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leStrade n. 1585 marzo 2023

STRADE Certificazione Envision per il progetto del Passante di Bologna PONTI I papers presentati da Ansfisa durante i convegni ANIDIS

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Certificazione Envision per il progetto del Passante di Bologna

PONTI
I papers presentati da Ansfisa durante i convegni ANIDIS

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In cantiere<br />

Rifiuti d’asfalto<br />

a rischio discarica<br />

Enzo Rizzo<br />

Con una nota al Mase, Siteb lancia l’allarme sul decreto End of Waste<br />

degli inerti per cui oltre 4 milioni di tonnellate di conglomerato bitumoso<br />

demolito non sono più riciclabili ma avviati a smaltimento finale<br />

Con il riutilizzo del fresato<br />

il risparmio economico<br />

salirebbe fino a 1.200 milioni<br />

di euro/anno di sole<br />

materie prime, senza poi<br />

considerare tutti<br />

i vantaggi ambientali dovuti<br />

alle minori importazioni<br />

di petrolio e ai minori ricorsi<br />

alle cave, trasporti di<br />

materie, costi di lavorazione<br />

ed emissioni in atmosfera.<br />

In questo modo si<br />

eviterebbe la produzione di<br />

bitume di tre raffinerie<br />

dalle dimensioni medie.<br />

Milioni di tonnellate di rifiuti d’asfalto a rischio discarica<br />

anziché riciclabili. È questo l’allarme suonato<br />

da Siteb (Strade ITaliane E Bitume) al ministero<br />

dell’Ambiente e della Sicurezza energetica<br />

sottoforma di nota contenente le osservazioni<br />

e richieste di modifiche del Decreto ministeriale<br />

152 del 27 settembre 2022, il cosiddetto Decreto<br />

sull’End of waste dei rifiuti inerti. La normativa<br />

mette infatti a rischio la gestione e il riciclo dei rifiuti<br />

provenienti dai cantieri stradali: oltre 14 milioni<br />

di tonnellate ogni anno (stima Ispra), una<br />

parte significativa dei quali, se la norma dovesse<br />

rimanere così com’è senza le necessarie modifiche,<br />

dovranno essere conferite in discarica, disperdendo<br />

le potenzialità economiche, ambientali<br />

e occupazionali legate al riciclo dell’asfalto.<br />

Ogni anno la produzione annuale del rifiuto proveniente<br />

dalla demolizione di pavimentazioni<br />

stradali (noto anche come fresato d’asfalto)<br />

ammonta a circa 14.457.000 tonnellate (secondo<br />

stime Siteb sarebbero addirittura 17 milioni).<br />

Un volume importante, che oggi viene ricicla-<br />

to secondo la normativa vigente ante Decreto,<br />

con impieghi nella produzione di nuovo conglomerato<br />

bituminoso a caldo (circa 9,6 milioni di<br />

tonnellate), nella produzione di nuovo conglomerato<br />

bituminoso a freddo (800mila tonnellate),<br />

nella produzione di aggregati riciclati (per i<br />

restanti 4,1 milioni di tonnellate). Stando all’attuale<br />

versione del testo del decreto, il recupero<br />

nella produzione degli aggregati riciclati, così<br />

come lo conosciamo oggi, sarebbe impossibile in<br />

quanto tali aggregati, prodotti con miscele bituminose,<br />

non sarebbero conformi alle limitazioni<br />

di concentrazione di idrocarburi previste, in netto<br />

contrasto con la norma tecnica di riferimento<br />

che prevede un impiego di «fresato» anche<br />

del 30%. Quindi una quota consistente di conglomerato<br />

bituminoso demolito (4,1 milioni di<br />

tonnellate, se non addirittura 6,6 milioni secondo<br />

le stime Siteb) dovrebbe essere avviata non<br />

più a riciclo, ma a smaltimento finale in discarica,<br />

in palese contrasto con i principi dell’economia<br />

circolare, con gli obiettivi di riciclo fissati a<br />

livello europeo e, non ultimo, con la necessità di<br />

pianificare urgentemente nuove adeguate discariche<br />

(pena il blocco delle demolizioni). Ciò produrrebbe<br />

pesanti ricadute anche sull’intero settore<br />

delle costruzioni, dal recupero del fresato<br />

sino ai cantieri per la realizzazione del piano di<br />

opere strategiche previste nel Pnrr.<br />

Sono tre le principali osservazioni e richieste sottoposte<br />

all’attenzione del ministero nella nota<br />

tecnica inviata dall’Associazione: rivedere i limiti<br />

di concentrazione massima di sostanze legate<br />

agli idrocarburi, prescritti nel decreto, eccessivamente<br />

ristrettivi e sproporzionati rispetto ai<br />

reali rischi connessi al riciclo di questi materiali;<br />

chiarire gli ambiti di sovrapposizione tra questa<br />

normativa e quella già esistente sull’End of waste<br />

per il fresato d’asfalto (DM 69/18), con particolare<br />

riferimento a quanto previsto per il conglomerato<br />

bituminoso demolito; modificare la previsione<br />

secondo cui le attività di riciclo del fresato<br />

d’asfalto dovranno essere sottoposte a certificazione<br />

di qualità Iso9001, oltre alla marcatura Ce<br />

già oggi obbligatoria e sufficiente a garantire la<br />

sicurezza delle procedure di controllo della produzione.<br />

Tale nuovo obbligo produrrebbe un impatto<br />

burocratico sproporzionato, che rischierebbe<br />

di bloccare le attività e favorire il ricorso alla<br />

materia prime vergine.<br />

«Secondo nostre stime», afferma Stefano Ravaioli,<br />

direttore di Siteb, «il riutilizzo del 30%<br />

del fresato, dato attualmente registrato in Italia,<br />

nella produzione di conglomerato bituminoso,<br />

comporta ogni anno il minor impiego di 380mila<br />

tonnellate di bitume vergine (riduzione del fabbisogno<br />

di petrolio) e il recupero di 9,48 milioni<br />

di tonnellate di inerti, equivalenti in termini economici<br />

a un risparmio di circa 370-380 milioni di<br />

euro di sole materie prime. Producendo conglomerato<br />

con il 100% del fresato», conclude Ravaioli,<br />

«il risparmio economico salirebbe fino a<br />

1.200 milioni di euro/anno di sole materie prime,<br />

senza considerare tutti i vantaggi ambientali dovuti<br />

a minori importazioni di petrolio, al minor ricorso<br />

alle cave, ai minori trasporti di materie, ai<br />

minori costi di lavorazione e alle minori emissioni<br />

in atmosfera. In questo modo si eviterebbe la<br />

produzione di bitume di tre raffinerie di medie dimensioni.<br />

In Italia, se non si modificherà la normativa<br />

sull’end of waste dei rifiuti inerti, questo<br />

potenziale rischia di andare disperso». nn<br />

Materiali&Tecnologie<br />

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3/<strong>2023</strong> <strong>leStrade</strong><br />

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