Portfolio 2
Portfolio 2, il catalogo Nel 2022, in occasione del 50° anniversario della Cassa Centrale Raiffeisen dell'Alto Adige e dopo dodici anni di attività collezionistica di opere d'arte locale contemporanea, era giunto il tempo di stilare un secondo bilancio del lavoro svolto attraverso il catalogo PORTFOLIO 2, permettendo a tutti di dare uno sguardo alle acquisizioni dal 2016 al 2022.
Portfolio 2, il catalogo
Nel 2022, in occasione del 50° anniversario della Cassa Centrale Raiffeisen dell'Alto Adige e dopo dodici anni di attività collezionistica di opere d'arte locale contemporanea, era giunto il tempo di stilare un secondo bilancio del lavoro svolto attraverso il catalogo PORTFOLIO 2, permettendo a tutti di dare uno sguardo alle acquisizioni dal 2016 al 2022.
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Lois Anvidalfarei nimmt mit seinem skulpturalen Schaffen eine wesentliche Position unter den
gegenwärtigen Bildhauern ein. Seine Skulpturen zeigen eine Auseinandersetzung mit dem
menschlichen Körper, der in den Facetten seiner Darstellbarkeit Wesentliches erfasst und zugleich
eine klare Stellung bezieht, um damit eine Aussage über den Menschen zu treffen.
Nach Abschluss seines Studiums an der Akademie der bildenden Künste in Wien 1989 kehrte
Anvidalfarei an den von den Eltern ererbten Bauernhof in Abtei zurück, wo er seither als
freischaffender Bildhauer lebt. Dort entstehen auch seine zumeist lebensgroßen Figuren, in
denen der Künstler Fragen des Seins und der menschlichen Existenz, aber auch der religiösen
Erfahrung oftmals ungeschönt und direkt zum Ausdruck bringt.
Dejir von 2020 gehört mit zur Reihe jener Skulpturen, in denen Anvidalfarei liegende Köpfe mit
oder ohne Hände gestaltet. Es handelt sich dabei vorwiegend um männliche Köpfe wie Bruno
III (2004), Gustav (2006), Bruno mit Hand (2012), Selbdritt (2018), Kopf (Gustl) (2019) oder Kopf
(Bruno) (2019). Nur selten modelliert er Frauenköpfe, etwa Arianne (2008), Renate (2012) oder
Arianne (2013). Während dem Künstler Erstere oftmals auch als Ausgang für vordergründige
Inhalte dienen (Metanoia, 2006–2007, Das Entsetzen, 2008, Mediterraneo, 2017), nähert er sich
Letzteren mit viel Liebe und Empathie. Es scheinen Köpfe von Schlafenden und Träumenden
zu sein, deren Hände, wie aus einem Off kommend, zärtlich die Wangen berühren. „Mich hat
diese Skulptur gefesselt, unglaublich dieser Hals, die Schulter, diese Hände, diese Berührung,
der Kopf nach unten. […] Immer fließen viele Lebensmomente in die Arbeiten ein, ich überlasse
es aber dem Betrachter, ihnen nachzuspüren“, schreibt der Künstler über diese Arbeit,
deren Titel (= Sehnsucht) „beim Arbeiten entstanden“ ist.
Grazie alle sue opere scultoree, Lois Anvidalfarei ha conquistato una posizione di spicco tra gli
scultori contemporanei. Le sue sculture rappresentano un confronto con il corpo umano che,
nelle sfaccettature della sua rappresentabilità, cattura l’essenziale e, nel contempo, assume
una posizione chiara, lanciando così un messaggio sull’essere umano.
Dopo aver completato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna nel 1989, Lois Anvidalfarei
ritorna al maso ereditato dai genitori a Badia, dove da allora vive come scultore
freelance. È qui che prendono forma le sue figure per lo più a grandezza naturale, con le quali
l’artista dà voce, spesso in maniera cruda e diretta, alle questioni dell’essere e dell’esistenza
umana, ma anche dell’esperienza religiosa.
L’opera Dejir del 2020 appartiene alla serie di sculture in cui Lois Anvidalfarei rappresenta
delle teste sdraiate, con o senza mani. Si tratta principalmente di teste maschili come Bruno III
(2004), Gustav (2006), Bruno mit Hand (2012), Selbdritt (2018), Kopf (Gustl) (2019) o Kopf (Bruno)
(2019). Raramente l’artista modella delle teste femminili, come ad esempio Arianne (2008),
Renate (2012) o Arianne (2013). Mentre delle teste maschili l’artista si serve spesso anche per
veicolare dei contenuti evidenti (Metanoia, 2006-2007, Das Entsetzen, 2008, Mediterraneo,
2017), alle teste femminili si avvicina con molto amore ed empatia. Queste opere appaiono
come teste di persone che dormono e sognano, le cui mani, che sembrano provenire da un
luogo fuori campo, sfiorano delicatamente le guance. “Questa scultura mi ha rapito, il collo,
la spalla, le mani, il tocco sfiorato, la testa verso il basso hanno un che di incredibile. […] Nelle
opere confluiscono sempre molti momenti di vita, ma lascio che sia l’osservatore a indagare
sul significato che gli attribuisce”, scrive l’artista su questo lavoro, il cui titolo Sehnsucht (desiderio)
“è nato durante la creazione dell’opera”. Günther Dankl
Lois Anvidalfarei
Dejir (2020)
Bronze / bronzo
50 x 54 x 54 cm
Auflage / tiratura: 4/5