MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #11

La rivista degli architetti,
designer e ingegneri
del Politecnico di Milano
11

EDITORIALE 5
Buona lettura
di Federico Colombo
Direttore Alumni
Politecnico di Milano
NEL MOMENTO IN CUI LEGGERETE queste
pagine, alcune delle informazioni
che vi abbiamo riportato saranno
già obsolete. Il mondo cambia molto
velocemente e la community politecnica
non fa eccezione: i ritmi di
una rivista sono, per forza di cose,
un po’ in ritardo su quelli della vita,
ma anche su quelli in diretta dei
social (per fare un esempio) e del
web in generale. Noi crediamo in
entrambe le modalità e per questo
la redazione Alumni che presiedo
viaggia su binari che sono tutt’altro
che paralleli: dagli articoli in
questo numero, come vedrete dai
numerosi qr code, partono connessioni
con innumerevoli contenuti,
foto, video e pagine meno corporee
ma sempre aggiornate.
map arriva ogni 6 mesi, ma la
nostra redazione è al lavoro tutti i
giorni per raccontarvi il Politecnico
– gli Alumni, i docenti e gli studenti
– in tutte le sue numerose sfaccettature.
Se pensate che questo
racconto abbia un valore, vi invito
a contribuire al progetto con una
donazione. Nel 2022 sono stati 1300
i sostenitori che hanno permesso a
tutti i 200 mila Alumni di continuare
a leggere ogni giorno una nuova
storia dal vostro Poli: li ringrazio
tutti di cuore.
Buona lettura e arrivederci al 2023.
FEDERICO COLOMBO
Direttore Esecutivo Alumni
Politecnico di Milano
Dirigente Area Ricerca,
Innovazione e Corporate Relations

4 COLOPHON INDICE 5
La rivista degli architetti,
designer e ingegneri
del Politecnico di Milano
Direttore
Federico Colombo
Direttore Esecutivo Alumni
Dirigente Area Ricerca,
Innovazione e Corporate Relations
Politecnico di Milano
COMITATO EDITORIALE
Alessio Candido
Operations Planning,
Brand Identity Alumni Politecnico
di Milano
Sara Gennari
Executive Assistant &
Administrative Services Alumni
Politecnico di Milano
Valentina Ottoboni
Digital Communication & Social
Media Alumni Politecnico di Milano
Luca Lorenzo Pagani
Community Development
Alumni Politecnico di Milano
Irene Zreick
Coordinamento editoriale Alumni
Politecnico di Milano
Caporedattore
Valerio Millefoglie
Correzione bozze
Michelle Martinet
Piazza Leonardo da Vinci, 32
20133, Milano
T. +39.02 2399 3941
alumni@polimi.it
www.alumni.polimi.it
PIVA 11797980155
CF 80108350150
Pubblicazione semestrale
Numero 11 – Inverno 2022
Registrazione presso il Tribunale
di Milano n°89 del 21 febbraio
2017
Stampa
AGF S.p.A.
Via del Tecchione, 36-36A
20098 – Sesto Ulteriano
San Giuliano Milanese (Mi)
www.agfsolutions.it
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Care Alumnae e cari Alumni
Dal rettorato
L’ultimo editoriale per MAP
nelle vesti di Rettore...
Record di occupazione per i laureati
del Politecnico di Milano
Didattica
Training on the Job, ovvero:
la scienza imperfetta che si impara sul campo
I Data Analytics che fanno bene agli studenti
Gli studenti del Poli non si stancano
mai di studiare
25 PoliMi Sailing Team: come staccarsi
da terra e prendere il volo
Physis PEB: il catamarano ibrido a batteria,
pannelli solari, idrogeno. E sogni
Skyward: una lezione per chi vuole lanciarsi
a 3000 metri d’altezza
36 Cronaca di un lancio
37
51
Ricerca
Un anno nei laboratori del Poli
Responsabilità sociale
64
65
66
67
68
74
80
84
87
88
94
97
Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile
Partenariato esteso 3A-ITALY
Trattenere i giovani che innovano il tessuto
produttivo italiano
Nel mondo
«Nel 2014, il primo mondiale.
Indimenticabile: arrivammo penultimi»
L’Autodromo di Monza: cento anni di storia,
tutti di corsa
Project Safe Refuge: sentirsi a casa altrove
Un anno di Alumni e progetti politecnici
premiati nel mondo
Campus life
La prima PolimiRide non si scorda mai
La voce degli studenti: i rappresentanti
My Turn: un podcast per ascoltarsi
Progetto grafico
Paper Paper
(Giovanni Cavalleri,
Cecilia Bianchini)
Editore e Proprietario
AlumniPolimi Association
Politecnico di Milano
Presidente
Prof. Enrico Zio
Delegato del Rettore per gli Alumni
Delegato del Rettore
per il Fundraising Individuale
52
54
56
59
60
62
10 milioni di volte grazie dagli studenti
e dai ricercatori del Politecnico di Milano
Il Politecnico punta sulle future ingegnere
Alumni e studenti: il Circle perfetto
Ateneo, imprese, territorio
PNRR: cosa dice su università,
ricerca e innovazione?
Pensare l’Italia dopo il 2026

6 EDITORIALE
Care Alumnae
e cari Alumni
di Enrico Zio
Presidente Alumni Politecnico di Milano,
Delegato del Rettore per gli Alumni
SONO UN PRIVILEGIATO. Il mio privilegio
da docente è quello di avere
l’opportunità di incontrare tante
e tanti giovani, di imparare le loro
prospettive e respirare la loro gran
voglia di fare.
Anche nella mia funzione istituzionale
di Delegato del Rettore
e Presidente Alumni ho un grande
privilegio: di entrare in contatto e
venire a conoscenza di esperienze di
grande valore, quelle degli Alumni,
potendo constatare anche in questo
caso come l’attitudine al fare,
coltivata sugli sgabelli del nostro
Ateneo, continui a contribuire in
modo determinante allo sviluppo
della nostra società, indirizzandola
su binari innovativi per il benessere
di tutti.
Insomma, sono proprio orgoglioso
di vedere come i frutti del nostro
lavoro politecnico producano un
impatto positivo sul mondo per la
crescita felice (che parolone!) di tutti
e un pianeta più sostenibile (altro
parolone!). Tutto questo facendo
semplicemente il proprio lavoro.
Già, il nostro lavoro guidato dalla
cultura politecnica del progetto: la
cultura di fare le cose e farle bene,
analizzandole con occhio critico ma
atteggiamento propositivo per dare
concretezza; questa cultura politecnica
che contraddistingue la nostra
comunità e che ci porta a rimettere
in discussione quello che facciamo,
per migliorarlo.
È con questa sensibilità che leggo
anche questo numero nuovo di map,
riconoscendo la cultura politecnica
nelle riflessioni strutturali a riguardo
del pnrr, nel lavoro di progettazione
di carrozzine paraolimpiche,
nelle iniziative di continuo miglioramento
dell’offerta didattica ai nostri
studenti, un’offerta proattiva per le
nuove frontiere del sapere e reattiva
ai cambiamenti tecnologici e sociali,
con l’impegno quotidiano degli studenti
e delle loro rappresentanze.
« Arrileggerci » nel 2023.
ENRICO ZIO
DAL RETTORATO 7 7
Dalla voce del Rettore e della sua squadra, queste istantanee del Politecnico
di Milano raccontano il presente, il futuro e le strategie dell’Ateneo
7–16
Dal
Rettorato

8 EDITORIALE
EDITORIALE 9
L’ultimo editoriale
per MAP
nelle vesti di Rettore…
di Ferruccio Resta
Rettore del Politecnico di Milano
DESIGN POLIMI
L’ULTIMO EDITORIALE PER MAP nelle vesti di Rettore… un
saluto che, confesso, porta con sé tanti ricordi. Ripenso
all’emozione che ho provato il giorno dell’elezione, in
quel freddo novembre del 2016. La stessa che mi ha accompagnato
due mesi più tardi quando è iniziata ufficialmente
questa « avventura ». Una delle più belle della mia
vita! Sei anni trascorsi con persone eccezionali, dentro e
fuori dall’Ateneo. Collaboratori, amici, complici.
Il mio viaggio alla guida del Politecnico ha mosso i primi
passi nei laboratori. Un percorso iniziato dai ricercatori,
che ho voluto incontrare per primi in una serie di appuntamenti
mattutini. «Colazione in Laboratorio», così
li abbiamo chiamati. Sveglia presto e tante chiacchierate.
Tra un caffè e l’altro, ho visitato tutte le strutture di ricerca
dell’Ateneo. Ho ascoltato con attenzione tante voci,
compreso le loro esigenze, condiviso i loro obiettivi: nella
ricerca sta la nostra anima.
Di questi sei anni ricorderò poi la responsabilità avvertita
nei confronti dei tanti ragazzi e delle tante ragazze
del nostro Ateneo, ancora più forte in tempi di pandemia.
La loro formazione e la loro crescita rimane la mia prima
preoccupazione. Insieme abbiamo attraversato momenti
bui e li abbiamo superati. Insieme abbiamo risposto al
virus riportando la presenza al centro delle nostre azioni
non appena possibile, consci che l’università sia, prima
di ogni altra cosa, un’esperienza di vita da condividere.
Tutto l’esatto contrario del distanziamento.
Non dimenticherò decisioni difficili, prese in fretta e
furia, dettate dall’emergenza: quella di chiudere le porte
del Poli, mai successo prima nella storia del nostro Ateneo
(neppure in tempi di guerra). E poi l’esperienza della dad:
in due settimane lezioni ed esami online, in una corsa
contro il tempo. E ancora l’organizzazione del piano vaccinale
e la decisione, per alcuni azzardata, ma necessaria,
di riportare gli esami in presenza già a giugno del 2021…
Nell’emergenza, ho affrontato la nomina a Presidente
della crui: leggendo, a distanza di poche ore, in treno
nella tratta Roma-Milano, le tragiche notizie che arrivavano
da Wuhan. Per me un vero e proprio battesimo del
fuoco. Oggi, dopo tre anni vissuti in bilico, ammetto di
essere fiero di come ha reagito il sistema universitario
alla pandemia. Ha dimostrato di essere l’ossatura del
Paese. Ha contribuito alla tenuta sociale al pari di altri
settori dell’economia e della società civile. Una potente
infrastruttura culturale. Una rete solida distribuita da
Nord a Sud.
E visto che siamo in tema di decisioni « audaci », lasciatemi
tornare al nostro Ateneo ricordando alcune sfide:
dall’acquisto del Campus di Design alla nascita del Fondo
di Venture Capital Poli360, alla risposta ai bandi del
pnrr (di cui si parlerà più approfonditamente in questo
numero); dal piano di potenziamento del personale docente
e di quello tecnico-amministrativo, all’aumento dei
dottorati di ricerca e dei fondi per il diritto allo studio,
alla crescita della mobilità internazionale, nonostante
un contesto poco favorevole.
Mantenere la barra dritta infatti non è stato facile,
ma possibile grazie a una visione chiara e condivisa

10 EDITORIALE EDITORIALE 11
MATTEO BERGAMINI
di dove volessimo arrivare. La missione tracciata nel
Piano Strategico ha indicato la rotta, quella di una «European
Leading University», con uno sguardo aperto
al confronto internazionale, capace di interpretare il
cambiamento.
Per questo, da Polimi 2040 al Centro di Technology Foresight,
ci siamo dotati di chiavi di lettura a lungo raggio.
Per la stessa ragione, abbiamo lavorato, gomito a gomito,
con le migliori università tecniche in Europa attraverso
Idea League. Riuscite a immaginarmi nelle vesti di Presidente
di un club che mette allo stesso tavolo il Politecnico
di Milano, eth, rwth Aachen, Delft e Chalmers? Un’altra
di quelle prove che lasciano il segno.
Allo stesso tempo, abbiamo voluto essere coraggiosi,
tentando di accorciare la distanza tra materie tecniche
e sapere umanistico. Ringrazio i Rettori di Bocconi, Humanitas
e Statale, con me sostenitori delle nuove lauree
magistrali. Percorsi di studio che uniscono l’ingegneria
alla medicina, al cibo, alla biologia, all’ambiente, alla
sostenibilità. Che affrontano alcuni dei temi chiave dei
nostri tempi.
Voglio quindi lasciarvi con un’immagine nuova degli
spazi in cui avete trascorso anni di studio e aprire l’obiettivo
sul Centro sportivo Giurati rimesso completamente
a nuovo, sulle aree verdi restituite al Campus Leonardo,
sulla Collina degli studenti in Bovisa, sul nuovo Campus
di Architettura nato proprio dall’idea di un Alumnus: il
maestro e senatore a vita Renzo Piano.
Come lui stesso mi ha ricordato in più occasioni, il
compito di chi gestisce la cosa pubblica è quello di migliorarla.
« Giuro di restituire Atene migliore di come me
l’avete consegnata ». Questo è stato il mio impegno, portato
avanti con l’aiuto di tutti voi. Il vostro sostegno è stato
prezioso. I vostri suggerimenti sono stati di grande stimolo.
Le vostre critiche hanno fatto crescere il Politecnico.
« Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un
progresso, lavorare insieme un successo » (Henry Ford).
E voi, cari Alumni, per me e per la comunità politecnica,
ci siete sempre stati.
Grazie di cuore.
FERRUCCIO RESTA

DAL RETTORATO 13
Il 98% lavora già a un anno dal titolo e il 99% a cinque anni:
ecco i risultati dell’indagine occupazionale pubblicata dall’Ateneo
Record
di occupazione
per i laureati
del Politecnico
di Milano

14 DAL RETTORATO DAL RETTORATO 15
NON SI FERMA IL TREND DI CRESCITA occupazionale
dei laureati del Politecnico di Milano. Sale di 2
punti la percentuale di occupazione dei laureati
magistrali italiani, il 98% lavora infatti già a
un anno dal titolo, quasi totale l’occupazione
degli ingegneri (che passano dal 98 al 99%), ma
anche degli architetti e dei designer (rispettivamente
dal 93 al 97% i primi; dall’88 al 94% i secondi)
e si confermano al 99% gli occupati a 5 anni.
99% 99%
Ingegneri occupati a 1 anno
dalla laurea
+1% rispetto all’anno precedente
Architetti occupati a 1 anno
dalla laurea
+4% rispetto all’anno precedente
94%
Designer occupati a 1 anno
dalla laurea
+6% rispetto all’anno precedente
UN’ALTRA BUONA NOTIZIA per i nostri
Alumni è che, nonostante in Italia gli
stipendi rimangano sostanzialmente
invariati, un laureato magistrale del
Politecnico di Milano vede crescere il
proprio stipendio a cinque anni dalla
laurea fino a un valore medio di 2187
euro con un incremento, rispetto alla
retribuzione da neolaureato, di circa
700 euro netti al mese in busta paga,
una crescita che va di pari passo con
la carriera professionale e l’assunzione
di ruoli di responsabilità.
Balzo in avanti nel mondo lavorativo
(+7%) per i laureati magistrali
stranieri formati nelle aule del Politecnico,
passati dall’82 all’89% a un
anno dalla laurea, percentuale che
sale al 95% dopo cinque anni. Si ritengono
soddisfatti dell’Ateneo e del
titolo di studio perché coerente con
il lavoro svolto, ma meno del 50%
resta a lavorare nel nostro Paese.
In crescita (+5%) anche l’occupazione
dei laureati triennali, il 92% di
loro è occupato a un anno dal titolo,
nonostante una leggera flessione
in termini di compensi, indice che
l’investimento in formazione tendenzialmente
ripaga.
Il 90% dopo 5 anni è occupato nel settore privato
e il 54% lavora in una pmi. Anche se sono in crescita
i contratti con le grandi multinazionali, il principale
mercato di sbocco resta l’Italia (83%).
Occupati
97% 90%
1572
26%
sul totale
dei laureati
triennali
L’INDAGINE
OCCUPAZIONALE
Il Politecnico di Milano conduce
ogni anno un’indagine occupazionale
sui neo-Alumni, ricontattandoli
a partire dai 12 mesi
dal conseguimento del titolo, per
verificare direttamente con loro
l’efficacia dei percorsi formativi
nel mondo del lavoro. L’ultima
indagine disponibile, pubblicata
nel 2022, ha coinvolto i laureati
del 2020 considerati alla fine del
loro percorso accademico:
Laureati triennali
che hanno deciso
di non proseguire
gli studi nel 2020
4465
Laureati magistrali
italiani
1690
Laureati magistrali
stranieri
« Occupazione record per i nostri
laureati. È questo il merito di una
formazione al passo con le aspettative
del settore privato, principale
bacino d’utenza per i nostri neolaureati,
così come del settore pubblico,
dove si concentreranno gli
sforzi maggiori nei prossimi anni
per l’attuazione del Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza, – commenta
Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico
di Milano. I dati raccolti riconfermano
inoltre, in controtendenza
rispetto alla situazione nazionale,
quella che è una delle caratteristiche
del Politecnico di Milano: la coerenza
tra il titolo di studio conseguito
dai nostri laureati e l’impiego assunto.
Ultimo, ma non meno importante,
è il dato che riguarda gli studenti
stranieri. Formati nelle nostre aule,
solo la metà di loro lavora in Italia.
Una rotta che sarebbe opportuno
invertire, contribuendo così ad accrescere
il potenziale di innovazione
dei nostri territori e la definizione
di politiche attive di lungo corso ».
Scopri di più
Ha un contratto a tempo
indeterminato
91%
Svolge un lavoro coerente
con il proprio titolo di studio

DAL RETTORATO 17 17
Come si studia oggi? Docenti e studenti raccontano tutta l’innovazione
nella didattica politecnica, i nuovi corsi di laurea, i metodi di insegnamento,
le aule interattive, l’affiancamento delle aziende e le best practices
che accompagnano le solide competenze tradizionalmente trasmesse
dal Politecnico di Milano
17–36
Didattica

19 DIDATTICA
Alla fine della triennale, gli studenti di Gestionale fanno
un’esperienza pratica in azienda guidati da Alumni esperti,
per un passaggio di testimone politecnico
Training on the Job, ovvero:
la scienza imperfetta
MOLTI STUDENTI DI INGEGNERIA DEL POLI sono chiamati a
fare un tirocinio alla fine della triennale, ma negli ultimi
due anni il corso di studi in Ingegneria Gestionale del
Politecnico di Milano ha messo a punto un’iniziativa
ancora più efficace per accompagnarli alla conoscenza
del mondo aziendale attraverso lo sviluppo di un
project work. La particolarità del « Training on the Job »,
infatti, a differenza del normale stage curricolare, è il
coinvolgimento diretto e sostanziale degli Alumni. Il
programma prevede per ogni studente l’assegnazione
di mentor/tutor scelti tra Alumni e Alumnae con esperienza,
che dedicano ai ragazzi incontri periodici online
e in azienda e forniscono feedback intermedio e finale
sulle attività svolte.
L’obiettivo è quello di offrire agli studenti la possi-
«S’imparano cose diverse», rispondono gli studenti
DIDATTICA 20
bilità di confrontarsi concretamente e direttamente
con progetti che nascano da realtà aziendali: sporcarsi
le mani, applicare in contesti reali i modelli e le metodologie
appresi in aula. Un modo per riflettere sul
proprio percorso di studi, affrontandolo da una prospettiva
diversa e parlandone con esperti professionisti:
gli Alumni.
Gli studenti vengono inseriti in un team dedicato e
lavorano a un caso reale. Nella maggior parte dei casi,
non si tratta di un momento di passaggio al mondo
del lavoro: la maggioranza degli studenti, dopo la laurea
triennale, sceglie di continuare con la specialistica.
Perché, allora, fermare gli studi per diversi mesi per
« andare a lavorare »? L’abbiamo chiesto ad alcuni dei
protagonisti di questa storia.
che si impara sul campo
DARIA TORTORA
Studentessa al terzo anno di Ingegneria
Gestionale. Training on the Job in Europ
Assistance.
«MI HA PERMESSO di capire come
funziona il mondo del lavoro, molto
distante da quello a cui siamo abituati
con l’università », commenta
Daria Tortora. Ha fatto il Training
presso Europ Assistance, sotto la
supervisione del ceo Carsenzuola
e dell’ing. Ezgi Dogan, Alumna
MSc Ingegneria Gestionale. « L’obiettivo
del mio progetto è stato
quello di identificare segmenti di
clientela distinti, in modo da poter
applicare strategie commerciali
personalizzate per ciascun gruppo.
A partire dai dati disponibili presenti
nel database aziendale, abbiamo
progettato e realizzato un
modello di analisi e segmentazione
della clientela con analisi rfm
(che sta per Recency, Frequency e
Monetary). Abbiamo quindi costruito
il modello e interpretato i risultati
ottenuti identificando possibili azioni
da intraprendere per le diverse
tipologie di clienti identificate, con
un approccio innovativo che, da una
parte, ci ha fornito una panoramica
significativa, il più informativa e sintetica
possibile, del bacino clienti,
permettendo di migliorare la conoscenza
della clientela dell’azienda e
le loro caratteristiche. Dall’altra, una
volta integrate queste informazioni
con i risultati della segmentazione
rfm, ci ha permesso di affinare e
migliorare i servizi di personalizzazione
da sviluppare per ogni gruppo
individuato. L’esperienza ha superato
di gran lunga le mie aspettative.
Il team e il lavoro affidatimi mi
hanno permesso di applicare in un
contesto reale le conoscenze acquisite
durante gli studi universitari. Le
competenze teoriche non bastano
se non si è in grado di applicarle:
l’esperienza lavorativa è invece determinante
per capire come queste
tecniche debbano e possano essere
applicate per dare valore e aiutare
un’organizzazione. Nel mio caso in
particolare ho visto applicati tutti i
concetti imparati durante il corso
Business Data Analytics svoltosi l’ultimo
semestre. Come prima esperienza
lavorativa della mia carriera,
a livello personale, è stata di enorme
valore. Ho avuto la possibilità
di lavorare con persone super competenti
e disponibili a darmi una
mano o un consiglio e che mi hanno
accolto con entusiasmo e interesse
per il mio lavoro. Ho capito inoltre
come lavorare in un ambiente motivante
sia determinante per il raggiungimento
dei risultati. Ho visto il
mio team lavorare con passione ed
entusiasmo rendendo il mio lavoro
coinvolgente, stimolante e proficuo.
Soprattutto con la vittoria al concorso
aziendale World Care League,
un concorso di idee organizzato da
Europ Assistance, ho avuto la soddisfazione
di vedermi riconosciuto
l’impegno messo e di raggiungere
risultati che hanno valore non solo
per me ma per l’azienda. Ti rendi
conto che con lavoro e impegno non
solo puoi raggiungere i tuoi risultati
ma i tuoi obiettivi sono condivisi e
il tuo contributo diventa rilevante
per tutti coloro che lavorano con te ».

21 DIDATTICA
DIDATTICA 22
RICCARDO BERTELLI
Appena laureato alla triennale
di Ingegneria Gestionale. Training
on the Job in Europ Assistance.
ANCHE RICCARDO BERTELLI è stato seguito
da Carsenzuola e dal suo team
in Europ Assistance, in particolare
dall’ing. Cecilia Perri. « In azienda
mi sono subito trovato a mio agio
nel team in cui sono stato inserito,
il Project Management Office.
Il Training on the Job è durato da
metà marzo fino a fine maggio, ho
dedicato molto tempo per cercare
di portare a termine il mio progetto
nei tempi stabiliti per riuscire a laurearmi
a luglio 2022, – commenta
Riccardo. – Il mio progetto era diviso
su due obiettivi: il primo verteva
sull’analisi di come il team di pmo
gestisce oggi il portafoglio progetti
e il mio scopo era quello di cercare
di introdurre un tool che potesse
sostituire e migliorare la gestione
odierna. Il secondo obiettivo, che
è stato più un approfondimento,
consisteva nel cercare di introdurre
nella fase di set-up iniziale di ogni
progetto un indicatore che analizzasse
la soddisfazione dei clienti finali.
Da questa esperienza mi aspettavo
di crescere personalmente e di
capire quali sono i ritmi lavorativi.
E così è stato. Ho imparato molto
sulle dinamiche lavorative, su quanto
il mondo lavorativo sia diverso
dalla nostra routine universitaria e
quanto la soft skill della flessibilità
sia fondamentale per affrontare i
problemi di ogni giorno. Per la magistrale
avevo già in mente di proseguire
al Poli in Gestionale, il Training
mi ha fatto capire meglio quali
potranno essere i rami di specializzazione
da seguire. Questo grazie a
una sessione di feedback con l’intero
team di pmo e successivamente anche
con il ceo Carsenzuola personalmente,
durante la quale mi sono
state date delle dritte che spero possano
tornare molto utili nella vita.
Per svolgere al meglio il Training
non sono stati fondamentali i singoli
corsi svolti nella triennale, ma
è stata molto utile la metodologia
che ho portato dal Poli. Ovvero un
modo di pensare e ragionare molto
strutturato e critico che mi ha permesso
di affrontare al meglio questa
esperienza ».
NICOLÒ GUGLIELMETTI
Studente al terzo anno di Ingegneria
Gestionale. Training on the Job in Tenova.
NICOLÒ GUGLIELMETTI è stato seguito
dall’ing. Roberto Pancaldi, ad
di Tenova (Alumnus Ingegneria
Meccanica), dall’ing. Enrico Malfa,
r&d director (Alumnus Ingegneria
Aeronutica) e dall’ing. Marta Guzzon,
Senior Scientist per l’Economia
circolare (Alumna PhD). Nicolò si
è occupato di metodologie e strumenti
di valutazione degli impatti
ambientali del ciclo di produzione
dell’acciaio, con l’analisi di possibili
scenari di evoluzione tecnologica
anche dal punto di vista economico.
« Il mentoring è partito a dicembre
2021 ed è terminato nel giugno 2022
– commenta, – in modalità ibrida,
parzialmente in presenza e parzialmente
a distanza. Nel periodo più
intenso del mentoring (da febbraio
a maggio) mi sono recato in azienda
una volta a settimana per circa 8
ore a cui va aggiunto il lavoro a casa
quantificabile in circa un paio d’ore
la settimana. L’esperienza è andata
oltre le mie aspettative. Personalmente
le due principali speranze
erano di essere seguito da parte
dell’azienda, non abbandonato a
me stesso, e di trattare argomenti
magari non trattati in precedenti
corsi accademici così da arricchire
il mio bagaglio culturale. Entrambe
le speranze sono state soddisfatte:
sono stato ampiamente seguito e ho
acquisito conoscenze su argomenti
come ets, lca, conteggio della co₂,
produzione dell’acciaio che non
avevo mai trattato in corsi accademici
se non in maniera marginale.
Grazie al mentoring sto pensando
di proseguire con la specialistica in
Circular Economy ».
GABRIELLA CAPUTI
Studentessa al primo anno di magistrale
in Management Engineering. Training on
the Job in Tenova.
PANCALDI E MALFA, insieme all’Alumnus
Ingegneria Chimica Mattia
Bissoli, r&d Specialist, hanno seguito
anche Gabriella Caputi: « Al
momento sono iscritta al corso di
laurea magistrale in Management
Engineering al Politecnico di Milano.
Come tesi per la triennale, ho
scritto una relazione sul Training
on the Job che ho svolto presso
Tenova SpA durante il secondo semestre
del terzo anno. Il titolo del
mio lavoro è La misurazione dell’innovazione
nella crescita industriale
e mi sono occupata di sviluppare
un sistema di misurazione della
performance per l’unità di Ricerca
e Sviluppo. Ho deciso di svolgere
il Training on the Job per avere un
primo contatto con il mondo del lavoro
e applicare ciò che ho studiato
in un contesto reale. Mi aspettavo
di essere trattata da studente e di
dover affiancare il mio responsabile
nelle proprie attività. Al contrario,
mi è stato affidato un progetto
nuovo in cui era mia responsabilità
decidere il modo in cui procedere,
secondo la mia esperienza e i miei
studi, naturalmente con il supporto
del mio responsabile. Ho trovato
un ambiente molto accogliente e
sono sempre stata trattata al pari
dei colleghi, con grande rispetto
verso i miei impegni e le mie necessità.
Questa esperienza mi ha insegnato
sicuramente come interagire
con i colleghi in un contesto lavorativo
e ad avere più fiducia nelle mie
competenze. Penso che, in generale,
un’esperienza lavorativa aiuti a
vedere il proprio percorso di studi
da una prospettiva diversa: ci si
confronta con qualcosa che è stato
appreso a livello teorico ma in una
forma nuova e non sempre “perfetta”
come quella raccontata sui libri.
Indubbiamente questa esperienza
mi ha motivata nel proseguire gli
studi per riuscire a comprendere
ancora meglio le varie dinamiche
del mondo lavorativo e mi ha guidata
nella scelta della specializzazione
perché mi ha permesso di capire
cosa trovo più stimolante e cosa,
invece, mi interessa meno ».
It takes a village…
Ogni studente ha avuto quindi un
mentore « ufficiale », ma di fatto è
stato seguito da un’intera squadra
di Alumni che gli hanno mostrato
i vari aspetti del lavoro. « Se ai miei
tempi ci fosse stata questa possibilità
l’avrei senza dubbio colta
al volo », commenta Carsenzuola:
« Arriva in un momento molto azzeccato:
i ragazzi hanno sufficiente
maturità intellettuale, ma sono
ancora in una fase di transizione,
in cui devono confermare le scelte
fatte fin lì oppure cambiare percorso.
Il confronto con il lavoro aiuta
molto in questo ».
ROBERTO PANCALDI
CEO Tenova SpA
Alumnus Ingegneria Meccanica
Ma il vantaggio non è riservato solo
ai trainee. Anzi, è un’opportunità anche
per le aziende che li ospitano,
come spiega Pancaldi: « Ho accolto
l’iniziativa con favore in ottica di
give-back al Politecnico di Milano, a
cui devo molto. Ma, facendolo, mi
sono reso conto che avere a disposizione
giovani brillanti, preparati,
non coinvolti nel nostro quotidiano,
ci permette anche di studiare aspetti
che nella routine d’azienda non riusciamo
ad affrontare per mancanza
di tempo ».
Un lavoro, quello di questi giovani
trainee, che lascia un segno a
lungo termine nelle aziende in cui
« si allenano ». È il caso di Gabriella,
per esempio, continua a raccontare
Pancaldi: « Per valutare i risultati
delle attività di ricerca e sviluppo
adoperavamo un set di kpi datato
e volevamo aggiornarlo. Gabriella
ha fatto un lavoro di ricerca bibliografica,
selezione e razionalizzazione
dei kpi più usati nel mondo,
poi insieme a lei abbiamo fatto la
selezione di quello che è diventato
per noi il nuovo set in uso. Nicolò
invece si è occupato di confrontare i
vari tool di valutazione dell’impatto
ambientale delle nostre tecnologie.
Ha confrontato 3 tool che calcolano
le emissioni di co₂ aiutandoci a capire
le differenze, i pro e i contro dei
vari approcci. È un tema molto attuale
per noi, perché siamo coinvolti
nella transizione energetica e nella
decarbonizzazione a tutti i livelli.
FABIO CARSENZUOLA
CEO Europ Assistance
Alumnus Ingegneria Informatica
Ciascuno di questi tool produce risultati
differenti e quindi conoscerli
a fondo è importante per prendere
decisioni strategiche ».
Anche Carsenzuola concorda
sull’impatto che il lavoro dei suoi
trainee ha avuto, anche a lungo termine,
sui processi aziendali: « abbiamo
inserito Daria in un team che si
occupa di customer experience, che è
elemento cardine in Europ Assistance,
come si può evincere anche dal
nostro pay-off: “You live We care”. In
particolare, Daria ha lavorato sugli
aspetti commerciali e marketing
della relazione con i nostri clienti.
Ha utilizzato strumenti di carattere
statistico e analitico, che sui banchi
di scuola vedeva applicati a tutt’altre
materie, per sviluppare uno
strumento in grado di valutare la
probabilità che un cliente possa decidere
di interrompere la relazione
con Europ Assistance, e soprattutto
comprenderne le ragioni e conseguentemente
definire delle concrete
azioni per rafforzare la relazione,
migliorando la customer experience
complessiva del cliente. Il suo progetto
ha anche vinto un concorso
di idee, il World Care League, che
teniamo internamente all’azienda
ogni anno, teso a sviluppare nuove
idee e finanziarne lo sviluppo. Daria
si è integrata così profondamente
nel team di lavoro che ha sviluppato
questa idea, da essere stata
selezionata come spokesperson del
progetto ».

23 DIDATTICA
Al Politecnico c’è un gruppo di ricerca che analizza i dati relativi alle carriere
degli studenti, con l’obiettivo di contrastare l’abbandono scolastico: perché
a volte anche il talento ha bisogno di una mano, per emergere
DIDATTICA 24
In meno di due anni, 800 ragazze e ragazzi hanno scelto di dare esami
aggiuntivi oltre a quelli previsti dal normale percorso di laurea magistrale. Per
diventare esperti di sviluppo sostenibile e progettare un mondo a loro misura
I Data Analytics che fanno
bene agli studenti
Gli studenti del Poli non
si stancano mai di studiare
IN TUTTI GLI ATENEI a livello internazionale
si sta sviluppando sempre
di più l’idea di sfruttare i dati, e la
loro analisi (Data Analytics) per cercare
di cogliere fenomeni complessi
anche all’interno della propria comunità,
in modo da mettere in atto
delle azioni per cercare di migliorare
il processo.
Al Politecnico se ne occupa un
gruppo di ricerca coordinato da
Anna Maria Paganoni, docente di
Statistica e Delegata del Rettore per
i Data Analytics. Una delle attività del
gruppo riguarda i Learning Analytics,
cioè la valutazione dei dati relativi
alla carriera degli studenti: « Uno dei
maggiori obiettivi su cui ci stiamo
concentrando in questi anni è quello
di capire quali siano i fattori che
influenzano la probabilità che uno
studente abbandoni gli studi durante
la laurea triennale: variabili sociali,
genere, livello isee, provenienza,
così come anche, importantissimo, il
numero di crediti acquisiti nel primo
semestre ». Queste informazioni aiutano
a individuare gli studenti che
rischiano di abbandonare gli studi
entro il primo anno e a progettare
le azioni per contrastare questo fenomeno.
« Io, per esempio, ho un corso
del terzo anno, con 200 e passa studenti
», commenta Paganoni, spiegandoci
che è impossibile, con questi
numeri, individuare per tempo
quali siano gli studenti che vanno
stimolati prima che abbandonino.
« Gli Analytics compensano l’impossibilità
del docente di agire studente
per studente: chi si trova in difficoltà,
oggi, riceve una comunicazione ad
hoc che lo informa della possibilità di
seguire percorsi di tutorato. I più apprezzati
sono i tutoraggi peer to peer,
dove sono gli studenti più maturi a
farsi carico dei compagni più giovani.
Poi vi sono corsi di tutoring sulle
materie di base (e.g. Chimica, Fisica,
Analisi, Statistica…) che gli studenti
possono seguire indipendentemente
dal corso che frequentano. Quello
che è importante trasmettere, non è
solo di dominio, ma anche il metodo
di studio. Serve a crescere e superare
la mentalità con cui si studia al liceo.
Abbiamo potuto misurare che questo
tipo di intervento fa aumentare il numero
di crediti che lo studente acquisisce,
e di conseguenza diminuisce
la probabilità di drop-out stimata ».
Ovviamente, una quota di abbandono
è inevitabile, e gli Alumni del
Poli raccontano spesso di come si
sentano dei « sopravvissuti » dopo
aver ripetuto Analisi ii o Scienza
delle Costruzioni un gran numero di
volte. L’idea di farcela con le proprie
forze è ben radicata nella community.
Oggi come ieri, i docenti del Poli
non fanno « sconti » sulla didattica,
come testimonia la preparazione dei
nostri laureati. Ma, con l’obiettivo di
trattenere i migliori talenti, il gruppo
di Data Analytics lavora affinché anche
gli studenti che all’inizio hanno
qualche difficoltà possano avere una
chance di mettersi alla prova. « Non
necessariamente il talento si trova
nei posti più ovvi: una persona che
ha delle difficoltà iniziali potrebbe
comunque rivelarsi un ottimo studente,
o un ottimo ricercatore. Il talento
è qualcosa che abbraccia la persona
nel suo insieme, un’attitudine
globale che non sempre può essere
misurata con un semplice voto ».
A sinistra
Anna Maria Paganoni, docente
di Statistica e Delegata del Rettore
per i Data Analytics
Sopra
Isabella Nova, Vicepreside della
Scuola di Ingegneria Industriale
e dell’Informazione
COME SE NON BASTASSE il normale
carico di studio, al Politecnico c’è
un programma di alta formazione
per gli studenti magistrali che
vogliono diventare esperti di temi
legati allo sviluppo sostenibile. Si
tratta del programma di Polimi
Ambassador: ce lo racconta la prof.
ssa Isabella Nova, Vicepreside della
Scuola di Ingegneria Industriale e
dell’Informazione e responsabile
del progetto Ambassador. « È legato
alla sperimentazione “Tecnologie
per le transizioni”, accordo trans-universitario
dei Politecnici di Bari,
Milano e Torino, Università di Bologna,
Napoli Federico ii, Padova,
Palermo e Roma La Sapienza. Va
nella direzione degli obiettivi di
sviluppo sostenibile della transizione
digitale ed energetica, che ha
aperto nuovi scenari e nuove sfide
e che si riflette sulla professione
tecnico-scientifica ». E quindi, prosegue
Nova, sulla didattica e sulle
università che hanno il compito di
formare queste nuove figure professionali.
Si tratta di figure con una solida
base scientifica e tecnologica,
ma aperte alle sfide geopolitiche,
integrate in un sistema complesso
e interdisciplinare, che sappiano
progettare pensando già alle nuove
emergenze e ai cambiamenti che
stiamo vivendo. Il Politecnico ha
quindi messo a disposizione degli
studenti che lo vogliano, in modo
del tutto inclusivo e senza limitazioni,
la possibilità di integrare i
propri studi con percorsi tematici:
« il punto centrale di un percorso
Ambassador è quello di acquisire
strumenti e metodi interdisciplinari
e un’attitudine a operare con una
visione più sistemica e in contesti
multisettoriali ».
Nel primo anno e mezzo di questa
sperimentazione (iniziata nello
scorso anno accademico), sono stati
circa 800 gli studenti che hanno deciso
di seguirla: 800 ragazze e ragazzi
che hanno investito il loro tempo
e le loro energie per seguire corsi
supplementari e costruire il proprio
piano di studi, ponendo particolare
attenzione a questi temi. « Si chiede
agli studenti uno sforzo in più: non
solo di acquisire i classici 120 crediti
necessari per la laurea magistrale,
ma di acquisirne un totale di 130,
di cui 30 devono essere legati a insegnamenti
relativi al tema di cui
si vuole diventare Ambassador, da
un elenco di quelli messi a disposizione
dall’Ateneo per quel tema e al
di fuori del proprio corso di laurea.
Sono stati anche attivati dei nuo-

25 DIDATTICA
DIDATTICA 26
A sinistra il Patio di Architettura
Nell’ultima edizione della SuMoth Challenge, la barca a vela Teti, ideata dal
team degli studenti del Poli, ha raggiunto il primo posto nella progettazione e il
secondo posto nella regata. Ci siamo fatti raccontare come hanno preso il volo
PoliMi Sailing Team:
come staccarsi da terra
e prendere il volo
vi insegnamenti ad hoc, ciascuno
con i contributi di almeno due docenti
che tipicamente appartengono
a dipartimenti diversi, sempre
nell’ottica di una maggiore interdisciplinarità
e pensati anche per un
pubblico misto: designer, architetti
e ingegneri insieme ».
Le prime esperienze pilota del
progetto sono la formazione di
professionalità ingegneristiche
qualificate ad affrontare i problemi
multidimensionali posti dalla
transizione ecologica (Green Technologies)
e dalla transizione digitale
delle infrastrutture (Smart Infrastructures),
temi che rivestono
grande rilevanza strategica anche
nella prospettiva della valorizzazione
nel contesto delle misure pnrr
per le competenze trasversali. E il
progetto è destinato a crescere. Da
questo settembre è stato aggiunto
un programma di Polimi Ambassador
in Inclusive Design, è in fase
di approvazione un nuovo percorso
che verrà attivato nel settembre
2023 sulle tecnologie per « Creative
Thinking », ed è stato aperto un dialogo
col Ministero per l’ufficializzazione
di questi percorsi a livello
nazionale.
« Sviluppare professionalità multidisciplinari
significa preparare le
nuove generazioni alle sfide del futuro,
caratterizzate da una complessità
crescente. Vanno in questa direzione
le iniziative del Politecnico di
FRANCO FORCI
Milano e del sistema universitario
rivolte a una formazione “orizzontale”,
lontana dal tradizionale approccio
multidisciplinare ed esclusivamente
tecnico-ingegneristico.
Una visione rivolta ai grandi temi
della sostenibilità e a un’evoluzione
delle competenze che va alimentata
anche all’interno dei percorsi di
carriera. Le grandi questioni legate
all’energia, al digitale e alle infrastrutture
verdi, non a caso, sono al
centro del pnrr e degli interessi
della Comunità Europea. Tematiche
di punta sulle quali dobbiamo investire
come sistema universitario,
come tessuto produttivo e, in ultima
analisi, come Paese », ha commentato
il Rettore Ferruccio Resta.
«DAL 2007 PROGETTIAMO e realizziamo
barche a vela da regata con materiali
innovativi e prestazioni superiori
per partecipare a competizioni
in tutto il mondo », si presenta così il
PoliMi Sailing Team sul sito ufficiale
del progetto. E nell’ultima edizione
della SuMoth Challenge, competizione
ospitata dalla Foiling Week
di Malcesine, sul lago di Garda, tra
centocinquanta barche provenienti
da tutto il mondo, il team ha vinto il
primo posto nella progettazione e il
secondo posto nella regata. Accessibilità,
sostenibilità e sicurezza sono
le tre traiettorie principali della Foiling
Week. La valutazione dei team si
basa quindi non solo sulle capacità
veliche durante la regata, ma anche
sulla componente ingegneristica
e progettuale e sulla sostenibilità.
«Sono stati giorni stimolanti, stancanti
ma bellissimi, – racconta Beatrice
Rimoldi, team leader e frequentante
l’ultimo anno di magistrale in
Ingegneria Aeronautica. – Abbiamo
lavorato a fianco di colleghi di altre
università – canadesi, inglesi e
italiani – e abbiamo avuto modo di

27 DIDATTICA
DIDATTICA 28
confrontarci con loro e discutere
di molti spunti. Siamo stati in grado
di fare davvero squadra perché
ognuno credeva nell’obiettivo per il
quale eravamo lì – vincere – e non si
è tirato indietro. I ragazzi del team
lavoravano fino a tarda notte per
sistemare rotture della barca che
si verificavano in acqua in modo
tale che Teti fosse sempre pronta
per scendere sul campo di regata il
giorno successivo. Salire sul podio è
stato il riconoscimento per mesi di
lavoro intenso». Marta Zattoni, responsabile
della logistica, al primo
anno della magistrale in Ingegneria
Biomedica nonché timoniere di Teti,
ricorda alcuni momenti di quei mesi
di lavoro: «Durante le prove abbiamo
avuto problemi perché è un prototipo
realizzato con materiali di recupero,
quindi facilmente soggetto
a rotture; tu esci dall’acqua e fai il
conto delle cose che si sono rotte.
Per me, che nasco come velista e ho
vissuto lo sport come qualcosa di solitario,
è stato bellissimo vedere che
quando tornavo a riva c’erano venti,
trenta persone pronte ad aiutarmi,
che non vedevano l’ora di mettere
le mani sulla barca e sistemarla. Era
davvero come essere in acqua con
tutto il team perché tutti eravamo
coinvolti». Poi, rievoca il momento
di svolta: «La fase più critica quando
si naviga con le barche foilanti è il
take off, ossia il momento nel quale
si passa da un’andatura dislocante
con lo scafo sull’acqua a un’andatura
foilante con lo scafo staccato dall’acqua
ed esclusivamente le appendici
immerse. Quando si utilizza un
prototipo c’è sempre l’incognita, ti
chiedi sempre: “Ma volerà?”. È stato
emozionante quando per la prima
volta sono riuscita a volare con Teti
perché è stato l’attimo nel quale tutti
abbiamo capito che il prototipo era
funzionante».
Maddalena Rossi, team leader e
studentessa dell’ultimo anno della
magistrale in Ingegneria Aeronautica,
ci racconta invece la parte più
tecnica, quella che ha valso il primo
posto sul podio della progettazione:
«Le imbarcazioni come il Moth
sono tipicamente costruite in carbonio
per coniugare le esigenze
prestazionali di avere una barca
estremamente leggera che possa
volare anche con pochi nodi di vento,
senza pregiudicare la resa strutturale
dell’imbarcazione in volo, e
soprattutto durante la fase di take
off, quando è sottoposta a carichi e
forze considerevoli. Il nostro regolamento
impone un massimo di 20%
di massa di carbonio nello scafo e
un 80% massimo nelle appendici,
quindi abbiamo dovuto trovare fibre
che non aggiungessero troppo peso
e al contempo fossero in grado di
resistere senza spaccarsi. Lo scafo
è stato realizzato in fibra di basalto
e nelle appendici è stata aggiunta
fibra di vetro. Al posto di una resina
epossidica è stata scelta una resina
termoplastica per le infusioni,
così da poter rendere il prototipo
riciclabile. Analizzando i principali
problemi di impatto ambientale
legati al mondo nautico, ci siamo
resi conto che la difficoltà maggiore
sta nello smaltimento degli stampi
legati alla produzione di laminati
di grandi dimensioni per gli scafi.
Il nostro lavoro di ricerca è quindi

29 DIDATTICA
DIDATTICA 30
A sinistra alcuni studenti del PoliMI
Sailing Team durante le prove in acqua
dell’imbarcazione
Terzi all’Energy Boat Challenge di Monaco e vincitori dell’Eco Conception
Prize, il team Physis PEB ci racconta la traversata dagli inizi fino a qui
Physis PEB: il catamarano
ibrido a batteria, pannelli
solari, idrogeno. E sogni
partito da qui e abbiamo identificato
la Glebanite, un materiale ottenuto
dal riciclo di manufatti in fibra di
vetro giunti alla fine del loro ciclo
di vita, prossimi a rottamazione e
smaltimento. Anche per la costruzione
delle terrazze abbiamo cercato di
dare nuova vita a componenti obsoleti
utilizzando vecchi bompressi e
vele. I componenti in carbonio sono
stati realizzati utilizzando pelli di
prepreg prossime a scadenza o derivanti
da scarti di produzione di altri
manufatti. Abbiamo inoltre prestato
molta attenzione a fare poco impiego
di processi altamente energivori,
come l’autoclave, e la minimizzazione
degli scarti di produzione è stata
il maggiore oggetto di attenzioni
durante tutte le fasi produttive del
prototipo».
Andrea Ratti, docente di Design
Navale e Nautico presso il Dipartimento
di Design, commenta il lavoro
degli studenti: «Le dinamiche di
gestione di un progetto come questo
richiedono scambi di informazioni e
condivisioni di linguaggi che possono
essere diversi, immaginiamo ad
esempio un designer e un ingegnere
che lavorano insieme e si ritrovano
a dover mettere sul tavolo le proprie
competenze al servizio dell’altro. Ciò
gli permette di capire che uno più
uno fa molto più di due, perché la
complementarità di saperi permette
un risultato che da soli non si sarebbe
raggiunto. Un altro elemento
forte è l’esigenza di rispettare i tempi,
perché la competizione ha una
deadline definita e arrivare pronti a
quella scadenza vuol dire costruire
un piano di lavoro che va rispettato.
Per il docente coinvolto è formativo
perché permette di tararsi meglio
sull’efficacia e sul modo di trasferire
le informazioni». PoliMi Sailing
Team nasce proprio dalle tesi di laurea
di due studenti, Matteo Costa e
Marco Achler, dedicate alla progettazione
delle prime due imbarcazioni.
Ratti ricorda: «Su queste imbarcazioni
parteciparono alle regate
di 1001velacup gli allora studenti
Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri, che
poi sempre in coppia parteciparono
alle Olimpiadi di Rio del 2016. All’epoca
del Sailing Team praticavano
già questo sport a livello agonistico
ma quella fu la prima esperienza di
costruzione e formazione di un equipaggio
per imbarcazioni, ed è stata
proprio la 1001velacup a metterli
insieme». Riguardo all’unione degli
studenti dice: «La costruzione di un
team focalizzato sulla partecipazione
a un evento sportivo che metta in
campo diverse competenze disciplinari
permette un confronto diretto e
una condivisione di esperienze con
studenti e colleghi che provengono
da università distribuite a livello
internazionale. Per il Politecnico
questa rappresenta un’ulteriore occasione
per consolidare il valore legato
alla costruzione di un network
indispensabile per lo svolgimento
di attività di ricerca e al tempo stesso
una opportunità per confrontare
modelli didattici e intensificare forme
di scambio tra studenti e docenti
con reciproco arricchimento tecnico
e culturale».
Fra le tante foto del PoliMi Sailing
Team ce n’è una che sintetizza bene
ciò che racconta il docente: la foto
scattata durante 1001velacup ritrae
proprio Andrea Ratti e uno studente,
insieme, letteralmente sulla stessa
barca. «La barca a vela si muove in
due fluidi: acqua e aria, è mezzo di
trasporto, ma al tempo stesso spazio
di vita, dimensione abitativa
che rende unica l’esperienza di vita
a bordo e le relazioni che vi si creano.
C’è la possibilità di staccarsi da
terra, di non avere riferimenti, ma
un orizzonte che cambia e che costringe
all’autonomia, ciò vuol dire
attenzione alle risorse, al consumo
di acqua ed energia. E questo implica
una dimensione educativa».
«IONE 1.0 SI È CLASSIFICATA al 3o posto
all’Energy Boat Challenge. Amore,
fame e un po’ di follia sono gli ingredienti
che hanno reso reale ciò che
era solo un sogno, gli stessi ingredienti
che non ci fanno smettere di
sognare di intraprendere onde sempre
più grandi ». Il 10 luglio 2022 sui
social di Physis peb si leggeva questo
post pubblicato all’indomani della
Monaco Energy Boat Challenge,
dove oltre al terzo posto per la classe
energetica, il team degli studenti
del Politecnico di Milano ha vinto
anche l’Eco Conception Prize per la
sostenibilità dell’idea. A rendere ancora
più importante questo traguardo
è il fatto che la Monaco Energy
Boat Challenge è un evento unico al
mondo, dedicato proprio all’innovazione
e alla sostenibilità per la nautica;
giunto alla sua nona edizione,
ha coinvolto ventisette università da
oltre venti Paesi con un fine preciso,
come dichiarato dall’organizzazione:
« Il nostro evento mira a creare una
piattaforma in cui la condivisione di
informazioni open source è al centro,
creando un ponte tra gli ingegneri di
domani e i leader del settore di oggi ».
Il punto di partenza di questo
traguardo ce lo racconta il docente
e Alumnus Paolo Schito del Dipartimento
di Meccanica: «Inizialmente

31 DIDATTICA
DIDATTICA 32
siamo stati invitati, come Politecnico
di Milano, a partecipare a questa
competizione proprio dallo Yatch
Club di Monaco. Nel luglio 2021 abbiamo
pensato di coinvolgere studenti
e studentesse selezionandone
otto fra sessanta candidati. Abbiamo
cercato persone che avessero delle
competenze al di fuori dell’ambito
puramente accademico, legate anche
a una propria passione. Da fine
settembre a metà novembre i primi
otto partecipanti hanno sviluppato
il concept della barca, quindi hanno
reclutato altri studenti. Attualmente
il team è composto da un’ottantina
di persone ». Camilla Salvagno, al
terzo anno di Ingegneria Meccanica,
con percorso professionalizzante in
Impianti, è fra le prime otto persone
reclutate. Oggi è team leader del progetto
e si addentra nella spiegazione
del loro progetto: « Costruiamo un
catamarano ibrido con motore elettrico,
dotato di tre fonti di energia:
batteria, pannelli solari e idrogeno.
Lavoriamo sull’abitacolo, sul sistema
propulsivo e su quello energetico
e progettiamo tutte le strutture e
l’elettronica. Il sistema propulsivo
si basa su un fuoribordo elettrico
dell’azienda sponsor Gardasolar.
Partendo dalla caratterizzazione del
motore sono state integrate eliche
ottimizzate per i punti di lavoro di
gara che garantissero la massima
spinta e la massima efficienza. Lo
stampo del cockpit in carbonio, cioè
l’abitacolo dell’imbarcazione, è riciclato
da quello della formula sae,
altro team del Poli. Il cockpit è poi
stato laminato in fibra di basalto prototipale,
sandwich di pet riciclato
e resina BioBased. La particolarità
di questa resina è che, tramite un
processo innovativo, permette di
riestrarre a temperatura ambiente
le fibre utilizzate per la laminazione
senza intaccarne le prestazioni meccaniche,
in modo tale che possano
essere riutilizzate nuovamente. La
struttura dei pannelli solari è invece
in bambù con giunture progettate
e stampate da noi in laboratorio in
pla riciclabile e rinforzate con camere
d’aria di biciclette bucate ».
Tra le « fasi » di gara della Monaco
Energy Boat Challenge c’è anche la
Tech-Talk, una breve presentazione
CARLO BORLENGHI

33 DIDATTICA
DIDATTICA 34
davanti al Technical Committee per
illustrare questi aspetti più tecnici
del progetto. Paolo Schito aggiunge:
«Mi ha colpito l’utilizzo di questa
resina poliestere che, separata dalle
fibre, può essere riutilizzata non più
come resina ma come plastica per
la stampa 3d o per altre lavorazioni;
racconta bene la circolarità che
si può raggiungere con una sfida di
questo tipo». Un altro elemento che
ha colpito Schito è stata la reazione
a un fallimento: «Dopo l’euforia del
primo giorno in cui hanno vinto le
prime qualifiche, il secondo giorno,
il team ha compiuto solo metà gara
per via di alcuni problemi. C’è da dire
che era la prima volta che costruivano
una barca e l’avevano provata
CARLO BORLENGHI
poco, ma ciò che mi è piaciuto è stata
la reazione all’abbattimento. Finita
la gara ricordo questa scena bellissima:
una riunione in cui tutti erano
seduti a parlarsi, a motivarsi, a cercare
di capire cosa fosse andato storto».
Prepararsi a una competizione
come questa significa uscire dall’aula
e imbarcarsi letteralmente in un
progetto da far navigare, approdando
a nuove terre come quelle della ricerca
degli sponsor, dell’avventurarsi e
interfacciarsi con un mondo ancora
sconosciuto che è quello del lavoro
e quello della teoria applicata alla
pratica di una barca che deve stare a
galla. Qual è il valore per l’Ateneo ce
lo spiega invece Paolo Schito: «Il Poli
ha competenze nei settori della nautica,
della propulsione a idrogeno,
nei motori elettrici e nell’attenzione
alle emissioni di co₂. Con Physis
peb tutti i laboratori coinvolti nell’iniziativa
hanno l’opportunità di vedere
applicata la loro ricerca. D’altro
canto per l’Ateneo corrisponde a una
visibilità nei confronti delle aziende
proprio perché una gara come quella
di Monaco ha l’obiettivo di mettere
in contatto gli studenti che hanno
sviluppato delle buone idee in università,
con le aziende fuori, per trasferire
queste stesse idee nel mondo
industriale, reale». Le relazioni con il
mondo degli sponsor sono un altro
tassello di questo insegnamento laterale
al progetto, «Ci insegnano moltissimo
delle difficoltà e delle sfide
che le aziende affrontano per portare
i loro progetti dalla carta alla realizzazione
– spiega Camilla Salvagno. –
In più, la partecipazione a tali eventi
non è solo l’occasione per presentare
il nostro lavoro e mostrare al di fuori
del Politecnico l’applicazione di
tecnologie innovative, ma anche per
unirci come squadra e spronarci a
lavorare di più».
A proposito di squadra, il pilota
di ione è Guglielmo Martinelli, studente
di Ingegneria Gestionale che si
è proposto al team inviando un messaggio
attraverso la pagina Instagram
di Physis peb. « Al di fuori del Politecnico
sono un pilota professionista
di motonautica, per questo motivo è
stato per me naturale cercare di dare
un contributo che partisse principalmente
dalla mia esperienza », racconta.
E il momento più emozionante
dell’esperienza a Monaco qual è stato?
« Dal punto di vista emozionale
posso dire che l’ansia e la concentrazione
alla partenza sono le stesse che
ho avuto all’ultima gara di campionato
del mondo. Dal punto di vista
tecnico invece il lavoro di team per lo
studio, la progettazione e lo sviluppo
del mezzo è esattamente quello che
c’è in un team professionista». Poi,
conclude: «Se dovessi isolare un unico
momento, quello più emozionante
è stato sicuramente appena finita
l’ultima gara, quando ancora non ero
sceso dalla barca e tutto il team e io
ci siamo messi a cantare l’inno italiano.
È stato il coronamento del nostro
lavoro di squadra».
Il team Skyward Experimental Rocketry del Politecnico di Milano
ha vinto la European Rocketry Challenge 2022 mandando
in quota il razzo Pyxis. Alcuni dei protagonisti ci raccontano come
ci si lancia in una competizione internazionale
Skyward: una lezione
per chi vuole lanciarsi
a 3000 metri d’altezza
«LA EUROPEAN ROCKETRY CHALLENGE
– EuRoC 2022 è la prima competizione
universitaria di lancio di razzi in
Europa. Promossa dall’Agenzia Spaziale
Portoghese, vuole stimolare gli
studenti di Ingegneria a progettare,
costruire e lanciare i propri veicoli
», questi gli intenti che si possono
leggere sul sito ufficiale della competizione.
Il team Skyward Experimental
Rocketry del Politecnico di
Milano ha raggiunto il primo posto
nella classifica generale e ha vinto
altri due premi: il Technical Award,
per il miglior report tecnico, e l’Anacom
rf Award, relativo all’ottimizzazione
del sistema a radiofrequenza
per la ricetrasmissione della telemetria.
« Al team che ha mostrato
eccellenza su tutta la linea in tutti gli
aspetti della competizione – recita la
motivazione della vittoria, – onorando
uno sforzo complessivo eccezionale
e ben bilanciato senza ridurre
nessuno degli aspetti della competizione,
che si tratti di documentazione
tecnica, implementazione del
progetto, lavoro di squadra, o prestazioni
di volo, identificando così

35 DIDATTICA
uno sforzo e un risultato davvero
notevoli ».
Questo è l’apice, ma da dove si
parte per arrivare in alto? A raccontarci
il punto di partenza è il docente
e Alumnus Filippo Maggi del Dipartimento
di Scienze e Tecnologie
Aerospaziali. « Il primo progetto di
Skyward nasce nel 2013 da un nucleo
di studenti frequentanti i corsi
di Ingegneria Aerospaziale. Avevano
la passione per la missilistica e
crearono un team multidisciplinare
con cui svilupparono Roxanne
1x, un missile costruito con un sistema
di recupero a paracadute. Il
primo lancio lo fecero a Roccaraso.
Il coinvolgimento fu dilagante e si
ritrovarono a partecipare alla costruzione
del razzo anche persone
al di fuori dell’ambito accademico;
magari il padre di uno studente faceva
il farmacista e li aiutava ad acquistare
i reagenti chimici, qualcun
altro aiutava ad ottenere i permessi
per lanciare oltre una certa quota.
Trasmettevano insomma una tale
passione che la gente intorno aveva
voglia di dare una mano e così si
strutturarono in una associazione
studentesca ». Maggi ci spiega anche
il valore accademico di un progetto
come questo che «permette agli
studenti di approfondire la materia,
di non fermarsi a ciò che insegniamo
noi docenti. Capiscono che
per completare la loro formazione
devono studiare qualcosa in più e
mettere in pratica la conoscenza.
Quando scriviamo le equazioni su di
un foglio di carta otteniamo sempre
una soluzione pulita, ma quando le
equazioni devono essere applicate a
un caso reale, i dati di ingresso non
sono mai quelli che ti danno una
soluzione immediata. Gli studenti
imparano quindi lo sforzo che c’è
nel passare dal modello semplice e
teorico a quello pratico». E, sembra
dire Maggi, imparano anche da loro
stessi: «La missilistica ci consente
di lasciare la Terra e muoverci verso
spazi inesplorati e al suo interno
sono conglobate tantissime discipline
applicate. Ciò che noto in questi
studenti è il senso di appartenenza,
in classe li riconosci perché indossano
maglie e spille con il logo di
Skyward». Lato Ateneo, invece, qual
DIDATTICA 36
è il valore aggiunto? «Il Poli nasce
come Istituto Tecnico Superiore. La
sua vocazione è formare persone e
avere queste palestre interne guidate
dalle passioni degli studenti, passioni
che li portano ad avere poi una
marcia in più nel mondo del lavoro
perché si provano già in un ambiente
simile. Il Poli guadagna visibilità nel
mostrare che ci sono team studenteschi
con missioni così sfidanti dal
punto di vista tecnologico. Al contempo
attira altri studenti incuriositi
da queste attività, che decidono
di provarci anche loro». Un po’ come
accaduto a Nicolò Donghi, Project
Manager in Skyward: « Durante gli
open day – racconta, – ho scelto il
Poli perché ho visto Skyward. Ho
pensato che questo fosse proprio
il mio: un anno di lavoro condensato
in trenta secondi di lancio. Un
anno che in quel mezzo minuto si
fa sentire tutto. La cosa più tragica
sono i primi sette secondi perché il
motore non parte immediatamente,
ha bisogno del suo tempo. Tempo da
noi vissuto come un’attesa tragica.
Poi parte, lo vediamo andare in alto
e ci chiediamo “E adesso come tornerà
giù?” ». Virginia Porro, Vicepresidente
dell’associazione Skyward,
racconta di aver visto molte cadute,
e anche di aver imparato tanto da
queste. « L’aver fallito – dice, – ci ha
portato a essere molto umili e a lavorare
a un progetto per dimostrare il
nostro valore. Questo ci ha portati a
vincere anche nell’edizione del 2021
di EuRoC. In quel caso hanno vinto
il Team Award e il primo posto nella
categoria Solid-3Km Flight. « Vincere
premi ci porta ad attirare molte
aziende che comprendono il valore
di questa istruzione extra-accademica
per gli ingegneri del domani »,
dice Virginia Porro. Nicolò Donghi
puntualizza: « EuRoC infatti guarda
alla bravura ingegneristica. Non è
una gara a chi vola più in alto ma a
chi compie il lancio più preciso ».
Il senso finale del lancio ce lo dà
Filippo Maggi: «Lanciare un razzo è
un problema multidisciplinare. Far
bene questo lavoro significa che si
sta mettendo insieme un team di
persone con teste e specialità diverse,
e che lo si sta facendo in maniera
molto efficiente».

37 DIDATTICA
DAL RETTORATO 38 38
Cronaca
di un lancio
A cura di Virginia Porro
e Nicolò Donghi del team
di Skyward
ARRIVATI IN PORTOGALLO il 10 ottobre
2022 abbiamo organizzato tutto per
essere pronti il giorno successivo: il
nostro obiettivo era lanciare il primo
giorno disponibile, il 13 ottobre
(anniversario tra l’altro del lancio di
Lynx a EuRoC ’21). Per farlo dovevamo
affrontare la Flight Readiness
Review in cui i giudici sono entrati
nel dettaglio di ogni aspetto del razzo,
testando le nostre conoscenze (e
la nostra resilienza) ma alla fine ci è
stato confermato un posto in rampa
per il giorno successivo, accanto
ai campioni 2021 dell’epfl Rocket
Team.
Giorno del lancio, finestra di volo
prevista tra le 13:00 e le 14:00. Sveglia
alle 5 per essere alla base militare
alle 7, leggermente provati dalla
stanchezza e dal freddo ma pronti
per far vedere chi siamo, arriviamo lì
addirittura prima dei militari. Alle 9
inizia l’integrazione, mancano ancora
cinque ore al lancio, ma l’integrazione
si conclude in tempo record
senza intoppi. A due ore e mezza dal
lancio siamo pronti e non ci resta
che aspettare la Launch Readiness
Review per avere l’autorizzazione a
lanciare. Tra interviste e controlli,
arriva il momento di portare il razzo
in rampa ma a meno di venti minuti
dal lancio ci viene comunicato
che la finestra è stata spostata alle
14:00. Nonostante il caos il nostro
team mantiene la calma e aspetta
pazientemente.
Arriva il momento che tutti
stavamo aspettando: viene alzata
la bandiera rossa e chi non si trova
in Ground Station deve essere
nell’area spettatori con una buona
visuale sul cielo nel caso qualcosa
andasse storto. Siamo i primi a lanciare:
dopo i controlli, l’altoparlante
annuncia Go per tutti i sistemi
e inizia il countdown: 5, 4, 3, 2, 1.
Ignition!
Quei quattro secondi che passano
tra il comando e l’effettiva accensione
sembrano infiniti, ma poi finiscono
e il razzo comincia a salire con
una fiammata blu acceso. La competizione
ci ha vietato di festeggiare
onde evitare di non sentire eventuali
avvisi dal Mission Control ma non
ci sono rischi: se alla partenza abbiamo
tirato un sospiro di sollievo
adesso tratteniamo di nuovo il fiato.
L’altoparlante ripete le parole che il
team si scambia in Ground Station:
in 20 secondi si arriva all’apogeo,
3034 metri grazie all’utilizzo degli
aerofreni, e lì coloro con la vista da
falco (o con i binocoli) iniziano a vedere
le due parti separate che scendono
molto rapidamente ognuna
con il proprio paracadute drogue.
Dopo poco più di un minuto, a 800
metri di altezza, si apre la vela, un
particolare tipo di paracadute guidato
a cui abbiamo dato un punto
preciso verso cui tornare, ma anche
lì l’applauso è contenuto. Infatti è
solo quando dopo altri due minuti
il main si apre, che gli occhi si staccano
dal cielo per incontrare quelli
dei compagni e le facce, che prima
erano concentrate nell’identificare
nel cielo quei due puntini per cui si
era speso un anno intero di lavoro,
si distendono in sorrisi che dicono
solo « è andata, ha funzionato! ». E
qui nessuno pensa a competizioni
o premi, c’è solo la consapevolezza
di avercela fatta.
Scienziati, Laboratori, Ricerca, Innovazione: il Poli apre le porte
dei suoi laboratori per raccontare i progetti di ricerca portati avanti
da alcuni degli scienziati migliori al mondo. Ricerca di frontiera
e di base come quella applicata e industriale, con un occhio puntato
ai grandi temi che guidano le trasformazioni scientifiche e tecnologiche
della nostra epoca, dalle nanoparticelle ai viaggi spaziali
37–50
Ricerca

39 RICERCA
RICERCA 40
Un anno nei laboratori
Le ricerche e gli scienziati politecnici che stanno facendo la storia
(o almeno hanno fatto il 2022)
del Poli
SIMON PALFRADER
Gennaio
→ Pubblicato su « Nature
Communications »
uno studio del Poli che
analizza le conseguenze
sociali ed economiche
della competizione per
le risorse idriche nelle
comunità locali del Sud
del mondo, determinata
dalle acquisizioni
transnazionali di terreni
agricoli.
→ Grazie a uno studio
che analizza per la
prima volta le immagini
satellitari, sono stati
svelati per la prima volta i
segreti del Daisen Kofun,
in Giappone, uno dei
monumenti più grandi
mai costruiti sulla terra.
Pubblicato su « Remote
Sensing ».
→ I ricercatori hanno
costruito una batteria
che, seguendo le leggi
della fisica quantistica,
presenta un tempo di
ricarica inversamente
correlato alla quantità di
energia immagazzinata.
Lo studio è pubblicato
su « Science Advances ».
→ Pubblicato su « Nature
Communications »
lo studio che rivela
come il dna si protegge
dalle mutazioni causate
dalla luce ultravioletta:
avrà importanti
conseguenze
nelle nanotecnologie
e in farmacologia,
come nella lotta
al tumore della pelle.
→ Sperimentando nuove
procedure analitiche e
predittive combinate
all’utilizzo di piattaforme
satellitari e a tecniche
di machine learning,
il progetto d-dust
analizza l’impatto che
le emissioni derivanti
da attività agricole e
zootecniche hanno sulla
nostra salute.
→ Per chi ha perso
l’olfatto: il progetto rose
combina nanotecnologia,
microtecnologia,
biotecnologia,
design meccanico,
neurochirurgia, olfatto
clinico, neuroscienze
e psicologia cognitiva,
per verificare la fattibilità
di una protesi olfattiva
miniaturizzata
che combini micro
sensori di odori
e stimolatori neurali.

41 RICERCA
RICERCA 42
Febbraio
→ Pubblicato su « Nature
Climate Change » lo
studio del Poli che mette
in relazione potenziali
effetti collaterali che le
politiche di mitigazione
dei cambiamenti
climatici progettate a
livello globale possono
generare localmente sui
bacini fluviali africani.
→ I ricercatori del
progetto charm
stanno sviluppando un
dispositivo medico ad
alta velocità e a basso
costo per distinguere
le cellule cancerose da
quelle sane senza la
necessità di colorazioni
chimiche, usando la
tecnologia dell’imaging
digitale e l’intelligenza
artificiale.
Marzo
→ erc Consolidator
Grant a Massimo Tavoni:
con il progetto eunice,
affronta il problema delle
incertezze nei percorsi di
stabilizzazione climatica
e negli attuali modelli
clima-energia-economia.
→ erc Consolidator
Grant a Sara Bagherifard,
con il progetto ArcHIDep,
che mette a terra un
rivoluzionario sistema
di deposizione allo
stato solido per ottenere
materiali eterogenei con
architettura strutturata
su tre livelli di scala,
micro, meso e macro.
→ Pubblicato sulla
prestigiosa « Angewandte
Chemie International
Edition » lo studio del
Poli che evidenzia come
il legame ad alogeno
possa contribuire a
migliorare le prestazioni
di celle solari a base di
perovskiti, consentendo
di raggiungere alte
efficienze e un’elevata
stabilità.
→ I ricercatori stanno
cercando di creare un
modello accurato di
corteccia cerebrale
umana sfruttando le
più avanzate tecniche di
stampa 3d, per svelare
le cause molecolari
dell’insorgenza e dello
sviluppo di patologie
neurologiche, tra cui in
particolare la sindrome
di Pitt-Hopkins.
→ Uno studio dimostra
un controllo senza
precedenti delle proprietà
ottiche del grafene.
Il lavoro è pubblicato
su « acs Nano ».
→ Aperta la strada
a una nuova tipologia
di materiali: è stato
scoperto e osservato
in laboratorio un nuovo
tipo di transizione
di fase in un bizzarro
quasi-cristallo fatto
di luce laser. La scoperta
è stata pubblicata
sulla rivista « Nature ».
→ Hybris, il progetto
di un aeromobile
ibrido-elettrico dotato
di batterie strutturali,
vince il primo posto nella
categoria Aerospace
all’Intellectual Property
Award. Premiata anche
Sinergy, batteria a celle di
flusso metallo-polisolfuri
che impiega materiali
poco costosi, abbondanti
e non tossici (categoria
Energie Alternative).

43 RICERCA
RICERCA 44
Aprile
→ erc Advanced
Grant a Manuela
Raimondi per lo studio
beaconsandegg,
che combina
meccanobiologia,
bioingegneria,
oncologia, genetica,
microtecnologia,
biofisica e farmacologia
al fine di sviluppare un
nuovo metodo per la cura
del tumore al seno.
→ erc Advanced Grant
a Daniele Ielmini, con
il progetto animate:
mira a realizzare un
nuovo concetto di calcolo
per ridurre il consumo
energetico nel machine
learning, che richiede
5000 volte meno energia
rispetto ai computer
digitali a pari precisione
in termini di numero di
bit.
→ Create le linee guida
per la modellazione e
la condivisione dati del
progetto di restauro
della Basilica del Santo
Sepolcro.
→ Il primo « neurone
artificiale quantistico »
promette di diventare
l’anello mancante per
collegare quantum
computing e intelligenza
artificiale. Lo studio
rivoluzionario è
pubblicato su « Nature ».
Maggio
→ Arrivano i nuovi
materiali programmabili:
lo studio del Poli
pubblicato su « Royal
Society Open Science »
propone tecniche
matematiche per
progettare materiali
capaci di adattare la
propria forma a stimoli
esterni.
→ Pubblicato su
« Science » uno
studio del Poli che
spiega come salvare
il delta del Mekong
dall’innalzamento
dei mari.
→ Pubblicati su « Journal
of the Acoustical Society
of America » i risultati
di un esperimento che
ha messo a confronto
il suono di diversi
violini e individuato la
combinazione di qualità
sonore che rende più
gradevole il suono di uno
Stradivari.

45 RICERCA
RICERCA 46
Giugno
→ Installato al cnao,
per la prima volta in
Italia, un acceleratore
per la produzione
di fasci di neutroni,
progettato per l’attività
di ricerca clinica su
tumori particolarmente
complessi.
→ Sviluppato un
innovativo dispositivo
tecnologico, per utilizzo
industriale, destinato allo
studio di nuovi farmaci
per il trattamento di
patologie cerebrali come
la malattia di Alzheimer
o il morbo di Parkinson.
→ Avviato un vasto
progetto di rilievo e
digitalizzazione nel
territorio del Parco
Archeologico dell’Appia
Antica, allo scopo di
dare forma a un Atlante
geografico moderno che
si configura come « living
digital twin 4d ».
→ Nuovo nanomateriale
per la medicina
di precisione e la
transizione ecologica:
sintetizzato per
la prima volta un
nanocluster di oro
superfluorurato. Studio
pubblicato su « Nature
Communications ».
Luglio
→ Politecnico di
Milano coordinatore del
Progetto cradle, che
ha l’obiettivo di rendere
l’esplorazione degli
asteroidi più robusta e
autosufficiente attraverso
soluzioni innovative per
la raccolta di campioni
di polvere di asteroidi e
comete.
→ Wireless ottico: in un
chip la nuova frontiera
per veicoli a guida
autonoma e dispositivi
portatili. Lo studio
pubblicato su «Light:
Science & Applications ».
→ Parte i3lung,
progetto per
l’implementazione
di cure mediche
personalizzate basate
sull’intelligenza
artificiale nei pazienti
con tumore al polmone.

47 RICERCA
RICERCA 48
Settembre
→ Filtri nanometrici
più efficienti e sicuri
grazie all’utilizzo di
raggi X. Lo studio è stato
pubblicato su « Nature
Communications ».
→ Pubblicato su « Nature
Communications » uno
studio del Poli che mira
a sviluppare materiali
innovativi sfruttando
le potenzialità dei fili
atomici di carbonio.
→ I ricercatori hanno
scoperto un nuovo
semiconduttore
bidimensionale: mostra
la più alta efficienza
ottica non lineare su
spessori nanometrici.
Studio pubblicato su
« Nature Photonics ».
→ liciaCube testimonia
l’impatto di nasa/dart
con un asteroide: a
questo successo hanno
contribuito i ricercatori
del Poli.

49 RICERCA
RICERCA 50
Ottobre
→ Ai blocchi di partenza
il progetto europeo unbiased
(UNcertainty
quantification and
modeling Bias Inhibition
by an Agnostic
Synergistic Exploitation
of multi-fidelity Data)
per sviluppare nuove
tecniche di modellazione
di sistemi aerodinamici
complessi.
→ Come parte del
Progetto sos-Water,
l’Environmental
Intelligent Lab studierà
i limiti entro i quali
il nostro pianeta
continuerà a essere in
grado di compensare i
cambiamenti e fornire
supporto vitale.

51 RICERCA
DAL RETTORATO 52 52
Siamo consapevoli del nostro impatto sulla società e del nostro ruolo
nella costruzione di un futuro sostenibile ed equo. Il Poli è anche al servizio
dell’intero sistema economico e sociale del Paese e della comunità
internazionale, con iniziative didattiche, progetti di ricerca e attività
culturali che spaziano dall’inclusività alla sostenibilità sociale, economica
e ambientale, dalla valorizzazione di brevetti, spin-off, incubatori,
alla gestione di beni culturali, fino alla tutela della salute
51–58
Novembre
→ Parte il progetto
europeo ecosens
(Economic and Social
Considerations for the
Future of Nuclear Energy
in Society): analizzare le
opinioni e le percezioni
dei cittadini sul rischio, i
benefici e le potenzialità
legate all’uso delle
tecnologie nucleari
(attuali e future) in
relazione alle principali
sfide sociali.
→ Dopo il successo della
« fase A », il Politecnico
di Milano e l’Agenzia
Spaziale Europea stanno
sviluppando la « fase B »
della missione lumio
(Lunar Meteoroid
Impacts Observer).
L’obiettivo è monitorare
il lato nascosto della
Luna, per rilevare lampi
di luce associati agli
impatti di meteoriti.
→ Pubblicato sulla
rivista « Nature
Chemistry » lo studio
che evidenzia una
nuova classe di reazioni
chimiche, la cui velocità
è controllata da
fenomeni quantistici.
Dicembre
Scoprili online
su alumni.polimi.it
Responsabilità
sociale

53 RESPONSABILITÀ SOCIALE
RESPONSABILITÀ SOCIALE 54
I donatori del Poli hanno raggiunto l’obiettivo: 10 milioni di euro raccolti
tra il 2020 e il 2022. Ecco una panoramica dei progetti finanziati
10 milioni di volte grazie
dagli studenti
e dai ricercatori
del Politecnico di Milano
TRIENNIO 2020-2022
Oltre 10 milioni di euro in donazione
da individui e da aziende
483
Borse di studio
per studenti
e studentesse
meritevoli
15
Borse di dottorato
→ Laboratori,
strumenti,
infrastrutture, spazi
→ Progetti di didattica
innovativa
→ Progetti di ricerca
ad alto impatto sociale
NEL TRIENNIO 2020-2022 il Politecnico
ha ricevuto oltre 10 milioni
di euro in donazione da individui
e da aziende. « Abbiamo raggiunto
l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio
del triennio, come comunità di
donatori », commenta il prof. Enrico
Zio, Presidente Alumni Politecnico
di Milano e Delegato del Rettore anche
per il Fundraising Individuale.
« Una community impegnata nello
sviluppo del suo Politecnico, che lo
sostiene finanziariamente sia a livello
personale, sia tramite il coinvolgimento,
in progetti di fundraising,
delle proprie realtà professionali ».
Leggi su Map 10:
Un bilancio delle vostre
donazioni
5 AREE DI INTERVENTO
PER LE VOSTRE DONAZIONI
Prima di tutto, sostegno al merito: di
questi 10 milioni, circa la metà è stata
usata per finanziare 483 borse di studio,
destinate a premiare gli studenti
meritevoli. Una quota è stata riservata
per incentivare l’immatricolazione al
Poli delle ragazze nei percorsi di studio
stem (Science, Technology, Engineering
and Mathematics) e un’altra
(circa 600 mila euro) ha finanziato
15 borse di dottorato: 15 giovani ricercatori
che hanno portato avanti
progetti di ricerca. I temi principali
su cui si focalizzano sono legati a tecnologie
per la salute, al mondo della
transizione ecologica e a quello dei
trasporti.
Circa 1 milione e 800 mila euro
hanno contribuito all’ammodernamento
di laboratori, strumenti,
infrastrutture e campus del Politecnico.
Circa 550 mila euro hanno
finanziato progetti di didattica innovativa.
Oltre 2 milioni e 200 mila
euro sono stati dedicati a progetti
di ricerca ad alto impatto sociale.
Li puoi scoprire tutti
a questo link
Il progetto Alumni è stato finanziato
grazie a quasi 300 mila euro di donazioni.
« Sono particolarmente grato e
orgoglioso di poter dire che questi
fondi hanno permesso a tanti studenti
e studentesse di frequentare
il Politecnico, – commenta il prof.
Zio. – Questo eccezionale risultato è
stato raggiunto anche grazie al supporto
degli Alumni e, in questo caso,
c’è spesso anche il valore aggiunto
dell’incontro con i donatori, che
sono affermati professionisti e mettono
a disposizione, oltre al sostegno
economico, anche il loro tempo e le
loro competenze. Per continuare in
questa direzione, vi invito a continuare
a donare e sostenere le attività di
Alumni Politecnico di Milano, per
far crescere gli strumenti di questa
community affinché diventi sempre
più partecipe e coesa ».
I progetti che puoi sostenere
nell’anno accademico 2022-2023
Borse di studio
Con una donazione libera, aiuterai
uno o più studenti e studentesse selezionati
in base a criteri di bisogno
e di merito, considerando i risultati
degli esami sostenuti nel primo semestre
dell’anno accademico, oppure
contribuirai alla costituzione
di un fondo per il sostentamento di
uno studente della Scuola di Dottorato.
C’è anche la possibilità di entrare
nel Circle of Donors: è il programma
speciale del Politecnico di Milano
dedicato ai migliori studenti e studentesse
magistrali. Con 2000 euro
all’anno i donatori possono finanziare
direttamente borse di studio
abbinate a un supporto personale di
mentoring. Gli studenti selezionati
ricevono 10.000 euro all’anno per i
due anni della laurea magistrale.
Se vuoi entrare a far parte del Circle
of Donors: scrivi a sostieni@polimi.it
Didattica innovativa
P92, l’aula volante: è un velivolo ultraleggero
basico Tecnam P92 Echo
con motore Rotax 912 ul, operato
dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie
Aerospaziali (daer) per oltre
dieci anni e poi messo a terra in
seguito a un’avaria. In collaborazione
con Aero Club Milano, l’Ateneo
ne ha deciso il recupero in condizioni
di volo che prevedono alcuni
importanti interventi.
NECSTCamp: Gli anni dell’università
rappresentano per ognuno un
momento fondamentale di formazione,
non solo professionale, ma
anche personale. In questo contesto
l’obiettivo del NECSTCamp è quello
di aiutare gli studenti a diventare
persone consapevoli delle proprie
capacità anche attraverso lo sport.
La Formula 1 degli studenti: Non si
studia solo in aula, ma anche in garage,
con un saldatore in una mano
e un algoritmo (metaforicamente)
nell’altra. La squadra Dynami∑ prc
è composta da studenti che progettano
veicoli da corsa per il campionato
Formula sae, una delle maggiori
competizioni per vetture a ruote scoperte,
che conta più di 15 eventi globali
e coinvolge gli studenti di oltre
600 atenei in tutto il mondo.
Due ruote e un cuore che batte nel
motore: Polimi Motorcycle Factory
è un team sportivo del Politecnico di
Milano nato nel 2015 per partecipare
alla competizione internazionale
MotoStudent, che si tiene ogni due
anni sul circuito internazionale MotorLand
Aragón in Spagna. Le squadre
sono chiamate a progettare, realizzare,
gestire e guidare una moto,
endotermica o elettrica.

55 RESPONSABILITÀ SOCIALE
RESPONSABILITÀ SOCIALE 56
In alcuni corsi di laurea, le ragazze sono ancora solo una ogni cinque studenti.
Ma superare il gender gap nelle discipline STEM è possibile
Il Politecnico punta
sulle future ingegnere
FRANCESCA P. SI È TRASFERITA a Milano
da Genova e studia Ingegneria
Informatica, come le compagne Beatrice
e Anna, di Modena, e Raffaella,
di Palmanova. Giulia C., Ingegneria
dell’Automazione, Giulia D. e Chiara,
Ingegneria Meccanica, vengono
da Roma. Susan, Ingegneria dell’Automazione,
viene dalla provincia di
Mantova. Sara e Lucrezia, dalla provincia
di Bergamo, hanno scelto Ingegneria
Aerospaziale, come anche
Francesca S., da Bologna. A Ingegneria
dell’Automazione troviamo anche
Virginia, di Vimercate. Ludovica, di
Lecce, si è iscritta a Ingegneria Meccanica.
Susan, di Bologna, sta studiando
Ingegneria Elettronica e Federica,
di Novara, Ingegneria Elettrica.
Sono le 15 studentesse vincitrici delle
borse di studio assegnate quest’anno
nell’ambito di Girls@Polimi, il
progetto del Politecnico di Milano
nato per sostenere le ragazze che decidono
di intraprendere un percorso
nel campo delle discipline stem
(Science, Technology, Engineering
and Mathematics). Si sono distinte
tra quasi 200 candidate: studentesse
delle scuole superiori che hanno
deciso di immatricolarsi a corsi di
Ingegneria con una bassa presenza
femminile. Le vincitrici riceveranno
borse di studio del valore di 8.000 €/
anno l’una. L’edizione 2022-2023 di
Girls@Polimi è stata finanziata da 9
aziende (Gruppo Autostrade per l’Italia,
Bain & Company Italy, Banco
bpm, Eurofins Foundation, Fastweb,
Intesa Sanpaolo, Leonardo, Gruppo
Nestlé in Italia, nhoa) e dalle donazioni
degli Alumni del Politecnico
di Milano.
Un cambiamento culturale
che va incentivato
« Purtroppo, ancora poche ragazze
scelgono di intraprendere dei percorsi
di studio nella tecnologia, e ancora
meno sono quelle che si dedicano a
una carriera in settori tecnici », commenta
Donatella Sciuto, Prorettrice
del Politecnico di Milano. Le professioni
tecniche come l’ingegneria
vengono considerate un habitat naturale
per gli uomini e una conquista
per le donne, afferma Sciuto nel
libro Alumnae – Ingegnere e Tecnologie.
Spesso, intraprendere la carriera
ingegneristica richiede alle ragazze
una motivazione in più a causa di
pregiudizi scontati e modelli imposti
dalla società. Al Politecnico di Milano
solo 1 studente su 5 è una donna;
la percentuale cala ancora molto, in
particolare, nei corsi delle Ingegnerie
Aerospaziale, dell’Automazione,
Elettrica, Elettronica, Informatica,
Meccanica e Industriale.
« Io mi sono trovata a seguire il
corso di Ingegneria Elettronica molti
anni fa – continua Sciuto, – quando il
numero di ragazze era molto inferiore
a quello di adesso. E non l’ho mai
rimpianto. Sono orgogliosa di aver
imparato quello che nell’ingegneria
è un modo di pensare ai problemi,
non soltanto quelli tecnici, ma anche
quelli quotidiani, di qualunque tipo:
analizzarli nel modo giusto, senza
mai farsi prendere dal panico. Penso
sia importante convincere le ragazze
a seguire la loro passione, e, se sono
appassionate di tecnologia, incentivarle
ad andare in questa direzione ».
Girls@Polimi è anche un messaggio
alle imprese, un modo di promuovere
la necessità di un cambiamento
culturale. « Noi al Politecnico siamo
in contatto con tante aziende. Le
più innovative ci chiedono di avere
la possibilità di assumere ragazze: si
rendono conto che avere dei gruppi
di lavoro misti, che accolgono le diversità,
migliora il lavoro stesso, soprattutto
fa guadagnare in creatività,
in innovazione, perché menti diverse
che pensano insieme generano, di
solito, soluzioni non standard, non
conformi, diverse da quelle precedenti
».
Perché fare Ingegneria?
Le 15 Girls hanno le idee chiare: hanno
scelto queste discipline stem per
assecondare i loro interessi personali
e perché, pragmaticamente, offrono
loro le maggiori possibilità di scegliere
una professione appagante. E
hanno scelto Milano per l’atmosfera
che si respira: « Ho deciso di trasferirmi
al Politecnico perché è una scuola
internazionale che offre molte opportunità,
come quella delle doppie
lauree, sia in Italia che all’estero »,
commenta Beatrice. Importantissima,
nella scelta universitaria, la
voglia di avere un impatto concreto,
positivo, sul mondo e sulla società:
come Sara, che vuole contribuire
all’esplorazione spaziale e, commenta,
ama il modo in cui le scoperte
spaziali hanno una ricaduta sulla
Terra; e Ludovica, che ci scrive: « mi
ha sempre affascinato come la matematica
e la fisica si intreccino continuamente
nella nostra vita di ogni
giorno, anche se spesso non ce ne
accorgiamo. Sono convinta che l’Ingegneria
Meccanica mi potrà dare
tanti sbocchi lavorativi e che potrò
scegliere la strada che preferisco ».
Virginia, che ha scelto Ingegneria
dell’Automazione perché affascinata
da robotica e intelligenza artificiale,
aggiunge che anche sua madre è ingegnere:
« mi racconta che colleghi
con le stesse mansioni percepiscono
stipendi più alti di lei. Spero che questo
possa cambiare, ma la sua storia
rassicura e dà speranza: dimostra
che anche lavorando in un settore
prevalentemente maschile non è
necessario scegliere tra la carriera e
la possibilità di avere una famiglia ».
« La tecnologia – chiude Sciuto, – è
un modo per continuare a sognare
di poter fare qualcosa che aiuti
a costruire una società più giusta.
Ma, per farlo, bisogna smettere di
credere alla fatalità, cioè che non
sia possibile, ma bisogna guidare il
cambiamento e questo è quello che
noi ci siamo impegnati a fare, da diversi
anni, al Politecnico di Milano ».
Girls@Polimi infatti è una delle iniziative
strategiche dell’Ateneo per la
riduzione delle diseguaglianze, per
costruire un ambiente di studio e
lavoro che rispetti le identità di genere,
le diverse abilità, le culture e
provenienze. Non solo borse di studio,
quindi, ma una serie di azioni di
trasformazione culturale che parte
dalle aule e dai corridoi universitari,
in grado di supportare le studentesse
e gli studenti durante il percorso
di studi con azioni di formazione e
placement affinché possano raggiungere
la propria realizzazione professionale.
Per
donare

57 RESPONSABILITÀ SOCIALE
RESPONSABILITÀ SOCIALE 58
Danilo Loda e Giulia Realmonte sono due dei venti Alumni che dal 2016
hanno vinto la borsa di studio del programma Circle of Donors del Politecnico
di Milano. Ci raccontano la loro esperienza
Alumni e studenti:
il Circle perfetto
TOMMASO CHEMELLO
TOMMASO CHEMELLO
LANCIATO NEL 2016, Circle of Donors
ha selezionato a oggi i migliori venti
studenti magistrali, che hanno ricevuto
una borsa di studio dell’importo
di 10.000 euro l’anno, per i
due anni della laurea magistrale. Il
finanziamento è un cerchio che si
apre perché parte proprio da trentasette
Donatori che hanno deciso
di supportare non solo economicamente
ma anche donando il proprio
tempo e la propria esperienza. Ogni
Donatore infatti si impegna a donare
2000 euro all’anno per cinque
anni, e si assume l’incarico di incontrare
due volte l’anno gli studenti
selezionati condividendo esperienze
e consigli per il loro futuro professionale.
A oggi il Circle ha raccolto
quasi 400 mila euro e alcuni vincitori
e vincitrici del bando si sono laureati
e sono entrati nel mondo del
lavoro e della ricerca, in settori che
hanno un grande impatto sul futuro
dell’innovazione e della società:
energie rinnovabili, automazione,
guida autonoma, transizione energetica.
Due di loro – Daniele Loda
e Giulia Realmonte – ci raccontano
l’esperienza vissuta e cosa ha significato
per il proprio percorso il Circle
of Donors.
Mi sono potuto permettere di
studiare al Politecnico di Milano
grazie alle borse di studio. Ero sempre
molto vigile e attento all’uscita
dei bandi. Casualmente, nell’anno
di passaggio dalla triennale alla
magistrale, non avevo fatto alcuna
ricerca pensando di applicare la
classica borsa di studio dsu. Ricordo
che fu mia madre a suggerirmi
il bando Circle. Vidi che si trattava
di una borsa di studio molto prestigiosa
e difficile da ottenere, dato
che non teneva in conto il reddito
ma si basava esclusivamente sulla
media e sugli anni accademici trascorsi.
C’era quindi un bacino di
utenti molto ampio, che comprendeva
studenti della triennale e anche
della magistrale. Mi classificai
terzo. Erano previsti solo due posti.
Grazie alla presenza però di diversi
nuovi donatori, l’organizzazione
aveva deciso di espandere le borse
di studio da due studenti meritevoli
a sei, così riuscii ad accedere anche
io in quell’anno particolarmente
fortunato.
Il secondo vantaggio è stato il
mentoring: dubbi, domande, incertezze
sono stati sciolti dialogando
con uno o più donatori che mi hanno
permesso di ragionare su quali
fossero i miei dubbi e sull’origine di
questi dubbi. Il periodo della scrittura
della tesi ad esempio, affrontato
in concomitanza con la pandemia, è
stato un momento di grandi dubbi.
Ero indeciso su due percorsi diversi.
Da una parte volevo laurearmi
velocemente per cominciare a lavorare
subito, in modo da accumulare
nel più breve tempo possibile
esperienza sul campo. Tale scelta
però non mi avrebbe permesso di
continuare per altri quattro mesi
la mia esperienza in laboratorio e
mi avrebbe portato ad accettare un
voto più basso poiché avrei concluso
il lavoro non con una tesi ma con
una tesina, di conseguenza ciò mi
avrebbe precluso la lode sul voto. Mi
chiedevo: la lode vale così tanto o
vale di più iniziare a lavorare in anticipo
di quattro mesi? In questo caso
mi è stato di aiuto poter parlare con
alcuni mentori, i quali non mi hanno
dato una risposta. Ponendomi
invece una serie di altre domande
mi hanno fatto comprendere quale
potesse essere la soluzione migliore
per me. Sono rimasto in laboratorio
e ho chiuso il mio percorso accademico
con una tesi e fortunatamente
anche con la lode. Attualmente lavoro
come Analog IC Design Engineer
presso SK hynix Italy, il secondo
più grande produttore di memorie
al mondo e il terzo più grande produttore
di semiconduttori a livello
internazionale.
In occasione della premiazione
dei due nuovi studenti premiati dal
Circle of Donors per l’anno accademico
2022-2023 ho raccontato la mia
esperienza, tutto ciò che questo bando
ha significato per me. All’inizio
dell’evento uno degli studenti mi ha
chiesto cosa dovesse aspettarsi. Ed è
stato bello quando alla fine dell’incontro
mi sono avvicinato e gli ho
chiesto se era come se lo aspettasse.
Mi ha risposto: « No. Molto meglio ».
Mi ha ricordato il me del 2018, al primo
incontro del Circle.
DANIELE LODA
Vincitore Bando 2018,
laureato magistrale
in Electronics Engineering

59 RESPONSABILITÀ SOCIALE
DAL RETTORATO 60 60
Uno stretto legame con il territorio e con il tessuto industriale è il tratto
distintivo del Politecnico di Milano fin dalle sue origini. Questa sinergia oggi
si esprime in collaborazioni con grandi e piccole aziende in Italia e nel mondo,
supporto alle startup e alle PMI, stretta collaborazione con le istituzioni
e un orecchio sempre teso a captare i bisogni e gli stimoli del mondo produttivo
59–66
TOMMASO CHEMELLO
Pochi giorni prima di ricevere la
comunicazione da parte del Circle
of Donors di aver vinto la borsa di
studio, ricordo che stavo guardando
con mia madre gli annunci di affitto
di case a Delft, in Olanda, dove avevo
scelto di andare a fare la magistrale.
Circle ha rimesso in discussione nel
profondo la mia scelta di studiare
fuori dall’Italia, e mi ha portato a
riflettere sulle motivazioni profonde
che ne erano alla base. Il mio sogno
era lavorare per rendere il mondo
più sostenibile. Sono però una persona
che fa fatica a individuare un
solo ambito di azione e avevo capito
che studiare e lavorare nel campo
delle energie rinnovabili, soprattutto
all’estero, mi avrebbe portato a
specializzarmi in una sola tecnologia,
che fossero i pannelli solari o
le turbine eoliche. Mi dissi che non
ero pronta. Rimanere in Italia, al
Poli, voleva invece dire acquisire un
punto di vista più trasversale. Ed è
stata la scelta giusta per me. Entrare
in contatto con i mentor del Circle
mi ha poi permesso di ampliare ancora
di più il mio punto di vista su
quello che mi aspettava una volta
uscita dall’università, ho incontrato
ingegneri che ricoprivano nelle
aziende ruoli apicali come manager,
lavorando quindi in un ambito più
di business. Ciò ha messo in prospettiva
anche la mia figura, facendomi
comprendere che i lavori che
sarei andata a fare erano ben diversi
da quelli che immaginavo nel breve
termine. Ciò che ricordo degli
incontri del Circle of Donors è che
si abbatte la barriera tra studente
e mentor, ci si presenta tutti allo
stesso modo, anzi noi avevamo uno
spazio d’onore per raccontarci ed
era molto bello vedere come i nostri
aggiornamenti di studi e lavoro venivano
percepiti. I mentor ci hanno
trasmesso una grande soddisfazione
e fiducia nel seguire il nostro percorso
anno dopo anno, con tutti i dubbi
e le domande che si porta dietro. Soprattutto
considerando che per noi
un anno di vita vale quasi più di un
anno cronologico, perché da studentessa
che ha deciso di rimanere in
Italia poi diventi la ricercatrice che
va all’Imperial College di Londra e
ancora la giovane professionista che
decide di entrare in Edison, dove
ora lavoro come Product Manager
nell’area Edison Next, per supportare
la decarbonizzazione di aziende
e pubbliche amministrazioni. Essere
la prima vincitrice del bando mi
rende orgogliosa e mi fa avvertire
la responsabilità del rappresentare
un trait d’union tra il mondo degli
studenti e quelli dei mentor, che
per i più giovani può apparire come
molto distante. Si è molto intimoriti
poiché ci si interfaccia con manager
e ceo di grandi aziende. Circle of
Donors però è l’esperienza comune
che unisce questi due mondi.
GIULIA REALMONTE
Vincitrice Bando 2016,
laureata magistrale
in Energy Engineering
e ALESSIO DURANTE
Vincitore Bando 2016,
laureato magistrale
in Electronics Engineering
Ateneo,
imprese,
territorio

61 IMPRESE
IMPRESE 62
Il «bigino» che spiega cosa farà il Poli nell’ambito del Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza, in collaborazione con le imprese. Con un contributo
europeo che incontra la vocazione dell’Ateneo per il trasferimento tecnologico
Missione 4, componente 2:
6 miliardi di euro per la sinergia
tra ricerca e innovazione
PNRR: cosa dice
su università, ricerca
e innovazione?
PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESI-
LIENZA (PNRR) è la risposta italiana
alla call lanciata dalla Commissione
Europea per contrastare la recessione
e sfruttare la spinta innovativa di
questi anni.
Per accedere a questo round di
finanziamenti europei, i Paesi membri
si sono confrontati con il compito
di sintetizzare le criticità e le
esigenze del proprio territorio: in
Italia, il pnrr prevede un pacchetto
di investimenti e riforme da quasi
300 miliardi di euro, articolato in sei
missioni.
Come comunità politecnica,
quella che ci riguarda più da vicino
è la Missione 4, che ha l’obiettivo
di potenziare lo sviluppo
di una economia ad alta intensità
di conoscenza, di competitività
e di resilienza, partendo
dal riconoscimento delle criticità
del nostro sistema di istruzione,
formazione e ricerca.
40
miliardi
1
Digitalizzazione, innovazione,
competitività e cultura
4
Istruzione e ricerca
30
miliardi
60
miliardi
2
Rivoluzione verde
e transizione ecologica
5
Inclusione e coesione
20
miliardi
25
miliardi
3
Infrastrutture per una
mobilità sostenibile
LE MISSIONI DEL PNRR
6
Salute
15
miliardi
Trasversalmente a tutte le missioni (e ai piani dei singoli Paesi), la Commissione
ha posto obiettivi legati alla transizione verde, alla transizione digitale
e all’appianamento delle disparità territoriali, generazionali e di genere.
NELLO SPECIFICO, LA MISSIONE 4
prevede 30 miliardi di euro di
investimenti da qui al 2026,
per dare nuova linfa al mondo
dell’istruzione e della ricerca
su due fronti principali: la
« componente 1 » si concentrerà
sul potenziamento dell’offerta
dei servizi di istruzione, dagli
asili nido alle università, ed
è strategica per una crescita
della popolazione dal punto di
vista della formazione di base
e specifica; la « componente 2 »
si focalizza sul trasferimento
tecnologico e sulla creazione
di un solido e strutturato
ecosistema ricerca-innovazione
che è cruciale per la competitività
del Paese.
Circa 6 miliardi di euro
nei prossimi 5 anni saranno
dedicati alla ricerca in filiera e
al trasferimento tecnologico:
la « componente 2 » riguarda,
appunto, il passaggio dei risultati
scientifici e tecnologici dalla
ricerca all’impresa. L’impatto
di questo processo, a lungo
termine, vuole rendere il Paese
più competitivo dal punto di
vista tecnologico, formativo
e produttivo. Al momento in
cui scriviamo, il Politecnico di
Milano è coinvolto a vario titolo
in 27 dei circa 60 progetti previsti
da questa componente, progetti
che coinvolgono università,
imprese ed enti pubblici di
ricerca altamente qualificati e
internazionalmente riconosciuti.
Questi progetti possono prendere
4 forme, a seconda del livello
di maturità delle tecnologie in
oggetto:
Partenariati
estesi
Finanziano progetti di ricerca
di base, caratterizzati da un
approccio interdisciplinare,
olistico e problem solving.
L’obiettivo è rafforzare le filiere
della ricerca fondamentale e/o
applicata trasversale a livello
nazionale e promuovere la loro
partecipazione alle catene di
valore strategiche, europee e
globali.
Centri
nazionali
Si concentrano attorno
a tecnologie abilitanti, coerenti
con l’agenda strategica per
la ricerca dell’Unione Europea.
In sostanza si tratta di «campioni
nazionali di ricerca e sviluppo»
su alcune Key Enabling
Technologies: high performance
computing, agritech, medicina
rna e terapia genica, mobilità
sostenibile, bio-diversità.
Ecosistemi
dell’innovazione
Si aggregano intorno ad aree
di specializzazione tecnologica
coerenti con le vocazioni
industriali e di ricerca
del territorio di riferimento,
consolidando la collaborazione
tra il sistema della ricerca
e il sistema produttivo.
I focus sono ricerca applicata,
formazione, trasferimento
tecnologico, supporto alla nascita
e sviluppo di startup e spin-off
high tech, servizi di incubazione e
di fondi Venture Capital.
Infrastrutture di ricerca
e innovazione
Questa linea di investimento
mette l’attenzione sulla
creazione, sull’aggiornamento
e sulla messa a sistema
di grandi laboratori e altri
strumenti per la ricerca:
infrastrutture condivise
dai vari player che possono
quindi raggiungere capacità e
dimensioni competitive a livello
internazionale.

63 IMPRESE
IMPRESE 64
Pensare l’Italia
dopo il 2026
1
Intelligenza
artificiale
2
Scenari
energetici
3
Rischi
ambientali
6
Diagnostica e
terapie innovative
nella medicina
di precisione
5
Cultura
umanistica
e patrimonio
culturale
4
Scienze
e tecnologie
quantistiche
7
Conseguenze
e sfide dell’invecchiamento
8
Cybersecurity
9
Sostenibilità
economicofinanziaria
dei
sistemi e dei
territori
«QUANDO IL MUR ha iniziato a mettere
a bando i fondi legati al pnrr, ha
trovato al Politecnico una rete di
interlocutori pronta e strutturata
per valorizzarne al meglio le risorse,
abituata alla collaborazione di
filiera, con obiettivi già condivisi
e in linea con quelli di sostenibilità
diffusi dalla Commissione Europea
», ha commentato Daniele
Rocchi, Delegato del Rettore per i
Rapporti con le Imprese. Grazie agli
investimenti che verranno assegnati
sarà possibile finanziare dottorati
di ricerca e attività di ricerca fondamentale
e applicata, progetti di
supporto alla nascita e allo sviluppo
di startup e spin-off di ricerca,
attività di formazione in sinergia
tra università e imprese, con particolare
riferimento alle pmi, per
ridurre il disallineamento tra le
competenze richieste dalle imprese
e quelle offerte dalle università.
Ai blocchi di partenza vediamo
i primi due progetti di cui il Poli
è capofila: il Partenariato esteso
3a-italy e il Centro Nazionale per
la Mobilità Sostenibile (cnms).
MATTEO BERGAMINI
12
Neuroscienze
e neurofarmacologia
13
Malattie infettive
emergenti
11
Made in Italy
circolare
e sostenibile
14
Telecomunicazioni
del futuro
10
Modelli per
un’alimentazione
sostenibile
15
Attività spaziali

65 IMPRESE
IMPRESE 66
Centro Nazionale
per la Mobilità Sostenibile
Partenariato esteso
3A-ITALY
MATTEO BERGAMINI
IL CNMS È IL RISULTATO di una forte
interazione tra soggetti pubblici
e privati: 25 università e 24 grandi
imprese. Un investimento da 394
milioni di euro per il primo triennio
(2023-2025), con l’ambizione di
sviluppare un modello sostenibile
oltre il 2026, a scadenza delle misure
del pnrr.
« Il nostro obiettivo – commenta
il Rettore del Politecnico Ferruccio
Resta, – è quello di far crescere la
domanda di innovazione in tema
di mobilità sostenibile da parte
delle imprese e delle amministrazioni
pubbliche. Fondamentale, al
fianco di ricerche di frontiera, sarà
la valorizzazione della ricerca con
chiamate per proof of concept, startup
e progetti preindustriali ».
I numeri del Centro, del resto,
parlano chiaro. 696 ricercatori dedicati
e 574 neoassunti, con una
missione ben definita: diventare un
punto di riferimento per chi opera
nell’ambito dei trasporti e delle
infrastrutture, accompagnando
la transizione verde e digitale in
un’ottica sostenibile. Una risposta
concreta ai bisogni di crescita di un
settore chiave per l’economia che
da solo, si stima, raggiungerà un
valore complessivo di 220 miliardi
di euro nel 2030, assorbendo il 12%
della forza lavoro.
Cinque gli ambiti tecnologici di
maggiore interesse: mobilità aerea;
veicoli stradali sostenibili; trasporto
per vie d’acqua; trasporto ferroviario;
veicoli leggeri e mobilità attiva.
MATTEO BERGAMINI
3A-ITALY SI RIVOLGE invece alla rete
manifatturiera italiana: le 3 « A »
sono Automazione e meccanica,
Arredo e legno, Abbigliamento e
moda. Tre settori che generano il
48% del pil italiano e occupano il
45% della popolazione attiva.
« Il Politecnico ha rapporti di
prossimità consolidati con il settore
manifatturiero, in particolare in
Lombardia, che è la terza regione
manifatturiera d’Europa », spiega
Marco Taisch, docente di Digital
Manufacturing, Sustainable Manufacturing
and Operations Management.
« Il nostro Ateneo ha una
leadership riconosciuta a livello
internazionale in termini di ricerca
sui temi del Manufacturing e del
Made in Italy: questo ha facilitato il
coinvolgimento delle imprese, delle
associazioni di categoria e delle altre
università e centri di ricerca, condizione
imprescindibile per mettere
a terra gli investimenti in innovazione
e trasferirli all’intero sistema
produttivo ».
La visione ambiziosa di 3a-italy
è quella di creare un’azione di sistema-Paese
che orienti la filiera
produttiva italiana verso un nuovo
paradigma di business, resiliente,
circolare e competitivo: « Il Made in
Italy è una delle colonne portanti
del Paese e va protetto, valorizzato e
rafforzato come leva per trattenere e
attrarre talenti, fondamento necessario
per l’innovazione capillare che
progettiamo per i prossimi decenni.
Il partenariato vuole creare le condizioni
per il reshoring delle imprese
produttive e il presidio tecnologico.
Ripensare l’intero ciclo di vita di
prodotti e macchine come neutro
dal punto di vista energetico, a circuito
chiuso, inclusivo e autosufficiente
».
Il programma coinvolge sin da
subito 334 tra professori e ricercatori
strutturati a livello italiano e verranno
aperte 237 nuove posizioni di
cui 111 per nuovi ricercatori e 126 per
nuovi percorsi di dottorato. Un ruolo
centrale è dato anche alle pmi attraverso
diversi bandi a cascata per
un valore di oltre 10 milioni di euro e
ulteriori 17 milioni di finanziamenti
saranno destinati ad altri attori di filiera.
Un piano di sviluppo concreto
e sostanziale e che, oltre a risorse
economiche, consentirà alle pmi di
accedere a percorsi di formazione
finalizzati a valorizzare al meglio
ciò che le contraddistingue come
imprese Made in Italy.

67 IMPRESE
Obiettivo non secondario: 900 milioni di euro
Trattenere i giovani
DAL RETTORATO 68 68
Dalla community politecnica, iniziative, persone, prodotti e progetti
con un importante connotato internazionale, che valorizzano il Made in Italy
& Made in Polimi in tutto il mondo
che innovano il tessuto
produttivo italiano
67–86
UN’ALTRA FETTA DEGLI INVESTIMENTI previsti
dal pnrr ha permesso al Politecnico,
in collaborazione con aziende
ed enti di pubblica amministrazione,
di bandire 211 borse di studio per i
corsi di dottorato di ricerca. Il Ministero
dell’Università e della Ricerca
ha infatti stanziato oltre 1 miliardo
di euro in tre anni per incentivare
il trasferimento tecnologico verso
le imprese e pubbliche amministrazioni,
puntando sullo strumento del
dottorato innovativo con l’obiettivo
di introdurre nel sistema italiano
18 mila nuovi ricercatori in 3 anni
(cioè un obiettivo di crescita di oltre
il 50% rispetto ai 32 mila attivi a oggi
in Italia).
Dei 210 milioni previsti per l’anno
accademico 2022-2023, al Politecnico
ne spettano 6.540.000, per
finanziare parte delle borse di dottorato
(cioè gli stipendi dei ricercatori).
Una quota verrà integrata
dalle aziende che decidono di fare
ricerca al Politecnico di Milano.
Questa sinergia tra accademia,
Ministero e tessuto produttivo
permetterà, quest’anno, a 211 giovani
di iniziare al Politecnico – e
in Italia – la propria carriera di ricerca,
portando avanti progetti su
tematiche di innovazione ritenute
strategiche per il Paese: Cultural
Heritage, Digital Transformation
e Industry 4.0, Sustainable Mobility,
Healthcare 4.0, Sustainability
& Circular Economy, Space, Smart
Cities, Energy Transition & Environmental
Impact.
Il dottorato di ricerca industriale
in co-finanziamento con le imprese
è un importante elemento di trasferimento
tecnologico. « Negli ultimi 5
anni abbiamo investito sui giovani
ricercatori in modo crescente, arrivando
a portare in Ateneo più di 500
nuovi PhD all’anno ». I fondi messi a
disposizione dal pnrr valorizzano
quindi una prassi consolidata che
ben si integra con i progetti strategici
e le linee di ricerca già aperte con
le aziende partner.
Quest’anno in Italia inizia il 38o
ciclo del dottorato, che nasce nel
1984. Imprese e pubbliche amministrazioni
hanno capito l’importanza
di avere personale così esperto e
specializzato verticalmente su temi
ad alto tasso d’innovazione. I PhD,
i dottorandi, non sono più necessariamente
interessati solo alla carriera
accademica: sono risorse in grado
di parlare il linguaggio aziendale, da
inserire nell’organico per produrre
innovazione a tutti i livelli e per facilitare
il trasferimento tecnologico.
Già oggi, infatti, il 44% dei ricercatori,
dopo aver conseguito il titolo di
dottorato, va a lavorare in azienda,
coerentemente con la vocazione industriale
del Politecnico. « Questo
dato significa che ricerca e industria
si parlano: che si produce innovazione
tanto quanto si fa ricerca di
base », conclude Rocchi.
MATTEO BERGAMINI
Nel
mondo

69 NEL MONDO
NEL MONDO 70
Pietro Ravasi, meccanico di Powerchair Sport, festeggia lo scudetto della sua
squadra di hockey, gli Sharks Monza. E si prepara ai primi mondiali post-Covid
«Nel 2014, il primo
mondiale. Indimenticabile:
arrivammo penultimi»
MARCO MANCINELLI
MIRCO ESPOSTO
A sinistra
Gli Sharks Monza,
Campioni d’Italia
di hokey
paralimpico
«UN GRANDE CUORE BIANCOROSSO
che ha sognato per anni questo
momento. Sempre a un passo dalla
vittoria ma mai abbastanza per
portare a casa lo scudetto. Oggi
il sogno si è finalmente realizzato,
è tutto vero: gli Sharks Monza
sono i Campioni d’Italia! FORZA
SHARKS! ».
È quanto si legge sulla pagina ufficiale
degli (l’avrete capito) Sharks
Monza: la squadra di Powerchair
Hockey che, dopo 22 anni di vittorie
mancate per un soffio, si aggiudica
lo scudetto di Campione d’Italia,
imponendosi sugli iop Madracs
Udine per 9-2 durante la finale disputata
a Lignano Sabbiadoro (Udine).
A raccontarci con passione
questa storia è il meccanico degli
Sharks, Pietro Ravasi, Alumnus in
Ingegneria Meccanica e cittadino
benemerito della città di Monza per
i suoi meriti sportivi. Il Powerchair
Hockey si gioca a bordo di carrozzine
elettroniche. In Italia esistono
circa 30 squadre competitive che si
contendono lo scudetto nel campionato
organizzato dalla fipps
(Federazione Italiana Paralimpica
Powerchair Sport).
Il meccanico, in questo sport, fa
la differenza: le carrozzine su cui
corrono i giocatori sono, di base,
quasi tutte uguali: « Ci sono 3 o 4
costruttori in tutto il mondo, ma
alla fine si tende sempre a comperare
quella più competitiva. Quello
che cambia è l’assetto del mezzo.
L’ingegnerizzazione della carrozzina
può essere determinante per il
raggiungimento del risultato, ma
è soprattutto il mezzo per tutelare
il più possibile la sicurezza degli
atleti ». Atleti come Mattia Muratore,
ambasciatore paralimpico e
capitano degli Sharks, affetto da
osteogenesi imperfetta, conosciuta
anche come la malattia delle ossa
di cristallo: « Noi e la carrozzina
dobbiamo essere una cosa sola, –
racconta agli Alumni del Poli. – Ho
sempre voluto fare sport, ma non
era facile trovare un’attività adatta
alla mia malattia: il minimo urto
potrebbe avere conseguenze notevoli.
Ciononostante, eccomi qui.
Alle medie il professore di educazione
fisica, al contrario di altri che
mi tenevano in palestra a guardare
gli altri, ha iniziato a farmi allenare
con una mazza da hockey. Da lì, non
ho più smesso».
Ravasi lavora come un meccanico
di pezzi unici, modificando le
carrozzine su misura dell’atleta e
della sua specifica disabilità: « Le
smonto completamente e le rimonto
da capo per perfezionarne l’assetto
e personalizzarle per i giocatori
». Una collaborazione che inizia
nel 2006: « Luigi Parravicini, allora
capitano degli Sharks, aveva bisogno
di una carrozzina da gioco ma
non riusciva a trovarla. All’epoca
c’era l’abitudine di farsi modificare
da amici le carrozzine da passeg-

71 NEL MONDO
NEL MONDO 72
gio, in modo artigianale e amatoriale.
Io però sono un ingegnere
del Poli. Arrivavo da un’esperienza
come progettista e collaudatore di
un’azienda che produceva go-kart
e usai ciò che avevo imparato in
quell’ambito e quanto imparato al
Poli per mettermi al lavoro su una
carrozzina su misura per Luigi. Poi
nel 2014 fui convocato in Nazionale
come meccanico ufficiale e portai
una carrozzina di riserva progettata
da me. In quello stesso anno facemmo
il primo mondiale insieme.
Non ce lo possiamo dimenticare:
arrivammo penultimi ».
Ravasi e la squadra, però, non si
danno per vinti. « Tornando a casa,
a Monza, realizzai per gli Sharks
altri due prototipi di carrozzina e
misi a punto per la squadra, per la
prima volta nel campionato italiano,
degli stick uguali e perfetti ». Le
carrozzine per Powerchair Sport devono
essere agili e fatte di materiali
leggeri e resistenti per proteggere
ed essere maneggiate da persone
dotate di poca forza muscolare: la
mazza, una paletta in plastica simile
a quella del floorball, è realizzata
con materiali plastici molto leggeri,
ma anche così ci sono giocatori che
non possono usarla e utilizzano invece
lo stick, una sorta di paletta applicata
frontalmente alla carrozzina
dell’atleta che permette anche a chi
non è in grado di reggere la mazza
di poter controllare la pallina ed essere
fondamentale nel gioco. « C’è
tanto lavoro e la parte elettronica è
determinante. Ogni giocatore ha le
sue caratteristiche e l’elettronica si
adatta alla sua specifica rotazione
e frenata. Gli atleti devono avere
carrozzine personalizzate in base
al ruolo e alle esigenze fisiche. Poi
c’è il lavoro di manutenzione, che
è molto importante. Sono sedie che
costano circa 17 mila euro l’una ».
Da quella prima sconfitta nel
2014, il meccanico Ravasi e le « sue »
powerchair hanno fatto molta strada.
Quest’anno gli Sharks, come si
è detto, si sono portati a casa lo
scudetto. Ma è solo la più recente
di una serie di soddisfazioni. « Nel
2016 con la Nazionale abbiamo centrato
la prima finale europea e siamo
arrivati secondi. Siamo partiti
MIRCO ESPOSTO

73 NEL MONDO
NEL MONDO 74
A sinistra Pietro Ravasi, Alumnus
in Ingegneria Meccanica
MIRCO ESPOSTO
che nessuno ci considerava, eravamo
nel girone peggiore e abbiamo
debuttato contro i vicecampioni
del mondo; e li abbiamo battuti
alla prima partita. Stavamo creando
un bel gruppo ». Durante gli ultimi
mondiali, nel 2018, l’Italia del
Powerchair Hockey si è aggiudicata
il primo posto in finale contro la
Danimarca. Nel 2020 si sarebbero
dovuti disputare nuovamente gli
europei, che sono stati però fermati,
come anche i campionati nazionali,
a causa della pandemia.
Dopo questi risultati, Ravasi è
pronto per una nuova avventura:
« Porgo i miei auguri alla nostra Nazionale
di hockey, perché adesso ho
un nuovo ruolo come meccanico
nella neonata Nazionale di Powerchair
Football. In Italia è arrivato
il calcio in carrozzina, nel mondo
come sport è molto praticato, a
differenza dell’hockey. Ci sono già
i numeri per le Paralimpiadi e le
federazioni stanno lavorando per
unificare i regolamenti ». Quest’anno
si è svolto il primo campionato
italiano, vinto dai Thunder Roma
davanti alle Aquile di Palermo;
terzi sono arrivati i Black Lions di
Venezia che hanno avuto la meglio
sulla Oltre Sport di Trani. In questo
ambito ci sono squadre nate
da zero che giocano solo a calcio,
come Oltre Sport, e altre che hanno
creato la squadra di calcio avendo
già quella di hockey, come le altre
tre finaliste. «Alla epfa (l’European
Powerchair Football Association)
cup, che si è disputata a Ginevra lo
scorso agosto, la nostra nazionale
ha giocato contro Austria, Belgio,
Germania, Scozia, Spagna e Svizzera;
piazzandosi al quarto posto.
Siamo stati anche la squadra con
il maggior numero di atlete (tre
donne su otto). Abbiamo utilizzato
carrozzine differenti da quelle da
hockey, la migliore è americana, poi
ci sono quelle svizzere che sono le
migliori da hockey con un paraurti
specifico per il calcio (che sono poi
la maggioranza, come detto prima
molti giocatori praticano entrambi
gli sport), e poi c’è un costruttore
italiano che ha iniziato a produrre
i primi prototipi. Vedremo il da farsi,
perché comunque a Monza non
faremo il calcio e quindi dovrò per
forza applicare un piano di lavoro
differente. Sicuramente è stata una
bella esperienza per gli atleti alla
prima uscita in Azzurro, la maggior
parte, mentre per me è servita per
accumulare esperienza strizzando
sempre l’occhiolino a un bel risultato».

75 NEL MONDO
NEL MONDO 76
Il 3 settembre 2022 l’Autodromo di Monza, terzo al mondo dopo Brooklands
e Indianapolis, ha celebrato i suoi cento anni. L’Alumnus Umberto Andreoletti,
Director Operations del circuito, ripercorre con noi la strada fino a qui
A sinistra Umberto Andreoletti
Director Operations
Autodromo Nazionale Monza
Alumnus Ingegneria
L’Autodromo di Monza:
cento anni di storia,
tutti di corsa
IL 3 SETTEMBRE 1922, alle ore 9:30,
nella Villa Reale di Monza c’erano
tre fiat, due Diatto, una Bugatti
e due Heim. Sugli spalti, 100.000
spettatori per il primo Grand Prix
della neonata pista dell’Autodromo
di Monza. Fra questi, duemila operai
della fiat giunti con un treno
aziendale per far sì che le maestranze
condividessero l’esperienza, frutto
anche del loro lavoro. Il tracciato
era di 10 chilometri, da percorrere
ottanta volte. A tagliare il traguardo
sotto la pioggia, con una media di
140 chilometri orari percorsi a bordo
di una fiat 501, fu Pietro Bordino.
Per festeggiare la vittoria e portare
in trionfo sulla tribuna d’onore
i primi tre classificati, il pubblico
invase la pista a gara non ancora
conclusa. Sabato 3 settembre 2022,
l’Autodromo ha festeggiato il traguardo
centenario e la storia che
in un secolo ha percorso la pista.
Nell’Albo d’Oro del Gran Premio
scorrono – fra i tanti – i nomi di
Tazio Nuvolari, Niki Lauda, Ayrton
Senna, Michael Schumacher, Lewis
Hamilton che nel 2020 ha stabilito
il record assoluto del circuito con
la media più alta di sempre della
storia della Formula 1; ma scorrono
anche altri eventi storici: nell’aprile
del 1945 una parata di mezzi corazzati
alleati marciò sul rettifilo delle
tribune, sgretolandolo; da qui parte
e arriva il Giro d’Italia. E noi, abbiamo
voluto tracciare un ideale percorso
di questi cento anni, insieme
all’Alumnus Umberto Andreoletti,
dal 2015 Director Operations del
circuito dell’Autodromo Nazionale
Monza. «Se dovessi sintetizzare il
lavoro del nostro ufficio – precisa
Andreoletti, – direi che è l’ufficio
di risoluzione dei problemi, perché
gestisce la parte produttiva, tecnica
e logistica; è come se lavorassimo
a un grande puzzle dove tutto è interconnesso.
Il nostro obiettivo è
far sì che pubblico e clienti tornino
a casa contenti. E soprattutto sulle
loro gambe, in totale sicurezza.
Questo è il nostro diktat». Partiamo
per questo nostro viaggio proprio
dalla prima volta in cui Andreoletti
ha fatto parte del pubblico dell’Autodromo.
L’Autodromo di Monza
ha compiuto cento anni.
Lei quando ci è entrato
per la prima volta?
Ero piccolo, ci venni con degli
amici, avrò avuto poco più di dieci
anni. Mio padre non voleva, era mia
madre che assecondava la mia passione
per il Motorsport. Mi assalì
una valanga di emozioni. Ricordo
il rumore assordante dei dodici cilindri
e la furia del pubblico. Mai
avrei pensato allora che un giorno
ci sarei tornato per lavorarci. La prima
volta in cui sono entrato qui da
direttore ho scoperto che è un luogo
camaleontico perché è così vasto
che pensi di essere in un posto e
invece sei in un altro. Quest’anno
poi, in occasione delle celebrazioni
per i cento anni, è stato il luogo del
record di pubblico pagante, 90 mila
il sabato e 130 mila la domenica. Il
nostro compito è capire quali siano
le esigenze del luogo per farlo
funzionare in modo corretto. È uno
dei tre autodromi più antichi del
mondo e si trova in un contesto unico:
all’interno del più grande parco

77 NEL MONDO
NEL MONDO 78
A sinistra Un’immagine dal Campionato
Internazionale Gran Turismo, nel 1960
A destra FIA World Endurance
Championship 6 Ore di Monza, nel 2021
Nella pagina seguente
«La Marea Rossa», Formula 1 Pirelli
Gran Premio d’Italia 2022
recintato monumentale d’Europa,
che si trova a sua volta in una piccola
città. Il parco è all’interno della
città e la città è all’interno del parco.
Si entra in un mondo di storia.
Il 3 settembre è stata
seppellita nell’Autodromo
una capsula del tempo
digitale. All’interno c’è
un cloud che raccoglierà
per tutto il 2023 i ricordi
dell’Autodromo – in forma
di foto, video, audio e testi –
inviati dagli appassionati
della F1. La capsula sarà
riaperta il 3 settembre 2122.
Che ricordo inserirebbe lei
in questa capsula del tempo?
Ciò che in tanti non sanno è che
all’Autodromo si è fatta non solo
la storia dal punto di vista agonistico
e sportivo, ma anche la storia
dell’evoluzione tecnica. Qui si
è inventato il guard rail, il casco
integrale, il telepass, l’asfalto drenante.
Le regole della costruzione
stessa dell’Autodromo sono state
d’ispirazione per le prime regole
della Federazione Internazionale
dell’Automobile fia. All’inaugurazione,
nel 1922, qui era presente un
terzo del parco macchine di tutta
Italia. Il suo aver attraversato la Seconda
Guerra Mondiale, e il fatto
che sia ancora qui, è segno stesso
del suo ingresso nella storia. Nelle
epoche poi la pista è stata teatro
di record di velocità e di record in
ambito civile, strutturale, nel campo
tecnico delle strade ma anche
di tutto quello che si trova al di sopra
dell’asfalto, quindi la dinamica
del veicolo. Se devo dire però qual
è per me il momento più iconico
per antonomasia è il passaggio delle
Frecce Tricolori durante l’inno
nazionale, a inizio gara, domenica
8 settembre 2019. E poi, l’apoteosi
unica del podio di Charles Leclerc.
L’Autodromo non è luogo
solo di gare ma anche
di eventi e concerti. Ci sono
passati artisti e band storiche
come i Radiohead, gli Skunk
Anansie, Justin Bieber.
Qual è fra i concerti che
avete organizzato quello
che le sta più a cuore?
Il prossimo: Bruce Springsteen, il
25 luglio 2023.
Se nella capsula del tempo
dovesse invece inserire dei
momenti del suo percorso al
Poli, cosa sceglierebbe?
Metterei il primo evento traumatico,
l’esame di Analisi 1. Tante volte
ti chiedi quanto della tua esperienza
universitaria porti con te e
soprattutto applichi sul lavoro. Io
direi tutto, perché il Poli conferisce
una forma mentis che cerca di
farti vedere tutto a 360 gradi, dal
dettaglio più grande a quello più
piccolo. In sintesi: la capacità di
analizzare e di reagire di conseguenza.
Un bagaglio culturale e
formativo, teorico, che ti permette
di essere più duttile e resiliente. Un
altro momento formativo fu una
convention organizzata invitando
la Squadra Corse dell’Alfa Romeo
che partecipava alla competizione
dtm. C’erano il pilota e Team Principal
Giorgio Francia, l’ingegnere
Pino d’Agostino e l’ingegnere Sergio
Limone, che avrei poi ritrovato
più avanti quando entrai in Brembo
come tecnico in pista del settore
Racing. Da ragazzino appassionato
di corse vedere davanti a te la squadra
automobilistica che all’epoca
era seconda solo alla Ferrari, ti faceva
sognare. Ti faceva toccare con
mano che probabilmente il sogno
che stavi inseguendo aveva uno
sbocco nella realtà.
Per cosa corre l’uomo e per
cosa corre un Alumnus?
Corre per scoprire e andare oltre
i propri limiti. A spingerlo non è
tanto l’idea di battere un record ma
l’emozione che si prova nel farlo,
è come per un viaggio: ciò che importa
non è la destinazione ma la
strada, il vivere il viaggio stesso. Poi
se porti a casa grandi premi è un di
più, ma ciò che rimane è il tempo
che hai vissuto, meglio se condiviso
con un team di persone, perché
ti traccia e ti forma. Te lo fa vivere
come un segmento della tua vita.
Aprendo un libretto universitario
e vedendo la lista di voti, solo chi

79 NEL MONDO
NEL MONDO 80
ha sostenuto quegli esami sa cosa è
costato raggiungere quei voti.
Tornando al labirinto che
è l’Autodromo, mi racconta
com’è quando non è il luogo
dei record, quando non passa
nessuna auto in pista e non
c’è alcun pubblico sugli spalti?
Spesso, soprattutto durante le serate
di primavera, mi capita di prendere
la bicicletta che ho in ufficio,
mi cambio e colgo l’occasione di
farmi qualche giro. Sotto le luci della
sera, con i profumi della primavera,
avverto un silenzio assoluto.
Questo è luogo di incontri anche
con animali, perché ci sono le volpi,
gli scoiattoli, le aquile e ti chiedi
come sia possibile che questo luogo
dominato dal rumore, dalla velocità
e dal dinamismo dell’uomo,
una volta spenti i motori, diventi
un regno di pace. Anche per questo
motivo stiamo investendo molto in
progetti di rivalutazione boschiva e
di tutela ambientale.
Che strada sogna per i prossimi
cento anni dell’Autodromo?
Prendo a esempio una frase di un
altro Alumnus e collega, l’ingegner
Giampaolo Dallara: « Non è lo studente
che deve andare in azienda
ma è l’azienda che deve andare
dallo studente ». E lui, in modo innovativo,
ha voluto e ottenuto che
l’università avesse sede nella sua
fabbrica. Bisogna far vivere l’Autodromo
ai giovani, dar loro la chance
di poter essere qui; tant’è che dove
posso, cerco di facilitare la presenza
dei ragazzi del Poli in Autodromo.
Solo assicurando un ricambio
generazionale si può dare un futuro
all’Autodromo.
ALEX GALLI / AG PHOTO
Le chiediamo un’ultima
immagine iconica. Cosa
ricorda, e cosa ha provato,
durante le celebrazioni dei
cento anni della pista?
Ricordo il momento in cui sono
scesi i paracadutisti con la bandiera
dell’Italia. Ho preso consapevolezza
che di quei cento anni io ne
ho vissuti qui almeno otto. E non
sono pochi, sono otto centesimi.
Non proprio un numero irrisorio.

81 NEL MONDO
NEL MONDO 82
Un’architettura mobile e provvisoria per i profughi ucraini: l’idea di un gruppo
di lavoro internazionale, con una rappresentanza politecnica
Project Safe Refuge:
sentirsi a casa altrove
«QUANDO FINIRÀ LA GUERRA tornerai
in Ucraina o pensi di trasferirti in
modo permanente in un altro Paese?
Parteciperai alla ricostruzione?
Cosa ti manca di più? (Il tuo abito
preferito, un souvenir, un tagliere,
una pentola, ecc). Dove abiti attualmente?
Cosa vorresti? (Una piccola
cucina solo per te, una grande cucina
da condividere con gli altri). Dove
dormono i tuoi figli? (Ognuno nella
propria stanza, insieme nella stessa
stanza). Con quanti bagagli sei
arrivato in Polonia? ». Sono alcune
domande di un questionario sull’abitare
posto a profughi ucraini in
Polonia da Project Safe Refuge, un
gruppo internazionale di progettisti
di unità abitative transitorie pensate
per contesti emergenziali. Le risposte
servono per realizzare delle abitazioni
che non siano impersonali ma che
accolgano gli ospiti facendoli sentire
in qualche modo più a casa.
L’idea nasce a marzo del 2022,
come ci racconta Nadja Strikovic,
studentessa di Architettura al Politecnico
di Milano: « Ho scoperto
l’iniziativa sulla pagina LinkedIn di
Kika Zdziarska, una studentessa polacca
che studia a Delft, in Olanda, e
che avevo conosciuto quando anche
lei frequentava la triennale al Politecnico
di Milano. Insieme a Kasia
Antoszyk, un’altra studentessa polacca,
aveva appena iniziato a lavorare a
questa idea e così mi sono aggiunta
a loro. Cerchiamo di creare due tipi
di network: uno a livello di ricerca,
contattando organizzazioni simili
alle nostre in ambito internazionale,
con focus su Polonia e Ucraina.
L’altro filone della ricerca si concentra
sull’ambito tecnico e costruttivo,
cerchiamo aziende e organizzazioni
che siano disposte a costruire in
loco il nostro progetto, così da evitare
grandi costi di trasporto di materiali
e di unità abitative, e anche per velocizzare
i processi». Secondo l’ufficio
europeo di statistica Eurostat, la Polonia
è il Paese dell’Ue che nel marzo
2022 ha concesso il maggior numero
di protezioni temporanee agli ucraini
fuggiti dopo il 24 febbraio: esattamente
675.085 persone. Il gruppo di
lavoro di Project Safe Refuge attualmente
è composto da quindici persone,
fra cui Yevgeniia, una ragazza
che studia Architettura a Kiev, « è la
nostra referente sul posto per metterci
in contatto con costruttori locali
– spiega Nadja, – e al contempo organizzeremo
dei workshop per gli studenti
di architettura ucraini». Project
Safe Refuge ha vinto 15 mila euro
grazie a un bando dell’Università di
Delft: «Stiamo capendo se con questa
somma riusciamo a coprire i costi
per realizzare il prototipo dell’unità
abitativa: un modulo base di circa
3- 3,5 metri per 6-7,5, corrispondente
a una dimensione minima che poi
si potrà eventualmente ampliare in
lunghezza e in altezza con l’inserimento
di altri moduli. Questa dimensione
ci permette di ospitare bagno,
cucina e uno spazio antistante abbastanza
grande per un divano letto o
due letti singoli o uno matrimoniale.
La immaginiamo come una base
a pianta molto flessibile e con una
struttura realizzata in pannelli di legno
osb, isolata con materiali locali
recuperati tramite scarti di aziende
e imprese del posto. Gli infissi saranno
tendenzialmente in pvc. Vor-

83 NEL MONDO
NEL MONDO 84
remmo realizzare qualcosa che non
sia extraterrestre rispetto alle vite dei
profughi. Anche se saranno temporanee,
vorremmo che qualcosa negli
arredi e negli spazi rimandasse alle
loro abitazioni originarie ». Proprio
su questa spinta è stato sviluppato
il questionario, sottoposto in quattro
workshop organizzati questa estate
a Varsavia a cui hanno partecipato
madri e bambini di origine ucraina.
Insieme hanno realizzato modelli in
scala, di cartone, su cui hanno trasposto
l’idea di casa. « È stato molto
bello e divertente vedere come ognuno
sviluppava il proprio pensiero di
casa. Alcuni davano più importanza
agli spazi comuni, pensandoli più
grandi rispetto alle camere da letto.
Altri invece immaginavano salotto
e cucina come fulcro dell’abitare. I
bambini hanno disegnato tutti delle
finestre fuori scala, enormi », vien da
pensare così quasi a delle case vie-difuga
o abitazioni panoramiche sulla
vita fuori. « Penso che fondamentalmente
abbiano bisogno di continuare
a sentirsi parte di un gruppo di
persone che si trovino nella loro stessa
condizione. Vorremmo evitare di
segregarli, da qui la necessità di non
avere troppe murature interne e di
affidarsi al riciclo, in modo tale che
quando entrino riconoscano un tappeto,
una luce tipica del loro contesto.
Ciò li farebbe sentire molto più a
casa rispetto a un modello prefabbricato
con arredi standard. In questo
abbiamo colto i suggerimenti di Patrizia,
una sociologa che ha seguito la
stesura del questionario e che ha sottolineato
ad esempio come l’uso di
un tessuto locale possa caratterizzare
in maniera positiva la percezione di
un certo spazio ». Nadja vede queste
case temporanee quasi come baite,
rifugi di montagna, « qualcosa che
accolga i profughi per un periodo di
tempo limitato, ma che non assuma
le sembianze e la percezione di una
casa definitiva, di cui appropriarsi
per sempre ». Una dimora a tempo
determinato, il tempo di ricostruire
la propria vita. «In un futuro di medio
termine – conclude Nadja – le immaginiamo
smontante e montate per
essere di soccorso in un altro contesto
di emergenza».

20
85 NEL MONDO
Un anno di Alumni
NEL MONDO 86
Gennaio
e progetti politecnici
premiati nel mondo
Alumni campioni di Made in Italy:
sicuramente ce ne stiamo dimenticando
22
alcuni, segnalateceli!
ANTONIO CITTERIO
→ Simone Callegari,
Alumnus Ingegneria dei
Materiali e Nanotecnologie
2015, riceve il CERN Alumni
Champion Award per
i suoi contributi sul blog
del CERN durante il periodo
della pandemia.
Marzo
→ Ilaria Marelli, designer
e Alumna Architettura, ha
ricevuto il Wallpaper Design
Awards 2022 nella categoria
Best Outdoor Living per il suo
il divano Calipso, «the floating
sofa», progettato per Ethimo.
Premiati i vincitori
dell’Intellectual Property Award.
Dal Poli:
→ Andrea Bernasconi,
Fabio Biondani, Luca Capoferri,
Alberto Favier, Federico
Gualdoni, Carlo Riboldi,
Lorenzo Trainelli, Carmen
Velarde Lopez de Ayala,
inventori di Hybris: batterie
strutturali per velivoli elettrici.
→ Luca Magagnin, Gabriele
Panzeri, Eugenio Gilbertini,
Alessandra Accogli, Matteo
Salerno, Luca Bertoli, inventori
di Sinergy, batteria a celle
di flusso metallo-polisolfuri.
Aprile
→ Paolo Asti, Carlo Carone,
Sonia Calzoni, Massimo Roj,
Margherita Carabillò, Pasquale
Francesco Mariani Orlandi:
gli Alumni alla testa di 7 progetti
premiati da Urban File.
Giugno
I politecnici vincitori della XXVII
edizione del Compasso d’Oro:
CINI BOERI GIULIO CAPPELLINI
RICEHOUSE ILARIA MARELLI
→ Antonio Citterio
Compasso d’Oro alla carriera.
→ Giulio Cappellini
Compasso d’Oro alla carriera.
→ Cini Boeri
Compasso d’Oro alla carriera
del prodotto.
→ Bilancia per la donazione
del Sangue «Milano», Cefriel.
→ Springa, fondata nel
2016 dall’idea dei tre Alumni
Davide Cevoli, Lorenzo Frangi
e Alessandro Trifoni.
→ Ricehouse, co-fondata
dall’Alumna Tiziana Monterisi.
→ Gli Alumni Naomi Hasuike,
Luca Catrame e Andrea Sechi
fanno parte del team di Makio
Hasuike & Co che ha creato
LAMBROgio.
→ Nel team di lavoro che
ha progettato E-Worker c’è
l’Alumnus Felice Contessini.
→ Eduardo Staszowski
è tra gli editor di Designing
in Dark Times, «un libro
e una nuova collana
per avviare una riflessione
sulle ragioni e le responsabilità
del design oggi».
Luglio
→ La prof.ssa Maria Prandini
è eletta Presidente
della International Federation
of Automatic Control.
DESIGNING IN DARK TIMES

87 NEL MONDO
Agosto
→ Manfredi Rizza porta a casa
il podio per l’Italia ai campionati
europei di Monaco nella canoa –
K2 200 m maschile.
→ Pietro Ravasi vince con gli
Sharks lo scudetto di Campioni
d’Italia nel Powerchair Hockey.
DAL RETTORATO 88 88
Cosa c’è di nuovo al Politecnico di Milano? In questa passeggiata tra le aule
e i chiostri del vostro Ateneo, vi raccontiamo come sono cambiati i luoghi
in cui avete studiato, lavorato, sudato, perso notti di sonno e (lo sappiamo!)
giocato a briscola chiamata...
Settembre
→ Eleonora Andreis e
Mariachiara Gallia, ricercatrici
politecniche, premiate con
la prestigiosa Amelia Earhart
Fellowship.
→ Annalisa Andaloro, Giulia
Rossi, Maria Vittoria Trussoni
sono le 3 politecniche nella
classifica Fortune 40 under 40.
→ Biennale 2023: gli Alumni
e architetti Giacomo Ardesio,
Alessandro Bonizzoni, Nicola
Campri, Veronica Caprino
e Claudia Mainardi, nel collettivo
Fosbury Architecture, vincono
il progetto del Padiglione Italia.
→ Giorgia Lupi vince il
National Design Award for
Communication Design.
FOSBURY ARCHITECTURE
87–97
Ottobre
→ L’architetto Rajendra Kumar,
Alumnus del Politecnico
di Milano, è stato selezionato
tra i Most Admired Education
Influencers in India.
→ Alla presenza di Sergio
Mattarella, sono stati premiati
i vincitori Eni Award 2022. Tra
questi, le pluripremiate Sinergy
Flow, creata da tre Alumni
e ricercatori politecnici, e
Ricehouse, startup dell’Alumna e
architetta Tiziana Monterisi.
del Gruppo San Donato, è stata
inserita nella lista delle 50 Most
Powerful Women della rivista
«Fortune Italia».
Dicembre
Scoprili tutti su alumni.polimi.it
ELENA BOTTINELLI
Novembre
→ L’Alumna Elena Bottinelli,
laureata in Ingegneria e Head
of Innovation and Digitalization
GIORGIA LUPI

89 CAMPUS LIFE
CAMPUS LIFE 90
Il 9 ottobre 2022 si è svolta a Piacenza la prima edizione della PolimiRide,
la prima corsa ciclistica organizzata dal Politecnico di Milano. Ce la racconta
l’Alumnus Francesco Calvetti, Delegato del Rettore per le Attività Sportive
La prima PolimiRide
non si scorda mai
TATIANA FERRARIO
CALDANI ALBERTO
UNA DOMENICA DI INIZIO OTTOBRE, 1500
cicloamatori sono partiti dal Campus
Arata del Polo territoriale di Piacenza
del Politecnico di Milano per percorrere
due diversi tracciati: 25 km per
chi voleva prendersela comoda e 74
km per chi puntava al traguardo. A
raccontarci l’esperienza, l’Alumnus
Francesco Calvetti, Delegato del Rettore
per le Attività Sportive.
Quando nasce l’idea della
PolimiRide?
La prima idea di una PolimiRide è
nata contestualmente a quella della
PolimiRun, verso la fine del 2015.
L’ufficio Sport del Politecnico era
appena stato istituito e riflettevamo
su quali iniziative fossero più
accessibili e appetibili per il maggior
numero possibile di persone.
Volevamo che fossero grandi eventi,
aperti a tutti, in cui alla finalità sociale
e aggregativa si aggiungesse lo
stimolo formativo ed educativo dato
dal porsi un obiettivo, perseguirlo e
raggiungerlo. Magari andando oltre
le proprie aspettative. Volevamo che
fossero eventi con cui il Politecnico
si potesse mettere in evidenza,
stringendo idealmente un legame
col contesto che lo ospita, quindi
la città di Milano e il territorio che
circonda le città sedi degli altri Poli.
Abbiamo cominciato con la corsa,
che più di ogni altro sport può essere
funzionale a queste finalità. Ora
introduciamo anche il ciclismo. Nel
frattempo si sta affermando il tema
della bicicletta come mezzo di trasporto,
tema questo legato a quello
della sostenibilità, delle reti viarie e
della sicurezza. Tutti filoni di ricerca
sui quali il Politecnico, si pensi ad
esempio al progetto Vento, è attivo
e all’avanguardia. Diciamo che
i tempi erano decisamente maturi
per una PolimiRide.
Cosa vi ha guidati nella scelta
del tracciato?
Il desiderio di offrire un percorso,
anzi due, che richiamassero varie
tipologie di partecipanti, dalla famiglia
al ciclista appassionato e con
vocazione agonistica. Quindi un
percorso breve, veramente adatto
a chiunque e a tutti i mezzi (dalla
bicicletta da corsa più ricercata alla
city bike meno pretenziosa), attorno
alla città di Piacenza su strade per
nulla trafficate, sicuro e piacevole.
Un altro più lungo e impegnativo
che, sempre prediligendo strade secondarie,
si spingesse fino ai colli
a sud di Piacenza sfiorando i 1000
metri di dislivello.
Nel comunicato dell’evento si
legge: «Un tracciato circolare
dal sapore bucolico che
costeggia il fiume Trebbia e si
dipana tra la città di Piacenza
e i campi coltivati tutto intorno,
spingendosi fino alle zone
collinari a sud della città per
il percorso più lungo». Com’è
stato per lei questo tracciato?

91 CAMPUS LIFE
CAMPUS LIFE 92
In queste pagine, immagini
del tracciato e della premiazione
della PolimiRide a Piacenza
CALDANI ALBERTO
MASSIMILIANO BONINO
Ho scelto di affrontare il percorso
breve, soprattutto per condividere
questa esperienza con colleghi e
amici. La giornata era coperta, per
fortuna con clima mite e asciutto,
ma con visibilità limitata. Per
questo la sensazione è stata quella
di una pedalata fuori dal tempo
in uno spazio non ben definito,
un’esplorazione passo passo
nella campagna piacentina, con
l’impressione di essere dispersi
(anche perché mi ero dimenticato
di accendere il gps) ma al sicuro. I
passaggi in prossimità delle cascine
hanno richiamato alla mia memoria
alcune inquadrature dall’Albero
degli zoccoli, che avevo visto
da bambino. È questo il ricordo
più emozionante.
La PolimiRide si svolgerà ogni
anno in un campus diverso
dell’Ateneo, qual è il motivo di
questa scelta e perché avete
scelto il Campus Arata per
questa prima edizione?
Con la PolimiRide e le due Polimi-
Run siamo arrivati a organizzare tre
eventi di dimensioni significative
all’anno. Penso che questa dimensione
sia ideale, anche perché le
manifestazioni vanno distribuite in
maniera oculata nel corso delle stagioni,
e difficilmente riusciremmo a
sostenerne una ulteriore. Da questo
la decisione di fare della PolimiRide
un evento itinerante tra i Poli « fluviali
» di Piacenza, Cremona e Man-
CALDANI ALBERTO
CALDANI ALBERTO

93 CAMPUS LIFE
tova, dato che le PolimiRun Spring
e Winter sono appuntamenti ormai
consolidati del panorama sportivo
milanese e lecchese. La scelta di iniziare
questo cammino da Piacenza
è stata anche favorita dall’interesse
e dal supporto manifestato dall’amministrazione
comunale. Prossimo
appuntamento PolimiRide a Mantova,
già mi immagino un’edizione
« gravel ».
CAMPUS LIFE 94
Dal primo all’ultimo:
tempi diversi,
stessa emozione
Qual è la differenza, anche
metaforica, rispetto alla
PolimiRun?
La corsa è certamente lo sport più
accessibile, nel senso che è quello
che richiede meno attrezzatura
specifica e meno infrastrutture dedicate.
Ma non è lo sport più facile,
impone ai principianti un percorso
di adattamento progressivo e ben
definito. Il ciclismo presuppone
l’utilizzo di un mezzo meccanico
(che può essere tecnologicamente
molto avanzato) e non tutti i luoghi
sono idonei alla pratica. Ma pedalare
è meno traumatico che correre
e permette di modulare l’impegno
fisico a piacimento e di percorrere
distanze maggiori. Quindi la PolimiRide
è più adatta all’esplorazione
e a un pubblico più ampio. La
PolimiRun permette di raggiungere
numeri maggiori, anche per la
minore complessità organizzativa,
e stimola maggiormente il desiderio
di mettersi alla prova. Se vogliamo
incasellarle tramite immagini,
la PolimiRun attraversa una città,
la PolimiRide abbraccia un territorio.
Qual è l’ultima immagine che
si porterà dietro nel pensare
alla prossima edizione?
È una nota personale, ma siamo al
termine di due cicli di sei anni dedicati
a promuovere lo sport al Politecnico,
ed è una licenza che desidero
prendermi. È l’immagine di me che
pedalo insieme ai due ciclisti che
hanno affrontato la PolimiRide sul
tandem (peraltro volti noti, in quanto
Presidente e Direttore Esecutivo
di AlumniPolimi). È il segno di un
percorso condiviso con persone cui
devo molto e con cui è stato estremamente
piacevole lavorare.
MAX PONTI
MAX PONTI
MICHELE PEZZATI, ALUMNUS di Ingegneria
Meccanica, ed Elena Pedone,
Alumna Architettura sono
rispettivamente il primo e l’ultima
classificata della prima PolimiRide.
Michele Pezzati ha impiegato
1:59:30, Elena Pedone 3:27:07. Ma il
tempo – anche se in tempi diversi –
può contenere le stesse emozioni.
Ecco i loro racconti.
«PER ME È STATO un abbellimento
alla laurea, – dichiara Michele Pezzati.
– Ho iniziato a fare triathlon
agonistico a 13 anni e sono riuscito
a portarlo avanti, in parallelo al
lavoro, fino a tre anni fa. Per cui
raggiungere un risultato di questo
tipo, in una gara del Poli dove mi
sono laureato assume un significato
particolare, anche perché per
anni sono appunto stato uno studente
atleta ». Tra i luoghi che ha attraversato
durante il percorso, uno
è rimasto particolarmente impresso:
« quello in cui il panorama si
apre sulle colline e sulla pietra, una
montagna dell’Appennino Emiliano
che compare in val Trebbia ». Gli
chiediamo se trova una similitudine
tra il percorso di studi al Poli e il
percorso di una gara come questa:
«In comune hanno le salite. Inutile
negare che ci sono momenti duri in
cui devi tirare fuori la forza anche
durante gli studi. Lo sport ti insegna
che in salita bisogna affrontare
le difficoltà. E, se possibile, in certi
momenti, bisogna anche aggredirle
».
ELENA PEDONE ANNUNCIA subito: « Io
ho partecipato praticamente a tutte
le PolimiRun ». Poi aggiunge: « Passato
Rezzanello, sulla Strada delle
Rose, esattamente al tempo 1:06:07,
con altitudine di 465 metri e pendenza
del 5,9%, ho sentito uno
scoppio. Era la ruota. Ho forato.
E anche la camera d’aria di riserva
aveva una valvola rotta. Un mio
amico mi ha dato la sua camera
d’aria di riserva e dopo venticinque
minuti sono ripartita. Ho pedalato
per gli ultimi 20 km da sola, con il
vento che veniva da est, anche un
po’ contrario rispetto al tracciato. A
un certo punto, nonostante il tempo
fosse un po’ grigio, c’è stato uno
squarcio di azzurro nel cielo che ha
illuminato i campi di grano gialli e
una distesa di piccole chiese in fila.
In attimi così il tempo si amplifica,
si allunga, facendoti vivere uno
stato di pace interiore. La vista di
paesaggi così ti fa sentire fortunata,
pensi che la vita è bella. Diciamo
che con gli occhi ho scattato tante
fotografie». A spingerla a partecipare
è stato il tempo: il salto indietro
nel tempo. «Io mi alleno sempre
anche al campo Giuriati perché è
un modo per tenere in allenamento
la parte più giovane di me. In pista
non ho più 56 anni ma torno
a essere Elena, che studia all’università
e si è laureata nel 1994».
Questo suo approccio l’ha premiata.
«Ad un certo punto durante le
premiazioni della PolimiRide mi
sono sentita chiamare sul palco a
ritirare un premio per la categoria
dedicata alle donne over 50. Sono
arrivata terza, – aggiunge. – Beh,
in questa categoria eravamo solo
in tre. Ho vinto un marsupio con
sopra scritto Politecnico di Milano,
che mia figlia ha subito fatto suo».

95 CAMPUS LIFE
CAMPUS LIFE 96
Come si svolge la vita da rappresentante degli studenti? Cosa spinge
alcuni studenti a candidarsi? Quali sono le istanze che portano avanti
e come conciliano la vita da studente e quella da rappresentante? Abbiamo
selezionato le risposte di alcuni di loro, per un piccolo racconto corale
La voce degli studenti:
i rappresentanti
Quando e perché hai scelto
di candidarti a rappresentante
degli studenti?
Ho scelto di candidarmi come rappresentante
degli studenti a febbraio
2021. Dopo un anno di pandemia, un
anno intero chiuso in casa, ho deciso
che non appena ritornato al Politecnico
avrei assolutamente dedicato la
maggior parte del tempo possibile
a dare a tutti ciò che io non ero riuscito
ad avere per un anno e mezzo:
una vita universitaria in presenza.
Come rappresentante impari a lavorare
in gruppo, a gestire situazioni di
crisi, a discutere con i compagni in
continuazione per trovare la strada
vincente. La vita extra-studio è quel
pezzo in più che rende completo il
puzzle esperienziale dello studente,
e lo rende sveglio.
LORENZO GHETTINI
Ingegneria Energetica,
primo anno magistrale
Qual è il tema che più
ti preme portare avanti in quanto
rappresentante?
Il welfare studentesco, inteso in ogni
Sotto Jonathan Wolff e la delegazione
Polimi a Berlino
A destra La raccolta delle proposte degli
studenti al Campus Leonardo
suo aspetto: è uno spettro abbastanza
ampio che va dalle tasse universitarie
fino al benessere psicologico,
attraversando i servizi allo studente
(fisici e digitali), il diritto allo studio,
le opportunità e l’accesso alla
didattica.
JONATHAN WOLFF
Ingegneria della Mobilità,
primo anno magistrale
Raccontaci un momento
particolarmente importante del tuo
percorso da rappresentante.
Di momenti importanti ne ho vissuti
tantissimi, probabilmente grazie alla
rappresentanza ho vissuto cose che
mai avrei potuto immaginare. Ho
collaborato per esempio con Regione
Lombardia alla stesura del manifesto
della Legge Regionale per i Giovani,
nello specifico durante l’evento
Young Is Future (tenutosi a Palazzo
Pirelli, Milano, il 25 ottobre 2021), ho
avuto modo di presentare alcune mie
proposte poi effettivamente inserite
nella Legge Regionale 31 marzo 2022,
n. 4 – « La Lombardia è dei giovani ».
Tra le mie proposte c’è l’articolo 1,
punto w: « sostenere il diritto alla
mobilità dei giovani nell’ambito del
trasporto regionale, implementando
le misure agevolative da prevedere
nell’ambito della programmazione
tariffaria e degli accordi di servizio
con gli operatori del trasporto ». E,
sempre nell’articolo 1, punto e: « sostenere
le pari opportunità e la meritocrazia
in ambito lavorativo, a tutela
della maternità e la conciliazione vita
lavoro ». Ho inoltre partecipato alla
fondazione della Prima Giornata Nazionale
degli Studenti Universitari
(tenutasi presso l’Università La Sapienza
di Roma, il 17 novembre 2022).
Scopo della giornata era innanzitutto
dare l’opportunità agli studenti di affacciarsi
alla politica, scoprire cosa è
stato fatto per i giovani e segnalare
cosa migliorare.
DAVIDE DI CEGLIE
Architettura – Ambiente Costruito
e Interni, quinto e ultimo anno
Come si svolge una giornata tipo
da rappresentante?
Sveglia presto al mattino e si va a
lezione, qualche veloce occhiata al
telefono per rispondere a e-mail da
parte di qualche docente o membro
del personale o messaggi su Instagram,
Telegram o WhatsApp da parte
degli studenti. Poi una pausa tra
una lezione e un’altra e si chiacchiera
coi propri compagni di corso, a
volte anche di argomenti vissuti in
prima persona come rappresentante
(notizie, incontri, opinioni), si
riprende la lezione e quando questa
finisce si tira fuori la schiscetta e si
mangia in compagnia (in caso di
schiscetta dimenticata o non preparata:
pranzo in qualche baracchino
o bottega di street food). Poi caffè,
partita a scopone scientifico o
briscola chiamata e si riprendono
le lezioni. Altre pause, altri scambi
di e-mail e messaggi. A fine lezioni
c’è sempre una qualche attività da
rappresentante: un incontro istituzionale,
un’assemblea studentesca
o un confronto – seguito o intermezzato
da un aperitivo – con i
compagni di lista, infine si torna a
casa a cenare e forse ci si trova poi
con gli amici. A fine giornata una
stanchezza immensa, ma anche

97 CAMPUS LIFE
A destra alcuni rappresentanti
durante un Consiglio degli studenti,
in basso a sinistra, Eva Parenti
CAMPUS LIFE 98
Il mondo del lavoro e il mondo di chi studia per entrare nel mondo del lavoro
s’incontrano in un podcast ad alta frequenza Poli
My Turn: un podcast
per ascoltarsi
una gran bella soddisfazione! Ci
sono poi occasioni che ci portano
lontano dall’università, per parlare
dell’università! Ultimamente siamo
stati a Berlino per partecipare allo
Student Forum, l’organo di rappresentanza
degli studenti di enhance,
un’alleanza di sette importanti
università di tecnologia a livello europeo,
e che comprende due studenti
da ciascuna delle università
aderenti. Ci riuniamo una volta al
mese, solitamente online, eccetto
due volte all’anno in cui ci troviamo
in presenza per affrontare riunioni
e workshop di uno o due giorni in
una delle sedi. A Berlino abbiamo
discusso della nostra struttura in
vista dell’ingresso di tre nuove università
nell’alleanza (Politecnico di
Gdansk, eth di Zurigo e tu Delft)
e dell’avanzamento del progetto in
generale.
JONATHAN WOLFF
Quali sono gli incontri istituzionali
da rappresentante?
Nel mio caso gli incontri sono molti:
ricopro contemporaneamente il
ruolo di Consigliera di Amministrazione
e quello di Vicepresidente del
Consiglio degli Studenti. Fra i vari
incontri, circa due volte all’anno
presenzio alla Commissione Permanente
Studenti, un organo che
coinvolge principalmente i sei rappresentanti
degli organi centrali, il
Rettore e il Direttore Generale. In
questa sede valutiamo e approviamo
ad esempio le attività culturali
proposte dalle associazioni studentesche
del Politecnico, decidendo
dove e come investire i 500.000 euro
annuali che il Politecnico offre agli
studenti attraverso il bando Attività
Culturali. Ma c’è di più: il Consiglio
degli Studenti, composto da ventisei
membri, è l’organo dove si riuniscono
i rappresentanti centrali insieme
a tutti i rappresentanti delle facoltà.
Tutto questo si aggiunge alla possibilità
di partecipare a innumerevoli
commissioni specifiche, come
quella Regolamenti o quella Edilizia.
C’è inoltre l’onorevole possibilità
da parte mia di richiedere incontri
specifici con Rettore, Prorettrice e
con tutti i delegati e dirigenti di area
che compongono la Governance di
Ateneo. Spesso vengono creati tavoli
di lavoro ad hoc per parlare di focus
quali la sicurezza in Ateneo o il problema
degli spazi.
EVA PARENTI
Design della Comunicazione,
secondo anno magistrale
Come concili vita da studente
e ruolo da rappresentante?
L’organizzazione è la chiave di tutto,
ogni giorno cerco di dedicare almeno
quattro ore allo studio e altrettante
alla rappresentanza. Sento di
essere il riferimento per moltissimi
rappresentanti, quindi c’è un notevole
lavoro di coordinamento e relazioni
sociali che svolgo con passione.
Avere dei compagni di corso
che ti sostengono è stato altrettanto
fondamentale: spesso tendo ad
avere un atteggiamento sfuggevole
perché sono presa da mille cose, anche
nelle pause pranzo si incastrano
meeting o riunioni, il network e la
collaborazione che si creano non
hanno prezzo.
EVA PARENTI
«QUESTO PODCAST VUOLE OFFRIRVI gli
strumenti necessari per affrontare
con più consapevolezza e competenza
il mercato del lavoro, quando
arriverà il vostro turno », annuncia
la giornalista Francesca Milano in
apertura della prima delle sei puntate
di My Turn, il podcast realizzato
da Chora Media in collaborazione
con il Career Service del Politecnico
di Milano. « Negli episodi non ci
sono lezioni frontali fatte da esperti
o esperte », continua Milano. In ogni
episodio infatti studenti e studentesse
del Politecnico dialogano e si confrontano
con un esperto chiedendo
consigli su un tema specifico legato
alla ricerca del lavoro. Titolo della prima
puntata: Scrivere: dal curriculum
all’identità online. « Ti assumo per le
competenze che hai, ma anche per
la persona che sei, per la persona
al di là degli studi », dice Edoardo
Camerlengo, hr Director di Protiviti
a una studentessa e a un neolaureato
ospiti della puntata. I temi
degli episodi successivi affrontano
il networking, la ricerca del lavoro, il
colloquio di lavoro, il bilancio di sé e
la negoziazione. L’idea nasce da una
consapevolezza, come spiega Francesca
Saracino, Head of Career Service:
« Ci siamo resi conto che, pur avendo
tanti partecipanti alle nostre attività
di orientamento dal vivo, non riuscivamo
a raggiungere tutti. Abbiamo
quindi deciso di investire in alcuni
progetti speciali, tra cui un podcast,
per arrivare più in là con i nostri consigli
di orientamento. A parlare è chi
vive realmente sul campo il recruiting
da una parte e la ricerca del lavoro
dall’altra. Quasi nessun consiglio di
orientamento al mondo del lavoro è
vero in senso assoluto. Tutto è relativo
a chi siamo, al contesto in cui vogliamo
lavorare e ai nostri obiettivi ».
La scelta degli studenti in studio spazia
dalla più ampia varietà di corsi per
integrare studi e percorsi personali.
« In ogni puntata – aggiunge Saracino,
– cerchiamo di lasciare il copione
aperto, per incoraggiare gli studenti
e le studentesse in studio a fare domande
sincere e spontanee, sfidando
la propria timidezza. E non è facile.
Quando, durante la registrazione, si
crea questa spontaneità di conversazione,
il momento è magico e il consiglio
che emerge prezioso ». Si sente
un sottotesto durante tutta la serie: la
necessità di ascolto reciproco. « Chi
sta cercando di entrare nel mondo
del lavoro in generale deve liberarsi
da pregiudizi sui contesti lavorativi,
sulle professioni o le realtà senza prima
averli conosciuti e sperimentati,
– conclude Saracino. – Il mondo del
lavoro dovrebbe invece ascoltare le
esigenze delle nuove generazioni, e
togliersi delle rigidità e dei modelli
lavorativi ormai obsoleti per i giovani,
come per i meno giovani».
Ascolta
il podcast My Turn

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Signed: ___________________ Date: ______
Ferruccio Resta e il Politecnico di domani • Dossier: i numeri del Poli • La nuova piazza Leonardo • Renzo Piano: 100
alberi tra le aule • Gian Paolo Dallara e DynamiΣ: la squadra corse del Poli • PoliSocial: il 5x1000 del Politecnico di
Milano • Gioco di squadra: tutto lo sport del Politecnico • Guido Canali, l’architettura
tra luce e materia • Paola Antonelli, dal Poli al MoMA di New York • Zehus Bike+ e
Volata Cycles, le bici del futuro • Paolo Favole e la passerella sopra Galleria Vittorio Emanuele • Marco Mascetti:
ripensare la Nutella • I mondi migliori di Amalia Ercoli Finzi e Andrea Accomazzo • Nel cielo con Skyward e Airbus
PageMark-BW-Comp
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Date: 17-03-16
Time: 11:38:40
Operator: ____________________________
Tutti i numeri del 5 per mille - Il piano strategico 2020-2022 - Politecnico Mondiale - Il Politecnico in m² - Design lunare - Big Data,
processori e CrossFit: benvenuti al NECSTLab - Polifab, la nostra officina “pulita” - La ricerca politecnica ad alto impatto sociale - 180 anni
sui binari della storia - AirLite: la prima vernice che purifica l’aria ad arte - Yape: l’ultraleggero che ha fatto strada, fino al Giappone - Il
pranzo è servito, dalla stampante 3D - La Grande Muraglia Verde - 150 anni di scienza in una copertina - Luci (politecniche) a San Siro -
La nuova stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni: un ponte Politecnico fra storia e futuro - Quando lo Sport è un valore, d’Ateneo -
Un giorno da studente - Stato dell'arte dei cantieri del Poli - Mario Silvestri, l’atomo italiano per la pace - Si fa presto a dire “polipropilene”
Facciamo sistema: lettera aperta del prorettore vicario Donatella Sciuto • L’aula storica e l’aula che farà la storia •
Dossier: oggi il lavoro si trova così • L’innovazione secondo Verganti&Porcini • Guglielmo Fiocchi e le imprese da salvare • Le
macchine volanti di Filippo Perini • Antonio Tomarchio, serial startupper da record • Paola Scarpa e i nativi digitali • Epica
Perottina: storia del primo personal computer del mondo • La prima cittadella digitale italiana, il progetto di Marco Sagnelli
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Cari Alumni, vi racconto il Poli di domani: lettera aperta del rettore Ferruccio Resta • La community Alumni raccontata da Enrico Zio • Atlante
geografico degli Alumni • Il Poli che verrà, raccontato dal prorettore delegato Emilio Faroldi • Vita da studente di fine ‘800 • Come si aggiusta
il Duomo di Milano • L’ingegnere del superponte • Una designer per astronauti • La chitarra di Lou Reed, firmata Polimi • Architettura
italiana in Australia • VenTo: la pista ciclabile che parte dal Poli • Fubles, gli ingegneri del calcetto • Il parco termale più grande d’Europa
• Gli ingegneri del tram storico di Milano • Polisocial Award: un premio all’impegno sociale • Nuovo Cinema Anteo • Caro Poli ti scrivo
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Politecnico in numeri: ranking internazionali e indagini occupazionali - Al Politecnico si studia anche come insegnare meglio - Cosa accade
nelle molecole nell'interazione con la luce? - Chimica, e vita, circolare di Gianvito Vilé - Mettiamo alla prova il mondo: reportage dai laboratori
del Poli - Un algoritmo pilota a Indianapolis - Dal laboratorio all'impresa: come nasce una spin-off - Progress in research: la ricerca contro
il coronavirus e quella a alto impatto sociale finanziata con il 5 per mille - Girls@Polimi, le borse di studio - Accordo tra il ministero
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mondo stampata in 3D e l'Internet of Things per le vele del futuro - Il Politecnico su Marte: l'Alumnus che ha progettato il sotto-sistema
robotico di Perseverance - Diario dalla Silicon Valley - Made in Polimi: museo a campus aperto - Il nuovo campo sportivo Giuriati - Il nuovo
Campus di Architettura - Su strade future: il simulatore di guida dl Politecnico di Milano - Una giornata nell'ufficio degli Oggetti Rinvenuti
Il bello del Politecnico: quello che i ranking non possono raccontare • Un Politecnico da Olimpo • Dottori di ricerca alle frontiere della conoscenza
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pulisce gli oceani • Un campus aperto alla città • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del Poli • Alumni da Trofeo: Fabio Novembre,
Stefano Boeri • Tutte le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • Il 1° incubatore d’Impresa in Italia • 1968-2018 in Piazza Leonardo
NUMERO SPECIALE
I «SOLITI» RANKING • IL POLI IN M2 • I LUOGHI
DELLA NOSTRA CAMPUS LIFE: PIAZZA LEONAR-
DO DA VINCI, CAMPUS BOVISA, IL NUOVO CAM-
PUS DI ARCHITETTURA E IL CENTRO SPORTIVO
GIURIATI • I LUOGHI DELLA NOSTRA RICERCA:
LA GALLERIA DEL VENTO E IL LABORATORIO
PROVE MATERIALI, STRUTTURE E COSTRUZIO-
NI; L’OFFICINA PULITA POLIFAB E IL DIM400, IL
PIÙ GRANDE SIMULATORE DI GUIDA IN ITALIA;
LABORA, IL NUOVO «LABORATORIO MODELLI»,
IL POLIFACTORY E IL LAST, IL LABORATORIO
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ITALY, DAI LUOGHI ALLE IDEE: CASA MILAN PRO-
GETTATA DA FABIO NOVEMBRE E LA SALA DELLE
COPPE DELL’INTER F.C., REALIZZATA DA STEFA-
NO BOERI; LA PASSERELLA SOPRA LA GALLERIA
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CARLO MARZORATI; IL MUSEO DEL COMPASSO
D’ORO DI ITALO LUPI; HANNES, LA PROTESI RO-
BOTICA A MISURA D’UOMO E LA CHITARRA A
MISURA DI LOU REED; MAMBO, LA PRIMA BAR-
CA AL MONDO DI STAMPO 3D E SENSORSAIL, IL
SISTEMA DI SENSORI PER LE BARCHE A VELA •
I NOSTRI ALUMNI NEL MONDO: ARIANNA MINO-
RETTI E IL PONTE CHE ATTRAVERSA LA NORVE-
GIA, SOTT’ACQUA; PAOLA ANTONELLI E I DESI-
GN DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO; GIORGIA
LUPI, UN’ALUMNA AL MOMA; MAURO MARTINO
E LA SUA COPERTINA PER I 150 ANNI DI NATU-
RE; GIUSEPPE SCIONTI E NOVAMEAT, LA STAM-
PANTE 3D CHE SERVE BISTECCHE; MATTEO LAI
ED EMBRACE, IL BRACCIALETTO CHE AVVERTE
L’EPILESSIA E IL BRACCIALE CHE RICONOSCE
L’INFEZIONE DA COVID-19; ANDREA ORIOLI E LA
SUPER-CONNETTIVITÀ DI FLUIDMESH; ANTONIO
TOMARCHIO E LE MAPPE CHE CONNETTONO L’A-
MERICA DI CUEBIQ; ALBERTO DANESE, FRA I MI-
GLIORI DATA SCIENTIST AL MONDO, E IL DIARIO
DI PAOLO SACCHETTO DALLA SILICON VALLEY; I
RACCONTI IN ORBITA DI STEFANIA SOLDINI, STE-
FANIA TARQUINI, GIUSEPPE CATALDO, MANUELA
AGUZZI, ANDREA ACCOMAZZO E MARCO DOLCI
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FEI DEI NOSTRI ALUMNI E LE BORSE DI STUDIO
Il Poli a raggi x - Lavori in corso: tour ai cantieri del nuovo Politecnico - Cinque nuovi corsi di Laurea per stare al passo con il mondo che
cambia - Qui costruiamo il futuro del mondo, parte 3 - CIRC-eV: economia circolare al Politecnico di Milano - Alla scoperta della Galleria
del Vento del Politecnico di Milano - La lezione della diversità - L'ingegnere con la testa fra gli asteroidi... - ...E l'ingegnere del meteo - La
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SUL CAMPO 22 I DATA ANALYTICS CHE FANNO BENE AGLI STUDENTI 23 GLI STUDENTI DEL POLI NON SI STANCANO MAI DI
STUDIARE 25 POLIMI SAILING TEAM: COME STACCARSI DA TERRA E PRENDERE IL VOLO 29 PHYSIS PEB: IL CATAMARANO
IBRIDO A BATTERIA, PANNELLI SOLARI, IDROGENO. E SOGNI 33 SKYWARD: UNA LEZIONE PER CHI VUOLE LANCIARSI A 3000
METRI D’ALTEZZA 36 CRONACA DI UN LANCIO 38 UN ANNO NEI LABORATORI DEL POLI 52 10 MILIONI DI VOLTE GRAZIE DAGLI
STUDENTI E DAI RICERCATORI DEL POLITECNICO DI MILANO 54 IL POLITECNICO PUNTA SULLE FUTURE INGEGNERE 56 ALUM-
NI E STUDENTI: IL CIRCLE PERFETTO 60 PNRR: COSA DICE SU UNIVERSITÀ, RICERCA E INNOVAZIONE? 62 PENSARE L’ITALIA
DOPO IL 2026 64 CENTRO NAZIONALE PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE 65 PARTENARIATO ESTESO 3A-ITALY 66 TRATTE-
NERE I GIOVANI CHE INNOVANO IL TESSUTO PRODUTTIVO ITALIANO 68 «NEL 2014, IL PRIMO MONDIALE. INDIMENTICABILE:
ARRIVAMMO PENULTIMI» 74 L’AUTODROMO DI MONZA: CENTO ANNI DI STORIA, TUTTI DI CORSA 80 PROJECT SAFE REFUGE:
SENTIRSI A CASA ALTROVE 84 UN ANNO DI ALUMNI E PROGETTI POLITECNICI PREMIATI NEL MONDO 88 LA PRIMA POLIMI
RIDE NON SI SCORDA MAI 94 LA VOCE DEGLI STUDENTI: I RAPPRESENTANTI 97 MY TURN: UN PODCAST PER ASCOLTARSI