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IL DIALETTO DEI SINTI PIEMONTESI: GRAMMATICA - DIZIONARIO

Nel presente studio Sergio Franzese offre una dettagliata analisi del dialetto romaní parlato dai Sinti del Piemonte e, più in particolare, degli aspetti fonetici e morfologici (articolo, sostantivo, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione) del sinto piemontese. Completano il volume l’Introduzione, un Dizionario Sinto Piemontese-Italiano / Italiano-Sinto Piemontese e l’Appendice di testi. Prima uscita: 1985 - Revisione più recente: marzo 2023

Nel presente studio Sergio Franzese offre una dettagliata analisi del dialetto romaní parlato dai Sinti del Piemonte e, più in particolare, degli aspetti fonetici e morfologici (articolo, sostantivo, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione) del sinto piemontese. Completano il volume l’Introduzione, un Dizionario Sinto Piemontese-Italiano / Italiano-Sinto Piemontese e l’Appendice di testi.
Prima uscita: 1985 - Revisione più recente: marzo 2023

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Sergio Franzese

IL DIALETTO DEI SINTI PIEMONTESI

(LINGUA ROMANÍ [zingara])

GRAMMATICA

DIZIONARIO

SINTO PIEMONTESE - ITALIANO

ITALIANO - SINTO PIEMONTESE

Agg.to marzo 2023



INDICE

ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA

INTRODUZIONE

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE (MAGGIO 2002)

PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE (GENNAIO 2021)

Nota di aggiornamento: marzo 2023

Čib marí - Lingua nostra (poesia)

III

V

XI

XV

XVII

PARTE PRIMA: GRAMMATICA 1

FONETICA - GRAFIA 3

I FONEMI 3

L'ACCENTO 5

MORFOLOGIA 7

L'ARTICOLO 7

IL SOSTANTIVO 8

L'AGGETTIVO 11

L'aggettivo qualificativo 11

L'aggettivo (e pronome) possessivo 13

L'aggettivo (e pronome) dimostrativo 14

L'aggettivo (e pronome) indefinito 15

L'aggettivo numerale 16

IL PRONOME 17

Il pronome personale 17

Il pronome interrogativo 18

Il pronome relativo 18

IL VERBO 19

Tabelle coniugazioni I-XI 23

L'AVVERBIO E LA PREPOSIZIONE 36

LA CONGIUNZIONE 38

I


APPENDICE: TESTI 39

TESTIMONIANZA DI "TARO" AMILCARE DEBAR 39

REGISTRAZIONE SU FILE AUDIO: https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3

TESTIMONIANZA DI VICENDA VISSUTA DA V.D. 43

BUČARORÍ (Cenerentola) di C. Perrault 45

REGISTRAZIONE SU FILE AUDIO: https://www.sastajnas.it/progettoniglo/buciarorì.mp3

O HÄNSEL T'I GRETEL (Hänsel e Gretel) di J.W.Grimm 49

I RAKLÍ KE BINKAVÉLAS LE JAGÉNGERI (La Piccola Fiammiferaia) di H.C.Andersen 53

PARTE SECONDA: DIZIONARIO 57

PREMESSA 59

ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA 61

SINTO PIEMONTESE - ITALIANO 63

ITALIANO - SINTO PIEMONTESE 83

II


ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA

acc.

agg.

avv.

cfr.

Es., es.

f., femm.

fr.

irreg.

it.

lett.

m., masch.

Piem.

PIEM., piem.

pl.

accusativo

aggettivo

avverbio

confronta

esempio

femminile

francese

irregolare

italiano

letteralmente

maschile

Piemonte

piemontese

plurale

rifl.

SPF

SPP

Tab.

V.

<

>

(?)

===

(verbo) riflessivo

Sinto piemontese

della Francia

Sinto piemontese

del Piemonte

tabella

vedere

deriva da

diventa

richiama il lemma

dubitativo

non esiste

III


IV


INTRODUZIONE 1

1. La lingua romaní: cenni storici

La lingua romaní (zingara) è costituita da una molteplicità di dialetti affini fra loro ma

allo stesso tempo diversificati sul piano lessicale, fonetico e morfologico. L’affinità

tra la lingua romaní ed alcune lingue neoindiane fu dimostrata già verso la fine del

1700 quasi contemporaneamente da due studiosi tedeschi, Grellmann e Rüdiger, e

da un inglese, J.Bryant. Tale tesi venne convalidata ed approfondita da studi

linguistici che seguirono.

Lo studioso inglese Bernard Gilliat-Smith tentò in epoca più recente una

classificazione della suddetta lingua dividendola in due branche principali: i dialetti

vlaχ e quelli non-vlaχ, i primi più influenzati dal romeno soprattutto a livello lessicale

(kalderaš, lovara, čurara ed altri), i secondi, quelli parlati dai Sinti, dai Rom italiani

(centro-meridionali), dai Manouches, dai Kaale Finlandesi ed altri. Pur trattandosi di

una classificazione incompleta essa è generalmente accettata da tutti gli studiosi. Da

essa rimangono comunque escluse le parlate calé dei Gitani e l’anglo-romaní, che

rappresentano una sintesi tra la lingua in uso nei paesi ospitanti ed il substrato

lessicale romanés.

[Va precisato che se ancora fino ai primi anni settanta la ripartizione tra dialetti vlaχ e nonvlaχ

trovava d’accordo la maggior parte dei linguisti è da considerarsi attalmente superata.

Le differenze tra i dialetti che non appartengono al gruppo danubiano-balcanico (vlaχ),

emerse a seguito di studi linguistici intrapresi nel corso degli anni successivi, sono di entità

tale che il termine “non-vlaχ” appare quanto mai impreciso e per questo sempre meno

utilizzato].

Il lessico che gli Zingari [eteronimo usato per designare l'insieme della popolazione romaní

prima della ripartizione in più gruppi che ha avuto luogo successivamente all'arrivo nei

Balcani, a partire dalla metà del XIV sec. d.C, vedi oltre] acquisirono nel corso delle

migrazioni dall’India verso l’Europa in parte integrava ed in parte sostituiva il

precedente. Incontrando realtà nuove gli Zingari [vedi nota precedente] assunsero i

relativi vocaboli nelle lingue locali. La lingua romaní si arricchì mano a mano di

termini persiani, greci, armeni e slavi. La diaspora più consistente, che ebbe come

diretta conseguenza una rapida diversificazione dei dialetti romaní, avvenne intorno

al 1350 d.C. a partire dalla regione balcanica. E’ ipotizzabile fino a quel momento

1

Le parti in corsivo sono state inserite in occasione delle revisioni più recenti (maggio 2002 e gennaio 2021)

e costituiscono un aggiornamento ed una precisazione ai paragrafi che le precedono.

V


l’esistenza di un numero limitato di dialetti molto simili tra di loro, se non addirittura

di una lingua comune. Alcuni gruppi mossero verso i paesi dell’est Europa, altri

giunsero in Occidente transitando dagli attuali stati di Austria e Germania. E’ dunque

relativamente recente l’introduzione di vocaboli da una parte derivati dal romeno,

dall’ungherese, dalle lingue slave, ecc. e dall’altra parte dal tedesco, dal francese,

dall’italiano o da forme dialettali di queste lingue o da altre lingue minori.

La lingua romaní perciò più di ogni altra costituisce un sistema soggetto a continui

ed incessanti mutamenti ed allo stato attuale riesce notevolmente difficile pensare

ad un processo di riunificazione linguistica data soprattutto la notevole diversità e le

scarse relazioni esistenti tra i vari gruppi che costituiscono il popolo romanó.

[Nel corso degli ultimi decenni sono stati elaborati da parte di alcuni studiosi tentativi di

standardizzazione della lingua romaní utilizzando morfologia e lessico propri dei dialetti

dell’area danubiano-balcanica con abbondante introduzione di neologismi (in alcuni casi

coniati da lingue neoindiane, in altri casi da lingue europee) per sopperire alla mancanza di

termini specifici.

Tutto ciò ha avuto risultati modesti e limitati in quanto questa sorta di “esperanto romanó”

differisce comunque in maniera considerevole da tutte le parlate appartenenti a ceppi

diversi da quelli diffusi tra i Rom dell’Europa centro orientale, con i problemi di utilizzo

pratico che ne conseguono per coloro che afferiscono ad altre varianti linguistiche, in primis

Sinti e Manouche. In particolare va sottolineato che le regole di trascrizione fonetica

elaborate dallo studioso Marcel Cortiade 2 pur avendo trovato diffusione grazie all’utilizzo

da parte di un certo numero di persone facenti capo a organizzazioni politico-culturali,

appaiono estremamente complicate da apprendere da parte di una popolazione che ancora

oggi, in molte situazioni, è afflitta da un elevato tasso di analfabetismo.

Si può peraltro affermare che, alla luce della mutazione politica e sociale prodottasi tra i

Rom ed i Sinti a livello internazionale nel corso degli ultimi decenni, che spesso è proceduta

in direzione contraria a quella dell'autodeterminazione, è da escludere qualsiasi processo,

sia esso spontaneo o indotto, di un'unificazione linguistica su vasta scala. In molti casi

l'assimilazione ha spinto Rom e Sinti ad abbandonare la propria lingua in modo definitivo a

favore di quella della popolazione maggioritaria. L'unificazione e la standardizzazione sono

un prodotto artificiale, non privo di lati positivi, ma di cui solo la componente intellettuale

rom ha finora beneficiato].

La lingua romaní non fu comunque solo oggetto di studi in passato, ma fu purtroppo

anche motivo di dure persecuzioni, tra le quali ricordiamo quelle avvenute in Spagna

ai tempi di Filippo IV, il quale riesumando un testo del 1566 che considerava questo

idioma come “mezzo di tradimento” proibì nel 1633 ai Gitani di parlare la loro

lingua. La stessa proibizione fu poi decretata in Ungheria nel 1768 dall’imperatrice

2

Romani Fonetika thaj Lekhipa, Titograd, 1986

VI


Maria Teresa, allo scopo di unificare i popoli dei suoi Stati e di integrare i

“bohémiens”. Una nuova proibizione si ebbe in Ungheria nel 1782.

[a dare continuità a quei provvedimenti repressivi appare ancora oggi una politica ostile,

incapace di considerare Rom e Sinti in un'ottica positiva, relegandoli a esclusivo problema

di ordine pubblico. E' questo approccio politico ad aver impedito che la legge n. 482 del 15

dicembre 1999 “Norme in materia della tutela di minoranze linguistiche storiche”

includesse la minoranza Rom e Sinta (e della lingua romaní), che è così rimasta l'unica ad

essere esclusa].

2. Il dialetto dei Sinti Piemontesi.

Il dialetto dei Sinti Piemontesi appartiene, secondo la classificazione dianzi citata, al

gruppo non-vlaχ e ha pertanto subito una maggiore influenza da parte delle lingue

germaniche e neolatine parlate nell’Europa Occidentale tanto a livello lessicale

quanto morfologico.

Esso veniva parlato fino a pochi decenni fa dai Sinti presenti in Piemonte e un po’

ovunque nelle regioni dell’Italia Settentrionale e Centrale. Attualmente però si trova

in fase di costante abbandono. 3

Lo stesso dialetto è [era] ancora largamente diffuso e parlato tra i Sinti Piemontesi

insediati in territorio francese. Esso contiene però un elevato numero di imprestiti

dalla lingua francese e dal dialetto piemontese.

[in tempi recenti, tuttavia, anche tra le nuove generazioni di Sinti Piemontesi attestati

oltralpe l'uso della lingua si è purtroppo andato notevolmente riducendo fino, in molti casi,

alla sua scomparsa dall'uso quotidiano].

E’ interessante notare che mentre alcuni vocaboli usati dai Sinti Piemontesi della

Francia derivano dal dialetto piemontese, presso i Sinti del Piemonte si sono

mantenute in uso forme arcaiche. Ad es. “solamente” SPF mak dal piemontese

“mac” (ma SPP mónsi), e ancora: “pescatore” SPF peskadúro dal piem. “pescadur”

(ma SPP mačéskero < mačó “pesce” + suff.gen. -éskero).

Gli studi finora compiuti su questo dialetto sono decisamente scarsi.

3

Un’inchiesta svolta nell’anno scolastico 1983-1984 su un gruppo campione di 20 bambini sinti piemontesi

scolarizzati tra i 6 ed i 13 anni ha dato riscontri allarmanti circa il grado di conoscenza del sinto.

A titolo di esempio si pensi che un test in cui si chiedeva l’enunciazione in sinto di 12 oggetti presentati

attraverso disegni, ha dato il seguente risultato:

tra 7 e 12 risposte esatte: nessuno; tra 4 e 6 risposte esatte: 2, pari al 10%; tra 1 e 3 risposte esatte: 18, pari

al 90%. Dei 12 termini 5 sono risultati completamente sconosciuti, 5 conosciuti da meno di 5 soggetti ed 1

solo termine universalmente conosciuto.

VII


L’unico glossario, prima dell’attuale, è opera di Sergio Partisani (LD 6/72 p. 11-32)

costituito da circa 800 vocaboli; alcuni cenni su questo dialetto si trovano pure in

G.Soravia (Dialetti degli Zingari Italiani, Pacini, Pisa, 1977, pp. 51-56). Un modesto

ciclostilato intitolato “O sucar gau” è stato curato nel 1984 dal Centro Studi Zingari

di Torino: esso contiene la traduzione di tre favole di repertorio classico 4 e di due

canzoni popolari piemontesi.

Per quanto riguarda il sinto piemontese parlato in Francia, sono apparsi su Lacio

Drom 5 due brevi racconti narrati da J.C.Brulé, sinto di nazionalità francese (LD 5/79,

pp. 2-3) ed un altro racconto, O Bovedantuna (LD 4/84, pp. 2-14). Le canzoni di Lick,

cantautore sinto francese, incise su dischi rivestono pure un certo interesse. á

[Nel tempo intercorso tra la prima edizione di questa grammatica (1985) e l’attuale

edizione (2002) non sono state prodotte ricerche sul dialetto dei Sinti Piemontesi che

possano essere definite rilevanti ad eccezione di quella svolta da B.Formoso e G.Calvet

pubblicata nel 1987 (vedasi di seguito “Prefazione alla seconda edizione”).

Altra pubblicazione avente per oggetto la lingua dei Sinti Piemontesi risale al 1995. Si tratta

del volume “O ker kun le penijá”, una raccolta di brevi racconti autobiografici redatti da

Annibale Niemen, burattinaio sinto piemontese che all'epoca della sua stesura viveva a

Roma. Pur essendo una iniziativa lodevole e preziosa sotto l’aspetto linguistico essa risulta

ampiamente carente sotto l’aspetto della trascrizione fonetica, colma di imprecisioni ed

incongruenze.

Infine un nuovo album discografico di Lick Dubois pubblicato nel 1998, "Sinti Song",

composto da 10 brani in sinto fornisce interessanti spunti sia ai ricercatori linguistici sia agli

appassionati di musica. I testi con la loro traduzione sono disponibili a questo link:

<https://www.sastajnas.it/progettoniglo/Sinti_Song.htm>. Un nuovo CD (Nomadsong),

contenente 6 brani inediti in sinto piemontese "francese", prodotto dall'"infaticabile"Lick

(insieme al gruppo musicale Zingaria che lo accompagna) è uscito nel 2015. Altre sue

canzoni sono state in precedenza prodotte e incise su CD non destinati alla grande

distribuzione].

Il progressivo abbandono della lingua materna da parte dei Sinti ha determinato un

processo di “criptizzazione” della stessa, attualmente considerata uno strumento di

difesa e usata come tale: non è pertanto sorprendente la forte reticenza che in

generale i Sinti italiani, ed in particolare i Sinti Piemontesi, mostrano nel divulgarla

agli estranei.

L’atteggiamento negativo dei Sinti nei confronti della loro lingua è inoltre molto

spesso legato ad un rifiuto psicologico della loro situazione di emarginati venutasi a

4

Hänsel e Gretel e La Piccola Fiammiferaia, riportate in appendice alla seconda edizione di questo volume

oltre alla fiaba di Cenerentola, già pubblicata nella prima edizione.

5

rivista bimestrale organo del Centro Studi Zingari (Roma), pubblicata dal 1965 al 1999.

VIII


determinare nel corso degli ultimi decenni in seguito alla perdita di molti degli

elementi che facevano parte della loro cultura, come una certa forma di nomadismo

e molte delle attività lavorative tradizionali.

Per tali ragioni appare spesso difficile intraprendere un’azione di tutela e di

recupero della lingua sinta.

La presente ricerca, resa possibile grazie al contributo ottenuto [per la prima edizione]

dalla Regione Piemonte in base alla L.R. 30/79 e 35/82 e grazie alla collaborazione di

un certo numero di Sinti consapevoli dell’importanza e dei fini di tale lavoro, si

articola in due parti.

La prima parte è costituita da una serie di osservazioni di carattere grammaticale e,

lungi dal voler essere un trattato esaustivo della materia, intende fornire al lettore

una panoramica di quelle che sono le regole fonetiche e morfologiche del sinto

piemontese. Va comunque precisato che la struttura della lingua (ed in particolare

del dialetto sinto piemontese) non può essere rigidamente fissata in quanto tale

lingua è generalmente priva di una tradizione scritta che l’abbia resa omogenea nel

corso dei secoli.

La seconda parte della ricerca è costituita da un glossario composto da circa 1500

vocaboli. 6

Si è infine ritenuto opportuno corredare la ricerca con l’inserimento di tre testi,

riportati in appendice al presente volume: i primi due sono costituiti da

testimonianze raccontate in sinto, mentre il terzo è il racconto di Cenerentola

[file audio: https://www.sastajnas/progettoniglo/buciarorì.mp3] 7 , frutto di una

traduzione dall’italiano. 8

Il lavoro svolto intende costituire un punto di partenza per la salvaguardia del

patrimonio linguistico e culturale dei Sinti Piemontesi, etnia già profondamente

coinvolta in un processo di assimilazione per molti aspetti irreversibile.

Ad esso dovrà far seguito, nelle intenzioni del Centro Studi Zingari di Torino,

l’elaborazione di materiale didattico in sinto (libri ed audiovisivi) fruibili dai Sinti in

maniera più immediata 9 .

6

Vedasi di seguito “Prefazione alla seconda edizione”.

7

Letto da "Taro" Amilcare Debar.

8

Nella seconda edizione del presente volume l'appendice è stata implementata con la pubblicazione di altri

due testi (traduzioni di fiabe classiche precedentemente pubblicate sul ciclostilato "O sucar gau").

9

Risale all'anno 1987 la pubblicazione del sussidiario illustrato di sinto piemontese "Marí čib… maró

braválimo" (La nostra lingua... la nostra ricchezza) diffuso presso un ristretto numero di famiglie

preventivamente sensibilizzate al problema della tutela linguistica.

IX


Ci si augura inoltre che il presente volume, nonostante i difetti e le imperfezioni che

esso contiene, possa essere utile, oltre che ai Sinti, a linguisti, ziganologi, insegnanti

ed operatori sociali.

Mi sia infine consentito esprimere un particolare ringraziamento al Prof. Fabrizio

Pennacchietti ed al Prof. Giulio Soravia per i loro preziosi consigli.

L’autore

Torino, ottobre 1985

X


PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE (MAGGIO 2002)

La prima edizione di questa grammatica è stata realizzata nel 1985 nell’ambito delle

attività del Centro Studi Zingari - Sezione di Torino, con il contributo economico

dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.

Di essa fu prodotto un numero limitato di copie che trovarono prevalente diffusione

tra gli studiosi di lingua romaní, presso associazioni culturali in Italia ed all’estero e

presso un certo numero di biblioteche pubbliche. La stessa venne inoltre pubblicata

su Lacio Drom n. 2/1986 con lo pseudonimo Luigi F.Senzera.

A distanza di oltre quindici anni da quella prima edizione, che rappresenta tuttora

l’unico studio italiano sul dialetto sinto piemontese, si è ritenuto opportuno

procedere ad una revisione.

Ai tre testi pubblicati in appendice alla prima edizione ne sono stati aggiunti altri

due. Si tratta della traduzione delle fiabe pubblicate sul ciclostilato "O sucar gau"

(vedere nota 4 a pag. VIII e nota 8 a pag. IX).

Uno dei testi pubblicati in appendice (la testimonianza di "Taro" Amilcare Debar)

può essere ascoltato collegandosi al link:

<https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3>

In questo breve lasso di tempo la lingua non ha subito significative alterazioni se non

quelle dovute purtroppo ad una sempre più marcata perdita di consapevolezza

culturale da parte delle giovani generazioni, processo che determina un

conseguente impoverimento linguistico.

Nella riscrittura del testo si è comunque provveduto ad una sua revisione,

apportando qua e là alcune correzioni o variazioni. Inoltre il volume risulta

generalmente migliorato sotto l’aspetto grafico.

La novità sostanziale di questa riedizione [maggio 2002] è tuttavia data dal

dizionario, completamente riscritto e costituito da 5 diversi registri (ITALIANO -

SINTO PIEM. - SINTO PIEM. [francese] - FRANCESE - INGLESE). Ognuno di essi è

collocato come registro iniziale di ciascuna delle cinque parti che lo costituiscono 10 .

10

a) Data la complessità di tale classificazione si sarebbe resa necessaria un'ampia revisione del dizionario,

ma trattandosi di un’attività vasta ed impegnativa essa non ha potuto finora essere svolta in modo

adeguato. Non essendo ancora possibile disporre del testo in versione definitiva si è pertanto ritenuto utile

pubblicarlo nella stesura che è al momento disponibile al fine di evitare un'attesa che potrebbe rivelarsi

ancora lunga e con lo scopo di rendere comunque fruibile fin da subito quanto già esiste.

XI


Il lessico del dizionario è quello fondamentale del sinto parlato dai Sinti Piemontesi

in Italia (o forse, ahimè, sarebbe più corretto dire appartenuto ai Sinti Piemontesi) e

raccolto dallo scrivente nel corso di diversi anni tra i membri delle famiglie stanziate

nell’area torinese. A questo primo nucleo sono stati affiancati dati provenienti da

altri autori: S.Partisani, A.Niemen (lessico estrapolato dal libro “O ker kun le

penijà”, pubblicato nella Collana “I Mappamondi” dalla Casa Editrice Sinnos di Roma,

1995), ed infine B.Formoso - G.Calvet (Lexique Tsigane, Dialecte sinto piémontais,

Publications Orientalistes de France, Paris, 1987).

Dalle liste “Partisani” e “Niemen” sono stati esclusi tutti quei termini che

coincidevano con quelli già presenti nella lista principale (Franzese), che è stata

implementata con la notazione delle forme varianti.

Il registro di B.Formoso e G.Calvet, per il quale si è seguito lo stesso criterio, ad

esclusione dei neologismi coniati dal francese, costituisce invece di per sé una

variante del dialetto sinto piemontese, il "valčo", che possiede elementi specifici sia

sotto il profilo grammaticale che soprattutto lessicale (a questo proposito si invita

ad una lettura diretta del succitato testo).

Purtroppo nel corso di questi anni, a quanto risulta, non sono stati compiuti in Italia

altri studi specifici su questa variante linguistica e neppure sono state prodotte

inchieste volte a stabilire la situazione aggiornata circa la diffusione del sinto

piemontese tra i giovani. Tutto lascia però intendere che il dialetto sinto piemontese

sia sempre meno usato e completamente sconosciuto tra le giovani generazioni e

che non si sia messo in moto alcun processo di riappropriazione e recupero.

Malgrado le circostanze avverse è importante continuare in un lavoro di

classificazione e di conservazione del patrimonio linguistico perché esso è il solo

contributo possibile per impedire o quantomeno ritardare la scomparsa di un idioma

e, con esso, di un pezzo importante della storia e della cultura di un popolo.

Trattandosi di un "cantiere aperto" sarà inevitabile incontrare numerose imprecisioni; affinché questi

"lavori in corso" procedano più speditamente saranno graditi suggerimenti, osservazioni ed eventuali

segnalazioni di errori anche in riferimento agli elenchi di termini nelle lingue diverse dal sinto.

b) Si è scelto di fornire la stesura del dizionario esclusivamente su supporto informatico (file di Microsoft

Excel [SP_DIZ_v00.xls]) registrato su CD-ROM (insieme alle copertine delle diverse sezioni ed alla

versione informatica del presente testo).

Oltre a consentire una consultazione più agevole esso presenta notevoli vantaggi di economicità. La stampa

dell’intero dizionario sui carta produce infatti oltre 500 pagine in formato A4.

Inoltre, trattandosi come già detto di una stesura non ancora definitiva, si è ritenuto che il supporto

informatico renda possibile un contenimento dei costi per la produzione e la diffusione di nuovi

aggiornamenti.

XII


Infine, alla lingua dei Sinti Piemontesi ho voluto dedicare una poesia scritta da me

nel 1999 (pubblicata a pag. XV). Credo che essa possa collocarsi tra le pagine di

questo mio lavoro come un auspicio ed un'esortazione rivolta non solamente ai Sinti

ma a tutti coloro che non si arrendono ai tentativi di omologazione e di

imbarbarimento culturale, sociale, politico, ecc. (resistere, resistere, resistere…).

XIII


Sampo sosta "Le Röse", via Lega 50, Torino (anni '80)

XIV


PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE (GENNAIO 2021)

Eccoci infine giunti, a ben 35 anni dalla prima uscita (!), alla terza edizione di questa

grammatica di sinto piemontese. Molte cose sono cambiate da allora (era il 1985!), il

processo di perdita della lingua materna tra i Sinti Piemontesi in Piemonte è

proseguito inesorabilmente fino a costituire purtroppo una triste e irreversibile

realtà; anche tra le comunità attestate in Francia le cose paiono non andare meglio,

nonostante alcune "sacche di resistenza".

La revisione e la ristampa di questa grammatica parrebbero pertanto non avere

senso se il suo scopo fosse unicamente quello di recuperare l'uso della lingua sinta

tra le giovani generazioni (forse non tutto è ancora perduto e non si deve mai

smettere di sperare in un risveglio). Malgrado le prospettive lascino poco spazio

all'ottimismo ritengo che un lavoro di ricerca sul dialetto sinto piemontese, così

come per ogni altra lingua o dialetto in via di estinzione, oggi rivesta ancora

maggiore importanza sia per il contributo che può avere nel campo della ricerca

linguistica, sia per la testimonianza di una società che si è evoluta spesso cedendo

all'assimilazione, un'evoluzione che purtroppo non sempre ha segnato un progresso.

Ma, bando ai rimpianti, vorrei dirvi qualche parola sul libro che in questo momento

avete tra le mani o che state visualizzando sullo schermo del vostro PC, un lavoro

frutto di una passione mai venuta meno nel corso degli anni. Dunque, la novità di

questa edizione consiste nella revisione della grammatica, con l'aggiunta di

spiegazioni più accurate e di esempi, ma soprattutto nella completa riscrittura del

dizionario (leggere la "Premessa" a pag. 59), che, pur avendo mantenuto un numero

di termini sostanzialmente uguale a quello iniziale, è stato curato e arricchito in ogni

sua parte e - soprattutto - è ora fruibile in forma digitale o cartacea e non più in

versione provvisoria (su file excel) come nelle precedenti edizioni. Si trattava, come

scrivevo, allora, di un "cantiere aperto" che, pur mantenendosi ancora tale in

quanto nuovi apporti sono possibili, ha finalmente trovato una sua dimensione

definita (ma non definitiva).

A quegli uomini e donne, ultimi parlanti di una lingua antica, molti dei quali

purtroppo scomparsi insieme al loro sapere, va innanzitutto il mio pensiero

affettoso e la mia immensa riconoscenza.

Questo mio libro che attraverso le sue numerose trasformazioni mi ha

accompagnato per lunghi anni al loro fianco suggella il mio percorso di ricerca e

apprendimento della lingua dei Sinti Piemontesi. Il tempo che ancora mi sarà

XV


concesso lo dedicherò ad approfondire altre realtà del variegato e inesauribile

mondo della linguistica romaní.

Come dire "qui ho concluso, ma rimango nei paraggi" perché - come qualcuno mi

disse molti anni fa - dalla "ziganite" non si guarisce…

Buona lettura e buon apprendimento.

_____________________________________________________________________

Agg.to: marzo 2023

inserite note nella sezione Morfologia (formazione del plurale dei sost. femm. in -a)

e uniformata la grafia dei lemmi con terminazione in dittongo/trittongo -aŭ, -oŭ, -oj

in -au/áu, -ou/óu, -ói. Es. taŭ > táu; joŭ, joj > jóu, jói, ecc.

XVI


Čib marí

Lingua nostra

Kamáva tu,

čib marí.

Tu sal bravalí ta čororí

sar jamén.

Kánte sam tugané

ménge tu déssa le láu par te rovás,

kánte sam kontán

ménge tu déssa le láu par te sas,

kánte si-amén bróχa te garavássa men

tu, čib marí,

déssa ménge ne vast.

But pirdál ménčal

pren sa le dromá do bolibén,

sálas i jag da maré giljá,

ma kaná

ndrén kalá ǧungalé pláse

kaj čidéna men le gaǧé

tu meréssa ne písla óni divés,

sar jamén.

Se naśavássa tu

nínge jamén sam naśadé.

Śunén čavále,

śunén terné,

maré puré Sínti

mukjén-le ménge

kajá śukár, gulí čib.

Na bistarás la,

sikavás la par maré čavé,

inǧarás la sémpar ménčal

sar o pi baró braválimo

ke si-amén

Ti amo,

lingua nostra.

Tu sei ricca e povera

come noi.

Quando siamo tristi

tu ci dai le parole per piangere,

quando siamo contenti

tu ci dai le parole per rallegrarci,

quando dobbiamo nasconderci

tu, lingua nostra,

ci aiuti.

Tu hai viaggiato insieme a noi

lungo le strade del mondo,

eri il fuoco delle nostre canzoni,

ed ora

in questi terreni malsani

che i gagé ci riservano

tu muori un poco ogni giorno,

come noi.

Se ti perdiamo

Anche noi saremo perduti.

Ascoltate, ragazzi,

ascoltate giovani,

i nostri vecchi Sinti

ci hanno lasciato

questa bella dolce lingua.

Non dimentichiamola,

insegniamola ai nostri figli,

conserviamola sempre con noi

come il più grande tesoro

che possediamo.

XVII


XVIII


PARTE PRIMA:

GRAMMATICA

1


2


FONETICA - GRAFIA

I FONEMI

I fonemi del sinto piemontese sono riconducibili allo schema seguente:

a) consonanti

sorda

sonora

sorda

sonore

sorde

sonore

sorda

sonora

sorda

sonora

sorde

sonore

sorda

labiodentali

bilabiali

dentali

alveolopalatali

palatali

velari

laringali

occlusive p b t d k g

nasali m n n- (ŋ)**

laterali

l

vibranti

r

fricative f v s z ś* ź* χ h

affricate č ǧ

continue

w

(ŭ)

j

b) vocali

i ü** u

e ö** o

a

Note alla tavola fonetica:

* A causa di un adattamento fonetico al dialetto piemontese la palatale š è scomparsa,

assimilandosi alla dentale s o trasformandosi in ś (alveolo-palatale).

Analogamente la palatale ž è stata sostituita dalla dentale z o, in qualche caso, da ź (alveolopalatale).

Le due coppie di fonemi (s-ś e z-ź ) tendono comunque spesso a confondersi.

** Sono inoltre presenti la consonante n- (ŋ) e le vocali ö e ü che si ritrovano in vocaboli derivanti

dal piemontese.

3


Al fine di facilitare l'apprendimento della pronuncia e della grafia, si è ritenuto utile

fornire alcune indicazioni a complemento della tavola fonetica riprodotta nella

pagina precedente.

Si consiglia inoltre la lettura del testo pubblicato in appendice (pag.39)

"Testimonianza di Taro Amilcare Debar" accompagnato dall'ascolto della

registrazione audio che si trova a questo link:

https://www.sastajnas.it/progettoniglo/taro.mp3.

1) le vocali (a, e, i, o, u) e le consonanti b, d, f, g (di "gatto"), l, m, n, p, r, s, t, v non

presentano modificazioni rispetto alla lingua italiana e pertanto si leggono e si

scrivono allo stesso modo.

2) la lingua romaní (e, nel caso specifico, il dialetto sinto piemontese) presenta

inoltre una serie di fonemi che differiscono nella grafia dall'italiano. Essi sono:

- č che si legge come c di cena. Es. číro (tempo)

- k che si legge come c di cane. Es. ker (casa)

- ǧ che si legge come g di gente. Es. ǧukél (cane)

- z che si legge come s in rosa. Es. zor (forza)

3) vi sono fonemi che non hanno corrispettivo nella lingua italiana. Essi sono:

- h che si pronuncia lievemente aspirata. Es. háligo (santo).

- χ che si pronuncia come ch nella parola tedesca Buch. Es. χajéri (soldi).

- ś che si pronucia come un suono collocato a metà tra s di sasso e sc di scienza.

Es. śifúni (panni, stracci). Vedere nota alla pagina precedente.

- ź che si pronuncia come un suono collocato a metà tra j francese di jour (ž) e s

dolce di rosa (z). Es. piźúno (piccione). Vedere nota alla pagina precedente.

- n- (ŋ) presente in parole piemontesi entrate a far parte del dialetto sinto. Es. fín-a,

fín-a kaj (fino, fino a). Il fonema n- (ŋ) corrisponde al suono inglese -ing (es. getting)

ove la g finale tende a scomparire. Vedere nota alla pagina precedente.

- ö e ü che, come già detto in precedenza, sono presenti in parole di origine

piemontese e francese. Es. pöj (poi <piem. pöj), malerözo (nel SPF: triste < fr.

melheureux), ütav- (nel SPF: aiutare <piem. giüté (?)).Vedere nota alla pagina

precedente.

4) La semivocale i come in italiano nella parola ieri si scrive j. Es. jag (fuoco), daj

(madre)

4


L'ACCENTO

L'accento cade prevalentemente sull'ultima sillaba finale (tronco), in misura minore

sulla penultima (piano) e sulla terzultima (sdrucciolo) nei termini di origine genitiva

(vedi capitolo sul sostantivo a pag.8).

5


6


MORFOLOGIA

L'ARTICOLO

Gli articoli determinativi sono: O per il maschile singolare, I per il femminile

singolare, LE per entrambi i generi al plurale.

O sínto (lo zingaro, il sinto), O kham (il sole), O ker (la casa = in sinto è un sostantivo di

genere maschile)...

I sinta (la zingara, la sinta), I ǧuvlí (la donna), I putísa (la borsa)...

LE sínti (gli zingari, i sinti), LE tléχi (i tetti), LE ker (le case), LE sínte (le zingare, le sinte), LE

ǧuvjá (le donne)...

Nota: In sinto, come per altre varianti romanés, gli articoli determinativi precedono anche i nomi

propri [soprannomi]:

O Balín (il Balín); O Góne (il Gone); O Túlo (il Tulo); I Ǧína (la Gina); I Álda (L'Alda); I Čóla (la Ciola)...

L'articolo indeterminativo, per entambi i generi, è JE o JA (< jek "uno"). Viene inoltre

usata la forma spuria NE, di derivazione italiana (piemontese):

JE divés (un giorno), ma anche JA divés e NE divés

JE rom (un uomo), ma anche JA rom e NE rom

JE čaj (una ragazza), ma anche JA čaj e NE čaj

Non esiste il partitivo "dei, delle". In suo luogo si usa l'avverbio KOMÓNI "alcuni,

alcune":

KOMÓNI gaǧé (dei/alcuni "gagé", non-sinti), KOMÓNI ǧukéj (dei/alcuni cani), KOMÓNI

gavajá (delle/alcune ragazze [non-sinte])...

7


IL SOSTANTIVO

Il sostantivo in sinto piemontese è variabile nel genere e nel numero. I casi si

esprimono facendo ricorso all'uso delle preposizioni poiché, in questo dialetto come

in altri, si è perso l'uso della declinazione. Una forma arcaica di genitivo è tuttavia

riconoscibile in alcuni lemmi. Ad es. maséskero "macellaio" < mas "carne" + -éskero

(suffisso genitivo), letteralmente "(quello) della carne". Un ulteriore residuo di

declinazione nominale è dato dal suffisso locativo -(á)te che si innesta su alcuni

nomi di località. Ed es Türináte (Torino), Milanáte (Milano), ecc.

Il sostantivo può terminare:

• al maschile:

- in -ó (pl. -é):

čavó "bambino", pl. čavé;

gavaló "ragazzo", pl. gavalé;

bakró "agnello", pl. bakré;

piró "piede", pl. piré.

- in -o (pl. -i):

sínto "zingaro, sinto"; pl. sínti;

spíglo "specchio"; pl. spígli;

čímblo "castagna"; pl. čímbli;

krapódo "rospo", pl. krapódi.

- in consonante o semivocale (pl. in -á* o invariato** o in altra forma***):

dab "colpo", pl. dabá;

ǧuv "pidocchio", pl. ǧuvá;

raj "signore", pl. invariato;

raśáj "prete", pl. invariato;

graj "cavallo", pl. invariato;

ǧukél “cane”, pl. ǧukéj.

- in -bén (o -pén). Plurale invariato:

χabén "cibo" (< χa- "mangiare" + -bén);

pibén "bevanda" (< pi- "bere" + -bén);

starebén "carcere" (< star- "catturare" + -bén).

8


Si usa anche per indicare nomi astratti (in molte di queste parole i suffissi

-bén e -pén sono spesso intercambiabili):

puribén/puripén "vecchiaia" (< puró "vecchio" + -bén/-pén);

lačibén/lačipén "bontà" (< lačó "buono" + -bén/-pén);

mistipén "bene" [sost.] (< mistó "bene" [avv.] + -pén).

- in -imo (pl. -i) [usato come variante di -bén (o -pén)]:

braválimo "ricchezza" (in luogo di bravalibén/-pén; < bravaló/í "ricco/a" + -imo), pl.

braválimi;

čingárimo "litigio" (in luogo di čingáribén/-pén; < čingár- "litigare" + -imo), pl. čingárimi;

pjárimo "sbornia" (< pj- "bere" + (ár)-imo), pl. pjárimi.

• al femminile:

‐ in -í (pl. -já):

romní "donna (zingara)", pl. romnjá;

bakrí "pecora", pl. bakrjá;

ǧuvlí "donna, femmina", pl. ǧuvjá (con elisione della "l");

gavalí "ragazza, non zingara", pl. gavajá (con elisione della "l").

- in -a (pl. -e, [-i]): 11

sínta "zingara", pl. sínte;

parníča "cuscino", pl. parníče;

bérga "montagna", pl. bérge [bérgi];

blúma "fiore", pl. blúme [blúmi].

‐ in -ín (pl. -já o -njá):

musín "braccio", pl. musjá;

momolín "candela", pl. momoljá;

valín "finestra", pl. valinjá;

stadín "cappello, berretto", pl. stadinjá.

11

"nel sinto piemontese parlato in Francia la maggior parte dei nomi femminili, composta da prestiti, ha il

singolare in -a e il plurale in -i. Ad . es. balijúra, pl. balijúri, ‘spazzatura’; bérga, pl. bérgi, ‘montagna’: félda,

pl. féldi, ‘campo’; flínta, pl. flínti, ‘fucile’ fašína, pl. fašíni, ‘fascina’, lüzérta, pl. lüzérti, ‘lucertola’; réča, pl.

réči, ‘anatra’, múrga, pl. múrgi, ‘gatta/o’; šúrna, pl. šúrni, ‘fattoria’". (Giulia Meli, Morfologia del sinto

piemontese della Francia meridionale, Univ. degli Studi di Milano, tesi di laurea anno acc. 2013/2014).

Questa differenza, che nel SPF si palesa tra termini nativi e prestiti, sembra tuttavia non costituire una

regola nel dialetto SPP. La ritroviamo ad esempio in Annibale Niemen (O ker kun le penijá, ed. Sinnos,

Roma, 1994), che - pur esprimendosi in sinto piemontese del Piemonte - dichiara di avere ascedenze sinte

francesi da parte di madre. Essa non appare invece nella testimonianza di Amilcare "Taro" Debar [bérge =

montagne, e non "bérgi"] e non viene segnalata da altri studiosi (S.Partisani, G. Soravia). L'impressione è

che entrambe le forme fossero in uso e che con il tempo tra I Sinti Piemontesi del Piemonte sia venuta

meno la distinzione, con prevalenza del plurale in -e (senza tuttavia esclusione dell'esito in -i).

9


‐ in consonante o semivocale (pl. in -á o invariabile):

jag (in romanés è femminile) "fuoco", pl. jagá;

čik "terra", pl. čik;

čaj "bambina", pl. čajá;

goj "salame" (in romanés è femminile), pl. goj.

Inoltre, come già si precedentemente accennato sono presenti, sia al maschile che al

femminile, forme di derivazione genitiva in:

-éskero, -éngero (femm. -i, pl. -éngeri/-éngere):

jagéskero "fiammifero" , pl. jagéngeri (< jag "fuoco" + -éskero |pl. + -éngeri);

sovéskero "pistola", pl. sovéngere (< sov "sei (colpi)" + -éskero |pl. + -éngere);

Devléskeri Daj "Madre di Dio, Madonna" (< Devél "Dio" + -éskeri [femm.], Daj "madre");

-ásk(e)ro (femm. -i, pl. -ángeri/-ángere):

tovimáskero "sapone", pl. tovimángeri/e (< tov- "lavare" + -áskero |pl. + -ángeri/e);

(čirikló) rakarpáskro "pappagallo" (< rakar- "parlare" + -áskro | pl. (čiriklé) + - ángeri/e);

-ákero (femm. -i, pl. -ákeri/-éngeri/-éngere);

čibjákero "avvocato" (< čib "lingua"+ -ákero, femm. -i |pl. + -ákeri);

piemontákero "piemontese" [sost. / agg.] (<piemúnto "Piemonte"+ -ákero, femm. -i, | pl.

+ -ákeri);

-éngero (femm. -i, pl. -éngeri/-éngere):

nasaléngero "dottore", pl. nasaléngeri/e (< nasalé "ammalati" + -éngero | pl. +

-éngeri/e); śodabéngero "pistola", pl. śodabéngeri/e (< śóu dab "sette colpi" +

-éngero | pl. + -éngeri/e); . nagléngeri/e "tenaglie" (< náglo "chiodo" | pl. + -éngeri/e)

-ángero, -ángero (femm. -i, pl. -ángeri/-ángere):

naśibángeri "automobile", pl. naśibángere (< naśib[én] "corsa, fuga" + -ángeri | pl. +

-ángere);

Nei termini di derivazione genitiva appare osservabile il risultato di un progressivo

decadimento di preesistenti regole codificate, fenomeno che ha dato luogo a un

rimescolamento tra suffissi singolari e plurali (es. čibjákeri, "avvocati" (in luogo di

cibjángere), naśibángeri "automobile" (in luogo di naśibáskeri).

Si registrano inoltre alcune eccezioni alle regole finora enunciate. Es.:

ǧi, m. "stomaco";

králi, m. "re";

gáu, m. "paese";

láu m. "nome".

10


L'AGGETTIVO

L'aggettivo qualificativo

L'aggettivo qualificativo si accorda con il sostantivo nel genere e nel numero. Esso

può avere la seguente terminazione:

• al maschile:

- in -ó (pl. -é):

lačó "buono, bello", pl. lačé;

baró "grande, grosso", pl. baré;

dinó "cattivo", pl. diné;

rupanó "argenteo, d'argento", pl. rupané

- in -o (pl. -i/-e):

támblo "scuro", pl. támbli;

tíno "piccolo" (variante di tiknó), pl. tíne

• al femminile:

- in -í (pl. -é):

lačí "bella", pl. lačé;

barí "grande, grosso", pl. baré;

diní "cattivo", pl. diné;

rupaní "argentea, d'argento", pl. rupané

• al maschile ed al femminile:

- in consonante (pl. invariabile):

śukár "bello, -a, -i, -e";

hog "alto, -a, -i, -e"

Il comparativo di uguaglianza è espresso da sar "come".

Es. me som hog sar o Bímbo "io sono alto come (il) Bimbo"

Il comparativo di maggioranza è espresso da pi ... ke o pi ... da "più ... di".

Es. o ǧukél i-lo pi baró ke i stérna (o, o ǧukél i-lo pi baró di stérna) "il cane è più

grosso del gatto".

Si ha riscontro di una forma arcaica di comparativo di maggioranza formata dal

suffisso -dér nei vocaboli baredér "maggiore" e fedér "meglio".

11


Il superlativo relativo si esprime con o pi ... (da sassaré) "il più ... (di tutti)". Es. o

Búno í-lo pi kamló ke o Čóne, ma o Míčo í-lo o pi kamló (da sassaré) "(il) Buno è più

bravo de(l) Cione, ma (il) Micio è il più bravo (di tutti)".

Il superlativo assoluto si ottiene premettendo but "molto" all'aggettivo.

Es. but śukár "bellissimo", but ǧungalí "bruttissima", ecc.

Non esiste il comparativo di minoranza. Dovendo tradurre un comparativo di

minoranza occorre pertanto convertire la frase in un comparativo di maggioranza

invertendo i termini di paragone.

Es. (il) Ciano è meno grande de(l) Cale > (il) Cale è più grande de(l) Ciano =

o Kále í-lo pi baró ke o Čáno

oppure sostituendo l'aggettivo con uno che esprima il concetto opposto

Es. (il) Ciano è più piccolo de(l) Cale. = o Čáno í-lo pi tiknó ke o Kále.

Un'altra possibilità per tradurre un comparativo di minoranza consiste nel far

precedere l'aggettivo da pi písla "più poco".

Es. (il) Ciano è meno grande de(l) Cale = o Čáno í-lo pi písla baró ke o Kále.

Nota: i nomi propri sono sempre preceduti dall'articolo determinativo.

12


L'aggettivo (e pronome) possessivo

Gli aggettivi possessivi sono i seguenti:

maschile singolare femminile singolare masch. e femm. pl.

mio/-a /-ei /-e mro mri mre

tuo/-a/-oi/-e tro tri tre

suo /-a /- oi / -e (di lui) léskro léskri léskre

suo /-a /- oi / -e (di lei) lákro lákri lákre

nostro/-a/-e/-i maró (méngro) marí (méngri) maré (méngre)

vostro/-a/-e/-i tumaró tumarí tumaré

loro léngro léngri léngre

proprio/-a/-i/-e (sing.) péskro péskri péskre

proprio/-a/-i/-e (pl.) péngro péngri péngre

Essi non sono mai preceduti dall'articolo determinativo.

Es. mro ǧukél ta tri stérna "(il) mio cane e (il) tuo gatto"; dikjóm tri naśibangeri

paśál da lákro ker "ho visto (la) tua auto vicino a(lla) sua [di lei] casa".

La forma indeterminativa è resa dall'espressione jek da seguito dall'aggettivo

possessivo e dal sostantivo plurale.

Es. un mio figlio > uno dei miei figli, jek da mre čavé; un loro parente > uno dei loro

parenti, jek da léngre sínti.

L'aggettivo possessivo può fungere anche da pronome. In tal caso esso è preceduto

dall'articolo.

Es. kajá kaj í-li mri kampína ta kojá í-li i léskri "questa è (la) mia roulotte e quella è

la sua (di lui)"; tro ba í-lo pi ternó ke o mro "tuo padre è più giovane de (i)l mio".

13


L'aggettivo (e pronome) dimostrativo

Gli aggettivi dimostrativi sono i seguenti:

singolare

maschile

kavá

ková

dová

questo

quello

femminile

kajá

kojá

doá / dojá (?)

questa

quella

plurale

maschile e

femminile

kalá

kolá

dolá

questi / queste

quelli / quelle

L'alternanza vocalica A/O è demarcatore di distanza, mentre l'alteranza V/J

determina, al singolare, il genere di appartenenza.

Il plurale si ottiene per mezzo dell'infisso -L- (al posto di V/J). Talvolta la finale -á è

sotituita da -é: kalá > kalé; kolá > kolé; dolá > dolé. Si tratta, in questo caso, di una

forma impropria coniata sul modello del plurale dei sostantivi.

Gli aggettivi dimostrativi possono fungere da pronomi.

Es. kavá čavó í-lo o pral da ková "questo bambino è il fratello di quello"; kojá romní

í-li pi zoralí ke/da kajá "quella donna è più forte di questa".

Agli aggettivi (e pronomi) dimostrativi possono seguire gli avverbi kaj "qua" e koj

"lá" la cui funzione è meramente rafforzativa.

Es. kajá tikní kaj ta kojá koj "questa bambina (qua) e quella (là)"; kavá rom kaj

"quest'uomo (qua)".

14


L'aggettivo (e pronome) indefinito

Sono aggettivi indefiniti (invariabili in genere e numero):

písla = poco

vavér =altro, rimanente

but = molto, parecchio, tanto

trop = troppo (<piem. trop)

jek = uno

óni jek = ognuno

sa = tutto

sassaré = tutti

komóni = qualcuno, chiunque, alcuni

čomóni = qualche, qualcosa

kek = nessuno, alcuno

či, číči = niente, nulla

dósta, dóstra = basta, abbastanza, sufficiente

óni = ogni (<it. e piem. ogni)

sásaro (secondo Partisani) = ogni

Essi sono tutti invariabili e possono essere usati anche come pronomi.

15


L'aggettivo numerale

I numeri cardinali sono:

da 1 a 10 = jek, duj (o: jek ta jek), trin, śtar, panč, śóu, eftá, oχtó, enjá, deś.

da 11 a 19 = deś-u-jék, deś-u-dúj, deś-u-trín, deś-u-śtár, deś-u-pánč,

deś-u-śóu, deś-u-eftá, deś-u-oχtó, deś-u-enjá (anche deś-ta-jék, deś-ta-dúj, deś-tatrín,

ecc.).

20 = biś.

dal 21 al 29 = biś-u-jék, biś-u-dúj, biś-u-trín, biś-u-śtár, ecc.

(anche biś-ta-jék, biś-ta-dúj, ecc.).

30 = triánda (anche biś-ta-deś (?)); 40 = duj-biś; 50 = paś-sél; 60 = trin-biś;

70 = trin-biś-ta-deś; 80 = śtar-biś; 90 = śtar-biś-ta-deś; 100 = śel; 1000 = (jek) míla;

2000 = duj míla; 3000 = trin míla; ecc. (<piem. mila).

Per indicare unità monetaria [lire o franchi] si usa l'aggettivo sostantivato paró (pl.

paré) = 2000 (lire o franchi) = duj paré.

La numerazione ordinale si ottiene in teoria aggiungendo il suffisso -to ai numeri

cardinali.

Es. śtar "quattro", śtárto "quarto"; biś "venti", bíśto "ventesimo", ecc.

In pratica però se ne è perso completamente l'uso e per esprimere i numeri ordinali

i Sinti Piemontesi ricorrono al dialetto piemontese.

Il termine vágo significa "primo" (da esso deriva l'avverbio di tempo vagéstra

"prima").

16


IL PRONOME 12

Il pronome personale

I pronomi personali hanno mantenuto, in sinto piemontese come in tutti i dialetti

romaní, una declinazione di tipo flessivo.

Come è possibile osservare dal prospetto riportato nella tabella seguente, si tratta in

pratica di due soli casi, il nominativo e l'accusativo, poiché su quest'ultimo (con

alcune variazioni di natura fonetica) si innestano i suffissi che determinano i restanti

casi.

Nominativo

Dativo

Accusativo

Strumentale

Singolare

Ablativo

Plurale

Locativo

Rifl.

io, tu, egli,

ecc.

(soggetto)

a me, a te, a

lui, ecc.

io, tu, egli

(compl.

oggetto)

con me, con

te, con lui,

ecc. *

da me, da te,

da lui, ecc.

(provenienza)

in (presso di)

me,

in (presso di)

te, ecc.

1.a me mánge ma mánča mándra mánde

2.a tu túke tu túsa tútra túte

3.a m. jóu léske les lésa léstra léste

3.a f. jój láke la lása látra láte

1.a jamén ménge men 13 ménča méndra ménde

2.a tumén tuménge tumén tuménča tuméndra tuménde

3.a jon lénge len 14 lénča léndra lénde

sing.

-pe

péske pes pésa péstra péste

pl. pénge pen pénča péndra pénde

* esiste una variante della forma strumentale nella quale i pronomi assumono una l finale (mánčal, túsal,

lésal, ecc.). Si tratta, probabilmente, di una forma più antica che trova riscontro e analogie in altre varianti

di sinto (ad es. in sinto lombardo).

Nota:

Dove in italiano si usa la preposizione a (dativo) o con (strumentale) il sinto, in molti casi, usa la

preposizione per (par). Es.:

12

I pronomi possessivi, dimostrativi e indefiniti sono stati illustrati insieme agli aggettivi nel capitolo

precedente.

13

In A. Niemen troviamo la forma min come tra i Sinti Piemontesi di Francia

14

Ibidem [con passaggio da len a lin]

17


Ho parlato a tua sorella = Ho parlato per tua sorella = Rakardóm par tri pen

Nel caso dei pronomi personali la preposizione per (par) è generalmente seguita dalla forma

locativa.

Dillo a me = Dillo per me = Pen les par mánde;

Lo ha dato a tuo cugino = Lo ha detto per tuo cugino = Jóu djas les par tri kikiǧaló.

Il pronome interrogativo

I pronomi interrogativi sono:

kon? = chi?

so? = cosa? che cosa?

kavó (-í al femminile, -é al plurale) = quale? (quali?)

kéči? = quanto?

kántu, kánte, (kuándo) = quando? (<it. quando e piem. quandi)

Il pronome relativo

I pronomi relativi, quando è assente l'antecedente nominale, sono:

kon, kun = chi, colui/colei/coloro che

so = ciò che

In presenza di antecedente nominale viene invece usata la particella relativa ke (per

es. o rom ke "l'uomo che"), la quale assume anche funzione di congiunzione

subordinativa.

In quanto pura e semplice particella subordinativa ke è refrattaria alle preposizioni.

Pertanto se il rapporto semantico espresso nella proposizione relativa richiede una

preposizione, questa va a reggere il pronome personale correferenziale con

l'antecedente.

Es. la donna a cui diedi cento lire = i romní ke me djom láke (a lei) śel fúnti;

il cavallo con cui sono andato in città = o graj ke me gjóm lésa ndro fóro.

18


IL VERBO

Il verbo è costituito da radice e desinenza. Le desinenze indicano tempi e persone.

Per quanto concerne i modi ed i tempi del verbo questi possono essere riassunti

come segue:

Voce attiva

• modo indicativo: presente-futuro (per questo tempo verbale esiste anche una

forma breve che viene utilizzata nella subordinazione per indicare l'infinito.

Vedasi paragrafo seguente), imperfetto, passato e trapassato.

• modo congiuntivo: non esiste in sinto piemontese come in nessun altro dialetto

della lingua romaní. La subordinazione viene introdotta dalla congiunzione te

"che, se" seguita dal verbo all'indicativo.

• modo condizionale: al presente è sostituito dall'indicativo imperfetto ed al

passato dall' indicativo trapassato.

• modo imperativo: ha due forme, una per la seconda persona singolare ed una per

la seconda persona plurale.

L'infinito è sostituito dalla subordinazione attraverso la congiunzione te "che,

affinché" seguita dall'indicativo presente-futuro nella forma breve.

Es. vado a mangiare > vado che mangio > ǧáva te χav/χáu.

Il gerundio non esiste in quanto tale in sinto piemontese (mentre è invece presente

in altre varianti della lingua romaní). Può essere talora sostituito dall'espressione,

coniata sul calco del dialetto piemontese "essere"+ palál ke (dietro che) seguita dal

verbo. Es. me som palál ke χáva = sto mangiando (lett. Sono dietro che [nel mentre

che] mangio); o Góne si palál ke pijéla i mol = Gone sta bevendo il vino (Gone è

dietro che [nel mentre che] beve il vino); kánte me rivodóm keré mro ba is-lo palál

ke bitravélas = quando arrivai a casa mio papà stava lavorando (...mio papà era

dietro [nel mentre che] lavorava).

Rare le forme passive mentre esiste il participio passato, che però è poco usato.

Vedasi "Nota alle tabelle delle coniugazioni verbali" a pag. 34.

Dagli schemi riportati nelle pagine seguenti è possibile notare che esistono

fondamentalmente tre tipi di verbi regolari:

19


1. Verbi la cui radice termina in consonante dentale sonora (l, n, r, z).

Tali verbi formano il passato inserendo una -d- tra radice e desinenza

(V. Tab. I).

2. Verbi la cui radice termina in consonante diversa da quelle sopra menzionate.

Tali verbi formano il passato inserendo una -j- tra radice e desinenza

(V. Tab. II).

3. Verbi con radice monoconsonantica i quali formano anch'essi il passato inserendo

una -j- tra radice e desinenza, ma si distinguono dai precedenti nella formazione

dell'imperativo (V. Tab. III).

Vi sono inoltre verbi che possono essere definiti irregolari poichè presentano alcune

particolarità che li distinguono dai precedenti.

Questi possono essere sostanzialmente classificati nei seguenti tre gruppi:

1. Verbi che mutano desinenza alla seconda ed alla terza persona singolare (-éssa > -

óssa; -éla > -óla) ed alla seconda e terza persona plurale (-éna > -óna).

Tali verbi formano il passato inserendo -od- tra la radice e la desinenza (V. Tab. IV)

2. Verbi che inseriscono l'infisso -ov- tra radice e desinenza nella prima e seconda

persona singolare e plurale e adottano le desinenze -óla e -óna rispettivamente

alla terza persona singolare e plurale (senza l'infisso-ov-). Tali verbi formano il

passato come quelli appartenenti al gruppo precedente, inserendo cioè -od- tra

radice e desinenza in tutte le persone (V. Tab. V).

3. Verbi che hanno due radici supplettive: una per il presente-futuro (e l'imperfetto),

la seconda per le forme passate. Parte di essi è costituita da verbi con radice

monoconsonantica (V. Tab. VII e IX) o che termina in -av e -ov (che al passato si

trasforma rispettivamente in -ad e -od) (V. tabelle VIII).

Va comunque precisato che lo schema adottato non costituisce una rigida

classificazione poiché in margine ad alcuni dei paradigmi sopra citati si registrano

alcune eccezioni. Inoltre per alcune forme verbali permangono dubbi circa l'esatto

gruppo di appartenenza.

I verbi riflessivi si formano facendo seguire ad ogni persona il relativo pronome

riflessivo o il pronome riflessivo pes (sing.) / pen (pl.) "-si, sé".

Il verbo essere ed il verbo avere sono riportati rispettivamente nelle tabelle Χ e ΧI.

Va osservato che il verbo avere è formato dalla terza persona singolare del verbo

essere seguito dal pronome personale in forma accusativa.

20


I verbi servili si esprimono come segue:

volere = kam- (amare)

potere = stik- (irreg. Tab. IV)

dovere = si esprime attraverso una locuzione costituita dal verbo avere (essere +

pron.pers.acc.) seguito dalla congiuzione te.

Es. sí-ma te... "devo/dovró"; sí-tu te... "devi, dovrai", sás-ma te... "dovevo/dovetti",

ecc.

Le particelle -lo, -li, -le poste rispettivamente dopo la terza persona singolare

maschile, singolare femminile e plurale, dette particelle clitiche, derivano da una

forma arcaica e conservano un valore rafforzativo nei confronti del soggetto. Es. jóu

dikél-lo "egli vede/vedrà"; jój gjavél-li "ella canta/canterá"; jon rakardén-le "essi

hanno parlato/parlarono", ecc.

21


Con i Sinti Piemontesi alle Saintes Maries de la Mer, maggio 2005

22


Tabelle coniugazioni I-ΧI

Tabella I

Radice verbale: ker- fare

Indicativo

Presente - futuro*

Io faccio/farò; tu fai/farai; egli/ella fa/farà;

ecc.

me ker-áva (-áu)

tu ker-éssa** (-és)

jóu/jói ker-éla (-él)

jamén ker-ássa** (-ás)

tumén ker-éna (-én)

jon ker-éna (-én)

Passato

Io ho fatto/feci; tu hai fatto/facesti; egli/ella

ha fatto/fece; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ker-d-óm

ker-d-ál

ker-d-ás

ker-d-ám

ker-d-én

ker-d-én

Imperfetto

Io facevo; tu facevi; egli/ella faceva; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ker-áva-s

ker-éssa**-s

ker-éla-s

ker-ássa**-s

ker-éna-s

ker-éna-s

Trapassato

Io avevo/ebbi fatto; tu avevi/avesti fatto;

egli/ella aveva/ebbe fatto; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ker-d-óm-as

ker-d-ál-as

ker-d-ás-as

ker-d-ám-as

ker-d-én-as

ker-d-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

ker !

ker-én !

fa'!

fate!

Participio passato****

ker-d-ó

fatto

23


Radice verbale: dik- vedere, guardare

Tabella II

Indicativo

Presente - futuro*

Io vedo/vedrò, guardo/guarderò; tu

vedi/vedrai, guardi/guarderai; egli/ella

vede/vedrà, guarda/guarderà; ecc.

Imperfetto

Io vedevo/guardavo; tu vedevi/guardavi;

egli/ella vedeva/guardava; ecc.

me dik-áva (-áu)

tu dik-éssa** (-és)

jóu/jói dik-éla (-él)

jamén dik-ássa** (-ás)

tumén dik-éna (-én)

jon dik-éna (-én)

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

dik-áva-s

dik-éssa**-s

dik-éla-s

dik-ássa**-s

dik-éna-s

dik-éna-s

Passato

Io ho visto/vidi, ho guardato/guardai; tu hai

visto/vedesti, hai guardato/guardasti;

egli/ella ha visto/vide, ha guardato guardò;

ecc.

Trapassato

Io avevo/ebbi visto/guardato; tu avevi/avesti

visto/guardato; egli/ella aveva/ebbe

visto/guardato; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

dik-j-óm

dik-j-ál

dik-j-ás

dik-j-ám

dik-j-én

dik-j-én

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

dik-j-óm-as

dik-j-ál-as

dik-j-ás-as

dik-j-ám-as

dik-j-én-as

dik-j-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

dik !

dik-én !

guarda!

guardate!

Participio passato****

dik-l-ó

visto, guardato

24


Tabella III

Radice verbale: d- dare

Indicativo

Presente - futuro*

Io do/darò; tu dai/darai; egli/ella dà,darà;

ecc.

me d-áva (-áu)

tu d-éssa** (-és)

jóu/jói d-éla (-él)

jamén d-ássa** (-ás)

tumén d-éna (-én)

jon d-éna (-én)

Passato

Io ho dato/diedi; tu hai dato/desti; egli/ella

ha dato/diede; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

d-j-óm

d-j-ál

d-j-ás

d-j-ám

d-j-én

d-j-én

Imperfetto

Io davo; tu davi; egli/ella dava;ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

d-áva-s

d-éssa**-s

d-éla-s

d-ássa**-s

d-éna-s

d-éna-s

Trapassato

Io avevo/ebbi dato, tu avevi/avesti dato,

egli/ella aveva/ebbe dato, ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

d-j-óm-as

d-j-ál-as

d-j-ás-as

d-j-ám-as

d-j-én-as

d-j-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

de !

d-en !

da'!

date!

Participio passato****

===

25


Tabella IV

Radice verbale: ǧiv- vivere

Indicativo

Presente - futuro*

Io vivo/vivrò; tu vivi/vivrai; egli/ella

vive/vivrà; ecc.

me ǧiv-áva (-áu)

tu ǧiv-óssa** (-ós)

[ǧiv-éssa** (?)] (-és (?)]

jóu/jói ǧiv-óla (-él)

jamén ǧiv-ássa** (-ás)

tumén ǧiv-óna (-én)

jon ǧiv-óna (-én)

Passato

Io ho vissuto/vissi; tu hai vissuto/vivesti;,

egli/ella ha vissuto/visse; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ǧiv-od-óm

ǧiv-od-ál

ǧiv-od-ás

ǧiv-od-ám

ǧiv-od-én

ǧiv-od-én

Imperfetto

Io vivevo; tu vivevi; egli/ella viveva; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ǧiv-áva-s

ǧiv-óssa**-s

[ǧiv-éssa**-s (?)]

ǧiv-óla-s

ǧiv-ássa**-s

ǧiv-óna-s

ǧiv-óna-s

Trapassato

Io avevo/ebbi vissuto; tu avevi/avesti vissuto;

egli/ella aveva/ebbe vissuto; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ǧiv-od-óm-as

ǧiv-od-ál-as

ǧiv-od-ás-as

ǧiv-od-ám-as

ǧiv-od-én-as

ǧiv-od-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

ǧiv !

ǧiv-én !

vivi!

vivete!

Participio passato****

ǧi-d-ó vissuto, (vivo)

26


Tabella V

Radice verbale: rüsj- riuscire

Indicativo

Presente - futuro*

Io riesco, riuscirò; tu riesci, riuscirai; egli/ella

riesce, riuscirà; ecc.

me rüsj-ov-áva (-áu)

tu rüsj-ov-éssa** (-és)

jóu/jói rüsj-óla (-él)

jamén rüsj-ov-ássa** (-ás)

tumén rüsj-ov-éna (-én)

jon rüsj-óna (-én)

Passato

Io sono riuscito-a/riuscii; tu sei riuscitoa/riuscisti;

egli/ella è riuscito-a/riuscì; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

rüsj-od-óm

rüsj-od-ál

rüsj-od-ás

rüsj-od-ám

rüsj-od-én

rüsj-od-én

Imperfetto

Io riuscivo; tu riuscivi; egli/ella riusciva; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

rüsj-ov-áva-s

rüsj-ov-éssa**-s

rüsj-óla-s

rüsj-ov-ássa**-s

rüsj-ov-éna-s

rüsj-óna-s

Trapassato

Io ero/fui riuscito-a; tu eri/fosti riuscito-a;

egli/ella era/fu riuscito-a; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

rüsj-od-óm-as

rüsj-od-ál-as

rüsj-od-ás-as

rüsj-od-ám-as

rüsj-od-én-as

rüsj-od-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

===

Participio passato****

rüsj-ad-ó

riuscito

27


Tabella VI

Radice verbale: sov- dormire

Indicativo

Presente - futuro*

Io dormo/dormirò; tu dormi/dormirai;

egli/ella dorme/dormirà; ecc.

me sov-áva (-áu)

tu sov-éssa** (-és)

jóu/jói sov-éla (-él)

jamén sov-ássa** (-ás)

tumén sov-éna (-én)

jon sov-éna (-én)

Passato

Io ho dormito/dormii; tu hai

dormito/dormisti; egli/ella ha dormito/dormì;

ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sut-j-óm

sut-j-ál

sut-j-ás

sut- j-ám

sut- j-én

sut- j-én

Imperfetto

Io dormivo; tu dormivi; egli/ella dormiva; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sov-áva-s

sov-éssa**-s

sov-éla-s

sov-ássa**-s

sov-éna-s

sov-éna-s

Trapassato

Io avevo/ebbi dormito; tu avevi/avesti

dormito; egli/ella aveva/ebbe dormito; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sut- j-óm-as

sut- j-ál-as

sut- j-ás-as

sut- j-ám-as

sut- j-én-as

sut- j-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

sov !

sov-én !

dormi!

dormite!

Participio passato****

sut-ó dormito

28


Tabella VII

Radice verbale: ǧ- andare

Indicativo

Presente - futuro*

Io vado/andrò; tu vai/andrai; egli/ella

va/andrà; ecc.

me ǧ-áva (-áu)

tu ǧ-ássa** (-as)

jóu/jói ǧ-ála (-al)

jamén ǧ-ássa** (-as)

tumén ǧ-ána (-an)

jon ǧ-ána (-an)

Passato

Io sono andato-a/andai; tu sei andatoa/andasti,

egli/ella è andato-a/andò; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

g-j-om

g- j-al

g- j -as

g- j-am

g- j-en

g- j-en

Imperfetto

Io andavo, tu andavi, egli/ella andava, ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

ǧ-áva-s

ǧ-ássa**-s

ǧ-ála-s

ǧ-ássa**-s

ǧ-ána-s

ǧ-ána-s

Passato

Io ero/fui andato-a; tu eri/fosti andato-a;

egli/ella era/fu andato-a; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

g- j-óm-as

g- j-ál-as

g- j-ás-as

g- j-ám-as

g- j-én-as

g- j-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

ǧ-a !

ǧ-an!

va'!

andate!

Participio passato****

===

29


Tabella VIII

Radice verbale: sikav- mostrare, insegnare

Indicativo

Presente - futuro*

Io mostro/insegno, mostrerò/insegnerò; tu

mostri/insegni, mostrerai/insegnerai; egli/ella

mostra/insegna, mostrerà/insegnerà; ecc.

Imperfetto

Io mostravo/insegnavo; tu mostravi/insegnavi;

egli/ella mostrava/insegnava; ecc.

me sikav-áva (-áu)

tu sikav-éssa/-éja (-és)

jóu/jói sikav-éla (-él)

jamén sikav-ássa/-ája (-ás)

tumén sikav-éna (-én)

jon sikav-éna (-én)

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sikav-áva-s

sikav-éssa-/-éja-s

sikav-éla-s

sikav-ássa-/-ája-s

sikav-éna-s

sikav-éna-s

Passato

Io ho mostrato/insegnato, mostrai/insegnai; tu

hai mostrato/insegnato, mostrasti/insegnasti;

egli/ella ha mostrato/insegnato,

mostrò/insegnò; ecc.

Trapassato

Io avevo/ebbi mostrato/insegnato; tu

avevi/avesti mostrato/insegnato; egli/ella

aveva/ebbe mostrato/insegnato; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sikad-óm

sikad-ál

sikad-ás

sikad-ám

sikad-én

sikad-én

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

sikad-óm-as

sikad-ál-as

sikad-ás-as

sikad-ám-as

sikad-én-as

sikad-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

ker !

ker-én !

mostra! / insegna!

mostrate! / insegnate!

Participio passato****

sikad-ó

mostrato / insegnato

30


Tabella IX

Radice verbale: χ- mangiare

Indicativo

Presente - futuro*

Io mangio/mangerò; tu mangi/mangerai;

egli/ella mangia/mangerà; ecc.

Imperfetto

Io mangiavo; tu mangiavi; egli/ella mangiava;

ecc.

me χ-áva (-áu)

tu χ-ássa** (-as)

jóu/jói χ-ála (-al)

jamén χ-ássa** (-as)

tumén χ-ána (-an)

jon χ-ána (-an)

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

χ-áva-s

χ-ássa**-s

χ-ála-s

χ-ássa**-s

χ-ána-s

χ-ána-s

Passato

Io ho mangiato/mangiai; tu hai

mangiato/mangiasti; egli/ella ha

mangiato/mangiò; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

χa-j-óm

χa-j-ál

χa-j-ás

χa-j-ám

χa-j-én

χa-j-én

Trapassato

Io avevo/ebbi mangiato; tu avevi/avesti

mangiato; egli/ella aveva/ebbe mangiato; ecc.

me

tu

jóu/jói

jamén

tumén

jon

χa-j-óm-as

χa-j-ál-as

χa-j-ás-as

χa-j-ám-as

χa-j-én-as

χa-j-én-as

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

χ-a !

χ-an !

mangia!

mangiate!

Participio passato****

χ-adó

mangiato

31


Tabella Χ

Radice verbale: === essere

Indicativo

Presente - futuro*

Io sono; tu sei; egli/ella è; ecc.

me som o: jom

tu sal " jam

jóu/jói si " i

jamén sam " jam

tumén san " jan

jon si " i

Imperfetto/Passato/ Trapassato

Io ero/fui, sono/ero/fui stato-a; tu eri/fosti,

sei/eri/fosti stato-a; egli/ella era/fu, è/era/fu

stato-a, ecc.

me sóm-as o: jóm- as

tu sál-as " jál-as

jóu/jói sas " is

jamén sám-as " jám-as

tumén sán-as " ján-as

jon sas " is

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

===

Participio passato****

===

32


Tabella ΧI

Radice verbale: === avere

Indicativo

Presente - futuro*

Io ho; tu hai; egli/ella ha; ecc.

(me) sí-ma / í-ma

(tu) sí-tu / í-tu

(jóu) sí-les / í-les

(jói) sí-la / í-la

(jamén) si-amén / i-amén

(tumén) si-tumén / i-tumén

(jon) sí-len / í-len

Imperfetto/Passato/ Trapassato

Io avevo/ebbi, ho/avevo/ebbi avuto; tu avevi/

avesti, hai/avevi/avesti avuto; egli/ella

aveva/ebbe, ha/aveva/ebbe avuto, ecc.

(me)

(tu)

(jóu)

(jói)

(jamén)

(tumén)

(jon)

sás-ma / ís-ma

sás-tu / ís-tu

sás-les / ís-les

sás-la / ís-la

sas-amén / is-amén

sas-tumén / is-tumén

sás-len / ís-len

Congiuntivo e Condizionale

V. note a pag.19

Imperativo***

===

Participio passato****

===

33


Note alle tabelle delle coniugazioni verbali:

* tra parentesi è indicato il suffisso della forma breve per l'Indicativo presentefuturo

**esiste una forma alternativa ai suffissi -ÉSSA e -ÁSSA (utilizzati rispettivamente

all'indicativo per la 2 a persona singolare e 1 a persona plurale) costituita dai suffissi -

ÉJA ed -ÁJA, il cui utilizzo non è soggetto a regole precise. Tale variante è diffusa

prevalentemente presso i Sinti Piemontesi della Francia (mentre in Italia essa

appartiene al dialetto dei Sinti Lombardi ed è utilizzata in misura minore dai Sinti

Piemontesi)

Es. tu dikéssa > tu dikéja (tu vedi), jamén ǧássas ménge vek > jamén ǧájas ménge

vek (noi andavamo via), ecc.

*** L'imperativo si ottiene generalmente in uno dei modi seguenti:

seconda persona singolare:

1) coincide con la radice verbale. Es. dik- "vedere, guardare", dik! "guarda!". Se la

radice verbale termina con la consonante v questa diventa u (semivocale = ŭ).

Es. rov- "piangere, gridare" > róu! "piangi!, grida!", sov- "dormire" > sóu!

"dormi!";

2) aggiunge il suffisso -e alla radice verbale. Es. d- "dare" - de! "dai!";

3) aggiunge il suffisso -és alla radice verbale. Es. mang- "chiedere (per avere)" >

mangés! "chiedi!";

4) aggiunge il suffisso -a alla radice verbale (esclusivamente per alcuni verbi

monoconsonantici). Es. χ- "mangiare" > χa! "mangia", ǧ- "andare" > ǧa! "vai!".

seconda persona plurale:

1) aggiunge il suffisso -én alla radice verbale. Es. dik- "vedere, guardare", dikén!

"guardate", rov- "piangere, gridare" > rovén! "piangete! gridate!", d- "dare" -

den! "date!", mang- "chiedere (per avere)" > mangén! "chiedete!";

2) aggiunge il suffisso -án alla radice verbale (esclusivamente in alcuni verbi

monoconsonantici). Es. χ- "mangiare" > χan! "mangiate", ǧ- "andare" > ǧan!

"andate!".

**** il participio passato si ottiene, in linea di massima, innestando un suffisso alla

radice del verbo. Tuttavia esso presenta una maggiore irregolarità rispetto agli altri

tempi verbali che non permette di enunciare una regola prestabilita.

34


Va inoltre sottolineato che non tutti i verbi hanno mantenuto in uso il participio

passato e che comunque si tratta di una forma raramente utilizzata.

Tracce di esso si ritrovano in alcuni sostantivi ed aggettivi. Ad es. dikló (radice

verbale: dik + suffisso -l + -ó) "fazzoletto (copricapo), foulard" (che, secondo

tradizione, presso i Rom viene usato dalle donne sposate come segno visibile del

loro status matrimoniale. Tale usanza non appartiene alle donne sinte ma, proprio

grazie a questo indizio di natura linguistica, è da ritenere che lo fosse in passato.

Oltre ai suffissi più comuni già evidenziati nelle precedenti tabelle (-ló, -dó,

-ó) vi sono alcuni participi passati che si formano e aggiungendo alla radice verbale i

suffissi -dinó, e -danó. Il participio passato è variabile nel genere e nel numero. Esso

segue la regola dei sostantivi in -ó. Ad. es. o bitrávimo í-lo kerdó "il lavoro è fatto

(finito)", le bitrávimi í-le kerdé "i lavori sono fatti (finiti)" .

35


L'AVVERBIO E LA PREPOSIZIONE

Le preposizioni e gli avverbi principali in sinto piemontese sono:

• ánda, (a)ndr' (contrazione di (a)ndrén) = in; (a)ndró = nel; (a)ndrí = nella;

(a)ndrén le = nei, negli, nelle

• (a)ngjál, dangjál = avanti, davanti, prima

• bi = senza. Può essere usato come prefisso ed in tal caso acquisisce un significato

privativo. Es. biromadinó "scapolo"; bilondó "insipido"; se è seguito da pronome

personale quest'ultimo va declinato in forma ablativa. Es.: bitútra "senza di [lett.

da] te", bilátra "senza di [lett. da] lei", biléndra "senza di [lett. da] loro"

• but = tanto, molto

• butér = più

• či, číči = niente, nulla

• da = di; do = del; di = della, da le = dei, degli, delle. Anche "da" (moto da luogo)

• dakáj = da, da dove, da questa parte, tra (tempo)

• dópu = dopo (<piem. dopu)

• dósta, dóstra (anche dóva, dóvel secondo Partisani) = abbastanza, basta,

sufficiente

• dren (anche andrén, ndren) = in, dentro

• dur, durál = lontano

• fin-a, fin-a kaj = fino, fino a (<piem. fin-a)

• finké = finchè (<it. e piem. finché)

• glej = subito, all'improvviso

• kaj = a (dativo); a, da (moto da luogo); da, presso (stato in luogo); quì, quà; kaj

pren = quassù; kaj telé, kaj telál = quaggíù

• kalikó = ieri (anche "domani"(?))

• kaná = adesso

• katár = da (moto da e verso luogo); verso, incontro

• keré = a casa

• ketané, ketené = assieme, insieme

• koj = là, lì; koj pren = lassù; koj telé, koj telál = laggiù

• kánte, kántu, kuándo = quando (<it. quando e <piem. quandi)

• kun = con (mezzo e compagnia) (<piem. cun)

• maj = mai (<it. mai)

• máskar, maskarál, maskerál = fra, tra, in mezzo a

• mónsi =solamente

• na = no, non

36


• nínge = anche

• óva, ová = sì

• par = per (davanti ai sostantivi)

• par te = per (davanti ai verbi)

• páriča, paričál = vicino, vicino a

• pále, palál, palénde = dietro, indietro, dopo, poi

• páple = di nuovo, nuovamente

• paśál = presso, in mezzo a

• písla = poco

• pren = su, sopra

• sa, sassaró = tutto; sassaré = tutti, tutte

• sémpar = sempre (<it. sempre e piem. semper)

• sígo = in fretta, velocemente

• spat = tardi; pi spat = dopo, più tardi

• spitáke = apposta

• tájsa, téjsa, trasárla, tresárla = domani (mattina)

• tanké = mentre

• te, (par) te = per (davanti a verbi)

• telál = sotto

• telé = giù

• trop = troppo (<piem. trop)

• trujál = attorno, intorno

• vagéstra = prima (tempo)

• vrin = fuori

• χa (?) = sempre (?)

Gli avverbi di modo

Nella maggior parte dei dialetti romaní l'avverbio di modo si forma innestando il

suffisso -és all'aggettivo. Es. romanés "alla zingara", gaǧikanés "alla maniera dei

gagé", ecc. Il sinto piemontese sembra peró fare ricorso a tale regola solo

occasionalmente. In esso lo esprime facendo precedere agli aggettivi la locuzione in

ja vínkimo... (in un modo...) o, semplicemente dalla preposizione da. Es. baró

"grande" > in ja vínkimo baró (o da baró) "grandemente"; goǧaró "furbo"; in ja

vínkimo goǧaró (o da goǧaró) "furbescamente".

Altri avverbi di modo hanno invece forma propria. Es. miśtó "bene", fedér "meglio",

piśukár "adagio".

37


LA CONGIUNZIONE

Qui di seguito sono elencate le principali congiunzioni in sinto piemontese.

Molte di esse sono derivate dall'italiano, probabilmente mutuate attraverso il

piemontese.

a) coordinanti:

ta, te (t' se seguita dagli articoli determinativi o e i), e (<it. e) = e

nínge, pándra = anche

né = nè

o = o

ma = ma

b) subordinanti:

kánte, kántu = quando

tanké = mentre

óske, sóske = perchè, poiché

finké = finché

te, se = se, affinché; te na = affinché non

ke = che

38


APPENDICE : TESTI

Testimonianza di "Taro" Amilcare Debar 15 *

Me sómas maśkarál da le gáǧe fin da

tíkno.

Mro čóro ba e mri čóri daj mujén-le ke

me sás-ma śtar berś.

Čidén ma maśkerál le raśanjá ta le raśáj;

koj kerdóm le starbíči.

Čjom fín-a a deś-u-śtar berś kun le

raśanjá ta le raśaj.

Gjom dópu ne písla číro, sás-ma ǧa

móu(?) deś-u-śóu berś, gjom te bitraváu

kun baré raj do gáu.

Na sás-ma pándra deś-u-oχtó berś, vjenle

koj trin o śtar raj.

Vjen-le koj da mro raj e penénas mánge:

"Jamén sás-ma (sás-amen) bróχa túke".

E me pendóm: "par so tumén í-tumén

bróχa?"

"Jamén rurássa ne čavó sígo te nakél-lo

maśkarál le tejč e te ǧal-lo pren le bérge

kaj si le <partigiani>.

Me na ǧanávas pándra so sas le

<partigiani>

Jon na rakardén-le, kerén-le, djen-le ne

paró mónsi te inǧaráu ne lil aprén le

bérge.

Me ljom ková paró e inǧardóm ková lil.

Kuándo vjom palénde, trin o śtar divés

dópu, jon vjen-le pándra koj do baró ker

Io ero (sono stato) tra i gagé fin da

bambino.

Il mio povero papà e la mia povera

mamma morirono quando avevo

quattro anni.

Mi misero in mezzo alle suore ed ai

preti; là feci le scuole.

Rimasi fino quattordici anni con le suore

e con i preti.

(Me ne) andai dopo un po' di tempo,

avevo già sedici anni, andai a lavorare

con (presso) dei signori del paese.

Non avevo ancora diciotto anni,

arrivarono là tre o quatto signori.

Vennero dal mio padrone e mi dicevano:

"Abbiamo bisogno di te".

Ed io dissi (risposi): "per cosa avete

bisogno di me?"

"Cerchiamo un ragazzo svelto che passi

in mezzo ai tedeschi e che vada sulle

montagne dove si trovano i

<partigiani>.

Io non sapevo ancora cos'erano i

partigiani.

Non parlarono, fanno (?), (mi) diedero

mille (lire) solo perché portassi un

messaggio sulle montagne.

Presi quelle mille lire e portai quel

messaggio.

Quando tornai, tre o quattro giorni

dopo, essi vennero di nuovo alla grande

15

File audio: http://www.progettoniglo.org/taro.mp3

39


e penén mánge: "Dik ke, tu, jáu glej a

vek da koj perké ne divés o vavér véla

(véna) koj le tejč, léna tu e maréna tu.

Jáu mánča. Véssa pren le bérge e le tejč

na léna tu".

Me gjom lénča e gjal kerdóm o koribén

maskarál le "čiriklé" (le čiriklé nella

nostra lingua sono partigiani) e me

kerdóm o čirikló (che vuol dire passero,

uccello).

Kerdóm o čirikló da le rik do Montoso,

Barge, Bagnolo… e i mre śéfi sas-le

Petralia, Zama, Milan, Barbato,

l'onorevole Colajanni.

Čjam koj a maśkerál trin o śtar čon, pöj

bičadén men da le rik 'd Monforte,

Barolo, Serralunga… da le rik d'Alba.

Koj kerdóm pándra ne berś da čirikló.

Dáva ma pándra ne divés ke i kasténgeri

(sarebbero i fascisti) kaménas pándra te

len Alba.

Jamén le čiriklé, e kerdam kerdám finké

na mukjám te nakén-le.

Da maré rik na nakjén-le.

Nakjén-le da ne vavér rik, ke i čiriklé, o

sas i traś, o na sas dóstra rom, naśjén-le

pénge, e i kasténgeri nakjén-le.

Jamén mukjám panč o śóu mulé koj, ma

na naśjám.

Da maré rik le tejč e le kasténgeri na

nakjén-le.

Me dáva ma pándra ke paričál mánde

kavá divés koj sás-ma ne čirikló e le tejč

kun ne dab snapardén les andró śeró e

perdás-lo pri čik muló.

Me čjom a koj ne písla paričál, dikjóm

40

casa (l'officina?) e mi dicono: "Guarda,

tu, vieni presto via di là perché un

giorno o l'altro arriveranno là i tedeschi,

ti prenderanno e ti uccideranno.

Vieni con me. Verrai sulle montagne e i

tedeschi non ti prenderanno".

Io andai con loro e così feci la guerra tra

i "čiriklé" (i "čiriklé" nella nostra lingua

sono i partigiani) ed io feci il "čirikló"

(che vuol dire passero, uccello).

Feci il partigiano dalle parti di Montoso,

Barge, Bagnolo… e i miei capi erano

Petralia, Zama, Milan, Barbato,

l'onorevole Colajanni.

Rimanemmo là in mezzo tre o quattro

mesi, poi ci portarono dalle parti di

Monforte, Barolo, Serralunga… dalle

parti di Alba.

Là feci ancora un anno da partigiano.

Mi ricordo ancora un giorno che i

"kasténgeri" (sarebbero i fascisti)

volevano ancora prendere Alba.

Noi partigiani facemmo facemmo (a

forza di fare) finchè non li lasciammo

passare.

Dalle nostre parti non passarono.

Passarono da un'altra parte, che i

partigiani, o era la paura, o non erano

abbastanza uomini (non avevano

abbastanza coraggio), scapparono, ed i

fascisti passarono.

Lasciamo lì cinque o sei morti, ma non

fuggimmo.

Dalle nostre parti i fascisti non

passarono.

Ricordo ancora che vicino a me quel

giorno avevo un partigiano ed i tedeschi

con un colpo gli spararono in testa e

cadde a terra morto.

Io rimasi un po’ lì vicino, lo vidi morto.


les muló. So keráva? Mukjóm les koj e

gjom angjál.

Čerdávas aprén a kalá tejč e a kalá

kasténgeri ke vénas-le aprén, e kerdám

kerdám finké te ǧánas, gjen pándra

palénde, e jon, le tejč e le kasténgeri

vjen-le palénde, kerdén ne vavér

trúśimo e nakjén… e gjen Albáte… ljen

Alba.

Jamén, nínge jamén gjam pe palénde da

(?) gjam a Munfórt e ková divés koj ljám

śel ta paś kasténgeri, Brigate Nere,

Cacciatori delle Alpi.

Trin o śtar divés naklé o śéfo pendás

ménge čiriklé: "Mardén-le (marén-le)

sassaré!" e mardám len sassaré.

Śunávas pándra kaná andrén maré kand

sa le gólas ke dénas kalá čavé.

Jek penélas-lo: "Me na kerdóm či.

Me na sčerdjóm maj aprén le čiriklé", e

ne vavér: "Me ljen ma ndro ker, kardén

mánge, pendén mánge: "se na véssa

maskerál jamén, jamén marássa tu".

Ne vavér ke délas-lo góli: "se me na

ǧáva maskerál jon, marénas mro ba ta

mri daj".

Ne vavér délas-lo góli: "Me som per

romadinó. Se na ǧávas penéna ke

marénas o tiknó".

Ma jamén kuándo o śéfo pendás te

čardél, jamén čardjám e mardám len

sassaré…śel… pi but…pi but da śel rom.

Dová kalá čjas-lo mánde ndro mro śeró

e kaná ke í-ma but berś pensáva pándra

so si o koribén, perké te mardás nes jek

kun vavér.

Ke but kópi sámas nínge pral, jek ndren

41

Cosa fare? Lo lasciai lì e proseguii.

Sparavo dietro a quei tedeschi e a quei

fascisti che venivano dietro, e facemmo

facemmo (a forza di fare) finchè se ne

andarono, andarono ancora indietro, ed

essi, i tedeschi ed i fascisti venivano

dietro, fecero un altro (?) e passarono…

arrivarono ad Alba… presero Alba.

Noi, anche noi tornammo indietro da

(?), andammo a Monforte e quel giorno

catturammo cento e cinquanta (cento e

mezzo) fascisti, Brigate Nere, Cacciatori

delle Alpi.

Tre o quattro giorni dopo il capo ci disse

a noi partigiani: "Uccideteli tutti!" e noi

li uccidemmo tutti.

Sentivo (sento) ancora adesso nelle mie

orecchie tutte le urla di quei ragazzi.

Uno diceva: “Io non ho fatto nulla. Non

ho mai sparato sui partigiani”, e un

altro: “Mi hanno portato via di casa, mi

hanno chiamato, mi hanno detto: “se

non vieni in mezzo a noi ti uccidiamo”.

Un altro che gridava: “se non vado (fossi

andato) in mezzo a loro, uccidevano

(avrebbero ucciso) mio padre e mia

madre”.

Un altro gridava: “Io sono (padre

<fr.père?) sposato. Se non andavo (fossi

andato) mi dicono (dicevano) che

uccidevano (avrebbero ucciso) mio

figlio”.

Ma noi quando il capo ci disse di

sparare, noi sparammo e li uccidemmo

tutti… cento… più di cento uomini.

Quello queste (cose) mi sono rimaste in

testa ed ora che ho molti anni penso

ancora a cosa è la guerra, perché ci si

ammazzava l’uno con l’altro.

Che molte volte eravamo anche fratelli,


le čiriklé t'o vaver ndren le kasténgeri.

Se pačéna ma, o koribén na keréna

butér kek.

Dová, me kamáva mónsi kon si ke

śunéla so pendóm me kaná, na i ne

χoχavibén.

Dová ke me pendóm si ne kóva ke

kapitodás-lo but berś fa, e pačáv ke

tumén pačéna so pendóm, e na kamáva

butér dikáu divés agjál.

uno nei partigiani ed un altro nei

fascisti.

Se mi credete (date retta a me), la

guerra non fatela mai più.

Quello, desidero solamente che chi

ascolta ciò che ho detto adesso (sappia

che) non è una bugia.

Ciò che ho detto è una cosa avvenuta

molti anni fa, e credo (spero) che voi

crediate a ciò che ho detto, ed io non

voglio più vedere giorni così.

"Taro" Amilcare Debar

42


Testimonianza di vicenda vissuta da V.D.*

Je berś ámas a Biéla.

Ámas me te mre pral plasadé e sas je

písla divés ke ámas koj ačadé.

Je divés is-lo o tiknó ke čélas mal,

inǧjám les ki śpitája, rikardén-les.

Dópu ne písla divés ke is-lo andí śpitája

čélas pi but mal ke vagéstra.

Alúra le nasaléngere pendén mánge ke

is te čel-li i daj paśál perké o tiknó čelas

própi mal.

Dópu je písla divés ke mri romní sas-li

paśál do tiknó, vjas-li nasalí nínge jói e

vjas-li nasalí perké χajás čomóni da

dinó.

Alúra o tiknó lélas o dud di daj e na

sastjólas butér, e gjal ís-les te merél-lo.

Alúra je divés láva i naśibángeri, váva a

Türináte e váva kaj le sinti da mri romní.

Alúra mro bopéro penéla: "Ǧa ki gaǧí

maχarí ke kerél o mistipén par o tiknó e

ǧa kun i purí, ke jói pačéla but".

Alúra gjam ki gaǧí maχarí kun le śifúni

do tiknó e i gaǧí maχarí pendás mánge:

"Ǧan, inǧén kalá śifúni e čivén len pro

tiknó. Dikéna ke da kaj ja písla divés o

tiknó čéla miśtó".

E gjam pále a Biéla ki śpitája, čidám le

śifúni pro tiknó, peró o tiknó na ǧálas

miśtó, is-lo sémpre sajék, finké le

nasaléngere djen pen ke sas par i daj ke

sas paśál ke o tiknó na sastjólas perké

lélas o dud di daj.

Un anno eravamo a Biella.

Eravamo io ed i miei fratelli accampati

ed eravamo fermi lì da qualche giorno.

Un giorno c'era il bambino che stava

male, lo portammo in ospedale, lo

ricoverarono.

Dopo pochi giorni che era in ospedale

stava più male di prima.

Allora i medici mi dissero che la amdre

doveva restargli accanto prechè il

bambino stava proprio male.

Dopo pochi giorni che mia moglie stava

vicina al bambino, si ammalò anche lei

perché aveva mangiato qualcosa di

cattivo.

Allora il bambino prendeva il latte

materno e non guraiva più, e così

doveva (rischiava di) morire.

Allora un giorno prendo la macchina,

vengo a Torino e vengo dai parenti di

mia moglie.

Allora mio suocero dice: "Va dalla santa

che fa del bene per il bambino e va con

la nonna (vecchia), che lei ha molta

fede".

Allora andammo dalla santa con i panni

del bambino e la santa mi disse:

"Andate, portate questi panni e

metteteli sul bambino. Vedrete che in

poco tempo il bambino starà bene".

E tornammo a Biella in ospedale,

mettemmo i vestiti sul bambino, però

non andava bene, era sempre uguale,

finché i medici pensarono che il

bambino non guariva a causa della

vicinanza della madre perché prendeva

il latte della madre.

43


Alúra kánte bičadén vrin i daj, dop ne

písla divés o tiknó čjas-lo miśtó. Dop

eftá divés djen les mánge vrin sastó e

gjal mro tiknó vjas-lo keré e čjam

sassaré kontan.

Allora quando mandarono via la madre,

dopo pochi giorni il bambino stava bene.

Dopo sette giorni me lo consegnarono

guarito e così il mio bambino tornò a

casa e tutti fummo contenti.

L'autore (Sergio Franzese) con Venerino De Glaudi

* i testi sono stati tradotti in modo letterale al fine di evidenziare la sintassi del

racconto. Entambi i dialoghi, registrati da soggetti di età superiore ai cinquanta anni,

forniscono un buon esempio della lingua parlata.

Si può notare che, fatta eccezione per alcune differenze nell’uso dei tempi verbali, la

sintassi del sinto piemontese è generalmente modellata su quella della lingua

italiana parlata in Piemonte (o direttamente su quella del dialetto piemontese).

44


BUČARORÍ (Cenerentola) di C.Perrault 16 **

C'era una volta una bambina che viveva

con la matrigna e due sorellastre.

Il suo nome era Cenerentola perché

rimaneva sempre accanto alla cenere

della stufa.

Ella faceva i lavori più umili, ma era

bella e buona, mentre le altre erano

cattive e brutte.

Cenerentola non si lamentava della sua

vita e per questo tutti le volevano bene.

La matrigna e le sorellastre erano

gelose e perciò la vestivano con abiti

stracciati, non la portavano mai insieme

a loro alle feste e le dicevano con voce

cattiva: "Va' accanto alle pentole, il tuo

posto è là!".

Un giorno un portavoce del re passò

sulle strade del paese leggendo un

avviso in cui si diceva che tutte le

ragazze in età da marito erano invitate

di lì a tre giorni ad una festa al grande

castello del re.

Tra quelle ragazze il principe avrebbe

scelto la sua sposa.

In tutte le case iniziavano i preparativi

per il giorno della festa e così anche

nella casa di Cenerentola.

Dopo che Cenerentola ebbe aiutato le

sorellastre a vestirsi chiese alla

matrigna se avesse potuto prendere un

po' di tempo per vestirsi.

Ma la matrigna le disse che avrebbe

dovuto rimanere a casa.

Così, mentre le sorellastre andavano

Sas je kópo je tikní čaj ke ǧivólas kun i

paśdáj ta duj paśpenjá.

Péskro láu sas Bučarorí óske čélas

sémpar pasál i bučár di tuvjalí.

Jói kerélas le bétrimi pi but čororé, ma

is-li śukár ta kamlí, tanké le vavér is-le

diné ta ǧungalé.

Bučarorí na rovélas da péskro trúpo

ǧungaló ta per kavá kaj sassaré kaménas

la miśtó.

I paśdáj ta le paśpenjá is-le plaχtákere ta

par kavá kaj kerénas la te rivél pes da

śifúni ǧungalé, na inǧénas la maj lénča

kaj le patreǧá ta penénas láke da diné:

"Ǧa paśál le pirjá, tro śtéto si koj!".

Je divés je inǧeláu do králi nakjás pren le

dromá do gáu ta délas pren o papíro je

sibjardó ke penélas ke sa le čajá lačé da

rom is-le kardé palál trin divés kaj je

patreǧí ndro baró śatólo do králi.

Maśkarál kalá čajá o prínso is te rodél

péskri romní.

Ndrén sa le ker komensónas te kerén le

bétrimi par o divés di patreǧí ta gjál

nínge ndro ker di Bučarorí.

Palál ke i Bučarorí uterdás le paśpenjá

te rivén pen, bučjás ki paśdáj se stikólas

te vel je písla číro te rivél pes.

Ma i paśdáj pendás láke ke is te čél-li

keré.

Gjal, tanké le paśpenjá ǧánas-le ki

16

File audio: http://www.sastajnas.it/progettoniglo/buciarorì.mp3 (letto da "Taro" Amilcare Debar)

45


alla festa Cenerentola si gettò sul letto a

piangere.

Dopo un po' sentì una voce che le

diceva: "Non piangere, ti aiuterò io".

La fanciulla levò la testa e vide una fata

che la guardava.

"Sei buona e gentile e voglio darti

qualcosa" disse ancora la fata.

Poi, con la bacchetta magica trasformò

una zucca in una magnifica carrozza e

trasformò tre topi in uomini, uno lo

trasformò in cocchiere e gli altri due li

fece diventare servitori.

Dopo confezionò per cenerentola un bel

vestito e disse: "Quando verrà la

mezzanotte tutto tornerà come prima".

Alla festa tutti ammiravano

Cenerentola.

Tutti si chiedevano chi fosse quella

splendida ragazza ed il principe come la

vide se ne innamorò e volle ballare solo

con lei.

Cenerentola era felice e credeva di

vivere un bellissimo sogno.

Ma l'orologio cominciò a battere dodici

rintocchi di mezzanotte. La fanciulla

scappò velocemente e perse una scarpa

sulle scale.

Il principe raccolse la scarpa e giurò che

avrebbe sposato solo la ragazza alla

quale fosse andata bene quella scarpa.

Le guardie del re cominciarono ad

andare di casa in casa per cercare colei

a cui apparteneva la scarpa. Tra le

fanciulle in età da marito non ce n'era

però nessuna a cui la scarpa andasse

bene.

Le guardie arrivarono alla casa di

Cenerentola che si trovava in fondo al

46

patreǧí i Bučarorí biśardás pes pro

vódro te rovél.

Palál je písla sundás-li ja véjzla ke

penélas láke: "Na róu, dáu tu me ja

vast".

I čaj χadjás o śeró ta dikjás-li je

mareχaní ke dikélas la.

"Sal kamlí ta lačí e me kamáva te dáu tu

čomóni" pendás pándra i mareχaní.

Palál, kun o kast mareχanó kerdás te vel

ko śtéto da je gúrda je śukár vardín, ko

śtéto da trin máuzi kerdás te vel trin

gaǧé, jek kerdás les te vel o gaǧó ke

inǧélas i vardín, ta le vavér duj kerdás

len te ven duj marχári.

Palál kerdás par Bučarorí je śukár

rivibén ta pendás: "Kánte véla i paśratí

sa véla sar vagéstra".

Ki patreǧí sassaré dikénas i Bučarorí.

Sassaré bučénas pen kon sas kajá śukár

čaj, t'o prínso sar dikjás la kamjás la ta

kamjás-lo te kelél-lo mónsi lása.

I Bučarorí is-li kontán te bičólas te ǧivólli

je śukár suné.

Ma i baśadí komensodás te kurél deś-uduj

dabá di paśratí. I čaj naśjás glej ta

naśadás-li je tiráχ pren le starbíči.

O prínso χadjás pren i tiráχ ta djas pes

suvél te lel da romní mónsi i čaj ke ǧálas

miśtó i tiráχ da péskro piró.

Le váχte do králi ǧánas-le da ker a ker te

dikén se ǧálas miśtó i tiráχ a sa le čajá

lačé da rom. Ma na is-le kek ke is-len o

piró ke ǧálas miśtó i tiráχ.

Le váχte rivodén ko ker di Bučarorí ke is

pro búto do gáu.


paese.

Le sorellastre provarono in tutti i modi

di far entrare quella scarpa nei loro

piedi ma non vi riuscirono.

Quando ormai le guardie erano sul

punto di andarsene, si fece avanti

Cenerentola e mise la scarpa al suo

piede.

Subito le guardie la presero e la

condussero al castello del re.

Dopo pochi giorni si celebrarono le

nozze, e tutti furono felici.

Le paśpenjá rodénas in sa le vínkimi se

rüsjónas te čivén i tiráχ, ma na stikónasle.

Kánte órmaj le váχte ǧánas-le pénge,

kerdás pes angjál i Bučarorí ta čidás i

tiráχ ándro péskro piró.

Glej le váχti ljen la ta inǧjén la ndro baró

śatólo do králi.

Palál je písla divés kerdén pen le

soloχadé, ta sassaré čjén-le but kontan.

47


48


O HÄNSEL T'I GRETEL (Hänsel e Gretel) di J.W.Grimm**

Hänsel e Gretel erano un fratellino ed

una sorellina che vivevano con il padre e

la matrigna in una casetta vicino al

bosco.

Il padre faceva il taglialegna ed i soldi

che guadagnava non gli bastavano per

sfamare la famiglia e per risparmiare

qualcosa per l'avvenire.

Se alcuni giorni non mancava ne il pane

né la carne, in altri giorni purtroppo non

c'era nulla da mangiare.

In quei giorni l'uomo riusciva a

guadagnare pochi soldi che non

bastavano neppure per comperare il cibo

per tutti.

Allora la matrigna cominciava a

lamentarsi e diceva all'uomo: "Come

faremo? Se rimanessimo soli in qualche

modo ce la caveremmo, ma con altre

due bocche da sfamare non potremo

tirare avanti. Se li lasciassimo nel bosco,

qualche anima buona li prenderebbe con

sé e baderebbe a loro. Ma così…".

L'uomo non voleva saperne di separarsi

dai bambini, ma la donna insistette fino

a convincerlo ad abbandonarli.

Una notte l'uomo e la donna svegliarono

Hänsel e Gretel e dissero loro che

dovevano andare a raccogliere la legna.

Poi tutti e quattro andarono nel bosco e

camminarono finché giunsero in un

posto.

Allora la matrigna disse ai bambini:

"Aspettateci qui. Noi dobbiamo andare a

raccogliere le castagne".

La donna prese suo marito per un

O Hänsel t'i Gretel is tikné pral ta pen ke

ǧivónas kun o ba t'i paśdáj ndren je tinó

ker vrin paśál do veś.

O ba kerélas o činibáskero do kast ta

péskre χajéri na is dóstra te ningavél i

bok kaj péskro ker e te čivél vek čomóni

par o číro ke véla.

Se in komóni divés na mankólas né o

felzo t'o mas, in vavér divés par bibáχt o

χabén mankólas.

Ndren kolá divés o rom rüsjólas te vel les

je písla lové, ma na is dóstra te vel les o

χabén par sassaré.

Alúra i paśdáj komensólas te rovél, ta

penélas par o rom: "Sar kerássa? Se

čassas jamén kokoré in komóni vínkimi

ningavássas la ménge, ma kun vavér duj

muj te ningavás i bok, nastik te ǧas

angjál. Te mukás len ándro veś, komóni

da lačó lió lélas len ketané ta dikénas

pren lénde. Ma gjal...".

O rom na kamélas ǧanél te ningavél pes

da paśál le tikné, ma i romní pendás but

ková finké rüsjodás te kerél les te mukél

le tikné.

Je ratí o rom t'i romní sganǧadén-le o

Hänsel t'i Gretel ta pendén lénge ke is-le

te ǧan te χanjarén o kast.

Palál, sa le śtar gjen andr'o veś e piradén

finké rivodén ndren je śtéto.

Alúra i paśdáj pendás kaj le tikné: "Den

ménge číro kaj. Jamén i te ǧas te

χanjarás le čímbli".

I romní ljas péskro rom par je musín ta

49


braccio e se ne tornò a casa con lui

lasciando i fratellini da soli.

Hänsel e Gretel attesero molte ore, poi

capirono che erano stati abbandonati e

cominciarono a cercare un posto per

trascorrere la notte.

Cammina cammina arrivarono vicino ad

una casetta che era fatta in un modo

come nessun'altra: le pareti erano fatte

di marzapane, i vetri di zucchero e il tetto

di cioccolata.

vjas-li péske keré lésa ta mukjás kokoré

le tikné pral.

O Hänsel t'i Gretel djen číro but kóri, ta

palál χajodén ke čjen-le mukladé ta

komensodén te rodén je śtéto te nakén i

ratí.

Pir pir rivodén kaj je tinó ker ke sas

kerdó da je vínkimo ke in sa le stéti na

sas-li vavér sar ková: le muj do ker sas-le

kerdé da félzo guló, le glázi da čúkro ta le

tléχi da gulí.

I piccoli erano affamati e subito Le tikné is-le bokalé ta glej komensodénle

cominciarono a mangiare un pezzo della

porta.

Dopo un po' uscì dalla casa la strega che

abitava lì la quale invitò i bambini ad

entrare promettendo loro altri dolci.

Però quando chiuse la porta cambiò

atteggiamento.

Rinchiuse Hänsel in una stia per polli e

costrinse Gretel a lavorare.

A quale brutta vita la strega costringeva

i due fratellini!

Gretel doveva spazzare, fare il bucato e

lavare i pavimenti e per nutrimento la

strega le dava soltanto un pezzo di pane

secco.

Hänsel doveva restare chiuso nella stia

te χan je tokór do vudár.

Palál je písla vjas vrin do ker i čoχaní ke

ǧivólas koj; jói kerdás te ǧan andrén le

tikné ta penélas lénge ke délas vavér

gulé.

Peró kánte pangjás o vudár péskro

kerávimo parodás.

Pangjás o Hänsel ndren je gádra par le

χaχnjá ta kerdás te bitravél i Gretel.

Ke ǧungaló trúpo kerélas te kerél i čoχaní

kaj le tikné pral!

I Gretel is te soleχavél-li, te čovél-li le

śifúni e te tovél-li pri čik ta par χabén i

čoχaní délas láke mónsi komóni tokór da

félzo śukó.

O Hänsel is te čel-lo pangló ndri gádra

come un coniglio all'ingrasso, sar je śośój par te vel-lo tuló, te del číro

aspettando che diventasse abbastanza te vel dóstra tuló par tel pekéla les.

paffuto per essere cucinato.

La strega gli dava da mangiare il cibo

migliore e ogni tanto gli diceva di far

uscire un dito dalla gabbia per vedere se

era abbastanza in carne.

Per fortuna la vecchia era miope e così

Hänsel al posto di un dito faceva uscire

dalla gabbia un ossicino di gallina.

La vecchia pensava che era sempre

troppo magro.

La vita dei bambini passava così. Gretel

I čoχaní kerdás les te χal o χabén pi lačó

ta komóni kópo penélas léske te čivél je

gustó vrin di gádra par te dikél-li se is-lo

dóstra tuló.

Par i baχt i purí is-li paś kororí e gjal o

Hänsel ko śtéto do gustó kerélas te vel-lo

vrin di gádra je tiknó kokájo da čavrín.

I purí mandólas ke ís-lo sémpar trop

śukó.

O trúpo da le tikné nakélas gjal. I Gretel

50


piangeva ogni giorno per quello che

doveva subire suo fratello, mentre questi

la incoraggiava perché sperava che

qualcosa sarebbe cambiato.

Un giorno la strega chiese a Gretel di

mettere sul fuoco la pentola più grande

che c'era in casa perché non voleva più

aspettare per mangiare Hänsel, anche se

non era ancora abbastanza grasso.

La bambina in lacrime preparò la legna

da ardere.

La strega le fece mettere un po' di

fascine nella stufa, e chiese a Gretel di

rovélas óni divés do ková ke is te nakéllo

péskro pral, tanké kavá kaj délas láke

zor sóske pačélas ke čómoni stikólas te

parovél.

Je divés i čoχaní kerdás te čivél k'i Gretel

pri jag i pi barí pirí ke is ándro ker sóske

na kamélas butér te del-li číro te χal o

Hänsel, nínge se na is-lo pándra dóstra

tulo.

I tikní in lasuá čivélas ko śtéto o kast te

χačarél.

I čoχaní kerdás te čivél komóni pangjá

śuké ndro bóu, ta mangjás k'i Gretel te

mettere la testa nella stufa per čivél-li o śeró ndro bóu te dikél se le

controllare se le fascine bruciavano bene

dicendo che voleva preparare anche

pangjá χačarénas-le miśtó soske pendás

ke kamélas te kerél nínge komoni gulé.

alcuni dolci.

Gretel, che era stata messa sull'attenti

dal fratello con un colpo di tosse, disse

alla strega che non sapeva come fare.

La strega, che invece dei dolci voleva

I Gretel, ke čjas-li čidí pren par ne dab da

χas do pral, pendás ki čoχaní ke na

ǧanélas-li sar is te kerél-li kolá bétrimo.

I čoχaní, ke ko śtéto da le gulé kamélas

arrostire Gretel, aprì lei stessa la te pečol-li i Gretel, pangjás jói o tiknó

porticina del forno e si mise davanti al

buco della stufa.

Veloce come il fulmine (come il diavolo),

la bambina prese la strega per le gambe

e la gettò dentro al forno, poi richiuse la

porticina e corse a liberare il fratellino.

Dopo essersi abbracciati, i due fratellini

vudár do bóu e čidás pes angjál i χíu do

bóu.

Sígo sar o beng, i tikní ljas i čoχaní par le

χerá e fardjás la ndro bóu, pöj putardás

o tiknó vudár ta gjas te kerél te vél-lo

vrin di gádra péskro tiknó pral.

Palál ke musjardén-pen le duj tikné pral

si impossessarono del tesoro della ljen kun sa le vast do braválimo di

strega: anelli, collane, monete d'oro, čoχaní: gustrjá, viringjá, χajéri da

pietre preziose e molte altre cose. Poi si

diressero verso la loro casa.

sonakáj, bar bravalé ta but vavér ková.

Ta gjen-le keré.

Mentre erano tenuti prigionieri, la Méntre ke jon is-le stildé, i paśdáj is-li

matrigna era morta a causa della

povertà, e il padre si era ammalato

mulí par o čororipén, t'o ba čjas-lo but

nasaló.

gravemente.

In tempi migliori l'uomo era guarito ma

rimaneva triste per aver abbandonato i

Ndren le číri fedér o kamló rom sastjás

ma čélas tuganó soske mukjás le tikné.

bambini.

Quel giorno mentre potava un albero si Kolá divés méntre čivélas je ruk śundás

51


sentì chiamare da lontano.

Si voltò subito e vide i suoi figli che

correvano verso di lui.

Andò verso di loro e quando si

incontrarono si abbracciarono.

Da quel giorno il padre ed i suoi due figli

vissero da ricchi aiutando i poveri e

ringraziando il Signore per averli riuniti.

ke karénas les da durál.

Risardás pes glej ta dikjás le tikné ke

naśénas katár léste.

Gjas katár jon ta kánte rivodás da jón

musjardén pen.

Da kolá divés o ba ta péskre čavé

ǧivodén da bravalé ta dénas je vast par

le čororé ta parkarénas o Devél ke

kerdás len te čivén-le ketané.

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I RAKLÍ KE BINKAVÉLAS LE JAGÉNGERI

(La Piccola Fiammiferaia) di H.C. Andersen**

In una buia sera di fine anno, le strade

erano imbiancate di neve e il vento

soffiava forte.

Non c'erano molte persone che

camminavano e tutti tornavano a casa

verso il calore e l'affetto dei loro cari.

In un angolo della piazza una povera

ragazza con il viso magro e due occhi

pieni di paura era seduta vicino ad una

casa e cercava qualche persona buona

che la aiutasse.

Era la piccola fiammiferaia.

La sfortunata ragazza moriva di freddo

e di paura perché quel giorno non aveva

venduto nulla, neppure una scatola di

fiammiferi. Sapeva che se fosse tornata

a casa senza soldi suo padre l'avrebbe

riempita di botte.

Attraverso i vetri delle finestre la piccola

vedeva le luci che abbellivano le case.

Quella era la notte di San Silvestro e

tutti aspettavano l'inizio del nuovo

anno.

Dalle case lungo la strada giungevano

alla ragazza i profumi del cibo e mentre

aspettava aveva sempre più fame.

Dopo un po' il freddo si fece più forte e

la fanciulla pensò di accendere i

fiammiferi per scaldarsi. E così fece.

La piccola guardava la fiammella

pensando alla sua casa quando la

madre era ancora viva: nella casa c'era

una grande stufa di ferro che mandava

calore. Alla fanciulla sembrava di vedere

un albero di Natale con molte luci e

53

Ndren je ratí támblo pro búto do berś,

le dromá sas-le parné do jív t'o balvál

purdélas śilaló.

Na is-le but manúś ke pirénas e jon

ǧánas-le pénge keré kaj sas-lo o tatipén

t'o kamlipén da léngre kamlé.

Kaj je śtéto paśál di śuladí, je čororí raklí

ke sás-la o muj śukó e kun duj jaká

pardé di dar, čélas-li bestí paśál da jek

ker e rodélas-li komóni da lačó lió te

den la ne vast.

Jói sas-li i tikní raklí ke binkavélas le

jagéngeri.

I bibaχtalí raklí merélas do śil e di dar

sóske ková divés na binkadás-li či. Mónsi

je buáta da jagéngeri na binkadás-la, e

jói ǧanélas ke se jói ǧálas keré bi lové

péskro ba marélas la da le dabá.

Par i glázi da le valinjá i tikní raklí dikélas

le momoljá ke kerénas pi śukár o ker.

Kojá rat sas-li i rat do Maχaró Silvestro e

sa le manúś dénas číro par o nevó berś.

Da le ker do drom rivónas ki raklí le lačé

χand do χabén e tanké jói délas číro sasli

sémpar pi bokalí.

Dópu je písla o śil vjas-lo sémpar pi

zoraló t'i tikní vjas la ǧodé te del jag a le

jagéngeri te čačarél pes. E gjal kerdás.

Tanké dikélas i tikní jag do jagéskero

tinkarélas kaj péskro śukár ker kánte

péskri daj sas-li pándra ǧidí: ndro ker

čélas je barí tuvjalí da sast ke bičavélas o

tatipén. I tikní pačjas te dikél je ruk do

Divés do Tiknó Devél kun but líχte e


belle candele. Com'era bello!

Che grande gioia provava restando a

guardare quell'albero!

Ma il fuoco si spense e la strada apparve

più brutta e fredda di prima.

La ragazza accese un altro fiammifero e

in quel fuoco rivide il volto della sua

povera nonna.

La ragazza la chiamò: "Nonna, nonna!"

e aprì le braccia alla cara vecchietta.

"Sì, piccola mia, sono proprio io. E sono

venuta a vedere come stai" disse la

nonna.

A quelle parole la ragazza scoppiò a

piangere e poi raccontò a sua nonna che

brutta vita faceva da quando sua madre

era morta.

La piccola ora viveva da sola con il

padre in una casa fredda nella quale

entrava la pioggia.

Il padre era sempre ubriaco e la ragazza

andava a vendere i fiammiferi tutto il

giorno in città.

Se quando rientrava non aveva

abbastanza denaro, suo padre la

riempiva di botte.

La giovane ragazza era sempre

affamata ed aveva molto freddo.

Si cibava solo di pane secco e si vestiva

di stracci e le toccava anche camminare

a piedi nudi.

Com'erano lontani i giorni in cui la

vecchina andava a trovarli a casa loro in

quel tempo felice.

La vecchina faceva sempre qualcosa e

trovava sempre il tempo per dire a sua

nipote che le voleva bene

accarezzandole il capo.

E dopo che sua madre morì la vecchina

rimase con lei per non lasciarla troppo

sola.

54

śukár momoljá. Ke sas śukár!

Ke barí baχt śunélas te čel-li paśál da

ková ruk te dikél les!

Ma i jag mudardás pes t'o drom djas zer

pi ǧungaló e śilaló ke vagéstra.

I raklí djas-li jag a je vavér jagéskero e

ánda kojá tikní jag jói dikjás péskri čororí

nóna.

I raklí kardás la: "Nóna, nóna!" e

putardás le musjá ki kamlí purí.

"Ová, mri tikní, som própi me, ta vjom

kaj te dikáu sar ǧála túke" pendás i

nóna.

A kolá rakaribén i raklí rovjás-li but e pöj

pendás kaj péskri nóna o ǧungaló trúpo

ke kerélas palál ke péskri daj sas-li mulí.

I tikní kaná ǧivólas kokorí kun o ba

ndren je śilaló ker kaj délas o briśín.

O ba sas-lo sémpar piló e i raklí ǧálas te

binkavél le jagéngeri sa o divés ndro

fóro.

Se kánte jói vélas pále na inǧavélas

dósta χajéri, péskro ba marélas la da le

dabá.

I tikní raklí sas-li sémpar bokalí e sás-la

but śil.

Péskro χabén sas mónsi je písla da félzo

śukó e jói rivodás pes da śifúni ǧungalé

ta ǧálas nínge kun le piré nangé.

Sar sas-le dur le divés kánte i purí

pirélas fin-a ko ker kaj jon ǧivónas in

ková baχtaló číro.

I purí kerélas sémpar čomóni e lačélas

sémpar o číro te čidél je vast pro śeró da

péskri tikní nebúda par te penél láke ke

kamélas but.

E palál ke i daj sas-li mulí, i kamlí purí

čélas kun jói te na mukél la trop kokorí.


Poi, anche la vecchia nonna andò con

Dio e tutto divenne triste.

La fiamma era quasi spenta e la ragazza

divenne molto triste perché temeva che

anche la nonna sarebbe scomparsa con

la fiamma.

Allora prese tutte le scatole di

fiammiferi, le mise insieme sulla neve e

diede loro fuoco dicendo: "Non importa

se mio padre mi picchierà ma faccio

questo affinché tu non te ne vada,

nonna! Resta con me!".

Aveva molta paura di restare ancora

sola e non sentiva più né fame ne

freddo.

La vecchietta sorrise dicendo: "Non

posso restare qui, ma tu puoi venire

dove sono io! Vieni qua!" e allargò le

braccia alla ragazza che corse ad

abbracciarla.

La nonna e la sua piccola nipote

rimasero così a lungo poi volarono tra

gli angeli dove non vi è né fame né

freddo e tutti sono buoni..

Il giorno seguente, il primo giorno del

nuovo anno, i passanti videro un povero

corpo sulla neve.

Era il corpo della piccola fiammiferaia,

morta assiderata.

Pöj nínge i purí nóna gjas-li péske paśál

o Devél e sa vjas bibaχtaló.

I tikní jag sas-li paś mudardí e i raklí vjasli

but tuganí óske sás-la dar ke nínge

péskri nóna gjas pes vek kun i jag.

Alúra ljas sa le buáte da jagéngeri, čidás

len ketané pro jiv e djas-li jag te pendás:

"Na keréla či se mro ba maréla ma par

kavá kaj ke me keráva, ma na kamáva ke

tu ǧássa vek, mri nóna! Če mánča!"

Sás-la but dar te čel-li pándra kokorí e

par kavá kaj na sás-la butér bok e o śil

na kerélas láke butér či.

I purí kerdás je tiknó śukár muj ta

pendás: "Nastik te čáu kaj, ma tu

stikéssa te ves paśál mánde! Jáu kaj!" ta

putardás le musjá ki raklí ke naśjás te

musjaréla la.

Par baró číro i nóna ta péskri tikní

nebúda čjen-le gjal, pöj gjen le pren kaj

si le maχaré, kaj na si né i bok né o śil ta

kaj sassaré si-le kamlé.

O divés palál, o vágo divés do nevó berś,

le manúś ke piravénas in ková rik do

drom dikjén-le je čororó trúpo pro jiv.

Sas o trúpo di tikní raklí ke binkavélas le

jagéngeri ke sas-li mulí par o śil.

** Si tratta di tre note fiabe del repertorio classico. La traduzione sinta è stata

realizzata a partire da una versione semplificata dei testi in lingua italiana.

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PARTE SECONDA:

DIZIONARIO

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PREMESSA

Il dizionario è stato elaborato partendo da 5 diverse fonti. Alla fonte principale

rilevata dell'autore, Sergio Franzese (Fr), sono state aggiunte quelle di Sergio

Partisani (P) [Glossario del dialetto zingaro piemontese, in Lacio Drom 6/1972], di

Annibale Niemen (N) [O ker kun le penijà, La casa con le ruote, ediz. Sinnos, 1995], di

Georges Calvet (C) e di Bernard Formoso (Fo) [B.Formoso, G.Calvet - Lexique tsigane,

Dialecte sinto piémontais - POF, 1987].

Dalle fonti P e N è stato estrapolato l'intero corpus lessicale, sommandolo a quello

del registro principale (Fr) e riportato nella prima colonna annotato come -- P o -- N se

non già rilevato da Fr (búkli P |f| brocca; burǧéja N |f|borgata) o tra parentesi quadre

dopo il termine quando esso si presenta come variante (čon Fr |m| 1 [P: mónato; N:

mónto] mese).

Per quanto riguarda le fonti C e Fo si è proceduto con lo stesso criterio: -- C o [C:…], --

Fo

o [F:…], -- C/Fo (oppure [C/Fo:…] quando lo stesso termine è riportato da entrambe

le fonti). Anche dalle fonti C e Fo sono stati sommati al registro principale quei

termini non rilevati dalle altre tre fonti ad esclusione di quelli che sono il frutto di un

adattamento recente dalla lingua francese utilizzati esclusivamente dai sinti

piemontesi insediati in Francia (valči): si tratta di neologismi e di sostituzioni di

termini più antichi (vedi: Introduzione, pag. VII, punto 2, 2° capoverso) la cui

catalogazione non rientra nelle finalità di questo testo finalizzato allo studio ed alla

conservazione del sinto piemontese parlato in Piemonte (e nella disapora italiana).

Il dizionario è costituito da un lessico formato da circa 1500 termini di lingua sinta;

esso include un esiguo numero di termini piemontesi (parole correnti usate per

sopperire l'assenza o la scomparsa di quelle sinte).

Il registro sinto piemontese-italiano riporta per ogni termine indicazioni su: a) fonte

(Fr/P/N/C/Fo), b) coniugazione verbale (con indicazione della tabella di riferimento

in numeri romaní (pagg. 20-30), c) parte del discorso (analisi grammaticale), d)

lemma alternativo e/o variante desunto dalle altre fonti, e) significato o significati; f)

locuzioni derivate.

Il registro inverso (italiano-sinto piemontese) si limita invece a fornire la traduzione

del termine (escluse le variabili) senza indicazioni aggiuntive, salvo disambiguazioni

di significato e indicazione del genere se differisce da quello italiano.

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ABBREVIAZIONI E SIMBOLOGIA

|agg| aggettivo

|art| articolo

|avv| avverbio

-- C Calvet (fonte)

[C: ] Calvet (variante)

-- C/Fo Calvet-Formoso (fonte)

[C/Fo: ] Calvet-Formoso (variante)

cfr.

confronta

|cong| congiunzione

|f|

(sostantivo) femminile

|fpl| (sostantivo) femminile plurale

-- Fo Formoso (fonte)

[Fo: ] Formoso (variante)

-- Fr Franzese (fonte principale)

|inter| interiezione

|intr| (verbo) intransitivo

|inv| invariabile

|imp| (verbo) impersonale

|loc| locuzione

|m| (sostantivo) maschile

|mpl| (sostantivo) maschile plurale

-- N Niemen (fonte)

[N: ] Niemen (variante)

|nc| nome comune

|num| numerale

-- P Partisani (fonte)

[P:] Partisani (variante)

piem. piemontese

|pl. -| plurale

|pref| prefisso

|prep| preposizione

|pron| pronome

|rifl| (verbo) riflessivo

|suff| suffisso

|tr| (verbo) transitivo

V. vedere

< deriva da

> diventa

richiama il lemma

(?) dubitativo

; separa lemmi omonimi di

significato diverso

1 2 3 ecc.

a) separa fonti; b) separa

lemmi di significato diverso;

connota lemmi di significato

diverso

I… V… VII

dopo ogni radice verbale

indica la tabella di

coinugazione

[XYZ: ačov-] indica lemma secondo altre

fonti

[XYZ: súrdo] indica lemma in aggiunta

secondo altre fonti

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63


SINTO PIEMONTESE - ITALIANO

ačadéngero N |agg| sedentario

ačav- VIII Fr 1 |intr riposare, sostare; 2 |tr|

[Fo: ačov- VIII ] fermare

ačav- pes Fr |rifl| [N: vatar- I pes]

riposarsi, fermarsi

ačavibén/pén |m| riposo, sosta

agúst |nc| agosto (<piem. agost)

alúra Fr |avv| allora (<piem. alora)

ánda Fr |prep| [Fo: an] in

(a)ndrén Fr 1 |prep| in; 2 |avv| [P: dren; C:

andre] dentro

(a)ngjál Fr |avv| [P: dangjál, dingláng;

C/Fo: avan, angjál, geld] avanti, davanti

Astráte Fr |nc| Asti

avríl |nc| aprile (<piem. avril)

A

B

ba Fr |m| papà, padre

baj Fr |f| maglia

bak(a)réngero Fr |m| [P: bakaréngoro; Fo:

mutunjéro|-i|] pastore

bak(a)rí Fr |f| [P: bakarí; Fo: bráki |-ja|]

pecora

bak(a)ró Fr |m| [P: tiní bakrí |loc|; Fo:

anjélo |-i|, njélo |-i|, bráko |-e|, lébo (?)]

agnello, montone

bal Fr |m| |inv.| capello/-i

∼ ondimén Fr |loc| [Fo: búkla |-i||f|]

ricciolo/-i

balavás Fr |m| lardo

baličí Fr |f| [C/Fo: balíšni, krófa |-i|] scrofa

baličó Fr |m| maiale

balvál Fr |f| vento

bangar- I Fr |tr| 1 torcere; 2 azzoppare

bangó Fr |agg| 1 storto; 2 zoppo, storpio

bankáda N |f| incasso

∼ divéskeri N |loc| incasso giornaliero

bar Fr |m| pietra, sasso

∼ bravalé Fr |loc| gioielli

bárba Fr |m| zio (<piem. barba, zio)

baredér Fr |m| (lett. più grande, maggiore)

1

∼ da le bédi Fr , ∼ da le malúri Fr

maresciallo dei carabinieri; 2 ∼ da le

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smromanóíti Fr , commissario /di polizia;

3 ∼ da le váχte Fr , comandante delle

guardie, dei vigili; 4 ∼ da le zunári Fr ,

ufficiale (milit.)

baró Fr |agg| 1 [Fo: treménto] grande,

ampio, vasto; 2 [Fo: lárgo; C: lárǧjo] largo

baśadí Fr |f| [C/Fo: bašadí] orologio

baśav- VIII Fr |tr| [C/Fo: bašav-, bašov-,

sonav-] VIII suonare

baśavibén/pén Fr |m| [N: basávimo; Fo:

muzíka |f|] musica

baśavimángero Fr |m| 1 strumento

musicale; 2 musicista (?) [Fo: bašadúro]

baśnó Fr |m| [C/Fo: bášno] gallo

baχt Fr |f| [C/Fo: bravalipén] fortuna

baχtaló Fr |agg| fortunato

beč Fr |m| [C/Fo: líjo] petto

bédo Fr |m| 1 attrezzo, coso, arnese;

2 carabiniere

∼ e lolé Fr |loc| mestruazioni

béjtrimo Fr |m| [C: robejtrimo] lavoro,

mestiere

∼ droméskero Fr |loc| spettacolo

viaggiante

beng Fr |m| [Fo: demóni |inv|] diavolo,

demonio

beralí Fr |f| 1 ape; 2 vespa

bérga Fr |f| montagna

tiní ∼ Fr |loc| collina

bergáro N |m| montanaro

berś Fr |m| [C/Fo: berš] anno

beś- II Fr |intr| [P: beś- II ; C/Fo: beš- II ]

sedersi

bi Fr |prep| senza

bi- Fr |pref| senza

biar- I Fo |tr| fondere

bibal(éngo) Fr |agg| [ F o: murádo] calvo

bibaχt Fr |f| 1 sfortuna, disgrazia;

2 malaugurio

bibaχtaló Fr |agg| 1 sfortunato, disgraziato;

2 malaugurio, di ∼

bibí Fr |f| 1 zia; 2 [N: sosúj; Fo: belaméra]

suocera

bičav- VIII Fr |tr| mandare, spedire

∼ vek Fr |loc| cacciare, scacciare


bičib (?) Fr |agg|sm|sf| [Fo: müto] muto/a

bičov- V Fr |impers| somigliare

bíkulo Fr |m| [Fo: bíko] proiettile, bossolo

(?)

bíld(a) Fr |f| 1 immagine; 2 fotografia;

3 scenografia

bild- II N |tr| 1 illustrare; 2 colorare

bildéngero N |agg| pittoresco

bilondó Fr |agg| insipido, scipito

bimusín Fr |agg|sm|sf| monco/a (privo di

un braccio)

bimusjá Fr |agg|sm|sf| monco/a (privo di

un entrambe le braccia)

binkav- VIII Fr |tr| vendere

biporín Fr |f| [Fo: rundulín-a |-i|] rondine

bíra Fr |f| birra

biralí V. beralí

biromadinó Fr |agg| scapolo

bisíga Fo |f| vescica

bistar- I Fr |tr| [Fo: bister- I ] dimenticare

bistaripén Fr |sm| dimenticanza

biś Fr |num| [C/Fo: biš] venti

biśar- Fr |tr| buttare

bit(e)r Fr |agg| amaro

bitrapáskro Fr |sm| [Fo: vajánto]

lavoratore, manovale, operaio

bitrav- VIII Fr |intr| [C: robejtrav-,

robrintav] VIII lavorare

∼ i čik Fr |loc| arare, coltivare

bitrávimo Fr |sm| [C: robejtrimo] lavoro

bjan- I Fr |tr| generare, partorire

bláuto Fr |agg| [P: blavedó, C/Fo: blaváto]

1 blu; 2 azzurro; 3 celeste

blúča Fo |f| 1 fango, 2 argilla

blúma Fr |f| [P: blúmo |m|; C/Fo: fiúra |-i|]

fiore

bofíso Fr |m| [C: ǧamítro, Fo: ǧamútro]

genero

bok Fr |f| fame, appetito

bokaló Fr |agg| affamato

bol- I Fr |tr| 1 [P: sapjar- I ] bagnare; 2 [C/Fo:

batizav- VIII ] battezzare

bóla Fr |f| [P: χinjéla, χinjelí; C/Fo: bóča |-

i|, škudéja, škuéla] scodella, tazza

boldó Fr |agg| 1 [P: sapjanó; fávlo] bagnato

fradicio; 2 battezzato

boldibén/pén Fr |m| [Fo: batáemo]

battesimo

bopéro Fr |m| suocero

borí Fr |f| nuora

bóu Fr |m| [C: bov] forno

braválimo Fr |m| [C/Fo: báχt |f|] 1 tesoro;

2 ricchezza

bravalipén Fr |m| ricchezza

bravaló Fr |agg| [C/Fo: braválo |-i|] ricco

briśandéskero Fr |m| ombrello

briśandó Fr |m| [C/Fo: brišínd, brišíndo]

pioggia, temporale

d- ∼ Fr |loc| [C/Fo: d- brišind] piovere

bróχa Fr |f| [Fo: bizónjo] bisogno

(avere) ∼ Fr |loc| abbisognare,

necessitare

si ∼ te Fr |loc| [Fo: fo |impers|] dovere

broχardó Fr |agg| bisognoso

brunéskero Fr |m| caffettiera

brúno Fr |m| 1 [P: χántigo; Fo: káfae] caffè;

2

negro; |agg| [P: kaló; Fo: kálo] nero,

scuro

brúnza Fr |f| 1 casseruola; 2 paiolo; 3 pentola

buáta Fr |f| [C/Fo: búata | -i|] scatola

buč- V. pučbučár

Fr |f| cenere

budíča Fo |f| canna da pesca

bujdibén/pén Fr |m| [Fo: žérmo |-i|]

sperma

bujéngero Fr |m| [P: hevjéskero]

omosessuale, pederasta

búka Fr |f| [Fo: brülóso] morso

d- ∼ Fr |loc| mordere

búkla N |f| zucca

búkli P |f| brocca

bukló P |m| fiasco

bukó Fr |m| 1 fegato; 2 rene

bul Fr |f| 1 culo; 2 coscia

χiu di ∼ Fr |loc.| [P: χev = culo] ano

bulgártiko N |agg| bulgaro

burǧéja N |f| borgata

but Fr |agg|avv| tanto, molto

butér Fr |avv| più

búto Fr |m| [Fo: fúndo] fondo, fine

Č

č- III Fr |intr| 1 [C/Fo: beš- II ] stare, restare,

rimanere; 2 riposare; 3 [Fo: ačov- VIII ]

fermare ; ∼ pes Fr [P: vatar- I pes; N: ačav-

VIII

pes] fermarsi

∼ pi kamló Fr |loc| calmarsi

čačar- I Fr |tr| [P: tassar-] scaldare,

riscaldare


čačibén/pén Fr |m| [P: čačebén; N: razúna

|f|; C/Fo: čačípen, krisín |f|] giustizia,

ragione, verità

čačó Fr |agg| [C/Fo: ǧüsto, čačúno] vero,

esatto, fedele, genuino, giusto, puro

čaj Fr |f| 1 ragazza; 2 figlia

tikní (tiní) ∼ Fr |loc| bambina

čalav- VIII Fo |tr| raddrizzare

čalov- VIII Fr |tr| 1 spostare, rimuovere;

2 N:manovrare

čam Fo |f| guancia

čamardó Fr |m| 1 straniero; 2 vagabondo;

3 barbone

čamediní Fo |f| schiaffo, sberla

čarov- V.čalovčamardó

Fr |m|agg| [P: gaǧó] straniero

čamuv- VIII Fo |tr| masticare

čard- V. čarǧčardiní

V. čiriginí

čarǧ- II Fr |tr| [Fo: par- I ] caricare

∼ da pren Fr |loc| sollevare

čaró Fr |m| piatto

baró ∼ Fr |loc| [C/Fo: bakéto; C: čáro; Fo:

kíbla; sébro] bacinella

čarov- VIII |tr| 1 scuotere; 2 agitare

∼ pes Fr |rifl|agitarsi

čatt- II Fr |trl| [Fo: čad-] vomitare, rigettare,

rimettere

čattibén/pén Fr |ml| [Fo: čadibén] vomito

čavále! Fr |inter| amici!, compagni!

čavó Fr |m| 1 ragazzo, 2 figlio

tiknó (tinó) ∼ Fr |loc| bambino

čavrín Fr |f| [Fo: klóška |-i|] pollastra

tiní ∼ Fr |loc| pulcino

barí ∼ Fr |loc.| cappone

čerd- II Fr |tr/intr| 1 [P: d- III puskadiní |loc|]

tirare; 2 sparare

∼ je ril Fr |loc| petare, scoreggiare

∼ i vínta Fr |loc| respirare

∼ pren Fr |loc| [P: čučar- I ; Fo: čučav- VIII ;

sükav- VIII ] succhiare

či Fr |avv| niente

čiar- I Fo |tr| violentare

čib Fr |f| lingua

čibibjákere P |f| gallina faraona

čibjákero Fr |m| [Fo: čibjáskero] avvocato

číči V. či

čik Fr |f| 1 terra; 2 creta; 3 [Fo: púdra,

pusijéra] polvere; 4 [Fo: sábja], sabbia;

5 [Fo: blúča] fango; 6 [Fo: plančéro]

pavimento

∼ pekí Fr |loc| terracotta

číkat Fr |m| [P: čékat; Fo: fróno] fronte

čímblo Fr |m| [Fo: kastánja |-i|] castagna

čin- I Fr |tr| 1 tagliare; 2 [Fo: d- III o paš |loc|;

partaǧav- VIII ] dividere

∼ ja tokór Fr | loc| abbreviare,

accorciare

čingar- I Fr |intr| litigare, bisticciare,

azzuffarsi

čingaribén/pén Fr |m| litigio, bisticcio,

zuffa, baruffa

činibáskero Fr |m| taglialegna

činibén/pén Fr |m| 1 taglio; 2 ferita, piaga;

3

spacco (di vestito)

čípi Fo |f| 1 corteccia; 2 scorza

čiriginí (?) Fr |f| luna (cfr. čon Fr [P:

čardiní]) [Fo: čirgínja = stelle]

čirikló Fr |m| 1 [čeríklo, čiríklo |-i|] uccello,

2 [Fo: pasaróto] passero; 3 partigiano

∼ rakarpáskro Fr |loc| pappagallo

číro Fr |m| [C: čero] tempo

∼ ke véla Fr |loc| futuro

∼ nakló Fr |loc| passato

d- ∼ Fr |loc| aspettare, attendere

čiv- VIII Fr |tr| 1 mettere; 2 infilare, inserire,

introdurre

∼ pren Fr |loc| avvisare

∼ telé Fr |loc| [Fo: basar-] abbassare

čomóni Fr |avv| 1 qualcosa; [Fo: kek]

2 qualche

čon Fr |m| 1 [P: mónato; N: mónto] mese;

2 [P: čardiní |f|; C/Fo: lüna] luna

čóndro Fr |m| 1 [P: čóndoro] granoturco,

frumentone, 2 [Fo: χoχóč] mais

čor- I Fr |tr| rubare

čor Fr |f | 1 [P: čóro |m|; C: ǧorja ||] barba;

2 |m| ladro

ker- le ∼ Fr |loc| radere

čorasaχanó N |agg| stregato

čoribángero Fr [Fo: čoribáskero |-e|] ladro

čoribén/pén Fr |m| [Fo: čoríben] furto

čororibén/pén Fr |m| [C: čorilípen; Fo:

čorirípen] povertà

čóro Fr |agg| povero (si antepone ai nomi

dei defunti)

čororó Fr |agg.| poveretto


čoχaní Fr [P: čoχanín, čovaχanín; Fo:

čovaχáni] strega, fattucchiera

čučì Fr |f| 1 seno, mammella; 2 capezzolo

čudrúno Fr |m| [N: śudrúno; Fo: kuívro; C:

kúpro] rame

čúǧul Fo |m| crescione

čukní Fr |f| [C: čúkni; foáto |m|] frusta

čukrav- VIII Fo |tr| zuccherare

čúkro Fr |m| zucchero

čumí Fr |f| [Fo: čúma |-i| bacio

čumid- II Fr |tr| baciare

čungár Fr |m| 1 sputo; 2 saliva

čungar- I Fr |tr|intr| sputare

čungaribén/pén Fr |m| [Fo: čúngar] sputo

čurdiní Fr |f| [Fo: čuradíni] coltellata

čúrdo Fo |m| 1 non-zingaro

čurín Fr |f| 1 [Fo: činimáskero] coltello;

2 pugnale; 3 lama

∼ par le čor Fr |loc| [C/Fo: razóro, razúro

|-i|] rasoio

čuvíka Fo |f| civetta

D

d- III Fr |tr| dare

∼ (i) bála Fr |loc| [C/Fo: mukav- VIII +

pron.rifl.; Fo: rustar- II ] canzonare

∼ bángo Fo |loc| zoppicare

∼ briśandó Fr |loc| [Fo: d III - brišind]

piovere

∼ búka Fr |loc| mordere, morsicare

∼ číro Fr |loc| [C/Fo: ∼ čéro] aspettare

∼ (je) dab Fr |loc| 1 colpire;

2 [Fo: kičav- VIII ] spingere

∼ dangjál Fr |loc| attaccare, assalire

∼ góǧi (?) Fr |loc| 1 ricordare,

rammentare; 2 pensare

∼ ǧodé (?) Fr |loc| 1 ricordare,

rammentare; 2 pensare

∼ góli Fr |loc| 1 gridare, urlare; 2 sgridare;

3 abbaiare

∼ jiv Fr loc| [Fo: ∼ hiv] nevicare

∼ jag Fr |loc| 1 [P: sendar-; N: tabar] I [Fo:

büskav- ; C: üskáv- ] VIII accendere;

2 incendiare

∼ i kárja Fr |loc| attaccare, assalire

∼ (je) latadiní Fr | loc| calciare

∼ pále Fr |loc| restituire

∼ pren Fr |loc| leggere

∼ pro muj Fr |loc| schiaffeggiare

∼ sunó Fr |loc| [P: ∼ sunín] sognare

∼ (je/ne) vást Fr |loc| aiutare

∼ váχta Fr |loc| [Fo: ∼ áχta] fare

attenzione

∼ táu Fr |loc| [N: stil- I le táu] telefonare

∼ zer Fr |loc| [P: fan(ov)-; Fo: bič(ov)-]

somigliare, sembrare

da Fr |prep| [C/Fo: d', de] da

dab Fr |f | 1 [Fo: kúlpo |-i|] colpo; botta,

boato, percossa; 2 [C: dumuk; Fo:

kumadíni |-ja|] pugno [Fo: splozóla]

esplosione

∼ barí Fr |loc.| [Fo: trúno] tuono

daj Fr |f| [Fo: de] madre

dakaj Fr |loc| da questa parte

dakoj Fr |loc| da quella parte

dand Fr |m| dente

dandar- I Fr |tr| [Fo: d- III búka] mordere

dandéskeri P |f| forcina

dangjál Fr |prep|avv| [P: dingláng; C/Fo:

angjál; geld] davanti, di fronte, dirimpetto

dar Fr |f| 1 paura; 2 timore

dar- II Fr |tr| temere

darav- VIII Fr |tr|spaventare, intimorire

demelváro Fr |m| 1 [P: mendruáro; Fo:

demelóaro |-i|, kánglin |f|] pettine;

2 spazzola

deś Fr |num| [C/Fo: deš] dieci

Devél Fr |m| Dio

Devléskeri daj Fr |loc| [Fo: devléskri daj] la

Vergine Maria (lett. madre di Dio)

dik- II Fr |tr| 1 guardare; 2 vedere; 3 [C/Fo:

esejav- VIII ] provare

∼ páple Fr |loc| rivedere

∼ pren Fr |loc| accudire, sorvegliare

dikásmi páple! Fr |inter| 1 arrivederci|;

2 addio

dikássa men! Fr |inter| 1 arrivederci|;

2 addio

dikló Fr |m| 1 fazzoletto; 2 quadro; |agg|

quadrato

diló V. narvaló

dimanś Fr |m| [Fo: domínika] domenica

dinipén Fr |m| cattiveria

dinó Fr |agg| [Fo: čiláčo|-i|; díno|-i|; dívjo|i|]

cattivo


divés Fr |m| giorno

kavá ∼ Fr |loc| oggi

keréla o ∼ Fr |loc| albeggiare

divjó Fr |agg| [Fo: salvatíko] 1 selvaggio;

2 selvatico.

dová V. kojá

dolá [P: dolé] V.kolá

dópu Fr |avv| [P: pále; C/Fo: apre; palal]

dopo (<piem. dòpu)

dorín Fr |f| 1 [Fo: dóri] corda, spago; 2 [fiséla

|-i|; šélo |m|| -e|] stringa

dóstra Fr |avv| [P: dosta, dóva, dóvel; Fo:

dóstar, dóstaχ] basta, abbastanza

doś Fr |f| [Fo: doš] colpa

dośaló Fr |agg| colpevole

drab Fr |m| 1 [Fo: remédo] medicina;

2

veleno

drak Fr |m| 1 uva; 2 vite

∼ śukí Fr |loc| uva passa

dren V.andrén

drom Fr |m| 1 [C/Fo: rüja | -i|] strada;

2 cammino; 3 viaggio

∼ sastrunó Fr |loc| [P: ∼ sastardó]

ferrovia

droméskero Fr |m| 1 cantoniere ; |agg|

2 nomade, itinerante

dud Fr |m| [P: dud |f|] luce

baró ∼ Fr |loc| [Fo: trúno, sentíjag |-a]

fulmine, lampo

dudló Fr |agg| 1 [Fo: kléro] chiaro; 2

illuminato

duj Fr |num| due

duk Fr |m| [P: dukabén; Fo: dukíben]

1 dolore; 2 sofferenza, patimento; 3 male

duk- II Fr |intr| 1 dolere; 2 soffrire, 3 patire

dukadó Fr |agg| 1 sofferente; 2 ferito

dukar- I Fr |tr| 1 leggere la mano, 2 predire il

futuro, indovinare la sorte

dukarimángeri Fr |f| 1 chiromante;

2 indovina

dumuk C |m| pugno

dur Fr |avv| lontano

durál Fr |avv| lontano

duraló Fr |agg| lontano

duribén/pén Fr |m| lontananza

durjalí Fr |f| [C: durúli] damigiana

durjéngero N |m| poliziotto

dzémber |nc| dicembre (<piem.

dzèmber, dicèmber)

F

fals N |agg| 1 falso, finto; 2 strano, bizzarro

famíja N |f| famiglia (<piem. famíja)

fan(ov)- V Fr |intr| somigliare, rassomigliare

fant- IV Fr |intr| piacere

fard- II Fr |tr|[P: missar- I ] buttare, gettare

∼ telé Fr [Fo: nakav- VIII ] inghiottire,

ingoiare

∼ vrin Fr [P: čatt-: Fo: čad-] II rigettare,

vomitare

fedér Fr 1 |avv| meglio; 2 |agg| migliore

féjfa Fr |f| [C: féfra; Fo: füma] pipa

féjgerli (?) F |f| [C: vjolíno, Fo: vjolúno]

violino

félda Fr |f| 1 campagna; 2 prato

félzo Fr |m| pane

∼ guló Fr |loc| [Fo: gatólo] dolce |sm|

fervé |nc| febbraio (<piem. fevré, fërvé)

fidadó Fr |agg| fidato

fidav- VIII pes Fr |rifl| fidarsi

fifamángeri Fr |f| [P: fifimángeri; C/Fo:

risárdi; Fo:sigaréta, šnúfa |-i|] sigaretta

fifav- VIII Fr [Fo: fümav- VIII ] fumare

fin-a Fr |prep| [Fo: fína] fino (<piem. fin-a)

finké Fr |cong|finché

fjéχa Fr |f| [Fo: béstja |-i|, bešjála |-i|]

animale, bestia

fléča Fr |f| fionda

flínta Fr |f| fucile

fóro Fr |m| città

frikaséa Fr |f| frittomisto

fríndo Fr |agg| straniero

frit N |avv| in tempo

fuára Fr |f| 1 [C: markéto; Fo: maršéto]

mercato; 2 fiera

ful Fr |m| 1 merda, feci, escrementi, sterco;

2 letame

fulaló Fr |agg| [Fo: fulálo |-i|] merdoso

fúnti Fr |pl| lire

Ǧ

ǧ- VI [g-]Fr |intr| andare

∼ angjál Fr |loc| [Fo: ∼ d'angjál, avansov-

VIII ] avanzare, proseguire

∼ ketené Fr |loc| [Fo: kunpanav- VIII ]

accompagnare

∼ ndren Fr [Fo: rentrov- VIII ] entrare


∼ pále Fr |loc| 1 tornare, ritornare;

2 indietreggiare

∼ palál Fr [P: d- III pále] seguire,

inseguire

∼ pren Fr |loc| 1 salire; 2 arrampicarsi

∼ telé Fr |loc| [Fo: desend(ov)- V ; ∼ telen]

scendere

∼ trujál Fr |loc| 1 errare, vagare; 2 girare

intorno

∼ vek Fr |loc| andare via

∼ vrin Fr |loc| [C/Fo: ∼ avrin] uscire

ǧamítro C |m| [C: ǧamútro] genero

ǧan- I Fr |tr| sapere

ǧanipén Fr |m| 1 conoscenza; 2 cultura

ǧené |nc| gennaio (<piem. gené)

ǧet Fr |m| [C: ǧep] olio

∼ tató N |loc| "bagna cauda"

ǧeténgeri Fo |f| oliva

ǧi Fr |m| [P: lío, lió; C/Fo: líjo] 1 cuore; 2 [P:

beč] stomaco

ǧiam Fr |avv| già

ǧidó Fr |agg| vivo

ǧílto Fr 1 [C/Fo: džélto, žélto] giallo; 2 [P:

parnó; Fo: bjúndo |-i|] biondo

ǧiv- IV |intr| 1 [Fo: ǧivj(ov)- IV-V ] vivere; 2 [Fo:

beš- II ; č- III ] abitare, risiedere

ǧiv(ov)- V.ǧivǧivibén/pén

Fr |m| vita

ǧóbja |nc| giovedì [Fo: ǧovjáse] (<piem.

giòbia)

ǧodé(?) Fr |m?||f?| 1 ricordo; 2 [N: tinkárimo]

pensiero

d- ∼ Fr |loc| pensare

ǧórja C |fpl| 1 sopracciglia, 2 barba, 3 baffi

ǧoró Fr |m| [C/Fo: ǧóri | -ja||f|] mulo

ǧov Fr |m| 1 avena; 2 biada

ǧünj |nc| [pron.ǧüñ] giugno (<piem.

giugn)

ǧukél Fr |m| 1 cane; 2 [C: úrso] lupo

ǧuklí Fr |f | [P: ǧuklín] cagna

ǧungalibén/pén Fr |m| bruttezza

ǧungaló Fr |agg| brutto

ǧungav- VIII Fr |tr| [P: ǧangav-; N: sganǧav-

; Fo: ganǧov-] VIII svegliare, risvegliare

∼ pes Fr |rifl| svegliarsi, risvegliarsi

ǧuv Fr |m| [P: ǧu |f| pidocchio

ǧuvlí Fr |f| 1 [C: ǧúwel] donna, femmina;

2 moglie (non-sinta)

G

gábla Fr |f|[C/Fo: furšéta] forchetta

gad Fr |m| camicia

gádra Fr |f| gabbia

gaǧó Fr |m| uomo [non sinto]

ganjó Fr |m| [C/Fo: músi, musin || braccio

snapar- in ∼é Fr |loc| abbracciare

garadindój, da ∼ N |avv| di nascosto

garadó Fr |agg| nascosto

garav- VIII Fr |tr| nascondere

garavimángero N |m| prestigiatore

garávimo N |m| nascondiglio

gárza N |f| 1 garza; 2 tulle (<piem. garsa)

gat V. gad

gáu Fr |m| 1 paese, cittadina; 2 [C/Fo: them]

paese (nazione)

tiknó (tinó) ∼ Fr |loc| villaggio

gavaló Fr |m| ragazzo (non sinto)

ger Fr |m| rogna, scabbia

geralí Fr |f| [Fo: grenúja |-i|; žánba |-i| rana

geraló Fr |agg| rognoso, scabbioso

gilí Fr |f| canzone

gin- I Fr 1 | intr|contare; 2 |tr|raccontare; V.

anche ǧinginéngero

N |m| narratore

giralí (?) Fr |f| grandine

gíu Fr |m| [C/Fo: giv, khas] 1 grano;

2 frumento

gjal Fr |avv| così [C/Fo: agjákes;

beligjakés]

gjav- VIII Fr |tr| cantare

gjavimáskero Fr |m| cantante

glázo Fr |m| 1 bicchiere; 2 vetro

glej Fr |avv| 1 [C/Fo: gle, glaj] subito; 2 [P:

sígo; Fo: bunúra] presto;

3 improvvisamente

góbo Fr |m| manico del violino

goǧaribén/pén Fr |m| furberia, scaltrezza

goǧaró Fr |agg| furbo, scaltro

goǧí Fr |f| [Fo: gódin] cervello

d- ∼ Fr |loc| pensare

goj Fr |f| salame

góli Fr |f| 1 grido, urlo; 2 [C/Fo: brüto, brüíto

|-i|] rumore, chiasso, frastuono

d- ∼ Fr |loc| 1 gridare; 2 abbaiare

góno Fr |m| [P: gonó, bírda |f|] sacco

grábo P |m| 1 burrone; 2 fosso


graj Fr |m| cavallo

∼ da čik Fr |loc| cavallo da tiro

grasní Fr |f| 1 cavalla; 2 giumenta

grumlí V. gurumní

grússi N |mpl| soldi

gulí Fr |f| [Fo: čikuláta] cioccolata

guló Fr |agg| [P: gurló] dolce

gúra N-Fo |f| vimini

gúrda Fr |f| [P: gurlí, buklí] zucca

gurumní Fr |f| mucca, vacca

gustó |m| [C/Fo: gúšto| -e| dito

gustrín Fr |f| anello

háligo Fr |agg| 1 santo; 2 [N: angelo]

hargá (?) N |avv| tardi (?)

hískla Fo |f| isola

hórta Fo |f| banda (cfr.: χuχt N |m|

acrobatica)

hortibángero Fo |m| bandito (cfr.:

χuχtibángero N |m| 1 artista

circense; 2 trapezista (cfr. uχ-da-drom N

|loc| brigante)

hog Fr |agg| 1 alto; 2 lungo

∼ Italia N |loc| settentrione d'Italia

I

i Fr |art| la

iǧar- V.inǧarikar-

I N |tr| mantenere

inǧar- I Fr |tr| 1 [Fo: an- I ; inǧ- II ] portare,

trasportare; 2 [Fo: güdav- VIII ] condurre,

guidare

inǧav- V.inǧarínǧeláu

Fr |m| portaparola, portavoce

inǧemomolín Fr |m| candelabro

ingar- I P |tr| attaccare

íu V. jiv

jag Fr |f| fuoco

d- ∼ Fr |loc| 1 accendere [Fo: büskav-

|büskad-|; 2 incendiare

jagákero Fr |m| [Fo: alüméta; C/Fo:

jagákeri |-e|] fiammifero

jagéskero V. jagákero

jak Fr |f| occhio

∼ á bangé Fr |loc| [Fo: gerčo] strabico

H

J

ǧungalí ∼ Fr |loc| malocchio

jamén Fr |pron| [P: men; C/Fo: min] noi

jargá V, χargá

jarkó Fr |m| [P: ∼ da graj; Fo: bréno]

crusca

jáu! Fr |inter|su!, dài!

ja Fr |art| uno, una

je Fr |art| uno, una

jek Fr |num| uno, una

jiv Fr |m| [Fo: hiv] neve

d- Fr ∼ |loc| nevicare

jói Fr |pron| ella, essa

jon Fr |pron| essi, esse

jóu Fr |pron| [Fo: jov] egli, esso

K

kaj Fr |avv| [C/Fo: akáj] qui |prep| [C/Fo: k',

ka] a, verso, presso

∼ pren Fr |loc| quassù

∼ telé Fr |loc| quaggiù

da ∼ Fr |loc| tra, fra (tempo)

kadó Fr |avv| [Fo: dríto] ritto, in piedi

kajá Fr |pron|[P: |pl|kolé] questa

kakaví Fr |f| [Fo: piríng |inv.| pentola,

marmitta, paiolo

kakavjéskero Fr |m| stagnino, magnano

kakó Fr |m| [P, N: kaké; C/Fo: kak |-e| zio

kalá Fr |agg|pron| questi/e

kalikó Fr |avv| 1 ieri; 2 domani

kálo Fo |agg| nero

kálvo Fr |m| vitello

kam Fr |m| [C/Fo: kham] sole

kam- II Fr |tr| 1 amare; 2 volere; 3 desiderare

kamlipén Fr |m| 1 amore; 2 affetto;

3 gentilezza

kamló Fr |agg| gentile, cortese

kampína Fr |f| roulotte

kan Fr |m| [Fo: kang |inv.|] orecchio

kaná Fr |avv| 1 adesso, ora; 2 quando

kand Fr |m| 1 odore; 2 puzza

kand- IIFr |intr| 1 odorare; 2 puzzare

kangerín Fr |f| [C/Fo: kangári, kangárin |m

(?)|] chiesa

kanglín Fr |f| pettine

kanró C |m| spina

kánte Fr |avv|cong| [Fo: kántu] quando

kántu V. kánte


kapit- IV Fr |intr| capitare, accadere,

succedere

kapit(ov)- V V. kapitkar

Fr |m| [P: χar; Fo: šibr] pene, cazzo

kar- I Fr |tr| chiamare

∼ pes Fr |rifl| chiamarsi

karčíma C |f| 1 hotel; 2 taverna

karlevé N |m| carnevale (<piem. carlevé)

kaspináro Fr |m| frate

kasséla N |f| tegame, casseruola

kas Fr |m| [C/Fo: khas] fieno

kast Fr |m| [C/Fo: kašt]

1 legno; 2 legname; 3 bastone; 4 [Fo: kána |f|-i]

canna

∼ mareχanó Fr |loc| bacchetta magica

∼ da le knépi N |loc| teatrino delle

marionette

kastéskero Fr |m| [P: kastéskoro]

falegname

kasténgere Fr |mpl| fascisti

kastunó Fr |agg| legnoso

kaśukó Fr |agg| [P: kassukú; C/Fo:

kašúko; [Fo: súrdo] sordo

kaškaráka Fo |f| gazza

kat Fr |f| [P: sára] forbici

katár Fr |prep| 1 dalle parti di; 2 [C/Fo: k', ka;

Fo: kotár] verso; 3 [Fo: kúntra] contro

kavá Fr |agg|pron| [P: |pl| kolé] questo

kavó Fr |agg|pron| quale

ke Fr |cong|pron| che

kéči Fr |agg|pron| [C/Fo: kíči] quanto

∼ mol? Fr |loc| quanto costa?

ked- II Fo |tr| raccogliere, collezionare

keǧ P |f| seta

keǧanó P |agg| seta, di ∼

kek Fr |avv| [P: keǧenó] nessuno

kel- II Fr |intr| 1 ballare; 2 giocare

kelabén/pén Fr |m| [Fo: kelápen] 1 ballo;

2 [C/Fo: ǧëgo] gioco

keladó Fr |m| 1 numero, cifra; 2 numero (di

spettacolo)

kelibén/pén V.kelabén/pén

kéltra Fr |f| 1 cantina; 2N tunnel

ker |m| 1 [P: piralí |f| (?); C: kher] casa;

2 abitazione, dimora

baró Fr ∼ |loc| 1 palazzo; 2N cascina

∼ da stréjo Fr |loc| [Fo: kabána]

1 capanna (in paglia); 2 baracca

ker- I Fr |tr| 1 fare; 2 costruire; 3 realizzare

∼ da péstra Fr |loc| fare da sé,

arrangiarsi

∼ drom Fr |loc| viaggiare

∼ duk Fr |loc| 1 ferire [Fo: blesav- VIII ];

2 peccare

keré Fr |avv| a casa

kerj- IV Fr |intr| [Fo: brujav- VIII ] bollire

kerj(ov)- V V.kerjkermó

Fr |m| [C/Fo: kérmo |-i|] verme

késa Fr |f| [N: kísa; C/Fo: kíšta |-i] cassa

∼ da da muló Fr |loc| [P: moχtó da muló]

bara, feretro

ketané Fr |avv|assieme, insieme

ketanibén/pén Fr |m| 1 unione;

2 associazione

ketené V. ketané

khuba (?) P |f| berretta

kíbla Fo |f| bacinella

kíči V. kéči

kikiǧaló Fr |m| cugino

kil Fr |m| burro

kin- I Fr |tr| comperare, acquistare

kinar- I Fo |tr| affaticare

kinibén/pén Fr |m| [kinípen] stanchezza

kinó Fr |agg| [C/Fo: kíno |-i|] stanco

királ Fr |m| [Fo: kíχal] formaggio

kirav- VIII Fr |tr| cucinare

kírin Fo |f| formica

kirló Fr |m| 1 [C: kárlo] gola; 2 gozzo; 3 [C:

kornjóla] esofago

kiriví Fr |f| [Fo: marína] 1 madrina; 2 comare

kirivó Fr |m| [C/Fo: paríno] 1 padrino;

2 compare

kísa Fr |f| 1 cassa; 2 bara

kisíg Fr |f| portamonete

kisikéngero N |m| tesoriere

kíso N |m| mobile

kjáke Fr |avv| così

kléjso (?) Fr |m| 1 [C: vírta da le kirvíni |loc|]

bordello, lupanare, postribolo; 2 gnocco

kliǧín Fr |f|chiave

klódra Fr |f| 1 [Fo: klódra |-i|] coperta; 2 [Fo:

trapúnta] trapunta; 3N tappeto

klóśa Fr |f| [Fo: ganbána; C: kambána]

campana

klóśo |m| 1 campanello; 2N campanile

klóška Fo |f| gallina

knékto Fr |m| 1 servo, 2 paggio; |f. -i| ancella


knépo Fr |m| [Fo: butúno |-i|] bottone

∼ śeró N |loc| |pl. -i -é| marionetta

knódo Fr |m| [Fo: ǧiníjo |-i|; ǧinújo]

ginocchio

koj Fr |avv| [Fo: akój] là, lì

∼ prén Fr |loc| lassù;

∼ telé Fr |loc| laggiù;

kojá Fr |avv| [P: doá, |pl. dolé|] quella

kokájo Fr |m| osso

kokoró Fr |agg| solo

kolá Fr |agg|pron| quelle, quelli

komens- IV Fr |tr| [Fo: komans(ov)- IV-V ]

cominciare, iniziare

komens(ov)- V. komenskomóni

Fr [Fo: kumóni] 1 |agg|pron| alcuni;

2 |avv| pron| qualcuno; 3 |avv| chiunque

∼ kópi Fr |loc| talvolta

kon Fr |pron| [Fo: ku, kun] chi

kontán Fr |agg| [P: freidó] 1 contento, felice,

lieto; 2 allegro

kópo Fr |m| volta

but ∼ Fr |loc| [Fo: spéso] spesso,

sovente

kóra Fr |f| [Fo: štúnda] ora

kórbo Fr |f| [C: kárba; Fo: kórba] cestino

korjar- I Fo |tr| accecare

kóro Fr |m| [Fo: kóro |-i|] giacca

baró ∼ Fr loc [P: plásta |f|] cappotto,

soprabito

kororibén/pén Fr |m| cecità

kororó Fr |agg| [C: blíndo; Fo: koráro]

cieco

kos(av)- VIII Fo |intr|tr| asciugare

kotár V. katár

ková Fr |m| [Fo: dóva] 1 cosa, oggetto;

2 roba; 3 refurtiva; |agg|pron| [P: dolá |pl.

dolé|; C: káva koj; Fo: dóva] quello

kovló Fr |agg| molle, morbido

krafjav- VIII Fo |tr| inchiodare

kráfjo Fo |m| [P: náglo] chiodo

králi Fr |m| [C/Fo: králo, krále] re

králisa Fr |f| [Fo: kralísa |-i|] regina

krapódo Fr |m| 1 [Fo: króto] rospo;

2 lucchetto

kréča Fr |f| [C/Fo: bersólo |-i| |m|] culla

kriási Fr |m| [C/Fo: krijási] ciliegia

krik Fr |m| fiammifero

krisín N |f| 1 legge; 2 commissariato

króto V. krapódo

kuč Fr |agg| [C: kuš] 1 caro; 2 costoso

kučar- I Fr |tr| coprire

kučardó N |m| costume (di scena)

kučarmusjá N |m| inv|scialle

kuglí Fr |f| 1 palla [P: kuklín; C/Fo: balóno |-

i|]; 2 boccia [C/Fo: bóča |-i|]; 3 sfera

kugló Fr 1 |m| cerchio; pallone (?) [C/Fo:

balóno] 2 |agg| [Fo: rúndo] rotondo

kúkja Fr |f| bambola

kumadiní Fr |f| pugno

kun Fr |prep| [P: kon] con

kúnčo Fr |m| angolo

kupaldó |m|agg| [P: kupaltó; Fo: bosüdo]

gobbo

kur- II Fr |tr| [Fo: klotav- VIII ] 1 battere,

sbattere; 2 percuotere, picchiare

∼ kun o kast |loc| bastonare

kuráko Fo |m| corvo

kuréja Fr |f| cinghia, cintura

kuribén/pén Fr |m| [C/Fo: kurabén; Fo:

guéra] 1 guerra; 2 combattimento

kurkó Fr |m| 1 [P: kurkí |f|; Fo: semána]

settimana; 2 domenica; 3 [C/Fo: féšta] festa

kúrta Fr |f| [C: šuladí; Fo: plátsa;] cortile

kusbá N |f| nonno

kusdáj N |f| nonna

kuś- IV Fr |tr| 1 insultare, ingiuriare;

2 bestemmiare

kuśibén/pén Fr |m| 1 insulto, ingiuria;

2 bestemmia

kusténgero Fr |agg| piagnone

L

l- III Fr |tr| 1 prendere; 2 [C/Fo: rankav-

VIII ]afferrare

lač- II Fr |tr| 1 trovare; 2 [P: hač- II ; zučar- I ;

Fo: renkontrav- VIII ] incontrare; 3 [P:

zučar- I ; N: skučar I -; Fo: deručar- I ]

scoprire

lačar- I Fr |tr| [N: ikar- I ; Fo: čalav- VIII ;

aranǧar- I ; ranǧav- VIII ] aggiustare, riparare

lačibén/pén Fr |m| [C: lačípen] bene

lačó Fr |agg| 1 buono; 2 docile, mansueto;

3 capace

láda Fo |f| drogheria

laǧ Fr |f| 1 vergogna; 2 timidezza


laǧ- II pes Fr |rifl| 1 vergognarsi; 2 mostrare

timidezza

laǧárdo C |agg| 1 vergognoso; 2 timido

laǧunó Fr |agg| 1 vergognoso; 2 timido

lajó Fr |agg| crudo

lakór Fr |m| [C/Fo: lákhor] noce

lákro, -i, -e Fr |agg|pron| suo, -a, suoi / sue

(di lei)

langár Fr |m| 1 [P: jakmolí |f|; Fo: karbúno]

carbone; 2 [brásko |-i|] brace

lasúi Fr , -á |f| [P: sva] lacrima

latadiní Fr |f| calcio

láu Fr |m| 1 nome; 2 parola

láv V. láu

le Fr |art| i, gli, le

leg (?) Fr |m| [Fo: láko |-i|] lago

léngro, -i, -e Fr |agg|pron| [Fo: lengéro]

loro

léskro, -i, -e Fr |agg|pron| [Fo: leskéro]

suo, -a, suoi / sue (di lui)

liéskeri N |f| anima

lil Fr |m| 1 foglio, documento; 2 lettera; [Fo:

čibjálo] 3 giornale; 4 [C/Fo: lívro] libro

liléngeri Fr |f| [Fo: pósta] ufficio postale

liléskero Fr [P: liljéskero] giornalista

lim Fo |m| moccolo (muco nasale)

lió Fr |m| 1 [P: lío, lió; C/Fo: líjo] cuore;

2 torace; 3 stomaco

líχta Fr |f| [P: léχta; Fo: líχta |-i|] luce

∼ da ratí Fr |loc| [Fo: čirgínja |-i|; stéla |-i|,

stéjla | -e|] stella

lodabén Fr |m| [N: lodibén] appartamento,

alloggio

lóko Fo |agg| leggero

loló Fr |agg| rosso

lon Fr |m|sale

londav- VIII Fr |tr| salare

londanó Fr |m| [Fo: žanbóno] prosciutto

londó Fr |agg| salato

lové Fr |pl| denaro, soldi

d- III vek ∼ P |loc| spendere

lovéskero Fo |m| portamonete

lubní Fr [P: lublí, šingalí; C: kirvína]

prostituta, puttana

lubnjéskero Fr |m| 1 puttaniere; 2 libertino

lüj |nc| luglio (<piem. luj)

lumní V. lubní

lúmpo Fr |m| 1 panno; 2 cencio

lünes |nc| lunedì (<piem. lun-es)

luns Fo |prep| presso

M

mačó Fr |m| pesce

mačur- I Fo |tr| truccare

maǧǧ |nc| maggio (<piem. magg)

maj Fr |avv| [Fo: ǧamáj] mai

mak- II P |tr| ungere

mal Fr |m|f| 1 amico /-a

mand- II Fr |intr| immaginare

mang- II Fr |tr| 1 chiedere (per avere);

2 elemosinare, mendicare

mangipén Fr |m| questua

mangrána F |f| melograna

mank- IV Fr |intr| [Fo: mankav- VIII ]mancare

mank(ov)- V. mankmar-

I Fr |tr| 1 picchiare, percuotere;

2 ammazzare, uccidere

marčéto Fr |m| [C: markéto, maršéto]

mercato

mardráro Fo |m| assassino

maréskero Fr |m| [Fo: manréskero |-e|]

1 panettiere; 2 fornaio

mareχaní Fr |f| fata

marmánsa Fr |f| [C/Fo: brúnza |-i| pentola,

paiolo (in bronzo)

maró Fr 1 |m| [P: maaró; Fo: félzo, mánro]

pane; 2 |agg|pron| [N: méngro] nostro

mars |nc| marzo (<piem. mars)

mártes |nc| martedì (<piem. màrtes)

marusláro Fr |m| [Fo: marušláro]

commerciante di cavalli

marχar- I Fr |tr| servire

marχáro |m| servo

mas Fr |m| carne

∼ pri jag Fr |loc|carne allo spiedo

[P: ∼ platičákere|loc|] bistecca

maséskero Fr |m| [P: masséskro]

macellaio

masní Fr |f| [P: makín; C/Fo: múska |-i|

mosca

maśína Fr |f| [P: mašína; N: radéskeri; Fo:

bisikléta |-i|; našibáskeri] bicicletta

máśkar Fr |prep| [P: máskar; C/Fo:

maškarál] tra, fra

maśkarál Fr |avv| [P: maskrál; C/Fo:

maškarál] 1 in mezzo; 2 [C/Fo: andre; C:

dren] attraverso

maśkerál V. maśkarál


matréla Fr |f||pl.-i| 1 [Fo: čikála; čikéngere]

patata; 2 bulbo

máuro Fr |m| [Fo: murája|f||-i|] muro

máuzo Fr |m| [Fo: mahúzo |-i|] topo, sorcio

maχaró Fr |m|agg| [Fo: sánto] santo

mbukadéra Fr |f| morso, imboccatura (del

cavallo) |f|

me Fr |pron| io

melalipén Fr |m| 1 sporcizia; 2 immondizia

[Fo: balijúra]

melaló Fr |agg| sporco

men Fr |f| collo

menčári N |mpl| parentado

ménčo N |m| persona

mer- VI [mu -]Fr |intr| morire

merčéto Fr |m| mercato

meréskero Fr |m| marinaio

meribén/pén Fr |m| [P: merabén; C/Fo:

miríben] 1 morte; 2 omicidio

mérku |nc| mercoledì (<piem. mèrcol)

méro Fr |m| mare

mesála Fo |f| tovagliolo

messajín (?) N |f| tovaglia (pl. messajá)

tiní ∼ N |loc| tovagliolo

mesté |inv| 1 giostre; 2 luna park (<piem.

mesté "mestieri")

míla |num| mille (piem. míla)

miljúno Fo |num| milione (piem. miliún)

minǧ Fr |f| [Fo: minž; cfr P: mínǧo = fico

(pianta);] vagina, fica

miraklín Fr |f| [P: miriklí; C/Fo: pérla] perla

mísa Fr |f| messa

mistipén Fr |m|[Fo: mištípen] bene

mistó Fr |avv| [P: mistós; C/Fo: míšto]

bene

mitrín Fr |f| tuorlo

mol Fr 1 |f| [C: šimbjéra; Fo: šímra] vino;

2 |impers| costare; 3 valere

keči ∼? Fr |loc| quanto costa?; quanto

vale?

momolín Fr |f| 1 [P: momulí] candela; 2 [Fo:

síra] cera; 3 lampadina

mónsi Fr |avv| [P: mússi; Fo: mak]

solamente

mónto Fr |m| [P: mónato = luna] mese

∼ mulanó N |loc| novembre

morčín Fr |m| 1 pelle; 2 cuoio

móre! Fr |inter|f| [Fo: morén] compagno/-a

moskeréngero N |m|sala comunale

móskero Fr |m| sindaco

moskéskero N |m| [Fo: meríja] municipio

mro Fr |agg|pron| mio

mudar- I Fr |tr| [P: mundar- I ; C/Fo: mundar-

I ] spegnere; 2 uccidere

muj Fr |m| 1 bocca; 2 viso, faccia; 3 [C/Fo:

nak] muso

muk- II Fr |tr| 1 lasciare; 2 permettere; 3 [Fo:

abandunav- VIII ] abbandonare;

4 perdonare; 5 liberare

muk N |f|perdono

mukló Fr |agg| 1 libero; 2 rilasciato; 3 [Fo =

divorziato]

mulanó Fr |agg| mortuario

muléskero Fr |m| 1 cimitero, camposanto;

2 tomba; 3 [Fo = necroforo, becchino]

muló Fr |m|agg| 1 morto; 2 fantasma

mulúno Fo |m| melone

munčódo C |m| mucchio

múnglo Fo |agg| 1 lento; 2 a bassa voce

murav- VIII Fr |tr| pelare

murdaréskero NP |m| 1 tomba; 2 loculo

murś Fr |m| maschio

musín Fr |f| [C/Fo: músi |-ja|] braccio

musjár- II Fr |tr| [P: snapar- II in ganjé]

abbracciare

musjéskero Fr |m| [C/Fo: brasléto |-i|]

bracciale, braccialetto

muter- II Fr |intr| [P: mutar- II ] urinare,

pisciare

N

na Fr |avv| no, non

nafsaló Fr |agg|falso

náglo Fr |m| [C/Fo: kráfjo |-i| chiodo

naj Fr |m| [P: nája |f|] dito

nak Fr |m|naso

nak- II Fr |tr| 1 passare; 2 attraversare

nangar- I pes Fr |rifl| [Fo: delanžar- I ]

denudarsi

nangó Fr |agg| nudo

narvaléskero Fr |m| ospedale psichiatrico,

manicomio

nasaléngero Fr [P: padári; C/Fo: medíko]

medico, dottore

nasaléskero V.nasaléngero [Fo =

ospedale]


nasálimo Fr |m| 1 [P: nassalibén; Fo:

maladíja, nasalibén] malattia; 2 [Fo:

fridúro] influenza

nasaló Fr |agg| ammalato

nastunó N |m| disertore

naś- II Fr [C/Fo: naš- II ] 1 correre; 2 scappare,

fuggire

naśadó Fr |m| 1 [Fo: persíga |-i|] pesca

(frutto); 2 |part.pass| perso

∼ da zunáro Fr |loc| [N: nastunó]

disertore

naśav- VIII Fr |tr| [P: nasav-; C/Fo: našav-

] VIII perdere

naśávimo Fr |m| 1 fuga; 2 scomparsa

naśibángeri Fr |f| [P: našibáskeri; Fo:

otomobíla |-i|] automobile

naśibáskeri V. naśibángeri

naśibángero, baró ∼ Fr |loc| [Fo: kamíono

| -i|] camion

naśibén V. naśávimo

ndren V.(a)ndrén

ne Fr |cong| né; |art| uno, una

nebúdo Fr |m| [N: nibúdo] nipote néšta Fo

|f| nido

nevó Fr |agg| [Fo: nuvélo] nuovo

níglo Fr |m|riccio

ningav- VIII Fr |tr| [P: l- II vek |loc|]

1 togliere; 2 rimuovere; 3 levare; 4 cavare

∼ i bok Fr |loc|sfamare

∼ le ǧuvá Fr |loc|spidocchiare

nínge Fr |avv| anche

n(i)jal Fr |m| estate

da enjalé Fr |loc| d'estate

nóna [N: kusdáj, C/Fo: nóna] nonna

(<piem. nòna)

barí ∼ Fr |loc| bisnonna

nuémber |nc| novembre (<piem.

novèmber)

óni Fr |agg| ogni [P: sásaro] (<piem. e it.

ogni)

∼ jek Fr |loc| ognuno/a

óske Fr |cong| [C/Fo: ke, páske] perché

∼ te Fr |loc| 1 poiché; 2 al fine di

óva Fr |afferm| [Fo: ovoa] sì

oχtó Fr |num| otto

O

P

pabaguló Fr |m| 1 anguria; 2 [C/Fo: gúlo |-e|;

mulúno |-i|] melone

pabáj Fr |f| [P: pabá; C: phabaj] mela

pabalajó|m|[C/Fo: lámbrol] pera (?)

pabaloló Fr |m| [P: pabalolí|f|;Fo:

tomáta|f|; pábaj lóli|loc|] pomodoro

∼ pekó Fr |loc| conserva

pač- II Fr |intr| 1 credere; 2 ubbidire (?)

pačar- I Fo |tr| depositare

pačibén/pén Fr |m| fede

pagar- I Fr |tr| 1 rompere, spaccare, [Fo:

briz(ov)- V ] spezzare; 2 guastare;

3 stracciare, [Fo: čingar- I ] strappare

pagardó Fr |agg| 1 rotto, spaccato,

spezzato; 2 guasto; 3 stracciato, strappato

pager- V. pagarpagerdó

V. pagerdó

pak Fr |m| ala

palál Fr |avv| [P: palé] dietro, indietro

palaluno C |m| dorso

pále Fr |prep|[Fo: pal] dietro

palénde Fr |avv| 1 indietro; 2 (?) |agg|

ritardato, cretino, stupido, sciocco

palmúno Fo |m| polmone

pána Fr |f| [P: fána] padella

panč Fr |num| [C: panš] cinque

pándra |avv| [Fo: pándar] ancora

pang- II Fr |tr| [C/Fo: phang- II ] 1 chiudere;

2 legare; 3 [Fo: ačov- VIII ] arrestare

pangjá Fr |fpl| [Fo: fašíni] fascine

pangló Fr |agg| [C/Fo: phánglo] chiuso

panín Fr |m| acqua

baró ∼ Fr |loc| fiume

gulí ∼ Fr |loc| bibita

panjalí Fr |f| 1 [C: fontána, Fo: funtána]

fontana; 2 [C/Fo: súrsa] sorgente

papaní Fr |f| [Fo: ahóka |-i|; poráli | -ja| oca

papíro Fr |m| [P: papíra |f|] carta

páple Fr |avv| [C/Fo: pále, pándar] ancora,

nuovamente

papú Fr |m| [N: kusbá, C/Fo: pápun] nonno

baró ∼ Fr |loc| bisnonno

par- I Fr |tr| [C: phar- I ] riempire

par Fr |prep| per

paramíso N |m| storia, racconto

pardál Fr |avv| oltre, al di là

pardó Fr |agg| pieno


parí Fr |agg| [Fo: párdi] incinta

paribén/pén Fr |m| pesantezza

paričál Fr |prep|avv| [P: páriča] presso

parkar- I Fr |tr| [C: romersav- VIII ]

ringraziare

parkaráu (tu/tumén) Fr |loc| grazie

parní Fr |f| [P: jarkó; Fo: farína] farina

∼ da čóndro |loc| farina gialla

parníča |f| [Fo: parníča |-i|] cuscino,

guanciale

parnipén Fr |m| biancheria

parnó Fr 1 |agg| bianco; 2 |m| [P: gésto;

C/Fo: rízo] riso

paró Fr 1 |agg| [Fo: lúrdo] pesante; 2 mille

(lire)

parov- V. paruvparovibén/pén

V. parúvimo

parso (?) Fo |interr| perché? per quale

motivo?

paruv- VIII Fr |tr| [P: arov-; Fo: paruv-] VIII

1 cambiare; 2 scambiare

parúvimo Fr |m| scambio, baratto

paś Fr 1 |m| [P: pas; C/Fo: paš] mezzo;

2 metà

paś śel Fr |num| [Fo: sinkánta] cinquanta

paśál Fr |agg|avv| [C: pašal] vicino, [C/Fo:

k', ka, kaj] presso

paśdáj Fr |f| matrigna

paśdad Fr |m| patrigno

paśdivés Fr |m| [P: pasdivés] mezzogiorno

paśgráj Fr |m| bardotto

paśpén Fr |f| sorellastra

paśprál Fr |m| fratellastro

paśrat Fr |f| [P: paśratí] mezzanotte

pašj(ov)- V Fo |intr| distendersi, coricarsi

pašló Fo |agg| disteso, coricato

patibén (?) Fr |m| patimento

patov- V Fr |tr| patire

patraǧí Fr |f| 1 [C/Fo: féšta] festa; 2 [C/Fo:

páskua] Pasqua; 3 ricevimento, banchetto

patreǧí V. patraǧí

patrín Fr |f| 1 [C/Fo: fëja |-i|) foglia; 2 segno,

segnale; 3 traccia

pavaní P |m| fiasco

pavav- VIII Fo |tr|pizzicare

pavúno Fo |m| mento

pek(av)- IV Fr |intr|tr| 1 [C/Fo: kirav- VIII ]

cucinare; 2 arrostire; 3 [Fo: frikav- VIII ]

friggere

pekéngero N |m| ricetta, piatto

pekibén Fr |m| cottura

pekó Fr |agg| cotto

pélči Fr |m?|pl| [C/Fo: pélča|-i| |f|] carte da

gioco

pelikuč Fo |agg| a buon mercato, poco

costoso

peló |m| testicolo

pen Fr |f| 1 [C/Fo: phen] sorella; 2 [P: ráda;

C: róda] ruota; 3 |pron.rifl.| si, sé

pen- I Fr |tr| dire

pendáχ Fr |f| nocciola

pendimén Fr |m| impiccato

per Fr |m| 1 ventre; 2 pancia

per- VI [pej-]Fr |intr| cadere

persíga Fo |f| pesca (frutto)

pes Fr |pron.rifl.| si, sé

p(r)esar- I Fr |tr| [Fo: plesar- I ; C: pesar- I ]

pagare

p(r)esardí Fr |f| mantenuta

pétla Fr |f| [P: rjéma; Fo: kuréja] 1 cinghia;

2 cintura

petrizéo Fr |m| [Fo: petrežíjo; persíto]

prezzemolo

péža Fo |f| colla

pibén Fr |m| bevanda

∼ zoraló Fr |loc| [P: χačardí, rakalí |f|; N:

símbra |f|; Fo: brantüina |f|liquore,

bevanda alcolica

piemontákero Fr |agg| [Fo: pimuntézo (per

estens. "italiano")] piemontese

Piemúnto Fr |np| Piemonte

pikó Fr |m| [Fo: spála |f|] spalla

piló Fr |agg| [Fo: šimrado] ubriaco

pilokár Fr |m| ubriacone

pinǧar- I Fr |tr| conoscere

pínkla Fr |f| fagotto

pir- I Fr |intr| 1 camminare; 2 vagare, errare

pirangló Fr |agg| scalzo

piranéskero N |m| fidanzamento

piranó Fr |m| fidanzato

piréskero N |m| guardia, vigile

pirdó Fr |m| [P: piradó] girovago,

camminante

pirí(n) Fr |f| pentola

piró Fr |m| [P: pirí |f|] 1 piede; 2 [Fo: jéri | -a|]

zampa

písla |agg| [C/Fo: písa] poco

pivló Fr |m| vedovo


piźúno Fr |m| 1 [P: bonéstero; Fo: pižúno,

šuhábo |-i|] colombo, piccione; 2 [ piristéla

|-i|colomba

pj- II Fr |tr| bere

pjar- I Fr |tr|ubriacarsi, far ubriacare

pjárimo Fr |m| [P: pjáramo] sbornia,

ubriacatura

l- II je ∼ Fr |loc| ubriacarsi

plása Fr |f| 1 [Fo: félda |f|; kánpo |-i|]campo;

2 accampamento

plasav- VIII pes Fr |rifl|accamparsi

plaχtákero Fr |agg| [Fo: zuljavátiko]

geloso, invidioso

pláχta Fr |f| [C: sérga |-i|] lenzuolo

por Fr |f|inv| 1 [P: porín] piuma, penna;

2 porjá |pl| intestini

poréskero Fr |m| 1 piumino; 2 [Fo: žüžo]

giudice

porín Fr |f| [Fo: kúva] coda

portréto Fr |m| 1 ritratto; 2 foto

póχo Fr |m| 1 borsa, 2 borsello; 3 portafogli

pral Fr |m| [C: phral ] fratello

pralipén Fr |m| fratellanza

pras- II Fr |tr| 1 insultare, ingiuriare;

2 bestemmiare

prasibén Fr |m| 1 insulto, ingiuria;

2 bestemmia

pren Fr 1 |prep| [Fo: pr', pre] su; 2 |avv|

[C/Fo: pren, pral] sopra; 3 |agg|avv| [Fo:

dríto] diritto

prepirénde Fr |avv| a piedi

priárimo Fr |m| 1 preghiera; 2N insistenza

priav- VIII Fr |tr| pregare

priávimo V. priárimo

prínso Fr |m| [C/Fo: prénso; Fo:prinčipéso]

principe

pújso Fr |m| [Fo: púso]pozzo

puč- II |tr| domandare, interrogare

pučanó Fr coccolato, corteggiato

pukav- VIII |tr| [Fo: guačav- VIII ]

1 denunciare; 2 tradire, fare la spia

purd- II Fr |intr| soffiare

puralménde N |avv| anticamente, in

passato

purdinó Fr |agg| tisico

puribén/pén Fr |m| vecchiaia

puró Fr |m| vecchio

purt Fr |m| [Fo: brúka |f|; purd |f|] ponte

purimén Fr |agg| marcio

purúm Fr |m| cipolla |f|

pustar- I |tr| [Fo: čovaχanjar- I ] maledire

pustaribén Fr |m| maledizione

pustún N |m| arena

puśukár Fr |avv| [P: polikís] adagio,

lentamente

putar- I Fr |tr| [P: pitrav-] aprire

putísa Fr |f| [Fo: potísa |-i|] tasca

barí ∼ |loc| tasca sottogonna

∼ kokorí N |loc|cassa comune

puzústra |f| salsiccia di pollo piccante

(specialità sinta)

R

raj Fr |m| 1 signore; 2 padrone

baró ∼ N |loc| padrone

rakar- I Fr |tr| 1 parlare; 2 conversare;

3 dialogare

rakaribén/pén Fr |m|[P = parola];

1 conversazione; 2 discussione; 3 colloquio

rakárimo V. rakaribén/pén

rakarpáskro Fr |m| avvocato

čirikló ∼ |loc| pappagallo

rakavimángero N |m| presentatore

raker- V. rakarrakló

Fr |m| ragazzo (non-sinto)

ramanjá Fr |fpl| maledizioni

rambról Fr |f| [C/Fo: lámbrol] pera

rámiso Fr |m| [P: rámosi (pl); Fo: fažója |-

i|fagiolo

rand- II Fr |tr| grattare

randivú N |m| 1 appuntamento; 2 incontro

raní Fr |f| signora, padrona

ranjó Fr |m| [P: jaró; Fo: χánjo] uovo

parnó do ∼ Fr |loc| albume

raśáj Fr |m| [C/Fo: rášaj] prete, sacerdote

raśaní Fr |f| [C/Fo: rašáni] suora, monaca

rat Fr |m| sangue

rat Fr |f| [P: ratí] 1 sera; 2 notte

da ∼í |loc| di notte

ratjav- VIII C/Fo |intr| sanguinare

razúna N |f| ragione

réča Fr |f| [P: réssa; Fo: réča |-i|] anatra

reškúno Fo |m| colonna vertebrale

riféuro Fr |m| orefice

rig Fr |m| 1 fianco; 2 lato

rikalí Fr |f| acquavite

rikar- I Fr |tr| [Fo: riker-] 1 ritirare; 2 ricettare;

3 tenere, trattenere


rikardó Fr |m| ricettatore

rikaribén/pén Fr |m| ricettazione

ril Fr |f| [Fo: iril] peto

čerd- je ∼ Fr |loc| petare, scoreggiare

ríngla N |f| cerchio (della stufa)

risardí Fr |f| [Fo: béda] polenta

risar- I |tr| [Fo: čavirav- VIII ] 1 voltare,

rivoltare; 2 rovesciare

riv(ov)- V Fr | intr| arrivare

riv- II Fr |tr| [Fo: lanǧar- I ] vestire

∼ pes Fr |rifl|vestirsi

rivibén Fr |m| [Fo: nébjo] vestito

rod- II Fr |tr|cercare, ricercare

rodibáskero Fo |m| attaccabrighe

rodibén/pén Fr |m| ricerca

rodinó Fr |m|agg| ricercato

rogípen Fo |m| altezza

roj Fr |f| cucchiaio

baró ∼ Fr |loc| mestolo

rókja Fr |f| 1 sottana; 2 gonna

rom Fr |m| 1 uomo; 2 marito; 3 sposo

romad- I Fr |tr| [C/Fo: romed-] sposare

romadinipén N |m| [Fo: romedávimo]

matrimonio

romadinó Fr |agg| sposato

roman- II N |tr| domare

romanéngero N |m| domatore

romanés Fr |avv| 1 zingarescamente, alla

zingara; 2 lingua zingara

romanó Fr 1 |m| favoreggiatore; 2 |agg|

zingaresco; 3 favolevole

romní Fr |f| 1 donna; 2 moglie; 3 sposa

rov- II Fr |intr| 1 [P: rôv- II ] piangere;

2 lamentarsi

rovabén/pén V. rovibén/pén

rovibén/pén Fr |m| 1 pianto; 2 capriccio

ruk Fr |m| albero, pianta

rup Fr |m| argento

rupanó |agg| argenteo

rüsj(ov)- V Fr |intr| riuscire

rustar- I Fo |tr| canzonare, prendere in giro

ruvéla Fo |f| anca

sa Fr |pron| tutto

sa- II Fr |intr| ridere

sába |nc| [Fo: sábat] sabato (<piem.

sába)

S

sabén Fr |m| 1 riso, risata

sajék Fr |agg|pron| 1 stesso, medesimo;

2 uguale

sakónFr |avv! ciascuno, ognuno

ker le rigá ∼ |loc| ripartire, (con)dividere

sap |m| serpente

sar Fr 1 |cong|prep| come; 2 ∼ ? |interr|

come?

sasaré Fr |pron| tutti

sasibén/pén Fr |m| [Fo: sáben] riso, risata

sast Fr |m| [P: sáster; C/Fo: sastr] ferro

∼ da graj Fr |loc| ferro di cavallo

sastav- VIII N |tr| curare; guarire; salvare

sastj(ov)- V Fr |intr| [N: sastrav-; C:

sastjav] VIII guarire

sastibén/pén Fr |m| [Fo: santáda,

sanitáda] salute

sastó Fr |agg| sano

sastréngero Fr |m| [Fo: marešálo] 1 fabbro;

2 maniscalco

sastripángeri N |f| fabbrica

(metalmeccanica)

sastripáskero N |m| fabbro

∼ da le graj N |loc| maniscalco

sastrunó Fr |agg| [Fo: sastárdo] ferroso

sémpar |avv| [C/Fo: sémpar, sémpre]

sempre

sémper V. sémpar

seréngero Fr |m| 1 [P: šeréskro] testimone;

2 N: marionetta

ser Fr |f| [Fo: ǧar |p.-já|] pelo

sérga C |f| lenzuolo

sérpa Fr |f| [Fo:müsüréto |-i|; ránza] falce

sganǧalibén/pén Fr |m|risveglio

sganǧav- VIII Fr |tr| [P: ǧangav- VIII ; Fo:

ganǧ(ov)- V ] 1 svegliare; 2 risvegliare

∼ pes |rifl| 1 svegliarsi; 2 risvegliarsi

sibjar- I Fr |tr| [P: sejvar- I ; C/Fo: skrivav-

VIII ] scrivere

sibjarpáskro Fr |m| [P: sejvarpáskro]

scrittore

sigipén Fr |m| fretta

sígo Fr 1 |m| fretta; 2 |agg| [Fo: sig, lésto]

rapido, veloce

sikar- VIII Fr |tr| 1 imparare; 2 N: proteggere

(?)

sikav- I Fr |tr| [P: šikar-; Fo: siker-] I

1 indicare; 2 mostrare; 3 insegnare

sikávimo Fr |m| maestro


siklibén/pén Fr |m| abitudine

sikló Fr !agg| abituato

símbra N |f| 1 sciroppo; 2 liquore

sínto Fr |m| zingaro

sir Fr |f| aglio

siv- VIII Fo |tr| 1 cucire; 2 rammendare

skučar- I N |tr| [P: zučar- I ]scoprire

sléχa N |f| 1 stirpe; 2 razza

snáuso Fr |m| [Fo: čor, ǧórja] baffo

so Fr |pron| 1 cosa; 2 |interr| cosa?

soleχav- VIII pes Fr |rifl| sposarsi

soloχadé Fr |fpl| [N: romadinipén; Fo:

romedavímo] 1 nozze; 2 matrimonio

soloχav- VIII pes Fr |rifl| [P: solahav- pes;

C/Fo: romed- |romedj-| pes] sposarsi

sonakáj Fr |m| [C/Fo: sunakáj] oro

sosjéngero N |m| consiglio di

amministrazione

sóske Fr 1 |cong| perché; 2 |interr| perché?

sosúj Fr |f| [Fo: belaméra; bóri ] suocera

sov- VI [sut-]Fr |intr| dormire

sóχa Fr |f| [C/Fo: rókja |-i|] gonna

spitája Fr |f|[Fo: nasaléskero] ospedale

spórta Fr |f| [N:|m|kórbo] cesto

st- II P |intr| saltare

stadín Fr |f| 1 cappello, 2 [P: khúba] berretta

stafúno N |m|trapezio

stánja N |f| stalla

star- I Fr |tr| 1 prendere, 2 afferrare

starbíča Fr |f| 1 [Fo: skála |-i|; skálin |

skáleni|] scala; 2 [Fo: skóla] scuola

starebén Fr |m| [C/Fo: staríben] prigione,

carcere

stémber |nc| settembre (<piem. stèmber)

stik- II Fr |intr| [C/Fo: štik] potere

stil Fr 1 |m|silenzio; 2 |agg| [C/Fo: štil]

silenzioso, zitto

če ∼ ! Fr | loc| stai zitto/-a!|

stil- I Fr |tr| [C/Fo: štil- I ] toccare

stildéngero N |m| campo di prigionia

stildó Fr |m| [Fo: štíldo] carcerato,

prigioniero

stína Fr |f| 1 caverna, 2 grotta

stolsipén N |m| orgoglio

stordimén Fr |agg| stordito, frastornato

strebíča V. starbíča

stréjo Fr [P: stréo; N: suámo, svámo |m|;

C/Fo: štréjo |m|] paglia

strímpa Fr |f| [P: strímpo |m|; Fo: štrínpa;

C: šošéta |f|] 1 calza; 2 calzino

∼ a gat N |loc| calzamaglia

strófa Fr |f| 1 [Fo: proséto] processo,

2 giudizio; 3 storia

strofadin- II(?)Fr |tr| [Fo: žüžav- VIII ]

1 processare; 2 giudicare

strun- II(?)Fr |intr| fischiare

strúno Fr |m| fischio

stúla N |f| sedia

stupúno N |m| tappo (di damigiana o di

bottiglia di vino)

suámo Fr |m| [PA: sfámo] 1 fieno; 2 paglia

sugáro Fr |f| [P: saló; Fo: kunjádo | -e||f|a|-e|]

cognato

sunó Fr |m| [P: suméa|f|] sogno

suláu (?) N |m| nome

sulav- VIII Fr |tr| scopare, spazzare

suméa Fr |f| [Fo: soméja, |m|súto; P=

sogno] sonno

suv Fr |f| 1 [Fo: espíja] spia; 2 spillo, 3 ago

suví N |f| gancio

suvjadí Fr |f| puntura

suvjar- IFr |tr| cucire

suvél Fr |m| [P: sovál; C/Fo: sóvel]

giuramento

Ś

śámbra Fr |f| [Fo: šámbra |-i|] camera,

stanza

śáto |m| [Fo: lúmnbra] ombra

śatólo Fr |m| [C/Fo: kastélo; Fo: šatólo |-i|]

castello

śébla Fr |f| [P: séfla; C/Fo: némbra |f|;

sedéla, sidéla |-i| |f|] secchio, mastello

śéfo Fr |m| 1 capo; 2 condottiero

śéjla Fr |f| [ Fo: šéjla; gitára] chitarra

śel Fr |num| [C/Fo: šel] cento

śeró Fr |m| [C/Fo: šero] 1 testa; 2 cranio

∼ da muló Fr |loc.| teschio

śerfakan- I N |intr| lavorare

śerfávimo N |m| 1 lavoro; 2 spettacolo

śévra Fr |f| [P: bakarí |f|; C/Fo: kábra |-i|]

capra

śevréskero Fr |m| capraio

śeχ Fr |m| [P: šaχ; C/Fo: šeχ, šer] cavolo


śéza Fr |f| [N: stúla; C/Fo: kadréga |-i|]

sedia

barí ∼ Fr |loc| poltrona

śifúno Fr |m| 1 panno; 2 [P: lúmpo; C/Fo:

stráso] straccio

śil Fr |m| [C/Fo: šil] freddo

śilaló Fr 1 |m|frigorifero; 2 gelato; 3 |agg|

freddo

śing Fr |m| [C/Fo: kórna |-i| |f|] corno

śingaló Fr |agg| cornuto

śmíto Fr |m| [C/Fo: šmíto, beng, klísto,

malúro, rinkáro, žužjéngero] poliziotto

śnáblo Fr |m| [Fo: béko] 1 becco ; 2 [P: χar;

Fo: šibr] pene, cazzo

śnapar- I Fr |tr| [P: tapar- I ; Fo: šnapar- I ]

1 colpire, catturare; 2 raggiungere

śnéka Fr |f| [Fo: |m|šnéko |-i|] lumaca

śnóro Fr |m| testa

śnúfa Fr |f| [C/Fo: |m|tabáko] tabacco

śo(va)dabéngero Fr |m| [P:

sovadabéngero; Fo: šovedabéskero]

pistola

śośój Fr |m| [C/Fo: šošój, lapíno |-i| ]

coniglio

∼ divjó Fr |loc| lepre

śóu, śov Fr |num| [C/Fo: šov] sei

śpat Fr |avv| [Fo: tárdo] tardi

śpíglo Fr |m| [C/Fo: spéčo |-i|, spéčjo |-i|]

specchio

śpitája Fr |f| [P: nassaléskero; C/Fo:

špitája] ospedale

śpitáke Fr |avv| [Fo: špitake] apposta,

intenzionalmente

śtar Fr |num| [C/Fo: štar] quattro

śtarjaká |mpl| [Fo: štarjáka] occhiali

śtarpiréskeri Fr |m| quadrupede [Fo:

štarpiréskeri = gatto]

śtérna Fr |f| [Fo: múrga |f||-i|, murgúno |-i|;

štarpiréskeri |-i| gatto

śtéto Fr |m| [Fo: štáeto] luogo, posto

in óni ∼, in sa le ∼ i Fr |loc| ovunque,

dappertutto

ko ∼ da Fr |loc| 1 invece di; 2 in cambio

śtíga Fr |f| [Fo: štíga] sentiero

śukar- I Fr |tr| [C/Fo: kos(av)- VIII ; šuker- I ]

asciugare

śukár Fr |agg| [C/Fo: šúkar] bello

śukaribén/pén Fr |m| [Fo: šukarípen]

bellezza

šuker- I Fo |tr| asciugare

śuklí Fr |f| [P: sútli; C/Fo: šúkli; saláda]

insalata

śukló Fr |agg| [Fo: šerf] acido

∼ χabén |loc| gallina brusca (piatto

tradizionale sinto)

śukó Fr |agg| 1 [Fo: šúko |-i|] asciutto;

2 secco; 3 [Fo: grün; mágro; sáno] magro

śuladí Fr |f| [Fo: plátsa; C: šuladí] piazza

śuláu Fr |f| [P: súla; C/Fo: skúva; šúlav

|inv|] scopa

śun- I Fr |tr| 1 [C/Fo: šun- I ] ascoltare,

2 udire; 3 sentire; 4 percepire

∼ pes Fr |loc| sentirsi

śung- II Fr |tr| 1 [C/Fo: šung- II ; kand- II ]

odorare; 2 annusare

śúrdi Fr |spl| [Fo: šúrdi = credito] debiti

šurnáro C |f| fattore

šúrna C |f| fattoria

śut Fr |m| [P: šut; C/Fo: šut] aceto

śutló Fr |agg| [P: šukló; Fo: šutló, šerf]

acido

T

ta Fr |cong| e

tabar- I Fr |tr| accendere

tačar- I Fr |tr| [P: tassar-; C/Fo: tatjar-] I

scaldare, riscaldare

tájsa V. téjsa

támblo Fr 1 |m| [P: tambló] buio, oscurità

2 |agg| buio, scuro

tanké |cong| 1 finché, fintanto che;

2 mentre

tang Fo |agg| stretto

tarnipén Fr |m| gioventù; [C/Fo = pollo,

galletto?]

tarnó Fr |agg| giovane

tasav- VIII Fr |intr | annegare

tatipén Fr |m| [P: taatipén] 1 calore, 2 febbre

tató Fr |agg| [P: taató] caldo

táu Fr |m| [P: tav; C: thav, tav] filo

te Fr |cong| [P: ta; C/Fo: e, si] 1 affinché,

per; 2 [C/Fo: si]se

téjgo Fr |m| [Fo: pásta] pasta (spaghetti,

maccheroni, ecc.)

téjsa Fr |avv| domani

tejč Fr |m|agg| 1 [Fo: alemánto |-i|; C/Fo:

gáškano |-e|; baréngero |-e|] tedesco;

2 Germania


tékla Fr |f| coperchio

telál Fr |prep|avv| sotto

telé Fr |avv| [C/Fo: telen; Fo: tel] giù

tem Fr |m| [C/Fo: them] paese, nazione

ternipén V. tarnipén

ternó V. tarnó

tétal (?) N |m?|f?| tela (sotto al trapezio)

tiknó Fr |agg| 1 piccolo; 2 basso; [Fo:

serádo; tang] 3 stretto; |m| 4 neonato;

2 bambino

tinkar- I Fr |tr| 1 [C/Fo: pensav- VIII ] pensare;

2 ricordare

tinkárimo Fr |m| 1 pensiero; 2 ricordo

tinó V. tiknó

tiráχ Fr |m| scarpa

telál i ∼ N |loc| meridione (d'Italia)

tiraχéskero Fr |m| [Fo: čavatíno |-i|]

1 ciabattino, 2 calzolaio

tiró Fr |agg|pron| tuo

tísa Fr |f| tavola

tíslo (?) N |m| tavola

tléχi Fr |mpl| [ pralóno] tetto

tokór Fr |m| 1 pezzo; 2 fetta; 3 parte; 4 lato

tonólo Fr |m| [C: bar |inv.|, durúli] 1 barile;

2 bótte

tov- II o VIII (?)Fr |tr| [C: thov- II ] lavare

tovér Fr |m| 1 ascia, 2 accetta; 3 scure

tovimáskero Fr |m| [P: tôvamáskaro]

sapone

trasárla Fr |f| [P: tesárla; C/Fo: matína]

mattina

kajá ∼ Fr |loc| stamattina

traś Fr |f| [Fo: traš] 1 spavento; 2 paura;

3 timore

ker- ∼ Fr |loc| 1 spaventare; 2 intimorire

traś- II Fr |tr| [P: traš- II ] temere

traśunó Fr |agg| pauroso

v- III ∼ Fr |loc| 1 spaventarsi; 2 agitarsi

trek Fr |agg| rude

trin Fr |num| tre

trinkast N |m| treppiede (bastoni di legno)

trinś(ov)- V Fr |intr| [Fo: trinsar- I ] tremare

∼ te rakar- Fr |loc| balbettare

tro V. tiró

trop Fr |avv| [C/Fo: tro] troppo

(<piem. trop)

trujál Fr |prep|avv| intorno; attorno

trúpo Fr |m| 1 dorso, schiena; 2 vita

truś Fr |m| [C/Fo: truš] sete

truśaló Fr |agg| [Fo: trušálo] assetato

truśúl Fr |m| [C/Fo: trúšul] croce

tu Fr |pron| tu

tuála Fr |f| 1 tenda; 2 [Fo: ridrólo; télja] tenda

(arredam.)

tualúno N |f| 1 tendone; 2 circo

tud Fr |m| latte

tudéskero Fo |m| lattaio

túga Fr |f| [Fo: pikúndria] tristezza

tuganó Fr |agg| [P: tugéskero; C/Fo:

malërózo, malerüzo] triste

tulipén Fr |m| grasso

tuló Fr |agg| grasso

tumaró Fr |agg|pron| vostro

tumén Fr |pron| voi

tusní Fr |f| [Fo: butéja |-i|; túšni] bottiglia

tusnjúno Fr |m| bottiglione

tuv Fr |m| [C: thuv] fumo

Türináte Fr |nc| Torino

tuvjalí Fr |f| [P: χačardí; bov |m|; Fo:

stúvja] stufa

tuvjaló Fr |agg| fumoso

U

u Fr |cong| e (usato nei numerali. Es. deśu-duj,

undici)

učar- Fr |tr| coprire

∼ da čik Fr |loc| seppellire

ungártiko N 1 |m| [C/Fo: ungarézo] rom

vlaχ (kalderaš, lovári, čurári); 2 |agg|

ungherese

uter- I Fr |tr| [C/Fo: ütav- VIII , d- III o vast

|loc|] aiutare

utúber |nc| ottobre (<piem. otober)

uχ-da-drom N |loc| brigante

uχt- I (?) N |intr| scontrarsi

v- III Fr |intr| 1 venire; 2 arrivare; 3 divenire

diventare

∼ baró Fr |loc| crescere

∼ bravaló Fr |loc| arricchirsi

∼ kinó Fr |loc| stancarsi

∼ narvaló Fr ; ∼ diló Fr |loc| impazzire

∼ nasaló Fr |loc| ammalarsi

∼ pále Fr |loc| 1 tornare, ritornare;

V


2 indietreggiare

∼ piló Fr |loc| ubriacarsi

∼ pro bolibén Fr , ∼ pro vélto N |loc|

nascere

∼ puró Fr |loc| invecchiare

∼ tuló Fr |loc| ingrassare

vagéstra Fr |avv|prima, precedentemente

vágo Fr |m| 1N camper; 2 |agg| primo

Vajnáχta Fr |f| [Fo: netálo] Natale

Válči (le ∼) Fr |spl|[C/Fo: Fránsa] Francia

válčo Fr |agg| Francese

valín Fr |f| [Fo: finéštra, fníštra; válin |-ja|]

finestra

vánglo Fr |m| orecchino

vardín Fr |f| [C: wardín |-ja|,verdín] carro

barí ∼ Fr |loc| carrozzone

∼ da sastrunó N |loc| vagone ferroviario

vast |m| [C/Fo: vast; C: wast] mano

zumav- o ∼ Fr |loc| leggere la mano

d- je ∼ Fr |loc| 1 aiutare; 2 soccorrere

vatar- I Fr |tr| aspettare, attendere

vavér Fr |avv| [N: vávro] altro

váχta|f| [Fo: aχta; vart |-a|] 1 attenzione;

2 guardia

d- ∼ Fr |loc| fare attenzione

vek Fr |avv| via

vélto Fr |m| 1 [Fo: bolíben] mondo; 2 [C/Fo:

sjélo] cielo

v- pro ∼ Fr |loc| nascere

vend Fr [P: vent] inverno

da ∼é d'inverno

venderjá Fr |fpl| interiora

venner |nc| venerdì (<piem. vënner)

veranglí Fr |f| [Fo: čéna |-i|; kadéna |-i|]

catena

veś Fr |m| [P: veš; C/Fo: veš] 1 bosco:

2 foresta; 3 parco

véjzla Fr [P: véisla; N: véjsa; Fo: vúza]

voce

d- i ∼ Fr |loc| rispondere

vináke Fr |avv| per finta;

ker- ∼ Fr |loc| fingere

vinčar- I pren N |intr| vincere (su qqn)

vínkimo Fr |m| 1 modo, maniera; 2 costume,

tradizione, usanza

vínkla Fr |f|negozio, bottega

vínta Fr |f| 1 aria; 2 vento

virín Fr |f| [P: miraklín; C/Fo: kadéna |-i|]

collana

vírta Fr |f| 1 bar; 2 osteria, locanda

virtáro Fr |m| 1 barista, 2 oste, locandiere

víza Fr |f| 1 erba; 2 prato

vódro Fr |m| [P: čibén] letto

volín Fr |f| 1 licenza; 2 permesso

vribókalo C |agg| avido

vrin Fr |prep|avv| [C/Fo: avrin] fuori

vudár Fr |m| porta

vúla Fr |f| lana

vulánt N |m| trapezista

vuśt Fr |m| [C: babíni | |; vušt |inv.|] labbro

Χ

χ- IX Fr |vt| 1 mangiare; 2 leccare [Fo:

barlikav- VIII ]

χa Fr |avv| 1 sempre; 2 di solito

χabén Fr |m| cibo

χačar- I Fr |tr|intr| [Fo: χačar- I ; χačav- VIII ]

1 bruciare; 2 scottare; 3 ardere

χačardí Fr |f| 1 [P: rikalí] acquavite; 2N |agg|

lucida

χačardipén Fr |m| bruciatura, scottatura

χáčiga Fr |f| falce

χad- II Fr |tr| [Fo:razd-; rušt- ] II 1 alzare;

2 sollevare

χadó Fr |pp| 1 alzato; 2 in piedi;

χajéri Fr |mpl| [N: grússi; C: χaljéri] soldi,

denaro

χajov- VIII Fr |tr| capire

χamaló (?) Fr |m| [C/Fo: martélo |-i|]

martello

χamardipén Fr |m| [Fo: balijúra |-i|] |m|

1 sporcizia; 2 immondizia

χamardó Fr |agg| sporco

χamáskro F |agg| 1 ingordo; 2 goloso

χan Fo |f| vimini

χanadí N |f| pettinatrice

χanav- VIII Fr |tr| [Fo: χanar- I , χenar- I ,

hanav- VIII ] pettinare

χand V. kand

χanjar- I Fr |tr| [Fo: ked- II ; χenjar I ]

raccogliere

χanjárimo Fr |m| incontro, raduno,

riunione

χargá Fr |avv| molto tempo fa

χas Fr |m| tosse

χas(ov)- V Fr |intr| 1 tossire; 2N minacciare

χaχnín Fr |f| gallina


χáχo Fo |m| spada

χer Fr |m| [P: kher: C/Fo: χer; C: χîr] asino,

somaro

χerní Fr |f| [P: kherní; Fo: jenézla |-i|; χárni]

asina

χerój Fr |m| [P: χéruj = coscia] gamba

χinǧav- VIII Fr |intr| copulare

χinjar- I Fr |intr| [Fo: χinjer- I ] defecare

χinjimángeri Fr |f| gabinetto, cesso

χinχír Fr |pl| [Fo: pojízo |-i|] piselli

χip Fr |m| [P: tékla |f|] 1 coperchio; 2 tetto

χíu Fr |f| [P: hev; χev; C/Fo: χev | -ja|; Fo:

χóta] buco, foro

ker- ja ∼ Fr |loc| 1 bucare; [P: puss-; Fo:

pusav-, d- suvjádi |loc|] 2 pungere

∼ di bul Fr |loc| ano

∼ do nak Fr |loc| narice

χoléb C/Fo |f| 1 mutande; 2Fo pantaloni

(metatesi di χovél)

χolín Fr |f| [Fo: rábia] rabbia, ira, collera

χoljardó Fr |agg| 1 arrabbiato, irato;

2 collerico, rabbioso, irascibile

χóta Fo |f| 1 buco; 2 cavità; 3 fosso

χoveljá Fr |f| [P: hovél; C: kalsóni]

pantaloni, calzoni

χoχanó Fr |agg|bugiardo

χoχav- VIII Fr |intr| mentire

χoχavibén/pén Fr |m| [P: χoχavipén]

bugia, menzogna

χoχóč Fo |m| mais

χudruχú Fr |m| [Fo: rudróχu |inv.| tacchino

χunχúr (?) Fr |m? f?| fungo

χuχt N |f?pl?| acrobatica

χuχtibángero N |m| 1 artista circense;

2 trapezista

zabar- I Fr |tr| avvelenare (?)

zabardó N |agg| velenoso

zarnézi Fr [Fo: kulána |-i| |f|] finimenti

zelenó Fr |agg| 1 verde; 2 acerbo

zélto Fr 1 [Fo: žélto, ǧélto] giallo; 2 [P:

šukló; pevrúno |-i|] peperone

tíno ∼ Fr |loc| peperoncino

zer Fr |f| somiglianza

zérba Fr |f.|pl -i|erbetta

zor Fr |m| forza

zoralí Fr |f| rapina

zoraló Fr |agg| 1 forte; 2 duro; 3 robusto

zumav- VIII |tr| 1 mettere alla prova;

2 assaggiare

zumín Fr |f| minestra, zuppa

zuminéskro N |m| ministro

zunáro Fr |m| [C/Fo: žunáro ]soldato,

militare

zuzar- I Fr |tr| [Fo: ružar- I ] pulire

zuzí Fr |f| [C/Fo: krisín |f|; Fo: žužjéngere

|mpl|= poliziotti] polizia

zuzipén Fr |m| 1 pulizia; 2 igiene

zuzó Fr |agg| [C/Fo: žúžo] pulito

Z


ITALIANO - SINTO PIEMONTESE

A

A

kaj

a piedi prepirénde

abbaiare d- góli

abbandonare mukabbassare

čiv- telé

abbastanza dóstra

abbisognare (avere) bróχa

abbracciare musjár-, snapar- in ganjé

abbreviare čin- ja tokór

abitare ǧiv-, ǧiv(ov)-

abitazione ker |m|

abituato sikló

abitudine siklibén/-pén |m|

accadere kapit-, kapit(ov)-

accampamento plása |f|

accamparsi plasav- pes

accecare korjaraccendere

tabar-, d- jag

accetta tovér

accompagnare ǧ- ketené

accorciare čin- ja tokór

accudire dik- pren

acerbo zelenó

aceto śut

acido śukló, śutló

acqua panín

acquavite rikalí, χačardí

acquistare kinacrobatica

χuχt

adagio puśukár

addio dikásmi páple!

dikássa men!

adesso kaná

affamato bokaló

affaticare kinarafferrare

l-, staraffetto

kamlipén

affinché te

aggiustare lačaragitare

čarovagitarsi

čarov- pes, v- traśunó

aglio sir |f|

agnello bak(a)ró

ago

suv

agosto agúst

aiutare uter-, d- je/ne vást

ala

pak

albeggiare keréla o divés

albero ruk

albume parnó do ranjó

alcuni komóni

allegro kontán

alloggio lodabén

allora alúra (<piem. alura)

altezza rogípen |m|

alto

hog

altro

vavér

alzare χadalzato

χadó

amare kamamaro

bit|e|r

amici! čavále!

amico /-a mal

ammalarsi v-nasaló

ammalato nasaló

ammazzare maramore

kamlipén

ampio baró

anatra réča

anca ruvéla

ancella knékti

anche nínge

ancora pándra, páple

andare ǧ-

∼via ǧ- vek

anello gustrín |f|

angolo kúnčo

anguria pabaguló

anima liéskeri

animale fjéχa

annegare tasavanno

berś

annusare śungano

χiu di bul |f|

anticamente puralménde

ape

beralí, biralí

appartamento lodabén

appetito bok |f|

apposta śpitáke

appuntamento randivú

aprile avríl (<piem. avril)

aprire putararare

bitrav- i čik

ardere χačararena

pustún |m|

argenteo rupanó

argento rup

argilla blúča

aria

vínta

arnese bédo

arrabbiato χoljardó

arrampicarsi ǧ- pren

arrangiarsi ker- da péstra

arrestare pang-


arricchirsi v-bravaló

arrivare riv(ov)-, v-

arrivederci dikásmi páple!

dikássa men!

arrostire pek(av)-

artista circense hortibángero, χuχtibángero

ascia tovér

asciugare kos(av)-, śukar-, šukerasciutto

śukó

ascoltare śunasina

χerní

asino χer

aspettare vatar-, d- číro

assaggiare zumavassalire

d- dangjál, d- i kárja

assassino mardráro

assetato truśaló

assieme ketané, ketené

associazione ketanibén/-pén |m|

Asti

Astráte

attaccabrighe rodibáskero

attaccare ingar-; (assaltare)

d- dangjál, d- i kárja

attendere vatar-, d- číro

attenzione váχta

fare ∼ d- váχta

attorno trujál

attraversare nakattraverso

maśkarál, maśkerál

attrezzo bédo

automobile naśibángeri, naśibáskeri

avanti (a)ngjál

avanzare ǧ- angjál

avena ǧov

avido vribókalo

avvelenare zabar- (?)

avvisare čiv- pren

avvocato čibjákero, rakarpáskro

azzoppare bangarazzuffarsi

čingarazzurro

bláuto

B

bacchetta kast mareχanó |m|

magica

baciare čumidbacinella

kíbla, baró čaró

bacio čumí |f|

baffi

ǧórja |fpl|

baffo snáuso

bagna cauda ǧet tató |m|

bagnare bolbagnato

boldó

balbettare trinś(ov)- te rakar-

ballare kelballo

kelibén/-pén, kelabén/-pén

bambina tikní (tiní) čaj

bambino tiknó (tinó) čavó, tiknó

bambola kúkja

banchetto patraǧí, patreǧí

banda hórta

bandito hortibángero

bar

vírta |f|

bara

késa, kísa

baracca ker da stréjo |m|

baratto parovibén/-pén

baratto parúvimo

barba čor, ǧórja |fpl|

barbone čamardó

bardotto paśgráj

barile tonólo

barista virtáro

baruffa čingaribén/-pén |m|

basso tiknó, tinó

basta dóstra

bastonare kur- kun o kast

bastone kast

battere kurbattesimo

boldibén/-pén

battezzare bolbattezzato

boldó

becchino muléskero

bellezza śukaribén/-pén |m|

bello śukár

bene lačibén/-pén, mistipén

|sost.|; miśtó |avv.|

bere

pjberretta

khuba (?)

berretta stadín

bestemmia kuśibén/-pén|m|,

prasibén |m|

bestemmiare kuś-, prasbestia

fjéχa

bevanda pibén |m|

bevanda alcolica pibén zoraló |m|

biada ǧov

biancheria parnipén |m|

bianco parnó

bibita gulí panín

bicchiere glázo

bicicletta maśína

biondo ǧílto

birra

bíra

bisnonna barí nóna

bisnonno baró papú

bisogno bróχa

bisognoso broχardó

bistecca mas platičákere |m|

bisticciare čingar-


bisticcio čingaribén/-pén

bizzarro fals

blu

bláuto

boato dab |f|

bocca muj |m|

boccia kuglí

bollire kerj-, kerj(ov)-

bordello kléjso (?)

borgata burǧéja

borsa póχo |m|

borsello póχo

bosco veś

bossolo bíkulo (?)

botta dab

bótte tonólo |m|

bottega vínkla

bottiglia tusní

bottiglione tusnjúno

bottone knépo

bracciale musjéskero

braccialetto musjéskero

braccio ganjó, musín |f|

brace langár

brigante uχ-da-drom

brocca búkli

bruciare χačarbruciatura

χačardipén |m|

bruttezza ǧungalibén/-pén |m|

brutto ǧungaló

bucare ker- ja χíu

buco χíu; χóta |f|

bugia χoχavibén/-pén

bugiardo χoχanó

buio

támblo

bulbo matréla |f|

bulgaro bulgártiko

buono lačó

burro kil

burrone grábo

buttare fard-, biśar-

C

cacciare bičav- vek

cadere percaffè

brúno

caffettiera brunéskero

cagna ǧuklí

calciare d- je latadiní

calcio latadiní

caldo tató

calmarsi č- pi kamló

calore tatipén

calvo bibal(éngo)

calza strímpa

calzamaglia strímpa a gat

calzino strímpa |f|

calzolaio tiraχéskero

calzoni χoveljá

cambiare parov-, paruvcamera

śámbra

camicia gad, gat |m|

camion baró naśibángero

camminante pirdó

camminare pircammino

drom

campagna félda

campana klóśa

campanello klóśo

campanile klóśo

camper vágo

campo plása |m|

camposanto muléskero

candela momolín

candelabro inǧemomolín

cane ǧukél

canna kast

canna da pesca budíča

cantante gjavimáskero

cantare gjavcantina

kéltra

cantoniere droméskero

canzonare rustar-, d- i bála

canzone gilí

capace lačó

capanna ker da stréjo (in paglia) |m|

capello/-i bal

capezzolo čučì

capire χajovcapitare

kapit-, kapit(ov)-

capo śéfo

cappello stadín |f|

cappone barí čavrín |f|

cappotto baró kóro

capra śévra

capraio śevréskero

capriccio rovabén/-pén, rovibén/-pén

carabiniere bédo

carbone langár

carcerato stildó

carcere starebén |m|

caricare čarǧ-, čardcarne

mas |m|

∼ allo spiedo mas pri jag |m|

carnevale karlevé (<piem. carlevé)

caro

kuč

carro vardín |f|

carrozzone barí vardín |f|

carta papíro |m|

carte da gioco pélči


casa ker |m|

casa, a ∼ keré

cascina baró ker

cassa késa, kísa

∼ comune putísa kokorí

casseruola brúnza, kasséla

castagna čímblo |m|

castello śatólo

catena veranglí

cattiveria dinipén

cattivo dinó

catturare śnaparcavalla

grasní

cavallo graj

cavallo da tiro graj da čik

cavare ningavcaverna

stína

cavità χóta

cavolo śeχ

cazzo kar, śnáblo

cecità kororibén/-pén |m|

celeste bláuto

cencio lúmpo

cenere bučár

cento śel

cera

momolín

cercare rodcerchio

kugló; (della stufa) ríngla |f|

cervello goǧí |f|

cesso χinjimángeri |m|

cestino kórbo

cesto spórta |f|

che

ke

chi

kon

chiamare karchiamarsi

kar- pes

chiaro dudló

chiasso góli

chiave kliǧín

chiedere mang- (per avere)

chiesa kangerín

chiodo kráfjo, náglo

chiromante dukarimángeri

chitarra śéjla

chiudere pangchiunque

komóni

chiuso pangló

ciabattino tiraχéskero

ciascuno sakón

cibo

χabén |m|

cieco kororó

cielo

vélto

cifra

keladó |m|

ciliegia kriási

cimitero muléskero

cinghia kuréja, pétla

cinquanta paś śel

cinque panč

cintura kuréja, pétla

cioccolata gulí

cipolla purúm

circo tualúno

città

fóro |m|

civetta čuvíka

coccolato pučanó

coda porín

cognato sugáro

colla

péža

collana virín

collera χolín

collerico χoljardó

collezionare kedcollina

tiní bérga

collo

men |f|

colloquio rakaribén/-pén, rakárimo

colombo piźúno

colonna

vertebrale reškúno |m|

colorare bildcolpa

doś

colpevole dośaló

colpire śnaparcolpo

dab

coltellata čurdiní

coltello čurín |f|

coltivare bitrav- i čik

comandante baredér da le váχte

delle guardie

dei vigili

comare kiriví

combattimento kuribén/-pén

come sar

come? sar ?

cominciare komens-, komens(ov)-

commerciante

di cavalli marusláro

commissariato krisín

commissario

di polizia baredér da le smíti

compagni! čavále!

compagno/-a móre!

compare kirivó

comperare kincon

kun

condividere ker le rigá sakón

condottiero śéfo

condurre iǧar-, inǧar-, inǧavconiglio

śośój

conoscenza ǧanipén |m|

conoscere pinǧar-


conserva pabaloló pekó |m|

consiglio sosjéngero (di

amministrazione)

contare ǧin-, gincontento

kontán

contro katár

contro kotár

conversare rakar-, rakerconversazione

rakaribén/-pén, rakárimo

coperchio tékla |f|, χip

coperta klódra

coprire kučar-, učarcopulare

χinǧavcorda

dorín

coricarsi pašj(ov)-

coricato pašló

corno śing

cornuto śingaló

correre naścorteccia

čípi

corteggiato pučanó

cortese kamló

cortile kúrta

corvo kuráko

cosa ková |m|; so

cosa? so?

coscia bul

così

gjal, kjáke

coso bédo

costa

quanto ∼ ? keči mol?

costare mol

costoso kuč

poco ∼ pelikúč

costruire kercostume

vínkimo

costume kučardó (di scena)

cotto pekó

cottura pekibén |m|

cranio śeró

credere pačcrescere

v-baró

crescione čúǧul

creta čik

cretino palénde

croce truśúl |m|

crudo lajó

crusca jarkó |m|

cucchiaio roj

cucinare kirav-, pek(av)-

cucire siv-, suvjarcugino

kikiǧaló

culla

kréča

culo

bul

cultura ǧanipén |m|

cuoio morčín

cuore lió

curare sastavcuscino

parníča |f|

D

da

da

dài!

jáu!

damigiana durjalí

dappertutto in sa le śtéti

dare d-

davanti (a)ngjál, dangjál

debiti śúrdi

defecare χinjardemonio

beng

denaro lové, χajéri

dente dand

dentro (a)ndrén

denudarsi nangar- pes

denunciare pukavdepositare

pačardesiderare

kamdialogare

rakar-, rakerdiavolo

beng

dicembre dzémber (<piem. dzèmber,

dicèmber)

dieci

deś

dietro palál, pále

dimenticanza bistaripén |m|

dimenticare bistardimora

ker |m|

Dio

Devél

dire

pendirimpetto

dangjál

diritto pren

discussione rakaribén/-pén, rakárimo

disertore nastunó, naśadó da zunáro

disgrazia bibaχt

disgraziato bibaχtaló

distendersi pašj(ov)-

disteso pašló

dito

gustó

divenire v-

diventare v-

dividere čin-; (ripartire) ker le rigá

sakón

divorziato mukló

docile lačó

documento lil

dolce guló |agg|; félzo guló |loc|

dolere dukdolore

duk

domandare puč-, bučdomani

kalikó, tájsa, téjsa


domare

domatore

domenica

domenica

donna

donna

(non sinta)

dopo

dormire

dorso

dorso

dottore

dovere

drogheria

due

duro

e

egli

elemosinare

ella

entrare

erba

erbetta

errare

esatto

escrementi

esofago

esplosione

essa

esse

essi

esso

estate

d' ∼

fabbrica

fabbro

faccia

fagiolo

fagotto

falce

falegname

falso

fame

famiglia

fango

fantasma

fare

romanromanéngero

dimanś

kurkó |m|

romní

ǧuvlí

dópu (<piem. dòpu)

sovpalaluno

trúpo

nasaléngero

si bróχa te

láda

duj

zoraló

E

ta, u (usato nei numerali.

Es. deś-u-duj, undici)

jóu

mangjói

ǧ- ndren

víza

zérba

ǧ- trujál, pirčačó

ful

kirló |m|

dab

jói

jon

jon

jóu

n(i)jal

da enjalé

F

sastripángeri

(metalmeccanica)

sastréngero, sastripáskero

muj |m|

rámiso

pínkla

sérpa, χáčiga

kastéskero

fals, nafsaló

bok

famíja (<piem. famíja)

blúča |f|, čik |f|

muló |m|

ker-

fare attenzione d- váχta

fare da sé ker- da péstra

fare la spia pukavfarina

parní

farina gialla parní da čóndro

fascine pangjá

fascisti kasténgere

fata

mareχaní

fattore šurnáro

fattoria šúrna

fattucchiera čoχaní

favolevole romanó

favoreggiatore romanó

fazzoletto dikló

febbraio fervé (<piem. fevré, fërvé)

febbre tatipén |m|

feci

ful

fede

pačibén/-pén |m|

fedele čačó

fegato bukó

felice kontán

femmina ǧuvlí

feretro késa da da muló |f|

ferire ker- duk

ferita činibén/-pén |m|

ferito dukadó

fermare ačav-, č-

fermarsi ačav- pes, č- pes

ferro sast

ferro di cavallo sast da graj

ferroso sastrunó

ferrovia drom sastrunó |m|

festa kurkó |m|

fetta

tokór |m|

fiammifero jagákero, jagéskero, krik

fianco rig

fiasco bukló, pavaní |f|

fica

minǧ

fidanzamento piranéskero

fidanzato piranó

fidarsi fidav- pes

fidato fidadó

fieno kas, suámo

fiera

fuára

figlia

čaj

figlio

čavó

filo

táu

finché finké, tanké

fine

búto

fine, al ∼ di óske te

finestra valín

fingere ker- vináke

finimenti zarnézi

fino

fin-a (<piem. fin-a)

finta, per ∼ vináke


fintanto che

finto

fionda

fiore

fischiare

fischio

fiume

foglia

foglio

fondere

fondo

fontana

forbici

forchetta

forcina

foresta

formaggio

formica

fornaio

forno

foro

forte

fortuna

fortunato

forza

fosso

foto

fotografia

fra

fra (tempo)

fradicio

francese

Francia

frastornato

frastuono

frate

fratellanza

fratellastro

fratello

freddo

fretta

friggere

frittomisto

fronte

di ∼

frumento

frumentone

frusta

fucile

fuga

fuggire

fulmine

fumare

fumo

fumoso

tanké

fals

fléča

blúma |f|

strunstrúno

baró panín

patrín

lil

biarbúto

panjalí

kat

gábla

dandéskeri

veś |m|

királ

kírin

maréskero

bóu

χíu

zoraló

baχt

baχtaló

zor

grábo, χóta |f|

portréto

bíld(a)

máśkar

da kaj

boldó

válčo

Válči, le ∼

stordimén

góli

kaspináro

pralipén |m|

paśprál

pral

śil, śilaló

sigipén |m|, sígo |m|

pek(av)-

frikaséa |f|

číkat

dangjál

gíu

čóndro

čukní

flínta

naśávimo, naśibén |m|

naśdud

fifavtuv

tuvjaló

fungo χunχúr

fuoco jag |f|

fuori

vrin

furberia goǧaribén/-pén |m|

furbo goǧaró

furto

čoribén/-pén

futuro číro ke véla

predire il ∼ dukar-

G

gabbia gádra

gabinetto χinjimángeri |f|

gallina χaχnín, klóška

∼ brusca śukló χabén |m|

(piatto tradizionale sinto)

∼ faraona čibibjákere

gallo baśnó

gamba χerój

gancio suví |f|

garza gárza (<piem. garsa)

gatto śtérna |f|

gazza kaškaráka

geloso plaχtákero

generare bjangenero

bofíso, ǧamítro

gennaio ǧené (<piem. gené)

gentile kamló

gentilezza kamlipén |m|

genuino čačó

Germania tejč

gettare fardgià

ǧiam

giacca kóro |m|

giallo ǧílto, zélto

ginocchio knódo

giocare kelgioco

kelibén/-pén, kelabén/-pén

gioielli bar bravalé

giornale lil |m|

giornalista liléskero

giorno divés

giostre mesté (<piem. mesté

"mestieri")

giovane tarnó, ternó

giovedì ǧóbja (<piem. giòbia)

gioventù tarnipén |m|, ternipén |m|

girare intorno ǧ- trujál

giro

prendere in ∼ rustargirovago

pirdó

giù

telé

giudicare strofadingiudice

poréskero

giudizio strófa |f|


giugno ǧünj (<piem. giugn)

giumenta grasní

giuramento suvél

giustizia čačibén/-pén |m|

giusto čačó

gli

le

gnocco kléjso

gobbo kupaldó

gola

kirló |m|

goloso χamáskro

gonna rókja, sóχa

gozzo kirló

grande baró

grandine giralí (?)

grano gíu

granoturco čóndro

grasso tulipén |m|; tuló |agg|

grattare randgrazie

parkaráu (tu/tumén)

gridare d- góli

grotta stína

guancia čam

guanciale parníča

guardare dikguardia

piréskero |m|, váχta

guarire sastav- |tr|; sastj(ov)- |intr|

guastare pagar-, pagerguasto

pagardó, pagerdó

guerra kuribén/-pén |m|

guidare iǧar-, inǧar-, inǧav-

H

hotel karčíma |f|

I

i

le

ieri

kalikó

igiene zuzipén |m|

illuminato dudló

illustrare bildimboccatura

(del cavallo) mbukadéra

immaginare mandimmagine

bíld(a)

immondizia melalipén |m|, χamardipén |m|

imparare sikarimpazzire

v-narvaló, v-diló

impiccato pendimén

improvvisamente glej

in

ánda

in cambio ko śtéto da

in piedi kadó

incasso bankáda

∼ giornaliero bankáda divésker |f|

incendiare d- jag

inchiodare krafjavincinta

parí

incontrare lačincontro

randivú, χanjárimo

indicare sikavindietreggiare

ǧ- pále, v-pále

indietro palál

indietro palénde

indovina dukarimángeri

infilare čivinfluenza

nasálimo |m|

inghiottire fard- telé

ingiuria kuśibén/-pén, prasibén |m|

ingiuriare kuś-, prasingoiare

fard- telé

ingordo χamáskro

ingrassare v-tuló

iniziare komens-, komens(ov)-

insalata śuklí

insegnare sikavinseguire

ǧ- palál

inserire čivinsieme

ketané, ketené

insipido bilondó

insistenza priárimo, priávimo |m|

insultare kuś-, prasinsulto

kuśibén/-pén

insulto prasibén

intenzionalmente śpitáke

interiora venderjá

interrogare puč-, bučintestini

porjá

intimorire darav-, ker- traś

intorno trujál

introdurre čivinvecchiare

v-puró

invece di ko śtéto da

inverno vend

d'∼ da vendé

invidioso plaχtákero

io

me

ira

χolín

irascibile χoljardó

irato

χoljardó

isola

hískla

itinerante droméskero

L

la

i

koj

al di ∼ pardál


labbro vuśt

lacrima lasúi, -á

ladro čor, čoribángero

laggiù koj telé

lago leg (?)

lama čurín |f|

lamentarsi rovlampadina

momolín

lampo baró dud

lana

vúla

lardo balavás

largo baró

lasciare muklassù

koj prén

lato

rig; (pezzo) tokór

lattaio tudéskero

latte

tud

lavare tovlavorare

bitrav-, śerfakanlavoratore

bitrapáskro

lavoro béjtrimo, bitrávimo,

śerfávimo

le

le

leccare χ-

legare panglegge

krisín

leggere d- pren

leggere la mano zumav- o vast

leggero lóko

legname kast

legno kast

legnoso kastunó

lentamente puśukár

lento múnglo

lenzuolo pláχta |f|

lenzuolo sérga

lepre śośój divjó |m|

letame ful

lettera lil |m|

letto

vódro

levare ningavlì

koj

liberare muklibero

mukló

libertino lubnjéskero

libro

lil

licenza volín

lieto

kontán

lingua čib

liquore pibén zoraló, símbra

lire

fúnti

litigare čingarlitigio

čingaribén/-pén

locanda vírta

locandiere virtáro

loculo murdaréskero

lontananza duribén/-pén- |m|

lontano dur, durál; duraló

loro léngro, -i, -e

lucchetto krapódo, króto

luce

dud |m|, líχta

lucida χačardí

luglio lüj (<piem. luj)

lumaca śnéka

luna

čiriginí, čardiní, čon |m|

luna park mesté (<piem. mesté

"mestieri")

lunedì lünes (<piem. lun-es)

lungo hog

luogo śtéto

lupanare kléjso (?)

lupo

ǧukél

macellaio maséskero

madre daj

madrina kiriví

maestro sikávimo

maggio maǧǧ (<piem. magg)

maggiore baredér

maglia baj

magnano kakavjéskero

magro śukó

mai

maj

maiale baličó

mais čóndro

mais χoχóč

malattia nasálimo |m|

malaugurio bibaχt

di ∼ bibaχtaló

male duk

maledire pustarmaledizione

pustaribén |m|,

∼i ramanjá |fpl|

malocchio ǧungalí jak

mammella čučì

mancare mank-, mank(ov)-

mandare bičavmangiare

χ-

manico

del violino góbo

manicomio narvaléskero

maniera vínkimo |m|

maniscalco sastréngero,

sastripáskero da le graj

mano vast |m|

leggere la ∼ dukarmanovale

bitrapáskro

manovrare čalov-, čarov-

M


mansueto

mantenere

marcio

mare

maresciallo

dei carabinieri

marinaio

marionetta

marionetta

marito

marmitta

martedì

martello

marzo

maschio

mastello

masticare

matrigna

matrimonio

mattina

medesimo

medicina

medico

meglio

mela

melograna

melone

mendicare

mentire

mento

mentre

menzogna

mercato

mercato

a buon ∼

mercoledì

merda

merdoso

meridione

(d'Italia)

mese

messa

mestiere

mestolo

mestruazioni

metà

mettere

mezzanotte

mezzo

in ∼

mezzogiorno

migliore

milione

militare

mille

lačó

ikar-, p(r)esardí

purimén

méro

baredér da le bédi,

baredér da le malúri

meréskero

knépo śeró |m|

seréngero

rom

kakaví

mártes (<piem. màrtes)

χamaló

mars (<piem. mars)

murś

śébla |f|

čamuvpaśdáj

romadinipén, soloχadé

trasárla

sajék

drab |m|

nasaléskero

fedér

pabáj

mangrána

mulúno, pabaguló

mangχoχavpavúno

tanké

χoχavibén/-pén

fuára |f|, marčéto

merčéto

pelikúč

mérku (<piem. mèrcol)

ful |m|

fulaló

telál i tiráχ

čon, mónto

mísa

béjtrimo

baró roj

béde lolé

paś

čivpaśrat

paś

maśkarál, maśkerál

paśdivés

fedér

miljúno (piem. miliún)

zunáro

míla (<piem. míla)

∼ (lire) paró

minacciare χas(ov)-

minestra zumín

ministro zuminéskro

mio

mro

mobile kíso

moccolo lim (muco nasale)

modo vínkimo

moglie romní

∼ (non-sinta) ǧuvlí

molle kovló

molto but

monaca raśaní

monco/a bimusín (privo di un braccio)

monco/a bimusjá

(privo di un entrambe le

braccia)

montagna bérga

montanaro bergáro

montone bak(a)ró

morbido kovló

mordere d- búka, dandarmorire

mermorsicare

d- búka

morso búka |f|, mbukadéra |f|

morte meribén/-pén |m|

morto muló

mortuario mulanó

mosca masní

mostrare laǧ- pes, sikavmotivo

per quale ∼ ? parso (?)

mucca grumlí, gurumní

mucchio munčódo

mulo ǧoró

municipio moskéskero |m|

muro máuro

musica baśavibén/-pén |m|

musicista baśavimángero (?)

muso muj

mutande χoléb (metatesi di χovél|)

muto/a bičib (?)

narice χíu do nak

narratore ginéngero

nascere v- pro bolibén, v- pro vélto

nascondere garavnascondiglio

garávimo

nascosto garadó

nascosto, di ∼ da garadindój

naso nak

Natale Vajnáχta

nazione tem

N


ne

ora

kóra |f|; kaná |avv|

necessitare (avere) bróχa

orecchino vánglo

necroforo muléskero

orecchio kan |m|

negozio vínkla |f|

orefice riféuro

negro brúno

orgoglio stolsipén

neonato tiknó

oro

sonakáj

nero

brúno, kálo

orologio baśadí |f|

nessuno kek

ospedale nasaléskero

neve jiv |m|

ospedale spitája

nevicare d- jiv

∼ psichiatrico narvaléskero

nido

néšta

osso kokájo

niente či, číči

oste

virtáro

nipote nebúdo

osteria vírta |f|

no

na

otto

oχtó

nocciola pendáχ

ottobre utúber (<piem. otober)

noce lakór |m|

ovunque in óni śtéto

noi

jamén

nomade droméskero

P

nome láu, láv

nome suláu

padella pána

non

na

padre ba

nonna nóna (<piem. nòna), kusdáj padrino kirivó

nonno papú, kusbá

padrona raní

non-zingaro čúrdo

padrone baró raj

nostro maró

paese tem

notte rat

∼ (nazione) gáu

di ∼ da ratí

pagare (r)esarnovembre

nuémber (<piem. novèmber), paggio knékto

mónto mulanó

paglia stréjo |m|

nozze soloχadé

paglia suámo |m|

paiolo nudo nangó

paiolo brúnza, kakaví |f|,

numero keladó (anche di spettacolo)

(in bronzo) marmánsa |f|

nuora borí

palazzo baró ker

nuovamente páple

palla kuglí

nuovo nevó

pallone kugló (?)

pancia per

O

pane félzo, maró

panettiere maréskero

oca

papaní

panno lúmpo

occhiali śtarjaká

pantaloni χoveljá, χoléb

occhio jak |f|

(metatesi di χovél)

odorare kand-, śung-

papà ba

odore kand, χand

pappagallo čirikló rakarpáskro

oggetto ková

parco veś

oggi

kavá divés

parentado menčári |pl|

ogni

óni (<piem. e it. ogni)

parlare rakar-, rakerognuno/a

óni jek, sakón

parola láu |m|, láv |m|,

olio

ǧet

rakaribén/-pén|m|,

oliva

ǧeténgeri

rakárimo |m|

oltre

pardál

parte tokór |m|

ombra śáto |m|

da quella ∼ dakoj

ombrello briśandéskero

da questa ∼ dakaj

omicidio meribén/-pén

parti, dalle ∼ di katár, kotár

omosessuale bujéngero

partigiano čirikló

operaio bitrapáskro

partorire bjan-


Pasqua Patraǧí, Patreǧí

passare nakpassato

číro nakló

in ∼ puralménde

passero čirikló

pasta téjgo

(spaghetti, maccheroni, ecc.)

pastore bak(a)réngero

patata matréla

patimento duk, patibén

patire dukpatire

patovpatrigno

paśdad

paura dar, traś

pauroso traśunó

pavimento čik

peccare ker- duk

pecora bak(a)rí

pederasta bujéngero

pelare muravpelle

morčín |f|

pelo

ser

pene kar, śnáblo

penna por

pensare d- góǧi, d- ǧodé,tinkarpensiero

ǧodé |m?||f?|, tinkárimo

pentola brúnza, kakaví, marmánsa,

pirí(n)

peperoncino tíno zélto

per

par; (affinché) te

pera rambról, pabalajó (?)

percepire śunperché

óske, sóske

perché? sóske?, parso? (?)

percossa dab

percuotere kur-, marperdere

naśavperdonare

mukperdono

muk

perla miraklín

permesso volín |f|

permettere mukperso

naśadó

persona menčo |m|

pesante paró

pesantezza paribén/-pén |m|

pesca (frutto) naśadó, persíga

pesce mačó

petare čerd- je ril

peto

ril

pettinare χanavpettinatrice

χanadí

pettine demelváro, kanglín |f|

petto beč

pezzo tokór

piacere fantpiaga

činibén/-pén |m|

piagnone kusténgero

piangere rovpianta

ruk

pianto rovabén/-pén, rovibén/-pén

piatto čaró; (ricetta) pekéngero

piazza śuladí

picchiare kur-, marpiccione

piźúno

piccolo tiknó, tinó

pidocchio ǧuv

piedi, in ∼ χadó

Piemonte Piemúnto

piemontese piemontákero

pieno pardó

pietra bar |m|

pioggia briśandó |m|

piovere d- briśandó

pipa

féjfa

pisciare muterpiselli

χinχír

pistola śo(va)dabéngero

pittoresco bildéngero

più

butér

piuma por

piumino poréskero

pizzicare pavavpoco

písla

poiché óske

polenta risardí

polizia zuzí

poliziotto śmíto, durjéngero

pollastra čavrín

polmone palmúno

poltrona barí śéza

polvere čik

pomodoro pabaloló

ponte purt

porta vudár |m|

portafogli póχo

portamonete kisíg |f|, lovéskero

portaparola ínǧeláu

portare iǧar-, inǧar-, inǧavportavoce

ínǧeláu

posto śtéto

postribolo kléjso (?)

potere stikpoveretto

čororó

povero čóro (si antepone ai nomi dei

defunti)

povertà čororibén/-pén |m|

pozzo pújso

prato félda |m|, (erba) víza

precedentemente vagéstra


quattro śtar

pregare priavqualche

čomóni

ricciolo/-i bal ondimén

qualcosa čomóni

ricco bravaló

qualcuno komóni

ricerca rodibén/-pén |m|

quale kavó

ricercare rodquando

kaná, kánte, kántu

ricercato rodinó

quanto kéči, kíči

ricetta pekéngero |m|

∼ costa? kéči mol?

ricettare rikarquassù

kaj pren ricettatore rikardó

preghiera priárimo, priávimo |m|

quella kojá

prendere l-

quelle kolá

prendere star-

quelli kolá

presentatore rakavimángero

quello ková

presso kaj, luns, paričál, paśál

questa kajá

prestigiatore garavimángero

questi/e kalá

presto glej

questo kavá

prete raśáj

questua mangipén |m|

prezzemolo petrizéo

prigione starebén |m|

R

prigionia

campo di ∼ stildéngero

rabbia χolín

prigioniero stildó

rabbioso χoljardó

prima vagéstra

raccogliere ked-, χanjarprimo

vágo

raccontare ǧin-, ginprincipe

prínso

racconto paramíso

processare strofadin-

raddrizzare čalavprocesso

strófa |f|

radere ker- le čor

proiettile bíkulo

raduno χanjárimo

prosciutto londanó

ragazza čaj

proseguire ǧ-

ragazza

prostituta lubní, lumní

(non sinta) raklí

proteggere sikar- (?)

ragazzo čavó

prova

ragazzo

mettere alla ∼ zumav-

(non sinto) gavaló, rakló

provare dik-

raggiungere śnaparpugnale

čurín

ragione čačibén/-pén |m|, razúna

pugno dab |f|, dumuk, kumadiní |f| rame čudrúno

pulcino tiní čavrín |f|

rammendare sivpulire

zuzar-

rammentare d- góǧi,d- ǧodé

pulito zuzó

rana

geralí

pulizia zuzipén |m|

rapido sígo

pungere ker- ja χíu

rapina zoralí

puntura suvjadí

rasoio čurín par le čor |f|

puro

čačó

rassomigliare fan(ov)-

puttana lubní, lumní

razza sléχa

puttaniere lubnjéskero

re

králi

puzza kand |m|, χand |m|

realizzare kerpuzzare

kand-

refurtiva ková |m|

regina králisa

Q

rene

bukó

respirare čerd- i vínta

quadrato dikló

restare č-

quadro dikló

restituire d- pále

quadrupede śtarpiréskeri |f|

ricchezza braválimo, bravalipén |m|

quaggiù kaj telé

riccio níglo


ricettazione rikaribén/-pén |m|

ricevimento patraǧí, patreǧí

ricordare d- góǧi, d- ǧodé, tinkarricordo

ǧodé |m?||f?|, tinkárimo

ridere sariempire

parrigettare

fard- vrin

rilasciato mukló

rimanere č-

rimettere fard- vrin

rimuovere čalov-, čarov-, ningavringraziare

parkarriparare

lačar-, ačav-, č-

ripartire

(dividere) ker le rigá sakón

riposarsi ačav- pes

riposo ačavibén/-pén

risata sabén, sasibén/-pén

riscaldare čačar-, tačarrisiedere

ǧiv-, ǧiv(ov)-

riso

parnó (cibo)

sabén, sasibén/-pén (risata)

rispondere d- i véjzla

risvegliare ǧungav-, sganǧavrisvegliarsi

ǧungav- pes, sganǧav- pes

risveglio sganǧalibén/-pén

ritardato palénde

ritirare rikarritornare

ǧ- pále, v-pále

ritratto portréto

ritto

kadó

riunione χanjárimo |m|

riuscire rüsj(ov)-

rivedere dik- páple

rivoltare risarroba

ková |m|

robusto zoraló

rogna ger |m|

rognoso geraló

rom vlaχ

(kalderaš.

lovári, čurári) Ungártiko

rompere pagar-, pagerrondine

biporín

rospo krapódo, króto

rosso loló

rotondo kugló

rotto

pagardó, pagerdó

roulotte kampína

rovesciare risarrubare

čorrude

trek

rumore góli

ruota pes, pen

S

sabato sába (<piem. sába)

sabbia čik

sacco góno

sacerdote raśáj

sala comunale moskeréngero |m|

salame goj |f|

salare londavsalato

londó

sale

lon

salire ǧ- pren

saliva čungár |m|

salsiccia di pollo

piccante puzústra (specialià sinta)

saltare stsalute

sastibén/-pén |m|

salvare sastavsangue

rat

sanguinare ratjavsano

sastó

santo háligo|agg|; maχaró|m|

sapere ǧansapone

tovimáskero

sasso bar

sbattere kursberla

čamediní

sbornia pjárimo |m|

scabbia ger |m|

scabbioso geraló

scacciare bičav- vek

scala starbíča, strebíča

scaldare čačar-, tačarscaltrezza

goǧaribén/-pén |m|

scaltro goǧaró

scalzo pirangló

scambiare parov-, paruvscambio

parovibén/-pén, parúvimo

scapolo biromadinó

scappare naśscarpa

tiráχ

scatola buáta

scendere ǧ- telé

scenografia bíld(a)

schiaffeggiare d- pro muj

schiaffo čamediní

schiena trúpo |m|

scialle kučarmusjá

sciocco palénde

scipito bilondó

sciroppo símbra |f|

scodella bóla

scomparsa naśávimo, naśibén |m|

scontrarsi uχtscopa

śuláu |m|


scopare

scoreggiare

scorza

scottare

scottatura

scrittore

scrivere

scrofa

scuola

scuotere

scure

scuro

se

secchio

secco

sedentario

sedersi

sedia

segnale

segno

seguire

sei

selvaggio

selvatico

sembrare

sempre

seno

sentiero

sentire

sentirsi

senza

seppellire

sera

serpente

servire

servo

seta

di ∼

sete

settembre

settentrione

(d'Italia)

settimana

sfamare

sfera

sfortuna

sfortunato

sgridare

si

sigaretta

signora

signore

silenzio

sulav-, lač-, skučarčerd-

je ril

čípi

χačarχačardipén

|m|

sibjarpáskro

sibjarbaličí

starbíča, strebíča

čarovtovér

brúno, támblo

te

pes, pen

śébla |f|

śukó

ačadéngero

beśstúla,

śéza

patrín |f|

patrín |f|

ǧ- palál

śóu, śov

divjó

divjó

d- zer

sémpar, sémper, χa

čučì

śtíga |f|

śunśun-

pes

bi, biučar-

da čik

rat

sap

marχarknékto,

marχáro

keǧ

keǧanó

truś |f|

stémber (<piem. stèmber)

hog Italia

kurkó |m|

ningav- i bok

kuglí

bibaχt

bibaχtaló

d- góli

pes, pen

óva

fifamángeri

raní

raj

stil

silenzioso stil

sindaco móskero |m|

soccorrere d- je vast

sofferente dukadó

sofferenza duk |m|

soffiare purdsoffrire

duksognare

d- sunó

sogno sunó

solamente mónsi

soldato zunáro

soldi

lové, χajéri, grússi

sole

kam

solito, di χa

sollevare χad-, čarǧ- da pren

solo

kokoró

somaro χer

somiglianza zer

somigliare bičov-, d- zer, fan(ov)-

sonno suméa |f|

sopra pren

soprabito baró kóro

sopracciglia ǧórja

sorcio máuzo

sordo kaśukó

sorella pen

sorellastra paśpén

sorgente panjalí

sorte

indovinare la ∼ dukarsorvegliare

dik- pren

sosta ačavibén/-pén |m|

sostare ačavsottana

rókja

sotto telál

sovente but kópi

spaccare pagar-, pagerspaccato

pagardó, pagerdó

spacco

(di vestito) činibén/-pén

spada χáχo |m|

spago dorín |f|

spalla pikó |m|

sparare čerdspaventare

darav-, ker- traś

spaventarsi v- traśunó

spavento traś |f|

spazzare sulavspazzola

denalváro |m|

specchio śpíglo

spedire bičavspegnere

mudarspendere

d- vek lové

sperma bujdibén/-pén

spesso but kópi


spettacolo śerfávimo

viaggiante béjtrimo droméskero

spezzare pagar-, pagerspezzato

pagardó, pagerdó

spia

suv |f|

spidocchiare ningav- le ǧuvá

spillo suv

spina kanró

spingere d- je dab

sporcizia melalipén |m|,

χamardipén |m|

sporco melaló, χamardó

sposa romní

sposare romadsposarsi

soleχav- pes, soloχav- pes

sposato romadinó

sposo rom

spostare čalov-, čarovsputare

čungarsputo

čungár, čungaribén/-pén

stagnino kakavjéskero

stalla stánja

stamattina kajá trasárla

stancarsi v-kinó

stanchezza kinibén/-pén |m|

stanco kinó

stanza śámbra

stare č-

stella líχta da ratí

sterco ful

stesso sajék

stirpe sléχa

stomaco ǧi

stomaco lió

stordito stordimén

storia strófa,

(racconto) paramíso |m|

storpio bangó

storto bangó

strabico jaká bangé

stracciare pagar-, pagerstracciato

pagardó, pagerdó

straccio śifúno

strada drom |m|

straniero čamardó, fríndo

strano fals

strappare pagar-, pagerstrappato

pagardó, pagerdó

strega, čoχaní

stregato čorasaχanó

stretto tang, tiknó, tinó

stringa dorín

strumento

musicale baśavimángero

stufa tuvjalí

stupido

su

su!

subito

succedere

succhiare

suo, -a

suocera

suocero

suoi / sue

suonare

suora

svegliare

svegliarsi

palénde

pren

jáu!

glej

kapit-, kapit(ov)-

čerd- pren

(di lui) léskro, -i;

(di lei) -e lákro, -i, -e

sosúj

bopéro

(di lui) léskre; (di lei) lákre

baśavraśaní

ǧungav-, sganǧavǧungav-

pes, sganǧav- pes

tabacco śnúfa |f|

tacchino χudruχú

taglialegna činibáskero

tagliare čintaglio

činibén/-pén

talvolta komóni kópi

tanto but

tappeto klódra |m|

tappo) stupúno (di damigiana o di

bottiglia di vino

tardi śpat. hargá (?)

tasca putísa

∼ sottogonna barí putísa

taverna karčíma

tavola, tavolo tísa, tíslo (?)|m|

tazza bóla

teatrino delle

marionette kast da le knépi

tedesco tejč

tegame kasséla

tela

tétal (?) (sotto al trapezio)

telefonare d- táu

temere dar-, traśtempo

číro

tempo, in ∼ frit

molto ∼ fa jargá, χargá

temporale briśandó

tenda tuála

tendone tualúno

tenere rikarterra

čik

terracotta čik pekí

teschio śeró da muló

tesoriere kisikéngero

tesoro braválimo

testa śeró|m|, śnóro |m|

testicolo peló

T


testimone seréngero

tetto

tléχi

tetto

χip

timidezza laǧ

timido laǧárdo, laǧunó

timore dar|f|, traś |f|

tirare čerdtisico

purdinó

toccare stiltogliere

ningavtomba

muléskero |m|,

murdaréskero

topo

máuzo

torace lió

torcere bangar-

Torino Türináte

tornare ǧ- pále, v-pále

tosse χas

tossire χas(ov)-

tovaglia messajín, tuála

tovagliolo mesála |f|, tiní messajín |f|

tra

máśkar; (tempo) da kaj

traccia patrín

tradire pukavtradizione

vínkimo |m|

trapezio stafúno

trapezista hortibángero, χuχtibángero,

vulánt

trapunta klódra

trasportare iǧar-, inǧar-, inǧavtrattenere

rikartre

trin

tremare trinś(ov)-

treppiede trinkast (bastoni di legno)

triste tuganó

tristezza túga

troppo trop |<piem. trop|

trovare lačtruccare

mačurtu

tu

tulle

gárza (<piem. garsa) |f|

tunnel kéltra |m|

tuo

tiró, tro

tuono dab barí |f|

tuorlo mitrín |m|

tutti

sasaré

tutto

sa

U

ubbidire pač- (?)

ubriacare, far ∼ pjarubriacarsi

pjar- pes, l- je pjárimo,

v-piló

ubriacatura pjárimo |m|

ubriaco piló

ubriacone pilokár

uccello čirikló

uccidere marudire

śunufficiale

|milit.| baredér da le zunári

ufficio postale liléngeri |f|

uguale sajék

una

ne

ungere makungherese

ungártiko

unghia naj

unione ketanibén/-pén |m|

uno

jek |num|; ja, je, ne |art|

uomo rom

∼ (non sinto) gaǧó

uovo ranjó

urinare muterurlare

d- góli

usanza vínkimo |m|

uscire ǧ- vrin

uva

drak |m|

uva passa drak śukí

V

vacca grumlí, gurumní

vagabondo čamardó

vagare ǧ- trujál, pirvagina

minǧ

vagone

ferroviario vardín da sastrunó |f|

vale

quanto ∼ ? keči mol?

valere mol

vasto baró

vecchiaia puribén/-pén |m|

vecchio puró

vedere dikvedovo

pivló

veleno drab |m|

velenoso zabardó

veloce sígo

vendere binkavvenerdì

venner (<piem. vënner)

venire v-

venti biś

vento balvál |f|, vínta |f|

ventre per

verde zelenó

Vergine Maria Devléskeri daj

(lett. la madre di Dio)

vergogna laǧ

vergognarsi laǧ- pes

vergognoso laǧárdo, laǧunó


verità čačibén/-pén |m|

verme kermó

vero

čačó

verso kaj, katár, kotár

vescica bisíga

vespa beralí, biralí

vestire rivvestirsi

riv- pes

vestito rivibén

vetro glázo

via

vek

viaggiare ker- drom

viaggio drom

vicino paśál

vigile piréskero

villaggio tiknó |tinó| gáu

vimini gúra, χan |f|

vincere

(avere la

meglio su qqn) vinčar- pren

vino

mol

violentare čiarviolino

féjgerli (?)

viso

muj

vita

ǧivibén/-pén, trúpo |m|

vite

drak |m|

vitello kálvo

vivere ǧiv-, ǧiv(ov)-

vivo

ǧidó

voce véjzla

voce

a bassa ∼ múnglo

voi

tumén

volere kamvolta

kópo |m|

voltare risarvomitare

čatt-, fard- vrin

vomito čattibén/-pén

vostro tumaró

Z

zampa piró |m|

zia

bibí

zingara sinta

alla ∼ romanés

lingua ∼ romaní čib, romanés

zingarescamente romanés

zingaresco romanó

zingaro sínto

zio

kakó, bárba (<piem. barba)

zitto

stil

zitto, stai ∼ če stil !

zoppicare d- bángo

zoppo bangó

zucca gúrda, búkla

zuccherare čukravzucchero

čúkro

zuffa čingaribén/-pén |m|

zuppa zumín



Sergio Franzese è nato a Torino il 6 febbraio 1958, ha fatto parte del Comitato Promotore del

Centro Studi Zingari (Via dei Barbieri 22, 00186 Roma), editore della rivista Lacio Drom. Ha

collaborato inoltre con diverse associazioni del settore in Italia ed all’estero.

Da oltre quattro decenni svolge ricerche sull'identità culturale (aspetti storici, socio-antropologici e

linguistici) dei Rom e dei Sinti, in modo particolare ha approfondito questa tematica nell'ambito

delle comunità dei Sinti Piemontesi in Italia e in Francia. Ha frequentato assiduamente anche le

comunità dei Rom Χoraχané e dei Rom Kalderáš, con le quali ha acquisito familiarità oltre ad una

buona conoscenza della lingua.

Ha curato la sezione dedicata a Rom e Sinti allestita presso il Centro Interculturale della Città di

Torino (laboratorio sulle minoranze storiche cittadine). [1999]

Con Manuela Spadaro nel 2008 ha svolto la ricerca IRES Rom e Sinti In Piemonte. A dodici anni

dalla legge regionale 10 giugno 1993, n. 26, “Interventi a favore della popolazione zingara”.

Tra le sue principali pubblicazioni e ricerche figurano il vocabolario dei Rom Χoraχané, pubblicato

sul n. 2/1983 della rivista Lacio Drom, una grammatica e dizionario del dialetto sinto piemontese

[1985] un sussidiario per bambini di lingua romaní in due differenti varianti linguistiche (rom

χoraχanó e sinto piemontese), un testo bilingue italiano/sinto piemontese "I Sinti Piemontesi - Le

Sínti Piemontákeri" [2002], il manuale di conversazione Rakarássa Romanés (testi in lingua romaní

- dialetto sinto piemontese) [2004], e la raccolta di poesie e canzoni "Nakéna le Sínti – Passano i

Sinti" [2022]. Ha recentemente curato la traduzione e l'adattamento in lingua italiana dallo

spagnolo del corso di lingua romaní (dialetto kalderáš) di Alexandre Queraltó [2022] (in attesa di

pubblicazione).

Nel 2020 ha creato la pagina Facebook Sas taj Nas dedicata alla minoranza romaní.

© 1a edizione: 1985

rev.: maggio 2002, gennaio 2021, marzo 2023

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