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Principi ed elementi de

L’ARCHITETTURA

RELIGIOSA

medievale

Ed io vagavo, stupito per aver scoperto la dimora di un dio traversando

queste aule sorree da colonne leggere o pesan, araversando ques

passaggi aper alla luce, alzando gli occhi pieni di meraviglia …

Guy de Maupassant, La leggenda del Mont-Saint-Michel

-les édions Fragilewww.edionsfragiles.fr

Michel Henry-Claude, Laurence Stefanon e Yannick Zaballos

Con la collaborazione di Sylvie Fournier, agrégée de Lettres

Illustrazioni: Laurence Stefanon e Antoine Rego

Con quattro acquerelli fuori testo di Concetta Russo

Traduzione dal francese: Giuseppe Filauro


SOMMARIO

CRONOLOGIA .................................................................................... 02

INTRODUZIONE ............................................................................. 04

1- DEFINIZIONE DELLA PIANTA

LA PIANTA DI UNA CHIESA ...................................... 06

LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE ............ 07

LA SCELTA CRISTIANA ............................................... 08

OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI ...................... 10

ALLEGATO A – PERIODI PRINCIPALI ..................... 12

2- IL CONTROLLO DELLE FORZE

L’EQUILIBRIO ROMANICO ........................................ 14

nel cuore di una chiesa romanica

LA LUCE GOTICA ............................................................ 18

nel cuore di una chiesa gotica

ALLEGATO B – UN MONDO CHIUSO ....................... 22

3- GLI ELEMENTI

GLI ARCHI ........................................................................ 24

LE VOLTE ........................................................................... 26

LE ARMATURE IN LEGNO DELLE COPERTURE ..... 28

I SOSTEGNI .................................................................... 29

RINFORZI E CONTROSPINTE ................................... 29

LE APERTURE ................................................................... 30

UTENSILI, MATERIALI... ..................................................... 32

...E COSTRUTTORI ...................................................................... 33

LA DECORAZIONE ......................................................................... 34

GLOSSARIO ....................................................................................... 35

INDICE ANALITICO ...................................................................... 36

PER SAPERNE DI PIÙ ................................................................... III

ALCUNI SITI ..................................................................................... IV






Principi ed elementi de

L’ARCHITETTURA

RELIGIOSA

medievale

Michel Henry-Claude, Laurence Stefanon e Yannick Zaballos

Con la collaborazione di Sylvie Fournier, agrégée de Lettres

Illustrazioni: Laurence Stefanon e Antoine Rego

Con quattro acquerelli fuori testo di Concetta Russo

Traduzione dal francese: Giuseppe Filauro

-les édions Fragile-

-1-


CRONOLOGIA

STORIA

IL PALEOCRISTIANO

313 Edio di Milano, ai Crisani viene accordata

libertà di culto

Inizi del V sec. Le grandi invasioni

476 Caduta dell’Impero romano d’Occidente

Prima del 500 Conversione di Clodoveo al Crisanesimo

L’EPOCA CAROLINGIA

715 ca. Massima estensione della Spagna musulmana

726 Inizio della disputa iconoclasca a Bisanzio

768-814 Regno di Carlo Magno

843 Traato di Verdun, divisione dell’Impero carolingio

IX sec.

Incursioni dei Normanni (Vichinghi) in Francia

910 Guglielmo d’Aquitania fonda l’abbazia di Cluny

911 Traato di Saint-Clair-sur-Epte, fondazione del

ducato di Normandia

929 Creazione del califfato di Cordova

L’EPOCA ROMANICA

987 Avvento dei Capengi in Francia

989 La “pace di Dio” è decretata dai vescovi d’Aquitania

(concilio di Charroux)

Fine del X sec.

Apogeo dell’Impero bizanno

Inizio del feudalesimo in Francia

1016 Concilio di Verdun-sur-le Doubs, i signori sono

richiama a rispeare la “pace di Dio”

1020 ca. Concilio di Orléans, rilancio della “pace di Dio”

1066 I Normanni conquistano l’Inghilterra

(Guglielmo il Conquistatore viorioso a Hasngs)

1073-1085 Gregorio VII papa riformatore

1085 I Crisani conquistano Toledo

1096-1099 Prima Crociata

1098 Robert de Molesmes fonda l’Ordine Cistercense

Inizio del XII sec. Primi ordinamen comunali

1119 Fondazione dell’Ordine del Tempio

1119 Il concilio di Tolosa condanna l’eresia catara

1122 Concordato di Worms, l’imperatore Enrico V

rinuncia all’investura spirituale dei vescovi,

che rimane una prerogava papale

GLI INIZI DEL GOTICO

1137-1180 Regno di Luigi VII

1146 San Bernardo predica la seconda Crociata

1147 Reggenza di Suger durante la seconda Crociata

1152 Enrico Plantageneto sposa Eleonora d’Aquitania

1154 Enrico II Plantageneto diventa re d’Inghilterra

1180-1223 Regno di Filippo Augusto

1189-1192 Terza Crociata

IL GOTICO CLASSICO

1203 Quarta Crociata, con la presa di Costannopoli

1204 Filippo Augusto conquista la Normandia

1209-1229 Crociata contro gli Albigesi

IL GOTICO RADIANTE

1215 Fondazione dell’Ordine domenicano. Concilio

Lateranense IV che afferma la supremazia del

potere spirituale su quello temporale

1248-1250 Sema Crociata

1270 Morte di san Luigi durante l’oava Crociata

1309 Clemente V, primo papa ad Avignone

1312 Dissoluzione dell’Ordine del Tempio

1328 Dinasa dei Valois in Francia

1337 Inizio della guerra dei cent’anni

1346 Baaglia di Crécy

1348 La peste nera devasta l’Europa

IL GOTICO FIAMMEGGIANTE

1364 Incoronazione di Carlo V

1378-1417 Grande scisma d’Occidente

1415 Baaglia d’Azincourt

1438 La Prammaca Sanzione di Bourges stabilisce il

potere del re di Francia sui vescovi del regno

1453 Assedio e presa di Costannopoli da parte dei

Turchi e fine della guerra dei cent’anni

ARTE E ARCHITETTURA

326 ca. Costanno fa costruire una basilica sulla

tomba di san Pietro in Vacano

529 Regola di san Benedeo da Norcia

Fine del VI sec.

VI-VII sec.

Historia Francorum di Gregorio di Tours

Numerose fondazioni di chiese e monasteri

in Gallia

VII-VIII sec. Manoscri minia irlandesi (Evangeliario

di Lindisfarne e Libro di Kells)

755 Il concilio di Vez organizza la comunità dei

canonici intorno al vescovo; ristruurazione

dell’interno delle caedrali (recinto...)

816-817 Riforma monasca di Benedeo d’Aniane

821 ca. Eginardo, Vita Caroli

830 ca. Pianta del futuro monastero di San Gallo

957 Chiesa di Banyoles in Catalogna, con volta

in pietra

Fine del X sec. Primo esempio di deambulatorio a cappelle

radiali a Clermont-Ferrand

Fine del X sec. Uso del costolone nelle chiese d’Armenia

1020 Ricomparsa della figura umana nella scultura

monumentale (architrave di Saint-Genisde-Fontaines)

1062-1083 Costruzione dell’abbaziale della Trinità a Caen

1063 Inizio della costruzione della basilica di San

Marco a Venezia, sul modello delle chiese

bizanne a cupola

XI sec.

Generalizzazione della costruzione in pietra

1075-1080 Comparsa dei capitelli istoria a Saint-

Sernin a Tolosa

1093-1128 Primo esempio di costolone a Durham (Inghilterra)

1100 ca. Costruzione della galleria del chiostro di

Moissac (primo chiostro istoriato)

1120 ca. Timpano scolpito di Moissac

1120-1130 ca. Timpano scolpito di Conques

1120 Vézelay: uso della volta a crociera nella navata centrale

1120-1178 Saint-Front di Périgueux (fila di cupole)

1130-1140 ca. Timpani scolpi di Autun e Vézelay

1130 ca. Volte esaparte a Saint-Éenne a Caen

1141-1144 ca. Ricostruzione del coro dell’abbaziale di Saint-Denis

Metà del XII sec. Portale reale di Chartres

1150 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Noyon

1155 ca. Primi archi rampan a vista (Saint-Germain-des-Prés)

1160 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Laon

1180 ca. Facciata romanica di St-Trophime ad Arles

1185 ca. Coro dell’abbaziale di Pongny

1195-1220 Costruzione del coro e della navata di Notre-Dame

a Chartres

1200 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Rouen

1220-1236 Costruzione della facciata e della navata di Notre-

Dame a Amiens

1230 ca. Quaderno di Villard de Honnecourt

1247-1275 Costruzione del coro di Saint-Pierre a Beauvais

1257 Fondazione della Sorbona

1275-1292 Costruzione della navata della chiesa dei Giacobini

a Tolosa

1284 Crollo del coro di Beauvais

1309-1424 Costruzione del Palazzo Ducale a Venezia

1312 ca. Dante, l’Inferno

1334 Inizio della costruzione del campanile di Gioo a

Firenze

1334-1342 Costruzione del primo Palazzo dei Papi ad Avignone

1350-1353 Boccaccio, il Decamerone

1370 Carlo V fa costruire la Basglia

1375-1381 Arazzo dell’Apocalisse (Angers)

1400 Jean Froissart, Cronache

1410-1416 I fratelli Limbourg illustrano le Très Riches Heures

du Duc de Berry

1455 Gutenberg stampa la prima Bibbia

1470 ca. Inizio della costruzione della chiesa di Notre-Dame

a L’Épine

-2-


BASILICA DEL LATERANO, ROMA

Fondata da Costanno (IV secolo).

SAINT-MARTIN-DU-CANIGOU

Consacrata nel 1009. Il capocroce,

le due absidiole e il campanile hanno

una decorazione “alla lombarda”.

SAINT-SERNIN,

TOLOSA

Al momento della

consacrazione, nel

1096, è costruito

solo il capocroce.

Le navate laterali

sono doppie. Costruita

quasi interamente

in laterizi.

Abbaziale costruita verso

il 1030-1080. Disposizione

interna

(deambulatorio con

cappelle radiali, caraerisco

delle chiese di

pellegrinaggio) perfeamente

visibile al capocroce.

SAINTE-

MARIE,

SOUILLAC

Capocroce

dell’abbaziale.

Volta

a fila di

cupole.

Inizio del XII

secolo.

SAINT-MICHEL-DE-CUXA

Consacrata nel 974. Trasformata

alla metà dell’XI secolo. Dotata

all’origine di un atrio e di un

secondo campanile.

SAINTE-FOY, CONQUES

CLUNY III

BATTISTERO DI SAN GIOVANNI,

POITIERS

Costruito alla metà del IV secolo,

restaurato nel VI secolo, poi nel X.

Sormontato all’esterno da un frontone.

Il braccio meridionale

del transeo, il suo

campanile e alcuni

capitelli del deambulatorio

sono le sole

vesgia della più grande

chiesa romanica

(187 m. di lunghezza,

due transe, cinque

cappelle radiali,

12.000 capitelli scolpi-

…)

NOTRE-DAME,

JUMIÈGES

Consacrata nel 1067

alla presenza di Guglielmo

il Conquistatore,

distrua dopo il

1804. Una delle più

grandi chiese dell’epoca

romanica

(navata lunga 88 m. e

alta 25 m.).

SAINT-GERMER-

DE-FLY

1140-1150. Tipica

degli inizi del

goco: gli archi

rampan sono

dissimula nel

sooteo, le

volte sono a

crociera costolonata.

SAINT-RÉMI,

REIMS

Abbaziale consacrata

nel

1049, coro

edificato nel

1170-1200. Ha

quaro livelli in

alzato. Triforio

aperto.

NOTRE-DAME,

PARIGI

Facciata armonica

costruita tra il

1200 e 1220. Le

torri sono terminate

verso il

1250.

SAINT-DENIS

Facciata armonica

costruita

da Suger prima

del 1140. Necropoli

dei re di

Francia.

SAINT-ÉTIENNE, BOURGES

Costruita tra il 1194 e il 1260

circa. Aula a cinque navate senza

transeo e volte esaparte.

SAINTE-CHAPELLE,

PARIGI

Costruita per san Luigi

tra il 1242 e il 1248.

Non ha archi rampan

ma una struura metallica

di rinforzo.

SAINT-CÉCILE,

ALBI

Edificata a

parre all’incirca

dal 1276.

Caraeri del

goco meridionale:

navata

unica, archi

rampan assen.

WELLS (INGHILTERRA)

1220-1239, 1367-1386 per la torre

Sud, 1407-1424 per la torre Nord. Il

goco inglese assume gradualmente i

suoi caraeri specifici: costruite al di

fuori delle cià le caedrali inglesi si

sviluppano in lunghezza, aumentando

la loro superficie senza ricercare le

altezze delle caedrali francesi.

-3-


INTRODUZIONE

“Ciascuno dei bracci del transeo comprende tre

campate di diversa larghezza, separate da pilastri

a sezione quadrata con quaro semicolonne, che

sorreggono le grandi arcate a doppia ghiera, gli

archi trasversali della volta a boe della navata

principale e quelli che separano le volte a crociera

delle navate laterali”.

Marcel AUBERT, La chiesa di Conques

IL FUOCO, IL POTERE E IL CANTO…

Ricostruzione virtuale dell’ulma grande basilica civile di Roma,

edificata da Massenzio all’inizio del IV secolo, unica basilica romana

voltata in pietra. Le sue volte a concrezione permeono alla navata

centrale di superare vencinque metri di luce, ampiezza che le volte

medievali mai raggiungeranno. Dopo la vioria su Massenzio Costanno

si farà erigere, in una delle absidi, una statua che lo raffigura,

alta nove metri. ILLUSTRAZIONE PHILIPPE PERROT.

Arco trionfale, deambulatorio, transeo, claristorio,

arco a tuo sesto… Tu ques elemen ci sembrano

più o meno familiari, ma molto spesso le realtà

che essi rappresentano ci appaiono sfuggen, in

parte perché ciascuno di ques elemen designa

un oggeo che va inteso nelle tre dimensioni, ma

che spesso invece viene rappresentato in due dimensioni,

ma anche perché dietro ques elemen

si cela una storia poco nota: quella del monumento

nel quale e per il quale sono apparse tue le innovazioni

dell’architeura religiosa dell’Occidente

medievale, ovvero la chiesa, o meglio la grande

chiesa, la basilica. Noi crediamo di conoscere questo

edificio, a noi familiare perché presente ovunque

in Occidente, ma mentre non si corrono grandi

rischi nell’affermare che una fortezza è un luogo di

difesa e dominio, è meno facile intendere i principi

che governano lo spazio e la pianta di una chiesa. A

quali necessità deve rispondere la sua costruzione?

Perché una chiesa possiede una navata centrale,

delle navate laterali, un transeo? Al fine di comprendere

cosa siano realmente un’abside o un coro,

al fine altresì di intendere cosa abbia spinto i

maestri d’opera del Medioevo a sfidare le leggi della

gravità, bisogna richiamarsi alla storia di questo

edificio così familiare e al contempo così singolare,

una vecchia storia che inizia al principio del IV secolo

della nostra era, ma che affonda ben più indietro

nel tempo le sue radici (v. pagina 7).

Oenuta nel 313 d.C. con l’edio di Milano la libera

professione della loro religione i Crisani hanno finalmente

la possibilità di edificare i propri luoghi di

culto. La scelta crisana, alla quale l’imperatore Costanno

non è certo estraneo, esprime una nuova

concezione della divinità e del rapporto tra gli uomini

e la potenza divina: unico imperatore, unico

Dio. Al fine di simboleggiare nella pietra l’alleanza

tra la nuova religione e l’Impero, i Crisani rigeano

l’insieme della tradizione architeonica dei templi

pagani. Operano peraltro una scelta singolare,

prendendo a modello dei loro edifici sacri una grande

costruzione civile, che fin dall’anchità aveva la

funzione di tribunale e mercato coperto: la basilica.

Si definiscono rapidamente le scelte fondamentali:

navata centrale, navate laterali, abside, transeo

inquadrano i nuovi principi… e un nuovo vocabolario

(v. pagina 8), e nonostante le numerose modifiche

apportate alla pianta basilicale, segnatamente

per adaarla al culto crisano (v. pagina 10), la basilica

permane, dal IV secolo della nostra era fino al

termine del periodo goco, il modello fondamentale

delle chiese d’Occidente. Questa scelta iniziale

determina la storia e l’originalità dell’architeura

religiosa occidentale, poiché la pianta basilicale, al

contrario della pianta a cupola centrale che si sviluppa

in Oriente a parre dal V secolo, ha in sé una

fondamentale instabilità: concepita per ricevere

una copertura con armatura lignea, la basilica è un

edificio longitudinale parcolarmente inadao a

sopportare le spinte esercitate dalle volte in pietra

da taglio.

Fino al X secolo la grande maggioranza delle chiese

in Occidente ha una copertura con armatura lignea,

ma la fine delle invasioni permee presto il ritorno

di una prosperità che, a differenza di quella dell’epoca

carolingia, non è effimera. Questa condizione

si accompagna a un repenno incremento della popolazione,

che rende necessaria la costruzione, o la

ricostruzione, di numerose chiese. Quando gli artefici

decidono di fornire ai nuovi edifici delle volte in

pietra la parcolarità della pianta basilicale si rivela

in tua la sua complessità (v. riquadro qui soo).

L’architeura romanica, dall’XI al XII secolo, è paradossalmente

costrea da due esigenze: da una parte

aumentare la larghezza dell’edificio, allo scopo di

accogliere un numero sempre maggiore di fedeli e

pellegrini, dall’altra adaare alla navata centrale

una copertura in pietra, combaendo con difficoltà

le forze destabilizzan generate da queste volte (v.

pagina 14). Ha luogo poi una rivoluzione: a parre

dalla metà del XII secolo l’uso sistemaco di una

tecnica di copertura ancora poco impiegata, la volta

costolonata (o a ogiva), trasforma interamente il

metodo di costruzione. La soluzione dei problemi

lega alla spinta delle volte raggiunge il suo apogeo,

e nelle cià le volte delle caedrali goche,

soese dai loro costoloni in pietra, sovrastano, ad

altezze fino ad allora ignote, immense vetrate che si

offrono alla luce (v. pagina 18).

-4-

La copertura con volte in pietra della navata centrale delle chiese,

resa possibile, a parre dagli ulmi anni del X secolo, dalla fine delle

invasioni e dal ritorno della prosperità, è determinata da numerosi

movi. Il vantaggio principale della pietra, oltre alla sua maggior

durata, consiste nella sua resistenza al fuoco: diversamente dai preceden

edifici, nei quali una copertura lignea incendiata rischiava di

trascinare nel crollo le murature che la sostenevano, una basilica con

volte in pietra non teme in realtà il fuoco, poiché la volta si dispone

tra il teo e lo spazio interno. La presenza della volta, inoltre, costuendo

una vera e propria “impalcatura” permanente, rende più

agevole la manutenzione e il restauro delle struure lignee. A queste

movazioni di natura tecnica si aggiungono quelle legate al ruolo

stesso della chiesa: la volta indirizza lo sguardo verso il centro liturgico

della basilica in misura maggiore di una copertura in legno, può

inoltre essere dipinta, e la sua forma e il suo nome richiamano la

volta celeste (spesso uno sfondo blu noe e delle stelle decorano le

volte delle basiliche). Un ulmo argomento “liturgico” aene all’importanza

del canto nella religione crisana: non è solo il volume

interno della chiesa, ma anche la presenza delle volte, a rendere

l’acusca dei monumen crisani così imponente. Esistono poi delle

ragioni di tu’altro ordine: allo stesso modo dei campanili e dei castelli

le volte in pietra, il cui costo è elevato, costuiscono un simbolo

del potere economico dei signori ecclesiasci (v. riquadro pagina

16), ai quali i signori laici elargivano numerose donazioni al fine di

legimare il proprio potere. Con l’affermarsi della feudalità non è

escluso che una certa emulazione, se non proprio una rivalità, siano

all’origine del rinnovamento, se non della totale ricostruzione, di

numerose chiese, in alcuni casi edificate da meno di cinquanta anni.


1

DEFINIZIONE

DELLA PIANTA

“Un edificio completo ci mostra in un solo sguardo la somma delle intenzioni,

invenzioni, conoscenze e forze che sono all’origine della sua esistenza”.

Paul VALÉRY, Variété III.

LA PIANTA DI UNA CHIESA

I termini fondamentali, aula, transetto, abside, e alcuni altri…

LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE

Da dove proviene la parola “basilica”, qual è il modello fondamentale delle

chiese d’Occidente?

1- La basilica è un’invenzione dell’architettura civile

2-La basilica civile romana

La gestione dello spazio interno

LA SCELTA CRISTIANA

Che cosa è una chiesa, perché ha un’aula, un’abside, un transetto?

1-Aula e abside

2-L’orientamento della chiesa

3-Il ruolo del transetto

L’Oriente e l’Occidente

OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI

Quali sono i principi che regolano la distribuzione degli spazi dell’edificio?

1-La chiesa è fondata su delle reliquie

2-Culto delle reliquie e gestione degli spazi a loro riservati

La chiesa nella chiesa

ALLEGATO A - PERIODI PRINCIPALI

Paleocristiano, carolingio, ottoniano, romanico, gotico

-5-


LA PIANTA DI UNA CHIESA

Per convenzione la pianta di una chiesa non viene rappresentata

all’altezza del suolo ma a un livello immediatamente superiore

al davanzale delle finestre. Le volte sono indicate da

linee continue o tratteggiate (v. riquadro p. 27). La denominazione

delle parti di una chiesa si effettua in base al loro

orientamento (v. p. 35). Qui in basso: pianta della chiesa di

Saint-Étienne a Nevers (v. illustraz. pp. 16 & 17).

AULA (o NAVATA in senso lato). Dal

lano navis (nave), derivato dal greco

naῦs, con lo stesso significato

(cfr. il termine naós, vano centrale

del tempio greco). 1. Spazio interno

di un edificio sviluppato in lunghezza.

2. In architeura religiosa la parola

aula (o navata

in senso lato)

impiegata da sola designa sempre la parte longitudinale

della chiesa, aperta ai fedeli, situata tra

l’antechiesa e la crociera del transeo (o il coro

architeonico in assenza del transeo). L’aula è

costuita da una o più navate. Poiché in una

chiesa di piccole dimensioni l’aula è spesso composta

da una sola navata, può esserci spesso

confusione tra le parole “aula” e “navata”.

NAVATA. Unità di suddivisione dello spazio longitudinale

dell’aula. La navata è uno spazio allungato

delimitato da due muri nel caso di aula a una

sola navata, un muro e un colonnato nel caso di

navata laterale, due colonna nel caso di navata

centrale. Questo spazio è delimitato in alto da

una volta e/o da una armatura lignea. L’aula e il

transeo possono essere divisi in più navate, una

centrale e due o più laterali (v. riquadro a p.7).

NAVATA LATERALE. Si trova a lato della navata

centrale dell’aula o del transeo. Può avere in

alcuni casi una copertura bassa, circa la metà

della navata centrale, e può essere in questo

caso sormontata da una tribuna, formando una

struura chiamata collaterale.

v. illustraz. qui in basso.

COLLATERALE. 1. Insieme formato da una navata

laterale e dalla tribuna che la sormonta. 2. Sinonimo

di navata laterale.

CAMPATA. Originariamente, spazio compreso tra due sostegni. Unità

di divisione trasversale di una navata, compresa in pianta tra quaro

sostegni. Campata in alzato: v. riquadro a p.14.

TRIBUNA. v. p.15. Galleria alta, situata al di sopra di una navata laterale:

il loro insieme forma un collaterale (v. illustraz. qui in basso).

ANTECHIESA o CORPO ANTERIORE. Parte

di una chiesa a pianta basilicale, costuita

dalla facciata principale, da una o due torri,

ed estesa in profondità per una o due campate anteriormente all’aula.

All’interno sono a volte presen un porco interno o un vesbolo.

PORTICO. Vano o galleria in comunicazione con l’esterno tramite

aperture prive di infissi, abitualmente basso avancorpo sporgente

davan alla facciata. Il PORTICO INTERNO invece non sporge ma è

compreso nella struura dell’antechiesa. v. NARTECE.

CORO ARCHITETTONICO. Dal lano chorus

“coro”, è diverso dal CORO LITURGI-

CO. La parola coro, in senso streamente

architeonico, designa le par della chiesa

situate al di là del transeo, o al di là

dell’aula, in assenza del transeo. Il coro

architeonico, semplice definizione di un

elemento struurale della chiesa, idenfica

una realtà diversa dal coro liturgico,

entà con specifica funzione religiosa.

CAPOCROCE. Per analogia con la posizione del capo di Cristo sulla

Croce questo termine, generico, designa l’insieme dei muri, delle

finestre e delle coperture del coro, vis dall’esterno. Una chiesa priva

di abside, o con questo inserito in un volume cubico,

è dea A CAPOCROCE PIATTO.

ABSIDE. Dal lano absis, dal greco apsís, “volta”. 1.

Nell’anchità, parte di una basilica civile, a forma

di emiciclo, ove sedevano i magistra. 2. In architeura

crisana la parte più elevata del coro di una

chiesa, visibile in pianta come un semicerchio.

Riservata agli al offician del culto, l’abside costuisce

la totalità o una parte del presbiterio.

DEAMBULATORIO. Dal lat. deambulare, “andare in

giro”. Corridoio curvo. Il deambulatorio, che diventa

abituale nelle grandi chiese dell’epoca romanica,

permee ai fedeli e/o ai pellegrini di “girare”

intorno alla cripta o al presbiterio e di accedere

alle cappelle radiali senza penetrare né nel presbiterio

né nel coro liturgico, riserva ai chierici.

CAPPELLA. Dal lat. pop. capella, diminuvo di cappa,

“mantello con cappuccio”, con cui in origine si

indicava il mantello di san Marno, reliquia conservata

in un oratorio alla corte dei re di Francia. 1.

Vano o piccola navata contenente sempre un altare,

annessa a una chiesa o a un edificio civile. Nella

chiesa le cappelle possono essere ORIENTATE

(rivolte a est), OPPOSTE (rivolte a ovest), o RADIA-

LI, ossia situate sul prolungamento di una linea

tracciata dal centro dell’abside. La cappella ASSIA-

LE è l’unica al contempo radiale e orientata. 2.

Piccola chiesa secondaria priva di privilegi parrocchiali.

ABSIDIOLA. Cappella, o parte di una cappella, a forma di piccola

abside.

TRANSETTO. Corpo trasversale che

interseca l’asse di alcune chiese tra

l’aula e il coro, formando con essi il

disegno di una croce. I bracci del transeo

corrispondono agli elemen della

croce su cui poggiavano le braccia del

Cristo. Alcune chiese hanno due o più

transe.

CROCIERA. Lo spazio (in pianta e in

volume) determinato dall’intersezione della navata centrale del transeo

con quella dell’aula.

BRACCIO. Ognuna delle due par del transeo ai la della crociera.

Nelle chiese orientate si disnguono il braccio Nord e quello Sud.

-6-


LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE

La basilica deve il suo nome a un piccolo edificio costruito ad Atene all’inizio dell’epoca classica,

la stoá Basíleios: il “porco del re”. La composizione stessa di questo nome illustra la

duplice origine della basilica civile romana.

Pianta della Stoá Basíleios (15 m. ca. di lunghezza), a

nordovest dell’agorà classica di Atene (fine del VI o

inizio del V sec. a.C.), ove erano conservate – e affisse –

le leggi ateniesi.

Nell’anca Grecia

l’agorà, spazio

pubblico e

cuore della vita

La basilica è un’invenzione dell’architeura civile.

economica e

polica della

cià, è fiancheggiata

da

gallerie coperte.

Dal raddoppio

in profondità

di queste gallerie nasce all’inizio dell’età classica un nuovo

po di edificio: il porco (in greco stoá). Galleria doppia, o

tripla, con appoggio su un muro di fondo o su una fila di locali

adibi a boeghe o camere (v. illust. qui soo), il porco serve

innanzituo a ospitare e far circolare una popolazione la cui

vita è ritmata dalle avità dell’agorà. Piccoli o grandi, a uno o

due piani, i porci assumono presto diverse funzioni: merca

coper, luoghi di riunione, sedi di magistrature, e il loro principio

costruvo viene applicato anche all’edificazione di magazzini,

come l’arsenale del Pireo. La trasformazione delle gallerie

da luoghi di passaggio in edifici veri e propri soolinea infa

la difficile nascita dell’idea stessa di un edificio costruito dalla

cià senza essere direamente consacrato né ai giochi né al

culto, ma legato all’esercizio della vita civile nei suoi diversi

aspe. Soo un porco dell’agorà di Atene, ad esempio, la

Stoá Poikíle (il porco dipinto), si riunivano Zenone di Cizio e i

suoi discepoli, de stoici, ovverossia “quelli del porco”…

Il termine stesso “basilica” proviene da stoá Basíleios – il por-

co del re (illust. qui a lato) – sede dell’arconte-re, alto magistrato

ateniese incaricato di funzioni religiose e del giudizio

dei crimini di empietà e omicidio: è infa dall’amalgama del

senso generale di stoá (come spazio coperto adibito agli affari)

con la nozione più precisa di sede di un’alta magistratura

che nascerà l’edificio a cui i Crisani poi si ispireranno, la basilica

civile di Roma.

Ricostruzione virtuale della Stoá Sud nell’agorà di Atene. I colonna si

affacciano sull’agorà mentre i locali sono sistema contro il muro di fondo.

La basilica civile romana si ispira ai porci greci ma introduce due elemen maggiori,

l’abside e la capriata.

La prima basilica civile romana menzionata dalle fon è quella

faa edificare da Catone il Censore intorno al 180 a.C. Prolungamento

coperto del Foro e delle sue avità commerciali, la

basilica civile ha la duplice funzione di mercato coperto e di

tribunale. È una vasta aula reangolare divisa per ragioni tecniche

(v. riquadro qui soo) in almeno tre parzioni longitudinali

– oggi chiamate navate – separate da dei colonna che

sostengono i muri superiori della navata centrale. Questa, più

elevata delle altre due e illuminata direamente dalla luce del

giorno, riceve una copertura a doppia falda sorrea da capriate,

mentre le due navate laterali sono coperte da un teo a

falda unica. Uno o più emicicli, o absidi, dispos su uno o più

la, completano l’insieme. L’abside, unica parte dell’edificio

voltata in pietra, ha una precisa funzione: sede dei magistra

pubblici durante le udienze, è nel contempo la sede dell’autorità

quando la basilica serve da grande sala di riunione. Spesso

preceduta da un podio in legno – o in pietra come a Pompei –

l’abside è quindi

inmamente

legata alle

nozioni di autorità

e giuszia.

Ricostruzione

virtuale della

basilica civile di

Leps Magna

(Libia), III sec.

d.C.

Ricostruzione virtuale della basilica civile

di Leps Magna (Libia), III sec. d.C.

Se il legno costuisce il mezzo più semplice per coprire uno spazio

longitudinale, il solo metodo ulizzato nei templi e nei porci greci

consiste in una rudimentale sovrapposizione di sostegni e travi, tecnica

che impedisce di coprire, in larghezza, uno spazio rilevante (v.

p.28) senza ricorrere a una molplicazione di sostegni interni

(colonne o pilastri). Per quanto ulizza come luoghi di riunione i

porci greci non possono sorarsi a questa regola. La soppressione

dei sostegni centrali dell’armatura e la conseguente realizzazione di

un volume di grandi dimensioni sono rese possibili da un’invenzione

-7-

ellenisca o romana: la capriata (v. illust.) rende solidale l’insieme

dell’armatura e la navata centrale di una basilica romana può così

raggiungere una larghezza di più di ven metri. Per allargare ancora

questo spazio si rende necessaria la costruzione di gallerie adiacen,

e ciò spiega la presenza in una basilica di navate laterali (i collaterali).

In effe, dalle origini all’epoca goca la costruzione di queste

navate laterali è l’unico mezzo per allargare lo spazio condizionato

dai limi tecnici dell’armatura lignea o della volta della navata centrale.


LA SCELTA CRISTIANA

Prima del IV secolo non si ha alcuna nozia di edifici di culto crisano di qualche importanza.

A parre dal 312 la religione crisana riceve la protezione dell’imperatore Costanno.

Avviene allora, immediata, la scelta: i Crisani rigeano gli anchi templi e assumono a

modello un edificio civile. L’evoluzione dell’architeura religiosa in Occidente è interamente

legata a questa originale opzione.

Assemblea e autorità, aula e abside, ovvero le ragioni fondamentali

della scelta basilicale.

Chiesa, ekklesía: assemblea. Il rifiuto crisano

dei templi pagani a favore delle basiliche

aene in primo luogo a un capovolgimento

di ordine liturgico: mentre i templi pagani

non sono concepi per accogliere i fedeli

durante le cerimonie religiose (v. illustrazione

qui a lato), la basilica – edificio civile ormai

dotato di un grande spazio interno (v.

riquadro a pag.7) – si impone proprio per

questo presso i Crisani, pos di fronte alla

nuova necessità di combinare il luogo di

culto con quello di riunione.

La scelta basilicale, inoltre, rivela una nuova concezione del

rapporto tra il divino e la cià. La basilica civile, per la sua origine

(i porci greci) e soprauo per la sua posizione (il foro),

era doppiamente legata alla vita della cià. I Crisani, prendendo

a modello questo edificio, fanno molto di più che rifiutare

i templi: si appropriano dell’edificio civile per eccellenza,

come evidenziato dalla parola stessa che indica l’edificio crisano;

nel IV secolo a.C. il termine ekklesía designava l’assemblea

dei ciadini, nel IV secolo d.C. designa l’assemblea dei

fedeli… e l’edificio di culto crisano.

Pianta del Partenone

di Atene (dimora di

Athena Parthénos, la

dea vergine), certamente

il più celebre

dei templi pagani. Il

vano centrale (il

naós) supera appena

i dieci metri di ampiezza.

v. riquadro p.7

Questa ragione di ordine funzionale (e liturgico),

tuavia, non spiega da sola l’adozione

della pianta basilicale. Se la scelta,

infa, di ulizzare la grande aula della

basilica è deata dalla volontà dei Crisani

di riunire i fedeli, la sistemaca conservazione

dell’abside, sede dei magistra, simbolo

e luogo di esercizio della giuszia e

dell’autorità, tradisce un’altra volontà.

Questa persistenza dell’abside rivela l’importanza

della scelta originale: i Crisani si

ispirano a un edificio legato alla magistratura: la casa di Dio

non è soltanto un luogo di preghiera ma anche un tribunale,

dove tu devono conoscere la legge imperiale e l’autorità

dell’Eterno Giudice… e dei suoi magistra (v. pagine 10 e 11).

Pianta della basilica civile costruita da Vitruvio (I sec. a.C.) a Fano. Da

Claude Perrault. A eccezione dell’ingresso e dell’abside che non sono

ancora sistemacamente situa lungo l’asse longitudinale dell’edificio,

la basilica civile differisce dai futuri monumen crisani solo per l’assenza

del transeo.

I Crisani si appropriano della pianta basilicale ma la adaano: la loro più importante

trasformazione non è un’aggiunta ma un cambio di orientamento.

Prima ancora di orientare le basiliche – ovvero, nel senso originario

del termine, rivolgerle a Oriente (da dove era aesa la

venuta di Cristo alla fine dei tempi) – i Crisani modificano la

distribuzione del volume interno di ques edifici: mentre l’ingresso

della basilica civile era in genere situato al centro di uno

Ricostruzione virtuale degli alza della basilica di San Pietro costruita da Costan-

no nel 326. L’intero edificio, crisano e imperiale, converge verso la magnificenza

dell’abside. La navata centrale ha una luce di 24 metri, ampiezza mai

raggiunta dai futuri edifici romanici e goci.

dei la lunghi dell’edificio (v. illust. qui sopra), i Crisani pongono

sistemacamente l’entrata su uno dei la cor. Questa

variazione è fondamentale: la basilica non è più ormai un semplice

edificio, ma una vera e propria struura in forma di nave,

che a parre dall’ingresso dirige i passi, gli sguardi e le preghiere

verso un unico luogo (v. illust. qui soo). Questo

luogo, al polo opposto dell’edificio, ove convergono le

linee prospeche, e che è spesso preceduto da un

“arco trionfale”, è l’abside, che diviene per i Crisani

la sede stessa della divinità. È nel cano absidale che

sarà rappresentato il Cristo in maestà, è nell’emiciclo

che sarà posto il seggio del vescovo. Davan all’abside

è situato l’altare che, posto dalle religioni politeiste

all’esterno del tempio, è ora inserito all’interno

dell’edificio. Il sacrificio diviene simbolico (sull’altare

non si uccide più l’agnello), ma permane il rituale di

una purificazione colleva (al momento dell’Eucaresa

il Crisano mangia e beve il corpo e il sangue di

Cristo).

A ques cambiamen ne seguono altri: una corte

quadrata circondata da porci, l’atrio, appare davan

alla chiesa. A parre dal V secolo l’atrio è sostuito a

volte da un porco, il nartece, al di là del quale i catecumeni

(non ancora baezza) non sono ammessi.

Ulma aggiunta, al più tardi nel VI secolo, è il campanile,

che scandisce le ore della preghiera e chiama i

fedeli all’assemblea, oltre a costuire, sicuramente

dalle origini, un simbolo di dominio e un posto di osservazione

per lanciare l’allarme in caso di pericolo.

-8-


L’ORIENTE E L’OCCIDENTE

Una fondamentale disnzione emerge a parre dal V secolo tra le chiese in

Oriente e in Occidente. Nell’impero bizanno la padronanza tecnica della volta

a cupola (nota da millenni in Mesopotamia e trasmessa in parcolare dalla Persia),

induce a privilegiare una pianta centrale, dea a croce greca, già presente

nei mausolei e nelle terme imperiali. Le parcolarità di questa pianta sono legate

alle caraerische stesse della cupola (v. § 2 p.26) e all’implicita stabilità di

una pianta siffaa: la cupola centrale riceve la controspinta di quaro volte a

boe (a loro la chiesa deve la forma di croce), che annullano senza grande difficoltà

le spinte esercitate dalla volta e aprono d’altra parte un vasto spazio interno

non interroo da file di colonne. Le architeure carolingia e romanica reintrodurranno

poi in Occidente il principio costruvo della cupola. Nel V secolo,

tuavia, l’assenza di tale tradizione e, ben presto, la carenza di mezzi legata alla

caduta dell’Impero romano, favoriscono il perpetuarsi della pianta basilicale,

meno difficile da edificare, e meno costosa, perché dotata di coperture in armatura

lignea e non in pietra.

La basilica, con la sua aula longitudinale, non

possiede la stabilità delle chiese a croce greca.

Sarà proprio questo punto debole che

condurrà alla sua straordinaria metamorfosi

nell’epoca romanica (v. pagine da 14 a 17).

Le tecniche di costruzione rimangono in sostanza idenche

a quelle dell’architeura pagana, tranne che per la

sostuzione presto generalizzata dell’architrave da parte

dell’arco nel ruolo di sostegno tra le colonne e i muri superiori,

trasformazione che condurrà lentamente alla nascita

della campata (v. riquadro a p.14). Questa trasformazione

è però legata, più che a una scelta religiosa, a

una evoluzione tecnica iniziata da mol secoli, che aveva

visto crescere l’importanza dell’arco in architeura (v.

p.24).

Se l’aula è lo spazio di riunione e l’abside il simbolo del Dio crisano, il transeo, fondamentale

aggiunta crisana, gioca un ruolo più complesso.

“Si sosene spesso che il transeo serva a

dare alla chiesa la forma di una croce lana

[…] ma sono le leggi del volume a rendere

obbligatoria la sua presenza”.

Stephen Jay Gould, Darwin e i grandi enigmi

della vita, 1979.

Il transeo, che appare già dalle

origini, in parcolare a Roma in San

Pietro (v. illust. qui a lato), definisce

la nuova struura propriamente

crisana della basilica, alla quale

dà la forma di croce, simbolo della

Passione di Cristo. Insieme all’arco

trionfale che lo precede il transeo

esalta l’abside, liberando uno spazio

che amplifica la concentrazione

delle prospeve verso questo punto

preciso dell’edificio. Al transeo

inoltre viene affidata un’altra funzione,

fondamentale, puramente

architeonica: il volume interno di

un oggeo aumenta più rapidamente

(al cubo) della sua superficie

(al quadrato). Da questa legge geometrica

discende il seguente principio

architeonico: se si raddoppia

la superficie di una piccola chiesa il

suo volume si quadruplica, mentre

la superficie delle finestre che devono

dare luce a questo volume

soltanto si raddoppia. Provvede

allora il transeo a compensare

TERMINI PRINCIPALI

ALTARE. Dal medesimo termine lano, che indica un supporto

posto sulla tavola dei sacrifici al di sopra dell’anco altare

(ara). Nella chiesa crisana, tavolo consacrato sul quale è

celebrato il sacrificio della Messa. L’ALTARE MAGGIORE, situato

nel presbiterio, è l’altare principale della chiesa. Ogni

altare fisso o mobile deve avere al suo interno un SEPOLCRO,

cavità che conene le reliquie, chiusa da un sigillo in pietra.

ARCO TRIONFALE. Arcata situata all’estremità dell’aula,

all’entrata del coro o della crociera del transeo.

ATRIO. Dal termine lano atrium che designa l’elemento

principale, aperto, della casa romana, posto al suo centro. In

architeura paleocrisana indica una corte circondata da

porci situata davan a una chiesa.

BASILICA. Dal greco [stoá] basíleios, “[porco] reale”, sede

dell’arconte-re ad Atene (v. pag.7). 1. In anco edificio civile

a pianta reangolare diviso in più navate parallele, adibito

sia a tribunale che ad avità commerciali. 2. Chiesa costruita

-9-

questa mancanza di luce. Questa

aula trasversale, infa, è chiusa alle

sue estremità da due muri pignone,

i quali hanno un ruolo secondario

nella staca dell’edificio. La costruzione

del transeo permee quindi,

con il passaggio dei muri non portan

da uno (quello della facciata) a

tre, di molplicare porte e finestre

senza indebolire la struura: in

ques muri pignone in effe troveranno

posto le rose romaniche e i

rosoni goci (v. pagine 30 & 31).

Una piccola chiesa, in effe, possiede

di rado un transeo, presente

invece più di sovente in una grande

basilica. La possibilità di aprire delle

porte nei muri pignone del transeo

si rivelerà peraltro fondamentale

per la circolazione dei fedeli e

dei pellegrini all’interno dell’edificio

(v. pagine 10 & 11).

Ricostruzione virtuale della prima

basilica di San Pietro a Roma. Costruita

ove si riteneva fosse la sepoltura

dell’apostolo Pietro, essa prefigura le

chiese che sorgeranno in futuro per il

culto delle reliquie (v. pagine seguen-

).

in base alla pianta di una basilica romana. Una caedrale è in

questo senso una basilica. 3. In dirio canonico chiesa dotata

dal Papa di determina privilegi. In questo senso una caedrale

non è una basilica…

CHIESA. Dal greco ekklesía, “assemblea”. 1. L’insieme della

comunità crisana. 2. Per metonimia ogni edificio consacrato

al culto della religione crisana (v. TEMPIO). L’evoluzione

della parola si richiama a quella del termine sinagoga (dal

verbo greco sunágein, radunare; sembra peraltro che alcune

comunità ebraiche abbiano ulizzato delle basiliche civili

prima dell’adozione crisana della pianta basilicale.

NARTECE. 1. Avancorpo addossato alla facciata delle prime

basiliche, e desnato ai catecumeni (coloro che ricevevano

l’insegnamento religioso ma, non essendo ancora baezza,

non avevano accesso alla chiesa). 2. Il termine designa spesso

oggi il porco interno delle chiese romaniche.

TEMPIO. Ogni edificio consacrato al culto pubblico di una

qualsiasi divinità.


OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI

Aula, abside e transeo definiscono la forma generale della chiesa d’Occidente, ma la distribuzione

interna dell’edificio segue ulteriori regole. La chiesa vuole essere l’immagine

della Chiesa, l’edificio vuole essere l’immagine della comunità: entrambe universali (in greco

katholikós) e fortemente gerarchizzate.

L’edificio di culto crisano si fonda, fin dalle origini, sulle reliquie di un marre o di un

santo.

Nella tradizione anca i templi appartengono ai vivi e alla

cià. Ai mor sono riservate le necropoli (dal greco nekrópolis,

“la cià dei mor”), situate al di fuori della cià, o come a

Roma al di là di un tracciato sacro, il pomerium (post murum,

“al di là delle mura”). I primi Crisani troveranno sepoltura sia

nelle necropoli pagane (come da tradizione l’apostolo Pietro

sul colle Vacano) che in cimiteri soerranei (le famose catacombe

sulla via Appia e altrove).

All’inizio del Crisanesimo “ufficiale”, soo il regno di Costan-

no, quando il tempo delle persecuzioni è ancora vicino, i

Crisani creano una relazione nuova tra l’edificio di culto e la

morte: le loro prime grandi basiliche sono certo costruite nelle

necropoli, ma soprauo al di sopra del luogo ritenuto

sepoltura di san e marri (dal greco mártus, “tesmone”)

che, a immagine del Cristo sofferente sulla Croce, tesmoniano

la verità di Dio. Il cimitero (dal greco koimetérion,

“dormitorio”) diviene da allora inseparabile dall’edificio e

rimpiazza la necropoli: per il defunto non si traa più di abitare

con i suoi simili una cià dei mor, bensì di riposare accanto

al santo venerato in aesa del giudizio finale. All’inizio è la

pianta circiforme con rotonda quella più spesso adoata per

queste chiese “cimiteriali” (v. illustrazione qui a lato): la rotonda

è un vero e proprio “mausoleo” (ispirato dai mausolei

imperiali). Presto però prevarrà la pianta basilicale, priva di

rotonda, ma con una aggiunta fondamentale, la cripta, posta

San Marcellino e Pietro, Roma, IV secolo. Questo po di chiesa cimiteriale con

rotonda sarà abbandonato a favore della basilica absidata (aula, transeo,

abside) al di sopra di una cripta.

soo l’abside, che conene i res, le “reliquie” del marre o

del santo (le sue ossa oppure, in mancanza, alcuni ogge

lega alla sua vita). La chiesa non sarà dunque un mausoleo,

ma non sarà più neanche un luogo di culto cui è stata semplicemente

aggiunta la funzione di riunione dei fedeli. La chiesa

diventa un reliquiario, che fonda i suoi principi architeonici

e spirituali sulla presenza al suo interno delle reliquie, il cui

culto prende da allora uno straordinario sviluppo. L’idea per

la quale la luce di Dio, che ha toccato il santo, possa a sua

volta toccare, per il tramite delle sue reliquie, il fedele, spiega

in parte l’importanza annessa ai pellegrinaggi in epoca romanica

e quella conferita alla luce in epoca goca.

Gli spazi riserva al clero, ai fedeli e ai pellegrini all’interno dell’edificio sono struura

in funzione del culto delle reliquie.

“Durante la veglia nourna, una gran folla […] si accalcò intorno alla

tomba di san Marziale, e oltre cinquanta uomini e donne si calpestarono

a vicenda e morirono all’interno della chiesa; furono seppelli

all’indomani.”

Adémar de Chabannes, citato da Georges DUBY, L’anno Mille.

Dall’inizio del IV secolo il Crisanesimo, improvvisamente privilegiato,

ricalca le sue gerarchie su quelle dell’amministrazione

imperiale. La chiesa all’interno della cià è governata dalla

TERMINI PRINCIPALI

figura del vescovo (episcopus, il “sorvegliante”). Lo tesmonia

il termine “caedrale”, chiesa ove è posta la caedra, il seggio

del vescovo. Egli governa, protegge e sorveglia la comunità,

non solo nella cià ma anche in una giurisdizione più vasta, la

diocesi (dalla fine del III secolo circoscrizione amministrava

dell’Impero). Il vescovo, il cui ruolo polico e civile andrà crescendo,

è a volte chiamato gerarca (dal tolo del magistrato

incaricato nelle province del culto imperiale), termine che,

tramite il Crisanesimo, originerà la parola “gerarchia”.

CATTEDRALE. Dal lano cathedra, dal greco kathédra, “banco, seggio”. Chiesa dove si trova la caedra del vescovo, quindi chiesa “madre”

di tue le chiese di una diocesi. L’importanza delle caedrali goche fa spesso dimencare l’esistenza delle caedrali anteriori.

CORO liturgico. ≠ CORO ARCHITETTONICO. Dal lano chorus, canto a più voci, dal greco khorós, il coro della tragedia. Spazio funzionale che

può variare secondo le chiese e il numero dei chierici. 1. Spazio riservato ai chierici e ai coris durante la celebrazione. Spesso recintato, e

chiuso verso l’aula da un jubé, è dotato di stalli, e può essere sopraelevato. 2. Si intende a volte per “coro liturgico” l’insieme delle par

riservate al clero (coro liturgico e presbiterio).

CRIPTA. Dal lano crypta, dal greco krýptein, “nascondere”. Cappella soerranea a desnazione funeraria e

contenente reliquie.

JUBÉ (o PONTILE). Dalla prima parola della formula che il leore pronunciava dal ballatoio per invocare al

celebrante la benedizione: Jube, Domine, benedicere “Comanda, o Signore, la benedizione”. Divisorio monumentale

che separa il coro liturgico dalla navata centrale e termina in alto con un ballatoio. Appare in Francia

alla fine del XII secolo.

PRESBITERIO o SANTUARIO. Dal lano

sanctuarium, “armadio segreto del re”, poi

“luogo sacro”. Parte della chiesa che ospita

l’altare maggiore, riservato al più alto officiante

della chiesa.

RECINTO. Spazio delimitato che comprende

il coro liturgico e il presbiterio.

RELIQUIARIO. Scrigno prezioso che conene

una o più reliquie, dal lano reliquiae,

“res”.

STALLO. Dal lano medievale stallum,

sostegno, o dal francone stall, sosta. Ognuno

dei pos riserva ai chierici nell’insieme

monumentale del coro liturgico.

-10-


LA CHIESA NELLA CHIESA

La pianta di una chiesa è determinata

dalla precisa volontà della

gerarchia di fissare la propria posizione

tra Dio, le reliquie e gli uomini.

Per comprendere la pianta di

una chiesa bisogna considerare la

sua rigida comparmentazione: la

sua parte centrale (abside e presbiterio,

crociera e coro liturgico), delimitata

e inaccessibile, spiega l’esistenza

del deambulatorio, delle

cappelle radiali e forse anche l’importanza

del transeo: l’aumento

delle porte permee vie d’ingresso

e vie d’uscita separate. Va comunque

rilevato che questa comparmentazione,

eliminata in numerose

chiese dopo il Concilio di Trento,

non ha mai intaccato l’unità architeonica

dell’edificio. L’anco sogno

di una ekklesía, una comunità

non soggea a un potere temporale,

non fu estraneo a questa scelta.

Esempio di distribuzione

interna in una chiesa di

pellegrinaggio

In rosso il presbiterio, in blu

il coro liturgico, riserva

agli offician del

culto.

In verde la parte dove

“deambulano” i pellegrini.

In bianco l’aula, riservata ai

fedeli.

All’interno dell’edificio si trova la traduzione architeonica

della gerarchia che si raccoglie intorno al vescovo. In origine

all’interno dell’abside dei gradini semicircolari sono occupa

da un consiglio di anziani (i presbiteri) che aorniano il vescovo

durante le cerimonie. La parte della chiesa al di sopra della

cripta, dea presbiterio, delimitata da alcuni gradini, è riservata

agli offician del culto. Davan al presbiterio c’è un altro

spazio riservato dove i chierici, soomessi all’autorità del vescovo,

cantano e pregano durante la celebrazione: è il coro

liturgico. La chiesa è così neamente separata in due sezioni:

da una parte il presbiterio e il coro liturgico (la guida e la parola

della chiesa), riserva al clero, e dall’altra l’aula, dove sono

riuni i fedeli. La separazione tra le due par è segnata da un

cancello (dal lano cancellus, barriera). Al davan del cancello

sono situa gli amboni (dal greco ámbon, “margine”), sorta di

pulpi usa per le leure liturgiche.

la crociera e il transeo. Il clero, creando così una navata autonoma,

si isola ancora di più, con il muro del recinto che può

raggiungere i cinque metri di altezza. Una nuova costruzione,

il jubé (o ponle), separa dalla navata centrale questo spazio

riservato . Al di sopra del jubé sta un chierico, che ritrasmee

ai fedeli la Messa celebrata dall’officiante supremo, che i fedeli

non possono né vedere né ascoltare. Davan al jubé, che

rimpiazza gli anchi pulpi, compaiono due altari.

Questa opposizione nea (a est il clero, a ovest i fedeli) sembra

permanere fino al IX secolo. Il desiderio, tuavia, sempre

crescente, da parte di una popolazione anch’essa sempre più

numerosa, di avvicinare e persino toccare le reliquie, mee in

crisi questa semplice disposizione: alla fine dell’epoca carolingia

si crea all’interno dell’edificio un nuovo spazio, che diventerà

fondamentale nella distribuzione interna della chiesa. Si

traa del deambulatorio, corridoio semicircolare che gira

intorno all’abside, dotato esso stesso di piccole absidi, le absidiole

o cappelle absidali. Il ruolo del deambulatorio e delle

cappelle va visto araverso la complessa rete di rappor che

si stabilisce tra clero, reliquie e fedeli: più cappelle, più altari

secondari, più reliquie visibili. In parte per movi di sicurezza

(che avevano indoo allo spostamento delle reliquie per evitare

che cadessero in mano in parcolare ai Normanni) e in

parte per il successo dei pellegrinaggi (che aveva indoo alcune

comunità religiose a sorarsi a vicenda le reliquie) all’interno

della stessa chiesa si ritrovano diversi san e marri. Il

deambulatorio e le cappelle che si “irradiano” intorno all’abside

permeono da una parte a una grande folla di raggiungere

in un solo luogo diversi san e dall’altra agli offician del culto

di conservare uno spazio delimitato, ove si isolano, vera chiesa

dentro la chiesa costuita dal presbiterio (riservato al vescovo

in una caedrale o all’abate in un monastero) e dal coro

liturgico (riservato ai canonici o ai monaci). Questo spazio

viene chiuso dal clero con un recinto in metallo o in muratura

disposto tra le colonne, che impedisce la vista del presbiterio.

Nelle chiese di pellegrinaggio lo spazio è ancora più comparmentato:

una cancellata separa i fedeli (che assistono alla

celebrazione nelle navate dell’aula) dai pellegrini (in lano

peregrinus, “straniero”), che possono accedere alle cappelle

radiali del deambulatorio araverso le porte aperte nei bracci

del transeo, senza entrare in contao con i fedeli locali.

In epoca goca la cripta scompare a favore del molplicarsi,

fino all’interno dell’aula, di piccole cappelle, ove sono espos

degli scrigni riccamente decora, i reliquiari, che contengono i

sacri cimeli. La parte riservata al clero inoltre si approfondisce

per numerose campate verso il fondo della chiesa, liberando

Presbiterio (in fondo, con l’altare riservato al vescovo), e

coro liturgico (con gli stalli in legno dei canonici) della caedrale

di Notre-Dame a Parigi. Viollet-le-Duc, Dict. Rais. de

l’Architecture. Davan al jubé (che delimita verso l’aula il

coro liturgico) sono due altari per gli offician, rivol verso il

presbiterio e non verso i fedeli.

-11-


PERIODI PRINCIPALI

Bell’edificio, in fede mia, ove la disposizione interna e esterna richiamava tu gli sli. Era

di volta in volta bizanna, goca, romanica [...], con porte a tuo sesto, finestre a sesto

acuto, rosoni fiammeggian, guglie fantasiose, in una parola un campione di tu i generi,

[...] erano sta necessari seecento anni per la sua costruzione, e si era conformato in successione

alla moda architeonica di tue le epoche.

Jules VERNE, Il Door Ox.

L’architettura paleocristiana.

Dopo l’avvento di Costanno, la pianta basilicale è la scelta decisiva di una architeura monumentale

di respiro imperiale: aula vasssima costuita da cinque navate separate da colonna-

, transeo, arco trionfale e abside.

L’architettura carolingia.

La liturgia, dispersa in diversi edifici (chiesa per la celebrazione della Messa, chiesa cimiteriale, bastero

e anche chiesa doppia nel V secolo), si raccoglie in un edificio unico (con un pernente ritorno all’architeura

imperiale). Un porco, sormontato da cappelle, è a volte rimpiazzato da una seconda abside.

Alla fine del periodo si afferma una disposizione che sarà decisiva: le cappelle secondarie, prima disperse,

si concentrano intorno a un deambulatorio o nella cripta.

L’architettura ottoniana.

Non adoa volte in pietra; si disngue inoltre per un impiego alternato di pilastri e colonne e per una

nea originalità nella pianta degli edifici: esistenza di più transe e absidi, corpo occidentale monumentale

(o Westwerk).

I primi passi del romanico.

Nella seconda metà del X secolo in Italia seentrionale, poi in Catalogna e in Borgogna,

si rinnova la costruzione con pietra da taglio, con decorazioni esterne

(lesene e arche pensili alla lombarda) e primi tentavi metodici di volte in

pietra.

L’architettura romanica. v. pp. 14-17

Si caraerizza essenzialmente per le volte in pietra da taglio e per la scelta di

soluzioni interne all’edificio per assorbire e deviare le spinte generate da queste

volte. Questo sle si arcola in varietà regionali (volte a semiboe su tribune in

Alvernia e Borgogna, volte a boe a sesto acuto in Provenza, assenza di volte in

Normandia, etc.), ma anche in funzione delle vie di pellegrinaggio (Saint-Sernin a

Tolosa e Sanago di Compostela sono costruite secondo lo stesso modello), e a

volte in funzione degli Ordini cui sono affiliate (Cluny, Cîteaux, etc.).

TERMINI PRINCIPALI

L’architettura gotica. v. pp. 18-21

Ulizza sistemacamente le volte a crociera

costolonata (o ogivale) e altri pi di volte a nervature,

con archi rampan in funzione di controspinta.

Le murature si riducono a favore della

luce.

Il primo goco (1140-1190) corrisponde

all’elaborazione degli elemen e dei principi

fondamentali.

Il goco classico (1190-1230) sintezza le

esperienze anteriori. La ricerca tende

all’economia dei materiali e all’aumento

della luce all’interno del monumento.

Il goco radiante (1230-1260) deve il suo

nome ai rosoni, simili a ruote a raggi, che

danno luce alle chiese. Il triforio tende a

scomparire a favore di immense vetrate.

Il goco fiammeggiante (o finale) deve il suo

nome ai trafori delle finestre che assumono

l’aspeo di fiamme (v. riquadro p. 31).

Le nervature si molplicano, i costoloni

penetrano nei sostegni senza l’intermediazione

dei capitelli.

Questa cronologia è essenzialmente rappresentava

della Francia seentrionale. L’arte goca si

estende in Europa con qualche ritardo cronologico

e a volte con uno scostamento dai principi fondamentali.

La Francia meridionale non adoa lo sle

goco prima del XIII secolo e privilegia il modello

della chiesa a sala. In Inghilterra il goco ornato

(1250-1350) molplica le nervature e il goco perpendicolare

(1350-inizio del XVI secolo), il cui nome

deriva dai membri orizzontali e vercali dei trafori

delle finestre, si disngue soprauo per le volte

“a ventaglio”, ove le nervature disegnano un ventaglio

aperto.

Le piante sono rappresentate alla stessa scala. I periodi sono considera esclusivamente in funzione della loro architeura.

PALEOCRISTIANO. Relavo ai primi Crisani, dalle origini al VI secolo. Il termine

ARTE PALEOCRISTIANA designa indisntamente due realtà molto diverse:

un’arte primiva anteriore al regno di Costanno (arte delle catacombe, casa

di Dura Europos, simboli del buon pastore, del pesce etc.), e un’arte imperiale

crisana, a parre dal regno di Costanno.

CAROLINGIO. Relavo alla dinasa franca, deve il suo nome a Carlo Magno, e

inizia con la presa del potere da parte di Pipino il Breve nel 751 per terminare

nel 987 con l’avvento di Ugo Capeto.

OTTONIANO. Periodo e arte relavi alla dinasa che regna in Germania (919-

1024) dopo l’esnzione della dinasa carolingia e fonda il Sacro Romano

Impero Germanico.

ROMANICO. Dal lano romanus, “di Roma”. Periodo dell’arte (architeura,

piura, scultura etc.) che fiorisce nei paesi lani dalla fine del X secolo fino al

XII, in alcune regioni (Francia meridionale) fino all’inizio del XIII. Il termine

ARTE ROMANICA, usato per la prima volta nel 1818 dall’archeologo Charles

Duhérissier, introduce una disnzione nell’arte medievale fino ad allora indisntamente

qualificata come “goca”. Accostando lo sviluppo dell’arte all’evoluzione

della lingua, il termine soolinea che sia l’arte romanica che le

lingue romanze affondano le loro radici nella Roma imperiale prima pagana e

poi crisana.

GOTICO. Dal lano tardo gothicus, “relavo ai Go”. Aggevo usato in senso

peggioravo in Italia a parre dal Rinascimento, il termine indica in origine

tua l’arte medievale. Nel XIX secolo il termine si specializza e designa solo il

nuovo sle nato nella Francia seentrionale durante il decennio 1130-1140 e

adoato con connuità fino alla metà del XVI secolo.

-12-


2

IL CONTROLLO DELLE

“Tue le tecniche impiegate nel corso dei secoli per assicurare la stabilità degli edifici si possono ricondurre a due

sistemi: 1° stabilità inerte, oenuta, come al tempo dei Greci, per semplice sovrapposizione dei materiali (…) oppure,

in epoca romana, per agglomerazione di masse concrezionate legate con delle malte; 2° equilibrio elasco,

oenuto mediante forze agen in senso opposto: questo sistema (…) viene adoato dall’architeura francese del

Medioevo”.

Louis RÉAU, Dict. d’art et d’archéologie, art. Stabilité.

L’EQUILIBRIO ROMANICO

Quali cambiamenti comporta la decisione di voltare uno spazio per cui non era

prevista questa soluzione?

1-La scelta della volta in pietra da taglio

2-Il fenomeno delle spinte

3-L’aula romanica, una struttura di assorbimento e deviazione delle forze

4-Le tecniche romaniche: ricondurre le forze oblique a forze di carico

La nascita della campata

Le soluzioni connesse al problema delle forze

NEL CUORE DI UNA CHIESA ROMANICA

L’arte romanica e l’universo feudale

Facciate e campanili

Una lotta per l’equilibrio

LA LUCE GOTICA

Perché e in qual guisa la chiesa si trasforma in un’immensa rete di nervature?

1-I costruttori gotici rendono sistematiche due soluzioni inventate dai loro

predecessori

2-Il controllo delle forze si manifesta nelle nervature di pietra

3-Dalla tribuna al triforio finestrato, il trionfo della luce

L’impiego del ferro

La pioggia e i doccioni

NEL CUORE DI UNA CHIESA GOTICA

L’influenza normanna

Una teologia della luce

ALLEGATO B – UN MONDO CHIUSO

Monasteri, abbazie, quartieri episcopali

-13-


LE FORZE - L’EQUILIBRIO ROMANICO

A parre dalla fine del X secolo l’aula, spazio longitudinale in origine previsto per sostenere

una semplice struura lignea, è coperta da volte in pietra da taglio. Le difficoltà imposte da

questa scelta sono fondamentali, poiché determinano i principi costruvi degli edifici romanici

e goci.

La scelta della volta in pietra da taglio è cruciale, e si spiega con grandi difficoltà di

approvvigionamento di materiale e con la penuria di manodopera.

Per molteplici ragioni (v. riquadro a

p. 4) a parre dalla fine del X secolo

diviene sempre più frequente dotare

le chiese di volte. Inizialmente tuavia

esse non sono sempre in pietra,

ma sono spesso costuite da una

miscela di sabbia, calce e frammen

di pietra, molto simile al calcestruzzo

usato dai Romani (v. illust. pp. 4 &

26). Questo po di volta “a concrezione”

possiede uno straordinario

vantaggio: ogni blocco “geato” costuisce

un vero e proprio monolito,

Una volta in pietra da

taglio è, a somiglianza

dell’arco, un assemblaggio

di conci di pietra.

massa solidale che non esercita altra forza al di fuori del proprio

peso. I costruori romanici nondimeno rigeano questa

tecnica. Da un lato le volte in calcestruzzo necessitano di un

gran numero di materiali (sabbia, pietre, soprauo molta

calce e di conseguenza l’impiego di legno, poiché la calce si

oene dalla calcinatura della pietra calcarea); d’altra parte –

e questo è certamente l’argomento decisivo – la difficoltà, se

non l’impossibilità, di approvvigionare un così gran numero di

materiali in tempi relavamente brevi comporta la concentrazione

di un gran numero di uomini, possibile per un impero,

ma non per un mondo feudale. La volta in pietra da taglio, più

leggera, necessita soltanto di pietra, ovunque disponibile, e di

piccole quantà di malta: richiede quindi l’opera di pochi specialis,

che possono tagliare i conci di pietra della volta ben

prima che ques siano pos in opera in cima alla costruzione

(v. pp. 32 & 33). Nei primi caneri del romanico le murature

sono spesso costruite da operai locali mentre le volte, come

anche le torri, sono opera di piccole compagnie ineran (ad

esempio i “Lombardi”). Per ques specialis è impensabile

ulizzare la volta in calcestruzzo, che esige un gran numero di

operai, pur privi di competenze specifiche. La specializzazione

dei meseri, che disngue ben presto i tagliapietre dai muratori,

e il trionfo della pietra da taglio diventano le caraerische

fondamentali dell’architeura medievale (v. §2 p. 18).

Le volte in pietra da taglio, più leggere, trasformeranno un giorno l’edificio in un merleo

di pietra. Celano nondimeno un terribile pericolo, legato al fenomeno delle spinte.

LA NASCITA DELLA CAMPATA

Dal IV secolo all’epoca carolingia la principale, se non

l’unica, innovazione tecnica riguarda l’evoluzione

dell’arco, che si emancipa

dalla tradizione

anca e acquista

un’importanza crescente:

la sua capacità

di deviare le forze

verso i sostegni permee

di aumentare

la luce tra le colonne

e di diminuire in conseguenza

il loro numero.

Si opera così la

transizione tra file di

colonne (anchi colonna) e grandi arcate romaniche.

Questa trasformazione introduce una nuova scansione

ritmica tra aperture, archi e sostegni e conduce in maniera

pressoché naturale alla creazione, nella pianta

della chiesa, di un nuovo modulo, che

assume per base la luce degli archi: nasce

qui la campata, che servirà in epoca

romanica come unità di base della

struura di sostegno delle volte.

Campata in pianta

Modifica della scansione ritmica a

parre dagli anchi colonna (a

sinistra), fino alle mide arcate

costanniane (al centro), per poi

giungere alle grandi arcate romaniche

(a destra).

Campata in alzato

In teoria una volta in pietra da taglio dovrebbe trasmeere

tuo il suo peso ai sostegni (in verde nell’esempio qui accanto).

Dal momento però che i suoi elemen, i cunei, sono indipenden,

e che le loro superfici di contao comportano necessariamente

delle irregolarità, questa forza non è del tuo

vercale: si genera infa, all’altezza dei sostegni, una forza

orizzontale a direzione laterale, chiamata spinta. Questa spinta

(in giallo) devia la direzione del peso: la risultante del carico

e della spinta è una forza obliqua estremamente pericolosa

(in rosso) che si esercita per tua la lunghezza della volta e

dunque, nel caso di una volta a boe, per tua la lunghezza

della navata. Questa forza tende a destabilizzare i sostegni e a

ribaltare le murature, e se non trova opposizione in un ostacolo

o in una forza contraria farà irrimediabilmente crollare l’edificio.

Illustrazione delle conseguenze

della forza obliqua

alle imposte di una volta

in pietra da taglio: senza

una profonda modifica

dell’edificio il risultato è

facilmente prevedibile.

Per contrastare il fenomeno delle spinte l’aula

romanica è trasformata in una struura di

assorbimento e deviazione delle forze.

Alle forze oblique (in rosso) si oppongono

in controspinta (in giallo) le semibo

che coprono le tribune

Direzione (in rosso) delle forze delle

volte a crociera delle navate laterali e

rinforzo esercitato (in blu) dai contraffor

Un’aula romanica è costuita,

di campata in campata, da

un complesso di forze in loa

tra loro. Per contenere le

spinte che si esercitano alle

imposte della volta centrale il

sistema più spesso adoato

(in associazione con una serie

di altri accorgimen) è quello

di semibo sulla tribuna (v.

illust. qui a lato). Mentre le

volte a crociera delle navate

laterali irrigidiscono l’intera

costruzione (n.2) le semibo

delle tribune si oppongono in

controspinta alle forze di

ribaltamento della navata

centrale (n.1). Questo sistema

interno di deviazione

delle forze è uno dei più comple;

presenta tuavia un

grande svantaggio, comune

alla maggior parte degli edifici

romanici: per more del

crollo della navata i costruori

non prevedono più

finestre alte… La luce alla

navata centrale proviene ora

solo dai collaterali.

-14-


Le tecniche romaniche tendono a riportare le forze oblique a forze di carico, ossia a

ricondurre una forza ribaltante a semplice forza peso.

I contraffor permeono, ma solo in

pun precisi, di contrastare mediante

il solo spessore il ribaltamento

delle murature. Il contrafforte non è

una struura di controspinta ma di

rinforzo.

controspinta

A differenza di un contrafforte una

controspinta esercita una forza

ava. Qui la volta a semiboe

della tribuna si appoggia all’imposta

della volta della navata centrale

e genera una spinta che devia la

forza obliqua. Questa tecnica è alla

base della costruzione delle tribune

di una chiesa romanica.

assorbimento delle forze ribaltanti

Il mezzo più semplice per evitare il ribaltamento delle

murature consiste nell’ispessirle: l’aumento del carico

contrasta all’interno della costruzione la forza obliqua

generata dalla volta (in rosso). Questo ispessimento

del muro si accompagna a una diminuzione

della dimensione delle aperture: è questa una delle

costan dell’architeura romanica.

rinforzo

concentrazione delle forze

in punti determinati

Le volte a crociera, molto spesso ulizzate

per la copertura delle navate laterali

– e di rado nella navata centrale (v.

qui soo n.1) – hanno la parcolarità

di concentrare le forze su pun determina

… ove sono ad aenderle i contraffor,

v. n.2. Queste volte servono

anche da rinforzo ai sostegni della

navata centrale.

NAVATA CENTRALE

CON VOLTA A BOTTE

A TUTTO SESTO

Nessun accorgimento tecnico appare di per sé

risoluvo: è l’integrazione delle diverse soluzioni

che caraerizza l’edificio romanico, per quanto il

ruolo di maggior rilievo sia quello delle volte a

semiboe delle tribune (n.3)

carico sui fianchi

Questa tecnica pone

bene in evidenza che

lo scopo non è quello

di alleggerire la costruzione

ma di trasformare

le forze oblique in

forze vercali: caricare

sui fianchi significa

creare un peso supplementare che

incombendo sulle reni della volta

genera una forza obliqua che devia

a sua volta la forza obliqua della

volta e ristabilisce così l’equilibrio.

sostegno

Gli archi trasversali hanno un ruolo

fondamentale: sostengono la

volta in pun determina (di campata

in campata) e ne aenuano

in parte il peso; ad essi spesso

corrispondono all’esterno dei

contraffor.

aumento del carico

Qui le forze oblique

della volta della navata

laterale (in rosso) sono

“schiacciate”, deviate

dal peso della muratura

(e delle volte, delle

coperture in legno e

dei te) della navata

centrale (in verde), e

sono così trasformate

in semplici carichi.

ALTRE SOLUZIONI

L’ulizzo delle volte a semiboe come controspinta della navata

centrale non è l’unica soluzione romanica. Vediamo qui alcuni altri

esempi di gesone delle forze.

navata centrale con volte a crociera

Le volte a crociera, potendo raggiungere una ampiezza

appena superiore agli oo metri, sono ulizzate

solo di rado e tardivamente come copertura

della navata centrale. Questa difficoltà sarà superata

con la comparsa dei costoloni.

navata centrale con volta a sesto acuto

L’arco a sesto acuto viene spesso ritenuto esclusivo

dell’architeura goca, ma viene impiegato già in epoca

romanica (Borgogna, Provenza, etc.). Le volte a sesto acuto

esercitano forze oblique più deboli di quelle a tuo

sesto, e questo permee di aprire in alto delle finestre.

navata centrale con volte a

botte trasversali

Le forze oblique generate dalle volte a boe

trasversali si annullano reciprocamente, ed

è quindi possibile aprire finestre in alto. La

successione delle volte a boe trasversali

spezza però l’armonia della navata centrale.

chiesa con serie di cupole

Questa pologia costruva, forse influenzata dalle chiese

bizanne (v. riquadro p.9), conosce in Francia pochi esempi

(Perigueux, Cahors, Souillac, etc.).

La sua stabilità permee di aumentare

considerevolmente la

larghezza della navata (circa ven

metri)… ma la necessità di contrastare

le forze delle cupole impedisce

nella maggior parte dei casi la

presenza di collaterali.

TERMINI PRINCIPALI

CARICO. Forza vercale esercitata dal peso delle par superiori della

costruzione su quelle inferiori.

EQUILIBRIO. Eguaglianza delle forze esercitate da corpi contrappos;

stato di quiete di un corpo soggeo a tali forze.

FORZA. Ogni agente in grado di provocare lo spostamento o la deformazione

di un corpo.

FORZA OBLIQUA. Risultante di un carico e di una spinta; maggiore la

sua tendenza alla vercale, minore il suo effeo.

PESO. Forza esercitata dalla gravità terrestre (risultante delle leggi

della gravitazione) sui corpi materiali. Il peso, in assenza di altre

forze, si esprime come carico.

forza obliqua spinta carico rinforzo

SPINTA. Dal lano expingere. Forza orizzontale.

TRIBUNA. Dal lano tribunal, che indicava un palco semicircolare

ove sedevano i tribuni/magistra (v. ABSIDE). Galleria alta situata al

di sopra di una navata laterale e larga quanto questa (≠ TRIFORIO).

Per definizione la tribuna è presente soltanto in una chiesa i cui collaterali

sono forma da almeno due livelli (v. NAVATA LATERALE,

COLLATERALE, AULA). Essa si apre verso l'interno della chiesa con

una serie di aperture libere, e verso l’esterno con delle finestre. Il

ruolo principale della tribuna non è quello di favorire la circolazione

ma quello di fungere da controspinta alle forze oblique della volta

della navata centrale. Essa costuisce peraltro in molte chiese romaniche

uno dei pochi mezzi di illuminazione della navata centrale.

-15-


NEL CUORE DI UNA CHIESA ROMANICA

“La chiesa [romanica] si arcola in tre o cinque navate. Accoglie così la moltudine che si accalca

e le impone un ordine, disponendo questa massa caoca in solchi paralleli”.

Henri FOCILLON, l’Arte in Occidente

L’ARTE ROMANICA E L’UNIVERSO FEUDALE

“Allora [Giacobbe] vide in sogno una scala che in basso poggiava a terra

e in alto toccava il cielo, e degli angeli di Dio che ne salivano e scendevano

i gradini. Ed ecco vide il Signore al di sopra di essa”.

BIBBIA, Genesi, XXVIII, 12-13.

Cripta di St-Seurin, Bordeaux. Viollet-le-

Duc, Dict. Raisonné de l’Architecture.

A parre dal IX secolo e con il crollo del potere carolingio l’Europa occidentale,

con l’eccezione del Sacro Romano Impero Germanico, si frammenta

in una quantà di piccoli territori, governa da uomini i cui legami

di vassallaggio e di omaggio costuiscono il fondamento della feudalità.

In questo universo disperso e frammentato in una moltudine di

feudi nei quali ogni piccolo signore ha dirio di vita e di morte, i chierici,

e la religione, tentano di sostuirsi a un declinante potere reale e di

apparire come i soli garan di una legge più alta, di un ordine universale;

è questo l’obievo di una vera e propria istuzione, la “pace di Dio”,

per la quale i chierici possono giungere ad armare delle milizie. Il clero

stesso si feudalizza, specie quello che vive “nel secolo” (pre e vescovi),

in opposizione agli ordini monasci, rimas, fino a quando le incursioni

dei barbari lo avevano permesso, nel recinto dei chiostri, come separa

dal mondo. Gli ordini iniziano a riorganizzarsi intorno ad abbazie

“madri” come Cluny. Nella contesa economica, polica e anche spirituale

che li oppone ai signori laici, gli aba si armano di un Dio che proclamano

Signore dei signori, al fine

di ricordare ai signori laici che a

fronte dei loro poteri si eleva una

gerarchia eterna. L’”equilibrio”

romanico, la purezza e l’unità

della sua architeura sono infa

il riflesso di questo senmento di

un ordine inoppugnabile, immanente,

eterno che la Chiesa vuole

impersonare in un mondo frantumato,

quell’ordine che essa stessa

tenta di imporre alla feudalità e al

popolo. A questo, che non comprende

nulla della Messa celebrata

in lano, l’ordine stesso dell’architeura

appare come la prova

migliore dell’esistenza di un ordine

eterno. L’arte romanica è una

singolare miscela di serenità e

inquietudine: le creature mostruose che tappezzano i capitelli e rammentano

il disordine che regna fuori della casa di Dio, le processioni e i

can, i lunghi pellegrinaggi e la discesa nelle buie cripte ove si possono

toccare con mano le reliquie, disegnano per i fedeli la cornice di una

spiritualità che si ispira al more dell’eterno giudice e signore.

-16-


Saint-Éenne di Nevers, 1068 ca. – 1097 ca.

Chiesa priorale cluniacense, Saint-Éenne ha una planimetria pica.

In alzato fornisce peraltro un modello assai raro nell’arte romanica:

alcune aperture pracate direamente soo la volta della navata

centrale, al di sopra delle tribune, permeono l’illuminazione direa

della navata nonostante una volta a boe a tuo sesto.

Lunghezza totale: 54 m.

Larghezza della navata centrale: 7,80 m.

Altezza della volta della navata centrale: 18 m.

Superficie interna: 790 m² ca.

CAMPANA.

Importata

probabilmente

sul connente

da

monaci irlandesi.

L’uso

delle campane

si espande

in tua Europa

in epoca

carolingia.

CAMPANILE.

Costruzione

alta, desnata

ad alloggiare

le campane.

La sua

posizione in

rapporto alla

chiesa è

variabile.

v. pianta a pag. 6

L’aula

Tu gli elemen

costuvi di un’aula

romanica sono

predispos per

contrastare le forze

oblique della navata

centrale. L’aula è

la chiave del sistema.

Le soluzioni

adoate per la sua

copertura determinano

il po di edificio:

v. pagina 15.

UNA LOTTA PER L’EQUILIBRIO

Nonostante la varietà degli edifici romanici le tecniche adottate

determinano delle costanti: ridotta ampiezza della navata centrale,

murature spesse, aperture rare e di modeste dimensioni

(molto spesso strombate per compensare la mancanza di luce),

giustapposizione di volumi in equilibrio reciproco, uso di differenti

tipi di volte nello stesso edificio… Il gioco delle forze è essenzialmente

contenuto e risolto all’interno dell’edificio: una basilica

romanica differisce dagli edifici anteriori non solo perché possiede

una volta, ma perché questa, insistendo su un corpo longitudinale,

richiede la presenza di un complesso di elementi che contribuiscano

a formare un sistema di equilibrio delle forze. Questa

struttura dinamica diviene preponderante rispetto alla funzione

delle sole strutture passive (i sostegni), e assumerà assoluta prevalenza

nel periodo gotico.

Il transeo

Rinforza l’intero edificio inclusa la

crociera, illumina l’interno dai la e

permee una miglior circolazione

interna grazie ai portali laterali.

La crociera

In questo spazio quadrato trova posto

molto spesso il coro liturgico. Molto di

frequente, come nelle chiese orientali a

croce greca, la crociera è coperta da

una cupola, impostata su pianta quadrata,

sostenuta (quando la chiesa è

orientata) dalla navata a ovest, dall’abside

a est e dai bracci del transeo a

nord e a sud. Il peso del campanile che

sovrasta la cupola costuisce un aumento

di carico bene acceo in questo

contesto, poiché “schiaccia” le forze

oblique della cupola contribuendo così

al migliore equilibrio dell’edificio.

Sezione trasversale di N.-D. du Port a Clermont-

Ferrand, all’altezza del transeo: le sue volte a boe

sostengono delle semibo che esercitano una controspinta

aa a equilibrare le spinte della cupola.

Viollet-le-Duc. Op. cit.

-17-


LE FORZE – LA LUCE GOTICA

Le soluzioni apportate dall’architeura goca al problema delle forze sono legate all’adozione

sistemaca di un nuovo po di copertura, la volta a crociera costolonata, e a un nuovo

sistema di controspinta, gli archi rampan. Il controllo delle forze si perfeziona: le murature

perdono di importanza e lasciano spazio… alla luce (v. riquadro p.21).

Gli artefici dell’epoca goca conservano in sostanza solo due delle molteplici soluzioni

immaginate dai costruori romanici.

Concentrazione massima delle forze in punti determinati:

le volte a crociera costolonate.

Abbozza dai Romani, usa a parre dal

X secolo dagli archite musulmani di

Spagna per la costruzione delle cupole, e

adoa nello stesso periodo nella copertura

a volte delle chiese d’Armenia, i

costoloni portan in pietra da taglio,

sorta di bande in pietra che si incrociano

in diagonale e supportano una costruzione,

appaiono già, ma in maniera sporadica,

nell’architeura romanica (ad es. nel

porco di

Moissac). È

tuavia nella

caedrale di

Durham, in

Inghilterra,

iniziata prima

del 1100, che

gli archite

normanni

impiegano

per la prima

volta in maniera

sistemaca la tecnica presto denominata

“volta a crociera costolonata”,

che trionferà a Saint-Denis.

I costoloni (o ogive) sono gli archi (più di

frequente a tuo sesto) che si incrociano

alla sommità della volta. Il loro principale

vantaggio consiste nel trasferire

tuo il peso dal centro della volta ai

suoi quaro sostegni; la loro leggerezza permee da un lato

di coprire grandi spazi (alcune volte goche raggiungono una

luce di oltre ven metri), e dall’altro di delineare grandi aperture.

Nei primi decenni del XII secolo il disegno a sesto acuto

sostuisce quello a tuo sesto negli archi che fiancheggiano i

quaro la della volta a crociera (archi trasversali e archi laterali):

l’arco a sesto acuto migliora la distribuzione delle forze e

nello stesso tempo le finestre soo gli archi laterali possono

raggiungere in altezza la chiave di volta.

La chiesa goca non è più solo un edificio,

ma una struura ove si manifesta

nella pietra il controllo delle forze.

Non più murature, ma immense vetrate separate da un recolo

di forze. L’uso determinante e sempre più sistemaco della

pietra da taglio permee così di cesellare l’edificio. Il ruolo dei

materiali impiega e delle tecniche costruve è in questo fondamentale

e ogni pietra viene ora sagomata in un formato

predeterminato (v. p.33). È così, e solo così che, corso su corso,

linea orizzontale su linea orizzontale, è possibile realizzare

un’immensa rete di nervature, in cui ognuna di esse sembra

elevarsi in maniera indipendente dalla costruzione. Gli archi, a

ghiera semplice in epoca

romanica, e i pilastri si ricoprono

di nervature, ognuna

delle quali sembra condurre,

dalla sommità dell’edificio

alla sua base, una forza disnta.

Questa molteplicità di

nervature non è sempre necessaria,

ma soolinea sia la

contesa tra l’edificio e la

forza di gravità che il genio

dei maestri d’opera, dei lapicidi

e dei muratori.

-18-

Controspinta esterna a queste forze: gli archi

rampanti.

L’idea di opporre alle forze di ribaltamento

della volta della navata centrale

una spinta contraria era già ampiamente

presente nell’architeura romanica: il

ruolo, infa, delle volte a semiboe

delle tribune era di fungere da controspinta

alle forze generate dalla volta

della navata centrale, quasi sempre per

tua la lunghezza della navata (v. p.

14).

L’avvento della crociera costolonata permee

di contrastare le forze oblique in

alcuni pun ben determina: l’effeo

combinato di tue le forze all’incrocio di

due crociere costolonate genera un’unica

forza di spinta. Se in questo unico

punto si applica una forza di contrasto

(in giallo) a questa le forze ribaltan sono

contenute e il loro peso trasferito ai

sostegni. Questa possibilità (e necessità)

di rinforzare le murature in pun ben

determina conduce nel XII secolo alla

comparsa di struure murarie perpendicolari

alla navata, che ne contrastano le

spinte. I costruori comprendono allora

rapidamente che possono aumentare in

misura considerevole l’altezza dell’edificio.

L’idea è questa: applicare il sistema

delle semibo romaniche, ma unicamente

nei pun ove opera la spinta,

risultante delle forze delle crociere costolonate:

è il principio dell’arco rampante. Bisogna immaginare

ora un contrafforte romanico che si innalza fino all’altezza

della volta centrale: nasce così il contrafforte per archi

rampan (culée). Tra questo e la volta uno o più archi rampan

contrastano le spinte diree verso l’esterno e le trasferiscono

ai loro sostegni. Si afferma il principio fondamentale

della struura goca: contrariamente all’architeura

romanica, il bilanciamento delle spinte non si aua più

all’interno, ma all’esterno dell’edificio.

L’IMPIEGO DEL FERRO

In epoca goca appaiono in numerosi edifici i ran, sorta di

catene in ferro che collegando tra di loro le imposte delle

volte o gli archi rampan servono a stabilizzarli. Barre di ferro

possono essere anche usate per rinforzare le nervature di

pietra, i costoloni, le finestre o i rosoni, o per cingere, all’interno

stesso delle murature, tuo l’edificio o parte di esso

(capocroce di Notre-Dame a Parigi), fino a costuire una vera

e propria ossatura. Questo uso del ferro mee in luce la volontà

dei costruori goci di emanciparsi da un’architeura

nella quale la solidità di un edificio è legata essenzialmente al

suo peso e alla resistenza dei materiali alle forze di compressione.

Questa volontà troverà un giorno tu’altra espressione,

nel XIX secolo, con l’uso dell’acciaio.

Struura metallica dei soote al di sopra delle volte della

Sainte-Chapelle, costruita da san Luigi, Parigi, 1240 ca.


Una lenta agonia della tribuna (così importante in epoca romanica)… a favore del triforio,

che tende presto a scomparire… Tuo ciò si può altrimen tradurre così: luce,

sempre più luce.

Notre-Dame a Parigi, 1160 ca.

– 1200 ca. (prima fase)

La navata centrale già raggiunge trentatré

metri di altezza, ma una parte importante

della parete è ancora occupata da murature,

con funzione però soltanto di riempimento,

che sono ostacolo alla luce. La persistenza

delle tribune (in rosso) obbliga i costruori a

dotarle di volte non abituali, per permeere

l’ingresso della massima quantà di luce. Per

aumentare ancora la luminosità sarà necessario

far scomparire la tribuna.

Notre-Dame a Chartres, 1195-1210 (per le navate).

La comparsa degli archi rampan elimina la necessità di forze di controspinta

interne all’edificio. Quando i maestri d’opera se ne rendono conto, la

tribuna scompare, permeendo l’aumento della superficie delle finestre del

claristorio. Rimane allora un altro ostacolo alla luce: alla copertura della

navata laterale (in blu) corrisponde nella navata centrale una superficie cieca.

Per non lasciare vuota questa superficie e per conferirle una valenza

tridimensionale appare il triforio, reminiscenza della tribuna, che non permee

un’illuminazione direa ma rompe la monotonia di una superficie

altrimen non ulizzabile.

LA PIOGGIA E I DOCCIONI (O

GARGOLLE)

Saint-Pierre a Beauvais, 1225-1272

L’adozione di una copertura piramidale per la navata laterale

(v. illust. qui a lato) permee di aprire il muro cieco del triforio

e di offrirlo alla luce. Le murature di riempimento sono in

praca scomparse a favore della luce, lasciando apprezzare

ancor meglio quel che rimane: la purezza delle struure. L’architeura

goca ha anto il suo apogeo (ma anche i suoi

limi: il coro di Beauvais crolla nel 1284 e la chiesa non sarà

più terminata). Se la navata centrale è larga appena quindici

metri (da comparare con i vencinque metri della basilica

civile di Massenzio, v. pag. 4), essa tocca in altezza oltre quarantasei

metri (quindici piani di un edificio moderno).

TERMINI PRINCIPALI

CATENA (o TIRANTE). Barra di ferro orizzontale tesa tra due murature.

Al contrario della pietra, che può sopportare solo forze di

pressione, le catene, al pari delle analoghe struure in legno delle

capriate, sono in grado di reggere forze di trazione.

-19-

L’acqua, raccolta

da grondaie

(canali in

pietra) poste ai

fianchi della

copertura principale,

si versa,

mediante doccioni,

in canali

ricava nella

parte superiore

degli archi

rampan, per

poi defluire,

araverso i

contraffor, in

altri doccioni,

la cui funzione

è di evacuarla

il più lontano

possibile dalla

base della muratura. Quando la copertura a spiovente, al

di sopra delle navate laterali, verrà abbandonata, la soluzione

prescelta sarà quella di una serie di coperture piramidali,

tra le quali disporre canali di scolo supplementari

che defluiscono in altri doccioni.

DOCCIONE o GARGOLLA. Dal lano gurgulio (onomatopeico),

“gola”. Canale di scarico sporgente che permee il deflusso delle

acque piovane raccolte dalle grondaie.

I doccioni sono spesso scolpi in forma

di mostri: “queste creature ibride che

rappresentano i vizi vomita ed espulsi

dallo spazio sacro, e che rammentano

a chi, passando, le vede spurgare dalle

fauci spalancate la feccia delle grondaie,

che al di fuori della Chiesa non vi è altro che ludibrio dello spirito

e cloaca dell’anima”.

HUYSMANS, la Caedrale.

GOCCIOLATOIO. Parte aggeante di una cornice, scanalata in basso,

che lascia gocciolare l’acqua a una certa distanza dalla muratura

dell’edificio. Il gocciolatoio di un’apertura è sovente costuito da un

archivolto.

TRIFORIO. Dal francese anco trifoire “opera cesellata” da tresforer,

“perforare” oppure dal lano tardo triforium (da tres, tre e foris,

apertura). 1. Strea galleria situata al di sopra delle navate laterali

o delle tribune e dotata di una serie di aperture. 2. Designa a volte

l’insieme delle aperture di una galleria o di una tribuna che danno

sulla navata centrale.


NEL CUORE DI UNA CHIESA GOTICA

“Nel XII secolo le istuzioni religiose avevano assolto il proprio compito; il potere monarchico si era accresciuto,

la società civile misurava la propria forza e mirava a costuirsi in classe. Fu allora che l’episcopato intraprese

un’opera di ricostruzione e riedificò le caedrali.”

Eugène Viollet-le-Duc, Dict. Raisonné de l’Architecture, art. cathédrale.

PINNACOLO.

Coronamento, a pianta quadrata

o poligonale, con estremità a

cono o a piramide.

GHIMBERGA.

Coronamento decoravo di

forma triangolare, spesso

molto traforato, che sormonta

l’arco di un’apertura. Il

frontone non corrisponde

agli spioven di un teo (non

è dunque un pignone).

REIMS, chiesa cattedrale ove avveniva l’incoronazione dei

re di Francia.

Omogenea, nonostante la successione di quaro archite, viene costruita

tra il 1211 (il 6 maggio posa della prima pietra da parte dell’arcivescovo

Aubry de Humbert che ne è il maestro d’opera) e il 1286

(completamento della facciata ovest). Segna la transizione tra il goco

classico e il goco radiante. Appare in questo periodo, verso il 1220, la

finestra con telaio in pietra, sistemacamente impiegata nel goco

radiante.

Lunghezza totale: 149,17 m.

Lunghezza dell’aula: 115 m.

Altezza della navata centrale alla sommità della volta: 38 m.

Superficie interna 4800 mq.

-20-


Notre-Dame di Reims, 1211 – 1260 ca.

L’INFLUENZA NORMANNA

Saint-Étienne a Caen

Fine dell’XI s.

Facciata armonica romanica

L’arte romanica anglo-normanna è determinante per la nascita dell’architeura goca

(vedi la diffusione della volta costolonata introdoa dagli archite normanni a Durham,

v. §1 p.18). Già in epoca romanica i costruori normanni creano la facciata armonica

basata su un ritmo ternario, scandito sia in alzato (facciata con tre livelli di

aperture, a loro volta spesso in gruppi di tre, con i livelli separa da fasce modanate)

che in pianta (due torri simmetriche inquadrano una parte centrale, con dei contraffor

che separano queste tre struure dotate ognuna di un portale). A questa disposizione

originaria l’arte goca aggiunge il rosone, posto al di sopra del portale centrale,

e le gallerie esterne, come la maestosa “galleria dei re”, ornata da statue di re e

profe dell’Anco Testamento.

UNA TEOLOGIA DELLA LUCE

“Io sono la luce del mondo; chi segue me

non camminerà nelle tenebre ma avrà la

luce della vita”

Vangelo secondo Giovanni, VIII, 12.

Le innovazioni tecniche giocano un ruolo considerevole

nell’affermazione dell’architeura

goca. Sono però una volontà, e un uomo, a

fondare dalle origini questa architeura all’interno

di un sistema teologico. Verso il 1137

iniziano i lavori di ricostruzione della chiesa

abbaziale di Saint-Denis, ove riposano i re di

Francia. L’uomo a capo di ques lavori è lo

stesso abate * di Saint-Denis, e ha per nome

Suger. Amico d’infanzia di Luigi VI, ambasciatore

presso il papa, poi consigliere del re, era

quindi diventato consigliere e poi ministro del

figlio e successore Luigi VII. L’ao di nascita

dell’architeura goca è segnato quando Suger

chiede ai costruori di aprire alla luce,

mediante volte costolonate, il coro di Saint-

Denis. Impiegando elemen architeonici fino

ad allora poco ulizza al servizio di un’idea

nuova, l’abate concepisce realmente l’edificio

come un principio teologico, che egli fonda su

alcuni scri anonimi aribui allora a Dionigi

l’Aeropagita, da lui confuso con il vero tolare

della chiesa abbaziale. Questa teologia riposa

sull’idea che la luce è una manifestazione divina,

o piuosto che “Dio è luce” e che ogni essere

riceve e ritrasmee questa luce secondo

una gerarchia concepita da Dio. Le vetrate

colorate delle grandi finestre del coro di Saint-

Denis devono restuire l’immagine dell’abbaziale

quale Gerusalemme celeste, adorna di

gioielli. La luce illumina in pieno i reliquiari

che Suger sorae, insieme alle tombe reali,

all’oscurità della cripta affinché possano essere

espos alla luce (è lo stesso Luigi VII che in

occasione della consacrazione del coro porta

Notre-Dame a Parigi

Facciata armonica gotica

(1197-1208)

Cappella della caedrale di

Reims. Viollet-le-Duc, Dict.

Raisonné de l’Architecture.

le reliquie di san Dionigi

fuori dalla cripta

verso un nuovo reliquiario

inserito nel

coro). L’oro e le pietre

preziose di questo tesoro

rifleono la luce

divina sul clero, ma

anche sui fedeli e sui

pellegrini. La luce tocca

ogni uomo, e in ciò

risiede una sorta di

promessa per ognuno.

La luce tuavia tocca

l’uomo in maniera diversa,

e in questo consiste

la gerarchia divina

che Suger vuole

affermare, a immagine

della gerarchia reale

che egli, in quanto ministro di Luigi VII, concepisce

per una società feudale in forma di una

piramide con il re al verce. La volontà di Suger

non è una follia alchemica e trascendente,

non è solo una volontà teologica, ma anche

una volontà polica. L’architeura goca è

un’architeura della regalità, creata nell’Îlede-France,

nei domini del re e che è alimentata

dalla nuova potenza, e dalla ricchezza, dei

vescovi, ovverossia delle cià. Nata in un’abbazia,

l’architeura goca si sviluppa nelle

caedrali delle cià (v. p.22). Lo smisurato

slancio delle caedrali francesi (la navata centrale

di Beauvais raggiunge al culmine della

volta una altezza di quarantasei metri) è la più

forte espressione di un interesse comune,

quello di un re che si appoggia all’affermazione

e all’emancipazione dei comuni contro la

feudalità, quello di vescovi che si appoggiano

al popolo per rinsaldare il loro potere, quello

del popolo delle cià che sanfica Dio e il re

per acquisire maggiore libertà.

-21-


UN MONDO CHIUSO

L’aspeo delle chiese medievali e l’interesse suscitato dalla loro architeura fanno spesso

dimencare che esse sono parte, in maggioranza, di struure più complesse. Sia nelle abbazie

romaniche che nei quareri episcopali dell’epoca goca, infa, l’edificio di culto crisano

è circondato da una rete di altre struure.

I primi monasteri dell’Occidente medievale, luoghi ove i monaci

vivono in comunità, non sono altro che recin ove alcune

capanne si raccolgono in maniera disordinata intorno a un

oratorio (dal lat. orare,”pregare”). Sebbene lentamente, queste

comunità si organizzano e si gerarchizzano. A parre dal IX

secolo le abbazie, governate da una badessa o da un abate

(dal greco eccl. abba, “padre”) si sviluppano seguendo la regola

di San Benedeo. Le abbazie sono situate nelle campagne,

a contao del vero potere economico e polico, appannaggio

della feudalità: ben presto arricchite dai numerosi doni

dei sovrani e dei signori, e protee dal papato, esse restano,

fino al XII secolo, gli unici centri di conservazione del sapere,

che si riduce spesso all’avità dei copis negli scriptoria. Le

abbazie costuiscono di fao i centri di sviluppo dell’architeura

religiosa (v. riquadro a p.16). Le principali chiese romaniche,

incluse quelle sorte sulle vie di pellegrinaggio, sono

chiese abbaziali.

Pregare e lavorare: i tempi della vita monasca richiedono

una struura architeonica compaa essenzialmente organizzata

intorno alla chiesa e al chiostro. Nel chiostro si aprono

le sale adibite a determinate funzioni per la vita e le avità

della comunità. (v. illust. qui soo). A volte, nelle grandi abbazie,

gli alloggi dei conversi, l’infermeria e gli alloggi dei novizi

formano una sorta di piccolo monastero indipendente. Tuo

il monastero è circondato da un recinto. In prossimità della

porta, anch’essa dotata di un alloggio (la porneria), si trova

la foresteria desnata ad accogliere i viaggiatori. Anche l’alloggio

dell’abate può trovarsi nei pressi, se non è in prossimità

del chiostro. Infine, sempre all’interno del grande recinto,

sono dispos i laboratori e le officine che rendono il monastero

quasi autarchico (panificio, lavanderia, fucina etc.). La ricchezza

del monastero si basa tuavia sulle cospicue entrate

che ricava dai suoi possedimen, ma la ricchezza monasca,

ben presto caricaturata con l’immagine del monaco panciuto,

erode la credibilità delle abbazie. Contemporaneamente

all’indebolimento degli ordini monasci si verifica la rinascita

delle cià: i vescovi, profiando delle ricchezze legate a una

formidabile crescita urbana sconosciuta dall’anchità, diventano

le figure dominan della religione caolica. Soo il governo

del vescovo si sviluppa il quarere episcopale (o episcopio)

: questo è delimitato da mura o da un fronte connuo

di edifici (palazzo vescovile, caedrale etc.). All’interno di

questo recinto l’organizzazione è meno rigida di quella monasca.

L’elemento maggiore è certamente la caedrale, ma gli

altri edifici non si differenziano molto dai loro omologhi laici:

il palazzo vescovile è in primo luogo una residenza signorile, e

le case dei canonici non si disnguono dalle abitazioni laiche

se non per la mancanza di boeghe al pianterreno. Il chiostro,

assente o costruito più tardi, ha un valore solo simbolico, e gli

ambien comunitari (sala del capitolo o capitolare, refeorio

etc.) sono spesso riuni in un unico edificio, una “casa comune”.

Nuove esigenze di conoscenza sollecitano l’avità intelleuale,

che si organizza e si istuzionalizza. Nei quareri episcopali

nascono infa le scuole ecclesiasche, e ben presto

le prime università. Questa cià nella cià, necessariamente

più permeabile del mondo monasco, diviene allora la sede

dei grandi caneri architeonici e dello sviluppo delle caedrali.

Abbazia di Saint-Allyre, Clermont-

Ferrand, disegno di Éric Tranchart,

da Eugène Viollet-le-Duc.

TERMINI PRINCIPALI

CAPITOLARE (SALA) o capitolo. Ambiente ove i religiosi quodianamente si

riuniscono, iniziando l’assemblea con la leura di un capitolo della loro regola.

La sistemazione di questa sala è idenca a quella del coro liturgico.

CHIOSTRO (dal lat. claustra, “spazio chiuso”). Corte quadrata all’interno di

un monastero, che ripete il modello dell’atrium, circondata da una galleria

(spesso coperta a volta a parre dalla metà del XII sec.). Se in origine permee

di facilitare la circolazione, il chiostro diviene rapidamente il cuore del

-22-

monastero: questo spazio centrale, che guarda solo verso il cielo, diventa

luogo di meditazione e spazio liturgico (processioni etc.).

CLAUSURA. 1. Spazio delimitato all’interno di un monastero, interdeo ai

laici. 2. Obbligo per i religiosi che vi abitano di non uscire da questo spazio.

MONASTERO. 1. Complesso di edifici ove vive, isolata dal mondo, una comunità

monasca. 2. La comunità stessa.

SCRIPTORIA (sing. SCRIPTORIUM). Locali per l’avità dei copis, prossimi

alla biblioteca.


3

GLI ELEMENTI

“Se ne vanno ragionando di sesto acuto e tuo sesto”.

Victor HUGO, Le foglie d’autunno, XXVIII.

GLI ARCHI

L’arco è l’elemento fondamentale dell’architeura religiosa.

1- Il ruolo dell’arco

2- Il funzionamento di un arco con cunei

3- Gli archi fondamentali

4- L’arco riceve un nome differente in funzione della sua posizione

La cenna – I principali pi di arco – I vantaggi dell’arco a sesto acuto

LE VOLTE

Ogni po di volta corrisponde a un volume specifico.

1- Volta a concrezione e volta in pietra da taglio

2- I differen pi di volte romaniche

3- Le volte goche e il sistema delle nervature

4- L’evoluzione delle crociere costolonate

I pi di cupola – Rappresentazione in pianta dei pi di copertura

Le nervature permeono alla volta costolonata di adaarsi a ogni volume

LE ARMATURE IN LEGNO DELLE COPERTURE

Il legno non si comporta come la pietra, può resistere a forze di tensione e di

flessione.

1- L’invenzione della capriata

2- L’adaamento delle armature in legno alle volte in pietra

3- I cambiamen in epoca goca

I SOSTEGNI

La complessità crescente dei sostegni è legata al controllo delle forze.

Colonne e pilastri sono i sostegni fondamentali

Alcuni pi di colonne e pilastri

RINFORZI E CONTROSPINTE

Il ruolo crescente delle struure esterne.

Dai contraffor romanici agli archi rampan goci

LE APERTURE

La dimensione delle aperture è streamente legata alla struura dell’edificio.

1- Le dimensioni delle aperture fino all’epoca carolingia

2- Le dimensioni delle aperture in epoca romanica

3- L’ampiezza delle aperture goche

Alcuni pi di aperture romaniche – L’evoluzione delle aperture goche

-23-


GLI ARCHI

Per chiudere in alto un’apertura o per coprire uno spazio tra due sostegni gli archite della

Grecia classica ulizzavano solo l’architrave. L’arco, introdoo di certo a Roma dagli Etruschi,

soppianta lentamente questa anca tecnica per divenire, nel Medioevo, l’elemento

fondamentale dell’architeura religiosa.

Il ruolo primario dell’arco è di coprire uno spazio e di deviare le forze che gravano su

di esso.

L’architrave

L’architravata

(o semplicemente architrave)

L’arco

Il mezzo più semplice per coprire uno spazio

consiste nel posare una pietra (o architrave)

tra due sostegni. La trasmissione

delle forze è tuavia perpendicolare all’architrave,

che subisce una forza di pressione

molto importante e può spaccarsi al centro.

Risulta quindi impossibile coprire un

grande spazio.

Per coprire un grande spazio con architravi

è necessario molplicare i sostegni.

L’insieme degli architravi prende il nome

di architravata (o semplicemente architrave).

Come nell’esempio precedente gli

elemen sono semplicemente poggia

sui loro sostegni.

L’arco è formato da elemen indipenden a incastro,

taglia con un’angolazione parcolare.

Arco senza

cunei

Arco a

mensola

L’arco costuisce un progresso molto rilevante,

in quanto gioca un ruolo dinamico:

la sua forma gli permee di deviare le forze

generate dal peso delle par superiori

dell’elevato verso i suoi sostegni: questo

permee segnatamente di aprire spazi più

grandi tra le colonne (v. riquadro a p.14).

La costruzione di un arco

necessita di una impalcatura

in legno chiamata centina.

Un arco senza cunei è costuito da elemen

che non si sostengono reciprocamente:

è desnato a crollare.

Arco monolitico

Un arco a mensola (che ha le pietre disposte

in corsi orizzontali) si comporta come un architrave.

Ha l’aspeo e la curvatura interna

dell’arco, ma non le sue caraerische.

Arco con cunei

Teoricamente trasmee

ai sostegni l’insieme

delle forze che riceve

meglio dell’arco con

chiave. Nella praca è

molto poco impiegato in

ragione della difficoltà,

se non dell’impossibilità,

di trovare pietre così

grandi e di sagomarle in

quella forma.

La maggior parte degli

archi sono compos di

vari blocchi di pietra

che, taglia secondo un

medesimo angolo, si

bloccano a vicenda.

Ques blocchi di pietra

sono denomina cunei

(dal lat. cuneus). Quando

si esercita una pressione su uno dei cunei questo,

essendo bloccato, trasmee la pressione ai cunei

vicini. Questa forza si esercita lateralmente tramite

giunzioni irregolari, e il peso viene quindi trasmesso

ai sostegni in direzione non totalmente vercale: si

genera così una forza orizzontale di ribaltamento, la

spinta. Il suo ruolo, di scarsa rilevanza per il funzionamento

dell’arco, è determinante per il comportamento

delle volte (v. da pag.14 a pag.17).

Un arco con cunei non può essere costruito

senza impalcatura. Al fine tuavia

di evitare di montare questa struura

per tua l’altezza della costruzione i

sostegni degli archi sono provvis superiormente

di blocchi aggean, spesso

intaglia, chiama imposte (o basi di

imposta nel caso di colonne o pilastri).

Queste struure servono da pun d’appoggio

per l’impalcatura, la cenna. Su

di essa vengono pos i blocchi che formano

l’arco, i cunei. L’ulmo blocco è la

chiave, posta al centro, che serra l’arco,

ora considerato chiuso. La cenna viene

quindi rimossa.

TERMINI PRINCIPALI

ARCHITRAVE. Dal greco archós, “principale” e dal lat. trabs, “trave”.

1. Blocco monolico orizzontale poggiato alle estremità a due sostegni.

La faccia inferiore dell’architrave è chiamata soffio - v. PIATTA-

BANDA. 2. L’insieme dei singoli architravi.

ARCO. Dal lat. arcus, che designa l’arma e in conseguenza ogge a

forma di arco teso. 1. Curva formata da una o più porzioni di cerchio

diversamente congiunte. 2. Elemento costruvo quasi sempre a

forma di tale curva ma con la fondamentale caraerisca di essere

costuito da elemen a forma di cuneo, che sono indipenden ma si

bloccano reciprocamente - v. CUNEO.

ARCO A SESTO ACUTO. Arco con la curva inferiore costuita da due

porzioni di cerchio che formano due segmen concavi che si ricongiungono

alla sommità; l’arco a sesto acuto equilatero (o “in terzo

punto”) si oene disegnando due cerchi uguali, con il centro del

secondo posizionato sulla circonferenza del primo. L’arco a sesto

acuto, troppo spesso assimilato all’architeura goca, è già presente

in epoca romanica.

ARCO A TUTTO SESTO. Arco con la curva inferiore (intradosso) a

forma di semicerchio (quindi con un solo centro). Il nome deriva

probabilmente da “sesto”, anco nome del compasso. Primo po di

arco (da cui derivano tu gli altri), l’arco a tuo sesto è sistemacamente

impiegato a Roma nell’architeura civile (pon, acquedo,

anfiteatri, terme, basiliche etc.). Costuisce per noi oggi il simbolo

dell’architeura romanica, ma rimane tuavia fondamentale in epoca

goca nelle volte a ogiva, dove il costolone diagonale è proprio,

nella maggioranza dei casi, un arco a tuo sesto - v. ARCO A SESTO

ACUTO, CENTINA, OGIVA.

ARCO DI SCARICO. Arco inserito in un muro per alleggerire le

struure soostan.

CENTINA. Impalcatura provvisoria in legno che sosene i cunei durante

la costruzione di un arco o di una volta.

GHIERA. Quando un arco è costuito da due file sovrapposte di cunei

è deo a DOPPIA GHIERA.

PIATTABANDA. Struura orizzontale, disposta su due sostegni, formata

da diversi elemen dispos a cuneo - v. illust. nel riquadro a

p.25. La piaabanda è un architrave migliorata. Il suo ruolo è soprauo

decoravo - v. PORTALE.

-24-


Gli archi fondamentali sono l’arco a

tuo sesto e l’arco a sesto acuto

L’intradosso dell’arco a

tuo sesto è sempre

un semicerchio.

L’arco a sesto acuto

equilatero o “in terzo

punto” è oenuto tracciando

un “terzo punto”

che forma con i primi

due un triangolo equilatero.

L’arco a tutto sesto

L’arco a tuo sesto (insieme ai suoi

deriva più semplici, v. riquadro qui

sopra) è il principale po di arco

ulizzato in Europa dalle origini all’XI

secolo.

L’arco a sesto acuto

L’arco a sesto acuto, presente in Siria

e Armenia dal X secolo, viene importato

in Europa al tempo delle crociate.

Esso possiede, rispeo all’arco a

tuo sesto, grandi vantaggi (v. riquadro

qui a lato).

L’arco riceve un nome differente in funzione del ruolo o della posizione assegnatagli.

deviazione delle forze

sostegno di una volta

I VANTAGGI DELL’ARCO A SESTO ACUTO

Uno scarico migliore delle forze

Il rapporto tra l’altezza e l’ampiezza di un arco a

tuo sesto è sempre idenco, a prescindere dalla

sua grandezza: la freccia, uguale al raggio (in rosso),

è sempre la metà della corda, uguale al diametro

(in verde). Nell’arco a sesto acuto la differenza

tra freccia e corda si riduce fino a inverrsi

(v. arco lanceolato): le curve si approssimano alla

vercale, le forze di ribaltamento diminuiscono e

lo scarico del peso sui sostegni risulta maggiormente

efficace.

Una maggiore apertura alla luce

A corda uguale l’arco a sesto acuto delimita una

superficie maggiore rispeo all’arco a tuo sesto,

permeendo quindi di creare aperture più ampie.

FRECCIA. Distanza vercale tra il

centro della corda di un arco o

di una volta e la sommità dell’intradosso.

controspinta

CORDA. Distanza orizzontale misurata

tra i due pun d’appoggio di un

architrave, di una armatura in legno,

di un arco o di una volta.

deviazione e sostegno

È l’arco

trasversale.

v. § 6 p.15

È il ruolo

dell’arco

rampante.

v. § 1 p.18

È il ruolo dei

costoloni.

v. § 1 p.18

L’arco di scarico permee di

consolidare un muro o di creare

un’apertura.

GLI ELEMENTI DELL’ARCO

CHIAVE. Dal lat. clavis. Cuneo centrale di un arco, di una piaabanda

o di una volta, v. CHIAVE DI VOLTA. Ulmo cuneo a essere inserito

per bloccare l’insieme. Oltre a questo non ha altri caraeri specifici,

se non quello di essere a volte intagliato.

CORNICE D’IMPOSTA (o semplicem. IMPOSTA). Corpo modanato

aggeante che corona

un sostegno vercale

privo di capitello (v.

BASE D’IMPOSTA) e che

riceve il cuneo d’imposta,

cioè il primo concio

dell’arco. Il suo ruolo è

molto importante durante

la costruzione, in

quanto sosene la cen-

na (v. riquadro alla

pagina precedente).

-25-

CUNEO. Blocco di pietra che contribuisce alla formazione di un arco,

di una volta o di una piaabanda. I cunei sono sagoma in modo tale

da bloccarsi reciprocamente una volta in opera. Il cuneo di un arco

ha picamente l’intradosso e l’estradosso curvi, ma possono esserci

anche conformazioni differen: v. PIATTABANDA.

CUNEO D’IMPOSTA. Primo cuneo sui due la dell’arco o della volta.

La sua superficie di contao inferiore è orizzontale mentre quella

superiore è obliqua per ricevere il cuneo superiore. Il primo cuneo, e

l’insieme di quelli superiori, il cui centro di gravità cade direamente

al di sopra della superficie del sostegno, possono essere pos in opera

senza cenna.

ESTRADOSSO. Superficie superiore di un arco o di una volta.

INTRADOSSO. Superficie inferiore di un arco o di una volta.

PIANO D’IMPOSTA. Piano al di sopra del quale inizia la curvatura di

un arco o di una volta.

SUPERFICIE DI CONTATTO. Superficie con la quale i cunei entrano in

contao reciproco, e che quindi riceve e trasmee le forze.


LE VOLTE

La volta in pietra da taglio, privilegiata dai costruori romanici e goci, domina tua l’architeura

medievale. A parre dalla fine dell’XI secolo essa conosce una fondamentale evoluzione,

diventando, grazie a dei costoloni di pietra, un vero e proprio sistema di convergenza

delle forze.

Mentre i Romani ulizzavano spesso la tecnica della volta a concrezione, nel Medioevo

si generalizza l’uso della volta in pietra da taglio.

LA VOLTA A CONCREZIONE, largamente impiegata

dai Romani (v. illust. p.4), forma un blocco monolico,

formato dalla geata su una cenna di un conglomerato

cemenzio all’interno di casseforme di

maoni. Questo po di volta offre una grande stabilità,

ma viene nondimeno rigeato dai costruori

medievali (v. §1, p.14).

Le volte romaniche coprono ognuna

uno specifico volume.

la cupola

è certamente il po di volta più anca. In epoca

romanica è la copertura ideale della crociera del

transeo, in parte perché permee di voltare agevolmente

grandi spazi quadra e in parte perché in

questa posizione le altre volte possono rinforzarla

su quaro la (v. p.17). Essa è impiegata anche

nelle chiese a serie di cupole (v. illust. n.4 p.15) e in

Oriente come volta centrale delle chiese con pianta

a croce greca (v. riquadro p.9).

la volta a semicalotta

è pracamente la metà di una cupola. Dall’epoca delle

basiliche civili di Roma (v. §2 p.7) fino alla fine del periodo

romanico è la copertura per eccellenza dell’abside e delle

absidiole. La volta a semicaloa esercita delle spinte sul

muro che la sorregge ma non sul lato verso cui è aperta.

LA VOLTA IN PIETRA DA TAGLIO è un assemblaggio

di cunei che permee, in analogia con l’arco, di trasmeere

il peso in direzione dei suoi pun d’appoggio.

Essa è molto più leggera di una volta a concrezione

ma scarica sul muro delle forze di ribaltamento (v.

§1, p.14). Anche in questo caso per la costruzione è

necessaria una cenna.

L’unica vera difficoltà generata dalla cupola aene al suo raccordo con

una base quadrangolare. Due diverse tecniche realizzano questo raccordo.

I pennacchi permeono a una cupola a pianta circolare di collegarsi

direamente a una struura a pianta quadrata.

Le trombe: quaro di queste struure ad arco poste agli angoli trasformano

il quadrato in oagono. Contrariamente, quindi, ai pennacchi,

le trombe non si raccordano del tuo alla forma circolare della

volta.

la volta a botte a tutto

sesto

è il mezzo più semplice per coprire la navata

centrale; ha tuavia il grande svantaggio di

esercitare delle spinte per tua la lunghezza

dei muri che la sostengono (v. illust. p.14).

La volta a botte a sesto acuto

è l’unica volta romanica assente in epoca romana. Apparsa

all’inizio del XII secolo (segnatamente nell’architeura

cistercense), questa struura introduce la forma

dell’arco a sesto acuto nelle coperture delle chiese

romaniche, ed esercita delle spinte minori rispeo alla

boe a tuo sesto (v. riquadro p.25).

la volta a botte lunettata

permee di aprire delle volte trasversali

(lunee) direamente all’interno della

volta… che così si indebolisce pericolosamente.

la volta a crociera

è nata in epoca romana dalla volontà

di aprire i fianchi di una volta senza

indebolire l’insieme (v. n.5). Essa convoglia

una parte delle sue spinte in

pun determina lasciando così liberi

gli spazi inferiori degli archi che la

sostengono per permeere la creazione

di aperture. Nell’architeura romanica

è ulizzata per voltare le navate

laterali, il deambulatorio, di rado la

navata centrale (v. p.15).

Una volta a crociera è

formata schemacamente

dall’intersezione di due

volte a boe a tuo

sesto.

TERMINI PRINCIPALI

BOTTE (VOLTA A). Prolungamento di un arco con tracciato dirio o

curvo (volta a BOTTE ANULARE in un deambulatorio). Come volta a

boe si intende generalmente una VOLTA A BOTTE A TUTTO SESTO,

ossia corrispondente al prolungamento di un arco a tuo sesto.

BOTTE A SESTO ACUTO (VOLTA A). Volta a boe tracciata come prolungamento

di un arco a sesto acuto.

BOTTE LUNETTATA (VOLTA A). Volta a boe intersecata da volte a

boe trasversali più piccole, chiamate lunee.

CROCIERA (VOLTA A) Volta composta da quaro unghie (o vele) che

si incontrano formando degli spigoli che si congiungono alla sommità.

La volta a crociera è supportata da quaro archi che poggiano su

quaro sostegni (v. illust. riquadro p.14).

CROCIERA COSTOLONATA (VOLTA A). Volta supportata da almeno

quaro archi, due trasversali e due diagonali (e spesso anche da due

archi longitudinali). Si definisce STELLATA (EN ÉTOILE) quando comprende

liernes o ercerons, o A RAGGIERA (RAYONNANT) quando

dalla chiave di volta si irradiano molteplici costoloni.

CUPOLA Dal lat. tardo cupula, ”piccola tazza, piccola boe”. Volta di

forma emisferica.

SEMIBOTTE (VOLTA A). Corrisponde alla metà di una volta a boe e

viene usata come copertura di una navata laterale o di una tribuna.

Esercita una controspinta sulla volta della navata centrale (v. §4

p.15).

SEMICALOTTA (VOLTA A). Corrisponde alla metà di una cupola.

VOLTA. Dal lat. volg. volvita, “avvolta”. Opera in muratura poggiata

su sostegni, desnata a coprire un volume.

-26-


Tue le volte goche sono costruite con la stessa

tecnica: le nervature in pietra da taglio.

Le nervature sono

archi in pietra da

taglio che hanno il

compito di sorreggere

le vele durante

e dopo la costruzione,

e di

trasmeere ai

sostegni il peso

della volta.

L’esempio più semplice della

volta con nervature è la crociera

costolonata quadriparta (v.

qui a lato): la principale differenza

con la volta a crociera

consiste proprio nella presenza

di due costoloni diagonali.

Queste nervature poste soo

gli spigoli delle crociere hanno

il compito di dirigere verso

pun determina tuo il peso

della volta (v. p.18). Se gli archi

trasversali e longitudinali (che

possono essere idenci ma

non hanno lo stesso ruolo)

sono sempre a sesto acuto, le

due nervature fondamentali (i

costoloni diagonali) sono quasi

sempre archi a tuo sesto.

Le nervature in pietra da taglio si

adattano a ogni tipo di volume

Navata centrale e navate laterali

VOLTA QUADRIPARTITA (quaro

semiarchi diagonali, due archi

trasversali, due archi longitudinali).

VOLTA ESAPARTITA (sei semiarchi,

due archi trasversali,

quaro archi longitudinali:

quaro aperture).

VOLTA QUADRIPARTITA a

pianta reangolare (v. qui a

lato, § 4). Copertura della

navata centrale.

Crociera del transetto e abside

VOLTA STELLATA. Occupa in

generale la crociera del transeo.

v. illust. nel riquadro

qui soo.

VOLTA A RAGGIERA. Rimpiazza

la volta a semicaloa romanica

nella copertura

dell’abside.

GLI ELEMENTI DELLA VOLTA

Il complesso delle nervature

della crociera costolonata

prima della posa delle vele.

Crociera costolonata completa.

LONGITUDINALE (ARCO). Unisce, in senso longitudinale alla navata,

due pun d’appoggio di una volta a crociera semplice o costolonata

alle quali fornisce sostegno.

LUNETTA. Volta a boe trasversale che interseca una volta a boe di

raggio maggiore, che prende allora il nome di volta a boe luneata.

NERVATURA. Arco (o segmento di arco), modanato, che aggea

dall’intradosso di una volta o forma l’arco di un’apertura.

Una volta a crociera costolonata è sostenuta, oltre che dai costoloni diagonali,

da quaro archi che possono essere idenci. Gli archi trasversali, perpendicolari

alla navata, sono necessari. Gli archi longitudinali, paralleli alla

navata, sono opzionali, ma sono tuavia spesso presen: il loro intradosso

forma l’arco superiore delle aperture goche.

Le crociere costolonate vanno incontro a

un’evoluzione legata all’altezza delle volte.

Nella copertura della navata

centrale la crociera costolonata

quadriparta è ben

presto abbandonata dai

costruori a vantaggio di

una volta rinforzata da un

costolone supplementare

trasversale: la volta esaparta

introduce così all’interno

della navata una scansione

ritmica di pilastri for e deboli,

corrisponden rispevamente all’imposta dei costoloni diagonali e

di quello trasversale. Anche questo po di volta è però desnato a

scomparire: come per la crociera quadriparta, i costoloni diagonali a

tuo sesto, che si iscrivono in

una pianta quadrata, raggiungono

un’altezza che obbliga a

sopraelevare pericolosamente

i muri che la fiancheggiano e

sorreggono la copertura in

legno. Si ritorna allora a una

volta quadriparta, ma a pianta

reangolare: a uguale larghezza

della navata centrale i

costoloni diagonali hanno una

luce, e quindi un’altezza, minore.

Questa soluzione si impone

definivamente a parre dal

goco classico.

La volta esaparta comporta quaro archi

longitudinali, e quindi quaro aperture

invece di due.

Volta quadriparta a pianta reangolare.

PENNACCHIO. Sostegno a forma di triangolo concavo: v. riquadro a

p.26.

SEMIARCO. Metà del costolone diagonale, compreso tra un punto di

appoggio e la chiave di volta.

TRASVERSALE (ARCO). Situato soo una volta a boe o tra due volte,

ha il compito di trasmeere parte del peso di queste volte ai sostegni.

Lo spazio tra due archi trasversali corrisponde di solito a una

campata.

TROMBA. Sostegno formato da un arco diagonale e da una piccola

volta in aggeo che lo supporta: v. riquadro a p. 26.

VELA (o UNGHIA). Porzione di volta delimitata da spigoli (volta a

crociera) o da nervature (volta a crociera costolonata).

Gli elementi di una volta a nervature

COSTOLONE DIAGONALE (o OGIVA). Nervatura diagonale in pietra

che unisce due pun d’appoggio passando per la chiave di volta. Dal

momento che i costoloni diagonali si incrociano a livello della chiave,

la volta che essi sorreggono si chiama “volta a crociera costolonata”

o “volta ogivale”. Queste nervature scaricano la maggior parte

del peso su pun determina, e permeono quindi alla volta

costolonata di raggiungere una luce (fino a ven metri) impensabile

per le volte a crociera romaniche (ampie non più di dieci metri).

Contrariamente agli archi trasversali e a quelli longitudinali della

volta ogivale, i costoloni diagonali sono più di sovente archi a tuo

sesto.

-27-

Ulmo cuneo posto

al centro e alla

sommità dei costoloni

di una volta

ogivale. La chiave è

spesso decorata.

Nervatura che

collega la sommità

di un arco

trasversale o

longitudinale,

oppure un

erceron, alla

chiave di volta.

Nervatura che

collega l’imposta

di una volta a una

lierne.


I SOSTEGNI

I sostegni disconnui sono fondamentalmente di due pi: colonne e pilastri. Alla complessità

crescente, dall’epoca romanica a quella goca, delle volte e delle nervature di pietra, deve

corrispondere una crescente complessità della loro forma.

la colonna ha la funzione di ricevere le forze scaricate dagli

archi (e più di rado dalle volte o dalle murature) che la sormontano

e di trasmeerle alla sua base. La sua sommità (il

capitello) e la sua base sono svasate allo scopo di concentrare

meglio le forze verso il fusto e poi di trasmeerle al suolo.

il pilastro, che può avere diverse forme (semplice sostegno a

pianta quadrata, fascio di colonne etc.), sopporta carichi maggiori

rispeo alla semplice colonna. La sua forma è spesso determinata

dalla posizione all’interno della chiesa e dai pi di struure da sostenere:

archi semplici, archi a doppia ghiera, etc. Relavamente semplice

in epoca romanica, il pilastro diviene più complesso in epoca goca

allo scopo di ricevere le molteplici nervature delle volte costolonate

(v. riquadro qui a lato).

TERMINI PRINCIPALI

COLONNA. Sostegno costuito da un FUSTO vercale (poligonale o

circolare), da una base e da un capitello. Una colonna di piccolo diametro

è chiamata COLONNETTA. Una COLONNA INCASSATA fa corpo

con un sostegno, da cui sporge solo in parte (sagomata generalmente

nello stesso blocco del sostegno, non è quindi una colonna

propriamente dea). Una COLONNA ADDOSSATA si appoggia a un

sostegno ma solo la sua base e il suo capitello sono incassa in esso.

COLONNATO. Serie allineata di colonne e delle struure da esse

sostenute (architeura anca).

DOSSERET. Sorta di pilastrino senza base né capitello, al quale sono

applica una colonna o un pilastro.

LESENA. Sostegno vercale poco sporgente di sezione reangolare

incassato in un muro e provvisto di una base e/o di un capitello.

PILASTRO. Ogni sostegno che non sia in senso streo una colonna o

un muro (due colonne accostate costuiscono infa un pilastro). Il

pilastro più semplice è a SEZIONE QUADRATA. Un pilastro CANTON-

NÉ è affiancato da colonne incassate. Un pilastro A FASCIO è costuito

da colonne accostate: v. illust. qui sopra.

SOSTEGNO. Tuo ciò che sopporta un carico. I principali sostegni

sono il muro, la colonna e il pilastro. Il ruolo di un sostegno è di trasmeere

un carico alla sua base.

Gli elementi della colonna.

ASTRAGALO. Modanatura anulare che

separa il capitello dal suo sostegno.

BASE. Elemento inferiore di un sostegno.

La base distribuisce al suolo il carico

vercale proveniente dalla colonna.

BASE D’IMPOSTA (TAILLOIR). Blocco di

imposta situato sulla sommità di alcuni

capitelli, che oltre al suo aspeo decoravo,

ha il ruolo di reggere la cenna

durante la costruzione di un arco: v.

CORNICE DI IMPOSTA.

CAPITELLO. Dal lat. capitellum, diminuvo

di caput: “testa, estremità”. Elemento

decorato e intagliato posto in cima a

una colonna o a una lesena. Il capitello è

formato da un corpo centrale (un echino

o una campana) sormontato da un

blocco di imposta, denominato abaco

nel capitello classico, e base d’imposta

(tailloir) nel capitello medievale. Il capitello

concentra l’insieme delle forze che provengono dalle par superiori

dell’elevato.

Rinforzi e controspinte

Dai contraffor romanici agli archi rampan goci, le struure esterne assumono un’importanza

crescente.

Lesene e arche ciechi

alla lombarda

Prendono il nome dai maestri

muratori della Lombardia che

influenzano lo sle del primo

romanico. In ragione della loro

scarsa profondità

tendono soltanto

a irrigidire

la muratura

senza una vera

e propria azione

di rinforzo.

TERMINI PRINCIPALI

Contrafforte romanico

I contraffor romanici, non molto

spessi, servono da

rinforzo alla costruzione

in pun determina,

innalzandosi

più di sovente ai pun-

di scarico delle

volte a crociera.

ARCO RAMPANTE. Arco con piani di imposta a differen livelli che,

partendo da un apposito CONTRAFFORTE, esercita una controspinta

su una volta a crociera costolonata in un punto elevato. Si definisce

SERIE DI ARCHI RAMPANTI un gruppo di ques archi dispos in un medesimo

piano vercale. L’arco rampante è uno degli elemen fondamentali

dell’architeura goca.

CONTRAFFORTE. Struura esterna in muratura che serve da rinforzo

o irrigidimento di un muro o di un sostegno.

CONTRAFFORTE PER ARCO RAMPANTE (CULÉE). Contrafforte alto e

massiccio ao a contenere la spinta dell’arco rampante: v. ARCO

RAMPANTE.

-29-

Contrafforte goco

Essendo più

profondo, più

alto e più spesso

del suo omologo

romanico,

costuisce l’elemento

di rinforzo

per eccellenza.

Arco rampante

Serie di archi rampan

Contrafforte per

archi rampan

È il principale

elemento di

controspinta

dell’architeura

goca (v. §1,

n.2, p.18)

CONTROSPINTA. Opposizione a una forza di spinta da parte di una

analoga forza contraria. Al contrario di un semplice elemento di rinforzo

un ELEMENTO DI CONTROSPINTA esercita una forza ava.

LESENE E ARCHETTI CIECHI ALLA LOMBARDA (BANDES LOMBAR-

DES). Serie di lesene congiunte alla sommità da piccoli archi a rilievo,

in praca un fregio composto da arche: v. illust. qui sopra.

MURO-CONTRAFFORTE. Contrafforte in muratura molto allungato,

perpendicolare al muro che rinforza, provvisto in genere di un’apertura.

Pur essendo prossimo all’arco rampante non esercita alcuna

controspinta.

RINFORZO. Opposizione a una forza da parte di una forza passiva

dovuta al semplice peso della muratura (forza d’inerzia). V. CON-

TRAFFORTE.


I SOSTEGNI

I sostegni disconnui sono fondamentalmente di due pi: colonne e pilastri. Alla complessità

crescente, dall’epoca romanica a quella goca, delle volte e delle nervature di pietra, deve

corrispondere una crescente complessità della loro forma.

la colonna ha la funzione di ricevere le forze scaricate dagli

archi (e più di rado dalle volte o dalle murature) che la sormontano

e di trasmeerle alla sua base. La sua sommità (il

capitello) e la sua base sono svasate allo scopo di concentrare

meglio le forze verso il fusto e poi di trasmeerle al suolo.

il pilastro, che può avere diverse forme (semplice sostegno a

pianta quadrata, fascio di colonne etc.), sopporta carichi maggiori

rispeo alla semplice colonna. La sua forma è spesso determinata

dalla posizione all’interno della chiesa e dai pi di struure da sostenere:

archi semplici, archi a doppia ghiera, etc. Relavamente semplice

in epoca romanica, il pilastro diviene più complesso in epoca goca

allo scopo di ricevere le molteplici nervature delle volte costolonate

(v. riquadro qui a lato).

TERMINI PRINCIPALI

COLONNA. Sostegno costuito da un FUSTO vercale (poligonale o

circolare), da una base e da un capitello. Una colonna di piccolo diametro

è chiamata COLONNETTA. Una COLONNA INCASSATA fa corpo

con un sostegno, da cui sporge solo in parte (sagomata generalmente

nello stesso blocco del sostegno, non è quindi una colonna

propriamente dea). Una COLONNA ADDOSSATA si appoggia a un

sostegno ma solo la sua base e il suo capitello sono incassa in esso.

COLONNATO. Serie allineata di colonne e delle struure da esse

sostenute (architeura anca).

DOSSERET. Sorta di pilastrino senza base né capitello, al quale sono

applica una colonna o un pilastro.

LESENA. Sostegno vercale poco sporgente di sezione reangolare

incassato in un muro e provvisto di una base e/o di un capitello.

PILASTRO. Ogni sostegno che non sia in senso streo una colonna o

un muro (due colonne accostate costuiscono infa un pilastro). Il

pilastro più semplice è a SEZIONE QUADRATA. Un pilastro CANTON-

NÉ è affiancato da colonne incassate. Un pilastro A FASCIO è costuito

da colonne accostate: v. illust. qui sopra.

SOSTEGNO. Tuo ciò che sopporta un carico. I principali sostegni

sono il muro, la colonna e il pilastro. Il ruolo di un sostegno è di trasmeere

un carico alla sua base.

Gli elementi della colonna.

ASTRAGALO. Modanatura anulare che

separa il capitello dal suo sostegno.

BASE. Elemento inferiore di un sostegno.

La base distribuisce al suolo il carico

vercale proveniente dalla colonna.

BASE D’IMPOSTA (TAILLOIR). Blocco di

imposta situato sulla sommità di alcuni

capitelli, che oltre al suo aspeo decoravo,

ha il ruolo di reggere la cenna

durante la costruzione di un arco: v.

CORNICE DI IMPOSTA.

CAPITELLO. Dal lat. capitellum, diminuvo

di caput: “testa, estremità”. Elemento

decorato e intagliato posto in cima a

una colonna o a una lesena. Il capitello è

formato da un corpo centrale (un echino

o una campana) sormontato da un

blocco di imposta, denominato abaco

nel capitello classico, e base d’imposta

(tailloir) nel capitello medievale. Il capitello

concentra l’insieme delle forze che provengono dalle par superiori

dell’elevato.

Rinforzi e controspinte

Dai contraffor romanici agli archi rampan goci, le struure esterne assumono un’importanza

crescente.

Lesene e arche ciechi

alla lombarda

Prendono il nome dai maestri

muratori della Lombardia che

influenzano lo sle del primo

romanico. In ragione della loro

scarsa profondità

tendono soltanto

a irrigidire

la muratura

senza una vera

e propria azione

di rinforzo.

TERMINI PRINCIPALI

Contrafforte romanico

I contraffor romanici, non molto

spessi, servono da

rinforzo alla costruzione

in pun determina,

innalzandosi

più di sovente ai pun-

di scarico delle

volte a crociera.

ARCO RAMPANTE. Arco con piani di imposta a differen livelli che,

partendo da un apposito CONTRAFFORTE, esercita una controspinta

su una volta a crociera costolonata in un punto elevato. Si definisce

SERIE DI ARCHI RAMPANTI un gruppo di ques archi dispos in un medesimo

piano vercale. L’arco rampante è uno degli elemen fondamentali

dell’architeura goca.

CONTRAFFORTE. Struura esterna in muratura che serve da rinforzo

o irrigidimento di un muro o di un sostegno.

CONTRAFFORTE PER ARCO RAMPANTE (CULÉE). Contrafforte alto e

massiccio ao a contenere la spinta dell’arco rampante: v. ARCO

RAMPANTE.

-29-

Contrafforte goco

Essendo più

profondo, più

alto e più spesso

del suo omologo

romanico,

costuisce l’elemento

di rinforzo

per eccellenza.

Arco rampante

Serie di archi rampan

Contrafforte per

archi rampan

È il principale

elemento di

controspinta

dell’architeura

goca (v. §1,

n.2, p.18)

CONTROSPINTA. Opposizione a una forza di spinta da parte di una

analoga forza contraria. Al contrario di un semplice elemento di rinforzo

un ELEMENTO DI CONTROSPINTA esercita una forza ava.

LESENE E ARCHETTI CIECHI ALLA LOMBARDA (BANDES LOMBAR-

DES). Serie di lesene congiunte alla sommità da piccoli archi a rilievo,

in praca un fregio composto da arche: v. illust. qui sopra.

MURO-CONTRAFFORTE. Contrafforte in muratura molto allungato,

perpendicolare al muro che rinforza, provvisto in genere di un’apertura.

Pur essendo prossimo all’arco rampante non esercita alcuna

controspinta.

RINFORZO. Opposizione a una forza da parte di una forza passiva

dovuta al semplice peso della muratura (forza d’inerzia). V. CON-

TRAFFORTE.


LE APERTURE

Alle piccole aperture che illuminano debolmente la chiesa romanica succedono le grandi vetrate

aperte alla luce dell’epoca goca; la grandezza e la forma delle aperture dipendono

streamente dal controllo delle forze.

Alcune aperture romaniche Fino al periodo carolingio la dimensione delle aperture dipende

solo in lieve misura dalla struura dell’edificio.

Le volte a concrezione degli edifici romani o le armature in legno con catena delle

chiese preromaniche non esercitano forze di ribaltamento (v. §1 p.14). Le murature,

non dovendo contenere spinte, possono essere dotate di grandi finestre (più di

sovente a tuo sesto e prive di strombature), la cui posizione non è streamente

sooposta a regole architeoniche.

Apertura con

transenna

Apertura con

colonnine in

controvena

Rosa, o ruota

Bifora

Apertura con

intradosso a

doppia ghiera

Le aperture di grandi dimensioni

sono soltanto i rosoni e le porte,

aperte solo nei muri non portan-

della facciata occidentale e dei

bracci del transeo (v. §3 p.9).

TRANSENNA. Lastra di pietra

traforata con movi geometrici

che serve a chiudere un’apertura.

volta a concrezione romana

Le forze di ribaltamento esercitate dalle volte obbligano i costruori

romanici a diminuire considerevolmente le dimensioni

delle aperture.

In epoca romanica la scelta di dotare le chiese di volte induce i costruori a

ispessire le murature per evitarne il ribaltamento soo la spinta delle volte,

e a dotare la chiesa di una complessa struura di assorbimento delle forze

(v. pp. da 14 a 17). I rischi sono tali da indurre alla soppressione delle finestre

alte della navata centrale. I muri dei collaterali, ove i rischi sono minori

rispeo alla navata centrale, non sono comunque mai dota di grandi aperture.

La ridoa dimensione e la scarsità delle aperture (nella maggioranza

dei casi una o due per campata del collaterale e nessuna per la navata centrale)

rendono l’edificio considerevolmente più oscuro. Diverse tecniche

sono allora impiegate per sopperire a questa mancanza di luce.

Le aperture cieche.

La strombatura.

Mediante il taglio obliquo dello sguancio dell’apertura

gli artefici romanici riescono, pur conservando

una ridoa dimensione esterna dell’apertura, a

far penetrare all’interno dell’edificio una maggiore

quantà di luce senza rischi per la costruzione. La

strombatura può essere peraltro legata a uno

sviluppo ancora limitato della vetrata e al desiderio

di proteggere l’edificio da indesiderabili intrusioni.

Il suo ulizzo sistemaco in numerose chiese

ne fa una delle caraerische dell’architeura

romanica.

La diminuzione del numero delle aperture comporta un aumento

delle superfici murarie. Le aperture cieche non rimediano ovviamente

alla mancanza di luce ma costuiscono una decorazione di

false aperture che, oltre a irrigidire a volte la muratura, rompono

la monotonia delle nude superfici. In epoca romanica ques elemen

tendono a molplicarsi.

La disposizione non

parallela degli sguanci

di un’apertura fa sì che

senza variare la dimensione

esterna si oenga

l’ingresso di una

maggiore quantà di

luce.

TERMINI PRINCIPALI

APERTURA. Spazio aperto in una costruzione, insieme agli

elemen che lo inquadrano.

APERTURA LIBERA. Spazio aperto che non è occupato da

trafori in pietra o infissi in legno.

ARCATA. 1. Apertura libera costuita da un arco i cui piedri

originano dal suolo. v. ARCATA PRINCIPALE. 2. Successione di

piccole aperture ad arco.

CIECA (apertura, arcata, etc.). Struura che simula la presenza

di un’apertura, di un’arcata, etc.

FINESTRA CON TELAIO (FENÊTRE CHÂSSIS). Finestra inquadrata

da una cornice che si inserisce in un solco della muratura.

FINESTRA. Apertura provvista di una chiusura vetrata, che dà

luce all’interno di un edificio v. FINESTRA DEL CLARISTORIO.

FINESTRELLA. Piccola apertura, generalmente senza chiusure,

ulizzata come decorazione e/o fonte di luce.

OCULO. Dal lat. oculus, “occhio”. Piccola apertura circolare,

adoata soprauo nell’architeura romanica. L’incremento

del suo uso nella decorazione delle facciate sarà all’origine

della rosa.

PORTA. Apertura di comunicazione chiusa da uno o più

baen.

Denominazione delle aperture di una campata

ARCATA PRINCI-

PALE. Arcata

provvista di un

grande arco, che

separa in ogni

campata la navata

centrale da quella

laterale.

CLAIRE-VOIE.

Serie di aperture

libere o di finestre,

separate da

sostegni, che

occupano un ordine

di elevato e si

estendono per più

campate.

FINESTRA DEL

CLARISTORIO.

Finestra situata

nella parte più alta della navata centrale, al di sopra dei collaterali.

Il termine di finestra del claristorio (o alta) è spesso impiegato per disnguere

le chiese romaniche che ricevono illuminazione direa nella navata centrale

da quelle illuminate in maniera indirea a parre dai collaterali (navate

laterali o tribune).

-30-


L’EVOLUZIONE DELLE APERTURE GOTICHE

primo gotico

1140-1190

Le aperture non sono

ancora provviste di

trafori.

gotico classico 1190-1230

Gli elemen del traforo, all’inizio

semplici e spessi, diventano alla fine

del periodo indipenden dalla muratura

(fenêtre châssis).

gotico radiante 1230-1360

I trafori diventano più elabora con la

comparsa di piccole rose circolari e poi

di disegni a base di triangoli curvilinei.

gotico fiammeggiante

1360 - inizio del XVI s.

Linee sinuose, curve e controcurve

che sembrano fondersi

con la cornice. Le modanature si

fanno più acute.

I costruori goci si liberano delle limitazioni legate al peso dell’edificio… ma le difficoltà

che incontrano derivano proprio dalla grandezza delle superfici che essi aprono

alla luce.

Sfruando al massimo la possibilità di ridurre la superficie dei muri gli artefici goci tendono a eliminarli a

favore delle aperture, che raggiungono ben presto con facilità dimensioni gigantesche (50 mq. e oltre). L’altezza

delle volte delle chiese e in parcolare delle caedrali sembra divenire oggeo di una vera e propria

compezione. Se tuavia la spinta delle volte non costuisce più un problema, l’effeo del vento sulle immense

vetrate è di difficile controllo. Una burrasca di vento intorno ai 100 km/h esercita una pressione di

circa 80 kg/mq, ossia oltre 10 tonnellate su ognuno dei rosoni più grandi della caedrale di Amiens o di

Notre-Dame a Parigi (rispevamente 13 m. e 12.90 m. di diametro). L’uso ben

presto sistemaco dei trafori si spiega non solo

con la necessità di sostenere le lastre di vetro,

ma anche con l’intento di resistere alle enormi

pressioni generate dal vento. La molplicazione

di queste armature in pietra è tuavia limitata

dalla necessità di non ostacolare l’ingresso

della luce, ed è per questo che i costruori

adoano in sempre maggior misura un materiale

rigido ma di piccolo spessore: il ferro.

L’armatura metallica delle vetrate è costuita

da barre trasversali (barloères) fissate ai muri

e ai piantoni e da listelli più soli (vergees)

fissa alle lastre di vetro da piccole connessioni

Finestra goca. Elemen della

struura di sostegno della vetrata

e di resistenza alla pressione

del vento.

GLI ELEMENTI DELL’APERTURA

ARCHIVOLTO. 1. Fascia modanata o decorata sulla fronte

dell’arco che delimita un’apertura. L’archivolto di un’apertura

esterna funge spesso da gocciolatoio. 2. Designa anche l’insieme

delle arcate concentriche di un’apertura.

DAVANZALE. Parte inferiore della cornice di un’apertura che

non raggiunge il suolo. Può essere provvisto di gradini.

PENNACCHIO. Superficie in forma di triangolo mislineo compresa

tra un arco e il riquadro che lo delimita.

PIANTONE (MENEAU). Montante vercale in pietra che suddivide

l’interno di una finestra goca.

in piombo per irrigidirle. L’insieme offre grande

resistenza.

RETICOLO (RÉSEAU). L’insieme di elemen di pietra modana

(simili a delle nervature) che formano uno o più traccia geometrici

curvi, che costuiscono la parte superiore del traforo

di una apertura goca. v. illust. qui sopra.

STROMBATURA. Sagomatura svasata di un’apertura.

TRAFORO. L’insieme di elemen in pietra che suddividono

l’interno di un’apertura goca. Il traforo è formato inferiormente

da piantoni e in alto da disegni più elabora (recoli) v.

illust. qui sopra.

TRUMEAU. Porzione di muro tra due aperture situate allo

stesso livello. Il termine è spesso erroneamente riferito al

pilastro centrale che divide la porta di una chiesa.

VANO. Spazio vuoto compreso tra le pare di un’apertura.

VETRATA. Chiusura di una finestra formata da lastre di vetro,

spesso colorate, fissate con l’uso di piombo.

BATTENTE. Pannello pieno, intelaiato o a forma di grata

che ruota su uno dei suoi assi vercali. Il baente è

spesso confuso con la sua cornice, ossia la porta.

PIEDRITTO. Montante vercale che sosene la copertura

di un’apertura.

PILASTRO CENTRALE. Pilastro che riceve il carico degli

archi, o dell’architrave, di una porta con due aperture

gemelle.

PORTALE. Struura monumentale formata da una o più

porte esterne, situata sulla facciata della chiesa.

TIMPANO. Lo spazio, generalmente chiuso, che delimita

in alto il vano di un’apertura, in genere una porta. Il

mpano è in genere consacrato alla scultura. La decorazione

può essere divisa in seori orizzontali (registri)

struura per temi: Apocalisse (Moissac), Giudizio finale

(Sainte-Foy a Conques), Incoronazione della Vergine

(Notre-Dame a Parigi) etc.

- Gli elementi del portale –

-31-


UTENSILI, MATERIALI…

“Nello spazio di tre secoli, dal 1050 al 1350, la Francia ha estrao diversi milioni di tonnellate

di pietra per costruire 80 caedrali, 500 grandi chiese e qualche decina di migliaia

di chiese parrocchiali. La Francia ha trasportato più blocchi di pietra in ques tre secoli

che l’anco Egio in qualsiasi periodo della sua storia.”

PRINCIPALI TIPI DI MURATURA

La forma e la qualità del taglio dei blocchi di pietra come anche la

tecnica di posa variano in funzione delle regioni, dell’epoca e della

ricchezza delle chiese. Si disnguono comunque alcuni pi fondamentali

di muratura.

Muratura in conglomerato

Impasto di malta con ghiaia,

laterizi, pietrame etc.

Apparecchiatura a più

teste

Due (o qui tre) paramen. Non si

ulizzano conglomera.

Muratura a sacco

Consiste nel riempire con conglomerato

lo spazio tra due

paramen murari. Permee di

diminuire il numero di blocchi

squadra di un muro, e quindi il

suo costo.

Apparecchiatura semplice

(a una testa)

TERMINI PRINCIPALI

In epoca goca, quando i muri

non sono più portan, viene vieppiù

adoata.

APPARECCHIATURA MURARIA. Dal lat. apparare,

“preparare”. Disposizione dei conci o dei maoni in una muratura:

v. riquadro qui sopra.

ASSISA. Fila orizzontale di conci o maoni. L’altezza delle assise,

legata allo spessore degli elemen che la compongono,

può variare da meno di 20 cm a più di 35 cm.

CALCARE. Dal lat. calcarius, “che concerne la calce”. Roccia

composta essenzialmente da carbonato di calcio, risultato

della lenta deposizione di materiali minerali, vegetali e organici

(sedimen) sul fondo dei mari. Il sollevamento dei fondi

marini ha fao emergere il calcare, divenuto solido e compao,

soo forma di lunghi banchi orizzontali (origina da

deposi successivi e quindi sovrappos) chiama stra. La

maggior parte dei deposi oggeo di sfruamento risale al

Mesozoico. Estrao soo forma di blocchi grezzi o squadra, il

calcare deve essere posto in opera con lo stesso orientamento

che aveva in cava: posato perpendicolarmente alla sua straficazione

naturale (ossia in CONTROVENA) non può sopportare

pesi rilevan senza rischiare di sgretolarsi rapidamente e spaccarsi.

Jean Gimpel, Costruori di caedrali

La pietra è il materiale preferito, sia per le sue proprietà

(solidità, durezza, resistenza all’acqua e al fuoco) che per la

facilità di estrazione. Sebbene a volte soppiantata dal legno

(nell’Europa del Nord) o dal laterizio, quando le cave di pietra

sono troppo distan o esaurite, a parre dal X secolo la pietra

diviene la materia prima fondamentale delle struure portan

dell’edificio e delle volte (v. p.26), e si ritrova perfino nei te

delle chiese soo forma di lastre di pietra (lose) o di ardesia.

Diverse rocce sono usate per la costruzione (basalto, granito,

arenaria), ma il calcare è quello più spesso adoato. Esso infa

si avvale di una straordinaria diffusione geografica, e grazie

alla varietà delle sue tessiture si adaa a molteplici impieghi.

I blocchi di calcare duro

sono ulizza per la costruzione

- e le sue variazioni di colore

assumono a volte funzione decorava

- mentre il calcare tenero

a tessitura fine e omogenea

viene desnato alla scultura.

La frantumazione, inoltre, e

la coura della roccia calcarea

sono alla base della produzione

della calce, uno degli elemen

della malta.

Archi diversi traccia con una

medesima apertura di compasso.

Villard de Honnecourt.

Il ruolo essenziale della malta è

quello di livellare le superfici di contao dei blocchi. In una

muratura a secco, ovvero priva di malta, le superfici dei blocchi

non sono mai completamente lisce, e quindi il peso sovrastante

viene sopportato solo da una parte del blocco, fenomeno

che indebolisce in grande misura la costruzione. A fronte

dell’impossibilità di tagliare la pietra senza asperità, è la malta

a riempire gli spazi tra i blocchi e a renderli perfeamente

combacian, al fine di riparre il peso sull’intera superficie

della struura muraria. v. §2 p.14.

L’altro materiale essenziale è il legno, sia per le armature al di

sopra delle volte che per le impalcature e le macchine da can-

ere. Il problema maggiore dei carpeneri medievali è quello

di… reperire il legno! Il formidabile incremento demografico

che inizia nell’ XI secolo e il crescente consumo di carbone di

legna (di cui la nascente siderurgia fa un uso intensivo), comportano

innumerevoli disboscamen. Le grandi querce diventano

più rare, e questa penuria impone l’adozione di nuovi

modelli di armatura che non necessitano di elemen di grande

sezione (v. p.28).

Il ferro è il materiale fondamentale per gli strumen dei muratori

e dei tagliapietre. Le tecniche siderurgiche migliorano la

solidità e il “mordente” degli utensili, e quindi le loro prestazioni.

Gli strumen da taglio divengono presto oggeo di vere

e proprie mode, ove rivaleggiano scalpelli, asce e martelli

(comune, tagliente, dentato, a due punte). I carpeneri invece

usano scuri, accee, seghe e pialle, pracano grossi fori con il

trivello e fori più piccoli con il trapano; a volte piantano chiodi

metallici, ma privilegiano sempre per i loro manufa cavicchi

di legno. Parallelamente ai progressi della metallurgia il ferro

trova un nuovo impiego nei ran metallici (v. riquadro p.18) e

nelle struure di sostegno delle vetrate (v. §3 p.31).

CALCE. Dal lat. calx, calcis, dal greco khálix, “cioolo”,

“pietrame”. Ossido di calcio in polvere. La calcinazione di alcune

rocce calcaree (dee pietre da calce o pietre da gesso) produce

la calce viva (estremamente corrosiva), che idratata

(ossia spenta), e poi essiccata, diviene un costuente della

malta. Diluita in acqua la calce spenta dà luogo al bianco di

calce, che serve a imbiancare i muri.

LATERIZIO. Materiale arficiale composto da argilla modellata

e coa.

LOSA. Lastra di pietra usata come tegola o per pavimentazione.

MALTA. Impasto di acqua, calce spenta e un inerte (in genere

sabbia). La malta, una volta secca, riassume i caraeri di pietra

calcarea. Serve anche a intonacare i muri per proteggerli.

TEGOLA. Dal lat. tegula, da tegere, coprire. Elemento di terracoa

usato per la copertura di un edificio.

VOLTE IN PIETRA DA TAGLIO. Volte costuite da elemen

sagoma in maniera da bloccarsi reciprocamente. Si differenziano

in questo dalle volte a concrezione.

-32-


… E COSTRUTTORI

Gli uomini del Medioevo che progeano

e costruiscono migliaia di chiese

conservano, nella grandissima maggioranza

dei casi, un assoluto anonimato,

nonostante i “marchi dei lapicidi” incisi

nella pietra, che non sono affao firme ma

piuosto l’indicazione del compenso dovuto

ai tagliapietre. I rari tes del periodo

romanico, scri da chierici… menzionano

quasi esclusivamente dei chierici. Seppure

un documento di rara precisione come la Guida del pellegrino

designi esplicitamente un religioso come architeo di San

Giacomo di Compostella, e se è vero che il famoso vescovo

Suger fornisce delle istruzioni che gli conferiscono il rango di

maestro d’opera (v. riquadro a p.21), i chierici partecipano

abitualmente alla costruzione quali commien e amministratori

del canere. A loro è riservata la scelta del maestro

d’opera, che progea e dirige la costruzione dell’edificio, sempre

però assoggeato a degli imperavi liturgici che deano

le soluzioni architeoniche. Questo maestro d’opera (nel contempo

architeo, geometra e ingegnere) dirige e coordina le

diverse maestranze, con l’ausilio del parlier (così chiamato per

la conoscenza dei differen diale parla nel canere). Ques

costruori - scalpellini, muratori, tagliapietre, carpeneri,

scultori, vetrai, portatori e manovali - sono uomini liberi, remunera

in base a precisi termini di contra spula in ancipo.

Le conoscenze del maestro d’opera

sono più prache che intelleuali:

per progredire nella progeazione

è necessario rischiare, sperimentare,

ricordare gli insuccessi, gli inciden,

i crolli delle volte… che punteggiano

la storia della costruzione delle

chiese più grandi. Ques saperi sono

nel contempo fonda su una geometria

intesa non come un complesso di teorie ed equazioni ma

come una “arte del disegno geometrico” (“art du trait”), ovverossia

una geometria al contempo rigorosa (l’arte goca

disegna struure precise con angoli ben determina) e fortemente

empirica. Alcuni documen, come il taccuino del celebre

Villard de Honnecourt, costuiscono dei memento con

immagini che permeono di riscoprire delle “leggi” senza il

ricorso a calcoli reali. Due strumen fondamentali sono il

compasso e la virga: il compasso è uno strumento di enorme

importanza, che permee di trasferire una medesima unità, di

tracciare cerchi, e dunque di ricavare archi, angoli, “terzi pun-

” etc. (v. p.25); la virga, il bastone del maestro d’opera, serve

come regolo per linee dirie ma anche come unità di misura

lineare, indispensabile nel canere. Sebbene non esistano

ancora unità di misura universalmente riconosciute – le dimensioni

infa si riferiscono ancora ad alcune par del corpo

umano come il palmo (v. disegno qui sopra), il piede, il cubito

etc. – l’assenza di riferimen comuni non ostacola l’elaborazione

di piante. Il maestro d’opera e i commien, al fine di

concordare i caraeri dell’edificio, dispongono sia di piante

che di modelli tridimensionali in scala non esaa. I disegni

elabora per la costruzione, quando esistono, sono di precisione

relava, dal momento che sono sogge a numerose

modifiche in caneri desna a volte a durare più di mezzo

secolo: gli strumen più affidabili sul terreno sono la funicella,

la livella, il calibro, la corda a 13 nodi e il filo a piombo. Alcuni

disegni, traccia in scala 1:1 sui muri e sul terreno mediante il

compasso e la squadra, no come disegni di canere, servono

al taglio di modelli (le sagome o dime) uli alla realizzazione di

elemen architeonici. La ricerca di maggiore efficacia e di

minor costo conduce presto all’ulizzo di queste sagome per

la standardizzazione di blocchi, cunei, elemen dei trafori etc.

I lapicidi sono ora in grado di sagomare i blocchi direamente

nella cava e in ogni periodo dell’anno, con la riduzione sia dei

carichi (e quindi dei cos di trasporto) che delle conseguenze

economiche legate all’interruzione invernale dei caneri. Il

maestro d’opera diventa peraltro libero di delegare alcuni

compi a degli apparecchiatori: a condizione, quindi, di migliorare

la precisione dei piani indispensabili al coordinamento

dell’opera, egli può fare a meno di restare a lungo in uno stesso

canere. Le tecniche e le conoscenze che permeono l’esaa

riproduzione di un blocco, di un pilastro, perfino di un

coro vengono lentamente elaborate e conducono a una sensibile

diminuzione dei cos. Diventa allora meno oneroso e

quindi possibile costruire più in grande e soprauo più in

alto, fino ai limi impos dalle tecniche e dai materiali. Per

quanto, inevitabilmente, esistano alcuni esempi di riproduzione

stereopata di uno stesso modello, il rischio di una vera

standardizzazione resta potenziale, frenato probabilmente

dalle intenzioni degli artefici, che conservano la mentalità di

argiani e ars.

Viso e palmo dai quaderni di Villard de Honnecourt, XIII sec.

Qui sopra, virga e compasso, incisione di Viollet-le-Duc, op.cit.

LE MACCHINE

Al pari delle chiese, che ereditano forme architeoniche anche, i

metodi e le macchine usa dai costruori medievali si ispirano alle

soluzioni adoate dai romani. Le macchine sono essenzialmente

apparecchi di sollevamento. Situa a terra o alla sommità dell’edificio

in costruzione sono aziona da un argano a braccia o da una

grande ruota (o gabbia dello scoiaolo) nella quale possono marciare

diversi uomini. A essa molto somiglia la ruota da sollevamento,

azionata dall’esterno esercitando una trazione su dei montan

distribui lungo il suo diametro. Grazie a delle pulegge poste in

serie la potenza sviluppata si molplica: una gabbia dello scoiaolo

può quindi sollevare più di dieci tonnellate. Alcune macchine, antenate

delle nostre gru, sono dotate di un braccio girevole intorno a

un asse.

-33-


LA DECORAZIONE

In omaggio agli dei a cui sono sta consacra, i templi hanno

sempre ricevuto una decorazione, e gli uomini del Medioevo non

hanno derogato a questa regola, ponendo al servizio delle loro

chiese tue le risorse delle loro ar.

Capitello romanico istoriato.

Chiesa de la Daurade, Tolosa.

Se il termine evocatore di tesoro designa gli arredi liturgici,

orna di gemme e di metalli preziosi, i veri tesmoni della

decorazione sono più inmamente lega all’architeura. La

scultura è una componente onnipresente di questa decorazione

“monumentale”: ben conservata, orna capitelli, mpani,

portali, e modiglioni. Le chiese medievali sono molto più

colorate di quanto lascino vedere le pietre prive dei vari stra

di intonaco. In Francia ques dipin sono mal conserva in

quanto raramente realizza a fresco, ma più di sovente a

N.-D. di Parigi, prospeo del portale della Vergine, già dipinto e dorato.

Statue a tuo tondo e in bassorilievo. E. Viollet-le-Duc, op.cit.

TERMINI PRINCIPALI

AFFRESCO. Consiste nel deporre pigmen dilui in acqua su

un intonaco di calce fresca, cioè ancora umida, v. tempera.

Quando avviene la reazione chimica che trasforma di nuovo

l’ossido di calcio (la calce) in carbonato di calcio (il calcare)

ques pigmen si trovano imprigiona nell’intonaco, e non

possono quindi più staccarsi.

BALDACCHINO. Copertura in aggeo a protezione di una statua.

BASSORILIEVO. Scultura che sporge da un piano di fondo con

un rilievo ridoo. Se il rilievo supera la metà dello spessore

del soggeo, l’opera sarà un MEZZORILIEVO. Se la sporgenza

della scultura dal piano di fondo giunge a eguagliare lo spessore

del soggeo si parlerà di ALTORILIEVO.

INTONACHINO. Strato sole di malta, più di sovente in grassello

di calce (a basso tenore di argilla), che serve da finitura

su un intonaco grossolano.

tempera. I temi delle sculture e dei dipin sono vari: a volte si

ispirano a opere anche o copiano temi illustra su altri suppor

come le miniature su pergamena, a volte provengono

direamente da fon leerarie (in specie bibliche) o dall’osservazione,

spesso sono fruo dell’immaginazione dell’arsta.

Quando la loro funzione è educava le opere illustrano la

vita dei san e scene bibliche, o raffigurano i vizi e le virtù che

simboleggiano i prece della morale crisana. L’arte del mosaico,

che traa gli stessi temi sulle pare delle chiese paleocrisane

o carolinge, si fa meno frequente in epoca romanica

per poi scomparire del tuo in epoca goca. In questo stesso

periodo peraltro si afferma l’uso di pavimen decora, ove

grande spazio viene riservato al labirinto.

In epoca romanica la scultura è inseparabile dal suo supporto

e le sue forme tormentate si piegano alla struura architeonica

che le inquadra: esse restano nell’ambito del bassorilievo,

o meglio dell’altorilievo. Le nicchie e le transenne creano

giochi di ombre e di luci. L’uniformità delle superfici è ridoa

dal molplicarsi di pilastrini, archi trasversali, lesene e arche

ciechi alla lombarda. Ques ulmi, che costuiscono

spesso un elemento di rinforzo dal ruolo architeonico minore,

servono soprauo ad animare le grandi superfici dei

muri longitudinali (o gouereaux), dei campanili, delle facciate

e dei capocroce. All’interno l’edificio conserva grandi superfici

murarie che sono decorate da dipin. A volte la ricerca

dell’effeo esteco prende il sopravvento sulla prudenza,

come nella chiesa di Saint-Savin-sur-Gartempe ove gli archi

trasversali della navata centrale scompaiono a vantaggio

dell’opera del piore, che si estende, senza interruzioni,

all’intera volta.

La crociera costolonata dell’architeura goca, che tende a

far scomparire i muri a favore delle aperture, riduce considerevolmente

le superfici offerte alla piura, che peraltro non si

limita né alla residua superficie muraria, né alle volte, ma si

estende sia alle sculture interne che a quelle dei portali. Soprauo

è però la vetrata, apparentata alla piura per i suoi

giochi di colore, che esalta la luce e si costuisce in arte autonoma:

sfida tecnica (v. p.31) oltre che arsca, questo insieme

di vetri colora occupa le aperture liberate dal nuovo

equilibrio degli edifici. La scultura a sua volta si distacca dai

suoi suppor, conquista il tuo tondo, almeno in alcune par

della chiesa. Isolate nelle nicchie, soo baldacchini di pietra,

le statue, vieppiù realische, tappezzano portali e contraffor

di archi rampan, od occupano le arcate di stree gallerie

sulle facciate, le gallerie dei re (v. p.21): la chiesa stessa è

progeata come una grande scultura. Al di là dell’aspeo

preamente tecnico le foreste di archi rampan di alcune

caedrali goche denotano una innegabile volontà esteca: il

molplicarsi di elemen superflui per la stabilità architeonica,

come i costoloni di alcune volte, tesmonia abbondantemente

questa ricerca (v. p.18).

INTONACO. Strato di malta applicato sulla costruzione.

MODIGLIONE. Mensola, generalmente scolpita, che sosene

gli elemen di una cornice. Gli spazi tra i modiglioni sono

chiama METOPE, a volte scolpite.

MOSAICO. Composizione di piccoli elemen mulcolori, le

tessere: cubi, dadi, lamine, frammen irregolari) in pietra,

marmo, terracoa, smalto, vetro o metallo, tenu insieme da

una malta o da una resina, che formano un disegno. Si disnguono

mosaici pavimentali e mosaici murali.

TEMPERA (piura a). In questa tecnica i pigmen, al contrario

che nell’affresco, sono fissa mediante colle a un intonaco

asciuo. Queste colle finiscono per degradarsi e i pigmen

cadono dai loro suppor: a poco a poco i dipin svaniscono.

TUTTO TONDO. Scultura isolata, distaccata dal piano di fondo,

in questo disnta dal bassorilievo, dal mezzorilievo e

dall’altorilievo.

-34-


GLOSSARIO

CANONICO. Dal lat. eccl. canonicus, “conforme alla regola di un ordine

religioso”. Designa un chierico membro del capitolo di alcune chiese

(caedrale, basilica), ove egli celebra quodianamente l’ufficio

religioso. Al contrario dei monaci i canonici possono esercitare avità

pastorali all’esterno della loro comunità.

CAPITOLO. Dal lat. capitulum, dim. di caput, “testa”. 1. Ognuna delle

par in cui si divide un testo. 2. Per estensione, riunione dei canonici

o dei monaci che inizia con la leura di un capitolo della regola. Il

capitolo è un’autorità reale che può deliberare in autonomia e in alcuni

casi opporsi alla volontà del vescovo. L’espressione “avere voce in

capitolo” rimanda a questo significato. 3. Luogo ove si riunisce il capitolo

(vedi punto 2), quindi sala capitolare.

CHIERICO. 1. Chi assume la condizione di ecclesiasco tramite la tonsura.

2. Chi fa parte della gerarchia della Chiesa caolica. L’insieme

dei chierici costuisce il CLERO. 3. Persona istruita, leerato (a parre

dal XII sec.).

CONVERSO. I fratelli conversi (o fratelli laici) o le sorelle converse

sono dei monaci laici che vivono in un monastero e si consacrano a

lavori manuali (in parcolare a lavori agricoli). Pur non avendo ricevuto

gli ordini sacri osservano una parte della regola dell’ordine (dea

regola minore).

COSTANTINO I il Grande (285 ca. – 337). Regna sull’ Impero romano

d’Occidente, e successivamente su tuo l’Impero dopo aver rovesciato

l’Augusto d’Oriente. Figlio di Elena, donna crisana poi sanficata,

protegge la religione crisana preparandone il passaggio a religione di

stato; questo nuovo culto infa è più adao a consolidare il suo potere,

permeendogli di diventare imperatore di dirio divino.

LAICO. 1. Chi è al di fuori della religione. 2. Chi si è consacrato alla

religione con la pronuncia di vo senza tuavia accedere a funzioni

legate a parcolari sacramen (sacerdozio etc.).

MONACO. Dal greco mónos, “solo”. In origine un laico che, in solitudine

(anacoreta) o più spesso in comunità (cenobita), conduce una vita

religiosa appartato dalla società. A parre dall’XI sec. i monaci in numero

sempre maggiore sono ordina sacerdo. La preghiera (l’opus

Dei, “l’opera di Dio”) è la loro principale avità.

NOVIZIO/A. Colui (o colei) che si prepara a divenire monaco (o monaca),

ma non ha ancora pronunciato i vo di povertà, obbedienza e

castà impos dalla regola monasca.

ORDINE (religioso). 1. Gruppo di persone che vivono in una condizione

religiosa in seguito alla pronuncia di vo solenni (le forme di vita

religiosa che comportano solo semplici vo sono denominate congregazioni).

2. Gruppo di monaci soopos a una medesima regola, che

L’ORIENTAMENTO

ALZATO. Prospeo vercale, o insieme dei prospe vercali di un

edificio o di un corpo dell’edificio.

ANTERIORE, POSTERIORE, LATERALE. Aggevi usa per definire i

rappor reciproci degli alza di un edificio. In una chiesa a pianta

basilicale è ANTERIORE quello più distante dal capocroce, e POSTE-

RIORE quello più vicino a esso. Gli alza LATERALI sono adiacen a

quelli anteriori e posteriori.

FACCIATA. Prospeo esterno.

LONGITUDINALE. Ciò che è nel senso della maggiore dimensione,

ovvero la lunghezza, di un oggeo, di un edificio.

ORIENTARE. Leeralmente: volgere verso Est (l’oriente). La maggior

parte delle chiese dell’Europa occidentale sono orientate, nel

senso che il coro è costruito verso Est, da dove alla fine dei tempi

dovrà venire Cristo. Quando una chiesa ha due cori architeonici,

come si vede in alcune chiese dell’Alto Medioevo, si riene

“orientata a Ovest” solo quando il coro liturgico è a Ovest.

TRASVERSALE. Ciò che taglia perpendicolarmente la maggiore dimensione.

vivono in monasteri pos soo la direzione di una abbazia madre.

L’ordine CLUNIACENSE dipende dall’abbazia benedena di Cluny:

fondata nel 910 questa costuisce il modello per quasi tue le abbazie

fino al XII sec., prima di perdere la sua influenza spirituale a causa

della sua eccessiva ricchezza, tesmoniata anche dal gigansmo architeonico

della sua chiesa (v. p.3). L’ordine CISTERCENSE dipende

dall’abbazia di Cîteaux fondata nel 1098: nella prima metà del XII sec.

San Bernardo di Chiaravalle diffonde la regola cistercense (che predica

il rispeo integrale della regola benedena araverso il ritorno

all’osservanza della povertà, del silenzio e del lavoro manuale) e raccomanda

una decorazione dei luoghi monasci sobria e spoglia. Si

sviluppano inoltre degli ordini MILITARI lega alla “Pace di Dio” e alle

Crociate (Templari, Ospedalieri etc.) e degli ordini MENDICANTI che si

stabiliscono all’interno delle cià (fra predicatori come i Domenicani,

o fra Francescani): soo l’influenza dei Domenicani, ad esempio,

si molplicano le CHIESE A SALA, nate dalla tradizione meridionale

della navata unica; le navate di queste chiese hanno la stessa altezza e

quindi permeono di predicare a più streo contao del popolo per

combaere le eresie.

PARROCCHIA. Dal greco paroikía, “soggiorno in un paese straniero”,

metafora applicata ai crisani che si considerano ciadini dell’aldilà,

di passaggio sulla terra. 1. Circoscrizione, territorio ecclesiasco soo

l’autorità di un prete, il parroco (o curato). 2. Per metonimia il termine

si applica alla comunità dei fedeli che vivono in questo territorio.

La chiesa in cui il parroco esercita il suo ministero si chiama chiesa

PARROCCHIALE.

PRIORATO. Piccolo monastero dipendente da una abbazia madre e

direo da un PRIORE nominato da quella abbazia. Il termine PRIORE

designa anche il monaco che governa un’abbazia in assenza dell’abate.

La chiesa di un priorato è chiamata PRIORALE.

REGOLA. Dal lat. regula, “strumento per rare linee dirie e meere

in squadra”. Codice scrio che fissa le norme di vita dei religiosi che

sono a essa soopos. A parre dal IX sec. le regole principali applicate

in Francia sono quelle di San Benedeo (fondatore di Montecassino

nel 529) per i monaci (chiama quindi benedeni), e quella di

Sant’Agosno per i canonici. REGOLARE (che segue una regola) si

oppone a SECOLARE (chi vive nel mondo o chi non è soggeo a una

strea clausura monasca).

TRENTO (concilio di). Assemblea di vescovi convocata dal papa a Trento

tra il 1545 e il 1563, soo l’influenza di Carlo V, per opporsi all’avanzare

della Riforma protestante. Questo concilio delibera su tue le

quesoni fondamentali in materia di dogmi, morale e disciplina della

dorina caolica e riafferma il caraere sacro del sacerdozio e dei

sacramen. Il concilio sopprime inoltre l’uso dei recin all’interno

delle chiese.

GRONDA (MURO DI) o MUR GOUTTEREAU (dal lat. gua,

“goccia”). Muro che riceve la gronda di un versante del teo,

perpendicolare al (muro) pignone.

PIGNONE. Parte superiore di un muro, parallela alle capriate di

una armatura lignea, che chiude la fronte di un teo. In architeura

religiosa il pignone, in genere di forma triangolare, ha un

ruolo di sostegno per il teo trascurabile. Con lo stesso termine

si denomina il muro che porta il pignone, che generalmente ha

funzione di facciata. Il MURO DIAFRAMMA (dal greco diàphragma,

“separazione”) è un muro pignone interno in cui si apre un

arco trasversale, l’ARCO DIAFRAMMA, che può servire da tagliafuoco.

-35-


INDICE ANALITICO

I numeri in grasseo rimandano alla

definizione del termine

ABACO .................................. v. CAPITELLO

ABBAZIA,ABATE .................................. 22

ABSIDE ........................................... 06,07

ABSIDIOLA .......................................... 06

ADDOSSATA .......................... v. COLONNA

AFFRESCO ........................................... 34

ALTARE ............................................... 09

ALTARE MAGGIORE ................... v.ALTARE

ALZATO ............................................... 35

AMBONE ............................................. 10

ANTECHIESA

(o CORPO ANTERIORE) ........................ 06

ANULARE .................................... v.BOTTE

APPARECCHIATURA ............................ 32

ARCATA ............................................... 30

ARCATA PRINCIPALE ........................... 30

ARCHITRAVE ....................................... 24

ARCHITRAVATA ................................... 24

ARCHIVOLTO ....................................... 31

ARCO .................................................. 24

ARCO A DOPPIA GHIERA ............ v.GHIERA

ARCO A LANCETTA

(o LANCEOLATO) ................................. 25

ARCO A MENSOLA .............................. 24

ARCO A MITRA .................................... 25

ARCO A SESTO ACUTO ................... 24,25

ARCO A SESTO OLTREPASSATO ........... 25

ARCO A TUTTO SESTO

( o A PIENO CENTRO) ..................... 24,25

ARCO DI SCARICO ............................... 24

ARCO DIAFRAMMA ................. v.PIGNONE

ARCO IN TERZO PUNTO ...................... 25

ARCO INFLESSO................................... 25

ARCO LONGITUDINALE ....................... 27

ARCO POLILOBATO ............................. 25

ARCO RAMPANTE ..................... 18,25,29

ARCO RIALZATO .................................. 25

ARCO RIBASSATO ................................ 25

ARCO TRASVERSALE ............................ 27

ARCO TRIONFALE ................................ 09

ARMATURA IN LEGNO ........................ 28

ASSISA................................................. 32

ASTRAGALO ........................................ 29

ATRIO .................................................. 09

APERTURA .......................................... 30

APERTURA LIBERA............................... 30

APERTURA CIECA ......................... v.CIECA

ARCARECCIO ....................................... 28

AULA ................................................... 06

BALDACCHINO .................................... 34

BARLOTIÈRE ........................................ 31

BASE ................................................... 29

BASE DI IMPOSTA ............................... 29

BASILICALE,BASILICA ........................... 09

BASSORILIEVO ........................... v.RILIEVO

BATTENTE ........................................... 31

BENEDETTINA ........................... v.REGOLA

BIFORA ................................................ 30

BOTTE ................................................. 26

BOTTE A SESTO ACUTO ....................... 26

BOTTE ANULARE ................................. 26

BRACCIO (DEL TRANSETTO) ................ 06

CALCARE ............................................. 32

CALCE ................................................. 32

CAMPANA ........................................... 17

CAMPANILE ........................................ 17

CAMPANILE-PORTICO ......................... 17

CAMPANILE A VELA ............................ 17

CAMPATA ........................................... 06

CANCELLO ........................................... 11

CANONICO .......................................... 35

CANTONNÉ ............................. v.PILASTRO

CAPANNA (TETTO A) ........................... 28

CAPITELLO .......................................... 29

CAPITOLARE (SALA)............................. 22

CAPITOLO ........................................... 35

CAPOCROCE ........................................ 06

CAPPELLA ............................................ 06

CAPPELLA assiale ......................v.Cappella

CAPPELLA opposta ....................v.Cappella

CAPPELLA orientata ..................v.Cappella

CAPPELLA radiale ......................v.Cappella

CAPRIATA ............................................ 28

CARICO ................................................ 15

CAROLINGIO........................................ 12

CATENA ..................................... 07,18,28

CATTEDRA ........................................... 10

CATTEDRALE ....................................... 10

CENTINA.............................................. 24

CHIAVE ................................................ 25

CHIAVE di volta ................................... 27

CHIERICO............................................. 35

CHIESA ........................................... 08,09

CHIESA A SALA .......................... v.ORDINE

CHIOSTRO ........................................... 22

CIECA (APERTURA,ARCATA) ..................... 30

CIMITERO ............................................ 10

CISTERCENSE ............................. v.ORDINE

CLAIRE-VOIE ........................................ 30

CLAUSURA MONASTICA ......................... 22

CLUNY,CLUNIACENSE ................ v.ORDINE

COLLATERALE ...................................... 06

COLONNA............................................ 29

COLONNATO ....................................... 29

COLONNETTA ......................... v.COLONNA

CONCIO ............................................... 25

CONGLOMERATO ................................ 32

CONTRAFFORTE .................................. 29

CONTRAFFORTE

PER ARCO RAMPANTE ......................... 29

CONTROSPINTA .................................. 29

CONTROVENA .......................... v.CALCARE

CONTROVENTATURA .......................... 28

CONVERSO .......................................... 35

COPERTURA ........................................ 28

CORDA ................................................ 25

CORO architeonico .............................. 06

CORO liturgico ...................................... 10

CORSO................................................. 24

COSTANTINO ....................................... 35

COSTOLONE ........................................ 27

CRIPTA ................................................ 10

CROCIERA ................... v.VOLTA A CROCIERA

CROCIERA COSTOLONATA ................... 26

CROCIERA DEL TRANSETTO ................. 06

CUNEO ................................................ 25

CUNEO DI IMPOSTA ............................ 25

CUPOLA ............................................... 26

DAVANZALE ........................................ 31

DEAMBULATORIO ............................... 06

DIOCESI ............................................... 10

DOCCIONE ........................................... 19

DORMIENTE ........................................ 28

DOSSERET ........................................... 29

ECHINO ............................................... 29

EQUILIBRIO ......................................... 15

ESAPARTITA(VOLTA) ............................. 27

ESTRADOSSO ....................................... 25

FACCIATA ............................................ 35

FACCIATA ARMONICA .................... 17,21

FALDA UNICA (TETTO A) ........................ 28

FIAMMEGGIANTE ...................... v.GOTICO

FILA DI CUPOLE ................................... 15

FINESTRA ............................................ 30

FINESTRA DEL CLARISTORIO (O ALTA) . 30

FINESTRELLA ....................................... 30

FORZA ................................................. 15

FORZA OBLIQUA .................................. 15

FRECCIA .............................................. 25

FRONTONE .......................................... 20

FUSTO .................................... v.COLONNA

GARGOLLA ............................. v.DOCCIONE

GHIERA................................................ 24

GOCCIOLATOIO ................................... 19

GOTICO ............................................... 12

GOUTTEREAU(MUR) . v.GRONDA(MURO DI)

GRONDA (MURO DI) ........................... 35

IMPOSTA (CORNICE DI) .......................25

IMPOSTA (CUNEO DI) ..........................25

IMPOSTA (PIANO DI) ...........................25

INCASSATA ............................. v.COLONNA

INCASTRO ............................................24

INTONACHINO .....................................34

INTONACO ..........................................34

INTRADOSSO .......................................25

JUBÉ ................................................. 10

KALATHOS ...........................................29

LAICO ..................................................35

LATERIZIO ............................................32

LESENA ................................................29

LIERNE .................................................27

LISTELLATO ..........................................28

LOMBARDA (ALLA) ..............................29

LONGITUDINALE ..................................35

LOSA ....................................................32

LUNETTA .............................................27

MALTA.................................................32

MARTIRE .............................................10

MATTONE............................................32

MENDICANTE ............................ v.ORDINE

METOPA ............................. v.MODIGLIONE

MODIGLIONE.......................................34

MONACO.............................................35

MONACO (ELEMENTO D. CAPRIATA) ...28

MONASTERO .......................................22

MOSAICO ............................................34

MURO-CONTRAFFORTE .................. 18,29

MURO DIAFRAMMA ................ v.PIGNONE

MURO PIGNONE...................... v.PIGNONE

NARTECE .............................................09

NAVATA...............................................06

NAVATA CENTRALE .............................06

NAVATA LATERALE ..............................06

NOVIZIO/A ..........................................35

OCULO.................................................30

OGIVA .................................................27

ORDINE ...............................................35

ORIENTAMENTO,ORIENTARE ..............35

OTTONIANO ........................................12

PALEOCRISTIANO ................................12

PARROCCHIA,PARROCCHIALE ..............35

PELLEGRINO ........................................11

PENNACCHIO.................................. 27,31

PESO ....................................................15

PIANTONE (MENEAU) ..........................31

PIATTABANDA ................................ 24,25

PIEDRITTO ...........................................31

PIENO CENTRO

(ARCO A) ................ v.ARCO A TUTTO SESTO

PIETRA DA TAGLIO.......................... 14,26

PIGNONE .............................................35

PILASTRO (e PILASTRINO) ....................29

PILASTRO CENTRALE ...........................31

PINNACOLO .........................................20

PORTA .................................................30

PORTALE .............................................31

PORTICO ......................................... 06,07

PRESBITERIO........................................10

PRIORATO,PRIORALE,PRIORE ..............35

PUNTONE ............................................28

QUADRIPARTITA (VOLTA) ................... 27

RADIALE .................................. v.CAPPELLA

RADIANTE .................................. v.GOTICO

RECINTO (DEL CORO)............................. 10

REGISTRO................................ v.TIMPANO

REGOLA .............................................. 35

RELIQUIA,RELIQUIARIO ....................... 10

RÉSEAU ............................................... 31

RILIEVO (BASSO-, ALTO-,MEZZO-) ............. 34

RINFORZO ........................................... 29

ROMANICO ......................................... 12

ROSA ................................................... 30

ROSONE .............................................. 30

RUOTA .......................................... v.ROSA

SAETTA ............................................... 28

SANTUARIO ........................................ 10

SCRIPTORIUM ..................................... 22

SECOLARE .................................. v.REGOLA

SEMIARCO .......................................... 27

SEMIBOTTE ......................................... 26

SEMICALOTTA ....... v.VOLTA A SEMICALOTTA

SEPOLCRO .................................. v.ALTARE

SERIE (DI ARCHI RAMPANTI) .................... 29

SOFFITTO ............................ v.ARCHITRAVE

SOSTEGNO .......................................... 29

SOTTOTETTO ...................................... 28

SPINTA ................................................ 15

STALLO................................................ 10

STRATO .................................... v.CALCARE

STOÁ ................................................... 07

STROMBATURA................................... 31

SUGERIO ............................................. 21

SUPERFICIE DI CONTATTO................... 25

TAILLOIR ............................................. 29

TEGOLA ............................................... 32

TEMPERA ............................................ 34

TEMPIO ............................................... 09

TESORO ......................................... 21,34

TETTO ................................................. 28

TIERCERON ......................................... 27

TIMPANO ............................................ 31

TIRANTE .............................................. 19

TRAFORO ............................................ 31

TRANSENNA ........................................ 30

TRANSETTO......................................... 06

TRASVERSALE...................................... 35

TRASVERSALE (ARCO)........................... 27

TRAVICELLO ........................................ 28

TRENTO (CONCILIO DI) .......................... 35

TRIBUNA ........................................ 06,15

TRIFORIO ............................................ 19

TROMBA ............................................. 27

TRUMEAU ........................................... 31

TUTTO TONDO .................................... 34

UNGHIA .............................................. 26

VANO .................................................. 31

VELA ................................................... 27

VERGETTE ........................................... 31

VESCOVO ............................................ 10

VETRATA ............................................. 31

VOLTA ................................................. 26

VOLTA A BOTTE .................................. 26

VOLTA A BOTTE A SESTO ACUTO ........ 26

VOLTA A BOTTE LUNETTATA ............... 26

VOLTA A CONCREZIONE ................. 14,26

VOLTA A CROCIERA ............................. 26

VOLTA A CROCIERA COSTOLONATA .... 26

VOLTA A RAGGIERA ............................ 27

VOLTA A SEMICALOTTA ...................... 26

VOLTA IN PIETRA DA TAGLIO ......... 26,32

VOLTA STELLATA ................................. 27

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PER SAPERNE DI PIÙ

STORIA DELL’ARCHITETTURA

A. CHOISY Histoire de l’architecture. 1899, Rééd. Inter-Livres, 1991.

A. ERLANDE-BRANDENBURG e

A-B. MÉREL BRANDENBURG Histoire de l'architecture française du Moyen Âge à la Renaissance. Mengès/C.N.M.H.S, 1995.

ANTICHITÀ

J.P. ADAM La construction romaine. Picard, 1989.

MARCO VITRUVIO POLLIONE De architectura. Testo latino a fronte. Edizioni Studio Tesi, 2° edizione ,1999.

PREROMANICO

X. BARRAL I ALTET Le paysage monumental autour de l’an mil. Picard, 1987.

H. BUSCH, B.LOHSE, E.M.WAGNER L’architecture en Europe: Le Préroman. Hachee, 1965.

A. GRABAR L’arte paleocristiana. Feltrinelli, Milano, 1967.

E. KUBACH, V.H.ELBERN L’art de l’Empire au début du Moyen Âge. Les arts carolingiens et ottoniens.

Albin Michel, Coll. L’Art dans le monde, Paris,1973.

ROMANICO

M. AUBERT (dir.) L’Art roman en France. Flammarion, 1961.

M. DURLIAT L’arte romanica. Garzan, Milano, 2002.

R. OURSEL Il firmamento dell’arte romanica. Jaca Book, Milano, 1992.

Éd. ZODIAQUE

Coll. Introducon à la nuit des temps.

Coll. La nuit des temps.

GOTICO

M. BOUTTIER Cathédrales. Comment elles sont construites. Créaon et recherche, 1988.

Cathédrales. Les bâtisseurs. Créaon et recherche, 1991.

M. BOUTTIER, A.RIFFAUD Regarder et comprendre… une cathédrale, Jupilles, 1981.

A. CADEI Le cattedrali all’origine del gotico. In L’arte medievale nel contesto (300-1300) a cura di P. Piva. Jaca Book, Milano, 1992.

P. DEMOUY N.-D. de Reims. Sanctuaire de la monarchie sacrée. C.N.M.H.S. /C.N.R.S. édions, 1995.

P. DU COLOMBIER Les chantiers des cathedrales. Picard, Paris, réédion 1962.

A. ERLANDE-BRANDENBURG L’arte gotica. Garzan, Milano, 1998.

H.G. FRANZ Le roman tardif et le premier gothique. Albin Michel, Coll. L’Art dans le monde, Paris, 1973.

J. GIMPEL Costruttori di cattedrali. Jaca Book, Milano, 1983.

D. MACAULAY La cattedrale. Nuove Edizioni Romane, 2006.

LESSICO

J.A. BRUTAILS

Pour comprendre les monuments de la France. Gérard Monfort,1992.

J. CABANOT Petit glossaire pour la description des églises. Amis des Églises Anciennes des Landes, 1995.

J.-M. PÉROUSE de MONTCLOS Principes d’analyse scientifique. Architecture. Vocabulaire. Imprimerie Naonale, 1988.

COLLECTIF Glossaire. Édions Zodiaque, coll. Introducon à la nuit des temps, 1989.

GLOSSARIO DEI TERMINI ARTISTICI -

Edizioni Atlas

https://www.edatlas.it/it/contenuti-digitali/documenti/74fce26b-f139-4264-abb5-2260445224c2

ARTI MEDIEVALI

COLLECTIF Chantiers Médiévaux. Desclée de Brouwer/Zodiaque, coll. Présence de l’art, 1996.

H. FOCILLON L’arte dell’Occidente. Einaudi, Torino, 1987..

TEMI

M. BANNIARD Le Haut Moyen Âge occidental. P.U.F. coll. Que sais- je?, 1991.

M. BOUTTIER Monastères. Des pierres pour la prière. R.E.M.P.A.R.T. / Desclée de Brouwer, 1995.

A. ERLANDE-BRANDENBURG La cathédrale. Fayard, 1989.

Y. ESQUIEU Quartier cathédral. Une cité dans la ville. R.E.M.P.A.R.T. / Desclée de Brouwer, 1994.

S.J. GOULD Darwin et les grandes énigmes de la vie. Èd. Française, Pygmalion, 1979.

F. PRESSOUYRE I Cistercensi e l'aspirazione all'assoluto. Electa Gallimard, 1999.

STORIA

G. DUBY Adolescence de la chrétienté occidentale, 980-1140. Skira, 1995.

L’Europa delle cattedrali 1140-1280. Fabbri-Skira, 1967.

Le basi di un nuovo umanesimo, 1280-1440. Fabbri-Skira 1966.

G. DUBY (dir.) Histoire de la France urbaine, t.I et II. Seuil,1980.

G. DUBY et A.WALLON (dir.) Histoire de la France rurale, t.I et II. Seuil,1975.

J. LE GOFF et R. RÉMOND Histoire de la France religieuse, t.I. Seuil, 1988.

NELLE EDIZIONI FRAGILE…

COLLECTION BRÈVE HISTOIRE

Les Châteaux Forts en France

La Guerre de Cent Ans

Le Parchemin et l’Enluminure

Les Châteaux - Renaissance et Classicisme en France

Les Ordres Religieux Militaires

COLLECTION À LIVRE OUVERT

La Chevalerie

L’Inquision

COLLECTION LA MÉMOIRE DES PIERRES

Château de Bonaguil

Château de Castelnaud

Le Mont de Domme

Cité de Sarlat

Château de Beynac

Cité de La Couvertoirade

Penne d’Agenais

Montségur

L’abbaye de Fontevraud


ALCUNE CHIESE E CATTEDRALI…

La mappa qui in basso non è un inventario completo delle chiese medievali

francesi (spesso numerose in ognuno degli oltre 37000 comuni). Sono indicate

solo alcune delle chiese più rappresentave dal punto di vista architeonico

(con l’eccezione dell’abbazia di Citeaux, di cui oggi restano solo edifici tardi,

menzionata solo per il suo ruolo storico, e della basilica di Saint-Marn a

Tours, grande chiesa di pellegrinaggio, di cui oggi restano solo una parte del

braccio seentrionale del transeo e delle tracce al suolo che indicano la

posizione delle basi dei pilastri della navata).

1.Jumièges. Rovine dell’abbazia: abbaziale di Saint-Pierre (inizio dell’XI sec.,

rimaneggiata in epoca goca) e abbaziale di Notre-Dame (XI sec.).

2.Reims. Caedrale di Notre-Dame. Abbaziale di Saint-Remi (XI-XII sec.). Abbaziale

di Saint-Nicaise (XIII sec.).

3.Metz. Caedrale di Saint-Éenne (XIII-XVI sec., numerose vetrate del XIV

sec.). Chiesa di Saint-Pierre-aux-Nonnains, anco edificio civile trasformato in

luogo di culto. Recinto del coro carolingio esposto al museo della cià.

4.Soissons. Caedrale goca di Saint-Gervais et Saint-Protais (XII e XIII sec.).

Cripta carolingia della chiesa di Saint-Médard.

5.Caen. Le abbaziali romaniche de la Trinité e di Saint-Éenne, caraerische

dello sle anglo-normanno, con volte costolonate già dal XII secolo; facciate

armoniche (v. pag. 21).

6.Strasburgo. Caedrale di N.-D. (cripta dell’XI sec., chiesa tra il XII e il XV

sec.), con la guglia più alta di Francia (142 m.). Disegni su pergamena degli

alza della caedrale al museo dell’Opera di Notre-Dame.

7.Digione. Cripta della Rotonda dell’abbaziale di Saint-Bénigne (XI sec.). Chiesa

parrocchiale di Notre-Dame (inizio del XIII sec.).

8.Nevers. Priorale di Saint-Éenne (v. pp.16 & 17). Caedrale di Saint-Cyr-et-

Sainte-Julie (trasformata dal X al XVI sec., due absidi).

9.Poiers. Caedrale di N.-D.-La-Grande (fine del XII sec., facciata del XIII

sec.). Chiesa di Saint-Hilaire-le-Grand (XI-XII sec.). Bastero (VII sec.). Ipogeo

delle Dune (VII sec.).

10.Saint-Savin-sur-Gartempe. Affreschi (XII sec.) v. p.34.

11.Cluny. Abbazia madre dell’ordine cluniacense. Della più grande chiesa

romanica d’Occidente, distrua nel 1798, rimane il braccio meridionale del

grande transeo.

12.Clermont-Ferrand. Caedrale goca di Notre-Dame, in pietra lavica nera

(la facciata è stata terminata nel XIX sec., secondo un disegno di Viollet-le-

Duc), disegni preparatori incisi sulle terrazze del deambulatorio. Chiesa di

Notre-Dame-du-Port, modello esemplare del romanico di Alvernia.

13.Vienne. Caedrale di Saint-Maurice (XII-XVI sec., facciata in goco fiammeggiante).

Chiesa di Saint-Pierre, basilica del V sec., restaurata in epoca

romanica e nel XIX sec.

14.Conques. Abbaziale di Sainte-Foy, una delle grandi chiese di pellegrinaggio

romaniche (mpano del Giudizio Finale, ove sono ancora visibili res di piura).

Il tesoro della chiesa è uno dei pochi giun a noi quasi inta.

15.Cahors. Caedrale di Saint-Éenne (XII sec.). La navata, con volta a fila di

cupole (v. pag.15), raggiunge i 20 m. di ampiezza.

16.Moissac. Primo chiostro in pietra, capitelli istoria (intorno al 1100). Torreporco

sul portale scolpito.

17.Albi. Caedrale di Sainte-Cécile, modello esemplare delle chiese a navata

unica del “goco meridionale” (fine del XIII sec.), jubé (XV sec.). Palazzo episcopale

della Berbie, torre di Sainte-Catherine (fine del XIII sec.).

18.Tolosa. Collegiata di Saint-Sernin, grande chiesa di pellegrinaggio (seconda

metà dell’XI sec.). Caedrale di Saint-Éenne, navata unica con volta costolonata

(prima metà del XIII sec.). Les Jacobins (inizio del XIII sec. – metà del XIV

sec.), chiesa a navata doppia, con le nervature del pilastro del coro a formare

un “palmizio”.

Altre chiese sono menzionate a pagina 3.

Chiesa

Più chiese o edifici religiosi

Cripta

Bastero

Vicino a Mont-Saint-Michel, CATHÉDRALOSCOPE: a Dol-de-Bretagne, centro internazionale

per la scoperta delle caedrali (Storia, tecnica, architeura, simbologia, vetrate etc.)

In coperna: caedrale di N.-D. di Reims

(immagine virtuale), v. pp. 19 & 20

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