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Principi ed elementi de
L’ARCHITETTURA
RELIGIOSA
medievale
Ed io vagavo, stupito per aver scoperto la dimora di un dio traversando
queste aule sorree da colonne leggere o pesan, araversando ques
passaggi aper alla luce, alzando gli occhi pieni di meraviglia …
Guy de Maupassant, La leggenda del Mont-Saint-Michel
-les édions Fragilewww.edionsfragiles.fr
Michel Henry-Claude, Laurence Stefanon e Yannick Zaballos
Con la collaborazione di Sylvie Fournier, agrégée de Lettres
Illustrazioni: Laurence Stefanon e Antoine Rego
Con quattro acquerelli fuori testo di Concetta Russo
Traduzione dal francese: Giuseppe Filauro
SOMMARIO
CRONOLOGIA .................................................................................... 02
INTRODUZIONE ............................................................................. 04
1- DEFINIZIONE DELLA PIANTA
LA PIANTA DI UNA CHIESA ...................................... 06
LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE ............ 07
LA SCELTA CRISTIANA ............................................... 08
OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI ...................... 10
ALLEGATO A – PERIODI PRINCIPALI ..................... 12
2- IL CONTROLLO DELLE FORZE
L’EQUILIBRIO ROMANICO ........................................ 14
nel cuore di una chiesa romanica
LA LUCE GOTICA ............................................................ 18
nel cuore di una chiesa gotica
ALLEGATO B – UN MONDO CHIUSO ....................... 22
3- GLI ELEMENTI
GLI ARCHI ........................................................................ 24
LE VOLTE ........................................................................... 26
LE ARMATURE IN LEGNO DELLE COPERTURE ..... 28
I SOSTEGNI .................................................................... 29
RINFORZI E CONTROSPINTE ................................... 29
LE APERTURE ................................................................... 30
UTENSILI, MATERIALI... ..................................................... 32
...E COSTRUTTORI ...................................................................... 33
LA DECORAZIONE ......................................................................... 34
GLOSSARIO ....................................................................................... 35
INDICE ANALITICO ...................................................................... 36
PER SAPERNE DI PIÙ ................................................................... III
ALCUNI SITI ..................................................................................... IV
Principi ed elementi de
L’ARCHITETTURA
RELIGIOSA
medievale
Michel Henry-Claude, Laurence Stefanon e Yannick Zaballos
Con la collaborazione di Sylvie Fournier, agrégée de Lettres
Illustrazioni: Laurence Stefanon e Antoine Rego
Con quattro acquerelli fuori testo di Concetta Russo
Traduzione dal francese: Giuseppe Filauro
-les édions Fragile-
-1-
CRONOLOGIA
STORIA
IL PALEOCRISTIANO
313 Edio di Milano, ai Crisani viene accordata
libertà di culto
Inizi del V sec. Le grandi invasioni
476 Caduta dell’Impero romano d’Occidente
Prima del 500 Conversione di Clodoveo al Crisanesimo
L’EPOCA CAROLINGIA
715 ca. Massima estensione della Spagna musulmana
726 Inizio della disputa iconoclasca a Bisanzio
768-814 Regno di Carlo Magno
843 Traato di Verdun, divisione dell’Impero carolingio
IX sec.
Incursioni dei Normanni (Vichinghi) in Francia
910 Guglielmo d’Aquitania fonda l’abbazia di Cluny
911 Traato di Saint-Clair-sur-Epte, fondazione del
ducato di Normandia
929 Creazione del califfato di Cordova
L’EPOCA ROMANICA
987 Avvento dei Capengi in Francia
989 La “pace di Dio” è decretata dai vescovi d’Aquitania
(concilio di Charroux)
Fine del X sec.
Apogeo dell’Impero bizanno
Inizio del feudalesimo in Francia
1016 Concilio di Verdun-sur-le Doubs, i signori sono
richiama a rispeare la “pace di Dio”
1020 ca. Concilio di Orléans, rilancio della “pace di Dio”
1066 I Normanni conquistano l’Inghilterra
(Guglielmo il Conquistatore viorioso a Hasngs)
1073-1085 Gregorio VII papa riformatore
1085 I Crisani conquistano Toledo
1096-1099 Prima Crociata
1098 Robert de Molesmes fonda l’Ordine Cistercense
Inizio del XII sec. Primi ordinamen comunali
1119 Fondazione dell’Ordine del Tempio
1119 Il concilio di Tolosa condanna l’eresia catara
1122 Concordato di Worms, l’imperatore Enrico V
rinuncia all’investura spirituale dei vescovi,
che rimane una prerogava papale
GLI INIZI DEL GOTICO
1137-1180 Regno di Luigi VII
1146 San Bernardo predica la seconda Crociata
1147 Reggenza di Suger durante la seconda Crociata
1152 Enrico Plantageneto sposa Eleonora d’Aquitania
1154 Enrico II Plantageneto diventa re d’Inghilterra
1180-1223 Regno di Filippo Augusto
1189-1192 Terza Crociata
IL GOTICO CLASSICO
1203 Quarta Crociata, con la presa di Costannopoli
1204 Filippo Augusto conquista la Normandia
1209-1229 Crociata contro gli Albigesi
IL GOTICO RADIANTE
1215 Fondazione dell’Ordine domenicano. Concilio
Lateranense IV che afferma la supremazia del
potere spirituale su quello temporale
1248-1250 Sema Crociata
1270 Morte di san Luigi durante l’oava Crociata
1309 Clemente V, primo papa ad Avignone
1312 Dissoluzione dell’Ordine del Tempio
1328 Dinasa dei Valois in Francia
1337 Inizio della guerra dei cent’anni
1346 Baaglia di Crécy
1348 La peste nera devasta l’Europa
IL GOTICO FIAMMEGGIANTE
1364 Incoronazione di Carlo V
1378-1417 Grande scisma d’Occidente
1415 Baaglia d’Azincourt
1438 La Prammaca Sanzione di Bourges stabilisce il
potere del re di Francia sui vescovi del regno
1453 Assedio e presa di Costannopoli da parte dei
Turchi e fine della guerra dei cent’anni
ARTE E ARCHITETTURA
326 ca. Costanno fa costruire una basilica sulla
tomba di san Pietro in Vacano
529 Regola di san Benedeo da Norcia
Fine del VI sec.
VI-VII sec.
Historia Francorum di Gregorio di Tours
Numerose fondazioni di chiese e monasteri
in Gallia
VII-VIII sec. Manoscri minia irlandesi (Evangeliario
di Lindisfarne e Libro di Kells)
755 Il concilio di Vez organizza la comunità dei
canonici intorno al vescovo; ristruurazione
dell’interno delle caedrali (recinto...)
816-817 Riforma monasca di Benedeo d’Aniane
821 ca. Eginardo, Vita Caroli
830 ca. Pianta del futuro monastero di San Gallo
957 Chiesa di Banyoles in Catalogna, con volta
in pietra
Fine del X sec. Primo esempio di deambulatorio a cappelle
radiali a Clermont-Ferrand
Fine del X sec. Uso del costolone nelle chiese d’Armenia
1020 Ricomparsa della figura umana nella scultura
monumentale (architrave di Saint-Genisde-Fontaines)
1062-1083 Costruzione dell’abbaziale della Trinità a Caen
1063 Inizio della costruzione della basilica di San
Marco a Venezia, sul modello delle chiese
bizanne a cupola
XI sec.
Generalizzazione della costruzione in pietra
1075-1080 Comparsa dei capitelli istoria a Saint-
Sernin a Tolosa
1093-1128 Primo esempio di costolone a Durham (Inghilterra)
1100 ca. Costruzione della galleria del chiostro di
Moissac (primo chiostro istoriato)
1120 ca. Timpano scolpito di Moissac
1120-1130 ca. Timpano scolpito di Conques
1120 Vézelay: uso della volta a crociera nella navata centrale
1120-1178 Saint-Front di Périgueux (fila di cupole)
1130-1140 ca. Timpani scolpi di Autun e Vézelay
1130 ca. Volte esaparte a Saint-Éenne a Caen
1141-1144 ca. Ricostruzione del coro dell’abbaziale di Saint-Denis
Metà del XII sec. Portale reale di Chartres
1150 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Noyon
1155 ca. Primi archi rampan a vista (Saint-Germain-des-Prés)
1160 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Laon
1180 ca. Facciata romanica di St-Trophime ad Arles
1185 ca. Coro dell’abbaziale di Pongny
1195-1220 Costruzione del coro e della navata di Notre-Dame
a Chartres
1200 ca. Inizio della costruzione di Notre-Dame a Rouen
1220-1236 Costruzione della facciata e della navata di Notre-
Dame a Amiens
1230 ca. Quaderno di Villard de Honnecourt
1247-1275 Costruzione del coro di Saint-Pierre a Beauvais
1257 Fondazione della Sorbona
1275-1292 Costruzione della navata della chiesa dei Giacobini
a Tolosa
1284 Crollo del coro di Beauvais
1309-1424 Costruzione del Palazzo Ducale a Venezia
1312 ca. Dante, l’Inferno
1334 Inizio della costruzione del campanile di Gioo a
Firenze
1334-1342 Costruzione del primo Palazzo dei Papi ad Avignone
1350-1353 Boccaccio, il Decamerone
1370 Carlo V fa costruire la Basglia
1375-1381 Arazzo dell’Apocalisse (Angers)
1400 Jean Froissart, Cronache
1410-1416 I fratelli Limbourg illustrano le Très Riches Heures
du Duc de Berry
1455 Gutenberg stampa la prima Bibbia
1470 ca. Inizio della costruzione della chiesa di Notre-Dame
a L’Épine
-2-
BASILICA DEL LATERANO, ROMA
Fondata da Costanno (IV secolo).
SAINT-MARTIN-DU-CANIGOU
Consacrata nel 1009. Il capocroce,
le due absidiole e il campanile hanno
una decorazione “alla lombarda”.
SAINT-SERNIN,
TOLOSA
Al momento della
consacrazione, nel
1096, è costruito
solo il capocroce.
Le navate laterali
sono doppie. Costruita
quasi interamente
in laterizi.
Abbaziale costruita verso
il 1030-1080. Disposizione
interna
(deambulatorio con
cappelle radiali, caraerisco
delle chiese di
pellegrinaggio) perfeamente
visibile al capocroce.
SAINTE-
MARIE,
SOUILLAC
Capocroce
dell’abbaziale.
Volta
a fila di
cupole.
Inizio del XII
secolo.
SAINT-MICHEL-DE-CUXA
Consacrata nel 974. Trasformata
alla metà dell’XI secolo. Dotata
all’origine di un atrio e di un
secondo campanile.
SAINTE-FOY, CONQUES
CLUNY III
BATTISTERO DI SAN GIOVANNI,
POITIERS
Costruito alla metà del IV secolo,
restaurato nel VI secolo, poi nel X.
Sormontato all’esterno da un frontone.
Il braccio meridionale
del transeo, il suo
campanile e alcuni
capitelli del deambulatorio
sono le sole
vesgia della più grande
chiesa romanica
(187 m. di lunghezza,
due transe, cinque
cappelle radiali,
12.000 capitelli scolpi-
…)
NOTRE-DAME,
JUMIÈGES
Consacrata nel 1067
alla presenza di Guglielmo
il Conquistatore,
distrua dopo il
1804. Una delle più
grandi chiese dell’epoca
romanica
(navata lunga 88 m. e
alta 25 m.).
SAINT-GERMER-
DE-FLY
1140-1150. Tipica
degli inizi del
goco: gli archi
rampan sono
dissimula nel
sooteo, le
volte sono a
crociera costolonata.
SAINT-RÉMI,
REIMS
Abbaziale consacrata
nel
1049, coro
edificato nel
1170-1200. Ha
quaro livelli in
alzato. Triforio
aperto.
NOTRE-DAME,
PARIGI
Facciata armonica
costruita tra il
1200 e 1220. Le
torri sono terminate
verso il
1250.
SAINT-DENIS
Facciata armonica
costruita
da Suger prima
del 1140. Necropoli
dei re di
Francia.
SAINT-ÉTIENNE, BOURGES
Costruita tra il 1194 e il 1260
circa. Aula a cinque navate senza
transeo e volte esaparte.
SAINTE-CHAPELLE,
PARIGI
Costruita per san Luigi
tra il 1242 e il 1248.
Non ha archi rampan
ma una struura metallica
di rinforzo.
SAINT-CÉCILE,
ALBI
Edificata a
parre all’incirca
dal 1276.
Caraeri del
goco meridionale:
navata
unica, archi
rampan assen.
WELLS (INGHILTERRA)
1220-1239, 1367-1386 per la torre
Sud, 1407-1424 per la torre Nord. Il
goco inglese assume gradualmente i
suoi caraeri specifici: costruite al di
fuori delle cià le caedrali inglesi si
sviluppano in lunghezza, aumentando
la loro superficie senza ricercare le
altezze delle caedrali francesi.
-3-
INTRODUZIONE
“Ciascuno dei bracci del transeo comprende tre
campate di diversa larghezza, separate da pilastri
a sezione quadrata con quaro semicolonne, che
sorreggono le grandi arcate a doppia ghiera, gli
archi trasversali della volta a boe della navata
principale e quelli che separano le volte a crociera
delle navate laterali”.
Marcel AUBERT, La chiesa di Conques
IL FUOCO, IL POTERE E IL CANTO…
Ricostruzione virtuale dell’ulma grande basilica civile di Roma,
edificata da Massenzio all’inizio del IV secolo, unica basilica romana
voltata in pietra. Le sue volte a concrezione permeono alla navata
centrale di superare vencinque metri di luce, ampiezza che le volte
medievali mai raggiungeranno. Dopo la vioria su Massenzio Costanno
si farà erigere, in una delle absidi, una statua che lo raffigura,
alta nove metri. ILLUSTRAZIONE PHILIPPE PERROT.
Arco trionfale, deambulatorio, transeo, claristorio,
arco a tuo sesto… Tu ques elemen ci sembrano
più o meno familiari, ma molto spesso le realtà
che essi rappresentano ci appaiono sfuggen, in
parte perché ciascuno di ques elemen designa
un oggeo che va inteso nelle tre dimensioni, ma
che spesso invece viene rappresentato in due dimensioni,
ma anche perché dietro ques elemen
si cela una storia poco nota: quella del monumento
nel quale e per il quale sono apparse tue le innovazioni
dell’architeura religiosa dell’Occidente
medievale, ovvero la chiesa, o meglio la grande
chiesa, la basilica. Noi crediamo di conoscere questo
edificio, a noi familiare perché presente ovunque
in Occidente, ma mentre non si corrono grandi
rischi nell’affermare che una fortezza è un luogo di
difesa e dominio, è meno facile intendere i principi
che governano lo spazio e la pianta di una chiesa. A
quali necessità deve rispondere la sua costruzione?
Perché una chiesa possiede una navata centrale,
delle navate laterali, un transeo? Al fine di comprendere
cosa siano realmente un’abside o un coro,
al fine altresì di intendere cosa abbia spinto i
maestri d’opera del Medioevo a sfidare le leggi della
gravità, bisogna richiamarsi alla storia di questo
edificio così familiare e al contempo così singolare,
una vecchia storia che inizia al principio del IV secolo
della nostra era, ma che affonda ben più indietro
nel tempo le sue radici (v. pagina 7).
Oenuta nel 313 d.C. con l’edio di Milano la libera
professione della loro religione i Crisani hanno finalmente
la possibilità di edificare i propri luoghi di
culto. La scelta crisana, alla quale l’imperatore Costanno
non è certo estraneo, esprime una nuova
concezione della divinità e del rapporto tra gli uomini
e la potenza divina: unico imperatore, unico
Dio. Al fine di simboleggiare nella pietra l’alleanza
tra la nuova religione e l’Impero, i Crisani rigeano
l’insieme della tradizione architeonica dei templi
pagani. Operano peraltro una scelta singolare,
prendendo a modello dei loro edifici sacri una grande
costruzione civile, che fin dall’anchità aveva la
funzione di tribunale e mercato coperto: la basilica.
Si definiscono rapidamente le scelte fondamentali:
navata centrale, navate laterali, abside, transeo
inquadrano i nuovi principi… e un nuovo vocabolario
(v. pagina 8), e nonostante le numerose modifiche
apportate alla pianta basilicale, segnatamente
per adaarla al culto crisano (v. pagina 10), la basilica
permane, dal IV secolo della nostra era fino al
termine del periodo goco, il modello fondamentale
delle chiese d’Occidente. Questa scelta iniziale
determina la storia e l’originalità dell’architeura
religiosa occidentale, poiché la pianta basilicale, al
contrario della pianta a cupola centrale che si sviluppa
in Oriente a parre dal V secolo, ha in sé una
fondamentale instabilità: concepita per ricevere
una copertura con armatura lignea, la basilica è un
edificio longitudinale parcolarmente inadao a
sopportare le spinte esercitate dalle volte in pietra
da taglio.
Fino al X secolo la grande maggioranza delle chiese
in Occidente ha una copertura con armatura lignea,
ma la fine delle invasioni permee presto il ritorno
di una prosperità che, a differenza di quella dell’epoca
carolingia, non è effimera. Questa condizione
si accompagna a un repenno incremento della popolazione,
che rende necessaria la costruzione, o la
ricostruzione, di numerose chiese. Quando gli artefici
decidono di fornire ai nuovi edifici delle volte in
pietra la parcolarità della pianta basilicale si rivela
in tua la sua complessità (v. riquadro qui soo).
L’architeura romanica, dall’XI al XII secolo, è paradossalmente
costrea da due esigenze: da una parte
aumentare la larghezza dell’edificio, allo scopo di
accogliere un numero sempre maggiore di fedeli e
pellegrini, dall’altra adaare alla navata centrale
una copertura in pietra, combaendo con difficoltà
le forze destabilizzan generate da queste volte (v.
pagina 14). Ha luogo poi una rivoluzione: a parre
dalla metà del XII secolo l’uso sistemaco di una
tecnica di copertura ancora poco impiegata, la volta
costolonata (o a ogiva), trasforma interamente il
metodo di costruzione. La soluzione dei problemi
lega alla spinta delle volte raggiunge il suo apogeo,
e nelle cià le volte delle caedrali goche,
soese dai loro costoloni in pietra, sovrastano, ad
altezze fino ad allora ignote, immense vetrate che si
offrono alla luce (v. pagina 18).
-4-
La copertura con volte in pietra della navata centrale delle chiese,
resa possibile, a parre dagli ulmi anni del X secolo, dalla fine delle
invasioni e dal ritorno della prosperità, è determinata da numerosi
movi. Il vantaggio principale della pietra, oltre alla sua maggior
durata, consiste nella sua resistenza al fuoco: diversamente dai preceden
edifici, nei quali una copertura lignea incendiata rischiava di
trascinare nel crollo le murature che la sostenevano, una basilica con
volte in pietra non teme in realtà il fuoco, poiché la volta si dispone
tra il teo e lo spazio interno. La presenza della volta, inoltre, costuendo
una vera e propria “impalcatura” permanente, rende più
agevole la manutenzione e il restauro delle struure lignee. A queste
movazioni di natura tecnica si aggiungono quelle legate al ruolo
stesso della chiesa: la volta indirizza lo sguardo verso il centro liturgico
della basilica in misura maggiore di una copertura in legno, può
inoltre essere dipinta, e la sua forma e il suo nome richiamano la
volta celeste (spesso uno sfondo blu noe e delle stelle decorano le
volte delle basiliche). Un ulmo argomento “liturgico” aene all’importanza
del canto nella religione crisana: non è solo il volume
interno della chiesa, ma anche la presenza delle volte, a rendere
l’acusca dei monumen crisani così imponente. Esistono poi delle
ragioni di tu’altro ordine: allo stesso modo dei campanili e dei castelli
le volte in pietra, il cui costo è elevato, costuiscono un simbolo
del potere economico dei signori ecclesiasci (v. riquadro pagina
16), ai quali i signori laici elargivano numerose donazioni al fine di
legimare il proprio potere. Con l’affermarsi della feudalità non è
escluso che una certa emulazione, se non proprio una rivalità, siano
all’origine del rinnovamento, se non della totale ricostruzione, di
numerose chiese, in alcuni casi edificate da meno di cinquanta anni.
1
DEFINIZIONE
DELLA PIANTA
“Un edificio completo ci mostra in un solo sguardo la somma delle intenzioni,
invenzioni, conoscenze e forze che sono all’origine della sua esistenza”.
Paul VALÉRY, Variété III.
LA PIANTA DI UNA CHIESA
I termini fondamentali, aula, transetto, abside, e alcuni altri…
LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE
Da dove proviene la parola “basilica”, qual è il modello fondamentale delle
chiese d’Occidente?
1- La basilica è un’invenzione dell’architettura civile
2-La basilica civile romana
La gestione dello spazio interno
LA SCELTA CRISTIANA
Che cosa è una chiesa, perché ha un’aula, un’abside, un transetto?
1-Aula e abside
2-L’orientamento della chiesa
3-Il ruolo del transetto
L’Oriente e l’Occidente
OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI
Quali sono i principi che regolano la distribuzione degli spazi dell’edificio?
1-La chiesa è fondata su delle reliquie
2-Culto delle reliquie e gestione degli spazi a loro riservati
La chiesa nella chiesa
ALLEGATO A - PERIODI PRINCIPALI
Paleocristiano, carolingio, ottoniano, romanico, gotico
-5-
LA PIANTA DI UNA CHIESA
Per convenzione la pianta di una chiesa non viene rappresentata
all’altezza del suolo ma a un livello immediatamente superiore
al davanzale delle finestre. Le volte sono indicate da
linee continue o tratteggiate (v. riquadro p. 27). La denominazione
delle parti di una chiesa si effettua in base al loro
orientamento (v. p. 35). Qui in basso: pianta della chiesa di
Saint-Étienne a Nevers (v. illustraz. pp. 16 & 17).
AULA (o NAVATA in senso lato). Dal
lano navis (nave), derivato dal greco
naῦs, con lo stesso significato
(cfr. il termine naós, vano centrale
del tempio greco). 1. Spazio interno
di un edificio sviluppato in lunghezza.
2. In architeura religiosa la parola
aula (o navata
in senso lato)
impiegata da sola designa sempre la parte longitudinale
della chiesa, aperta ai fedeli, situata tra
l’antechiesa e la crociera del transeo (o il coro
architeonico in assenza del transeo). L’aula è
costuita da una o più navate. Poiché in una
chiesa di piccole dimensioni l’aula è spesso composta
da una sola navata, può esserci spesso
confusione tra le parole “aula” e “navata”.
NAVATA. Unità di suddivisione dello spazio longitudinale
dell’aula. La navata è uno spazio allungato
delimitato da due muri nel caso di aula a una
sola navata, un muro e un colonnato nel caso di
navata laterale, due colonna nel caso di navata
centrale. Questo spazio è delimitato in alto da
una volta e/o da una armatura lignea. L’aula e il
transeo possono essere divisi in più navate, una
centrale e due o più laterali (v. riquadro a p.7).
NAVATA LATERALE. Si trova a lato della navata
centrale dell’aula o del transeo. Può avere in
alcuni casi una copertura bassa, circa la metà
della navata centrale, e può essere in questo
caso sormontata da una tribuna, formando una
struura chiamata collaterale.
v. illustraz. qui in basso.
COLLATERALE. 1. Insieme formato da una navata
laterale e dalla tribuna che la sormonta. 2. Sinonimo
di navata laterale.
CAMPATA. Originariamente, spazio compreso tra due sostegni. Unità
di divisione trasversale di una navata, compresa in pianta tra quaro
sostegni. Campata in alzato: v. riquadro a p.14.
TRIBUNA. v. p.15. Galleria alta, situata al di sopra di una navata laterale:
il loro insieme forma un collaterale (v. illustraz. qui in basso).
ANTECHIESA o CORPO ANTERIORE. Parte
di una chiesa a pianta basilicale, costuita
dalla facciata principale, da una o due torri,
ed estesa in profondità per una o due campate anteriormente all’aula.
All’interno sono a volte presen un porco interno o un vesbolo.
PORTICO. Vano o galleria in comunicazione con l’esterno tramite
aperture prive di infissi, abitualmente basso avancorpo sporgente
davan alla facciata. Il PORTICO INTERNO invece non sporge ma è
compreso nella struura dell’antechiesa. v. NARTECE.
CORO ARCHITETTONICO. Dal lano chorus
“coro”, è diverso dal CORO LITURGI-
CO. La parola coro, in senso streamente
architeonico, designa le par della chiesa
situate al di là del transeo, o al di là
dell’aula, in assenza del transeo. Il coro
architeonico, semplice definizione di un
elemento struurale della chiesa, idenfica
una realtà diversa dal coro liturgico,
entà con specifica funzione religiosa.
CAPOCROCE. Per analogia con la posizione del capo di Cristo sulla
Croce questo termine, generico, designa l’insieme dei muri, delle
finestre e delle coperture del coro, vis dall’esterno. Una chiesa priva
di abside, o con questo inserito in un volume cubico,
è dea A CAPOCROCE PIATTO.
ABSIDE. Dal lano absis, dal greco apsís, “volta”. 1.
Nell’anchità, parte di una basilica civile, a forma
di emiciclo, ove sedevano i magistra. 2. In architeura
crisana la parte più elevata del coro di una
chiesa, visibile in pianta come un semicerchio.
Riservata agli al offician del culto, l’abside costuisce
la totalità o una parte del presbiterio.
DEAMBULATORIO. Dal lat. deambulare, “andare in
giro”. Corridoio curvo. Il deambulatorio, che diventa
abituale nelle grandi chiese dell’epoca romanica,
permee ai fedeli e/o ai pellegrini di “girare”
intorno alla cripta o al presbiterio e di accedere
alle cappelle radiali senza penetrare né nel presbiterio
né nel coro liturgico, riserva ai chierici.
CAPPELLA. Dal lat. pop. capella, diminuvo di cappa,
“mantello con cappuccio”, con cui in origine si
indicava il mantello di san Marno, reliquia conservata
in un oratorio alla corte dei re di Francia. 1.
Vano o piccola navata contenente sempre un altare,
annessa a una chiesa o a un edificio civile. Nella
chiesa le cappelle possono essere ORIENTATE
(rivolte a est), OPPOSTE (rivolte a ovest), o RADIA-
LI, ossia situate sul prolungamento di una linea
tracciata dal centro dell’abside. La cappella ASSIA-
LE è l’unica al contempo radiale e orientata. 2.
Piccola chiesa secondaria priva di privilegi parrocchiali.
ABSIDIOLA. Cappella, o parte di una cappella, a forma di piccola
abside.
TRANSETTO. Corpo trasversale che
interseca l’asse di alcune chiese tra
l’aula e il coro, formando con essi il
disegno di una croce. I bracci del transeo
corrispondono agli elemen della
croce su cui poggiavano le braccia del
Cristo. Alcune chiese hanno due o più
transe.
CROCIERA. Lo spazio (in pianta e in
volume) determinato dall’intersezione della navata centrale del transeo
con quella dell’aula.
BRACCIO. Ognuna delle due par del transeo ai la della crociera.
Nelle chiese orientate si disnguono il braccio Nord e quello Sud.
-6-
LE ORIGINI DELLA PIANTA BASILICALE
La basilica deve il suo nome a un piccolo edificio costruito ad Atene all’inizio dell’epoca classica,
la stoá Basíleios: il “porco del re”. La composizione stessa di questo nome illustra la
duplice origine della basilica civile romana.
Pianta della Stoá Basíleios (15 m. ca. di lunghezza), a
nordovest dell’agorà classica di Atene (fine del VI o
inizio del V sec. a.C.), ove erano conservate – e affisse –
le leggi ateniesi.
Nell’anca Grecia
l’agorà, spazio
pubblico e
cuore della vita
La basilica è un’invenzione dell’architeura civile.
economica e
polica della
cià, è fiancheggiata
da
gallerie coperte.
Dal raddoppio
in profondità
di queste gallerie nasce all’inizio dell’età classica un nuovo
po di edificio: il porco (in greco stoá). Galleria doppia, o
tripla, con appoggio su un muro di fondo o su una fila di locali
adibi a boeghe o camere (v. illust. qui soo), il porco serve
innanzituo a ospitare e far circolare una popolazione la cui
vita è ritmata dalle avità dell’agorà. Piccoli o grandi, a uno o
due piani, i porci assumono presto diverse funzioni: merca
coper, luoghi di riunione, sedi di magistrature, e il loro principio
costruvo viene applicato anche all’edificazione di magazzini,
come l’arsenale del Pireo. La trasformazione delle gallerie
da luoghi di passaggio in edifici veri e propri soolinea infa
la difficile nascita dell’idea stessa di un edificio costruito dalla
cià senza essere direamente consacrato né ai giochi né al
culto, ma legato all’esercizio della vita civile nei suoi diversi
aspe. Soo un porco dell’agorà di Atene, ad esempio, la
Stoá Poikíle (il porco dipinto), si riunivano Zenone di Cizio e i
suoi discepoli, de stoici, ovverossia “quelli del porco”…
Il termine stesso “basilica” proviene da stoá Basíleios – il por-
co del re (illust. qui a lato) – sede dell’arconte-re, alto magistrato
ateniese incaricato di funzioni religiose e del giudizio
dei crimini di empietà e omicidio: è infa dall’amalgama del
senso generale di stoá (come spazio coperto adibito agli affari)
con la nozione più precisa di sede di un’alta magistratura
che nascerà l’edificio a cui i Crisani poi si ispireranno, la basilica
civile di Roma.
Ricostruzione virtuale della Stoá Sud nell’agorà di Atene. I colonna si
affacciano sull’agorà mentre i locali sono sistema contro il muro di fondo.
La basilica civile romana si ispira ai porci greci ma introduce due elemen maggiori,
l’abside e la capriata.
La prima basilica civile romana menzionata dalle fon è quella
faa edificare da Catone il Censore intorno al 180 a.C. Prolungamento
coperto del Foro e delle sue avità commerciali, la
basilica civile ha la duplice funzione di mercato coperto e di
tribunale. È una vasta aula reangolare divisa per ragioni tecniche
(v. riquadro qui soo) in almeno tre parzioni longitudinali
– oggi chiamate navate – separate da dei colonna che
sostengono i muri superiori della navata centrale. Questa, più
elevata delle altre due e illuminata direamente dalla luce del
giorno, riceve una copertura a doppia falda sorrea da capriate,
mentre le due navate laterali sono coperte da un teo a
falda unica. Uno o più emicicli, o absidi, dispos su uno o più
la, completano l’insieme. L’abside, unica parte dell’edificio
voltata in pietra, ha una precisa funzione: sede dei magistra
pubblici durante le udienze, è nel contempo la sede dell’autorità
quando la basilica serve da grande sala di riunione. Spesso
preceduta da un podio in legno – o in pietra come a Pompei –
l’abside è quindi
inmamente
legata alle
nozioni di autorità
e giuszia.
Ricostruzione
virtuale della
basilica civile di
Leps Magna
(Libia), III sec.
d.C.
Ricostruzione virtuale della basilica civile
di Leps Magna (Libia), III sec. d.C.
Se il legno costuisce il mezzo più semplice per coprire uno spazio
longitudinale, il solo metodo ulizzato nei templi e nei porci greci
consiste in una rudimentale sovrapposizione di sostegni e travi, tecnica
che impedisce di coprire, in larghezza, uno spazio rilevante (v.
p.28) senza ricorrere a una molplicazione di sostegni interni
(colonne o pilastri). Per quanto ulizza come luoghi di riunione i
porci greci non possono sorarsi a questa regola. La soppressione
dei sostegni centrali dell’armatura e la conseguente realizzazione di
un volume di grandi dimensioni sono rese possibili da un’invenzione
-7-
ellenisca o romana: la capriata (v. illust.) rende solidale l’insieme
dell’armatura e la navata centrale di una basilica romana può così
raggiungere una larghezza di più di ven metri. Per allargare ancora
questo spazio si rende necessaria la costruzione di gallerie adiacen,
e ciò spiega la presenza in una basilica di navate laterali (i collaterali).
In effe, dalle origini all’epoca goca la costruzione di queste
navate laterali è l’unico mezzo per allargare lo spazio condizionato
dai limi tecnici dell’armatura lignea o della volta della navata centrale.
LA SCELTA CRISTIANA
Prima del IV secolo non si ha alcuna nozia di edifici di culto crisano di qualche importanza.
A parre dal 312 la religione crisana riceve la protezione dell’imperatore Costanno.
Avviene allora, immediata, la scelta: i Crisani rigeano gli anchi templi e assumono a
modello un edificio civile. L’evoluzione dell’architeura religiosa in Occidente è interamente
legata a questa originale opzione.
Assemblea e autorità, aula e abside, ovvero le ragioni fondamentali
della scelta basilicale.
Chiesa, ekklesía: assemblea. Il rifiuto crisano
dei templi pagani a favore delle basiliche
aene in primo luogo a un capovolgimento
di ordine liturgico: mentre i templi pagani
non sono concepi per accogliere i fedeli
durante le cerimonie religiose (v. illustrazione
qui a lato), la basilica – edificio civile ormai
dotato di un grande spazio interno (v.
riquadro a pag.7) – si impone proprio per
questo presso i Crisani, pos di fronte alla
nuova necessità di combinare il luogo di
culto con quello di riunione.
La scelta basilicale, inoltre, rivela una nuova concezione del
rapporto tra il divino e la cià. La basilica civile, per la sua origine
(i porci greci) e soprauo per la sua posizione (il foro),
era doppiamente legata alla vita della cià. I Crisani, prendendo
a modello questo edificio, fanno molto di più che rifiutare
i templi: si appropriano dell’edificio civile per eccellenza,
come evidenziato dalla parola stessa che indica l’edificio crisano;
nel IV secolo a.C. il termine ekklesía designava l’assemblea
dei ciadini, nel IV secolo d.C. designa l’assemblea dei
fedeli… e l’edificio di culto crisano.
Pianta del Partenone
di Atene (dimora di
Athena Parthénos, la
dea vergine), certamente
il più celebre
dei templi pagani. Il
vano centrale (il
naós) supera appena
i dieci metri di ampiezza.
v. riquadro p.7
Questa ragione di ordine funzionale (e liturgico),
tuavia, non spiega da sola l’adozione
della pianta basilicale. Se la scelta,
infa, di ulizzare la grande aula della
basilica è deata dalla volontà dei Crisani
di riunire i fedeli, la sistemaca conservazione
dell’abside, sede dei magistra, simbolo
e luogo di esercizio della giuszia e
dell’autorità, tradisce un’altra volontà.
Questa persistenza dell’abside rivela l’importanza
della scelta originale: i Crisani si
ispirano a un edificio legato alla magistratura: la casa di Dio
non è soltanto un luogo di preghiera ma anche un tribunale,
dove tu devono conoscere la legge imperiale e l’autorità
dell’Eterno Giudice… e dei suoi magistra (v. pagine 10 e 11).
Pianta della basilica civile costruita da Vitruvio (I sec. a.C.) a Fano. Da
Claude Perrault. A eccezione dell’ingresso e dell’abside che non sono
ancora sistemacamente situa lungo l’asse longitudinale dell’edificio,
la basilica civile differisce dai futuri monumen crisani solo per l’assenza
del transeo.
I Crisani si appropriano della pianta basilicale ma la adaano: la loro più importante
trasformazione non è un’aggiunta ma un cambio di orientamento.
Prima ancora di orientare le basiliche – ovvero, nel senso originario
del termine, rivolgerle a Oriente (da dove era aesa la
venuta di Cristo alla fine dei tempi) – i Crisani modificano la
distribuzione del volume interno di ques edifici: mentre l’ingresso
della basilica civile era in genere situato al centro di uno
Ricostruzione virtuale degli alza della basilica di San Pietro costruita da Costan-
no nel 326. L’intero edificio, crisano e imperiale, converge verso la magnificenza
dell’abside. La navata centrale ha una luce di 24 metri, ampiezza mai
raggiunta dai futuri edifici romanici e goci.
dei la lunghi dell’edificio (v. illust. qui sopra), i Crisani pongono
sistemacamente l’entrata su uno dei la cor. Questa
variazione è fondamentale: la basilica non è più ormai un semplice
edificio, ma una vera e propria struura in forma di nave,
che a parre dall’ingresso dirige i passi, gli sguardi e le preghiere
verso un unico luogo (v. illust. qui soo). Questo
luogo, al polo opposto dell’edificio, ove convergono le
linee prospeche, e che è spesso preceduto da un
“arco trionfale”, è l’abside, che diviene per i Crisani
la sede stessa della divinità. È nel cano absidale che
sarà rappresentato il Cristo in maestà, è nell’emiciclo
che sarà posto il seggio del vescovo. Davan all’abside
è situato l’altare che, posto dalle religioni politeiste
all’esterno del tempio, è ora inserito all’interno
dell’edificio. Il sacrificio diviene simbolico (sull’altare
non si uccide più l’agnello), ma permane il rituale di
una purificazione colleva (al momento dell’Eucaresa
il Crisano mangia e beve il corpo e il sangue di
Cristo).
A ques cambiamen ne seguono altri: una corte
quadrata circondata da porci, l’atrio, appare davan
alla chiesa. A parre dal V secolo l’atrio è sostuito a
volte da un porco, il nartece, al di là del quale i catecumeni
(non ancora baezza) non sono ammessi.
Ulma aggiunta, al più tardi nel VI secolo, è il campanile,
che scandisce le ore della preghiera e chiama i
fedeli all’assemblea, oltre a costuire, sicuramente
dalle origini, un simbolo di dominio e un posto di osservazione
per lanciare l’allarme in caso di pericolo.
-8-
L’ORIENTE E L’OCCIDENTE
Una fondamentale disnzione emerge a parre dal V secolo tra le chiese in
Oriente e in Occidente. Nell’impero bizanno la padronanza tecnica della volta
a cupola (nota da millenni in Mesopotamia e trasmessa in parcolare dalla Persia),
induce a privilegiare una pianta centrale, dea a croce greca, già presente
nei mausolei e nelle terme imperiali. Le parcolarità di questa pianta sono legate
alle caraerische stesse della cupola (v. § 2 p.26) e all’implicita stabilità di
una pianta siffaa: la cupola centrale riceve la controspinta di quaro volte a
boe (a loro la chiesa deve la forma di croce), che annullano senza grande difficoltà
le spinte esercitate dalla volta e aprono d’altra parte un vasto spazio interno
non interroo da file di colonne. Le architeure carolingia e romanica reintrodurranno
poi in Occidente il principio costruvo della cupola. Nel V secolo,
tuavia, l’assenza di tale tradizione e, ben presto, la carenza di mezzi legata alla
caduta dell’Impero romano, favoriscono il perpetuarsi della pianta basilicale,
meno difficile da edificare, e meno costosa, perché dotata di coperture in armatura
lignea e non in pietra.
La basilica, con la sua aula longitudinale, non
possiede la stabilità delle chiese a croce greca.
Sarà proprio questo punto debole che
condurrà alla sua straordinaria metamorfosi
nell’epoca romanica (v. pagine da 14 a 17).
Le tecniche di costruzione rimangono in sostanza idenche
a quelle dell’architeura pagana, tranne che per la
sostuzione presto generalizzata dell’architrave da parte
dell’arco nel ruolo di sostegno tra le colonne e i muri superiori,
trasformazione che condurrà lentamente alla nascita
della campata (v. riquadro a p.14). Questa trasformazione
è però legata, più che a una scelta religiosa, a
una evoluzione tecnica iniziata da mol secoli, che aveva
visto crescere l’importanza dell’arco in architeura (v.
p.24).
Se l’aula è lo spazio di riunione e l’abside il simbolo del Dio crisano, il transeo, fondamentale
aggiunta crisana, gioca un ruolo più complesso.
“Si sosene spesso che il transeo serva a
dare alla chiesa la forma di una croce lana
[…] ma sono le leggi del volume a rendere
obbligatoria la sua presenza”.
Stephen Jay Gould, Darwin e i grandi enigmi
della vita, 1979.
Il transeo, che appare già dalle
origini, in parcolare a Roma in San
Pietro (v. illust. qui a lato), definisce
la nuova struura propriamente
crisana della basilica, alla quale
dà la forma di croce, simbolo della
Passione di Cristo. Insieme all’arco
trionfale che lo precede il transeo
esalta l’abside, liberando uno spazio
che amplifica la concentrazione
delle prospeve verso questo punto
preciso dell’edificio. Al transeo
inoltre viene affidata un’altra funzione,
fondamentale, puramente
architeonica: il volume interno di
un oggeo aumenta più rapidamente
(al cubo) della sua superficie
(al quadrato). Da questa legge geometrica
discende il seguente principio
architeonico: se si raddoppia
la superficie di una piccola chiesa il
suo volume si quadruplica, mentre
la superficie delle finestre che devono
dare luce a questo volume
soltanto si raddoppia. Provvede
allora il transeo a compensare
TERMINI PRINCIPALI
ALTARE. Dal medesimo termine lano, che indica un supporto
posto sulla tavola dei sacrifici al di sopra dell’anco altare
(ara). Nella chiesa crisana, tavolo consacrato sul quale è
celebrato il sacrificio della Messa. L’ALTARE MAGGIORE, situato
nel presbiterio, è l’altare principale della chiesa. Ogni
altare fisso o mobile deve avere al suo interno un SEPOLCRO,
cavità che conene le reliquie, chiusa da un sigillo in pietra.
ARCO TRIONFALE. Arcata situata all’estremità dell’aula,
all’entrata del coro o della crociera del transeo.
ATRIO. Dal termine lano atrium che designa l’elemento
principale, aperto, della casa romana, posto al suo centro. In
architeura paleocrisana indica una corte circondata da
porci situata davan a una chiesa.
BASILICA. Dal greco [stoá] basíleios, “[porco] reale”, sede
dell’arconte-re ad Atene (v. pag.7). 1. In anco edificio civile
a pianta reangolare diviso in più navate parallele, adibito
sia a tribunale che ad avità commerciali. 2. Chiesa costruita
-9-
questa mancanza di luce. Questa
aula trasversale, infa, è chiusa alle
sue estremità da due muri pignone,
i quali hanno un ruolo secondario
nella staca dell’edificio. La costruzione
del transeo permee quindi,
con il passaggio dei muri non portan
da uno (quello della facciata) a
tre, di molplicare porte e finestre
senza indebolire la struura: in
ques muri pignone in effe troveranno
posto le rose romaniche e i
rosoni goci (v. pagine 30 & 31).
Una piccola chiesa, in effe, possiede
di rado un transeo, presente
invece più di sovente in una grande
basilica. La possibilità di aprire delle
porte nei muri pignone del transeo
si rivelerà peraltro fondamentale
per la circolazione dei fedeli e
dei pellegrini all’interno dell’edificio
(v. pagine 10 & 11).
Ricostruzione virtuale della prima
basilica di San Pietro a Roma. Costruita
ove si riteneva fosse la sepoltura
dell’apostolo Pietro, essa prefigura le
chiese che sorgeranno in futuro per il
culto delle reliquie (v. pagine seguen-
).
in base alla pianta di una basilica romana. Una caedrale è in
questo senso una basilica. 3. In dirio canonico chiesa dotata
dal Papa di determina privilegi. In questo senso una caedrale
non è una basilica…
CHIESA. Dal greco ekklesía, “assemblea”. 1. L’insieme della
comunità crisana. 2. Per metonimia ogni edificio consacrato
al culto della religione crisana (v. TEMPIO). L’evoluzione
della parola si richiama a quella del termine sinagoga (dal
verbo greco sunágein, radunare; sembra peraltro che alcune
comunità ebraiche abbiano ulizzato delle basiliche civili
prima dell’adozione crisana della pianta basilicale.
NARTECE. 1. Avancorpo addossato alla facciata delle prime
basiliche, e desnato ai catecumeni (coloro che ricevevano
l’insegnamento religioso ma, non essendo ancora baezza,
non avevano accesso alla chiesa). 2. Il termine designa spesso
oggi il porco interno delle chiese romaniche.
TEMPIO. Ogni edificio consacrato al culto pubblico di una
qualsiasi divinità.
OFFICIANTI, FEDELI E PELLEGRINI
Aula, abside e transeo definiscono la forma generale della chiesa d’Occidente, ma la distribuzione
interna dell’edificio segue ulteriori regole. La chiesa vuole essere l’immagine
della Chiesa, l’edificio vuole essere l’immagine della comunità: entrambe universali (in greco
katholikós) e fortemente gerarchizzate.
L’edificio di culto crisano si fonda, fin dalle origini, sulle reliquie di un marre o di un
santo.
Nella tradizione anca i templi appartengono ai vivi e alla
cià. Ai mor sono riservate le necropoli (dal greco nekrópolis,
“la cià dei mor”), situate al di fuori della cià, o come a
Roma al di là di un tracciato sacro, il pomerium (post murum,
“al di là delle mura”). I primi Crisani troveranno sepoltura sia
nelle necropoli pagane (come da tradizione l’apostolo Pietro
sul colle Vacano) che in cimiteri soerranei (le famose catacombe
sulla via Appia e altrove).
All’inizio del Crisanesimo “ufficiale”, soo il regno di Costan-
no, quando il tempo delle persecuzioni è ancora vicino, i
Crisani creano una relazione nuova tra l’edificio di culto e la
morte: le loro prime grandi basiliche sono certo costruite nelle
necropoli, ma soprauo al di sopra del luogo ritenuto
sepoltura di san e marri (dal greco mártus, “tesmone”)
che, a immagine del Cristo sofferente sulla Croce, tesmoniano
la verità di Dio. Il cimitero (dal greco koimetérion,
“dormitorio”) diviene da allora inseparabile dall’edificio e
rimpiazza la necropoli: per il defunto non si traa più di abitare
con i suoi simili una cià dei mor, bensì di riposare accanto
al santo venerato in aesa del giudizio finale. All’inizio è la
pianta circiforme con rotonda quella più spesso adoata per
queste chiese “cimiteriali” (v. illustrazione qui a lato): la rotonda
è un vero e proprio “mausoleo” (ispirato dai mausolei
imperiali). Presto però prevarrà la pianta basilicale, priva di
rotonda, ma con una aggiunta fondamentale, la cripta, posta
San Marcellino e Pietro, Roma, IV secolo. Questo po di chiesa cimiteriale con
rotonda sarà abbandonato a favore della basilica absidata (aula, transeo,
abside) al di sopra di una cripta.
soo l’abside, che conene i res, le “reliquie” del marre o
del santo (le sue ossa oppure, in mancanza, alcuni ogge
lega alla sua vita). La chiesa non sarà dunque un mausoleo,
ma non sarà più neanche un luogo di culto cui è stata semplicemente
aggiunta la funzione di riunione dei fedeli. La chiesa
diventa un reliquiario, che fonda i suoi principi architeonici
e spirituali sulla presenza al suo interno delle reliquie, il cui
culto prende da allora uno straordinario sviluppo. L’idea per
la quale la luce di Dio, che ha toccato il santo, possa a sua
volta toccare, per il tramite delle sue reliquie, il fedele, spiega
in parte l’importanza annessa ai pellegrinaggi in epoca romanica
e quella conferita alla luce in epoca goca.
Gli spazi riserva al clero, ai fedeli e ai pellegrini all’interno dell’edificio sono struura
in funzione del culto delle reliquie.
“Durante la veglia nourna, una gran folla […] si accalcò intorno alla
tomba di san Marziale, e oltre cinquanta uomini e donne si calpestarono
a vicenda e morirono all’interno della chiesa; furono seppelli
all’indomani.”
Adémar de Chabannes, citato da Georges DUBY, L’anno Mille.
Dall’inizio del IV secolo il Crisanesimo, improvvisamente privilegiato,
ricalca le sue gerarchie su quelle dell’amministrazione
imperiale. La chiesa all’interno della cià è governata dalla
TERMINI PRINCIPALI
figura del vescovo (episcopus, il “sorvegliante”). Lo tesmonia
il termine “caedrale”, chiesa ove è posta la caedra, il seggio
del vescovo. Egli governa, protegge e sorveglia la comunità,
non solo nella cià ma anche in una giurisdizione più vasta, la
diocesi (dalla fine del III secolo circoscrizione amministrava
dell’Impero). Il vescovo, il cui ruolo polico e civile andrà crescendo,
è a volte chiamato gerarca (dal tolo del magistrato
incaricato nelle province del culto imperiale), termine che,
tramite il Crisanesimo, originerà la parola “gerarchia”.
CATTEDRALE. Dal lano cathedra, dal greco kathédra, “banco, seggio”. Chiesa dove si trova la caedra del vescovo, quindi chiesa “madre”
di tue le chiese di una diocesi. L’importanza delle caedrali goche fa spesso dimencare l’esistenza delle caedrali anteriori.
CORO liturgico. ≠ CORO ARCHITETTONICO. Dal lano chorus, canto a più voci, dal greco khorós, il coro della tragedia. Spazio funzionale che
può variare secondo le chiese e il numero dei chierici. 1. Spazio riservato ai chierici e ai coris durante la celebrazione. Spesso recintato, e
chiuso verso l’aula da un jubé, è dotato di stalli, e può essere sopraelevato. 2. Si intende a volte per “coro liturgico” l’insieme delle par
riservate al clero (coro liturgico e presbiterio).
CRIPTA. Dal lano crypta, dal greco krýptein, “nascondere”. Cappella soerranea a desnazione funeraria e
contenente reliquie.
JUBÉ (o PONTILE). Dalla prima parola della formula che il leore pronunciava dal ballatoio per invocare al
celebrante la benedizione: Jube, Domine, benedicere “Comanda, o Signore, la benedizione”. Divisorio monumentale
che separa il coro liturgico dalla navata centrale e termina in alto con un ballatoio. Appare in Francia
alla fine del XII secolo.
PRESBITERIO o SANTUARIO. Dal lano
sanctuarium, “armadio segreto del re”, poi
“luogo sacro”. Parte della chiesa che ospita
l’altare maggiore, riservato al più alto officiante
della chiesa.
RECINTO. Spazio delimitato che comprende
il coro liturgico e il presbiterio.
RELIQUIARIO. Scrigno prezioso che conene
una o più reliquie, dal lano reliquiae,
“res”.
STALLO. Dal lano medievale stallum,
sostegno, o dal francone stall, sosta. Ognuno
dei pos riserva ai chierici nell’insieme
monumentale del coro liturgico.
-10-
LA CHIESA NELLA CHIESA
La pianta di una chiesa è determinata
dalla precisa volontà della
gerarchia di fissare la propria posizione
tra Dio, le reliquie e gli uomini.
Per comprendere la pianta di
una chiesa bisogna considerare la
sua rigida comparmentazione: la
sua parte centrale (abside e presbiterio,
crociera e coro liturgico), delimitata
e inaccessibile, spiega l’esistenza
del deambulatorio, delle
cappelle radiali e forse anche l’importanza
del transeo: l’aumento
delle porte permee vie d’ingresso
e vie d’uscita separate. Va comunque
rilevato che questa comparmentazione,
eliminata in numerose
chiese dopo il Concilio di Trento,
non ha mai intaccato l’unità architeonica
dell’edificio. L’anco sogno
di una ekklesía, una comunità
non soggea a un potere temporale,
non fu estraneo a questa scelta.
Esempio di distribuzione
interna in una chiesa di
pellegrinaggio
In rosso il presbiterio, in blu
il coro liturgico, riserva
agli offician del
culto.
In verde la parte dove
“deambulano” i pellegrini.
In bianco l’aula, riservata ai
fedeli.
All’interno dell’edificio si trova la traduzione architeonica
della gerarchia che si raccoglie intorno al vescovo. In origine
all’interno dell’abside dei gradini semicircolari sono occupa
da un consiglio di anziani (i presbiteri) che aorniano il vescovo
durante le cerimonie. La parte della chiesa al di sopra della
cripta, dea presbiterio, delimitata da alcuni gradini, è riservata
agli offician del culto. Davan al presbiterio c’è un altro
spazio riservato dove i chierici, soomessi all’autorità del vescovo,
cantano e pregano durante la celebrazione: è il coro
liturgico. La chiesa è così neamente separata in due sezioni:
da una parte il presbiterio e il coro liturgico (la guida e la parola
della chiesa), riserva al clero, e dall’altra l’aula, dove sono
riuni i fedeli. La separazione tra le due par è segnata da un
cancello (dal lano cancellus, barriera). Al davan del cancello
sono situa gli amboni (dal greco ámbon, “margine”), sorta di
pulpi usa per le leure liturgiche.
la crociera e il transeo. Il clero, creando così una navata autonoma,
si isola ancora di più, con il muro del recinto che può
raggiungere i cinque metri di altezza. Una nuova costruzione,
il jubé (o ponle), separa dalla navata centrale questo spazio
riservato . Al di sopra del jubé sta un chierico, che ritrasmee
ai fedeli la Messa celebrata dall’officiante supremo, che i fedeli
non possono né vedere né ascoltare. Davan al jubé, che
rimpiazza gli anchi pulpi, compaiono due altari.
Questa opposizione nea (a est il clero, a ovest i fedeli) sembra
permanere fino al IX secolo. Il desiderio, tuavia, sempre
crescente, da parte di una popolazione anch’essa sempre più
numerosa, di avvicinare e persino toccare le reliquie, mee in
crisi questa semplice disposizione: alla fine dell’epoca carolingia
si crea all’interno dell’edificio un nuovo spazio, che diventerà
fondamentale nella distribuzione interna della chiesa. Si
traa del deambulatorio, corridoio semicircolare che gira
intorno all’abside, dotato esso stesso di piccole absidi, le absidiole
o cappelle absidali. Il ruolo del deambulatorio e delle
cappelle va visto araverso la complessa rete di rappor che
si stabilisce tra clero, reliquie e fedeli: più cappelle, più altari
secondari, più reliquie visibili. In parte per movi di sicurezza
(che avevano indoo allo spostamento delle reliquie per evitare
che cadessero in mano in parcolare ai Normanni) e in
parte per il successo dei pellegrinaggi (che aveva indoo alcune
comunità religiose a sorarsi a vicenda le reliquie) all’interno
della stessa chiesa si ritrovano diversi san e marri. Il
deambulatorio e le cappelle che si “irradiano” intorno all’abside
permeono da una parte a una grande folla di raggiungere
in un solo luogo diversi san e dall’altra agli offician del culto
di conservare uno spazio delimitato, ove si isolano, vera chiesa
dentro la chiesa costuita dal presbiterio (riservato al vescovo
in una caedrale o all’abate in un monastero) e dal coro
liturgico (riservato ai canonici o ai monaci). Questo spazio
viene chiuso dal clero con un recinto in metallo o in muratura
disposto tra le colonne, che impedisce la vista del presbiterio.
Nelle chiese di pellegrinaggio lo spazio è ancora più comparmentato:
una cancellata separa i fedeli (che assistono alla
celebrazione nelle navate dell’aula) dai pellegrini (in lano
peregrinus, “straniero”), che possono accedere alle cappelle
radiali del deambulatorio araverso le porte aperte nei bracci
del transeo, senza entrare in contao con i fedeli locali.
In epoca goca la cripta scompare a favore del molplicarsi,
fino all’interno dell’aula, di piccole cappelle, ove sono espos
degli scrigni riccamente decora, i reliquiari, che contengono i
sacri cimeli. La parte riservata al clero inoltre si approfondisce
per numerose campate verso il fondo della chiesa, liberando
Presbiterio (in fondo, con l’altare riservato al vescovo), e
coro liturgico (con gli stalli in legno dei canonici) della caedrale
di Notre-Dame a Parigi. Viollet-le-Duc, Dict. Rais. de
l’Architecture. Davan al jubé (che delimita verso l’aula il
coro liturgico) sono due altari per gli offician, rivol verso il
presbiterio e non verso i fedeli.
-11-
PERIODI PRINCIPALI
Bell’edificio, in fede mia, ove la disposizione interna e esterna richiamava tu gli sli. Era
di volta in volta bizanna, goca, romanica [...], con porte a tuo sesto, finestre a sesto
acuto, rosoni fiammeggian, guglie fantasiose, in una parola un campione di tu i generi,
[...] erano sta necessari seecento anni per la sua costruzione, e si era conformato in successione
alla moda architeonica di tue le epoche.
Jules VERNE, Il Door Ox.
L’architettura paleocristiana.
Dopo l’avvento di Costanno, la pianta basilicale è la scelta decisiva di una architeura monumentale
di respiro imperiale: aula vasssima costuita da cinque navate separate da colonna-
, transeo, arco trionfale e abside.
L’architettura carolingia.
La liturgia, dispersa in diversi edifici (chiesa per la celebrazione della Messa, chiesa cimiteriale, bastero
e anche chiesa doppia nel V secolo), si raccoglie in un edificio unico (con un pernente ritorno all’architeura
imperiale). Un porco, sormontato da cappelle, è a volte rimpiazzato da una seconda abside.
Alla fine del periodo si afferma una disposizione che sarà decisiva: le cappelle secondarie, prima disperse,
si concentrano intorno a un deambulatorio o nella cripta.
L’architettura ottoniana.
Non adoa volte in pietra; si disngue inoltre per un impiego alternato di pilastri e colonne e per una
nea originalità nella pianta degli edifici: esistenza di più transe e absidi, corpo occidentale monumentale
(o Westwerk).
I primi passi del romanico.
Nella seconda metà del X secolo in Italia seentrionale, poi in Catalogna e in Borgogna,
si rinnova la costruzione con pietra da taglio, con decorazioni esterne
(lesene e arche pensili alla lombarda) e primi tentavi metodici di volte in
pietra.
L’architettura romanica. v. pp. 14-17
Si caraerizza essenzialmente per le volte in pietra da taglio e per la scelta di
soluzioni interne all’edificio per assorbire e deviare le spinte generate da queste
volte. Questo sle si arcola in varietà regionali (volte a semiboe su tribune in
Alvernia e Borgogna, volte a boe a sesto acuto in Provenza, assenza di volte in
Normandia, etc.), ma anche in funzione delle vie di pellegrinaggio (Saint-Sernin a
Tolosa e Sanago di Compostela sono costruite secondo lo stesso modello), e a
volte in funzione degli Ordini cui sono affiliate (Cluny, Cîteaux, etc.).
TERMINI PRINCIPALI
L’architettura gotica. v. pp. 18-21
Ulizza sistemacamente le volte a crociera
costolonata (o ogivale) e altri pi di volte a nervature,
con archi rampan in funzione di controspinta.
Le murature si riducono a favore della
luce.
Il primo goco (1140-1190) corrisponde
all’elaborazione degli elemen e dei principi
fondamentali.
Il goco classico (1190-1230) sintezza le
esperienze anteriori. La ricerca tende
all’economia dei materiali e all’aumento
della luce all’interno del monumento.
Il goco radiante (1230-1260) deve il suo
nome ai rosoni, simili a ruote a raggi, che
danno luce alle chiese. Il triforio tende a
scomparire a favore di immense vetrate.
Il goco fiammeggiante (o finale) deve il suo
nome ai trafori delle finestre che assumono
l’aspeo di fiamme (v. riquadro p. 31).
Le nervature si molplicano, i costoloni
penetrano nei sostegni senza l’intermediazione
dei capitelli.
Questa cronologia è essenzialmente rappresentava
della Francia seentrionale. L’arte goca si
estende in Europa con qualche ritardo cronologico
e a volte con uno scostamento dai principi fondamentali.
La Francia meridionale non adoa lo sle
goco prima del XIII secolo e privilegia il modello
della chiesa a sala. In Inghilterra il goco ornato
(1250-1350) molplica le nervature e il goco perpendicolare
(1350-inizio del XVI secolo), il cui nome
deriva dai membri orizzontali e vercali dei trafori
delle finestre, si disngue soprauo per le volte
“a ventaglio”, ove le nervature disegnano un ventaglio
aperto.
Le piante sono rappresentate alla stessa scala. I periodi sono considera esclusivamente in funzione della loro architeura.
PALEOCRISTIANO. Relavo ai primi Crisani, dalle origini al VI secolo. Il termine
ARTE PALEOCRISTIANA designa indisntamente due realtà molto diverse:
un’arte primiva anteriore al regno di Costanno (arte delle catacombe, casa
di Dura Europos, simboli del buon pastore, del pesce etc.), e un’arte imperiale
crisana, a parre dal regno di Costanno.
CAROLINGIO. Relavo alla dinasa franca, deve il suo nome a Carlo Magno, e
inizia con la presa del potere da parte di Pipino il Breve nel 751 per terminare
nel 987 con l’avvento di Ugo Capeto.
OTTONIANO. Periodo e arte relavi alla dinasa che regna in Germania (919-
1024) dopo l’esnzione della dinasa carolingia e fonda il Sacro Romano
Impero Germanico.
ROMANICO. Dal lano romanus, “di Roma”. Periodo dell’arte (architeura,
piura, scultura etc.) che fiorisce nei paesi lani dalla fine del X secolo fino al
XII, in alcune regioni (Francia meridionale) fino all’inizio del XIII. Il termine
ARTE ROMANICA, usato per la prima volta nel 1818 dall’archeologo Charles
Duhérissier, introduce una disnzione nell’arte medievale fino ad allora indisntamente
qualificata come “goca”. Accostando lo sviluppo dell’arte all’evoluzione
della lingua, il termine soolinea che sia l’arte romanica che le
lingue romanze affondano le loro radici nella Roma imperiale prima pagana e
poi crisana.
GOTICO. Dal lano tardo gothicus, “relavo ai Go”. Aggevo usato in senso
peggioravo in Italia a parre dal Rinascimento, il termine indica in origine
tua l’arte medievale. Nel XIX secolo il termine si specializza e designa solo il
nuovo sle nato nella Francia seentrionale durante il decennio 1130-1140 e
adoato con connuità fino alla metà del XVI secolo.
-12-
2
IL CONTROLLO DELLE
“Tue le tecniche impiegate nel corso dei secoli per assicurare la stabilità degli edifici si possono ricondurre a due
sistemi: 1° stabilità inerte, oenuta, come al tempo dei Greci, per semplice sovrapposizione dei materiali (…) oppure,
in epoca romana, per agglomerazione di masse concrezionate legate con delle malte; 2° equilibrio elasco,
oenuto mediante forze agen in senso opposto: questo sistema (…) viene adoato dall’architeura francese del
Medioevo”.
Louis RÉAU, Dict. d’art et d’archéologie, art. Stabilité.
L’EQUILIBRIO ROMANICO
Quali cambiamenti comporta la decisione di voltare uno spazio per cui non era
prevista questa soluzione?
1-La scelta della volta in pietra da taglio
2-Il fenomeno delle spinte
3-L’aula romanica, una struttura di assorbimento e deviazione delle forze
4-Le tecniche romaniche: ricondurre le forze oblique a forze di carico
La nascita della campata
Le soluzioni connesse al problema delle forze
NEL CUORE DI UNA CHIESA ROMANICA
L’arte romanica e l’universo feudale
Facciate e campanili
Una lotta per l’equilibrio
LA LUCE GOTICA
Perché e in qual guisa la chiesa si trasforma in un’immensa rete di nervature?
1-I costruttori gotici rendono sistematiche due soluzioni inventate dai loro
predecessori
2-Il controllo delle forze si manifesta nelle nervature di pietra
3-Dalla tribuna al triforio finestrato, il trionfo della luce
L’impiego del ferro
La pioggia e i doccioni
NEL CUORE DI UNA CHIESA GOTICA
L’influenza normanna
Una teologia della luce
ALLEGATO B – UN MONDO CHIUSO
Monasteri, abbazie, quartieri episcopali
-13-
LE FORZE - L’EQUILIBRIO ROMANICO
A parre dalla fine del X secolo l’aula, spazio longitudinale in origine previsto per sostenere
una semplice struura lignea, è coperta da volte in pietra da taglio. Le difficoltà imposte da
questa scelta sono fondamentali, poiché determinano i principi costruvi degli edifici romanici
e goci.
La scelta della volta in pietra da taglio è cruciale, e si spiega con grandi difficoltà di
approvvigionamento di materiale e con la penuria di manodopera.
Per molteplici ragioni (v. riquadro a
p. 4) a parre dalla fine del X secolo
diviene sempre più frequente dotare
le chiese di volte. Inizialmente tuavia
esse non sono sempre in pietra,
ma sono spesso costuite da una
miscela di sabbia, calce e frammen
di pietra, molto simile al calcestruzzo
usato dai Romani (v. illust. pp. 4 &
26). Questo po di volta “a concrezione”
possiede uno straordinario
vantaggio: ogni blocco “geato” costuisce
un vero e proprio monolito,
Una volta in pietra da
taglio è, a somiglianza
dell’arco, un assemblaggio
di conci di pietra.
massa solidale che non esercita altra forza al di fuori del proprio
peso. I costruori romanici nondimeno rigeano questa
tecnica. Da un lato le volte in calcestruzzo necessitano di un
gran numero di materiali (sabbia, pietre, soprauo molta
calce e di conseguenza l’impiego di legno, poiché la calce si
oene dalla calcinatura della pietra calcarea); d’altra parte –
e questo è certamente l’argomento decisivo – la difficoltà, se
non l’impossibilità, di approvvigionare un così gran numero di
materiali in tempi relavamente brevi comporta la concentrazione
di un gran numero di uomini, possibile per un impero,
ma non per un mondo feudale. La volta in pietra da taglio, più
leggera, necessita soltanto di pietra, ovunque disponibile, e di
piccole quantà di malta: richiede quindi l’opera di pochi specialis,
che possono tagliare i conci di pietra della volta ben
prima che ques siano pos in opera in cima alla costruzione
(v. pp. 32 & 33). Nei primi caneri del romanico le murature
sono spesso costruite da operai locali mentre le volte, come
anche le torri, sono opera di piccole compagnie ineran (ad
esempio i “Lombardi”). Per ques specialis è impensabile
ulizzare la volta in calcestruzzo, che esige un gran numero di
operai, pur privi di competenze specifiche. La specializzazione
dei meseri, che disngue ben presto i tagliapietre dai muratori,
e il trionfo della pietra da taglio diventano le caraerische
fondamentali dell’architeura medievale (v. §2 p. 18).
Le volte in pietra da taglio, più leggere, trasformeranno un giorno l’edificio in un merleo
di pietra. Celano nondimeno un terribile pericolo, legato al fenomeno delle spinte.
LA NASCITA DELLA CAMPATA
Dal IV secolo all’epoca carolingia la principale, se non
l’unica, innovazione tecnica riguarda l’evoluzione
dell’arco, che si emancipa
dalla tradizione
anca e acquista
un’importanza crescente:
la sua capacità
di deviare le forze
verso i sostegni permee
di aumentare
la luce tra le colonne
e di diminuire in conseguenza
il loro numero.
Si opera così la
transizione tra file di
colonne (anchi colonna) e grandi arcate romaniche.
Questa trasformazione introduce una nuova scansione
ritmica tra aperture, archi e sostegni e conduce in maniera
pressoché naturale alla creazione, nella pianta
della chiesa, di un nuovo modulo, che
assume per base la luce degli archi: nasce
qui la campata, che servirà in epoca
romanica come unità di base della
struura di sostegno delle volte.
Campata in pianta
Modifica della scansione ritmica a
parre dagli anchi colonna (a
sinistra), fino alle mide arcate
costanniane (al centro), per poi
giungere alle grandi arcate romaniche
(a destra).
Campata in alzato
In teoria una volta in pietra da taglio dovrebbe trasmeere
tuo il suo peso ai sostegni (in verde nell’esempio qui accanto).
Dal momento però che i suoi elemen, i cunei, sono indipenden,
e che le loro superfici di contao comportano necessariamente
delle irregolarità, questa forza non è del tuo
vercale: si genera infa, all’altezza dei sostegni, una forza
orizzontale a direzione laterale, chiamata spinta. Questa spinta
(in giallo) devia la direzione del peso: la risultante del carico
e della spinta è una forza obliqua estremamente pericolosa
(in rosso) che si esercita per tua la lunghezza della volta e
dunque, nel caso di una volta a boe, per tua la lunghezza
della navata. Questa forza tende a destabilizzare i sostegni e a
ribaltare le murature, e se non trova opposizione in un ostacolo
o in una forza contraria farà irrimediabilmente crollare l’edificio.
Illustrazione delle conseguenze
della forza obliqua
alle imposte di una volta
in pietra da taglio: senza
una profonda modifica
dell’edificio il risultato è
facilmente prevedibile.
Per contrastare il fenomeno delle spinte l’aula
romanica è trasformata in una struura di
assorbimento e deviazione delle forze.
Alle forze oblique (in rosso) si oppongono
in controspinta (in giallo) le semibo
che coprono le tribune
Direzione (in rosso) delle forze delle
volte a crociera delle navate laterali e
rinforzo esercitato (in blu) dai contraffor
Un’aula romanica è costuita,
di campata in campata, da
un complesso di forze in loa
tra loro. Per contenere le
spinte che si esercitano alle
imposte della volta centrale il
sistema più spesso adoato
(in associazione con una serie
di altri accorgimen) è quello
di semibo sulla tribuna (v.
illust. qui a lato). Mentre le
volte a crociera delle navate
laterali irrigidiscono l’intera
costruzione (n.2) le semibo
delle tribune si oppongono in
controspinta alle forze di
ribaltamento della navata
centrale (n.1). Questo sistema
interno di deviazione
delle forze è uno dei più comple;
presenta tuavia un
grande svantaggio, comune
alla maggior parte degli edifici
romanici: per more del
crollo della navata i costruori
non prevedono più
finestre alte… La luce alla
navata centrale proviene ora
solo dai collaterali.
-14-
Le tecniche romaniche tendono a riportare le forze oblique a forze di carico, ossia a
ricondurre una forza ribaltante a semplice forza peso.
I contraffor permeono, ma solo in
pun precisi, di contrastare mediante
il solo spessore il ribaltamento
delle murature. Il contrafforte non è
una struura di controspinta ma di
rinforzo.
controspinta
A differenza di un contrafforte una
controspinta esercita una forza
ava. Qui la volta a semiboe
della tribuna si appoggia all’imposta
della volta della navata centrale
e genera una spinta che devia la
forza obliqua. Questa tecnica è alla
base della costruzione delle tribune
di una chiesa romanica.
assorbimento delle forze ribaltanti
Il mezzo più semplice per evitare il ribaltamento delle
murature consiste nell’ispessirle: l’aumento del carico
contrasta all’interno della costruzione la forza obliqua
generata dalla volta (in rosso). Questo ispessimento
del muro si accompagna a una diminuzione
della dimensione delle aperture: è questa una delle
costan dell’architeura romanica.
rinforzo
concentrazione delle forze
in punti determinati
Le volte a crociera, molto spesso ulizzate
per la copertura delle navate laterali
– e di rado nella navata centrale (v.
qui soo n.1) – hanno la parcolarità
di concentrare le forze su pun determina
… ove sono ad aenderle i contraffor,
v. n.2. Queste volte servono
anche da rinforzo ai sostegni della
navata centrale.
NAVATA CENTRALE
CON VOLTA A BOTTE
A TUTTO SESTO
Nessun accorgimento tecnico appare di per sé
risoluvo: è l’integrazione delle diverse soluzioni
che caraerizza l’edificio romanico, per quanto il
ruolo di maggior rilievo sia quello delle volte a
semiboe delle tribune (n.3)
carico sui fianchi
Questa tecnica pone
bene in evidenza che
lo scopo non è quello
di alleggerire la costruzione
ma di trasformare
le forze oblique in
forze vercali: caricare
sui fianchi significa
creare un peso supplementare che
incombendo sulle reni della volta
genera una forza obliqua che devia
a sua volta la forza obliqua della
volta e ristabilisce così l’equilibrio.
sostegno
Gli archi trasversali hanno un ruolo
fondamentale: sostengono la
volta in pun determina (di campata
in campata) e ne aenuano
in parte il peso; ad essi spesso
corrispondono all’esterno dei
contraffor.
aumento del carico
Qui le forze oblique
della volta della navata
laterale (in rosso) sono
“schiacciate”, deviate
dal peso della muratura
(e delle volte, delle
coperture in legno e
dei te) della navata
centrale (in verde), e
sono così trasformate
in semplici carichi.
ALTRE SOLUZIONI
L’ulizzo delle volte a semiboe come controspinta della navata
centrale non è l’unica soluzione romanica. Vediamo qui alcuni altri
esempi di gesone delle forze.
navata centrale con volte a crociera
Le volte a crociera, potendo raggiungere una ampiezza
appena superiore agli oo metri, sono ulizzate
solo di rado e tardivamente come copertura
della navata centrale. Questa difficoltà sarà superata
con la comparsa dei costoloni.
navata centrale con volta a sesto acuto
L’arco a sesto acuto viene spesso ritenuto esclusivo
dell’architeura goca, ma viene impiegato già in epoca
romanica (Borgogna, Provenza, etc.). Le volte a sesto acuto
esercitano forze oblique più deboli di quelle a tuo
sesto, e questo permee di aprire in alto delle finestre.
navata centrale con volte a
botte trasversali
Le forze oblique generate dalle volte a boe
trasversali si annullano reciprocamente, ed
è quindi possibile aprire finestre in alto. La
successione delle volte a boe trasversali
spezza però l’armonia della navata centrale.
chiesa con serie di cupole
Questa pologia costruva, forse influenzata dalle chiese
bizanne (v. riquadro p.9), conosce in Francia pochi esempi
(Perigueux, Cahors, Souillac, etc.).
La sua stabilità permee di aumentare
considerevolmente la
larghezza della navata (circa ven
metri)… ma la necessità di contrastare
le forze delle cupole impedisce
nella maggior parte dei casi la
presenza di collaterali.
TERMINI PRINCIPALI
CARICO. Forza vercale esercitata dal peso delle par superiori della
costruzione su quelle inferiori.
EQUILIBRIO. Eguaglianza delle forze esercitate da corpi contrappos;
stato di quiete di un corpo soggeo a tali forze.
FORZA. Ogni agente in grado di provocare lo spostamento o la deformazione
di un corpo.
FORZA OBLIQUA. Risultante di un carico e di una spinta; maggiore la
sua tendenza alla vercale, minore il suo effeo.
PESO. Forza esercitata dalla gravità terrestre (risultante delle leggi
della gravitazione) sui corpi materiali. Il peso, in assenza di altre
forze, si esprime come carico.
forza obliqua spinta carico rinforzo
SPINTA. Dal lano expingere. Forza orizzontale.
TRIBUNA. Dal lano tribunal, che indicava un palco semicircolare
ove sedevano i tribuni/magistra (v. ABSIDE). Galleria alta situata al
di sopra di una navata laterale e larga quanto questa (≠ TRIFORIO).
Per definizione la tribuna è presente soltanto in una chiesa i cui collaterali
sono forma da almeno due livelli (v. NAVATA LATERALE,
COLLATERALE, AULA). Essa si apre verso l'interno della chiesa con
una serie di aperture libere, e verso l’esterno con delle finestre. Il
ruolo principale della tribuna non è quello di favorire la circolazione
ma quello di fungere da controspinta alle forze oblique della volta
della navata centrale. Essa costuisce peraltro in molte chiese romaniche
uno dei pochi mezzi di illuminazione della navata centrale.
-15-
NEL CUORE DI UNA CHIESA ROMANICA
“La chiesa [romanica] si arcola in tre o cinque navate. Accoglie così la moltudine che si accalca
e le impone un ordine, disponendo questa massa caoca in solchi paralleli”.
Henri FOCILLON, l’Arte in Occidente
L’ARTE ROMANICA E L’UNIVERSO FEUDALE
“Allora [Giacobbe] vide in sogno una scala che in basso poggiava a terra
e in alto toccava il cielo, e degli angeli di Dio che ne salivano e scendevano
i gradini. Ed ecco vide il Signore al di sopra di essa”.
BIBBIA, Genesi, XXVIII, 12-13.
Cripta di St-Seurin, Bordeaux. Viollet-le-
Duc, Dict. Raisonné de l’Architecture.
A parre dal IX secolo e con il crollo del potere carolingio l’Europa occidentale,
con l’eccezione del Sacro Romano Impero Germanico, si frammenta
in una quantà di piccoli territori, governa da uomini i cui legami
di vassallaggio e di omaggio costuiscono il fondamento della feudalità.
In questo universo disperso e frammentato in una moltudine di
feudi nei quali ogni piccolo signore ha dirio di vita e di morte, i chierici,
e la religione, tentano di sostuirsi a un declinante potere reale e di
apparire come i soli garan di una legge più alta, di un ordine universale;
è questo l’obievo di una vera e propria istuzione, la “pace di Dio”,
per la quale i chierici possono giungere ad armare delle milizie. Il clero
stesso si feudalizza, specie quello che vive “nel secolo” (pre e vescovi),
in opposizione agli ordini monasci, rimas, fino a quando le incursioni
dei barbari lo avevano permesso, nel recinto dei chiostri, come separa
dal mondo. Gli ordini iniziano a riorganizzarsi intorno ad abbazie
“madri” come Cluny. Nella contesa economica, polica e anche spirituale
che li oppone ai signori laici, gli aba si armano di un Dio che proclamano
Signore dei signori, al fine
di ricordare ai signori laici che a
fronte dei loro poteri si eleva una
gerarchia eterna. L’”equilibrio”
romanico, la purezza e l’unità
della sua architeura sono infa
il riflesso di questo senmento di
un ordine inoppugnabile, immanente,
eterno che la Chiesa vuole
impersonare in un mondo frantumato,
quell’ordine che essa stessa
tenta di imporre alla feudalità e al
popolo. A questo, che non comprende
nulla della Messa celebrata
in lano, l’ordine stesso dell’architeura
appare come la prova
migliore dell’esistenza di un ordine
eterno. L’arte romanica è una
singolare miscela di serenità e
inquietudine: le creature mostruose che tappezzano i capitelli e rammentano
il disordine che regna fuori della casa di Dio, le processioni e i
can, i lunghi pellegrinaggi e la discesa nelle buie cripte ove si possono
toccare con mano le reliquie, disegnano per i fedeli la cornice di una
spiritualità che si ispira al more dell’eterno giudice e signore.
-16-
Saint-Éenne di Nevers, 1068 ca. – 1097 ca.
Chiesa priorale cluniacense, Saint-Éenne ha una planimetria pica.
In alzato fornisce peraltro un modello assai raro nell’arte romanica:
alcune aperture pracate direamente soo la volta della navata
centrale, al di sopra delle tribune, permeono l’illuminazione direa
della navata nonostante una volta a boe a tuo sesto.
Lunghezza totale: 54 m.
Larghezza della navata centrale: 7,80 m.
Altezza della volta della navata centrale: 18 m.
Superficie interna: 790 m² ca.
CAMPANA.
Importata
probabilmente
sul connente
da
monaci irlandesi.
L’uso
delle campane
si espande
in tua Europa
in epoca
carolingia.
CAMPANILE.
Costruzione
alta, desnata
ad alloggiare
le campane.
La sua
posizione in
rapporto alla
chiesa è
variabile.
v. pianta a pag. 6
L’aula
Tu gli elemen
costuvi di un’aula
romanica sono
predispos per
contrastare le forze
oblique della navata
centrale. L’aula è
la chiave del sistema.
Le soluzioni
adoate per la sua
copertura determinano
il po di edificio:
v. pagina 15.
UNA LOTTA PER L’EQUILIBRIO
Nonostante la varietà degli edifici romanici le tecniche adottate
determinano delle costanti: ridotta ampiezza della navata centrale,
murature spesse, aperture rare e di modeste dimensioni
(molto spesso strombate per compensare la mancanza di luce),
giustapposizione di volumi in equilibrio reciproco, uso di differenti
tipi di volte nello stesso edificio… Il gioco delle forze è essenzialmente
contenuto e risolto all’interno dell’edificio: una basilica
romanica differisce dagli edifici anteriori non solo perché possiede
una volta, ma perché questa, insistendo su un corpo longitudinale,
richiede la presenza di un complesso di elementi che contribuiscano
a formare un sistema di equilibrio delle forze. Questa
struttura dinamica diviene preponderante rispetto alla funzione
delle sole strutture passive (i sostegni), e assumerà assoluta prevalenza
nel periodo gotico.
Il transeo
Rinforza l’intero edificio inclusa la
crociera, illumina l’interno dai la e
permee una miglior circolazione
interna grazie ai portali laterali.
La crociera
In questo spazio quadrato trova posto
molto spesso il coro liturgico. Molto di
frequente, come nelle chiese orientali a
croce greca, la crociera è coperta da
una cupola, impostata su pianta quadrata,
sostenuta (quando la chiesa è
orientata) dalla navata a ovest, dall’abside
a est e dai bracci del transeo a
nord e a sud. Il peso del campanile che
sovrasta la cupola costuisce un aumento
di carico bene acceo in questo
contesto, poiché “schiaccia” le forze
oblique della cupola contribuendo così
al migliore equilibrio dell’edificio.
Sezione trasversale di N.-D. du Port a Clermont-
Ferrand, all’altezza del transeo: le sue volte a boe
sostengono delle semibo che esercitano una controspinta
aa a equilibrare le spinte della cupola.
Viollet-le-Duc. Op. cit.
-17-
LE FORZE – LA LUCE GOTICA
Le soluzioni apportate dall’architeura goca al problema delle forze sono legate all’adozione
sistemaca di un nuovo po di copertura, la volta a crociera costolonata, e a un nuovo
sistema di controspinta, gli archi rampan. Il controllo delle forze si perfeziona: le murature
perdono di importanza e lasciano spazio… alla luce (v. riquadro p.21).
Gli artefici dell’epoca goca conservano in sostanza solo due delle molteplici soluzioni
immaginate dai costruori romanici.
Concentrazione massima delle forze in punti determinati:
le volte a crociera costolonate.
Abbozza dai Romani, usa a parre dal
X secolo dagli archite musulmani di
Spagna per la costruzione delle cupole, e
adoa nello stesso periodo nella copertura
a volte delle chiese d’Armenia, i
costoloni portan in pietra da taglio,
sorta di bande in pietra che si incrociano
in diagonale e supportano una costruzione,
appaiono già, ma in maniera sporadica,
nell’architeura romanica (ad es. nel
porco di
Moissac). È
tuavia nella
caedrale di
Durham, in
Inghilterra,
iniziata prima
del 1100, che
gli archite
normanni
impiegano
per la prima
volta in maniera
sistemaca la tecnica presto denominata
“volta a crociera costolonata”,
che trionferà a Saint-Denis.
I costoloni (o ogive) sono gli archi (più di
frequente a tuo sesto) che si incrociano
alla sommità della volta. Il loro principale
vantaggio consiste nel trasferire
tuo il peso dal centro della volta ai
suoi quaro sostegni; la loro leggerezza permee da un lato
di coprire grandi spazi (alcune volte goche raggiungono una
luce di oltre ven metri), e dall’altro di delineare grandi aperture.
Nei primi decenni del XII secolo il disegno a sesto acuto
sostuisce quello a tuo sesto negli archi che fiancheggiano i
quaro la della volta a crociera (archi trasversali e archi laterali):
l’arco a sesto acuto migliora la distribuzione delle forze e
nello stesso tempo le finestre soo gli archi laterali possono
raggiungere in altezza la chiave di volta.
La chiesa goca non è più solo un edificio,
ma una struura ove si manifesta
nella pietra il controllo delle forze.
Non più murature, ma immense vetrate separate da un recolo
di forze. L’uso determinante e sempre più sistemaco della
pietra da taglio permee così di cesellare l’edificio. Il ruolo dei
materiali impiega e delle tecniche costruve è in questo fondamentale
e ogni pietra viene ora sagomata in un formato
predeterminato (v. p.33). È così, e solo così che, corso su corso,
linea orizzontale su linea orizzontale, è possibile realizzare
un’immensa rete di nervature, in cui ognuna di esse sembra
elevarsi in maniera indipendente dalla costruzione. Gli archi, a
ghiera semplice in epoca
romanica, e i pilastri si ricoprono
di nervature, ognuna
delle quali sembra condurre,
dalla sommità dell’edificio
alla sua base, una forza disnta.
Questa molteplicità di
nervature non è sempre necessaria,
ma soolinea sia la
contesa tra l’edificio e la
forza di gravità che il genio
dei maestri d’opera, dei lapicidi
e dei muratori.
-18-
Controspinta esterna a queste forze: gli archi
rampanti.
L’idea di opporre alle forze di ribaltamento
della volta della navata centrale
una spinta contraria era già ampiamente
presente nell’architeura romanica: il
ruolo, infa, delle volte a semiboe
delle tribune era di fungere da controspinta
alle forze generate dalla volta
della navata centrale, quasi sempre per
tua la lunghezza della navata (v. p.
14).
L’avvento della crociera costolonata permee
di contrastare le forze oblique in
alcuni pun ben determina: l’effeo
combinato di tue le forze all’incrocio di
due crociere costolonate genera un’unica
forza di spinta. Se in questo unico
punto si applica una forza di contrasto
(in giallo) a questa le forze ribaltan sono
contenute e il loro peso trasferito ai
sostegni. Questa possibilità (e necessità)
di rinforzare le murature in pun ben
determina conduce nel XII secolo alla
comparsa di struure murarie perpendicolari
alla navata, che ne contrastano le
spinte. I costruori comprendono allora
rapidamente che possono aumentare in
misura considerevole l’altezza dell’edificio.
L’idea è questa: applicare il sistema
delle semibo romaniche, ma unicamente
nei pun ove opera la spinta,
risultante delle forze delle crociere costolonate:
è il principio dell’arco rampante. Bisogna immaginare
ora un contrafforte romanico che si innalza fino all’altezza
della volta centrale: nasce così il contrafforte per archi
rampan (culée). Tra questo e la volta uno o più archi rampan
contrastano le spinte diree verso l’esterno e le trasferiscono
ai loro sostegni. Si afferma il principio fondamentale
della struura goca: contrariamente all’architeura
romanica, il bilanciamento delle spinte non si aua più
all’interno, ma all’esterno dell’edificio.
L’IMPIEGO DEL FERRO
In epoca goca appaiono in numerosi edifici i ran, sorta di
catene in ferro che collegando tra di loro le imposte delle
volte o gli archi rampan servono a stabilizzarli. Barre di ferro
possono essere anche usate per rinforzare le nervature di
pietra, i costoloni, le finestre o i rosoni, o per cingere, all’interno
stesso delle murature, tuo l’edificio o parte di esso
(capocroce di Notre-Dame a Parigi), fino a costuire una vera
e propria ossatura. Questo uso del ferro mee in luce la volontà
dei costruori goci di emanciparsi da un’architeura
nella quale la solidità di un edificio è legata essenzialmente al
suo peso e alla resistenza dei materiali alle forze di compressione.
Questa volontà troverà un giorno tu’altra espressione,
nel XIX secolo, con l’uso dell’acciaio.
Struura metallica dei soote al di sopra delle volte della
Sainte-Chapelle, costruita da san Luigi, Parigi, 1240 ca.
Una lenta agonia della tribuna (così importante in epoca romanica)… a favore del triforio,
che tende presto a scomparire… Tuo ciò si può altrimen tradurre così: luce,
sempre più luce.
Notre-Dame a Parigi, 1160 ca.
– 1200 ca. (prima fase)
La navata centrale già raggiunge trentatré
metri di altezza, ma una parte importante
della parete è ancora occupata da murature,
con funzione però soltanto di riempimento,
che sono ostacolo alla luce. La persistenza
delle tribune (in rosso) obbliga i costruori a
dotarle di volte non abituali, per permeere
l’ingresso della massima quantà di luce. Per
aumentare ancora la luminosità sarà necessario
far scomparire la tribuna.
Notre-Dame a Chartres, 1195-1210 (per le navate).
La comparsa degli archi rampan elimina la necessità di forze di controspinta
interne all’edificio. Quando i maestri d’opera se ne rendono conto, la
tribuna scompare, permeendo l’aumento della superficie delle finestre del
claristorio. Rimane allora un altro ostacolo alla luce: alla copertura della
navata laterale (in blu) corrisponde nella navata centrale una superficie cieca.
Per non lasciare vuota questa superficie e per conferirle una valenza
tridimensionale appare il triforio, reminiscenza della tribuna, che non permee
un’illuminazione direa ma rompe la monotonia di una superficie
altrimen non ulizzabile.
LA PIOGGIA E I DOCCIONI (O
GARGOLLE)
Saint-Pierre a Beauvais, 1225-1272
L’adozione di una copertura piramidale per la navata laterale
(v. illust. qui a lato) permee di aprire il muro cieco del triforio
e di offrirlo alla luce. Le murature di riempimento sono in
praca scomparse a favore della luce, lasciando apprezzare
ancor meglio quel che rimane: la purezza delle struure. L’architeura
goca ha anto il suo apogeo (ma anche i suoi
limi: il coro di Beauvais crolla nel 1284 e la chiesa non sarà
più terminata). Se la navata centrale è larga appena quindici
metri (da comparare con i vencinque metri della basilica
civile di Massenzio, v. pag. 4), essa tocca in altezza oltre quarantasei
metri (quindici piani di un edificio moderno).
TERMINI PRINCIPALI
CATENA (o TIRANTE). Barra di ferro orizzontale tesa tra due murature.
Al contrario della pietra, che può sopportare solo forze di
pressione, le catene, al pari delle analoghe struure in legno delle
capriate, sono in grado di reggere forze di trazione.
-19-
L’acqua, raccolta
da grondaie
(canali in
pietra) poste ai
fianchi della
copertura principale,
si versa,
mediante doccioni,
in canali
ricava nella
parte superiore
degli archi
rampan, per
poi defluire,
araverso i
contraffor, in
altri doccioni,
la cui funzione
è di evacuarla
il più lontano
possibile dalla
base della muratura. Quando la copertura a spiovente, al
di sopra delle navate laterali, verrà abbandonata, la soluzione
prescelta sarà quella di una serie di coperture piramidali,
tra le quali disporre canali di scolo supplementari
che defluiscono in altri doccioni.
DOCCIONE o GARGOLLA. Dal lano gurgulio (onomatopeico),
“gola”. Canale di scarico sporgente che permee il deflusso delle
acque piovane raccolte dalle grondaie.
I doccioni sono spesso scolpi in forma
di mostri: “queste creature ibride che
rappresentano i vizi vomita ed espulsi
dallo spazio sacro, e che rammentano
a chi, passando, le vede spurgare dalle
fauci spalancate la feccia delle grondaie,
che al di fuori della Chiesa non vi è altro che ludibrio dello spirito
e cloaca dell’anima”.
HUYSMANS, la Caedrale.
GOCCIOLATOIO. Parte aggeante di una cornice, scanalata in basso,
che lascia gocciolare l’acqua a una certa distanza dalla muratura
dell’edificio. Il gocciolatoio di un’apertura è sovente costuito da un
archivolto.
TRIFORIO. Dal francese anco trifoire “opera cesellata” da tresforer,
“perforare” oppure dal lano tardo triforium (da tres, tre e foris,
apertura). 1. Strea galleria situata al di sopra delle navate laterali
o delle tribune e dotata di una serie di aperture. 2. Designa a volte
l’insieme delle aperture di una galleria o di una tribuna che danno
sulla navata centrale.
NEL CUORE DI UNA CHIESA GOTICA
“Nel XII secolo le istuzioni religiose avevano assolto il proprio compito; il potere monarchico si era accresciuto,
la società civile misurava la propria forza e mirava a costuirsi in classe. Fu allora che l’episcopato intraprese
un’opera di ricostruzione e riedificò le caedrali.”
Eugène Viollet-le-Duc, Dict. Raisonné de l’Architecture, art. cathédrale.
PINNACOLO.
Coronamento, a pianta quadrata
o poligonale, con estremità a
cono o a piramide.
GHIMBERGA.
Coronamento decoravo di
forma triangolare, spesso
molto traforato, che sormonta
l’arco di un’apertura. Il
frontone non corrisponde
agli spioven di un teo (non
è dunque un pignone).
REIMS, chiesa cattedrale ove avveniva l’incoronazione dei
re di Francia.
Omogenea, nonostante la successione di quaro archite, viene costruita
tra il 1211 (il 6 maggio posa della prima pietra da parte dell’arcivescovo
Aubry de Humbert che ne è il maestro d’opera) e il 1286
(completamento della facciata ovest). Segna la transizione tra il goco
classico e il goco radiante. Appare in questo periodo, verso il 1220, la
finestra con telaio in pietra, sistemacamente impiegata nel goco
radiante.
Lunghezza totale: 149,17 m.
Lunghezza dell’aula: 115 m.
Altezza della navata centrale alla sommità della volta: 38 m.
Superficie interna 4800 mq.
-20-
Notre-Dame di Reims, 1211 – 1260 ca.
L’INFLUENZA NORMANNA
Saint-Étienne a Caen
Fine dell’XI s.
Facciata armonica romanica
L’arte romanica anglo-normanna è determinante per la nascita dell’architeura goca
(vedi la diffusione della volta costolonata introdoa dagli archite normanni a Durham,
v. §1 p.18). Già in epoca romanica i costruori normanni creano la facciata armonica
basata su un ritmo ternario, scandito sia in alzato (facciata con tre livelli di
aperture, a loro volta spesso in gruppi di tre, con i livelli separa da fasce modanate)
che in pianta (due torri simmetriche inquadrano una parte centrale, con dei contraffor
che separano queste tre struure dotate ognuna di un portale). A questa disposizione
originaria l’arte goca aggiunge il rosone, posto al di sopra del portale centrale,
e le gallerie esterne, come la maestosa “galleria dei re”, ornata da statue di re e
profe dell’Anco Testamento.
UNA TEOLOGIA DELLA LUCE
“Io sono la luce del mondo; chi segue me
non camminerà nelle tenebre ma avrà la
luce della vita”
Vangelo secondo Giovanni, VIII, 12.
Le innovazioni tecniche giocano un ruolo considerevole
nell’affermazione dell’architeura
goca. Sono però una volontà, e un uomo, a
fondare dalle origini questa architeura all’interno
di un sistema teologico. Verso il 1137
iniziano i lavori di ricostruzione della chiesa
abbaziale di Saint-Denis, ove riposano i re di
Francia. L’uomo a capo di ques lavori è lo
stesso abate * di Saint-Denis, e ha per nome
Suger. Amico d’infanzia di Luigi VI, ambasciatore
presso il papa, poi consigliere del re, era
quindi diventato consigliere e poi ministro del
figlio e successore Luigi VII. L’ao di nascita
dell’architeura goca è segnato quando Suger
chiede ai costruori di aprire alla luce,
mediante volte costolonate, il coro di Saint-
Denis. Impiegando elemen architeonici fino
ad allora poco ulizza al servizio di un’idea
nuova, l’abate concepisce realmente l’edificio
come un principio teologico, che egli fonda su
alcuni scri anonimi aribui allora a Dionigi
l’Aeropagita, da lui confuso con il vero tolare
della chiesa abbaziale. Questa teologia riposa
sull’idea che la luce è una manifestazione divina,
o piuosto che “Dio è luce” e che ogni essere
riceve e ritrasmee questa luce secondo
una gerarchia concepita da Dio. Le vetrate
colorate delle grandi finestre del coro di Saint-
Denis devono restuire l’immagine dell’abbaziale
quale Gerusalemme celeste, adorna di
gioielli. La luce illumina in pieno i reliquiari
che Suger sorae, insieme alle tombe reali,
all’oscurità della cripta affinché possano essere
espos alla luce (è lo stesso Luigi VII che in
occasione della consacrazione del coro porta
Notre-Dame a Parigi
Facciata armonica gotica
(1197-1208)
Cappella della caedrale di
Reims. Viollet-le-Duc, Dict.
Raisonné de l’Architecture.
le reliquie di san Dionigi
fuori dalla cripta
verso un nuovo reliquiario
inserito nel
coro). L’oro e le pietre
preziose di questo tesoro
rifleono la luce
divina sul clero, ma
anche sui fedeli e sui
pellegrini. La luce tocca
ogni uomo, e in ciò
risiede una sorta di
promessa per ognuno.
La luce tuavia tocca
l’uomo in maniera diversa,
e in questo consiste
la gerarchia divina
che Suger vuole
affermare, a immagine
della gerarchia reale
che egli, in quanto ministro di Luigi VII, concepisce
per una società feudale in forma di una
piramide con il re al verce. La volontà di Suger
non è una follia alchemica e trascendente,
non è solo una volontà teologica, ma anche
una volontà polica. L’architeura goca è
un’architeura della regalità, creata nell’Îlede-France,
nei domini del re e che è alimentata
dalla nuova potenza, e dalla ricchezza, dei
vescovi, ovverossia delle cià. Nata in un’abbazia,
l’architeura goca si sviluppa nelle
caedrali delle cià (v. p.22). Lo smisurato
slancio delle caedrali francesi (la navata centrale
di Beauvais raggiunge al culmine della
volta una altezza di quarantasei metri) è la più
forte espressione di un interesse comune,
quello di un re che si appoggia all’affermazione
e all’emancipazione dei comuni contro la
feudalità, quello di vescovi che si appoggiano
al popolo per rinsaldare il loro potere, quello
del popolo delle cià che sanfica Dio e il re
per acquisire maggiore libertà.
-21-
UN MONDO CHIUSO
L’aspeo delle chiese medievali e l’interesse suscitato dalla loro architeura fanno spesso
dimencare che esse sono parte, in maggioranza, di struure più complesse. Sia nelle abbazie
romaniche che nei quareri episcopali dell’epoca goca, infa, l’edificio di culto crisano
è circondato da una rete di altre struure.
I primi monasteri dell’Occidente medievale, luoghi ove i monaci
vivono in comunità, non sono altro che recin ove alcune
capanne si raccolgono in maniera disordinata intorno a un
oratorio (dal lat. orare,”pregare”). Sebbene lentamente, queste
comunità si organizzano e si gerarchizzano. A parre dal IX
secolo le abbazie, governate da una badessa o da un abate
(dal greco eccl. abba, “padre”) si sviluppano seguendo la regola
di San Benedeo. Le abbazie sono situate nelle campagne,
a contao del vero potere economico e polico, appannaggio
della feudalità: ben presto arricchite dai numerosi doni
dei sovrani e dei signori, e protee dal papato, esse restano,
fino al XII secolo, gli unici centri di conservazione del sapere,
che si riduce spesso all’avità dei copis negli scriptoria. Le
abbazie costuiscono di fao i centri di sviluppo dell’architeura
religiosa (v. riquadro a p.16). Le principali chiese romaniche,
incluse quelle sorte sulle vie di pellegrinaggio, sono
chiese abbaziali.
Pregare e lavorare: i tempi della vita monasca richiedono
una struura architeonica compaa essenzialmente organizzata
intorno alla chiesa e al chiostro. Nel chiostro si aprono
le sale adibite a determinate funzioni per la vita e le avità
della comunità. (v. illust. qui soo). A volte, nelle grandi abbazie,
gli alloggi dei conversi, l’infermeria e gli alloggi dei novizi
formano una sorta di piccolo monastero indipendente. Tuo
il monastero è circondato da un recinto. In prossimità della
porta, anch’essa dotata di un alloggio (la porneria), si trova
la foresteria desnata ad accogliere i viaggiatori. Anche l’alloggio
dell’abate può trovarsi nei pressi, se non è in prossimità
del chiostro. Infine, sempre all’interno del grande recinto,
sono dispos i laboratori e le officine che rendono il monastero
quasi autarchico (panificio, lavanderia, fucina etc.). La ricchezza
del monastero si basa tuavia sulle cospicue entrate
che ricava dai suoi possedimen, ma la ricchezza monasca,
ben presto caricaturata con l’immagine del monaco panciuto,
erode la credibilità delle abbazie. Contemporaneamente
all’indebolimento degli ordini monasci si verifica la rinascita
delle cià: i vescovi, profiando delle ricchezze legate a una
formidabile crescita urbana sconosciuta dall’anchità, diventano
le figure dominan della religione caolica. Soo il governo
del vescovo si sviluppa il quarere episcopale (o episcopio)
: questo è delimitato da mura o da un fronte connuo
di edifici (palazzo vescovile, caedrale etc.). All’interno di
questo recinto l’organizzazione è meno rigida di quella monasca.
L’elemento maggiore è certamente la caedrale, ma gli
altri edifici non si differenziano molto dai loro omologhi laici:
il palazzo vescovile è in primo luogo una residenza signorile, e
le case dei canonici non si disnguono dalle abitazioni laiche
se non per la mancanza di boeghe al pianterreno. Il chiostro,
assente o costruito più tardi, ha un valore solo simbolico, e gli
ambien comunitari (sala del capitolo o capitolare, refeorio
etc.) sono spesso riuni in un unico edificio, una “casa comune”.
Nuove esigenze di conoscenza sollecitano l’avità intelleuale,
che si organizza e si istuzionalizza. Nei quareri episcopali
nascono infa le scuole ecclesiasche, e ben presto
le prime università. Questa cià nella cià, necessariamente
più permeabile del mondo monasco, diviene allora la sede
dei grandi caneri architeonici e dello sviluppo delle caedrali.
Abbazia di Saint-Allyre, Clermont-
Ferrand, disegno di Éric Tranchart,
da Eugène Viollet-le-Duc.
TERMINI PRINCIPALI
CAPITOLARE (SALA) o capitolo. Ambiente ove i religiosi quodianamente si
riuniscono, iniziando l’assemblea con la leura di un capitolo della loro regola.
La sistemazione di questa sala è idenca a quella del coro liturgico.
CHIOSTRO (dal lat. claustra, “spazio chiuso”). Corte quadrata all’interno di
un monastero, che ripete il modello dell’atrium, circondata da una galleria
(spesso coperta a volta a parre dalla metà del XII sec.). Se in origine permee
di facilitare la circolazione, il chiostro diviene rapidamente il cuore del
-22-
monastero: questo spazio centrale, che guarda solo verso il cielo, diventa
luogo di meditazione e spazio liturgico (processioni etc.).
CLAUSURA. 1. Spazio delimitato all’interno di un monastero, interdeo ai
laici. 2. Obbligo per i religiosi che vi abitano di non uscire da questo spazio.
MONASTERO. 1. Complesso di edifici ove vive, isolata dal mondo, una comunità
monasca. 2. La comunità stessa.
SCRIPTORIA (sing. SCRIPTORIUM). Locali per l’avità dei copis, prossimi
alla biblioteca.
3
GLI ELEMENTI
“Se ne vanno ragionando di sesto acuto e tuo sesto”.
Victor HUGO, Le foglie d’autunno, XXVIII.
GLI ARCHI
L’arco è l’elemento fondamentale dell’architeura religiosa.
1- Il ruolo dell’arco
2- Il funzionamento di un arco con cunei
3- Gli archi fondamentali
4- L’arco riceve un nome differente in funzione della sua posizione
La cenna – I principali pi di arco – I vantaggi dell’arco a sesto acuto
LE VOLTE
Ogni po di volta corrisponde a un volume specifico.
1- Volta a concrezione e volta in pietra da taglio
2- I differen pi di volte romaniche
3- Le volte goche e il sistema delle nervature
4- L’evoluzione delle crociere costolonate
I pi di cupola – Rappresentazione in pianta dei pi di copertura
Le nervature permeono alla volta costolonata di adaarsi a ogni volume
LE ARMATURE IN LEGNO DELLE COPERTURE
Il legno non si comporta come la pietra, può resistere a forze di tensione e di
flessione.
1- L’invenzione della capriata
2- L’adaamento delle armature in legno alle volte in pietra
3- I cambiamen in epoca goca
I SOSTEGNI
La complessità crescente dei sostegni è legata al controllo delle forze.
Colonne e pilastri sono i sostegni fondamentali
Alcuni pi di colonne e pilastri
RINFORZI E CONTROSPINTE
Il ruolo crescente delle struure esterne.
Dai contraffor romanici agli archi rampan goci
LE APERTURE
La dimensione delle aperture è streamente legata alla struura dell’edificio.
1- Le dimensioni delle aperture fino all’epoca carolingia
2- Le dimensioni delle aperture in epoca romanica
3- L’ampiezza delle aperture goche
Alcuni pi di aperture romaniche – L’evoluzione delle aperture goche
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GLI ARCHI
Per chiudere in alto un’apertura o per coprire uno spazio tra due sostegni gli archite della
Grecia classica ulizzavano solo l’architrave. L’arco, introdoo di certo a Roma dagli Etruschi,
soppianta lentamente questa anca tecnica per divenire, nel Medioevo, l’elemento
fondamentale dell’architeura religiosa.
Il ruolo primario dell’arco è di coprire uno spazio e di deviare le forze che gravano su
di esso.
L’architrave
L’architravata
(o semplicemente architrave)
L’arco
Il mezzo più semplice per coprire uno spazio
consiste nel posare una pietra (o architrave)
tra due sostegni. La trasmissione
delle forze è tuavia perpendicolare all’architrave,
che subisce una forza di pressione
molto importante e può spaccarsi al centro.
Risulta quindi impossibile coprire un
grande spazio.
Per coprire un grande spazio con architravi
è necessario molplicare i sostegni.
L’insieme degli architravi prende il nome
di architravata (o semplicemente architrave).
Come nell’esempio precedente gli
elemen sono semplicemente poggia
sui loro sostegni.
L’arco è formato da elemen indipenden a incastro,
taglia con un’angolazione parcolare.
Arco senza
cunei
Arco a
mensola
L’arco costuisce un progresso molto rilevante,
in quanto gioca un ruolo dinamico:
la sua forma gli permee di deviare le forze
generate dal peso delle par superiori
dell’elevato verso i suoi sostegni: questo
permee segnatamente di aprire spazi più
grandi tra le colonne (v. riquadro a p.14).
La costruzione di un arco
necessita di una impalcatura
in legno chiamata centina.
Un arco senza cunei è costuito da elemen
che non si sostengono reciprocamente:
è desnato a crollare.
Arco monolitico
Un arco a mensola (che ha le pietre disposte
in corsi orizzontali) si comporta come un architrave.
Ha l’aspeo e la curvatura interna
dell’arco, ma non le sue caraerische.
Arco con cunei
Teoricamente trasmee
ai sostegni l’insieme
delle forze che riceve
meglio dell’arco con
chiave. Nella praca è
molto poco impiegato in
ragione della difficoltà,
se non dell’impossibilità,
di trovare pietre così
grandi e di sagomarle in
quella forma.
La maggior parte degli
archi sono compos di
vari blocchi di pietra
che, taglia secondo un
medesimo angolo, si
bloccano a vicenda.
Ques blocchi di pietra
sono denomina cunei
(dal lat. cuneus). Quando
si esercita una pressione su uno dei cunei questo,
essendo bloccato, trasmee la pressione ai cunei
vicini. Questa forza si esercita lateralmente tramite
giunzioni irregolari, e il peso viene quindi trasmesso
ai sostegni in direzione non totalmente vercale: si
genera così una forza orizzontale di ribaltamento, la
spinta. Il suo ruolo, di scarsa rilevanza per il funzionamento
dell’arco, è determinante per il comportamento
delle volte (v. da pag.14 a pag.17).
Un arco con cunei non può essere costruito
senza impalcatura. Al fine tuavia
di evitare di montare questa struura
per tua l’altezza della costruzione i
sostegni degli archi sono provvis superiormente
di blocchi aggean, spesso
intaglia, chiama imposte (o basi di
imposta nel caso di colonne o pilastri).
Queste struure servono da pun d’appoggio
per l’impalcatura, la cenna. Su
di essa vengono pos i blocchi che formano
l’arco, i cunei. L’ulmo blocco è la
chiave, posta al centro, che serra l’arco,
ora considerato chiuso. La cenna viene
quindi rimossa.
TERMINI PRINCIPALI
ARCHITRAVE. Dal greco archós, “principale” e dal lat. trabs, “trave”.
1. Blocco monolico orizzontale poggiato alle estremità a due sostegni.
La faccia inferiore dell’architrave è chiamata soffio - v. PIATTA-
BANDA. 2. L’insieme dei singoli architravi.
ARCO. Dal lat. arcus, che designa l’arma e in conseguenza ogge a
forma di arco teso. 1. Curva formata da una o più porzioni di cerchio
diversamente congiunte. 2. Elemento costruvo quasi sempre a
forma di tale curva ma con la fondamentale caraerisca di essere
costuito da elemen a forma di cuneo, che sono indipenden ma si
bloccano reciprocamente - v. CUNEO.
ARCO A SESTO ACUTO. Arco con la curva inferiore costuita da due
porzioni di cerchio che formano due segmen concavi che si ricongiungono
alla sommità; l’arco a sesto acuto equilatero (o “in terzo
punto”) si oene disegnando due cerchi uguali, con il centro del
secondo posizionato sulla circonferenza del primo. L’arco a sesto
acuto, troppo spesso assimilato all’architeura goca, è già presente
in epoca romanica.
ARCO A TUTTO SESTO. Arco con la curva inferiore (intradosso) a
forma di semicerchio (quindi con un solo centro). Il nome deriva
probabilmente da “sesto”, anco nome del compasso. Primo po di
arco (da cui derivano tu gli altri), l’arco a tuo sesto è sistemacamente
impiegato a Roma nell’architeura civile (pon, acquedo,
anfiteatri, terme, basiliche etc.). Costuisce per noi oggi il simbolo
dell’architeura romanica, ma rimane tuavia fondamentale in epoca
goca nelle volte a ogiva, dove il costolone diagonale è proprio,
nella maggioranza dei casi, un arco a tuo sesto - v. ARCO A SESTO
ACUTO, CENTINA, OGIVA.
ARCO DI SCARICO. Arco inserito in un muro per alleggerire le
struure soostan.
CENTINA. Impalcatura provvisoria in legno che sosene i cunei durante
la costruzione di un arco o di una volta.
GHIERA. Quando un arco è costuito da due file sovrapposte di cunei
è deo a DOPPIA GHIERA.
PIATTABANDA. Struura orizzontale, disposta su due sostegni, formata
da diversi elemen dispos a cuneo - v. illust. nel riquadro a
p.25. La piaabanda è un architrave migliorata. Il suo ruolo è soprauo
decoravo - v. PORTALE.
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Gli archi fondamentali sono l’arco a
tuo sesto e l’arco a sesto acuto
L’intradosso dell’arco a
tuo sesto è sempre
un semicerchio.
L’arco a sesto acuto
equilatero o “in terzo
punto” è oenuto tracciando
un “terzo punto”
che forma con i primi
due un triangolo equilatero.
L’arco a tutto sesto
L’arco a tuo sesto (insieme ai suoi
deriva più semplici, v. riquadro qui
sopra) è il principale po di arco
ulizzato in Europa dalle origini all’XI
secolo.
L’arco a sesto acuto
L’arco a sesto acuto, presente in Siria
e Armenia dal X secolo, viene importato
in Europa al tempo delle crociate.
Esso possiede, rispeo all’arco a
tuo sesto, grandi vantaggi (v. riquadro
qui a lato).
L’arco riceve un nome differente in funzione del ruolo o della posizione assegnatagli.
deviazione delle forze
sostegno di una volta
I VANTAGGI DELL’ARCO A SESTO ACUTO
Uno scarico migliore delle forze
Il rapporto tra l’altezza e l’ampiezza di un arco a
tuo sesto è sempre idenco, a prescindere dalla
sua grandezza: la freccia, uguale al raggio (in rosso),
è sempre la metà della corda, uguale al diametro
(in verde). Nell’arco a sesto acuto la differenza
tra freccia e corda si riduce fino a inverrsi
(v. arco lanceolato): le curve si approssimano alla
vercale, le forze di ribaltamento diminuiscono e
lo scarico del peso sui sostegni risulta maggiormente
efficace.
Una maggiore apertura alla luce
A corda uguale l’arco a sesto acuto delimita una
superficie maggiore rispeo all’arco a tuo sesto,
permeendo quindi di creare aperture più ampie.
FRECCIA. Distanza vercale tra il
centro della corda di un arco o
di una volta e la sommità dell’intradosso.
controspinta
CORDA. Distanza orizzontale misurata
tra i due pun d’appoggio di un
architrave, di una armatura in legno,
di un arco o di una volta.
deviazione e sostegno
È l’arco
trasversale.
v. § 6 p.15
È il ruolo
dell’arco
rampante.
v. § 1 p.18
È il ruolo dei
costoloni.
v. § 1 p.18
L’arco di scarico permee di
consolidare un muro o di creare
un’apertura.
GLI ELEMENTI DELL’ARCO
CHIAVE. Dal lat. clavis. Cuneo centrale di un arco, di una piaabanda
o di una volta, v. CHIAVE DI VOLTA. Ulmo cuneo a essere inserito
per bloccare l’insieme. Oltre a questo non ha altri caraeri specifici,
se non quello di essere a volte intagliato.
CORNICE D’IMPOSTA (o semplicem. IMPOSTA). Corpo modanato
aggeante che corona
un sostegno vercale
privo di capitello (v.
BASE D’IMPOSTA) e che
riceve il cuneo d’imposta,
cioè il primo concio
dell’arco. Il suo ruolo è
molto importante durante
la costruzione, in
quanto sosene la cen-
na (v. riquadro alla
pagina precedente).
-25-
CUNEO. Blocco di pietra che contribuisce alla formazione di un arco,
di una volta o di una piaabanda. I cunei sono sagoma in modo tale
da bloccarsi reciprocamente una volta in opera. Il cuneo di un arco
ha picamente l’intradosso e l’estradosso curvi, ma possono esserci
anche conformazioni differen: v. PIATTABANDA.
CUNEO D’IMPOSTA. Primo cuneo sui due la dell’arco o della volta.
La sua superficie di contao inferiore è orizzontale mentre quella
superiore è obliqua per ricevere il cuneo superiore. Il primo cuneo, e
l’insieme di quelli superiori, il cui centro di gravità cade direamente
al di sopra della superficie del sostegno, possono essere pos in opera
senza cenna.
ESTRADOSSO. Superficie superiore di un arco o di una volta.
INTRADOSSO. Superficie inferiore di un arco o di una volta.
PIANO D’IMPOSTA. Piano al di sopra del quale inizia la curvatura di
un arco o di una volta.
SUPERFICIE DI CONTATTO. Superficie con la quale i cunei entrano in
contao reciproco, e che quindi riceve e trasmee le forze.
LE VOLTE
La volta in pietra da taglio, privilegiata dai costruori romanici e goci, domina tua l’architeura
medievale. A parre dalla fine dell’XI secolo essa conosce una fondamentale evoluzione,
diventando, grazie a dei costoloni di pietra, un vero e proprio sistema di convergenza
delle forze.
Mentre i Romani ulizzavano spesso la tecnica della volta a concrezione, nel Medioevo
si generalizza l’uso della volta in pietra da taglio.
LA VOLTA A CONCREZIONE, largamente impiegata
dai Romani (v. illust. p.4), forma un blocco monolico,
formato dalla geata su una cenna di un conglomerato
cemenzio all’interno di casseforme di
maoni. Questo po di volta offre una grande stabilità,
ma viene nondimeno rigeato dai costruori
medievali (v. §1, p.14).
Le volte romaniche coprono ognuna
uno specifico volume.
la cupola
è certamente il po di volta più anca. In epoca
romanica è la copertura ideale della crociera del
transeo, in parte perché permee di voltare agevolmente
grandi spazi quadra e in parte perché in
questa posizione le altre volte possono rinforzarla
su quaro la (v. p.17). Essa è impiegata anche
nelle chiese a serie di cupole (v. illust. n.4 p.15) e in
Oriente come volta centrale delle chiese con pianta
a croce greca (v. riquadro p.9).
la volta a semicalotta
è pracamente la metà di una cupola. Dall’epoca delle
basiliche civili di Roma (v. §2 p.7) fino alla fine del periodo
romanico è la copertura per eccellenza dell’abside e delle
absidiole. La volta a semicaloa esercita delle spinte sul
muro che la sorregge ma non sul lato verso cui è aperta.
LA VOLTA IN PIETRA DA TAGLIO è un assemblaggio
di cunei che permee, in analogia con l’arco, di trasmeere
il peso in direzione dei suoi pun d’appoggio.
Essa è molto più leggera di una volta a concrezione
ma scarica sul muro delle forze di ribaltamento (v.
§1, p.14). Anche in questo caso per la costruzione è
necessaria una cenna.
L’unica vera difficoltà generata dalla cupola aene al suo raccordo con
una base quadrangolare. Due diverse tecniche realizzano questo raccordo.
I pennacchi permeono a una cupola a pianta circolare di collegarsi
direamente a una struura a pianta quadrata.
Le trombe: quaro di queste struure ad arco poste agli angoli trasformano
il quadrato in oagono. Contrariamente, quindi, ai pennacchi,
le trombe non si raccordano del tuo alla forma circolare della
volta.
la volta a botte a tutto
sesto
è il mezzo più semplice per coprire la navata
centrale; ha tuavia il grande svantaggio di
esercitare delle spinte per tua la lunghezza
dei muri che la sostengono (v. illust. p.14).
La volta a botte a sesto acuto
è l’unica volta romanica assente in epoca romana. Apparsa
all’inizio del XII secolo (segnatamente nell’architeura
cistercense), questa struura introduce la forma
dell’arco a sesto acuto nelle coperture delle chiese
romaniche, ed esercita delle spinte minori rispeo alla
boe a tuo sesto (v. riquadro p.25).
la volta a botte lunettata
permee di aprire delle volte trasversali
(lunee) direamente all’interno della
volta… che così si indebolisce pericolosamente.
la volta a crociera
è nata in epoca romana dalla volontà
di aprire i fianchi di una volta senza
indebolire l’insieme (v. n.5). Essa convoglia
una parte delle sue spinte in
pun determina lasciando così liberi
gli spazi inferiori degli archi che la
sostengono per permeere la creazione
di aperture. Nell’architeura romanica
è ulizzata per voltare le navate
laterali, il deambulatorio, di rado la
navata centrale (v. p.15).
Una volta a crociera è
formata schemacamente
dall’intersezione di due
volte a boe a tuo
sesto.
TERMINI PRINCIPALI
BOTTE (VOLTA A). Prolungamento di un arco con tracciato dirio o
curvo (volta a BOTTE ANULARE in un deambulatorio). Come volta a
boe si intende generalmente una VOLTA A BOTTE A TUTTO SESTO,
ossia corrispondente al prolungamento di un arco a tuo sesto.
BOTTE A SESTO ACUTO (VOLTA A). Volta a boe tracciata come prolungamento
di un arco a sesto acuto.
BOTTE LUNETTATA (VOLTA A). Volta a boe intersecata da volte a
boe trasversali più piccole, chiamate lunee.
CROCIERA (VOLTA A) Volta composta da quaro unghie (o vele) che
si incontrano formando degli spigoli che si congiungono alla sommità.
La volta a crociera è supportata da quaro archi che poggiano su
quaro sostegni (v. illust. riquadro p.14).
CROCIERA COSTOLONATA (VOLTA A). Volta supportata da almeno
quaro archi, due trasversali e due diagonali (e spesso anche da due
archi longitudinali). Si definisce STELLATA (EN ÉTOILE) quando comprende
liernes o ercerons, o A RAGGIERA (RAYONNANT) quando
dalla chiave di volta si irradiano molteplici costoloni.
CUPOLA Dal lat. tardo cupula, ”piccola tazza, piccola boe”. Volta di
forma emisferica.
SEMIBOTTE (VOLTA A). Corrisponde alla metà di una volta a boe e
viene usata come copertura di una navata laterale o di una tribuna.
Esercita una controspinta sulla volta della navata centrale (v. §4
p.15).
SEMICALOTTA (VOLTA A). Corrisponde alla metà di una cupola.
VOLTA. Dal lat. volg. volvita, “avvolta”. Opera in muratura poggiata
su sostegni, desnata a coprire un volume.
-26-
Tue le volte goche sono costruite con la stessa
tecnica: le nervature in pietra da taglio.
Le nervature sono
archi in pietra da
taglio che hanno il
compito di sorreggere
le vele durante
e dopo la costruzione,
e di
trasmeere ai
sostegni il peso
della volta.
L’esempio più semplice della
volta con nervature è la crociera
costolonata quadriparta (v.
qui a lato): la principale differenza
con la volta a crociera
consiste proprio nella presenza
di due costoloni diagonali.
Queste nervature poste soo
gli spigoli delle crociere hanno
il compito di dirigere verso
pun determina tuo il peso
della volta (v. p.18). Se gli archi
trasversali e longitudinali (che
possono essere idenci ma
non hanno lo stesso ruolo)
sono sempre a sesto acuto, le
due nervature fondamentali (i
costoloni diagonali) sono quasi
sempre archi a tuo sesto.
Le nervature in pietra da taglio si
adattano a ogni tipo di volume
Navata centrale e navate laterali
VOLTA QUADRIPARTITA (quaro
semiarchi diagonali, due archi
trasversali, due archi longitudinali).
VOLTA ESAPARTITA (sei semiarchi,
due archi trasversali,
quaro archi longitudinali:
quaro aperture).
VOLTA QUADRIPARTITA a
pianta reangolare (v. qui a
lato, § 4). Copertura della
navata centrale.
Crociera del transetto e abside
VOLTA STELLATA. Occupa in
generale la crociera del transeo.
v. illust. nel riquadro
qui soo.
VOLTA A RAGGIERA. Rimpiazza
la volta a semicaloa romanica
nella copertura
dell’abside.
GLI ELEMENTI DELLA VOLTA
Il complesso delle nervature
della crociera costolonata
prima della posa delle vele.
Crociera costolonata completa.
LONGITUDINALE (ARCO). Unisce, in senso longitudinale alla navata,
due pun d’appoggio di una volta a crociera semplice o costolonata
alle quali fornisce sostegno.
LUNETTA. Volta a boe trasversale che interseca una volta a boe di
raggio maggiore, che prende allora il nome di volta a boe luneata.
NERVATURA. Arco (o segmento di arco), modanato, che aggea
dall’intradosso di una volta o forma l’arco di un’apertura.
Una volta a crociera costolonata è sostenuta, oltre che dai costoloni diagonali,
da quaro archi che possono essere idenci. Gli archi trasversali, perpendicolari
alla navata, sono necessari. Gli archi longitudinali, paralleli alla
navata, sono opzionali, ma sono tuavia spesso presen: il loro intradosso
forma l’arco superiore delle aperture goche.
Le crociere costolonate vanno incontro a
un’evoluzione legata all’altezza delle volte.
Nella copertura della navata
centrale la crociera costolonata
quadriparta è ben
presto abbandonata dai
costruori a vantaggio di
una volta rinforzata da un
costolone supplementare
trasversale: la volta esaparta
introduce così all’interno
della navata una scansione
ritmica di pilastri for e deboli,
corrisponden rispevamente all’imposta dei costoloni diagonali e
di quello trasversale. Anche questo po di volta è però desnato a
scomparire: come per la crociera quadriparta, i costoloni diagonali a
tuo sesto, che si iscrivono in
una pianta quadrata, raggiungono
un’altezza che obbliga a
sopraelevare pericolosamente
i muri che la fiancheggiano e
sorreggono la copertura in
legno. Si ritorna allora a una
volta quadriparta, ma a pianta
reangolare: a uguale larghezza
della navata centrale i
costoloni diagonali hanno una
luce, e quindi un’altezza, minore.
Questa soluzione si impone
definivamente a parre dal
goco classico.
La volta esaparta comporta quaro archi
longitudinali, e quindi quaro aperture
invece di due.
Volta quadriparta a pianta reangolare.
PENNACCHIO. Sostegno a forma di triangolo concavo: v. riquadro a
p.26.
SEMIARCO. Metà del costolone diagonale, compreso tra un punto di
appoggio e la chiave di volta.
TRASVERSALE (ARCO). Situato soo una volta a boe o tra due volte,
ha il compito di trasmeere parte del peso di queste volte ai sostegni.
Lo spazio tra due archi trasversali corrisponde di solito a una
campata.
TROMBA. Sostegno formato da un arco diagonale e da una piccola
volta in aggeo che lo supporta: v. riquadro a p. 26.
VELA (o UNGHIA). Porzione di volta delimitata da spigoli (volta a
crociera) o da nervature (volta a crociera costolonata).
Gli elementi di una volta a nervature
COSTOLONE DIAGONALE (o OGIVA). Nervatura diagonale in pietra
che unisce due pun d’appoggio passando per la chiave di volta. Dal
momento che i costoloni diagonali si incrociano a livello della chiave,
la volta che essi sorreggono si chiama “volta a crociera costolonata”
o “volta ogivale”. Queste nervature scaricano la maggior parte
del peso su pun determina, e permeono quindi alla volta
costolonata di raggiungere una luce (fino a ven metri) impensabile
per le volte a crociera romaniche (ampie non più di dieci metri).
Contrariamente agli archi trasversali e a quelli longitudinali della
volta ogivale, i costoloni diagonali sono più di sovente archi a tuo
sesto.
-27-
Ulmo cuneo posto
al centro e alla
sommità dei costoloni
di una volta
ogivale. La chiave è
spesso decorata.
Nervatura che
collega la sommità
di un arco
trasversale o
longitudinale,
oppure un
erceron, alla
chiave di volta.
Nervatura che
collega l’imposta
di una volta a una
lierne.
I SOSTEGNI
I sostegni disconnui sono fondamentalmente di due pi: colonne e pilastri. Alla complessità
crescente, dall’epoca romanica a quella goca, delle volte e delle nervature di pietra, deve
corrispondere una crescente complessità della loro forma.
la colonna ha la funzione di ricevere le forze scaricate dagli
archi (e più di rado dalle volte o dalle murature) che la sormontano
e di trasmeerle alla sua base. La sua sommità (il
capitello) e la sua base sono svasate allo scopo di concentrare
meglio le forze verso il fusto e poi di trasmeerle al suolo.
il pilastro, che può avere diverse forme (semplice sostegno a
pianta quadrata, fascio di colonne etc.), sopporta carichi maggiori
rispeo alla semplice colonna. La sua forma è spesso determinata
dalla posizione all’interno della chiesa e dai pi di struure da sostenere:
archi semplici, archi a doppia ghiera, etc. Relavamente semplice
in epoca romanica, il pilastro diviene più complesso in epoca goca
allo scopo di ricevere le molteplici nervature delle volte costolonate
(v. riquadro qui a lato).
TERMINI PRINCIPALI
COLONNA. Sostegno costuito da un FUSTO vercale (poligonale o
circolare), da una base e da un capitello. Una colonna di piccolo diametro
è chiamata COLONNETTA. Una COLONNA INCASSATA fa corpo
con un sostegno, da cui sporge solo in parte (sagomata generalmente
nello stesso blocco del sostegno, non è quindi una colonna
propriamente dea). Una COLONNA ADDOSSATA si appoggia a un
sostegno ma solo la sua base e il suo capitello sono incassa in esso.
COLONNATO. Serie allineata di colonne e delle struure da esse
sostenute (architeura anca).
DOSSERET. Sorta di pilastrino senza base né capitello, al quale sono
applica una colonna o un pilastro.
LESENA. Sostegno vercale poco sporgente di sezione reangolare
incassato in un muro e provvisto di una base e/o di un capitello.
PILASTRO. Ogni sostegno che non sia in senso streo una colonna o
un muro (due colonne accostate costuiscono infa un pilastro). Il
pilastro più semplice è a SEZIONE QUADRATA. Un pilastro CANTON-
NÉ è affiancato da colonne incassate. Un pilastro A FASCIO è costuito
da colonne accostate: v. illust. qui sopra.
SOSTEGNO. Tuo ciò che sopporta un carico. I principali sostegni
sono il muro, la colonna e il pilastro. Il ruolo di un sostegno è di trasmeere
un carico alla sua base.
Gli elementi della colonna.
ASTRAGALO. Modanatura anulare che
separa il capitello dal suo sostegno.
BASE. Elemento inferiore di un sostegno.
La base distribuisce al suolo il carico
vercale proveniente dalla colonna.
BASE D’IMPOSTA (TAILLOIR). Blocco di
imposta situato sulla sommità di alcuni
capitelli, che oltre al suo aspeo decoravo,
ha il ruolo di reggere la cenna
durante la costruzione di un arco: v.
CORNICE DI IMPOSTA.
CAPITELLO. Dal lat. capitellum, diminuvo
di caput: “testa, estremità”. Elemento
decorato e intagliato posto in cima a
una colonna o a una lesena. Il capitello è
formato da un corpo centrale (un echino
o una campana) sormontato da un
blocco di imposta, denominato abaco
nel capitello classico, e base d’imposta
(tailloir) nel capitello medievale. Il capitello
concentra l’insieme delle forze che provengono dalle par superiori
dell’elevato.
Rinforzi e controspinte
Dai contraffor romanici agli archi rampan goci, le struure esterne assumono un’importanza
crescente.
Lesene e arche ciechi
alla lombarda
Prendono il nome dai maestri
muratori della Lombardia che
influenzano lo sle del primo
romanico. In ragione della loro
scarsa profondità
tendono soltanto
a irrigidire
la muratura
senza una vera
e propria azione
di rinforzo.
TERMINI PRINCIPALI
Contrafforte romanico
I contraffor romanici, non molto
spessi, servono da
rinforzo alla costruzione
in pun determina,
innalzandosi
più di sovente ai pun-
di scarico delle
volte a crociera.
ARCO RAMPANTE. Arco con piani di imposta a differen livelli che,
partendo da un apposito CONTRAFFORTE, esercita una controspinta
su una volta a crociera costolonata in un punto elevato. Si definisce
SERIE DI ARCHI RAMPANTI un gruppo di ques archi dispos in un medesimo
piano vercale. L’arco rampante è uno degli elemen fondamentali
dell’architeura goca.
CONTRAFFORTE. Struura esterna in muratura che serve da rinforzo
o irrigidimento di un muro o di un sostegno.
CONTRAFFORTE PER ARCO RAMPANTE (CULÉE). Contrafforte alto e
massiccio ao a contenere la spinta dell’arco rampante: v. ARCO
RAMPANTE.
-29-
Contrafforte goco
Essendo più
profondo, più
alto e più spesso
del suo omologo
romanico,
costuisce l’elemento
di rinforzo
per eccellenza.
Arco rampante
Serie di archi rampan
Contrafforte per
archi rampan
È il principale
elemento di
controspinta
dell’architeura
goca (v. §1,
n.2, p.18)
CONTROSPINTA. Opposizione a una forza di spinta da parte di una
analoga forza contraria. Al contrario di un semplice elemento di rinforzo
un ELEMENTO DI CONTROSPINTA esercita una forza ava.
LESENE E ARCHETTI CIECHI ALLA LOMBARDA (BANDES LOMBAR-
DES). Serie di lesene congiunte alla sommità da piccoli archi a rilievo,
in praca un fregio composto da arche: v. illust. qui sopra.
MURO-CONTRAFFORTE. Contrafforte in muratura molto allungato,
perpendicolare al muro che rinforza, provvisto in genere di un’apertura.
Pur essendo prossimo all’arco rampante non esercita alcuna
controspinta.
RINFORZO. Opposizione a una forza da parte di una forza passiva
dovuta al semplice peso della muratura (forza d’inerzia). V. CON-
TRAFFORTE.
I SOSTEGNI
I sostegni disconnui sono fondamentalmente di due pi: colonne e pilastri. Alla complessità
crescente, dall’epoca romanica a quella goca, delle volte e delle nervature di pietra, deve
corrispondere una crescente complessità della loro forma.
la colonna ha la funzione di ricevere le forze scaricate dagli
archi (e più di rado dalle volte o dalle murature) che la sormontano
e di trasmeerle alla sua base. La sua sommità (il
capitello) e la sua base sono svasate allo scopo di concentrare
meglio le forze verso il fusto e poi di trasmeerle al suolo.
il pilastro, che può avere diverse forme (semplice sostegno a
pianta quadrata, fascio di colonne etc.), sopporta carichi maggiori
rispeo alla semplice colonna. La sua forma è spesso determinata
dalla posizione all’interno della chiesa e dai pi di struure da sostenere:
archi semplici, archi a doppia ghiera, etc. Relavamente semplice
in epoca romanica, il pilastro diviene più complesso in epoca goca
allo scopo di ricevere le molteplici nervature delle volte costolonate
(v. riquadro qui a lato).
TERMINI PRINCIPALI
COLONNA. Sostegno costuito da un FUSTO vercale (poligonale o
circolare), da una base e da un capitello. Una colonna di piccolo diametro
è chiamata COLONNETTA. Una COLONNA INCASSATA fa corpo
con un sostegno, da cui sporge solo in parte (sagomata generalmente
nello stesso blocco del sostegno, non è quindi una colonna
propriamente dea). Una COLONNA ADDOSSATA si appoggia a un
sostegno ma solo la sua base e il suo capitello sono incassa in esso.
COLONNATO. Serie allineata di colonne e delle struure da esse
sostenute (architeura anca).
DOSSERET. Sorta di pilastrino senza base né capitello, al quale sono
applica una colonna o un pilastro.
LESENA. Sostegno vercale poco sporgente di sezione reangolare
incassato in un muro e provvisto di una base e/o di un capitello.
PILASTRO. Ogni sostegno che non sia in senso streo una colonna o
un muro (due colonne accostate costuiscono infa un pilastro). Il
pilastro più semplice è a SEZIONE QUADRATA. Un pilastro CANTON-
NÉ è affiancato da colonne incassate. Un pilastro A FASCIO è costuito
da colonne accostate: v. illust. qui sopra.
SOSTEGNO. Tuo ciò che sopporta un carico. I principali sostegni
sono il muro, la colonna e il pilastro. Il ruolo di un sostegno è di trasmeere
un carico alla sua base.
Gli elementi della colonna.
ASTRAGALO. Modanatura anulare che
separa il capitello dal suo sostegno.
BASE. Elemento inferiore di un sostegno.
La base distribuisce al suolo il carico
vercale proveniente dalla colonna.
BASE D’IMPOSTA (TAILLOIR). Blocco di
imposta situato sulla sommità di alcuni
capitelli, che oltre al suo aspeo decoravo,
ha il ruolo di reggere la cenna
durante la costruzione di un arco: v.
CORNICE DI IMPOSTA.
CAPITELLO. Dal lat. capitellum, diminuvo
di caput: “testa, estremità”. Elemento
decorato e intagliato posto in cima a
una colonna o a una lesena. Il capitello è
formato da un corpo centrale (un echino
o una campana) sormontato da un
blocco di imposta, denominato abaco
nel capitello classico, e base d’imposta
(tailloir) nel capitello medievale. Il capitello
concentra l’insieme delle forze che provengono dalle par superiori
dell’elevato.
Rinforzi e controspinte
Dai contraffor romanici agli archi rampan goci, le struure esterne assumono un’importanza
crescente.
Lesene e arche ciechi
alla lombarda
Prendono il nome dai maestri
muratori della Lombardia che
influenzano lo sle del primo
romanico. In ragione della loro
scarsa profondità
tendono soltanto
a irrigidire
la muratura
senza una vera
e propria azione
di rinforzo.
TERMINI PRINCIPALI
Contrafforte romanico
I contraffor romanici, non molto
spessi, servono da
rinforzo alla costruzione
in pun determina,
innalzandosi
più di sovente ai pun-
di scarico delle
volte a crociera.
ARCO RAMPANTE. Arco con piani di imposta a differen livelli che,
partendo da un apposito CONTRAFFORTE, esercita una controspinta
su una volta a crociera costolonata in un punto elevato. Si definisce
SERIE DI ARCHI RAMPANTI un gruppo di ques archi dispos in un medesimo
piano vercale. L’arco rampante è uno degli elemen fondamentali
dell’architeura goca.
CONTRAFFORTE. Struura esterna in muratura che serve da rinforzo
o irrigidimento di un muro o di un sostegno.
CONTRAFFORTE PER ARCO RAMPANTE (CULÉE). Contrafforte alto e
massiccio ao a contenere la spinta dell’arco rampante: v. ARCO
RAMPANTE.
-29-
Contrafforte goco
Essendo più
profondo, più
alto e più spesso
del suo omologo
romanico,
costuisce l’elemento
di rinforzo
per eccellenza.
Arco rampante
Serie di archi rampan
Contrafforte per
archi rampan
È il principale
elemento di
controspinta
dell’architeura
goca (v. §1,
n.2, p.18)
CONTROSPINTA. Opposizione a una forza di spinta da parte di una
analoga forza contraria. Al contrario di un semplice elemento di rinforzo
un ELEMENTO DI CONTROSPINTA esercita una forza ava.
LESENE E ARCHETTI CIECHI ALLA LOMBARDA (BANDES LOMBAR-
DES). Serie di lesene congiunte alla sommità da piccoli archi a rilievo,
in praca un fregio composto da arche: v. illust. qui sopra.
MURO-CONTRAFFORTE. Contrafforte in muratura molto allungato,
perpendicolare al muro che rinforza, provvisto in genere di un’apertura.
Pur essendo prossimo all’arco rampante non esercita alcuna
controspinta.
RINFORZO. Opposizione a una forza da parte di una forza passiva
dovuta al semplice peso della muratura (forza d’inerzia). V. CON-
TRAFFORTE.
LE APERTURE
Alle piccole aperture che illuminano debolmente la chiesa romanica succedono le grandi vetrate
aperte alla luce dell’epoca goca; la grandezza e la forma delle aperture dipendono
streamente dal controllo delle forze.
Alcune aperture romaniche Fino al periodo carolingio la dimensione delle aperture dipende
solo in lieve misura dalla struura dell’edificio.
Le volte a concrezione degli edifici romani o le armature in legno con catena delle
chiese preromaniche non esercitano forze di ribaltamento (v. §1 p.14). Le murature,
non dovendo contenere spinte, possono essere dotate di grandi finestre (più di
sovente a tuo sesto e prive di strombature), la cui posizione non è streamente
sooposta a regole architeoniche.
Apertura con
transenna
Apertura con
colonnine in
controvena
Rosa, o ruota
Bifora
Apertura con
intradosso a
doppia ghiera
Le aperture di grandi dimensioni
sono soltanto i rosoni e le porte,
aperte solo nei muri non portan-
della facciata occidentale e dei
bracci del transeo (v. §3 p.9).
TRANSENNA. Lastra di pietra
traforata con movi geometrici
che serve a chiudere un’apertura.
volta a concrezione romana
Le forze di ribaltamento esercitate dalle volte obbligano i costruori
romanici a diminuire considerevolmente le dimensioni
delle aperture.
In epoca romanica la scelta di dotare le chiese di volte induce i costruori a
ispessire le murature per evitarne il ribaltamento soo la spinta delle volte,
e a dotare la chiesa di una complessa struura di assorbimento delle forze
(v. pp. da 14 a 17). I rischi sono tali da indurre alla soppressione delle finestre
alte della navata centrale. I muri dei collaterali, ove i rischi sono minori
rispeo alla navata centrale, non sono comunque mai dota di grandi aperture.
La ridoa dimensione e la scarsità delle aperture (nella maggioranza
dei casi una o due per campata del collaterale e nessuna per la navata centrale)
rendono l’edificio considerevolmente più oscuro. Diverse tecniche
sono allora impiegate per sopperire a questa mancanza di luce.
Le aperture cieche.
La strombatura.
Mediante il taglio obliquo dello sguancio dell’apertura
gli artefici romanici riescono, pur conservando
una ridoa dimensione esterna dell’apertura, a
far penetrare all’interno dell’edificio una maggiore
quantà di luce senza rischi per la costruzione. La
strombatura può essere peraltro legata a uno
sviluppo ancora limitato della vetrata e al desiderio
di proteggere l’edificio da indesiderabili intrusioni.
Il suo ulizzo sistemaco in numerose chiese
ne fa una delle caraerische dell’architeura
romanica.
La diminuzione del numero delle aperture comporta un aumento
delle superfici murarie. Le aperture cieche non rimediano ovviamente
alla mancanza di luce ma costuiscono una decorazione di
false aperture che, oltre a irrigidire a volte la muratura, rompono
la monotonia delle nude superfici. In epoca romanica ques elemen
tendono a molplicarsi.
La disposizione non
parallela degli sguanci
di un’apertura fa sì che
senza variare la dimensione
esterna si oenga
l’ingresso di una
maggiore quantà di
luce.
TERMINI PRINCIPALI
APERTURA. Spazio aperto in una costruzione, insieme agli
elemen che lo inquadrano.
APERTURA LIBERA. Spazio aperto che non è occupato da
trafori in pietra o infissi in legno.
ARCATA. 1. Apertura libera costuita da un arco i cui piedri
originano dal suolo. v. ARCATA PRINCIPALE. 2. Successione di
piccole aperture ad arco.
CIECA (apertura, arcata, etc.). Struura che simula la presenza
di un’apertura, di un’arcata, etc.
FINESTRA CON TELAIO (FENÊTRE CHÂSSIS). Finestra inquadrata
da una cornice che si inserisce in un solco della muratura.
FINESTRA. Apertura provvista di una chiusura vetrata, che dà
luce all’interno di un edificio v. FINESTRA DEL CLARISTORIO.
FINESTRELLA. Piccola apertura, generalmente senza chiusure,
ulizzata come decorazione e/o fonte di luce.
OCULO. Dal lat. oculus, “occhio”. Piccola apertura circolare,
adoata soprauo nell’architeura romanica. L’incremento
del suo uso nella decorazione delle facciate sarà all’origine
della rosa.
PORTA. Apertura di comunicazione chiusa da uno o più
baen.
Denominazione delle aperture di una campata
ARCATA PRINCI-
PALE. Arcata
provvista di un
grande arco, che
separa in ogni
campata la navata
centrale da quella
laterale.
CLAIRE-VOIE.
Serie di aperture
libere o di finestre,
separate da
sostegni, che
occupano un ordine
di elevato e si
estendono per più
campate.
FINESTRA DEL
CLARISTORIO.
Finestra situata
nella parte più alta della navata centrale, al di sopra dei collaterali.
Il termine di finestra del claristorio (o alta) è spesso impiegato per disnguere
le chiese romaniche che ricevono illuminazione direa nella navata centrale
da quelle illuminate in maniera indirea a parre dai collaterali (navate
laterali o tribune).
-30-
L’EVOLUZIONE DELLE APERTURE GOTICHE
primo gotico
1140-1190
Le aperture non sono
ancora provviste di
trafori.
gotico classico 1190-1230
Gli elemen del traforo, all’inizio
semplici e spessi, diventano alla fine
del periodo indipenden dalla muratura
(fenêtre châssis).
gotico radiante 1230-1360
I trafori diventano più elabora con la
comparsa di piccole rose circolari e poi
di disegni a base di triangoli curvilinei.
gotico fiammeggiante
1360 - inizio del XVI s.
Linee sinuose, curve e controcurve
che sembrano fondersi
con la cornice. Le modanature si
fanno più acute.
I costruori goci si liberano delle limitazioni legate al peso dell’edificio… ma le difficoltà
che incontrano derivano proprio dalla grandezza delle superfici che essi aprono
alla luce.
Sfruando al massimo la possibilità di ridurre la superficie dei muri gli artefici goci tendono a eliminarli a
favore delle aperture, che raggiungono ben presto con facilità dimensioni gigantesche (50 mq. e oltre). L’altezza
delle volte delle chiese e in parcolare delle caedrali sembra divenire oggeo di una vera e propria
compezione. Se tuavia la spinta delle volte non costuisce più un problema, l’effeo del vento sulle immense
vetrate è di difficile controllo. Una burrasca di vento intorno ai 100 km/h esercita una pressione di
circa 80 kg/mq, ossia oltre 10 tonnellate su ognuno dei rosoni più grandi della caedrale di Amiens o di
Notre-Dame a Parigi (rispevamente 13 m. e 12.90 m. di diametro). L’uso ben
presto sistemaco dei trafori si spiega non solo
con la necessità di sostenere le lastre di vetro,
ma anche con l’intento di resistere alle enormi
pressioni generate dal vento. La molplicazione
di queste armature in pietra è tuavia limitata
dalla necessità di non ostacolare l’ingresso
della luce, ed è per questo che i costruori
adoano in sempre maggior misura un materiale
rigido ma di piccolo spessore: il ferro.
L’armatura metallica delle vetrate è costuita
da barre trasversali (barloères) fissate ai muri
e ai piantoni e da listelli più soli (vergees)
fissa alle lastre di vetro da piccole connessioni
Finestra goca. Elemen della
struura di sostegno della vetrata
e di resistenza alla pressione
del vento.
GLI ELEMENTI DELL’APERTURA
ARCHIVOLTO. 1. Fascia modanata o decorata sulla fronte
dell’arco che delimita un’apertura. L’archivolto di un’apertura
esterna funge spesso da gocciolatoio. 2. Designa anche l’insieme
delle arcate concentriche di un’apertura.
DAVANZALE. Parte inferiore della cornice di un’apertura che
non raggiunge il suolo. Può essere provvisto di gradini.
PENNACCHIO. Superficie in forma di triangolo mislineo compresa
tra un arco e il riquadro che lo delimita.
PIANTONE (MENEAU). Montante vercale in pietra che suddivide
l’interno di una finestra goca.
in piombo per irrigidirle. L’insieme offre grande
resistenza.
RETICOLO (RÉSEAU). L’insieme di elemen di pietra modana
(simili a delle nervature) che formano uno o più traccia geometrici
curvi, che costuiscono la parte superiore del traforo
di una apertura goca. v. illust. qui sopra.
STROMBATURA. Sagomatura svasata di un’apertura.
TRAFORO. L’insieme di elemen in pietra che suddividono
l’interno di un’apertura goca. Il traforo è formato inferiormente
da piantoni e in alto da disegni più elabora (recoli) v.
illust. qui sopra.
TRUMEAU. Porzione di muro tra due aperture situate allo
stesso livello. Il termine è spesso erroneamente riferito al
pilastro centrale che divide la porta di una chiesa.
VANO. Spazio vuoto compreso tra le pare di un’apertura.
VETRATA. Chiusura di una finestra formata da lastre di vetro,
spesso colorate, fissate con l’uso di piombo.
BATTENTE. Pannello pieno, intelaiato o a forma di grata
che ruota su uno dei suoi assi vercali. Il baente è
spesso confuso con la sua cornice, ossia la porta.
PIEDRITTO. Montante vercale che sosene la copertura
di un’apertura.
PILASTRO CENTRALE. Pilastro che riceve il carico degli
archi, o dell’architrave, di una porta con due aperture
gemelle.
PORTALE. Struura monumentale formata da una o più
porte esterne, situata sulla facciata della chiesa.
TIMPANO. Lo spazio, generalmente chiuso, che delimita
in alto il vano di un’apertura, in genere una porta. Il
mpano è in genere consacrato alla scultura. La decorazione
può essere divisa in seori orizzontali (registri)
struura per temi: Apocalisse (Moissac), Giudizio finale
(Sainte-Foy a Conques), Incoronazione della Vergine
(Notre-Dame a Parigi) etc.
- Gli elementi del portale –
-31-
UTENSILI, MATERIALI…
“Nello spazio di tre secoli, dal 1050 al 1350, la Francia ha estrao diversi milioni di tonnellate
di pietra per costruire 80 caedrali, 500 grandi chiese e qualche decina di migliaia
di chiese parrocchiali. La Francia ha trasportato più blocchi di pietra in ques tre secoli
che l’anco Egio in qualsiasi periodo della sua storia.”
PRINCIPALI TIPI DI MURATURA
La forma e la qualità del taglio dei blocchi di pietra come anche la
tecnica di posa variano in funzione delle regioni, dell’epoca e della
ricchezza delle chiese. Si disnguono comunque alcuni pi fondamentali
di muratura.
Muratura in conglomerato
Impasto di malta con ghiaia,
laterizi, pietrame etc.
Apparecchiatura a più
teste
Due (o qui tre) paramen. Non si
ulizzano conglomera.
Muratura a sacco
Consiste nel riempire con conglomerato
lo spazio tra due
paramen murari. Permee di
diminuire il numero di blocchi
squadra di un muro, e quindi il
suo costo.
Apparecchiatura semplice
(a una testa)
TERMINI PRINCIPALI
In epoca goca, quando i muri
non sono più portan, viene vieppiù
adoata.
APPARECCHIATURA MURARIA. Dal lat. apparare,
“preparare”. Disposizione dei conci o dei maoni in una muratura:
v. riquadro qui sopra.
ASSISA. Fila orizzontale di conci o maoni. L’altezza delle assise,
legata allo spessore degli elemen che la compongono,
può variare da meno di 20 cm a più di 35 cm.
CALCARE. Dal lat. calcarius, “che concerne la calce”. Roccia
composta essenzialmente da carbonato di calcio, risultato
della lenta deposizione di materiali minerali, vegetali e organici
(sedimen) sul fondo dei mari. Il sollevamento dei fondi
marini ha fao emergere il calcare, divenuto solido e compao,
soo forma di lunghi banchi orizzontali (origina da
deposi successivi e quindi sovrappos) chiama stra. La
maggior parte dei deposi oggeo di sfruamento risale al
Mesozoico. Estrao soo forma di blocchi grezzi o squadra, il
calcare deve essere posto in opera con lo stesso orientamento
che aveva in cava: posato perpendicolarmente alla sua straficazione
naturale (ossia in CONTROVENA) non può sopportare
pesi rilevan senza rischiare di sgretolarsi rapidamente e spaccarsi.
Jean Gimpel, Costruori di caedrali
La pietra è il materiale preferito, sia per le sue proprietà
(solidità, durezza, resistenza all’acqua e al fuoco) che per la
facilità di estrazione. Sebbene a volte soppiantata dal legno
(nell’Europa del Nord) o dal laterizio, quando le cave di pietra
sono troppo distan o esaurite, a parre dal X secolo la pietra
diviene la materia prima fondamentale delle struure portan
dell’edificio e delle volte (v. p.26), e si ritrova perfino nei te
delle chiese soo forma di lastre di pietra (lose) o di ardesia.
Diverse rocce sono usate per la costruzione (basalto, granito,
arenaria), ma il calcare è quello più spesso adoato. Esso infa
si avvale di una straordinaria diffusione geografica, e grazie
alla varietà delle sue tessiture si adaa a molteplici impieghi.
I blocchi di calcare duro
sono ulizza per la costruzione
- e le sue variazioni di colore
assumono a volte funzione decorava
- mentre il calcare tenero
a tessitura fine e omogenea
viene desnato alla scultura.
La frantumazione, inoltre, e
la coura della roccia calcarea
sono alla base della produzione
della calce, uno degli elemen
della malta.
Archi diversi traccia con una
medesima apertura di compasso.
Villard de Honnecourt.
Il ruolo essenziale della malta è
quello di livellare le superfici di contao dei blocchi. In una
muratura a secco, ovvero priva di malta, le superfici dei blocchi
non sono mai completamente lisce, e quindi il peso sovrastante
viene sopportato solo da una parte del blocco, fenomeno
che indebolisce in grande misura la costruzione. A fronte
dell’impossibilità di tagliare la pietra senza asperità, è la malta
a riempire gli spazi tra i blocchi e a renderli perfeamente
combacian, al fine di riparre il peso sull’intera superficie
della struura muraria. v. §2 p.14.
L’altro materiale essenziale è il legno, sia per le armature al di
sopra delle volte che per le impalcature e le macchine da can-
ere. Il problema maggiore dei carpeneri medievali è quello
di… reperire il legno! Il formidabile incremento demografico
che inizia nell’ XI secolo e il crescente consumo di carbone di
legna (di cui la nascente siderurgia fa un uso intensivo), comportano
innumerevoli disboscamen. Le grandi querce diventano
più rare, e questa penuria impone l’adozione di nuovi
modelli di armatura che non necessitano di elemen di grande
sezione (v. p.28).
Il ferro è il materiale fondamentale per gli strumen dei muratori
e dei tagliapietre. Le tecniche siderurgiche migliorano la
solidità e il “mordente” degli utensili, e quindi le loro prestazioni.
Gli strumen da taglio divengono presto oggeo di vere
e proprie mode, ove rivaleggiano scalpelli, asce e martelli
(comune, tagliente, dentato, a due punte). I carpeneri invece
usano scuri, accee, seghe e pialle, pracano grossi fori con il
trivello e fori più piccoli con il trapano; a volte piantano chiodi
metallici, ma privilegiano sempre per i loro manufa cavicchi
di legno. Parallelamente ai progressi della metallurgia il ferro
trova un nuovo impiego nei ran metallici (v. riquadro p.18) e
nelle struure di sostegno delle vetrate (v. §3 p.31).
CALCE. Dal lat. calx, calcis, dal greco khálix, “cioolo”,
“pietrame”. Ossido di calcio in polvere. La calcinazione di alcune
rocce calcaree (dee pietre da calce o pietre da gesso) produce
la calce viva (estremamente corrosiva), che idratata
(ossia spenta), e poi essiccata, diviene un costuente della
malta. Diluita in acqua la calce spenta dà luogo al bianco di
calce, che serve a imbiancare i muri.
LATERIZIO. Materiale arficiale composto da argilla modellata
e coa.
LOSA. Lastra di pietra usata come tegola o per pavimentazione.
MALTA. Impasto di acqua, calce spenta e un inerte (in genere
sabbia). La malta, una volta secca, riassume i caraeri di pietra
calcarea. Serve anche a intonacare i muri per proteggerli.
TEGOLA. Dal lat. tegula, da tegere, coprire. Elemento di terracoa
usato per la copertura di un edificio.
VOLTE IN PIETRA DA TAGLIO. Volte costuite da elemen
sagoma in maniera da bloccarsi reciprocamente. Si differenziano
in questo dalle volte a concrezione.
-32-
… E COSTRUTTORI
Gli uomini del Medioevo che progeano
e costruiscono migliaia di chiese
conservano, nella grandissima maggioranza
dei casi, un assoluto anonimato,
nonostante i “marchi dei lapicidi” incisi
nella pietra, che non sono affao firme ma
piuosto l’indicazione del compenso dovuto
ai tagliapietre. I rari tes del periodo
romanico, scri da chierici… menzionano
quasi esclusivamente dei chierici. Seppure
un documento di rara precisione come la Guida del pellegrino
designi esplicitamente un religioso come architeo di San
Giacomo di Compostella, e se è vero che il famoso vescovo
Suger fornisce delle istruzioni che gli conferiscono il rango di
maestro d’opera (v. riquadro a p.21), i chierici partecipano
abitualmente alla costruzione quali commien e amministratori
del canere. A loro è riservata la scelta del maestro
d’opera, che progea e dirige la costruzione dell’edificio, sempre
però assoggeato a degli imperavi liturgici che deano
le soluzioni architeoniche. Questo maestro d’opera (nel contempo
architeo, geometra e ingegnere) dirige e coordina le
diverse maestranze, con l’ausilio del parlier (così chiamato per
la conoscenza dei differen diale parla nel canere). Ques
costruori - scalpellini, muratori, tagliapietre, carpeneri,
scultori, vetrai, portatori e manovali - sono uomini liberi, remunera
in base a precisi termini di contra spula in ancipo.
Le conoscenze del maestro d’opera
sono più prache che intelleuali:
per progredire nella progeazione
è necessario rischiare, sperimentare,
ricordare gli insuccessi, gli inciden,
i crolli delle volte… che punteggiano
la storia della costruzione delle
chiese più grandi. Ques saperi sono
nel contempo fonda su una geometria
intesa non come un complesso di teorie ed equazioni ma
come una “arte del disegno geometrico” (“art du trait”), ovverossia
una geometria al contempo rigorosa (l’arte goca
disegna struure precise con angoli ben determina) e fortemente
empirica. Alcuni documen, come il taccuino del celebre
Villard de Honnecourt, costuiscono dei memento con
immagini che permeono di riscoprire delle “leggi” senza il
ricorso a calcoli reali. Due strumen fondamentali sono il
compasso e la virga: il compasso è uno strumento di enorme
importanza, che permee di trasferire una medesima unità, di
tracciare cerchi, e dunque di ricavare archi, angoli, “terzi pun-
” etc. (v. p.25); la virga, il bastone del maestro d’opera, serve
come regolo per linee dirie ma anche come unità di misura
lineare, indispensabile nel canere. Sebbene non esistano
ancora unità di misura universalmente riconosciute – le dimensioni
infa si riferiscono ancora ad alcune par del corpo
umano come il palmo (v. disegno qui sopra), il piede, il cubito
etc. – l’assenza di riferimen comuni non ostacola l’elaborazione
di piante. Il maestro d’opera e i commien, al fine di
concordare i caraeri dell’edificio, dispongono sia di piante
che di modelli tridimensionali in scala non esaa. I disegni
elabora per la costruzione, quando esistono, sono di precisione
relava, dal momento che sono sogge a numerose
modifiche in caneri desna a volte a durare più di mezzo
secolo: gli strumen più affidabili sul terreno sono la funicella,
la livella, il calibro, la corda a 13 nodi e il filo a piombo. Alcuni
disegni, traccia in scala 1:1 sui muri e sul terreno mediante il
compasso e la squadra, no come disegni di canere, servono
al taglio di modelli (le sagome o dime) uli alla realizzazione di
elemen architeonici. La ricerca di maggiore efficacia e di
minor costo conduce presto all’ulizzo di queste sagome per
la standardizzazione di blocchi, cunei, elemen dei trafori etc.
I lapicidi sono ora in grado di sagomare i blocchi direamente
nella cava e in ogni periodo dell’anno, con la riduzione sia dei
carichi (e quindi dei cos di trasporto) che delle conseguenze
economiche legate all’interruzione invernale dei caneri. Il
maestro d’opera diventa peraltro libero di delegare alcuni
compi a degli apparecchiatori: a condizione, quindi, di migliorare
la precisione dei piani indispensabili al coordinamento
dell’opera, egli può fare a meno di restare a lungo in uno stesso
canere. Le tecniche e le conoscenze che permeono l’esaa
riproduzione di un blocco, di un pilastro, perfino di un
coro vengono lentamente elaborate e conducono a una sensibile
diminuzione dei cos. Diventa allora meno oneroso e
quindi possibile costruire più in grande e soprauo più in
alto, fino ai limi impos dalle tecniche e dai materiali. Per
quanto, inevitabilmente, esistano alcuni esempi di riproduzione
stereopata di uno stesso modello, il rischio di una vera
standardizzazione resta potenziale, frenato probabilmente
dalle intenzioni degli artefici, che conservano la mentalità di
argiani e ars.
Viso e palmo dai quaderni di Villard de Honnecourt, XIII sec.
Qui sopra, virga e compasso, incisione di Viollet-le-Duc, op.cit.
LE MACCHINE
Al pari delle chiese, che ereditano forme architeoniche anche, i
metodi e le macchine usa dai costruori medievali si ispirano alle
soluzioni adoate dai romani. Le macchine sono essenzialmente
apparecchi di sollevamento. Situa a terra o alla sommità dell’edificio
in costruzione sono aziona da un argano a braccia o da una
grande ruota (o gabbia dello scoiaolo) nella quale possono marciare
diversi uomini. A essa molto somiglia la ruota da sollevamento,
azionata dall’esterno esercitando una trazione su dei montan
distribui lungo il suo diametro. Grazie a delle pulegge poste in
serie la potenza sviluppata si molplica: una gabbia dello scoiaolo
può quindi sollevare più di dieci tonnellate. Alcune macchine, antenate
delle nostre gru, sono dotate di un braccio girevole intorno a
un asse.
-33-
LA DECORAZIONE
In omaggio agli dei a cui sono sta consacra, i templi hanno
sempre ricevuto una decorazione, e gli uomini del Medioevo non
hanno derogato a questa regola, ponendo al servizio delle loro
chiese tue le risorse delle loro ar.
Capitello romanico istoriato.
Chiesa de la Daurade, Tolosa.
Se il termine evocatore di tesoro designa gli arredi liturgici,
orna di gemme e di metalli preziosi, i veri tesmoni della
decorazione sono più inmamente lega all’architeura. La
scultura è una componente onnipresente di questa decorazione
“monumentale”: ben conservata, orna capitelli, mpani,
portali, e modiglioni. Le chiese medievali sono molto più
colorate di quanto lascino vedere le pietre prive dei vari stra
di intonaco. In Francia ques dipin sono mal conserva in
quanto raramente realizza a fresco, ma più di sovente a
N.-D. di Parigi, prospeo del portale della Vergine, già dipinto e dorato.
Statue a tuo tondo e in bassorilievo. E. Viollet-le-Duc, op.cit.
TERMINI PRINCIPALI
AFFRESCO. Consiste nel deporre pigmen dilui in acqua su
un intonaco di calce fresca, cioè ancora umida, v. tempera.
Quando avviene la reazione chimica che trasforma di nuovo
l’ossido di calcio (la calce) in carbonato di calcio (il calcare)
ques pigmen si trovano imprigiona nell’intonaco, e non
possono quindi più staccarsi.
BALDACCHINO. Copertura in aggeo a protezione di una statua.
BASSORILIEVO. Scultura che sporge da un piano di fondo con
un rilievo ridoo. Se il rilievo supera la metà dello spessore
del soggeo, l’opera sarà un MEZZORILIEVO. Se la sporgenza
della scultura dal piano di fondo giunge a eguagliare lo spessore
del soggeo si parlerà di ALTORILIEVO.
INTONACHINO. Strato sole di malta, più di sovente in grassello
di calce (a basso tenore di argilla), che serve da finitura
su un intonaco grossolano.
tempera. I temi delle sculture e dei dipin sono vari: a volte si
ispirano a opere anche o copiano temi illustra su altri suppor
come le miniature su pergamena, a volte provengono
direamente da fon leerarie (in specie bibliche) o dall’osservazione,
spesso sono fruo dell’immaginazione dell’arsta.
Quando la loro funzione è educava le opere illustrano la
vita dei san e scene bibliche, o raffigurano i vizi e le virtù che
simboleggiano i prece della morale crisana. L’arte del mosaico,
che traa gli stessi temi sulle pare delle chiese paleocrisane
o carolinge, si fa meno frequente in epoca romanica
per poi scomparire del tuo in epoca goca. In questo stesso
periodo peraltro si afferma l’uso di pavimen decora, ove
grande spazio viene riservato al labirinto.
In epoca romanica la scultura è inseparabile dal suo supporto
e le sue forme tormentate si piegano alla struura architeonica
che le inquadra: esse restano nell’ambito del bassorilievo,
o meglio dell’altorilievo. Le nicchie e le transenne creano
giochi di ombre e di luci. L’uniformità delle superfici è ridoa
dal molplicarsi di pilastrini, archi trasversali, lesene e arche
ciechi alla lombarda. Ques ulmi, che costuiscono
spesso un elemento di rinforzo dal ruolo architeonico minore,
servono soprauo ad animare le grandi superfici dei
muri longitudinali (o gouereaux), dei campanili, delle facciate
e dei capocroce. All’interno l’edificio conserva grandi superfici
murarie che sono decorate da dipin. A volte la ricerca
dell’effeo esteco prende il sopravvento sulla prudenza,
come nella chiesa di Saint-Savin-sur-Gartempe ove gli archi
trasversali della navata centrale scompaiono a vantaggio
dell’opera del piore, che si estende, senza interruzioni,
all’intera volta.
La crociera costolonata dell’architeura goca, che tende a
far scomparire i muri a favore delle aperture, riduce considerevolmente
le superfici offerte alla piura, che peraltro non si
limita né alla residua superficie muraria, né alle volte, ma si
estende sia alle sculture interne che a quelle dei portali. Soprauo
è però la vetrata, apparentata alla piura per i suoi
giochi di colore, che esalta la luce e si costuisce in arte autonoma:
sfida tecnica (v. p.31) oltre che arsca, questo insieme
di vetri colora occupa le aperture liberate dal nuovo
equilibrio degli edifici. La scultura a sua volta si distacca dai
suoi suppor, conquista il tuo tondo, almeno in alcune par
della chiesa. Isolate nelle nicchie, soo baldacchini di pietra,
le statue, vieppiù realische, tappezzano portali e contraffor
di archi rampan, od occupano le arcate di stree gallerie
sulle facciate, le gallerie dei re (v. p.21): la chiesa stessa è
progeata come una grande scultura. Al di là dell’aspeo
preamente tecnico le foreste di archi rampan di alcune
caedrali goche denotano una innegabile volontà esteca: il
molplicarsi di elemen superflui per la stabilità architeonica,
come i costoloni di alcune volte, tesmonia abbondantemente
questa ricerca (v. p.18).
INTONACO. Strato di malta applicato sulla costruzione.
MODIGLIONE. Mensola, generalmente scolpita, che sosene
gli elemen di una cornice. Gli spazi tra i modiglioni sono
chiama METOPE, a volte scolpite.
MOSAICO. Composizione di piccoli elemen mulcolori, le
tessere: cubi, dadi, lamine, frammen irregolari) in pietra,
marmo, terracoa, smalto, vetro o metallo, tenu insieme da
una malta o da una resina, che formano un disegno. Si disnguono
mosaici pavimentali e mosaici murali.
TEMPERA (piura a). In questa tecnica i pigmen, al contrario
che nell’affresco, sono fissa mediante colle a un intonaco
asciuo. Queste colle finiscono per degradarsi e i pigmen
cadono dai loro suppor: a poco a poco i dipin svaniscono.
TUTTO TONDO. Scultura isolata, distaccata dal piano di fondo,
in questo disnta dal bassorilievo, dal mezzorilievo e
dall’altorilievo.
-34-
GLOSSARIO
CANONICO. Dal lat. eccl. canonicus, “conforme alla regola di un ordine
religioso”. Designa un chierico membro del capitolo di alcune chiese
(caedrale, basilica), ove egli celebra quodianamente l’ufficio
religioso. Al contrario dei monaci i canonici possono esercitare avità
pastorali all’esterno della loro comunità.
CAPITOLO. Dal lat. capitulum, dim. di caput, “testa”. 1. Ognuna delle
par in cui si divide un testo. 2. Per estensione, riunione dei canonici
o dei monaci che inizia con la leura di un capitolo della regola. Il
capitolo è un’autorità reale che può deliberare in autonomia e in alcuni
casi opporsi alla volontà del vescovo. L’espressione “avere voce in
capitolo” rimanda a questo significato. 3. Luogo ove si riunisce il capitolo
(vedi punto 2), quindi sala capitolare.
CHIERICO. 1. Chi assume la condizione di ecclesiasco tramite la tonsura.
2. Chi fa parte della gerarchia della Chiesa caolica. L’insieme
dei chierici costuisce il CLERO. 3. Persona istruita, leerato (a parre
dal XII sec.).
CONVERSO. I fratelli conversi (o fratelli laici) o le sorelle converse
sono dei monaci laici che vivono in un monastero e si consacrano a
lavori manuali (in parcolare a lavori agricoli). Pur non avendo ricevuto
gli ordini sacri osservano una parte della regola dell’ordine (dea
regola minore).
COSTANTINO I il Grande (285 ca. – 337). Regna sull’ Impero romano
d’Occidente, e successivamente su tuo l’Impero dopo aver rovesciato
l’Augusto d’Oriente. Figlio di Elena, donna crisana poi sanficata,
protegge la religione crisana preparandone il passaggio a religione di
stato; questo nuovo culto infa è più adao a consolidare il suo potere,
permeendogli di diventare imperatore di dirio divino.
LAICO. 1. Chi è al di fuori della religione. 2. Chi si è consacrato alla
religione con la pronuncia di vo senza tuavia accedere a funzioni
legate a parcolari sacramen (sacerdozio etc.).
MONACO. Dal greco mónos, “solo”. In origine un laico che, in solitudine
(anacoreta) o più spesso in comunità (cenobita), conduce una vita
religiosa appartato dalla società. A parre dall’XI sec. i monaci in numero
sempre maggiore sono ordina sacerdo. La preghiera (l’opus
Dei, “l’opera di Dio”) è la loro principale avità.
NOVIZIO/A. Colui (o colei) che si prepara a divenire monaco (o monaca),
ma non ha ancora pronunciato i vo di povertà, obbedienza e
castà impos dalla regola monasca.
ORDINE (religioso). 1. Gruppo di persone che vivono in una condizione
religiosa in seguito alla pronuncia di vo solenni (le forme di vita
religiosa che comportano solo semplici vo sono denominate congregazioni).
2. Gruppo di monaci soopos a una medesima regola, che
L’ORIENTAMENTO
ALZATO. Prospeo vercale, o insieme dei prospe vercali di un
edificio o di un corpo dell’edificio.
ANTERIORE, POSTERIORE, LATERALE. Aggevi usa per definire i
rappor reciproci degli alza di un edificio. In una chiesa a pianta
basilicale è ANTERIORE quello più distante dal capocroce, e POSTE-
RIORE quello più vicino a esso. Gli alza LATERALI sono adiacen a
quelli anteriori e posteriori.
FACCIATA. Prospeo esterno.
LONGITUDINALE. Ciò che è nel senso della maggiore dimensione,
ovvero la lunghezza, di un oggeo, di un edificio.
ORIENTARE. Leeralmente: volgere verso Est (l’oriente). La maggior
parte delle chiese dell’Europa occidentale sono orientate, nel
senso che il coro è costruito verso Est, da dove alla fine dei tempi
dovrà venire Cristo. Quando una chiesa ha due cori architeonici,
come si vede in alcune chiese dell’Alto Medioevo, si riene
“orientata a Ovest” solo quando il coro liturgico è a Ovest.
TRASVERSALE. Ciò che taglia perpendicolarmente la maggiore dimensione.
vivono in monasteri pos soo la direzione di una abbazia madre.
L’ordine CLUNIACENSE dipende dall’abbazia benedena di Cluny:
fondata nel 910 questa costuisce il modello per quasi tue le abbazie
fino al XII sec., prima di perdere la sua influenza spirituale a causa
della sua eccessiva ricchezza, tesmoniata anche dal gigansmo architeonico
della sua chiesa (v. p.3). L’ordine CISTERCENSE dipende
dall’abbazia di Cîteaux fondata nel 1098: nella prima metà del XII sec.
San Bernardo di Chiaravalle diffonde la regola cistercense (che predica
il rispeo integrale della regola benedena araverso il ritorno
all’osservanza della povertà, del silenzio e del lavoro manuale) e raccomanda
una decorazione dei luoghi monasci sobria e spoglia. Si
sviluppano inoltre degli ordini MILITARI lega alla “Pace di Dio” e alle
Crociate (Templari, Ospedalieri etc.) e degli ordini MENDICANTI che si
stabiliscono all’interno delle cià (fra predicatori come i Domenicani,
o fra Francescani): soo l’influenza dei Domenicani, ad esempio,
si molplicano le CHIESE A SALA, nate dalla tradizione meridionale
della navata unica; le navate di queste chiese hanno la stessa altezza e
quindi permeono di predicare a più streo contao del popolo per
combaere le eresie.
PARROCCHIA. Dal greco paroikía, “soggiorno in un paese straniero”,
metafora applicata ai crisani che si considerano ciadini dell’aldilà,
di passaggio sulla terra. 1. Circoscrizione, territorio ecclesiasco soo
l’autorità di un prete, il parroco (o curato). 2. Per metonimia il termine
si applica alla comunità dei fedeli che vivono in questo territorio.
La chiesa in cui il parroco esercita il suo ministero si chiama chiesa
PARROCCHIALE.
PRIORATO. Piccolo monastero dipendente da una abbazia madre e
direo da un PRIORE nominato da quella abbazia. Il termine PRIORE
designa anche il monaco che governa un’abbazia in assenza dell’abate.
La chiesa di un priorato è chiamata PRIORALE.
REGOLA. Dal lat. regula, “strumento per rare linee dirie e meere
in squadra”. Codice scrio che fissa le norme di vita dei religiosi che
sono a essa soopos. A parre dal IX sec. le regole principali applicate
in Francia sono quelle di San Benedeo (fondatore di Montecassino
nel 529) per i monaci (chiama quindi benedeni), e quella di
Sant’Agosno per i canonici. REGOLARE (che segue una regola) si
oppone a SECOLARE (chi vive nel mondo o chi non è soggeo a una
strea clausura monasca).
TRENTO (concilio di). Assemblea di vescovi convocata dal papa a Trento
tra il 1545 e il 1563, soo l’influenza di Carlo V, per opporsi all’avanzare
della Riforma protestante. Questo concilio delibera su tue le
quesoni fondamentali in materia di dogmi, morale e disciplina della
dorina caolica e riafferma il caraere sacro del sacerdozio e dei
sacramen. Il concilio sopprime inoltre l’uso dei recin all’interno
delle chiese.
GRONDA (MURO DI) o MUR GOUTTEREAU (dal lat. gua,
“goccia”). Muro che riceve la gronda di un versante del teo,
perpendicolare al (muro) pignone.
PIGNONE. Parte superiore di un muro, parallela alle capriate di
una armatura lignea, che chiude la fronte di un teo. In architeura
religiosa il pignone, in genere di forma triangolare, ha un
ruolo di sostegno per il teo trascurabile. Con lo stesso termine
si denomina il muro che porta il pignone, che generalmente ha
funzione di facciata. Il MURO DIAFRAMMA (dal greco diàphragma,
“separazione”) è un muro pignone interno in cui si apre un
arco trasversale, l’ARCO DIAFRAMMA, che può servire da tagliafuoco.
-35-
INDICE ANALITICO
I numeri in grasseo rimandano alla
definizione del termine
ABACO .................................. v. CAPITELLO
ABBAZIA,ABATE .................................. 22
ABSIDE ........................................... 06,07
ABSIDIOLA .......................................... 06
ADDOSSATA .......................... v. COLONNA
AFFRESCO ........................................... 34
ALTARE ............................................... 09
ALTARE MAGGIORE ................... v.ALTARE
ALZATO ............................................... 35
AMBONE ............................................. 10
ANTECHIESA
(o CORPO ANTERIORE) ........................ 06
ANULARE .................................... v.BOTTE
APPARECCHIATURA ............................ 32
ARCATA ............................................... 30
ARCATA PRINCIPALE ........................... 30
ARCHITRAVE ....................................... 24
ARCHITRAVATA ................................... 24
ARCHIVOLTO ....................................... 31
ARCO .................................................. 24
ARCO A DOPPIA GHIERA ............ v.GHIERA
ARCO A LANCETTA
(o LANCEOLATO) ................................. 25
ARCO A MENSOLA .............................. 24
ARCO A MITRA .................................... 25
ARCO A SESTO ACUTO ................... 24,25
ARCO A SESTO OLTREPASSATO ........... 25
ARCO A TUTTO SESTO
( o A PIENO CENTRO) ..................... 24,25
ARCO DI SCARICO ............................... 24
ARCO DIAFRAMMA ................. v.PIGNONE
ARCO IN TERZO PUNTO ...................... 25
ARCO INFLESSO................................... 25
ARCO LONGITUDINALE ....................... 27
ARCO POLILOBATO ............................. 25
ARCO RAMPANTE ..................... 18,25,29
ARCO RIALZATO .................................. 25
ARCO RIBASSATO ................................ 25
ARCO TRASVERSALE ............................ 27
ARCO TRIONFALE ................................ 09
ARMATURA IN LEGNO ........................ 28
ASSISA................................................. 32
ASTRAGALO ........................................ 29
ATRIO .................................................. 09
APERTURA .......................................... 30
APERTURA LIBERA............................... 30
APERTURA CIECA ......................... v.CIECA
ARCARECCIO ....................................... 28
AULA ................................................... 06
BALDACCHINO .................................... 34
BARLOTIÈRE ........................................ 31
BASE ................................................... 29
BASE DI IMPOSTA ............................... 29
BASILICALE,BASILICA ........................... 09
BASSORILIEVO ........................... v.RILIEVO
BATTENTE ........................................... 31
BENEDETTINA ........................... v.REGOLA
BIFORA ................................................ 30
BOTTE ................................................. 26
BOTTE A SESTO ACUTO ....................... 26
BOTTE ANULARE ................................. 26
BRACCIO (DEL TRANSETTO) ................ 06
CALCARE ............................................. 32
CALCE ................................................. 32
CAMPANA ........................................... 17
CAMPANILE ........................................ 17
CAMPANILE-PORTICO ......................... 17
CAMPANILE A VELA ............................ 17
CAMPATA ........................................... 06
CANCELLO ........................................... 11
CANONICO .......................................... 35
CANTONNÉ ............................. v.PILASTRO
CAPANNA (TETTO A) ........................... 28
CAPITELLO .......................................... 29
CAPITOLARE (SALA)............................. 22
CAPITOLO ........................................... 35
CAPOCROCE ........................................ 06
CAPPELLA ............................................ 06
CAPPELLA assiale ......................v.Cappella
CAPPELLA opposta ....................v.Cappella
CAPPELLA orientata ..................v.Cappella
CAPPELLA radiale ......................v.Cappella
CAPRIATA ............................................ 28
CARICO ................................................ 15
CAROLINGIO........................................ 12
CATENA ..................................... 07,18,28
CATTEDRA ........................................... 10
CATTEDRALE ....................................... 10
CENTINA.............................................. 24
CHIAVE ................................................ 25
CHIAVE di volta ................................... 27
CHIERICO............................................. 35
CHIESA ........................................... 08,09
CHIESA A SALA .......................... v.ORDINE
CHIOSTRO ........................................... 22
CIECA (APERTURA,ARCATA) ..................... 30
CIMITERO ............................................ 10
CISTERCENSE ............................. v.ORDINE
CLAIRE-VOIE ........................................ 30
CLAUSURA MONASTICA ......................... 22
CLUNY,CLUNIACENSE ................ v.ORDINE
COLLATERALE ...................................... 06
COLONNA............................................ 29
COLONNATO ....................................... 29
COLONNETTA ......................... v.COLONNA
CONCIO ............................................... 25
CONGLOMERATO ................................ 32
CONTRAFFORTE .................................. 29
CONTRAFFORTE
PER ARCO RAMPANTE ......................... 29
CONTROSPINTA .................................. 29
CONTROVENA .......................... v.CALCARE
CONTROVENTATURA .......................... 28
CONVERSO .......................................... 35
COPERTURA ........................................ 28
CORDA ................................................ 25
CORO architeonico .............................. 06
CORO liturgico ...................................... 10
CORSO................................................. 24
COSTANTINO ....................................... 35
COSTOLONE ........................................ 27
CRIPTA ................................................ 10
CROCIERA ................... v.VOLTA A CROCIERA
CROCIERA COSTOLONATA ................... 26
CROCIERA DEL TRANSETTO ................. 06
CUNEO ................................................ 25
CUNEO DI IMPOSTA ............................ 25
CUPOLA ............................................... 26
DAVANZALE ........................................ 31
DEAMBULATORIO ............................... 06
DIOCESI ............................................... 10
DOCCIONE ........................................... 19
DORMIENTE ........................................ 28
DOSSERET ........................................... 29
ECHINO ............................................... 29
EQUILIBRIO ......................................... 15
ESAPARTITA(VOLTA) ............................. 27
ESTRADOSSO ....................................... 25
FACCIATA ............................................ 35
FACCIATA ARMONICA .................... 17,21
FALDA UNICA (TETTO A) ........................ 28
FIAMMEGGIANTE ...................... v.GOTICO
FILA DI CUPOLE ................................... 15
FINESTRA ............................................ 30
FINESTRA DEL CLARISTORIO (O ALTA) . 30
FINESTRELLA ....................................... 30
FORZA ................................................. 15
FORZA OBLIQUA .................................. 15
FRECCIA .............................................. 25
FRONTONE .......................................... 20
FUSTO .................................... v.COLONNA
GARGOLLA ............................. v.DOCCIONE
GHIERA................................................ 24
GOCCIOLATOIO ................................... 19
GOTICO ............................................... 12
GOUTTEREAU(MUR) . v.GRONDA(MURO DI)
GRONDA (MURO DI) ........................... 35
IMPOSTA (CORNICE DI) .......................25
IMPOSTA (CUNEO DI) ..........................25
IMPOSTA (PIANO DI) ...........................25
INCASSATA ............................. v.COLONNA
INCASTRO ............................................24
INTONACHINO .....................................34
INTONACO ..........................................34
INTRADOSSO .......................................25
JUBÉ ................................................. 10
KALATHOS ...........................................29
LAICO ..................................................35
LATERIZIO ............................................32
LESENA ................................................29
LIERNE .................................................27
LISTELLATO ..........................................28
LOMBARDA (ALLA) ..............................29
LONGITUDINALE ..................................35
LOSA ....................................................32
LUNETTA .............................................27
MALTA.................................................32
MARTIRE .............................................10
MATTONE............................................32
MENDICANTE ............................ v.ORDINE
METOPA ............................. v.MODIGLIONE
MODIGLIONE.......................................34
MONACO.............................................35
MONACO (ELEMENTO D. CAPRIATA) ...28
MONASTERO .......................................22
MOSAICO ............................................34
MURO-CONTRAFFORTE .................. 18,29
MURO DIAFRAMMA ................ v.PIGNONE
MURO PIGNONE...................... v.PIGNONE
NARTECE .............................................09
NAVATA...............................................06
NAVATA CENTRALE .............................06
NAVATA LATERALE ..............................06
NOVIZIO/A ..........................................35
OCULO.................................................30
OGIVA .................................................27
ORDINE ...............................................35
ORIENTAMENTO,ORIENTARE ..............35
OTTONIANO ........................................12
PALEOCRISTIANO ................................12
PARROCCHIA,PARROCCHIALE ..............35
PELLEGRINO ........................................11
PENNACCHIO.................................. 27,31
PESO ....................................................15
PIANTONE (MENEAU) ..........................31
PIATTABANDA ................................ 24,25
PIEDRITTO ...........................................31
PIENO CENTRO
(ARCO A) ................ v.ARCO A TUTTO SESTO
PIETRA DA TAGLIO.......................... 14,26
PIGNONE .............................................35
PILASTRO (e PILASTRINO) ....................29
PILASTRO CENTRALE ...........................31
PINNACOLO .........................................20
PORTA .................................................30
PORTALE .............................................31
PORTICO ......................................... 06,07
PRESBITERIO........................................10
PRIORATO,PRIORALE,PRIORE ..............35
PUNTONE ............................................28
QUADRIPARTITA (VOLTA) ................... 27
RADIALE .................................. v.CAPPELLA
RADIANTE .................................. v.GOTICO
RECINTO (DEL CORO)............................. 10
REGISTRO................................ v.TIMPANO
REGOLA .............................................. 35
RELIQUIA,RELIQUIARIO ....................... 10
RÉSEAU ............................................... 31
RILIEVO (BASSO-, ALTO-,MEZZO-) ............. 34
RINFORZO ........................................... 29
ROMANICO ......................................... 12
ROSA ................................................... 30
ROSONE .............................................. 30
RUOTA .......................................... v.ROSA
SAETTA ............................................... 28
SANTUARIO ........................................ 10
SCRIPTORIUM ..................................... 22
SECOLARE .................................. v.REGOLA
SEMIARCO .......................................... 27
SEMIBOTTE ......................................... 26
SEMICALOTTA ....... v.VOLTA A SEMICALOTTA
SEPOLCRO .................................. v.ALTARE
SERIE (DI ARCHI RAMPANTI) .................... 29
SOFFITTO ............................ v.ARCHITRAVE
SOSTEGNO .......................................... 29
SOTTOTETTO ...................................... 28
SPINTA ................................................ 15
STALLO................................................ 10
STRATO .................................... v.CALCARE
STOÁ ................................................... 07
STROMBATURA................................... 31
SUGERIO ............................................. 21
SUPERFICIE DI CONTATTO................... 25
TAILLOIR ............................................. 29
TEGOLA ............................................... 32
TEMPERA ............................................ 34
TEMPIO ............................................... 09
TESORO ......................................... 21,34
TETTO ................................................. 28
TIERCERON ......................................... 27
TIMPANO ............................................ 31
TIRANTE .............................................. 19
TRAFORO ............................................ 31
TRANSENNA ........................................ 30
TRANSETTO......................................... 06
TRASVERSALE...................................... 35
TRASVERSALE (ARCO)........................... 27
TRAVICELLO ........................................ 28
TRENTO (CONCILIO DI) .......................... 35
TRIBUNA ........................................ 06,15
TRIFORIO ............................................ 19
TROMBA ............................................. 27
TRUMEAU ........................................... 31
TUTTO TONDO .................................... 34
UNGHIA .............................................. 26
VANO .................................................. 31
VELA ................................................... 27
VERGETTE ........................................... 31
VESCOVO ............................................ 10
VETRATA ............................................. 31
VOLTA ................................................. 26
VOLTA A BOTTE .................................. 26
VOLTA A BOTTE A SESTO ACUTO ........ 26
VOLTA A BOTTE LUNETTATA ............... 26
VOLTA A CONCREZIONE ................. 14,26
VOLTA A CROCIERA ............................. 26
VOLTA A CROCIERA COSTOLONATA .... 26
VOLTA A RAGGIERA ............................ 27
VOLTA A SEMICALOTTA ...................... 26
VOLTA IN PIETRA DA TAGLIO ......... 26,32
VOLTA STELLATA ................................. 27
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PER SAPERNE DI PIÙ
STORIA DELL’ARCHITETTURA
A. CHOISY Histoire de l’architecture. 1899, Rééd. Inter-Livres, 1991.
A. ERLANDE-BRANDENBURG e
A-B. MÉREL BRANDENBURG Histoire de l'architecture française du Moyen Âge à la Renaissance. Mengès/C.N.M.H.S, 1995.
ANTICHITÀ
J.P. ADAM La construction romaine. Picard, 1989.
MARCO VITRUVIO POLLIONE De architectura. Testo latino a fronte. Edizioni Studio Tesi, 2° edizione ,1999.
PREROMANICO
X. BARRAL I ALTET Le paysage monumental autour de l’an mil. Picard, 1987.
H. BUSCH, B.LOHSE, E.M.WAGNER L’architecture en Europe: Le Préroman. Hachee, 1965.
A. GRABAR L’arte paleocristiana. Feltrinelli, Milano, 1967.
E. KUBACH, V.H.ELBERN L’art de l’Empire au début du Moyen Âge. Les arts carolingiens et ottoniens.
Albin Michel, Coll. L’Art dans le monde, Paris,1973.
ROMANICO
M. AUBERT (dir.) L’Art roman en France. Flammarion, 1961.
M. DURLIAT L’arte romanica. Garzan, Milano, 2002.
R. OURSEL Il firmamento dell’arte romanica. Jaca Book, Milano, 1992.
Éd. ZODIAQUE
Coll. Introducon à la nuit des temps.
Coll. La nuit des temps.
GOTICO
M. BOUTTIER Cathédrales. Comment elles sont construites. Créaon et recherche, 1988.
Cathédrales. Les bâtisseurs. Créaon et recherche, 1991.
M. BOUTTIER, A.RIFFAUD Regarder et comprendre… une cathédrale, Jupilles, 1981.
A. CADEI Le cattedrali all’origine del gotico. In L’arte medievale nel contesto (300-1300) a cura di P. Piva. Jaca Book, Milano, 1992.
P. DEMOUY N.-D. de Reims. Sanctuaire de la monarchie sacrée. C.N.M.H.S. /C.N.R.S. édions, 1995.
P. DU COLOMBIER Les chantiers des cathedrales. Picard, Paris, réédion 1962.
A. ERLANDE-BRANDENBURG L’arte gotica. Garzan, Milano, 1998.
H.G. FRANZ Le roman tardif et le premier gothique. Albin Michel, Coll. L’Art dans le monde, Paris, 1973.
J. GIMPEL Costruttori di cattedrali. Jaca Book, Milano, 1983.
D. MACAULAY La cattedrale. Nuove Edizioni Romane, 2006.
LESSICO
J.A. BRUTAILS
Pour comprendre les monuments de la France. Gérard Monfort,1992.
J. CABANOT Petit glossaire pour la description des églises. Amis des Églises Anciennes des Landes, 1995.
J.-M. PÉROUSE de MONTCLOS Principes d’analyse scientifique. Architecture. Vocabulaire. Imprimerie Naonale, 1988.
COLLECTIF Glossaire. Édions Zodiaque, coll. Introducon à la nuit des temps, 1989.
GLOSSARIO DEI TERMINI ARTISTICI -
Edizioni Atlas
https://www.edatlas.it/it/contenuti-digitali/documenti/74fce26b-f139-4264-abb5-2260445224c2
ARTI MEDIEVALI
COLLECTIF Chantiers Médiévaux. Desclée de Brouwer/Zodiaque, coll. Présence de l’art, 1996.
H. FOCILLON L’arte dell’Occidente. Einaudi, Torino, 1987..
TEMI
M. BANNIARD Le Haut Moyen Âge occidental. P.U.F. coll. Que sais- je?, 1991.
M. BOUTTIER Monastères. Des pierres pour la prière. R.E.M.P.A.R.T. / Desclée de Brouwer, 1995.
A. ERLANDE-BRANDENBURG La cathédrale. Fayard, 1989.
Y. ESQUIEU Quartier cathédral. Une cité dans la ville. R.E.M.P.A.R.T. / Desclée de Brouwer, 1994.
S.J. GOULD Darwin et les grandes énigmes de la vie. Èd. Française, Pygmalion, 1979.
F. PRESSOUYRE I Cistercensi e l'aspirazione all'assoluto. Electa Gallimard, 1999.
STORIA
G. DUBY Adolescence de la chrétienté occidentale, 980-1140. Skira, 1995.
L’Europa delle cattedrali 1140-1280. Fabbri-Skira, 1967.
Le basi di un nuovo umanesimo, 1280-1440. Fabbri-Skira 1966.
G. DUBY (dir.) Histoire de la France urbaine, t.I et II. Seuil,1980.
G. DUBY et A.WALLON (dir.) Histoire de la France rurale, t.I et II. Seuil,1975.
J. LE GOFF et R. RÉMOND Histoire de la France religieuse, t.I. Seuil, 1988.
NELLE EDIZIONI FRAGILE…
COLLECTION BRÈVE HISTOIRE
Les Châteaux Forts en France
La Guerre de Cent Ans
Le Parchemin et l’Enluminure
Les Châteaux - Renaissance et Classicisme en France
Les Ordres Religieux Militaires
COLLECTION À LIVRE OUVERT
La Chevalerie
L’Inquision
COLLECTION LA MÉMOIRE DES PIERRES
Château de Bonaguil
Château de Castelnaud
Le Mont de Domme
Cité de Sarlat
Château de Beynac
Cité de La Couvertoirade
Penne d’Agenais
Montségur
L’abbaye de Fontevraud
ALCUNE CHIESE E CATTEDRALI…
La mappa qui in basso non è un inventario completo delle chiese medievali
francesi (spesso numerose in ognuno degli oltre 37000 comuni). Sono indicate
solo alcune delle chiese più rappresentave dal punto di vista architeonico
(con l’eccezione dell’abbazia di Citeaux, di cui oggi restano solo edifici tardi,
menzionata solo per il suo ruolo storico, e della basilica di Saint-Marn a
Tours, grande chiesa di pellegrinaggio, di cui oggi restano solo una parte del
braccio seentrionale del transeo e delle tracce al suolo che indicano la
posizione delle basi dei pilastri della navata).
1.Jumièges. Rovine dell’abbazia: abbaziale di Saint-Pierre (inizio dell’XI sec.,
rimaneggiata in epoca goca) e abbaziale di Notre-Dame (XI sec.).
2.Reims. Caedrale di Notre-Dame. Abbaziale di Saint-Remi (XI-XII sec.). Abbaziale
di Saint-Nicaise (XIII sec.).
3.Metz. Caedrale di Saint-Éenne (XIII-XVI sec., numerose vetrate del XIV
sec.). Chiesa di Saint-Pierre-aux-Nonnains, anco edificio civile trasformato in
luogo di culto. Recinto del coro carolingio esposto al museo della cià.
4.Soissons. Caedrale goca di Saint-Gervais et Saint-Protais (XII e XIII sec.).
Cripta carolingia della chiesa di Saint-Médard.
5.Caen. Le abbaziali romaniche de la Trinité e di Saint-Éenne, caraerische
dello sle anglo-normanno, con volte costolonate già dal XII secolo; facciate
armoniche (v. pag. 21).
6.Strasburgo. Caedrale di N.-D. (cripta dell’XI sec., chiesa tra il XII e il XV
sec.), con la guglia più alta di Francia (142 m.). Disegni su pergamena degli
alza della caedrale al museo dell’Opera di Notre-Dame.
7.Digione. Cripta della Rotonda dell’abbaziale di Saint-Bénigne (XI sec.). Chiesa
parrocchiale di Notre-Dame (inizio del XIII sec.).
8.Nevers. Priorale di Saint-Éenne (v. pp.16 & 17). Caedrale di Saint-Cyr-et-
Sainte-Julie (trasformata dal X al XVI sec., due absidi).
9.Poiers. Caedrale di N.-D.-La-Grande (fine del XII sec., facciata del XIII
sec.). Chiesa di Saint-Hilaire-le-Grand (XI-XII sec.). Bastero (VII sec.). Ipogeo
delle Dune (VII sec.).
10.Saint-Savin-sur-Gartempe. Affreschi (XII sec.) v. p.34.
11.Cluny. Abbazia madre dell’ordine cluniacense. Della più grande chiesa
romanica d’Occidente, distrua nel 1798, rimane il braccio meridionale del
grande transeo.
12.Clermont-Ferrand. Caedrale goca di Notre-Dame, in pietra lavica nera
(la facciata è stata terminata nel XIX sec., secondo un disegno di Viollet-le-
Duc), disegni preparatori incisi sulle terrazze del deambulatorio. Chiesa di
Notre-Dame-du-Port, modello esemplare del romanico di Alvernia.
13.Vienne. Caedrale di Saint-Maurice (XII-XVI sec., facciata in goco fiammeggiante).
Chiesa di Saint-Pierre, basilica del V sec., restaurata in epoca
romanica e nel XIX sec.
14.Conques. Abbaziale di Sainte-Foy, una delle grandi chiese di pellegrinaggio
romaniche (mpano del Giudizio Finale, ove sono ancora visibili res di piura).
Il tesoro della chiesa è uno dei pochi giun a noi quasi inta.
15.Cahors. Caedrale di Saint-Éenne (XII sec.). La navata, con volta a fila di
cupole (v. pag.15), raggiunge i 20 m. di ampiezza.
16.Moissac. Primo chiostro in pietra, capitelli istoria (intorno al 1100). Torreporco
sul portale scolpito.
17.Albi. Caedrale di Sainte-Cécile, modello esemplare delle chiese a navata
unica del “goco meridionale” (fine del XIII sec.), jubé (XV sec.). Palazzo episcopale
della Berbie, torre di Sainte-Catherine (fine del XIII sec.).
18.Tolosa. Collegiata di Saint-Sernin, grande chiesa di pellegrinaggio (seconda
metà dell’XI sec.). Caedrale di Saint-Éenne, navata unica con volta costolonata
(prima metà del XIII sec.). Les Jacobins (inizio del XIII sec. – metà del XIV
sec.), chiesa a navata doppia, con le nervature del pilastro del coro a formare
un “palmizio”.
Altre chiese sono menzionate a pagina 3.
Chiesa
Più chiese o edifici religiosi
Cripta
Bastero
Vicino a Mont-Saint-Michel, CATHÉDRALOSCOPE: a Dol-de-Bretagne, centro internazionale
per la scoperta delle caedrali (Storia, tecnica, architeura, simbologia, vetrate etc.)
In coperna: caedrale di N.-D. di Reims
(immagine virtuale), v. pp. 19 & 20