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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Un tono gelido tagliò l’aria, e mi bloccai al suono di quella voce.

Il ragazzo si voltò, trovandosi una presenza incombente alle spalle.

Le iridi nere di Rigel si inchiodarono alle sue e ne seguirono ogni

minimo movimento quando schiuse le labbra e si girò a lanciarmi

un’occhiata.

«Oh, uhm… scusa…» farfugliò, preso in contropiede.

Si fece da parte, schiacciandosi contro la mensola per farlo passare. Rigel

lo superò con passo lento e preciso, senza distogliere lo sguardo, senza la

fretta o la cortesia che si dovrebbero riservare a qualcuno incastrato in una

posizione scomoda.

Passò accanto a me e inaspettatamente si fermò alle mie spalle, così

vicino che mi fu impossibile ignorarlo. Il richiamo del suo corpo era

irrefrenabile e fortissimo, qualcosa di destabilizzante.

«Ah…» mormorò il ragazzo guardandoci. «Siete… insieme?»

Rigel tacque, e io mi mossi un po’ a disagio; repressi l’impulso di cercare

i suoi occhi per capirne le intenzioni e intrecciai le dita in modo impacciato.

«In un certo senso…» risposi.

Il ragazzo incrociò il suo sguardo, quasi di controvoglia.

«Ciao…» lo salutò con fare vago, ma dietro di me Rigel non fece

altrettanto.

Ero certa che i suoi occhi ancora lo stessero inchiodando.

Poi, d’improvviso… sentii la sua mano sfiorarmi una ciocca di capelli.

Un lampo di gelida sorpresa mi ghiacciò sul posto. Mi ritrovai con le

gambe immobili, incapace di muovermi.

Che stava facendo?

Rigel mi stava… toccando?

No… Sentii il contorno preciso dei suoi polpastrelli: le sue dita si fecero

strada in quella ciocca, senza tirare, senza sfiorarmi. Ci si attorcigliarono in

un movimento lento, e io mi ritrovai ad alzare lo sguardo su di lui.

Rigel osservò il ragazzo da sotto le sopracciglia arcuate, lasciandogli

addosso una lunga occhiata.

Poi i suoi occhi scesero su di me.

Incrociò il mio sguardo teso e smarrito, e per un momento mi sembrò di

sentire le sue dita stringersi con forza tra i miei capelli.

«Stiamo andando», fu il timbro profondo della sua voce. «Vieni.»

Se non fosse stato così vicino mi sarei accorta prima di Anna alle sue

spalle: la scorsi farci segno di andare e mi riscossi.

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