen
S
sabato sába (<piem. sába)
sabbia čik
sacco góno
sacerdote raśáj
sala comunale moskeréngero |m|
salame goj |f|
salare londavsalato
londó
sale
lon
salire ǧ- pren
saliva čungár |m|
salsiccia di pollo
piccante puzústra (specialià sinta)
saltare stsalute
sastibén/-pén |m|
salvare sastavsangue
rat
sanguinare ratjavsano
sastó
santo háligo|agg|; maχaró|m|
sapere ǧansapone
tovimáskero
sasso bar
sbattere kursberla
čamediní
sbornia pjárimo |m|
scabbia ger |m|
scabbioso geraló
scacciare bičav- vek
scala starbíča, strebíča
scaldare čačar-, tačarscaltrezza
goǧaribén/-pén |m|
scaltro goǧaró
scalzo pirangló
scambiare parov-, paruvscambio
parovibén/-pén, parúvimo
scapolo biromadinó
scappare naśscarpa
tiráχ
scatola buáta
scendere ǧ- telé
scenografia bíld(a)
schiaffeggiare d- pro muj
schiaffo čamediní
schiena trúpo |m|
scialle kučarmusjá
sciocco palénde
scipito bilondó
sciroppo símbra |f|
scodella bóla
scomparsa naśávimo, naśibén |m|
scontrarsi uχtscopa
śuláu |m|
scopare
scoreggiare
scorza
scottare
scottatura
scrittore
scrivere
scrofa
scuola
scuotere
scure
scuro
se
sé
secchio
secco
sedentario
sedersi
sedia
segnale
segno
seguire
sei
selvaggio
selvatico
sembrare
sempre
seno
sentiero
sentire
sentirsi
senza
seppellire
sera
serpente
servire
servo
seta
di ∼
sete
settembre
settentrione
(d'Italia)
settimana
sfamare
sfera
sfortuna
sfortunato
sgridare
si
sì
sigaretta
signora
signore
silenzio
sulav-, lač-, skučarčerd-
je ril
čípi
χačarχačardipén
|m|
sibjarpáskro
sibjarbaličí
starbíča, strebíča
čarovtovér
brúno, támblo
te
pes, pen
śébla |f|
śukó
ačadéngero
beśstúla,
śéza
patrín |f|
patrín |f|
ǧ- palál
śóu, śov
divjó
divjó
d- zer
sémpar, sémper, χa
čučì
śtíga |f|
śunśun-
pes
bi, biučar-
da čik
rat
sap
marχarknékto,
marχáro
keǧ
keǧanó
truś |f|
stémber (<piem. stèmber)
hog Italia
kurkó |m|
ningav- i bok
kuglí
bibaχt
bibaχtaló
d- góli
pes, pen
óva
fifamángeri
raní
raj
stil
silenzioso stil
sindaco móskero |m|
soccorrere d- je vast
sofferente dukadó
sofferenza duk |m|
soffiare purdsoffrire
duksognare
d- sunó
sogno sunó
solamente mónsi
soldato zunáro
soldi
lové, χajéri, grússi
sole
kam
solito, di χa
sollevare χad-, čarǧ- da pren
solo
kokoró
somaro χer
somiglianza zer
somigliare bičov-, d- zer, fan(ov)-
sonno suméa |f|
sopra pren
soprabito baró kóro
sopracciglia ǧórja
sorcio máuzo
sordo kaśukó
sorella pen
sorellastra paśpén
sorgente panjalí
sorte
indovinare la ∼ dukarsorvegliare
dik- pren
sosta ačavibén/-pén |m|
sostare ačavsottana
rókja
sotto telál
sovente but kópi
spaccare pagar-, pagerspaccato
pagardó, pagerdó
spacco
(di vestito) činibén/-pén
spada χáχo |m|
spago dorín |f|
spalla pikó |m|
sparare čerdspaventare
darav-, ker- traś
spaventarsi v- traśunó
spavento traś |f|
spazzare sulavspazzola
denalváro |m|
specchio śpíglo
spedire bičavspegnere
mudarspendere
d- vek lové
sperma bujdibén/-pén
spesso but kópi
spettacolo śerfávimo
viaggiante béjtrimo droméskero
spezzare pagar-, pagerspezzato
pagardó, pagerdó
spia
suv |f|
spidocchiare ningav- le ǧuvá
spillo suv
spina kanró
spingere d- je dab
sporcizia melalipén |m|,
χamardipén |m|
sporco melaló, χamardó
sposa romní
sposare romadsposarsi
soleχav- pes, soloχav- pes
sposato romadinó
sposo rom
spostare čalov-, čarovsputare
čungarsputo
čungár, čungaribén/-pén
stagnino kakavjéskero
stalla stánja
stamattina kajá trasárla
stancarsi v-kinó
stanchezza kinibén/-pén |m|
stanco kinó
stanza śámbra
stare č-
stella líχta da ratí
sterco ful
stesso sajék
stirpe sléχa
stomaco ǧi
stomaco lió
stordito stordimén
storia strófa,
(racconto) paramíso |m|
storpio bangó
storto bangó
strabico jaká bangé
stracciare pagar-, pagerstracciato
pagardó, pagerdó
straccio śifúno
strada drom |m|
straniero čamardó, fríndo
strano fals
strappare pagar-, pagerstrappato
pagardó, pagerdó
strega, čoχaní
stregato čorasaχanó
stretto tang, tiknó, tinó
stringa dorín
strumento
musicale baśavimángero
stufa tuvjalí
stupido
su
su!
subito
succedere
succhiare
suo, -a
suocera
suocero
suoi / sue
suonare
suora
svegliare
svegliarsi
palénde
pren
jáu!
glej
kapit-, kapit(ov)-
čerd- pren
(di lui) léskro, -i;
(di lei) -e lákro, -i, -e
sosúj
bopéro
(di lui) léskre; (di lei) lákre
baśavraśaní
ǧungav-, sganǧavǧungav-
pes, sganǧav- pes
tabacco śnúfa |f|
tacchino χudruχú
taglialegna činibáskero
tagliare čintaglio
činibén/-pén
talvolta komóni kópi
tanto but
tappeto klódra |m|
tappo) stupúno (di damigiana o di
bottiglia di vino
tardi śpat. hargá (?)
tasca putísa
∼ sottogonna barí putísa
taverna karčíma
tavola, tavolo tísa, tíslo (?)|m|
tazza bóla
teatrino delle
marionette kast da le knépi
tedesco tejč
tegame kasséla
tela
tétal (?) (sotto al trapezio)
telefonare d- táu
temere dar-, traśtempo
číro
tempo, in ∼ frit
molto ∼ fa jargá, χargá
temporale briśandó
tenda tuála
tendone tualúno
tenere rikarterra
čik
terracotta čik pekí
teschio śeró da muló
tesoriere kisikéngero
tesoro braválimo
testa śeró|m|, śnóro |m|
testicolo peló
T
testimone seréngero
tetto
tléχi
tetto
χip
timidezza laǧ
timido laǧárdo, laǧunó
timore dar|f|, traś |f|
tirare čerdtisico
purdinó
toccare stiltogliere
ningavtomba
muléskero |m|,
murdaréskero
topo
máuzo
torace lió
torcere bangar-
Torino Türináte
tornare ǧ- pále, v-pále
tosse χas
tossire χas(ov)-
tovaglia messajín, tuála
tovagliolo mesála |f|, tiní messajín |f|
tra
máśkar; (tempo) da kaj
traccia patrín
tradire pukavtradizione
vínkimo |m|
trapezio stafúno
trapezista hortibángero, χuχtibángero,
vulánt
trapunta klódra
trasportare iǧar-, inǧar-, inǧavtrattenere
rikartre
trin
tremare trinś(ov)-
treppiede trinkast (bastoni di legno)
triste tuganó
tristezza túga
troppo trop |<piem. trop|
trovare lačtruccare
mačurtu
tu
tulle
gárza (<piem. garsa) |f|
tunnel kéltra |m|
tuo
tiró, tro
tuono dab barí |f|
tuorlo mitrín |m|
tutti
sasaré
tutto
sa
U
ubbidire pač- (?)
ubriacare, far ∼ pjarubriacarsi
pjar- pes, l- je pjárimo,
v-piló
ubriacatura pjárimo |m|
ubriaco piló
ubriacone pilokár
uccello čirikló
uccidere marudire
śunufficiale
|milit.| baredér da le zunári
ufficio postale liléngeri |f|
uguale sajék
una
ne
ungere makungherese
ungártiko
unghia naj
unione ketanibén/-pén |m|
uno
jek |num|; ja, je, ne |art|
uomo rom
∼ (non sinto) gaǧó
uovo ranjó
urinare muterurlare
d- góli
usanza vínkimo |m|
uscire ǧ- vrin
uva
drak |m|
uva passa drak śukí
V
vacca grumlí, gurumní
vagabondo čamardó
vagare ǧ- trujál, pirvagina
minǧ
vagone
ferroviario vardín da sastrunó |f|
vale
quanto ∼ ? keči mol?
valere mol
vasto baró
vecchiaia puribén/-pén |m|
vecchio puró
vedere dikvedovo
pivló
veleno drab |m|
velenoso zabardó
veloce sígo
vendere binkavvenerdì
venner (<piem. vënner)
venire v-
venti biś
vento balvál |f|, vínta |f|
ventre per
verde zelenó
Vergine Maria Devléskeri daj
(lett. la madre di Dio)
vergogna laǧ
vergognarsi laǧ- pes
vergognoso laǧárdo, laǧunó
verità čačibén/-pén |m|
verme kermó
vero
čačó
verso kaj, katár, kotár
vescica bisíga
vespa beralí, biralí
vestire rivvestirsi
riv- pes
vestito rivibén
vetro glázo
via
vek
viaggiare ker- drom
viaggio drom
vicino paśál
vigile piréskero
villaggio tiknó |tinó| gáu
vimini gúra, χan |f|
vincere
(avere la
meglio su qqn) vinčar- pren
vino
mol
violentare čiarviolino
féjgerli (?)
viso
muj
vita
ǧivibén/-pén, trúpo |m|
vite
drak |m|
vitello kálvo
vivere ǧiv-, ǧiv(ov)-
vivo
ǧidó
voce véjzla
voce
a bassa ∼ múnglo
voi
tumén
volere kamvolta
kópo |m|
voltare risarvomitare
čatt-, fard- vrin
vomito čattibén/-pén
vostro tumaró
Z
zampa piró |m|
zia
bibí
zingara sinta
alla ∼ romanés
lingua ∼ romaní čib, romanés
zingarescamente romanés
zingaresco romanó
zingaro sínto
zio
kakó, bárba (<piem. barba)
zitto
stil
zitto, stai ∼ če stil !
zoppicare d- bángo
zoppo bangó
zucca gúrda, búkla
zuccherare čukravzucchero
čúkro
zuffa čingaribén/-pén |m|
zuppa zumín
Sergio Franzese è nato a Torino il 6 febbraio 1958, ha fatto parte del Comitato Promotore del
Centro Studi Zingari (Via dei Barbieri 22, 00186 Roma), editore della rivista Lacio Drom. Ha
collaborato inoltre con diverse associazioni del settore in Italia ed all’estero.
Da oltre quattro decenni svolge ricerche sull'identità culturale (aspetti storici, socio-antropologici e
linguistici) dei Rom e dei Sinti, in modo particolare ha approfondito questa tematica nell'ambito
delle comunità dei Sinti Piemontesi in Italia e in Francia. Ha frequentato assiduamente anche le
comunità dei Rom Χoraχané e dei Rom Kalderáš, con le quali ha acquisito familiarità oltre ad una
buona conoscenza della lingua.
Ha curato la sezione dedicata a Rom e Sinti allestita presso il Centro Interculturale della Città di
Torino (laboratorio sulle minoranze storiche cittadine). [1999]
Con Manuela Spadaro nel 2008 ha svolto la ricerca IRES Rom e Sinti In Piemonte. A dodici anni
dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”.
Tra le sue principali pubblicazioni e ricerche figurano il vocabolario dei Rom Χoraχané, pubblicato
sul n. 2/1983 della rivista Lacio Drom, una grammatica e dizionario del dialetto sinto piemontese
[1985] un sussidiario per bambini di lingua romaní in due differenti varianti linguistiche (rom
χoraχanó e sinto piemontese), un testo bilingue italiano/sinto piemontese "I Sinti Piemontesi - Le
Sínti Piemontákeri" [2002], il manuale di conversazione Rakarássa Romanés (testi in lingua romaní
- dialetto sinto piemontese) [2004], e la raccolta di poesie e canzoni "Nakéna le Sínti – Passano i
Sinti" [2022]. Ha recentemente curato la traduzione e l'adattamento in lingua italiana dallo
spagnolo del corso di lingua romaní (dialetto kalderáš) di Alexandre Queraltó [2022] (in attesa di
pubblicazione).
Nel 2020 ha creato la pagina Facebook Sas taj Nas dedicata alla minoranza romaní.
© 1a edizione: 1985
rev.: maggio 2002, gennaio 2021, marzo 2023