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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Dammi una possibilità, la stavo pregando. Dammi un’occasione, una

sola, non ti sto chiedendo altro.

Lentamente, Miki si voltò.

Mi guardò in viso, e nei suoi occhi per la prima volta vidi lo spiraglio di

una speranza.

«Siamo arrivate», dissi poco più tardi, indicando lo steccato bianco.

«Quella è casa mia.»

Miki camminava silenziosamente accanto a me. Era strano averla così

vicino. Lanciai un’occhiata di sottecchi alla custodia da violino appesa alla

sua mano e frenai la curiosità prima che si concretizzasse sulla mia lingua.

«Ecco, vieni», la invitai entrando; lei si guardò intorno un po’

circospetta. «Vai pure in cucina. Ti raggiungo subito.»

Sfilai lo zaino e poi andai a prendere la vecchia confezione di biscotti in

cui Anna teneva gli utensili da sartoria.

Raggiunsi Miki, trovandola a fissare l’ebollitore di tè a forma di mucca:

posai la scatola di latta e la invitai ad avvicinarsi.

«Siediti pure qui.»

La feci accomodare sull’isolotto della cucina per avere il suo braccio a

un’altezza comoda. Sfilò la giacca di pelle mentre io cercavo un rocchetto

del colore giusto.

Ne trovai uno di un grigio molto scuro, sui toni dell’antracite; le cuciture

della maglietta erano lievemente sbiadite perciò pensai che sarebbe

sembrato un effetto di fabbrica se avessi fatto un buon lavoro. Annuii a me

stessa, e poi presi un ago in cui inforcare il filo. Vidi una sfumatura di

timore nervoso nell’occhiata che Miki mi lanciò.

«Tranquilla,» la rassicurai con voce pulita, «non ti pungo.»

Mi piegai in avanti e accostai i due lembi in una presa delicata, poi iniziai

a rammendare con cura. Tenni le dita sotto, per sentire l’ago prima che

potesse arrivare alla sua pelle.

La sentii ritrarsi quando la sfiorai accidentalmente con i polpastrelli,

eppure non mi lamentai: ciò che Miki mi stava concedendo in quel

momento aveva un valore enorme per me.

Mi accorsi solo dopo qualche istante di avere il suo sguardo puntato

addosso.

«Ho quasi fatto», la rassicurai in un filo di voce. Lei osservò la precisione

con cui l’ago spariva nel tessuto per poi riaffiorare subito dopo.

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