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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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1. Una nuova casa

“Anche lei aveva conosciuto

la sofferenza, ma la indossava

magnificamente.”

Cenerentola

«Vogliono adottarti.»

Non avrei mai creduto di sentire quelle parole in vita mia.

Lo avevo desiderato così tanto, da bambina, che per un momento ebbi il

dubbio di essermi addormentata e di star sognando. Di nuovo.

Eppure non era la voce dei miei sogni, quella.

Era il tono ruvido di Miss Fridge, condito da quel velo di disappunto che

non ci aveva mai risparmiato.

«Me?» chiesi in un filo di voce incredulo.

Lei mi guardò con il labbro superiore arricciato.

«Te.»

«Ne è sicura?»

Serrò la penna tra le dita grassocce e la sua occhiata mi fece subito

stringere le spalle.

«Ora sei diventata sorda?» latrò infastidita. «O per caso credi che lo sia

io? L’aria aperta ti ha forse foderato le orecchie?»

Mi affrettai a scuotere la testa, gli occhi spalancati dallo stupore.

Non era possibile. Non poteva esserlo.

Nessuno voleva i ragazzi adolescenti. Nessuno voleva i grandi, mai, per

alcun motivo… Era un dato appurato. Era un po’ come al canile: tutti

volevano i cuccioli, perché erano carini, innocenti, facili da addestrare;

nessuno voleva i cani che erano lì da una vita.

Non era stata una verità facile da accettare per me, che sotto quel tetto ci

ero cresciuta.

Finché eri piccolo almeno ti guardavano. A mano a mano che crescevi,

però, gli sguardi diventavano occhiate di circostanza, e la loro compassione

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