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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Dove hai imparato a cucire?» chiese con tono neutro.

«Oh, lo faccio da sempre. Quando ero all’istituto non avevamo nessuno

che lo facesse per noi, così mi rammendavo i vestiti da sola. All’inizio ero

un disastro… Non facevo che bucarmi le dita… Ho imparato col tempo.

Non volevo andarmene in giro tutta strappata», dissi alzando il volto.

Incrociai i suoi occhi e sorrisi piano. «Volevo essere pulita e curata.»

Miki mi fissò in viso e io tornai ad abbassare lo sguardo. Restò a

osservarmi anche quando mi allungai alla scatola di latta per prendere le

forbicine e concludere il mio lavoro.

«Ecco!» annunciai. «Ho finito.»

Lei abbassò lo sguardo sulla manica, osservando la cucitura stretta e

ordinata. Poi si bloccò.

«E questo cos’è?»

Pressai le labbra quando si accorse di qualcosa che prima non c’era: lì

dove il rammendo terminava sulla clavicola, spuntava la faccia di un panda

ricamata a filo.

«Io, beh… in quel punto il tessuto era rovinato,» farfugliai, vagamente

incriminata, «e so che ti piacciono i panda… Cioè credo ti piacciano, visto

che hai quel portachiavi appeso allo zaino, e m-mi sembrava carino…»

Lei alzò lo sguardo e io sollevai i palmi delle mani: «Ma puoi sempre

toglierlo! Basta la punta di una forbicina, poi lo sfili e viene via. Ci vuole

un attimo…»

Il trillo del telefono interruppe i miei balbettii.

«Oh, sei a casa!» si felicitò Anna quando mi precipitai a rispondere.

Voleva accertarsi se fossi già tornata o meno. Realizzai di nuovo che si

preoccupava per me, e come ogni volta fu un frullio al cuore. Mi chiese

come fosse andato il pranzo e mi informò che presto sarebbe tornata anche

lei.

Quando riattaccai, vidi che Miki si era già rinfilata la giacca e aveva

ripreso la custodia. Avrei tanto voluto chiederle qualcosa sul violino, ma

preferii non essere invadente.

Le aprii la porta, sorridendo, e all’istante vidi qualcosa intrufolarsi

dentro.

«Oh,» enunciai con piacevolezza, «ciao Klaus.»

Il vecchio gatto mi rivolse un’occhiata scontrosa. Feci passare Miki e non

resistetti all’impulso di allungare una mano per fargli una carezza, ma Klaus

si scostò bruscamente e cercò di graffiarmi.

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